Portavoce di san Leopoldo Mandic - dicembre 2016
Portavoce di san Leopoldo Mandic (Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
Portavoce di san Leopoldo Mandic
(Dal 1961, a Padova, la rivista del santuario di padre Leopoldo, francescano cappuccino, il santo della misericordia e dell'ecumenismo spirirituale)
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<strong>Portavoce</strong><br />
N. 9 - DICEMBRE <strong>2016</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć<br />
Mensile - anno 56 - n. 9 - Poste Italxiane s.p.a. - ååSped. in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD<br />
IN SERBIA,<br />
NELLO SPIRITO<br />
DI S. LEOPOLDO<br />
GUIDO NEGRI<br />
NEL CENTENARIO<br />
DELLA MORTE
N. 9 DICEMBRE <strong>2016</strong> ANNO 56<br />
IN QUESTO NUMERO<br />
EDITORIALI<br />
3 / Natale. C'è un dono per te / Ai lettori / <strong>di</strong> Giovanni Lazzara<br />
6 / La sua misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> generazione in generazione /<br />
La voce del <strong>san</strong>tuario / <strong>di</strong> Flaviano G. Gusella<br />
ATTUALITÀ ECCLESIALE<br />
8 / Natale con <strong>san</strong> Francesco. Una finestra sul mistero <strong>di</strong> Dio /<br />
<strong>di</strong> Ugo Secon<strong>di</strong>n<br />
10 / In Serbia, nello spirito <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> / <strong>di</strong> Paolo Cocco<br />
FEDE & VITA<br />
13 / Fra Clau<strong>di</strong>o Granzotto, (s)cultore della bellezza francescana /<br />
Volti della misericor<strong>di</strong>a > 9 / <strong>di</strong> Gianluigi Pasquale<br />
SAN LEOPOLDO, IERI E OGGI<br />
16 / «Imponenti doni <strong>di</strong> grazia» / <strong>di</strong> Francesco mons. Moraglia<br />
19 / La fede <strong>di</strong> <strong>Leopoldo</strong> e la fede <strong>di</strong> Gesù / <strong>di</strong> Vinicio Campaci<br />
22 / La «Glorificazione» del Dinetto / Arte in <strong>san</strong>tuario > 1 / <strong>di</strong> Anna Artmann<br />
24 / L'organo «Leorin» del <strong>san</strong>tuario / <strong>di</strong> Alberto Sabatini<br />
26 / Gruppo <strong>di</strong> preghiera «San <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć» a Roma / <strong>di</strong> Lory D'Onofrio<br />
SPIRITUALITÀ<br />
32 / Guido Negri, «figlio carissimo» <strong>di</strong> padre <strong>Leopoldo</strong> / <strong>di</strong> F.G. Gusella<br />
RUBRICHE<br />
4 / Lettere a <strong>Portavoce</strong> / <strong>di</strong> Aurelio Blasotti<br />
28 / Vita del <strong>san</strong>tuario / a cura della Redazione<br />
36 / Calendario liturgico / <strong>di</strong> Sisto Zarpellon<br />
38 / <strong>Portavoce</strong> <strong>2016</strong> / In<strong>di</strong>ci / a cura della Redazione<br />
NUOVO CALENDARIO<br />
2017<br />
DA MURO<br />
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DEL SANTUARIO<br />
TEL. 049 8802727<br />
email: info@leopoldoman<strong>di</strong>c.it<br />
<strong>Portavoce</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć<br />
Perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> cultura religiosa<br />
dell’Associazione «Amici <strong>di</strong> San <strong>Leopoldo</strong>»<br />
Direzione, Redazione, Amministrazione<br />
Associazione «Amici <strong>di</strong> San <strong>Leopoldo</strong>»<br />
Santuario <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć<br />
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Redazione: <strong>di</strong>rettore@leopoldoman<strong>di</strong>c.it<br />
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Direttore e Redattore<br />
Giovanni Lazzara<br />
Dir. Responsabile<br />
Luciano Pastorello<br />
Hanno collaborato a questo numero<br />
Aurelio Blasotti, Flaviano G. Gusella,<br />
Ugo Secon<strong>di</strong>n, Paolo Cocco, Gianluigi<br />
Pasquale, mons. Francesco Moraglia, Vinicio<br />
Campaci, Anna Artmann, Alberto Sabatini,<br />
Lory D'Onofrio e Fabio Camillo<br />
Impaginazione<br />
Barbara Callegarin<br />
Stampa<br />
Stampe Violato - Bagnoli <strong>di</strong> Sopra (PD)<br />
Registrazione Tribunale <strong>di</strong> Padova<br />
n. 209 del 18.10.1961<br />
Iscrizione al R.O.C. n. 13870<br />
Con approvazione ecclesiastica<br />
e dell’Or<strong>di</strong>ne dei Frati Minori Cappuccini<br />
E<strong>di</strong>tore<br />
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Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 <strong>Portavoce</strong> <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
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conformemente alla normativa vigente, non possono<br />
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dell’interessato e sono utilizzati esclusivamente per l’invio<br />
della Rivista e iniziative connesse<br />
In copertina: Luce delle Genti, opera <strong>di</strong> Greg Olsen<br />
Le foto, ove non espressamente in<strong>di</strong>cato, hanno valore<br />
puramente illustrativo<br />
Chiuso in prestampa il 18.10.<strong>2016</strong><br />
Consegnato alle poste tra il 14 e il 18.11.<strong>2016</strong><br />
Rettore del <strong>san</strong>tuario<br />
Fra Flaviano Giovanni Gusella<br />
Santuario <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć<br />
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AI LETTORI<br />
◼ DI GIOVANNI LAZZARA, DIRETTORE<br />
Natale. C’è un dono per te<br />
Ormai ci siamo. Ritornano le luminarie<br />
citta<strong>di</strong>ne e gli alberi <strong>di</strong> Natale con le palline<br />
colorate. Ritornano la corona <strong>di</strong> rami <strong>di</strong> pino<br />
e le candele a tortiglione rosse. Ritornano<br />
le decorazioni alle finestre e gli allegri<br />
festoni. Ritornano i presepi con la neve e le zampogne<br />
<strong>di</strong> sottofondo. Ritornano gli spot pubblicitari con i<br />
dolci tipici e i bambini sempre sorridenti. Ritornano<br />
i regalini presi ai mercatini e i messaggi sms augurali<br />
preconfezionati. Ritornano i ricor<strong>di</strong> dell’infanzia e<br />
il rinnovo della promessa <strong>di</strong> essere «tutti un po’ più<br />
buoni»… Ritorna questo e altro, poi se ne andrà. E per<br />
fortuna. Perché, è Natale questo? Non è, piuttosto, la<br />
festa del sentimentalismo stagionale, del già visto e<br />
detto, del consumo e del consumato.<br />
Natale, parlo delle festa cristiana, è un’altra cosa.<br />
Per scoprirlo occorre lasciare la scena al protagonista<br />
vero. Non è Gesù il bambino che nasce, il dono <strong>di</strong> Dio<br />
«agli uomini che egli ama»? Eppure, proprio lui, il<br />
protagonista della festa, dov’è? Per molti, troppi, è il<br />
grande Assente. L’evangelista Luca racconta <strong>di</strong> Maria,<br />
Giuseppe e il bambino in arrivo: ma a Betlemme,<br />
affollata per il censimento in corso, «non c’era posto<br />
per loro nell’alloggio». E da noi, oggi? C’è posto per lui<br />
oppure il Protagonista continua a nascere fuori?<br />
Klaus Hemmerle, già vescovo <strong>di</strong> Aachen in<br />
Germania, riflettendo sul Natale suggeriva <strong>di</strong> dotarsi<br />
<strong>di</strong> quattro «chiavi» per aprire a Colui che arriva. «Una<br />
chiave per la porta che dà sul retro: il Signore viene,<br />
dove e come non lo sappiamo. Viene in coloro che non<br />
ar<strong>di</strong>scono accostarsi alla grande porta maestra. Una<br />
chiave per la porta che dà verso l’interno: il Signore<br />
ci è più intimo del più profondo dell’anima nostra. Da<br />
lì egli entra nella casa della nostra vita. Una chiave<br />
per la porta <strong>di</strong> comunicazione che è stata murata,<br />
ricoperta con l’intonaco, quella che dà su ciò che ci sta<br />
accanto: in coloro che ci sono più prossimi, che sono<br />
anche coloro che più ci sono estranei. Una chiave per<br />
la porta principale, il portone: su quella soglia Gesù,<br />
con Maria e Giuseppe furono respinti» E concludeva:<br />
«Non esitiamo a lasciarlo entrare nella nostra vita, nel<br />
nostro mondo!». Quattro «chiavi» dovrebbero bastare.<br />
Il Signore bussa alla nostra porta. Il primo impegno:<br />
farlo entrare. Perché il più grande regalo ce lo fa lui.<br />
Ancora una volta ci uniremo agli altri fedeli per<br />
cantare <strong>di</strong> un Dio che «scende dalle stelle… e viene in<br />
una grotta al freddo e al gelo». Come non commuoversi<br />
se «io ti vedo qui a tremar». C’è da rimanere senza fiato<br />
<strong>di</strong> fronte alla «<strong>di</strong>scesa» <strong>di</strong> un Dio dalle stelle alla stalla.<br />
E non è un modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re. Natale non è una fiaba, ma la<br />
celebrazione del mistero <strong>di</strong> un Dio che si «spoglia» per<br />
il suo amore totale e fedele per l’umanità.<br />
Senza dubbio consola sapere Dio così vicino alla<br />
nostra storia, fatta anche <strong>di</strong> fragilità, <strong>di</strong> sbandamenti,<br />
<strong>di</strong> peccato. Ma c’è <strong>di</strong> più. Dio assume la nostra storia<br />
per immettervi, in Gesù, una presenza creativa. E<br />
questo cambia le cose. Il «dono» vero del Natale ce<br />
lo fa Gesù: farci nascere «figli <strong>di</strong> Dio». San Paolo<br />
parla della «grazia del Signore nostro Gesù Cristo:<br />
da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché<br />
voi <strong>di</strong>ventaste ricchi per mezzo della sua povertà»<br />
(2Cor 8,9). Sant’Ireneo <strong>di</strong> Lione spiega: «Questo è<br />
il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio<br />
<strong>di</strong> Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in<br />
comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione<br />
<strong>di</strong>vina, <strong>di</strong>ventasse figlio <strong>di</strong> Dio». Sant’Atanasio, ancora<br />
più <strong>di</strong>retto: «Il Figlio <strong>di</strong> Dio si è fatto uomo per farci<br />
Dio». Con parole più semplici: «Dio s’è fatto come noi,<br />
per farci come Lui», canta la prima strofa <strong>di</strong> un inno<br />
liturgico natalizio.<br />
Il mistero del Natale significa la sorprendente,<br />
possibile «elevazione» <strong>di</strong> ogni essere umano al livello<br />
