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Brindisi nel constesto della storia

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città? È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

Perché non “raccontare” la storia di Brindisi nel contesto della storia? E così facilitare ai lettori interessati a meglio orientarsi nella oggettivamente complessa articolata e comunque densissima e avvincente storia plurimillenaria della città?
È nata così questa proposta: chiara, semplice e schematica; un testo in due colonne parallele; sulla colonna di sinistra il “contesto della storia” e su quella di destra la “storia di Brindisi”. Due testi di fatto del tutto separati: ognuno dei due da poter essere letto in maniera del tutto indipendente dall'altro. L’idea è che si possa scorrere la storia di Brindisi e, nel momento in cui lo si ritenga opportuno e utile, o necessario per meglio recepire o valorizzare quella storia, si possa al contempo consultare il contesto storico in cui quella storia di Brindisi trascorse. D'altra parte, anche se incredibile, esistono solo due o tre libri sulla Storia di Brindisi, dalle origini ad oggi, e tutti sono oltremodo datati, nonché non più disponibili.

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Tomba del re Filippo V e di Elisabetta Farnese<br />

Iglesia Colegiata de la Santìsima Trinidad<br />

Palazzo Reale di La Granja de San Ildefonso<br />

Dopo essere rimasto vedovo, Filippo V sposò <strong>nel</strong> 1714<br />

Elisabetta Farnese nipote di Francesco duca di Parma<br />

e Piacenza, e dal matrimonio nacque Carlo di Borbon.<br />

Così, quando <strong>nel</strong> 1734 <strong>nel</strong> contesto <strong>della</strong> guerra di<br />

successione polacca, dopo aver invaso la Sardegna,<br />

Filippo V riuscì finalmente ad entrare vittorioso in<br />

armi anche a Napoli, proclamò l’indipendenza di tutto<br />

il regno nominando re suo figlio Carlo di Borbon, che<br />

fino a quel momento era duca di Parma e Piacenza<br />

per via <strong>della</strong> discendenza materna.<br />

In quello stesso anno il fiammante re di Napoli, Carlo<br />

di Borbon, invase anche la Sicilia sconfiggendo gli<br />

Austriaci e intitolandosi quindi, anche re di Sicilia.<br />

Nel 1738 Carlo di Borbon, re di Napoli e di Sicilia fu<br />

riconosciuto come tale dai trattati di pace, in cambio<br />

<strong>della</strong> rinuncia agli Stati farnesiani e medicei in favore<br />

degli Asburgo e dei Lorena.<br />

Capostipite <strong>della</strong> dinastia dei Borbon di Napoli, Carlo<br />

diede al regno l'indipendenza dopo secoli di<br />

dominazione straniera, inaugurando un periodo di<br />

rinascita politica, ripresa economica e sviluppo<br />

culturale.<br />

Gli Austriaci, in veste di nuovi governati, giunsero<br />

formalmente a <strong>Brindisi</strong> il 4 giugno 1715. Erano 150,<br />

compresi il capitano, il tenente e gli altri ufficiali.<br />

Nei giorni seguenti si stanziarono <strong>nel</strong> Forte a mare e<br />

<strong>nel</strong> Castello di terra, sloggiando i soldati spagnoli e<br />

le loro famiglie, in totale 800 persone delle quali 700<br />

da Forte a mare e 100 dal Castello di terra.<br />

L’antipatia che i brindisini avevano maturato per<br />

quel momento verso gli Spagnoli era così grande che<br />

nessuno volle prestarsi per il trasloco delle loro<br />

masserizie.<br />

Però, quando il 18 giugno giunse in città il generale<br />

austriaco Valles e si rese nota la disposizione che<br />

permetteva ai soldati spagnoli di porsi al servizio<br />

dell’esercito austriaco, a patto che gli anziani<br />

raggiungessero subito Napoli ed i giovani l’Ungheria,<br />

solo pochi si arruolarono, mentre moltissimi<br />

preferirono, pur se in miseria, rimanere a <strong>Brindisi</strong>.<br />

Poi, e per loro buona sorte, un mese dopo, una<br />

nuova disposizione austriaca reintegrò gli artiglieri<br />

e gli ufficiali spagnoli ai loro posti <strong>nel</strong> Castello di<br />

terra e <strong>nel</strong> Forte a mare.<br />

Nell’anno 1716 l’arcidiocesi di <strong>Brindisi</strong> ebbe<br />

finalmente, dopo otto anni di vacanza, un nuovo<br />

arcivescovo, lo spagnolo Paolo de Villana Perlas, il<br />

quale trovò l’episcopio in stato di grande abbandono<br />

e si apprestò al suo ricondizionamento.<br />

L’arcivescovo Perlas decise quindi di far costruire<br />

sul terreno adiacente all’episcopio, un Seminario la<br />

cui prima pietra fu da lui posata il 26 maggio 1720.<br />

Peccato che per la costruzione del Seminario<br />

l’arcivescovo ordinò impiegare materiali estratti<br />

dall’antichissimo tempio di San Leucio, che si<br />

trovava in stato di deterioro, commettendo con ciò<br />

un danno irreparabile.<br />

Il Seminario di <strong>Brindisi</strong> ‐ Costruito <strong>nel</strong> 1720<br />

Foto di Achille Mauri del 1869<br />

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