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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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80 anni del Regno di Napoli: dal 1735 al 1815<br />

II 10 maggio 1734 Carlo di Borbon, figlio del re di<br />

Spagna Filippo V, fece il suo ingresso a Napoli e il 25<br />

maggio sconfisse definitivamente gli Austriaci a<br />

Bitonto e finalmente conquistò la Sicilia. Il 2 gennaio<br />

1735 assunse il titolo di re di Napoli e in luglio venne<br />

incoronato a Palermo re di Sicilia.<br />

L'8 giugno istituì un nuovo organo amministrativo<br />

con funzioni consultive e giurisdizionali, la Real<br />

Camera di Santa Chiara, affidò la formazione del<br />

governo al conte di Santisteban e nominò Bernardo<br />

Tanucci ministro di giustizia.<br />

Il regno non ebbe un'effettiva autonomia dalla<br />

Spagna fino alla pace di Vienna del 1738, con la quale<br />

si concluse finalmente la guerra di successione<br />

polacca. Secondo gli accordi stipulati, l'Austria<br />

cedette a Carlo di Borbon lo Stato dei Presidi di<br />

Toscana, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia.<br />

Carlo prese il potere in un regno depauperato da 200<br />

anni di esosa fiscalità spagnola e dal continuo<br />

prelievo di uomini dalle campagne che, arruolati <strong>nel</strong>le<br />

armate spagnole, combatterono <strong>nel</strong>le principali<br />

guerre europee ed americane, e per rinvertire la<br />

situazione, intraprese un vasto piano di riforme.<br />

Nel 1741, mediante concordato furono drasticamente<br />

ridotti i tanti privilegi degli ecclesiastici e i loro beni<br />

furono sottoposti a tassazione. Analoghi successi non<br />

si ebbero tuttavia contro la feudalità, perché le<br />

iniziative che minacciarono maggiormente gli<br />

interessi dei ceti privilegiati furono boicottate dal<br />

ceto nobiliare.<br />

Per favorire la liberalizzazione del commercio, fu<br />

istituita la Giunta di commercio che si dimostrò un<br />

organo solo parzialmente efficace, perché fortemente<br />

contrastata da chi non voleva fossero rimossi i<br />

privilegi feudali <strong>nel</strong>le aree rurali.<br />

Nel 1755 fu istituita presso l'Università di Napoli la<br />

prima cattedra di economia in Europa, denominata<br />

Cattedra di commercio e di meccanica.<br />

Presso il palazzo reale di Portici, che sarebbe dovuto<br />

essere la residenza reale prima <strong>della</strong> costruzione <strong>della</strong><br />

reggia di Caserta, il re istituì invece un grande museo<br />

archeologico in cui furono raccolti i reperti dei recenti<br />

scavi di Ercolano e Pompei.<br />

Per la prima volta in Italia, dall'istituzione del ghetto<br />

di Roma, a Napoli fu promulgata una legge per<br />

garantire agli ebrei, espulsi dal regno due secoli<br />

prima, gli stessi diritti di cittadinanza ‐ad esclusione<br />

solo <strong>della</strong> possibilità di possedere titoli feudaliriservati<br />

fino ad allora ai cattolici.<br />

<strong>Brindisi</strong> <strong>nel</strong>l’autonomo Regno di Napoli<br />

A <strong>Brindisi</strong>, il 24 marzo 1734, giunse l’ordine che<br />

parte dei soldati austriaci di stanza in città,<br />

partissero per Barletta a congiungersi con il grosso<br />

delle truppe tedesche giunte da Fiume e dove, da<br />

Napoli, sarebbero arrivati, prima il feldmaresciallo<br />

Giovanni Carafa e poi anche il viceré austriaco del<br />

regno di Napoli, Giulio Borromeo Visconti.<br />

Il 22 aprile approdarono a <strong>Brindisi</strong> una nave, un<br />

pinco e quattro tartane con a bordo 1.500 soldati<br />

tedeschi, e il giorno seguente giunsero in porto altri<br />

quattro fregatoni carichi di altrettanti soldati.<br />

Poi il 7 maggio, proveniente da Taranto, il viceré<br />

Visconti giunse a <strong>Brindisi</strong> con tutta la sua corte, i<br />

suoi ministri, ufficiali, guardie e seguito al completo,<br />

accompagnato anche dal marchese di Ottaviano,<br />

viceré austriaco del regno di Sicilia.<br />

Dopo un soggiorno di otto giorni, il 15 maggio, tutti<br />

partirono per Bari e da lì il viceré s’imbarcò<br />

nottetempo per Trieste, mentre i soldati al suo<br />

seguito si diressero a Bitonto, per opporsi<br />

all’esercito spagnolo che, dopo essere entrato<br />

qualche giorno prima a Napoli, stava inseguendo gli<br />

Austriaci ormai in fuga dal regno, dopo meno di 30<br />

anni di dominio.<br />

Gli Austriaci non riuscirono a contrastare gli<br />

Spagnoli e dopo Bari Taranto e Lecce, anche<br />

<strong>Brindisi</strong>, da ultima, capitolò: si arresero le<br />

guarnigioni tedesche del Castello di terra e da<br />

ultime, dopo quasi tre mesi e per mancanza di viveri,<br />

anche quelle del Forte a mare, il 10 settembre 1734,<br />

esattamente dopo 4 mesi dall’entrata a Napoli<br />

dell’esercito spagnolo.<br />

<strong>Brindisi</strong>, dopo 27 anni, tornò così in potere degli<br />

Spagnoli: il ritratto del nuovo re, Carlo di Borbon,<br />

venne esposto al Sedile e i festeggiamenti, ai quali<br />

tanto avvezza era la città, si prolungarono per tre<br />

giorni interi ed altrettante notti.<br />

Probabilmente in quei giorni di festeggiamenti, tra il<br />

popolo furono in pochi quelli che colsero l’essenza<br />

<strong>della</strong> novità: questi nuovi governanti spagnoli non<br />

sarebbero stati più, semplici funzionari <strong>della</strong> corona<br />

di Spagna, e a Napoli non ci sarebbe stato più un<br />

viceré, ma un re vero e proprio, di un nuovo regno,<br />

indipendente e autonomo. Poi però, con il<br />

trascorrere dei mesi e degli anni, le novità<br />

cominciarono gradualmente a giungere a <strong>Brindisi</strong>.<br />

L’11 luglio del 1735, dal governo statale del nuovo<br />

regno, si informò alle autorità <strong>della</strong> città che “... tutti<br />

li familiari dell’arcivescovo, cursori, sagrestani e<br />

preti, pagassero le gabelle, e non fossero franchi...”<br />

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