<strong>di</strong> Dio. E la «via» <strong>di</strong> tale elevazione è Gesù, la sua<br />
persona, la sua esperienza e testimonianza.<br />
Cari amici, il «dono» che Dio ci fa a Natale è la<br />
possibilità <strong>di</strong> realizzare, nella vita <strong>di</strong> ogni giorno, gli<br />
ideali e i sentimenti <strong>di</strong> Gesù, a cominciare dall'amare<br />
gli altri come li ha amati lui. Ogni volta che lo faremo,<br />
daremo carne all’annuncio che Dio «è venuto ad<br />
abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). E sarà davvero<br />
Natale. P<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 3
LETTERE<br />
A PORTAVOCE<br />
Gli angeli,<br />
nostri custo<strong>di</strong> e guide<br />
Padre, le sarei grato se mi parlasse<br />
degli angeli. C’è una mia amica<br />
che li prega ogni giorno, ma non<br />
sa spiegarmi niente <strong>di</strong> loro. Dice<br />
solo che, pregandoli, si sente più<br />
protetta da Dio. La ringrazio.<br />
Olga G. (via email)<br />
Cara Olga, la tua amica<br />
possiede la «sapienza del<br />
cuore». Quello che <strong>di</strong>ce, e<br />
soprattutto vive, è <strong>di</strong>fficile<br />
spiegarlo con ragionamenti<br />
umani: uno può accedere al<br />
mistero solo aprendosi alla sua accoglienza.<br />
Proverò a intrattenerti<br />
sul dono degli angeli, grande dono<br />
che ci fa il Signore.<br />
Credere all’esistenza degli angeli<br />
appartiene alla nostra fede (cf.<br />
Catechismo della Chiesa cattolica,<br />
n. 328: «L’esistenza degli angeli,<br />
una verità <strong>di</strong> fede»), Così, il non<br />
credere alla loro esistenza o rinunciare<br />
consapevolmente alla loro<br />
protezione è temerario, perché, <strong>di</strong><br />
fatto, ci impoverisce nel godere in<br />
pienezza dell’amore <strong>di</strong> Dio per noi.<br />
Il Compen<strong>di</strong>o del catechismo<br />
della Chiesa cattolica <strong>di</strong>ce: «Gli<br />
angeli sono creature puramente<br />
spirituali, incorporee, invisibili e<br />
immortali, esseri personali dotati<br />
<strong>di</strong> intelligenza e <strong>di</strong> volontà. Essi,<br />
contemplando inces<strong>san</strong>temente<br />
Dio a faccia a faccia, lo glorificano,<br />
lo servono e sono i suoi messaggeri<br />
nel compimento della missione<br />
<strong>di</strong> salvezza per tutti gli uomini»<br />
(n. 60).<br />
La Chiesa arriva a questa descrizione<br />
degli angeli attingendo<br />
dalla Bibbia, che ne parla molte<br />
volte sia nell’Antico sia nel Nuovo<br />
Testamento. Sant’Agostino spiega:<br />
«La parola “angelo” designa l’ufficio,<br />
non la natura. Se si chiede il<br />
nome <strong>di</strong> questa natura, si risponde<br />
che è spirito; se si chiede l’ufficio,<br />
si risponde che è angelo: è spirito<br />
per quello che è, mentre per quello<br />
che compie, è angelo». «Gli angeli<br />
– <strong>di</strong>ce Gesù – vedono sempre<br />
la faccia del Padre mio che è nei<br />
cieli» (Mt 18,10) e sono «potenti<br />
esecutori dei suoi coman<strong>di</strong>, pronti<br />
alla voce della sua parola» (Sal<br />
103,20; cf. CCC 329-330). Essi, in<br />
tutta la storia sacra, compresa la<br />
vita del Cristo, annunciano e servono<br />
la realizzazione del <strong>di</strong>segno<br />
salvifico <strong>di</strong> Dio (cf. CCC 331-333).<br />
Allo stesso modo, tutto il popolo<br />
<strong>di</strong> Dio beneficia dell’aiuto potente<br />
degli angeli.<br />
Nella liturgia, la Chiesa si unisce<br />
agli angeli per adorare il Dio<br />
tre volte <strong>san</strong>to; invoca la loro assistenza<br />
e celebra la festa degli Arcangeli<br />
(29 settembre) e la memoria<br />
degli Angeli custo<strong>di</strong> (2 ottobre).<br />
A ogni persona è affidato un<br />
angelo custode che, dalla nascita<br />
alla morte, sarà il suo protettore<br />
e pastore (cf. CCC 334-336). Dice<br />
il Salmo 90: «Dio darà or<strong>di</strong>ne ai<br />
suoi angeli <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>rti in tutti i<br />
tuoi passi» (v. 11). E <strong>san</strong> Bernardo<br />
commenta: «Queste parole quanta<br />
riverenza devono suscitare in te,<br />
quanta devozione recarti, quanta<br />
fiducia infonderti! Riverenza<br />
per la presenza, devozione per la<br />
benevolenza, fiducia per la custo<strong>di</strong>a…<br />
Amiamo affettuosamente<br />
gli angeli <strong>di</strong> Dio, come quelli che<br />
saranno un giorno i nostri coere<strong>di</strong>,<br />
mentre nel frattempo sono nostre<br />
guide e tutori, costituiti e preposti<br />
a noi dal Padre… Non possono<br />
essere sconfitti né sedotti e tanto<br />
meno sedurre, essi che ci custo<strong>di</strong>scono<br />
in tutte le nostre vie. Sono<br />
fedeli, sono prudenti, sono potenti.<br />
Perché trepidare? Soltanto seguiamoli,<br />
stiamo loro vicini e restiamo<br />
nella protezione del Dio del cielo».<br />
Nel 1971 Joseph Ratzinger, il<br />
futuro papa Benedetto XVI, scriveva:<br />
«L’angelo incarna e concretizza<br />
la sollecitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Dio per ogni<br />
uomo. Il mio angelo custode non è<br />
nient’altro che espressione del fatto<br />
ch’io sono conosciuto, amato e<br />
seguito in maniera del tutto personale<br />
da Dio, è il pensiero d’amore<br />
che Dio nutre per me, che mi circonda<br />
e mi guida in ogni istante».<br />
Papa Francesco concluse così<br />
l’omelia il 2 ottobre 2014: «Io, oggi,<br />
farei la domanda: com’è il rapporto<br />
con il mio angelo custode?<br />
Lo ascolto? Gli <strong>di</strong>co buongiorno, il<br />
mattino? Gli <strong>di</strong>co: “Custo<strong>di</strong>scimi<br />
durante il sonno”? Parlo con lui?<br />
Gli chiedo consiglio? È al mio fianco?<br />
A questa domanda possiamo<br />
rispondere oggi, ognuno <strong>di</strong> noi:<br />
com’è il rapporto con quest’ange-<br />
4 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
lo che il Signore ha mandato per<br />
custo<strong>di</strong>rmi e accompagnarmi nel<br />
cammino, e che vede sempre la<br />
faccia del Padre che è nei cieli?».<br />
Spero, Olga, <strong>di</strong> essere riuscito,<br />
se non altro, a farti nascere il desiderio<br />
<strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> affidarti<br />
al tuo angelo custode, segno e<br />
Cara Gina, anzitutto occorre<br />
considerare un aspetto <strong>di</strong> fondo:<br />
nella preghiera personale ciascuno<br />
può assumere l’atteggiamento<br />
fisico che più gli è consono, mentre<br />
nella preghiera liturgica comunitaria<br />
anche gli atteggiamenti<br />
messaggero dell’amore del Padre.<br />
Invito te e tutti i lettori a ripetere<br />
la bella preghiera che abbiamo imparato<br />
dalle nostre buone mamme:<br />
«Angelo <strong>di</strong> Dio, che sei il mio custode,<br />
illumina, custo<strong>di</strong>sci, reggi e governa<br />
me, che ti fui affidato dalla<br />
pietà celeste. Amen».<br />
Il «Padre Nostro» nella <strong>san</strong>ta messa<br />
Caro padre, durante la <strong>san</strong>ta messa<br />
al momento del «Padre Nostro»,<br />
vedo che alcuni alzano le braccia,<br />
come fa il sacerdote sull’altare, altri<br />
pregano con le mani giunte, altri<br />
si tengono per mano. Qual è il<br />
modo corretto?<br />
Gina P. (Vicenza)<br />
esterni delle persone devono essere<br />
segno <strong>di</strong> un popolo unito.<br />
Afferma l’Institutio generalis<br />
del Messale Romano: «Poiché la<br />
celebrazione dell’eucaristia, come<br />
tutta la liturgia, si compie per<br />
mezzo <strong>di</strong> segni sensibili, me<strong>di</strong>ante<br />
i quali la fede si alimenta, s’irrobustisce<br />
e si esprime, si deve avere la<br />
massima cura nello scegliere e nel<br />
<strong>di</strong>sporre quelle forme e quegli elementi<br />
che la Chiesa propone, e che,<br />
considerate le circostanze <strong>di</strong> persone<br />
e <strong>di</strong> luoghi, possono favorire<br />
più intensamente la partecipazione<br />
attiva e piena, e rispondere più<br />
adeguatamente al bene spirituale<br />
dei fedeli» (n. 20).<br />
Bisogna anche attenersi alle in<strong>di</strong>cazioni<br />
dei vescovi e dei parroci.<br />
In tal caso, la Conferenza episcopale<br />
italiana propende per l’atteggiamento<br />
delle braccia aperte<br />
e delle mani alzate, da sempre tipiche<br />
dell’orante. In una nota del<br />
1983 i vescovi scrivono: «Durante<br />
il canto o la recita del Padre Nostro,<br />
si possono tenere le braccia allargate;<br />
questo gesto, purché opportunamente<br />
spiegato, si svolga con<br />
<strong>di</strong>gnità in clima fraterno <strong>di</strong> preghiera».<br />
Non si <strong>di</strong>ce nulla <strong>di</strong> altri<br />
gesti, come quello del tenersi per<br />
mano, che oltretutto sarebbe un<br />
doppione del gesto dello scambio<br />
della pace.<br />
Certamente il gesto dell’orante<br />
che alza le mani al cielo raffigura<br />
bene i sentimenti del «figlio» che si<br />
rivolge al Padre, e nella comunione<br />
<strong>di</strong> questo gesto, ottimamente viene<br />
rappresentata anche la «fraternità»<br />
dell’intero popolo <strong>di</strong> Dio. Circa il<br />
gesto <strong>di</strong> pregare il Padre Nostro tenendosi<br />
per mano, mentre è molto<br />
significativo e bello se a compierlo<br />
è una coppia, una famiglia o un<br />
gruppo, sorge il problema se si obbliga<br />
tutta l’assemblea a farlo.<br />
Detto questo, aggiungo una riflessione:<br />
il Padre Nostro, prima <strong>di</strong><br />
essere una preghiera da imparare<br />
e da recitare, deve essere la manifestazione<br />
pubblica <strong>di</strong> uno stile <strong>di</strong><br />
vita, che ci fa riconoscere come figli<br />
del Padre celeste.<br />
Riprendo le parole dell’evangelista<br />
Matteo, che colloca l’insegnamento<br />
<strong>di</strong> Gesù sul Padre Nostro<br />
tra due gran<strong>di</strong> comandamenti, il<br />
primo dei quali è: «Siate perfetti<br />
come è perfetto il Padre vostro celeste»<br />
(5,48) e il secondo è: «Se voi,<br />
infatti, perdonerete agli altri le loro<br />
colpe, il Padre vostro che è nei<br />
cieli perdonerà anche a voi; ma se<br />
