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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Il 22 dicembre 1798, Ferdinando IV fuggì a Palermo,<br />

assumendo il titolo di re Ferdinando I di Sicilia,<br />

lasciando il governo del regno di Napoli <strong>nel</strong>le mani<br />

del marchese Francesco Pignatelli col titolo di vicario<br />

generale e affidando la difesa <strong>della</strong> città dall’attacco<br />

dell’esercito francese, alla sola debole resistenza<br />

popolare dei Lazzari.<br />

I popolani, lottando anche contro gli stessi giacobini<br />

napoletani, opposero alle truppe d'oltralpe una<br />

resistenza disperata, tanto che la battaglia per la<br />

conquista <strong>della</strong> città costò la vita a circa 8.000 soldati<br />

francesi e i morti napoletani furono più di 10.000.<br />

ll 22 gennaio 1799, a Napoli, i giacobini napoletani<br />

proclamarono la repubblica napoletana e, ottenuto<br />

l’avallo delle armi francesi, nominarono presidente il<br />

farmacista Carlo Lauberg.<br />

Il nuovo governo provvisorio, il 23 gennaio 1799<br />

emanò le istruzioni generali <strong>della</strong> repubblica, una<br />

sorta di programma di governo, che però non riuscì a<br />

trovare pratica attuazione nei soli cinque mesi di vita<br />

<strong>della</strong> repubblica.<br />

Il 13 giugno 1799, infatti, l'armata popolare<br />

sanfedista organizzata attorno al cardinale Fabrizio<br />

Ruffo che era sbarcato in Calabria, restituì i territori<br />

del regno alla monarchia borbonica esule a Palermo.<br />

Torre dell’orologio ‐ Costruita a <strong>Brindisi</strong> <strong>nel</strong> 1763<br />

In quello stesso anno, mentre <strong>Brindisi</strong> si trovava<br />

ancora sotto l’effetto del terremoto, ci fu una forte<br />

carestia di grano e poi, nei primi giorni di giugno,<br />

giunse anche la peste da Messina che ne era stata<br />

abbondantemente colpita, e s’implementarono con<br />

successo tutte le possibili misure di controllo dal<br />

mare, su tutta la costa da San Cataldo a Villanova.<br />

L’11 luglio dello stesso 1743, morì improvvisamente<br />

l’arcivescovo Maddalena, e gli successe Antonino<br />

Sersale, nato a Sorrento in una famiglia patrizia.<br />

Il nuovo arcivescovo, come del resto aveva fatto<br />

inizialmente ed efficientemente anche Maddalena, si<br />

adoperò da subito affinché giungesse a felice<br />

termine la costruzione del Seminario che era stata<br />

intrapresa dall’arcivescovo Paolo de Villana Perla e<br />

che era stata successivamente un po’ trascurata dal<br />

Maddalena. E il 21 novembre del 1744 ci fu la<br />

solenne apertura con ben quaranta convittori.<br />

Anche la ricostruzione <strong>della</strong> Cattedrale fu portata<br />

felicemente a termine e l’arcivescovo Sersale la<br />

benedisse il 26 giugno del 1749 e fu consacrata il 2<br />

luglio del 1750.<br />

In seguito, <strong>nel</strong> settembre del 1750, Sersale lasciò<br />

<strong>Brindisi</strong> per recarsi alla sua nuova destinazione di<br />

Taranto, dopo aver esplicitamente chiesto e<br />

ottenuto di procrastinare quel suo trasferimento,<br />

per completare la ricostruzione <strong>della</strong> Cattedrale.<br />

Antonio Sersale fu finalmente rimpiazzato<br />

dall’arcivescovo Giannangelo De Chiocchis.<br />

«… Nel 1754 la città di <strong>Brindisi</strong> conta con 8.104<br />

abitanti: 3.565 <strong>nel</strong>l´area <strong>della</strong> parrocchia <strong>della</strong><br />

Cattedrale; 1.376 in quella di Santa Lucia; 1.341 in<br />

quella di Santa Maria del Monte; e 1.822 in quella di<br />

Sant´Anna. Sommando inoltre i religiosi, le monache,<br />

i militari, i forestieri, i viandanti e i pellegrini, circa<br />

600 in tutto, la popolazione raggiunge un totale di<br />

8.604 abitanti...» c.d.s.d.b. 1529‐1787<br />

Dopo che <strong>nel</strong>la capitale del regno, a Napoli <strong>nel</strong> 1759,<br />

era succeduto l’avvicendamento sul trono, da Carlo<br />

al figlio Ferdinando IV, a <strong>Brindisi</strong>, essendo sindaco<br />

Stefano Palma, il 20 settembre 1763 s’iniziò la<br />

costruzione del nuovo orologio che si ultimò <strong>nel</strong><br />

mese di aprile del seguente 1764: la settecentesca<br />

torre dell’orologio, che venne a sostituire la più<br />

modesta e già fatiscente torre seicentesca, e che, <strong>nel</strong><br />

1956 fu poi ignobilmente demolita dagli altrettanto<br />

ignobili amministratori <strong>della</strong> città.<br />

In quell’anno 1763 a <strong>Brindisi</strong> si contavano undici<br />

conventi: <strong>della</strong> Maddalena, del Crocefisso, di San<br />

Paolo, del Carmine, dei Teresiani, delle Scuole Pie, di<br />

San Francesco di Paola, dei Gesuiti, di San<br />

Benedetto, degli Angioli e di Santa Chiara.<br />

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