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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Carlo di Borbon – re di Napoli e re di Sicilia<br />

Il primo re dell’autonomo Regno di Napoli<br />

La dinastia Borbon <strong>nel</strong> Regno di Napoli, che poi si<br />

chiamò Delle due Sicilie, perdurò fino alla fine dell’Età<br />

moderna, cioè fino alla rivoluzione francese,<br />

all’avvento di Napoleone e al regno di Giuseppe<br />

Bonaparte e quindi di Gioacchino Murat. Poi, la<br />

dinastia Borbon ritornò con la restaurazione del 1815<br />

e vi rimase fino alla proclamazione del Regno d’Italia,<br />

<strong>nel</strong> 1861.<br />

«… Agli inizi del 1729 una malattia epidemica<br />

cominciò ad attaccare i <strong>Brindisi</strong>ni e vi fu anche una<br />

grande carestia, di denaro, di grano, di fave, di orzo e<br />

di tutto, alla quale finalmente si pose parziale<br />

rimedio mandando navi a comprare nei porti vicini.<br />

Ed il 25 aprile di quell’anno, all’una di notte, si sentì<br />

un terribilissimo terremoto.<br />

Il 23 luglio 1730 approdò una tartana napolitana<br />

con l’ordine d’imbarcare per Napoli tre grossi<br />

cannoni del Castello di terra con 500 loro palle. Uno<br />

si chiamava ‘il veneziano’ di 59 libre di palla, l’altro<br />

si chiamava ‘il castrato’ di 55 libre di palla, e il terzo<br />

chiamato ‘mezzo sagro’ di 11 libre di palla. E in città<br />

si manifestò grande dispiacere per quel trasloco che<br />

fu considerato essere indizio di abbandono <strong>della</strong><br />

città da parte del governo reale.<br />

Un forte terremoto fu registrato il 19 di marzo 1731,<br />

seguito da una replica importante il giorno 21, e poi<br />

ne seguirono molti altri ancora: l’8 luglio, il 17<br />

settembre e il 18 novembre. Molte edificazioni<br />

rimasero lesionate e la stessa Cattedrale fu<br />

seriamente danneggiata...» c.d.s.d.b. 1529‐1787<br />

Nel frattempo, in Europa era riscoppiata la guerra,<br />

quella <strong>della</strong> successione polacca, e anche <strong>nel</strong> regno<br />

di Napoli, la pace, durata solo 10 anni, era già<br />

scaduta: gli Spagnoli avevano deciso di<br />

intraprendere, questa volta destinata al successo, la<br />

loro rivincita sugli Austriaci: Filippo V entrò<br />

trionfante a Napoli il 17 maggio del 1734 e,<br />

defenestrato Carlo III d’Austria, nominò re il proprio<br />

figlio, Carlo di Borbon.<br />

E quella non fu di certo un’investitura qualsiasi: Il<br />

Regno di Napoli, infatti, fu proclamato come<br />

indipendente e autonomo dalla Spagna. Il regno non<br />

fu più un dominio spagnolo e il suo re non fu più il re<br />

di Spagna che governava con un viceré. Insomma, da<br />

quel momento in poi, il Regno di Napoli fu un regno<br />

vero, autonomo e con re proprio.<br />

Napoli <strong>nel</strong> ‘700<br />

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