voi non perdonerete agli altri, neppure<br />
il Padre vostro perdonerà le<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 5
▶ lettere a portavoce<br />
vostre colpe» (6,14s). In mezzo c’è tutto quello<br />
che dobbiamo fare per vivere da figli, come ci<br />
ricorda la preghiera del Padre nostro: «E quando<br />
pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle<br />
sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano<br />
pregare stando ritti, per essere visti dalla gente.<br />
In verità io vi <strong>di</strong>co: hanno già ricevuto la loro ricompensa.<br />
Invece, quando tu preghi, entra nella<br />
tua camera, chiu<strong>di</strong> la porta e prega il Padre tuo,<br />
che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel<br />
segreto, ti ricompenserà. Pregando, non sprecate<br />
parole come i pagani: essi credono <strong>di</strong> venire<br />
ascoltati a forza <strong>di</strong> parole. Non siate dunque come<br />
loro, perché il Padre vostro sa <strong>di</strong> quali cose<br />
avete bisogno prima ancora che gliele chie<strong>di</strong>ate.<br />
Voi dunque pregate così: “Padre nostro che sei<br />
nei cieli, sia <strong>san</strong>tificato il tuo nome, venga il tuo<br />
regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così<br />
in terra. Dacci oggi il nostro pane quoti<strong>di</strong>ano, e<br />
rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo<br />
ai nostri debitori, e non abbandonarci<br />
alla tentazione, ma liberaci dal male”» (6,5-13).<br />
Lo spazio sacro delle chiese e la liturgia celebrata<br />
in assemblea pubblica richiedono atteggiamenti,<br />
parole, gesti particolari, ripetitivi e uguali<br />
per tutti. Inoltre, ciascuno è invitato a riservare<br />
dei tempi per la preghiera personale, a pregare,<br />
come <strong>di</strong>ce Gesù, «nel segreto» nella certezza<br />
che il Padre «vede» e ascolta le nostre richieste<br />
o parole <strong>di</strong> ringraziamento. Dunque, siamo chiamati<br />
a entrare nel profondo <strong>di</strong> noi stessi, della<br />
coscienza. Qui, nel segreto della nostra vita,<br />
troviamo quel Padre che sta nei cieli, capace <strong>di</strong><br />
ricompensarci con il suo amore. Perché solo lui,<br />
che ci ha generato, ci conosce fino in fondo e sa<br />
quello che veramente fa bene per ciascuno.<br />
Alla fine, ciò che conta <strong>di</strong> più è curare il nostro<br />
comune rapporto col Padre e con i fratelli. Poi<br />
occorre far sì che il gesto esterno significhi ciò<br />
che preghiamo. P<br />
Aurelio Blasotti<br />
SCRIVETE A<br />
Redazione <strong>Portavoce</strong> <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>:<br />
Piazzale S. Croce, 44 - 35123 Padova<br />
Fax: 049 8802465<br />
e-mail: <strong>di</strong>rettore@leopoldoman<strong>di</strong>c.it<br />
oppure<br />
aurelio.blasotti@fraticappuccini.it<br />
La Redazione si riserva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sintetizzare le lettere.<br />
È garantito il rispetto dell’anonimato per chi lo richiede.<br />
Nello scorso mese <strong>di</strong> novembre si è concluso<br />
il Giubileo straor<strong>di</strong>nario della Misericor<strong>di</strong>a.<br />
Le quattro Porte <strong>san</strong>te <strong>di</strong> Roma sono state<br />
simbolicamente chiuse. Non così le tante Porte<br />
della Misericor<strong>di</strong>a delle cattedrali e delle altre<br />
chiese sparse in tutto il mondo, attraverso le quali sono<br />
passate folle <strong>di</strong> persone. Esse non sono state chiuse, quasi<br />
a voler significare che «la porta che è Gesù non è mai<br />
chiusa, è aperta sempre a tutti, senza <strong>di</strong>stinzione, senza<br />
esclusioni, senza privilegi» (papa Francesco, 25.8.<strong>2016</strong>).<br />
È terminato il Giubileo ma rimane l’offerta della<br />
Misericor<strong>di</strong>a.<br />
Papa Francesco ha avuto la felice ispirazione <strong>di</strong><br />
allargare il più possibile l’opportunità <strong>di</strong> vivere il Giubileo.<br />
«Stabilisco – ha scritto nella Bolla <strong>di</strong> in<strong>di</strong>zione – che in ogni<br />
Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre<br />
per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una<br />
chiesa <strong>di</strong> speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo<br />
una uguale Porta della Misericor<strong>di</strong>a» (Misericor<strong>di</strong>ae vultus,<br />
n. 3). Un coinvolgimento <strong>di</strong> tutte le comunità ecclesiali,<br />
come segno visibile della comunione <strong>di</strong> tutta la Chiesa.<br />
Inoltre, sono stati aperti orizzonti ancor più ine<strong>di</strong>ti. Il Papa<br />
ha permesso che la Porta della Misericor<strong>di</strong>a potesse essere<br />
aperta anche nei <strong>san</strong>tuari, mete <strong>di</strong> tanti pellegrini, che<br />
in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla<br />
grazia e trovano la via della conversione.<br />
Dunque moltissime «Porte aperte» ovunque nelle 2.989<br />
<strong>di</strong>ocesi sparse nei cinque continenti, per <strong>di</strong>re alla Chiesa e<br />
al mondo che la misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong>vina è per tutti, per offrire<br />
a tutti la possibilità <strong>di</strong> vivere un’esperienza <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong><br />
rinnovamento spirituale.<br />
Consapevole che «la cre<strong>di</strong>bilità della Chiesa passa<br />
attraverso la strada dell’amore misericor<strong>di</strong>oso e<br />
compassionevole» (MV 10), papa Francesco ha riba<strong>di</strong>to<br />
che la comunità dei <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo «vive un desiderio<br />
inesauribile <strong>di</strong> offrire misericor<strong>di</strong>a» (Evangelii gau<strong>di</strong>um,<br />
n. 24). Per questo ha inviato a tutto il popolo <strong>di</strong> Dio i<br />
Missionari della Misericor<strong>di</strong>a, conferendo loro l’autorità<br />
<strong>di</strong> perdonare anche i peccati riservati alla Sede Apostolica,<br />
e ha avuto un’attenzione particolare a quanti avessero<br />
impe<strong>di</strong>menti per recarsi presso le Porte della Misericor<strong>di</strong>a.<br />
Gli ammalati e le persone anziane e sole, nella<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> non poter uscire <strong>di</strong> casa, hanno potuto<br />
implorare l’indulgenza giubilare, vivendo la malattia e<br />
la sofferenza come esperienza <strong>di</strong> vicinanza al Signore,<br />
con fede e gioiosa speranza, ricevendo la comunione<br />
o partecipando alla <strong>san</strong>ta messa e alla preghiera<br />
comunitaria, anche attraverso i vari mezzi<br />
<strong>di</strong> comunicazione. Per tutta la realtà dei carcerati (solo in<br />
Italia ci sono 53.889 detenuti) il Papa ha deciso che non<br />
solo la porta della cappella <strong>di</strong> ogni prigione, ma anche<br />
«ogni porta <strong>di</strong> ogni cella in ogni carcere» potesse <strong>di</strong>ventare<br />
6 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
LA VOCE DEL SANTUARIO<br />
◼ DI FLAVIANO G. GUSELLA<br />
La sua misericor<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> generazione in generazione<br />
Celebrazione davanti alla Porta della Misericor<strong>di</strong>a<br />
del <strong>san</strong>tuario<br />
Porta della misericor<strong>di</strong>a se varcata «rivolgendo il<br />
pensiero e la preghiera al Padre». Pensate: solo in<br />
Italia 12mila porte <strong>san</strong>te carcerarie!<br />
Qualcuno può aver certamente giu<strong>di</strong>cato esagerata<br />
questa offerta <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a. Non si è corso il<br />
pericolo <strong>di</strong> «svenderla» e a buon mercato? Anche il<br />
nostro padre <strong>Leopoldo</strong> venne sospettato <strong>di</strong> offrire la<br />
misericor<strong>di</strong>a in maniera eccessiva, <strong>di</strong> avere «la manica<br />
troppo larga» nell’offrire il perdono a tutti.<br />
La Chiesa, tuttavia, fedele al vangelo, ha voluto<br />
rilanciare un forte messaggio a quanti si sono<br />
sentiti toccare il cuore, decidendo <strong>di</strong> migliorare e<br />
cambiare vita. Moltissime persone hanno accolto<br />
questo invito. Lo testimoniano i molti sacerdoti<br />
che, nel confessionale, si sono fatti strumenti della<br />
misericor<strong>di</strong>a del Padre, partecipando della stessa<br />
missione <strong>di</strong> Gesù, segno concreto della continuità<br />
<strong>di</strong> un amore <strong>di</strong>vino che perdona e che salva (cf. MV<br />
17). Su invito <strong>di</strong> papa Francesco nessuno <strong>di</strong> loro si è<br />
sentito padrone del sacramento, ma fedeli servitore<br />
del perdono <strong>di</strong> Cristo, accogliendo i fedeli come il<br />
padre della parabola del figlio pro<strong>di</strong>go. Senza porre<br />
domande impertinenti. Sapendo cogliere nel cuore<br />
<strong>di</strong> ogni penitente l’invocazione <strong>di</strong> aiuto e la richiesta<br />
<strong>di</strong> perdono (cf. MV 17).<br />
Il Giubileo della Misericor<strong>di</strong>a ha indubbiamente<br />
rafforzato e suscitato anche molte iniziative <strong>di</strong><br />
giustizia, per dare a ciascuno il dovuto, <strong>di</strong> carità<br />
verso le tante situazioni <strong>di</strong> precarietà e sofferenza,<br />
<strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a corporale e spirituale. Parrocchie,<br />
comunità, associazioni e movimenti sono <strong>di</strong>ventate<br />
oasi <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a.<br />
Ora, concluso l’Anno della Misericor<strong>di</strong>a, ogni<br />
cristiano è chiamato a continuare la missione <strong>di</strong><br />
annunciare e <strong>di</strong> vivere in pienezza la misericor<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> Dio, cuore pul<strong>san</strong>te del Vangelo (cf. MV 12).<br />
Anche nel nostro <strong>san</strong>tuario, chiesa giubilare dal<br />
17 febbraio al 1° novembre, si è riversato un fiume<br />
<strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a. Ne hanno beneficiato moltissimi<br />
pellegrini che sono venuti anche per pregare davanti<br />
alle spoglie mortali <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>. Alcuni dati<br />
significativi sulla frequenza al nostro <strong>san</strong>tuario. Dal<br />
1° novembre 2015 fino al 9 ottobre <strong>di</strong> quest’anno i<br />
pellegrinaggi organizzati sono stati 783 con 36.985<br />
pellegrini. Di questi, 479 erano gruppi italiani, con<br />
20.808 persone. 304 i gruppi provenienti dall’estero,<br />
in maggioranza croati, con 16.177 persone. I sacerdoti<br />
che hanno accompagnato i vari gruppi sono stati 708.<br />
Ad essi, ovviamente, vanno aggiunti i molti fedeli<br />
che sono soliti frequentare la nostra chiesa e quanti<br />
vi sono giunti per iniziativa personale. Può essere<br />
in<strong>di</strong>cativo il numero <strong>di</strong> comunioni <strong>di</strong>stribuite durante<br />
i mesi giubilari, da febbraio a fine ottobre <strong>2016</strong>: circa<br />
160.000.<br />
Per tutto e <strong>di</strong> tutto ringraziamo il Signore che<br />
contempleremo in questo mese nella povertà del<br />
presepe: «Un bambino avvolto in fasce, che giace<br />
in una mangiatoia» (Lc 2,12) Nell’inerme e fragile<br />
neonato, fra le braccia <strong>di</strong> Maria, sua madre, «è apparsa<br />
la grazia <strong>di</strong> Dio, apportatrice <strong>di</strong> salvezza per tutti gli<br />
uomini» (Tt 2,11). Lasciamoci affascinare da questo<br />
immenso amore. Diventiamone testimoni e apostoli.<br />
E sarà certamente un Natale <strong>di</strong> bontà e <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a<br />
accolta e donata. P<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 7
ATTUALITÀ<br />
ECCLESIALE<br />
Natale con <strong>san</strong> Francesco<br />
Una finestra sul mistero <strong>di</strong> Dio<br />
Per molti, il paese <strong>di</strong> Greccio<br />
(Rieti) è in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />
legato al cosiddetto<br />
«presepio» <strong>di</strong> <strong>san</strong> Francesco<br />
d’Assisi.Le biografie<br />
del <strong>san</strong>to ricordano con rispetto e<br />
venerazione l’episo<strong>di</strong>o. Tommaso<br />
da Celano, suo primo biografo, ricorda<br />
quanto Francesco manifestò<br />
a «un uomo <strong>di</strong> nome Giovanni, <strong>di</strong><br />
buona fama e <strong>di</strong> vita anche migliore»,<br />
che gli era molto caro, circa<br />
quin<strong>di</strong>ci giorni prima <strong>di</strong> Natale:<br />
«Se vuoi che celebriamo a Greccio<br />
l’imminente festa del Signore, prece<strong>di</strong>mi<br />
e prepara quanto ti <strong>di</strong>co:<br />
vorrei fare memoria <strong>di</strong> quel Bambino<br />
che è nato a Betlemme, e in<br />
qualche modo intravedere con gli<br />
occhi del corpo i <strong>di</strong>sagi in cui si è<br />
trovato per la mancanza delle cose<br />
necessarie a un neonato; come<br />
fu adagiato in una mangiatoia e<br />
come giaceva sul fieno tra il bue e<br />
l’asinello» (1Cel 84: FF 468).<br />
Fare memoria <strong>di</strong> Betlemme<br />
Il proposito <strong>di</strong> Francesco, dunque,<br />
è quello <strong>di</strong> «fare memoria <strong>di</strong> quel<br />
Bambino che è nato a Betlemme, e<br />
in qualche modo intravedere con<br />
gli occhi del corpo i <strong>di</strong>sagi».<br />
Con un tocco <strong>di</strong> arte, una sapiente<br />
scenografia e un’attenta regia,<br />
Francesco vuole togliere dall’oblio<br />
l’evento del Natale: vuole vedere<br />
e far vedere, toccare e far toccare;<br />
vuole esserci, partecipare…<br />
Certo, è il cuore che in quel<br />
momento è in movimento, e tutti<br />
i sensi… Ma non si creda che Francesco<br />
intenda concedersi semplicemente<br />
un’intensa occasione <strong>di</strong><br />
commozione. Quel «far memoria»<br />
Il <strong>san</strong>to <strong>di</strong> Assisi voleva vedere e far vedere<br />
qualcosa del mistero del «Bambino che è nato<br />
a Betlemme». Il presepio, un'occasione<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione sull’incarnazione del Figlio <strong>di</strong> Dio.<br />
L’eucaristia e l’umiltà <strong>di</strong> Dio<br />
◼ DI UGO SECONDIN<br />
<strong>di</strong>venta in realtà un annuncio, perché<br />
sa che sta mirando, contemplando,<br />
al contempo, il mistero<br />
dell’incarnazione e della passione.<br />
E tale binomio <strong>di</strong>ce, in modo<br />
neanche tanto velato, che stiamo<br />
parlando del mistero dell’eucaristia,<br />
quoti<strong>di</strong>ana consegna in spogliazione<br />
e sacrificio.<br />
Quella <strong>di</strong> Natale, è una notte<br />
piena <strong>di</strong> luce («ciascuno secondo<br />
le sue possibilità» prepara «ceri e<br />
fiaccole per rischiarare quella notte,<br />
che illuminò con il suo astro<br />
scintillante tutti i giorni e i tempi»,<br />
1Cel 85, FF 469), <strong>di</strong> canti e <strong>di</strong><br />
letizia («la selva risuona <strong>di</strong> voci e<br />
le rupi echeggiano <strong>di</strong> cori festosi.<br />
Cantano i frati le debite lo<strong>di</strong> al Signore,<br />
e la notte sembra tutta un<br />
sussulto <strong>di</strong> gioia», Idem), ma il suo<br />
momento centrale è «il solenne<br />
rito della messa», che infatti «viene<br />
celebrato sulla mangiatoia». Si<br />
tratta dell’evento che dà significato<br />
a tutto quell’affollarsi <strong>di</strong> gente,<br />
ed è anche talmente «inusuale»<br />
che <strong>san</strong> Bonaventura (altro biografo<br />
<strong>di</strong> Francesco), annotando lo<br />
stesso episo<strong>di</strong>o, si premunisce <strong>di</strong><br />
specificare che Francesco, «poiché<br />
ciò non venisse ascritto a desiderio<br />
<strong>di</strong> novità, chiese e ottenne prima<br />
il permesso del sommo pontefice»<br />
(Leggenda Maggiore X, 7: FF 1186).<br />
Ogni giorno <strong>di</strong>scende<br />
Greccio rende così evidente, plastico<br />
quanto in maniera sublime<br />
Francesco scrive nella sua prima<br />
Ammonizione: «Ecco, ogni giorno<br />
egli si umilia, come quando dalla<br />
sede regale <strong>di</strong>scese nel grembo<br />
della Vergine; ogni giorno egli<br />
stesso viene a noi in apparenza<br />
umile; ogni giorno <strong>di</strong>scende dal<br />
seno del Padre sull’altare nelle<br />
mani del sacerdote. E come ai<br />
<strong>san</strong>ti apostoli si mostrò nella vera<br />
carne, così anche ora si mostra a<br />
noi nel pane consacrato. E come<br />
essi con la vista del loro corpo<br />
vedevano soltanto la carne <strong>di</strong> lui,<br />
ma, contemplandolo con occhi<br />
spirituali, credevano che egli era<br />
lo stesso Dio, così anche noi, vedendo<br />
pane e vino con gli occhi<br />
del corpo, dobbiamo vedere e credere<br />
fermamente che è il suo <strong>san</strong>tissimo<br />
corpo e <strong>san</strong>gue vivo e vero.<br />
E in tal modo il Signore è sempre<br />
con i suoi fedeli, come egli stesso<br />
ha detto: “Ecco io sono con voi sino<br />
alla fine del mondo”» (Ammonizione<br />
I,16-22: FF 144-145).<br />
Commenta Cesare Vaiani:<br />
«Francesco istituisce un chiaro<br />
parallelo tra l’eucaristia e l’incarnazione<br />
nel grembo <strong>di</strong> Maria: in<br />
entrambi i casi si rende visibile il<br />
Dio invisibile, sull’altare come nel<br />
8 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
grembo <strong>di</strong> Maria. Ciò rende possibile<br />
“vedere corporalmente” le realtà<br />
<strong>di</strong>vine con una attitu<strong>di</strong>ne che<br />
emerge anche altrove in relazione<br />
all’eucaristia e che noi abbiamo riscontrato<br />
nel racconto del presepio<br />
<strong>di</strong> Greccio… I nostri occhi possono<br />
vedere corporalmente la verità della<br />
carne <strong>di</strong> Cristo, che continua nel<br />
sacramento; e la stessa fede che<br />
era richiesta ai contemporanei <strong>di</strong><br />
Gesù per riconoscere in quella carne<br />
il Figlio <strong>di</strong> Dio, è richiesta oggi a<br />
noi per riconoscere nell’eucaristia<br />
il suo corpo e <strong>san</strong>gue» (Natale con<br />
Il Presepio <strong>di</strong> Greccio, Piero Casentini<br />
Francesco d’Assisi, E<strong>di</strong>zioni Terra<br />
Santa, Milano 2010, p. 35).<br />
Quest’articolata Ammonizione<br />
ha come tema centrale quello<br />
della fede, intesa come passaggio<br />
dal «vedere» al «vedere e credere»,<br />
operato in noi dallo Spirito del Signore;<br />
siamo invitati ad aprire gli<br />
occhi <strong>di</strong>nanzi all’azione quoti<strong>di</strong>ana<br />
che egli compie nel Cristo e nel<br />
pane consacrato. Un giorno, «quel<br />
giorno» fu per opera dello Spirito,<br />
così ogni giorno, «oggi», si ripete<br />
l’Incarnazione: «Ecco, ogni giorno<br />
egli si umilia, come quando dalla<br />
sede regale <strong>di</strong>scese nel grembo<br />
della Vergine (spogliazione); ogni<br />
giorno egli stesso viene a noi in<br />
apparenza umile (capacità <strong>di</strong> farsi<br />
comprendere); ogni giorno <strong>di</strong>scende<br />
dal seno del Padre sull’altare<br />
nelle mani del sacerdote (mettendosi<br />
nelle nostre mani)».<br />
Si nasconde «sotto poca<br />
apparenza <strong>di</strong> pane»<br />
A farci immergere ulteriormente<br />
nel mistero dell’Incarnazione ci<br />
pensa un altro scritto <strong>di</strong> <strong>san</strong> Francesco:<br />
la Lettera a tutto l’Or<strong>di</strong>ne.<br />
Qui, in una lunga sezione «eucaristica»<br />
(cf. vv. 12-33: FF 217-223),<br />
Francesco mette in risalto la grandezza<br />
del mistero eucaristico, che<br />
ai suoi occhi consiste nell’umiltà <strong>di</strong><br />
Dio, sì «da nascondersi, per la nostra<br />
salvezza, sotto poca apparenza<br />
<strong>di</strong> pane!».<br />
Il brano che consideriamo è <strong>di</strong><br />
certo uno dei più belli presenti<br />
nei suoi scritti: «Tutta l’umanità<br />
trepi<strong>di</strong>, l’universo intero tremi e<br />
il cielo esulti, quando sull’altare,<br />
nella mano del sacerdote, è presente<br />
Cristo, il Figlio del Dio vivo.<br />
O ammirabile altezza e stupenda<br />
degnazione! O umiltà sublime!<br />
O sublimità umile, che il Signore<br />
dell’universo, Dio e Figlio <strong>di</strong> Dio,<br />
si umili a tal punto da nascondersi,<br />
per la nostra salvezza, sotto poca<br />
apparenza <strong>di</strong> pane! Guardate, fratelli,<br />
l’umiltà <strong>di</strong> Dio, e aprite davanti<br />
a lui i vostri cuori; umiliatevi<br />
anche voi, perché siate da lui esaltati.<br />
Nulla, dunque, <strong>di</strong> voi trattenete<br />
per voi, affinché tutti e per intero<br />
vi accolga colui che totalmente<br />
a voi si offre» (vv. 26-29: FF 221)<br />
Queste parole ci conducono a<br />
immergerci nella contemplazione<br />
(«O umiltà sublime! O sublimità<br />
umile!»); e ci rimarremmo volentieri,<br />
abbagliati dalla presenza<br />
dell’umanità «trepidante» e dell’universo<br />
«tremante» (espressioni<br />
che contrastano con la «piccolezza»<br />
<strong>di</strong> chi si «mette» nelle nostre<br />
mani). Ma Francesco non ci permette<br />
<strong>di</strong> «bearci», e ci richiama a<br />
un coinvolgimento che <strong>di</strong>venta risposta<br />
<strong>di</strong> vita.<br />
«Dio e Figlio <strong>di</strong> Dio» si è come<br />
«sbriciolato»: tutto si è offerto, tutto<br />
si offre, a tutti… Totalità chiama<br />
quin<strong>di</strong> totalità da parte nostra:<br />
nulla dobbiamo trattenere per noi,<br />
e tutto donarci, in una spogliazione<br />
che è risposta possibile perché,<br />
per primo, lui si è spogliato: Incarnazione<br />
chiama incarnazione.<br />
Ogni credente<br />
può <strong>di</strong>ventare «madre»<br />
Ma torniamo brevemente all’episo<strong>di</strong>o<br />
del presepio <strong>di</strong> Greccio.<br />
Si può <strong>di</strong>re che si tratta <strong>di</strong> un<br />
presepio, come lo inten<strong>di</strong>amo<br />
noi, per modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re: non c’è<br />
Gesù, infatti… Anche se «uno<br />
dei presenti, uomo virtuoso, ha<br />
una mirabile visione. Vide nella<br />
mangiatoia giacere un fanciullino<br />
privo <strong>di</strong> vita, e Francesco<br />
avvicinarglisi e destarlo da<br />
quella specie <strong>di</strong> sonno profondo.<br />
continua a pag. 39<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 9
ATTUALITÀ<br />
ECCLESIALE<br />
In Serbia,<br />
nello spirito<br />
<strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
Cronaca <strong>di</strong> un viaggio nei Balcani<br />
nel cuore dell’ortodossia.<br />
L’incontro con alcuni monaci<br />
e con due vescovi:<br />
il cattolico Stanislav Hočevar,<br />
che guida la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Belgrado,<br />
e l’ortodosso Lavrentije Trifunovic,<br />
<strong>di</strong> Sabac<br />
◼ DI PAOLO COCCO<br />
È<br />
impossibile conoscere bene<br />
e con<strong>di</strong>videre l’ideale <strong>di</strong><br />
vita <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> senza<br />
nutrire nel proprio cuore il<br />
suo amore per i suoi connazionali,<br />
non solo cattolici, ma<br />
anche e soprattutto ortodossi.<br />
Quando abitavo a Padova, una<br />
decina <strong>di</strong> anni fa, proprio presso il<br />
<strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> alcuni<br />
fedeli mi hanno parlato <strong>di</strong> don Girolamo,<br />
sacerdote cattolico italiano,<br />
allora parroco in una città della<br />
Serbia, che coltivava un rapporto<br />
<strong>di</strong> fiducia e amicizia con il vescovo<br />
ortodosso del luogo. Parlando con<br />
questo sacerdote al telefono ho ricevuto<br />
da lui un pres<strong>san</strong>te invito<br />
a recarmi nella città dove abitava.<br />
Parecchi anni dopo, ho potuto accogliere<br />
quell’invito.<br />
Ad accompagnarmi nel viaggio<br />
è stato Federico, industriale che<br />
abita in Italia ma che ha un’azienda<br />
proprio in quella città serba e<br />
che, pure, da anni conosce quel<br />
vescovo ortodosso e lo tratta da<br />
amico.<br />
Giunti in Serbia verso la fine<br />
dello scorso aprile, ci siamo <strong>di</strong>retti<br />
anzitutto verso la parte settentrionale<br />
del paese, in Voivo<strong>di</strong>na,<br />
regione autonoma che fece parte<br />
dell’impero austro-ungarico fino<br />
alla Prima guerra mon<strong>di</strong>ale. Qui<br />
le chiese ortodosse, viste da fuori,<br />
hanno le stesse sembianze <strong>di</strong> quelle<br />
cattoliche, perché così volle chi<br />
all’epoca governava l’impero.<br />
Soprattutto nel parco nazionale<br />
«Fruška Gora» si ammira la bellezza<br />
della fertile regione, che si estende<br />
fino alla Croazia e all’Ungheria. Il<br />
nome del parco in<strong>di</strong>ca una zona<br />
alquanto montuosa, situata ai confini<br />
<strong>di</strong> quello che tanti secoli fa era<br />
denominato «impero dei franchi»<br />
(Sacro romano impero).<br />
Al monastero ortodosso<br />
<strong>di</strong> Staro Hopovo<br />
In questa regione si contano do<strong>di</strong>ci<br />
monasteri ortodossi. Con Federico<br />
sono andato a visitare quello<br />
<strong>di</strong> Staro Hopovo, dove vivono tre<br />
giovani monaci. Siamo giunti lì<br />
perché un mio confratello aveva<br />
conosciuto uno <strong>di</strong> loro, venuto in<br />
Italia in occasione <strong>di</strong> una visita del<br />
patriarca Bartolomeo.<br />
Accanto al loro monastero sorge<br />
una piccola chiesa, molto graziosa,<br />
<strong>di</strong>versa dalle altre perché <strong>di</strong> forma<br />
squisitamente orientale, splen<strong>di</strong>damente<br />
restaurata e rinnovata<br />
con affreschi all’interno, contemplando<br />
i quali pare <strong>di</strong> essere portati<br />
in cielo. La chiesa è de<strong>di</strong>cata a<br />
<strong>san</strong> Pantaleone e ha a fianco una<br />
caratteristica torre. All’interno<br />
della chiesa sono raffigurati sia i<br />
misteri della nostra fede, quin<strong>di</strong><br />
Gesù, Maria e <strong>san</strong> Giovanni Bat-<br />
10 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
Nella foto <strong>di</strong> gruppo, p. Paolo Cocco (terzo da sinistra) assieme ai monaci ortodossi Efrosin, Atanasios (abate) e Panaretos.<br />
Foto a destra, il vescovo <strong>di</strong> Belgrado, mons. Stanislav Hocevar. Nella pagina accanto, il monastero ortodosso <strong>di</strong> Staro Hopovo<br />
tista, sia <strong>san</strong>ti tipici dell’Oriente<br />
e della Serbia, primo tra tutti <strong>san</strong><br />
Sava, come pure i <strong>san</strong>ti «anarghiri»,<br />
come Pantaleone, «me<strong>di</strong>ci»<br />
che curavano gratuitamente ed<br />
efficacemente i poveri.<br />
Con i tre monaci incontrati,<br />
tutti sacerdoti impegnati anche<br />
nello stu<strong>di</strong>o della teologia, ho potuto<br />
consumare un pranzo frugale,<br />
visto che quel giorno, nel loro<br />
calendario, era il «Grande Martedì»,<br />
il Martedì Santo. Due <strong>di</strong> loro<br />
mi hanno poi accompagnato a<br />
visitare il monastero sottostante,<br />
molto più grande, quello <strong>di</strong> Novo<br />
Hopovo, abitato anni fa da monaci<br />
russi scampati alla rivoluzione<br />
comunista scoppiata nella madrepatria.<br />
Tornato a Staro Hopovo, con padre<br />
Panarete ho percorso un sentiero<br />
immerso nel verde, affollato<br />
dai pellegrini nei giorni <strong>di</strong> festa e<br />
che i monaci spesso percorrono<br />
invocando il Salvatore, ripetendo:<br />
«Gospode Isuse Hriste, Sine Božiji,<br />
pomiluj me grešnik!» («Signore Gesù<br />
Cristo, Figlio <strong>di</strong> Dio, abbi pietà<br />
<strong>di</strong> me peccatore!»).<br />
Prima <strong>di</strong> lasciare quel luogo benedetto<br />
ho potuto <strong>di</strong>alogare con<br />
quei tre monaci. Mi hanno chiesto<br />
informazioni circa la situazione<br />
spirituale dei cristiani d’Occidente,<br />
in particolare dei religiosi e specificamente<br />
dei frati francescani.<br />
Poi è giunto Miroljub, presidente<br />
della «Charitas» <strong>di</strong> Šabac,<br />
battezzato nella Chiesa ortodossa,<br />
come già suo padre. Egli nel cammino<br />
neocatecumenale, presente<br />
nella sua città, aiutato da don Girolamo,<br />
ha riscoperto la fede e ora<br />
<strong>di</strong>rige una realtà associativa molto<br />
ecumenica, vivace e ben articolata,<br />
col sostegno dello Stato serbo e <strong>di</strong><br />
enti e associazioni civili e religiose<br />
anche cattolici <strong>di</strong> altri paesi. Con<br />
lui ho percorso per metà la strada<br />
che porta a Belgrado.<br />
Verso Belgrado<br />
A una tappa convenuta abbiamo<br />
incontrato Sandro e sua moglie<br />
Annamaria, che mi hanno accompagnato<br />
fino alla capitale. È una<br />
coppia <strong>di</strong> sposi originaria <strong>di</strong> Monselice<br />
(Padova). In un cammino<br />
<strong>di</strong> riscoperta della grazia del battesimo,<br />
si sono sentiti chiamati a<br />
lasciare tutto per andare all’estero<br />
a dare testimonianza del vangelo.<br />
Per questo si sono trasferiti a<br />
Šabac assieme ai loro numerosi<br />
figli.<br />
È Sandro a gestire in loco l’azienda<br />
<strong>di</strong> Federico, mentre Annamaria<br />
dà lezioni <strong>di</strong> lingua italiana<br />
e i figli più piccoli frequentano con<br />
ottimi risultati le scuole del luogo,<br />
comprese le lezioni <strong>di</strong> religione<br />
ortodossa. Mi hanno raccontato<br />
alcune u<strong>san</strong>ze degli ortodossi<br />
serbi, come avere un <strong>san</strong>to come<br />
patrono <strong>di</strong> famiglia e invitare tutti<br />
gli amici in casa in occasione della<br />
festa <strong>di</strong> quel <strong>san</strong>to. Mi sono allora<br />
ricordato che anche la famiglia <strong>di</strong><br />
<strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć aveva in <strong>san</strong><br />
Nicola <strong>di</strong> Mira il proprio patrono e<br />
come anch’egli abbia continuato a<br />
festeggiarlo.<br />
Assieme a questa famiglia e a<br />
Federico, che nel frattempo ci aveva<br />
raggiunti, mi sono recato a far<br />
visita all’arcivescovo cattolico della<br />
capitale, Stanislav Hočevar.<br />
Incontro<br />
con il vescovo cattolico<br />
Salesiano, nato nella Slovenia<br />
orientale, mons. Stanislav Hočevar<br />
ci ha rifocillati offrendoci da bere e<br />
da mangiare. Ci ha raccontato che<br />
una delle parrocchie dell’arci<strong>di</strong>ocesi,<br />
quella <strong>di</strong> Jago<strong>di</strong>na, è de<strong>di</strong>cata<br />
a <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>. Ha osservato che il<br />
nome <strong>di</strong> battesimo <strong>di</strong> questo <strong>san</strong>to,<br />
Bogdan, è un nome ricorrente tra<br />
i serbi e che la beata O<strong>san</strong>na, venerata<br />
dai cattolici delle Bocche <strong>di</strong><br />
Cattaro, apparteneva a una comunità<br />
ortodossa prima <strong>di</strong> entrare in<br />
convento.<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 11
▶ in serbia, nello spirito <strong>di</strong> <strong>san</strong> leopoldo<br />
In fondo, per essere cristiani, ha<br />
notato l’arcivescovo, dobbiamo<br />
anche noi essere ortodossi – che <strong>di</strong><br />
per sé significa: confessare la vera<br />
fede – così come gli ortodossi pure<br />
devono essere cattolici – che <strong>di</strong><br />
per sé significa: sentirsi parte della<br />
Chiesa universale, sottraendosi al<br />
nazionalismo, imperativo che riguarda<br />
anche i cattolici.<br />
Nella sala d’u<strong>di</strong>enza ho notato<br />
la presenza <strong>di</strong> un <strong>di</strong>pinto raffigurante<br />
i <strong>san</strong>ti Cirillo e Meto<strong>di</strong>o e <strong>di</strong><br />
una piccola statua dell’imperatore<br />
Costantino, venerato dagli ortodossi<br />
e nato a Niš, in Serbia. Nel<br />
corso del <strong>di</strong>alogo, l’arcivescovo ha<br />
menzionato il beato Marco d’Aviano,<br />
perché operò per la liberazione<br />
anche <strong>di</strong> Belgrado dalle mani<br />
dei turchi; egli spera <strong>di</strong> ricevere<br />
un giorno una reliquia autentica<br />
<strong>di</strong> questo illustre cappuccino.<br />
Mons. Hočevar mi ha confidato<br />
che considera l’anniversario dei<br />
1700 anni dalla celebrazione del<br />
concilio <strong>di</strong> Nicea, che cadrà nel<br />
2025, una grande occasione dal<br />
punto <strong>di</strong> vista ecumenico: ritiene<br />
possibile celebrare ad<strong>di</strong>rittura un<br />
concilio pancristiano.<br />
L’arcivescovo si è poi messo in<br />
ascolto degli altri suoi ospiti, che<br />
gli hanno confidato opportunità<br />
e <strong>di</strong>fficoltà che incontrano. Egli li<br />
ha invitati a non pretendere <strong>di</strong> essere<br />
trattati lì meglio che in Italia,<br />
evitando pure, all’opposto, un atteggiamento<br />
vittimista e passivo,<br />
cercando piuttosto <strong>di</strong> trattare in<br />
pubblico i problemi, propugnando<br />
il valore del bene comune, valore<br />
supremo nella dottrina sociale<br />
della Chiesa.<br />
Dopo esserci accomiatati<br />
dall’arcivescovo abbiamo fatto visita<br />
alla vicina casa del Movimento<br />
dei focolari nella quale vivono tre<br />
cattolici votati all’ideale cristiano<br />
dell’unità. Essi incarnano in prima<br />
persona questo ideale, provenendo<br />
da tre paesi <strong>di</strong> cultura <strong>di</strong>fferente:<br />
Slovenia, Serbia (per la precisione:<br />
Chiesa cattolica orientale<br />
con sede a Novi Sad, in Voivo<strong>di</strong>na)<br />
e Ungheria.<br />
La mattina del giorno seguente,<br />
assieme all’amico Federico arrivo<br />
a Šabac, città che si trova sulla<br />
strada che da Belgrado conduce<br />
verso la Bosnia.<br />
Vicino al fiume Sava c’era una<br />
grande fabbrica <strong>di</strong> vernici, <strong>di</strong>strutta<br />
nel corso della recente guerra.<br />
Ora impren<strong>di</strong>tori stranieri stanno<br />
incrementando una nuova zona<br />
industriale. La fabbrica <strong>di</strong> Federico<br />
è collegata in particolare alla<br />
Fiat, da tanti anni presente in<br />
Serbia. Con Miroljub, presidente<br />
della «Charitas» <strong>di</strong> Šabac, mi reco<br />
poi a visitare una piccola lavanderia<br />
industriale gestita dalla sua<br />
associazione, che si trova vicino a<br />
una piccola chiesa cattolica e che<br />
dà lavoro a donne in <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Spostandoci poi ancora più verso<br />
il centro città visito gli uffici della<br />
«Charitas», con ambienti, personale<br />
e programmi molto vali<strong>di</strong>.<br />
L’incontro<br />
con il vescovo ortodosso<br />
E giunge il momento più atteso del<br />
mio viaggio: la visita al vescovo ortodosso<br />
Lavrentije. Un momento<br />
che attendevo da tanti anni.<br />
Ad accoglierci è padre Mirko,<br />
sacerdote ortodosso, al quale Federico<br />
confida la grande stima<br />
che nutre per il vescovo e il senso<br />
<strong>di</strong> amicizia che lo lega a lui. Il segretario<br />
risponde che l’esperienza<br />
che i vescovi ortodossi hanno fatto<br />
in monastero li matura in questo<br />
senso.<br />
Quando il vescovo si presenta e<br />
ci saluta colgo subito anch’io che<br />
si tratta <strong>di</strong> un uomo ricco <strong>di</strong> umanità<br />
e <strong>di</strong> profonda spiritualità. Egli<br />
riceve molto volentieri da me due<br />
copie della rivista <strong>Portavoce</strong> e una<br />
piccola monografia in lingua tedesca<br />
sull’ecumenismo <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>.<br />
Accetta <strong>di</strong> buon grado <strong>di</strong><br />
rispondere a una serie <strong>di</strong> domande<br />
che gli rivolgo (l’intervista sarà<br />
pubblicata nel prossimo numero<br />
<strong>di</strong> <strong>Portavoce</strong>, Ndr). Al termine, il<br />
commiato dal vescovo avviene in<br />
forma familiare e cor<strong>di</strong>ale.<br />
Nella stessa giornata, c’è tempo<br />
per visitare la vicina cattedrale,<br />
dove incontriamo anche il giovane<br />
parroco. Si <strong>di</strong>mostra accogliente,<br />
ci offre da bere e mi regala un’icona,<br />
confidando il suo desiderio <strong>di</strong><br />
venire in Italia con i coristi della<br />
parrocchia.<br />
La casa della «Charitas»<br />
Più tar<strong>di</strong> visitiamo una casa nuova<br />
a<strong>di</strong>bita a centro <strong>di</strong>urno per persone<br />
con <strong>di</strong>sagi psichici. È costruita<br />
accanto al cimitero islamico, in<br />
una zona piuttosto depressa, grazie<br />
a fon<strong>di</strong> devoluti da vari enti ed<br />
è gestita anch’essa dalla «Charitas»<br />
Šabac. Non potrò mai <strong>di</strong>menticare<br />
la semplicità e la bellezza <strong>di</strong> quella<br />
casa, caratterizzata da colori sgargianti,<br />
dalla pulizia e dall’or<strong>di</strong>ne.<br />
Mi <strong>di</strong>cono che lì in Serbia è considerata<br />
un modello. Non dubito del<br />
fatto che potrebbe esserlo anche<br />
per l’Italia. Gli utenti <strong>di</strong> quella casa<br />
ci offrono doni confezionati da loro<br />
e mi chiedono una bene<strong>di</strong>zione,<br />
che io volentieri invoco su <strong>di</strong> loro<br />
da Dio, per intercessione anche <strong>di</strong><br />
<strong>san</strong> Sava.<br />
La nostra visita in Serbia si conclude<br />
con un semplice pasto sulla<br />
riva del fiume, un fiume così largo<br />
che mi pare <strong>di</strong>fficile da attraversare<br />
a nuoto. Su sponde altrettanto<br />
<strong>di</strong>stanti possono sembrare cattolici<br />
e ortodossi. Speriamo comunque<br />
che anche questa nostra visita<br />
in terra slava possa figurare in<br />
qualche modo come un «ponte»<br />
che attraversa e collega queste due<br />
sponde, così come ci sono sembrate<br />
queste opere realizzate in nome<br />
della carità <strong>di</strong> Cristo. P<br />
(1-continua)<br />
12 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
FEDE & VITA<br />
Volti<br />
della misericor<strong>di</strong>a > 9<br />
Frate francescano<br />
e scultore, è stato<br />
proclamato beato<br />
da <strong>san</strong> Giovanni Paolo II<br />
il 20 novembre 1994<br />
◼ DI GIANLUIGI PASQUALE<br />
sarò ben <strong>di</strong>sposto<br />
e preparato in<br />
questa vita <strong>di</strong> amore e<br />
«Quando<br />
<strong>di</strong> zelo, allora chiederò<br />
al buon Dio un’altra<br />
grazia ed è il dono più prezioso<br />
che Lui possa fare alle sue<br />
anime fedeli ed è questa: essere<br />
crocifisso nel corpo e nell’anima<br />
consumandomi inces<strong>san</strong>temente<br />
nel suo martirio d’amore» (Fra<br />
Clau<strong>di</strong>o, Metodo <strong>di</strong> vita, n. 40, in<br />
Fra Clau<strong>di</strong>o Granzotto<br />
(s)cultore della bellezza francescana<br />
Gli Scritti, LIEF, Vicenza 2002). È,<br />
questa, una delle mirabili espressioni<br />
contenute nella e<strong>di</strong>zione<br />
critica <strong>di</strong> tutti gli scritti del beato<br />
francescano fra Clau<strong>di</strong>o Granzotto,<br />
e<strong>di</strong>ta con minuziosa acribia<br />
filologica e redazionale dal vice<br />
postulatore padre Fabio Longo<br />
Ofm. Come abbiamo recentemente<br />
constatato per il nostro <strong>san</strong><br />
<strong>Leopoldo</strong>, è anche dagli scritti<br />
che emergono quei frammenti <strong>di</strong><br />
<strong>san</strong>tità che noi ricerchiamo negli<br />
altri.<br />
In questo caso ci troviamo <strong>di</strong>nanzi<br />
all’effige <strong>di</strong> un autentico<br />
figlio <strong>di</strong> <strong>san</strong> Francesco che, nel<br />
culto e nella preghiera, ha pazientemente<br />
se<strong>di</strong>mentato la propria<br />
cultura elevandola a scultura e ad<br />
arte, rappresentando uno <strong>di</strong> quei<br />
casi in cui i doni dell’umana natura<br />
vengono sublimati al meglio,<br />
anche grazie all’obbe<strong>di</strong>enza prestata<br />
ai superiori e alla saggezza<br />
<strong>di</strong> questi nel porli a servizio della<br />
Chiesa e delle arti. Ma chi era questo<br />
«frate scultore», proclamato<br />
beato da <strong>san</strong> Giovanni Paolo II il<br />
20 novembre 1994?<br />
Un’infanzia operosa<br />
Il 23 agosto 1900, a Santa Lucia <strong>di</strong><br />
Piave (provincia <strong>di</strong> Treviso e <strong>di</strong>ocesi<br />
<strong>di</strong> Vittorio Veneto), Antonio<br />
Granzotto e Giovanna Scottà sorridono<br />
al loro settimo figlio, arrivato<br />
come una bene<strong>di</strong>zione. Al fonte<br />
battesimale gli viene imposto il<br />
nome <strong>di</strong> Riccardo.<br />
Fin da fanciullo l’idea dell’arte<br />
fa da scenario a tutta la sua esistenza:<br />
lo soggioga, quasi. Alla<br />
scuola elementare raccoglie più<br />
insufficienze che lo<strong>di</strong> perché occupato<br />
a riempire i quaderni <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni<br />
e a dar forma, con la creta, a<br />
ru<strong>di</strong>mentali sculture. La maestra è<br />
delusa per lo scarso ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />
questo singolare allievo. I compagni,<br />
invece, ne sono entusiasti. Lo<br />
ritengono un piccolo genio. Ammirano<br />
i paesaggi da lui <strong>di</strong>pinti con<br />
colori sgargianti e ridono un po’<br />
nel vedere il proprio volto o quello<br />
della maestra ritratti nelle caricature<br />
<strong>di</strong> Riccardo. I pupazzi da lui<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 13
SAN LEOPOLDO,<br />
IERI E OGGI<br />
«Imponenti doni <strong>di</strong> grazia»<br />
Fratelli e sorelle carissimi,<br />
trovarci nel luogo dove per<br />
anni <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć<br />
amministrò la grazia del<br />
perdono, a migliaia e migliaia<br />
<strong>di</strong> uomini e donne, dà grande<br />
gioia e una forte emozione.<br />
Il detto «Gratia supponit naturam»<br />
(«La grazia suppone la natura»)<br />
esprime bene la visione cristiana<br />
dell’uomo; l’idea che soggiace<br />
è che la grazia <strong>di</strong> Dio, in cui siamo<br />
salvi, non può esser confusa con la<br />
forza e le risorse degli uomini.<br />
Nello stesso tempo, però, il detto<br />
«Gratia supponit naturam» significa<br />
che la grazia si serve della<br />
natura, si appoggia alla natura e<br />
così avviene in modo abituale. Sì,<br />
<strong>di</strong> solito la grazia si serve della natura<br />
ma questa non è l’unica strada<br />
possibile. Anzi, in alcuni casi,<br />
Dio per mostrare che è la grazia a<br />
salvare – e non le risorse dell’uomo<br />
– evidenzia al massimo la <strong>di</strong>fferenza<br />
tra grazia e natura, tra le<br />
risorse della grazia e quelle della<br />
natura. E proprio così accadde in<br />
<strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć.<br />
Innumerevoli doni spirituali<br />
e grazie particolarissime<br />
In lui questo «squilibrio» fu evidentissimo,<br />
come se Dio volesse riba<strong>di</strong>re<br />
in lui che la salvezza è dono<br />
esclusivo <strong>di</strong> Dio e non solo un puro<br />
cammino umano.<br />
In padre <strong>Leopoldo</strong> troviamo<br />
presenti imponenti doni <strong>di</strong> grazia.<br />
La piccola cella-confessionale, in<br />
cui esercitò il suo ministero <strong>di</strong> confessore<br />
per quasi trent’anni, fu testimone<br />
<strong>di</strong> conversioni gran<strong>di</strong>ose,<br />
<strong>di</strong> innumerevoli doni spirituali, <strong>di</strong><br />
grazie particolarissime che cambiarono<br />
la vita <strong>di</strong> migliaia e migliaia<br />
<strong>di</strong> uomini e donne. Talvolta<br />
Riflessione proposta dal Patriarca <strong>di</strong> Venezia,<br />
lo scorso 11 maggio <strong>2016</strong>, nella concelebrazione<br />
dei primi vespri della festa <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
◼ DI FRANCESCO MONS. MORAGLIA<br />
erano grazie materiali come, ad<br />
esempio, il trovare – in modo del<br />
tutto inopinato – il lavoro da parte<br />
<strong>di</strong> chi aveva già progettato per<br />
la <strong>di</strong>sperazione il suici<strong>di</strong>o. E tutto<br />
questo nei mo<strong>di</strong> e nei tempi preannunciati<br />
da padre <strong>Leopoldo</strong>.<br />
Sul piano puramente esteriore<br />
– alludo alla figura fisica -, padre<br />
<strong>Leopoldo</strong> poteva apparire non solamente<br />
«insignificante» ma anche<br />
«sgraziato» tanto che non poteva<br />
passare inosservato.<br />
È eloquente quanto scrivono,<br />
nell’anno 1923, i confratelli<br />
cappuccini della Provincia Veneta.<br />
La descrizione – che troviamo sugli<br />
Annali dei Cappuccini Veneti – è<br />
impietosa: «…nell’insegnamento<br />
e nella pre<strong>di</strong>cazione non riesce,<br />
essendo fortemente balbuziente,<br />
<strong>di</strong> debole costituzione e nano…».<br />
Poi, comunque, si deve ammettere:<br />
«Nella confessione, però, esercita<br />
un fascino straor<strong>di</strong>nario e questo<br />
per la sua forte cultura, per il fine<br />
intuito e specialmente per la <strong>san</strong>tità<br />
<strong>di</strong> vita…» (Annali dei Cappuccini<br />
Veneti, anno 1923, p. 650)<br />
Una persona, quin<strong>di</strong>, che non<br />
solo non poteva passare inosservata<br />
ma che suscitava ilarità,<br />
<strong>di</strong>leggio, scherno. Gli studenti<br />
universitari, avventori assidui del<br />
Caffè Pedrocchi erano i primi a <strong>di</strong>stinguersi<br />
in questa indegna gazzarra.<br />
Tutto concorreva a questa<br />
derisione: la sua bassa statura, solo<br />
un metro e trentacinque, la forte<br />
balbuzie che creava imbarazzo<br />
in lui e in chi lo ascoltava… A un<br />
certo momento si aggiunse anche<br />
l’artrite deformante che gli rendeva<br />
penoso il camminare.<br />
Ora, proprio questo squilibro<br />
esistente tra il fisico – oggetto <strong>di</strong><br />
derisione – e il ministero <strong>di</strong> confessore<br />
– legato a un’abbondanza<br />
inau<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> grazia <strong>di</strong>vina – ci <strong>di</strong>cono<br />
come Dio ami servirsi <strong>di</strong> chi<br />
è giu<strong>di</strong>cato inutile o ad<strong>di</strong>rittura<br />
ri<strong>di</strong>colo agli occhi del mondo per<br />
compiere l’opera più grande, la<br />
salvezza degli uomini.<br />
Eppure l’umile frate, era dotato<br />
un’anima <strong>di</strong> fuoco ed era solito rivolgersi<br />
al Signore, chiedendogli<br />
perdono per le sue colpe, con le<br />
stesse parole <strong>di</strong> <strong>san</strong> Girolamo: «Pietà<br />
<strong>di</strong> me Signore, sono dalmata».<br />
Solo quando <strong>di</strong>venne noto, per<br />
il ministero dell’accoglienza dei<br />
peccatori, la derisione, lo scherno,<br />
le beffe lasciarono il posto al<br />
rispetto, alla deferenza e, anzi, a<br />
una vera e propria venerazione.<br />
Da parte sua, il piccolo frate era<br />
solito <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sé: «Sono veramente<br />
un uomo da nulla, anzi ri<strong>di</strong>colo».<br />
Dio si serve realmente delle<br />
persone insignificanti e <strong>di</strong>sprezzate<br />
per confondere i colti, i potenti.<br />
Qui abbiamo una chiara manifestazione<br />
delle parole del profeta<br />
Isaia: «…i miei pensieri non sono<br />
i vostri pensieri, le vostre vie non<br />
sono le mie vie. Oracolo del Signore.<br />
Quanto il cielo sovrasta la<br />
terra, tanto le mie vie sovrastano<br />
le vostre vie, i miei pensieri sovra-<br />
16 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
Il Patriarca <strong>di</strong> Venezia, mons. Francesco Moraglia, in <strong>san</strong>tuario<br />
stano i vostri pensieri. Come infatti<br />
la pioggia e la neve scendono<br />
dal cielo e non vi ritornano senza<br />
avere irrigato la terra, senza averla<br />
fecondata e fatta germogliare,<br />
perché <strong>di</strong>a il seme a chi semina e il<br />
pane a chi mangia, così sarà della<br />
mia parola uscita dalla mia bocca»<br />
(Is 55,8-11).<br />
Il perdono, qualcosa<br />
che solo Dio può donare<br />
D’altra parte, il perdono è qualcosa<br />
che solo Dio può donare; solo<br />
Lui, infatti, può rimettere i peccati.<br />
Per questo Gesù ha voluto porre<br />
nella sua preghiera, il Padre Nostro,<br />
la richiesta del perdono inteso come<br />
dono che proviene dal Padre<br />
che è nei cieli e che l’uomo mai è in<br />
grado <strong>di</strong> donare se prima non l’ha<br />
ricevuto come, appunto, grazia.<br />
Se – come è vero in modo or<strong>di</strong>nario<br />
– gratia supponit naturam, è<br />
anche vero che, talune volte, Dio –<br />
come nella vita dell’apostolo Pao lo<br />
– decide <strong>di</strong> sovvertire tale rapporto<br />
per manifestare, al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong><br />
ogni dubbio, la piena gratuità del<br />
perdono e della sua tenerezza nei<br />
confronti dell’uomo peccatore, in<br />
qualunque situazione egli si trovi.<br />
Così, padre <strong>Leopoldo</strong> – col suo<br />
fisico sgraziato e la sua parola impacciata<br />
– mostra in maniera eloquente<br />
una fecon<strong>di</strong>tà e potenza<br />
che ci <strong>di</strong>cono come Dio – e solamente<br />
Lui – si sia reso presente e<br />
abbia agito nelle parole e nei gesti<br />
dell’umile frate cappuccino.<br />
San <strong>Leopoldo</strong>, in questo Anno<br />
giubilare della Misericor<strong>di</strong>a, ci è<br />
stato in<strong>di</strong>cato da papa Francesco<br />
come esempio mirabile del confessore;<br />
in lui ve<strong>di</strong>amo come la grazia<br />
si attinge <strong>di</strong>rettamente dalla Croce<br />
<strong>di</strong> Cristo, dal suo <strong>san</strong>gue, e non<br />
dagli uomini e dalle loro risorse.<br />
Il piccolo frate dalmata ci ricorda,<br />
quin<strong>di</strong>, che solo Dio è l’artefice<br />
della conversione delle anime e<br />
che ogni anima, in qualunque situazione<br />
si trovi, appartiene solo e<br />
unicamente al Crocifisso.<br />
La confessione<br />
non è accompagnamento<br />
psicologico<br />
Come anche altri gran<strong>di</strong> ministri<br />
del sacramento della riconciliazione,<br />
padre <strong>Leopoldo</strong> ci ricorda che,<br />
in tale sacramento, tutto viene da<br />
Dio e che la confessione è altra cosa<br />
rispetto all’accompagnamento<br />
psicologico o il cammino pedagogico.<br />
Il sacramento della confessione<br />
non deve ridursi a parole<br />
e gesti umani che svuotano, fino<br />
a vanificarlo, il sacramento dalla<br />
grazia e dal <strong>san</strong>gue <strong>di</strong> Cristo; infatti,<br />
nel sacramento della riconciliazione,<br />
tutto avviene nell’amore<br />
<strong>di</strong> Dio che si esprime in pienezza<br />
nella croce <strong>di</strong> Cristo e nel suo <strong>san</strong>gue<br />
versato.<br />
Perdere <strong>di</strong> vista tutto ciò significa<br />
smarrire il senso del sacramento<br />
della penitenza/riconciliazione,<br />
decadendo a una pura pratica<br />
umana. Desidero qui richiamare<br />
due altre gran<strong>di</strong> figure <strong>di</strong> confessori<br />
– ministri della Divina Mise-<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 17
▶ in padre leopoldo imponenti doni <strong>di</strong> grazia<br />
ricor<strong>di</strong>a – che, come <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>,<br />
passarono molta parte della loro<br />
vita in confessionale. Mi riferisco a<br />
<strong>san</strong> Pio da Pietrelcina e a <strong>san</strong> Giovanni<br />
Maria Vianney, il <strong>san</strong>to curato<br />
d’Ars. Essi, come padre <strong>Leopoldo</strong>,<br />
fecero davvero del ministero<br />
della confessione il centro del loro<br />
sacerdozio e giunsero anche a stare<br />
in confessionale, in modo continuato,<br />
dalle quin<strong>di</strong>ci alle <strong>di</strong>ciotto<br />
ore al giorno.<br />
Mons. Moraglia venera le spoglie mortali <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
Padre <strong>Leopoldo</strong> – come confessore<br />
– fu ritenuto, a torto, dagli<br />
stessi confratelli <strong>di</strong> manica eccessivamente<br />
larga; lo accusavano <strong>di</strong><br />
perdonare tutti senza aver richiesto<br />
il necessario pentimento, fu<br />
ritenuto troppo indulgente nell’andare<br />
incontro ai peccatori e sembrava<br />
esser troppo accon<strong>di</strong>scendente;<br />
tale <strong>di</strong>ceria – come spesso<br />
accade – si <strong>di</strong>ffuse soprattutto per<br />
l’azione inces<strong>san</strong>te <strong>di</strong> chi non era<br />
benevolo nei suoi confronti.<br />
Ma ciò non corrisponde al vero.<br />
In lui, in realtà, vi era una concezione<br />
esigente e teologicamente<br />
ineccepibile della misericor<strong>di</strong>a solo<br />
che, come avviene nei veri ministri<br />
del sacramento della riconciliazione<br />
e <strong>di</strong>versamente da chi non ha<br />
penetrato la realtà profonda <strong>di</strong> tale<br />
ministero, era lui – il confessore –<br />
che spesso si sostituiva al penitente<br />
e prendeva su <strong>di</strong> sé il carico delle<br />
mortificazioni che i suoi penitenti<br />
non erano ancora in grado <strong>di</strong> fare.<br />
Lotta contro il peccato<br />
Sì, parlar troppo facilmente <strong>di</strong><br />
perdono vuol <strong>di</strong>re aver smarrito<br />
il senso del peccato. Questo, però,<br />
non fu il caso <strong>di</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć<br />
che «anima e corpo» si era dato<br />
a vivere la drammatica realtà del<br />
sacramento del perdono. Non erano<br />
rare le notti <strong>di</strong> sofferenza in cui<br />
l’umile fraticello riviveva le ore<br />
trascorse da Gesù nell’orto degli<br />
Ulivi. Ed è significativo che solo la<br />
parola del suo confessore – nel sacramento<br />
– gli donasse tranquillità<br />
e lo ristabilisse nella pace.<br />
Non <strong>di</strong>mentichiamo, comunque,<br />
il modo in cui padre <strong>Leopoldo</strong> trattava<br />
quelli che – per opportunità,<br />
per abitu<strong>di</strong>ne o, ad<strong>di</strong>rittura, per<br />
metterlo alla prova – andavano al<br />
suo confessionale senza dolore o<br />
desiderio <strong>di</strong> conversione.<br />
Un giorno, dopo averle tentate<br />
tutte con un penitente particolarmente<br />
in<strong>di</strong>sponente e che, in<br />
modo ostinato, <strong>di</strong>fendeva i suoi<br />
peccati e rispondeva con ironia e<br />
derisione alle parole del frate, <strong>di</strong><br />
colpo scattò in pie<strong>di</strong> e ad alta voce<br />
esclamò: «Se ne vada! se ne vada!<br />
Lei si mette dalla parte dei maledetti<br />
<strong>di</strong> Dio!». Innanzi a quella<br />
reazione del tutto inaspettata, da<br />
parte del mite fraticello, l’uomo si<br />
buttò a terra piangendo e chiedendo<br />
perdono. Allora padre <strong>Leopoldo</strong>,<br />
sollevandolo prontamente con<br />
affetto e tenerezza, gli <strong>di</strong>sse: «Ve<strong>di</strong>,<br />
ora sei <strong>di</strong> nuovo mio fratello».<br />
Altre volte usciva dalla sua<br />
celletta confessionale e si in<strong>di</strong>rizzava,<br />
con decisione, verso una persona<br />
e la conduceva <strong>di</strong>rettamente<br />
in confessionale aiutando, in tal<br />
modo, chi da solo non avrebbe<br />
avuto la forza a compiere l’ultimo<br />
passo verso il perdono <strong>di</strong> Dio.<br />
Richiamo, infine, quanto <strong>di</strong>sse<br />
<strong>san</strong> Giovanni Paolo II nell’omelia<br />
della canonizzazione <strong>di</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
Man<strong>di</strong>ć circa lo spirito ecumenico<br />
che, in ogni momento della<br />
vita, pervase il piccolo fraticello<br />
dalmata: «…aveva uno spirito<br />
ecumenico così grande da offrirsi<br />
vittima al Signore con dono quoti<strong>di</strong>ano<br />
perché si ricostituisse la<br />
piena unità tra la Chiesa latina e<br />
quelle orientali».<br />
Insieme al ministero del perdono,<br />
in <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć vi fu<br />
l’anelito all’unità dei cristiani. Sì,<br />
l’ecumenismo fu l’altra grande vocazione<br />
<strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć ,<br />
frate cappuccino, dalmata, piccolo<br />
<strong>di</strong> statura ma grande agli occhi<br />
<strong>di</strong> Dio per il ministero silenzioso,<br />
nascosto e sofferto del perdono<br />
donato, per grazia, nel <strong>san</strong>gue del<br />
Cristo crocifisso.<br />
Ci aiuti <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> […] a riscoprire<br />
il senso del peccato e del<br />
perdono e a sentire, in noi e nelle<br />
nostre comunità, la bellezza e la<br />
gioia <strong>di</strong> una vita realmente riconciliata<br />
nell’amore <strong>di</strong> Dio. P<br />
(Titoletti redazionali)<br />
18 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 19
SAN LEOPOLDO,<br />
IERI E OGGI<br />
Gruppo <strong>di</strong> preghiera<br />
«San <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć» a Roma<br />
◼ DI LORY D’ONOFRIO<br />
All’indomani dell’iniziativa<br />
<strong>di</strong> papa Francesco<br />
<strong>di</strong> far portare a Roma le<br />
spoglie mortali <strong>di</strong> padre<br />
Pio e <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>, ho<br />
avuto l’idea – insieme all’animatrice<br />
Francesca Martino Montrone<br />
del Gruppo <strong>di</strong> preghiera <strong>di</strong> padre<br />
Pio presso il Policlinico Umberto I<br />
<strong>di</strong> Roma intitolato a San <strong>Leopoldo</strong><br />
Man<strong>di</strong>ć – <strong>di</strong> confezionare un quadro<br />
con l’effige del <strong>san</strong>to da affiancare<br />
a quello <strong>di</strong> padre Pio già esposto<br />
nella cappella.<br />
Il Gruppo <strong>di</strong> preghiera «San<br />
<strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>ć » è stato fondato<br />
nel 1982 dal cappuccino padre<br />
Umile Ghetti e, dopo alcuni anni<br />
<strong>di</strong> interruzione dovuti al trasferimento<br />
<strong>di</strong> padre Umile, fu rifondato<br />
da mons. Pietro Bongiovanni nel<br />
2000. Il gruppo si riunisce la prima<br />
domenica del mese alle 10 nell’antichissima<br />
cappella centrale del<br />
Policlinico Umberto I. La cappella,<br />
intitolata a <strong>san</strong> Giovanni Paolo II, è<br />
stata ristrutturata nel 2007 da padre<br />
Marko Ivan Rupnik che ha de<strong>di</strong>cato<br />
a <strong>san</strong> Pio da Pietrelcina una<br />
intera parete <strong>di</strong> mosaici dorati.<br />
Il mio desiderio <strong>di</strong> vedere accanto<br />
al quadro <strong>di</strong> padre Pio quello <strong>di</strong><br />
<strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> (donato dal convento<br />
<strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> <strong>di</strong> Padova) si è<br />
realizzato lo scorso 8 maggio nel<br />
corso <strong>di</strong> una bella cerimonia presieduta<br />
da don Telesforo Kowalski,<br />
primo cappellano e <strong>di</strong>rettore spirituale<br />
del gruppo, cui hanno preso<br />
parte ammalati, parenti, me<strong>di</strong>ci,<br />
infermieri e personale socio-<strong>san</strong>itario.<br />
P<br />
La reliquia del <strong>san</strong>to confessore a Limena<br />
per la mostra e la processione dell’Assunta<br />
Nel cuore dello scorso agosto, in<br />
preparazione della sagra dell’Assunta,<br />
la parrocchia <strong>di</strong> Limena<br />
(PD) ha allestito presso l’oratorio<br />
della B.V. del Rosario una mostra<br />
della durata <strong>di</strong> una settimana.<br />
Quest’anno la mostra ha avuto<br />
come tema la misericor<strong>di</strong>a. Oltre<br />
all’antica statua lignea della Madonna<br />
Assunta, recentemente restaurata,<br />
si è potuto ammirare la<br />
riproduzione del quadro Le Opere<br />
<strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a del Caravaggio e la<br />
presentazione, tramite alcuni pannelli,<br />
delle <strong>di</strong>verse attività con cui<br />
la parrocchia, guidata da don Paolo<br />
Scalco, cerca <strong>di</strong> concretizzare<br />
nel territorio le opere <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a.<br />
Ma la novità importante è stata<br />
la «presenza» <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>.<br />
Coloro che hanno partecipato alla<br />
processione (foto sotto) e visitato<br />
la mostra, oltre ad essere estremamente<br />
sorpresi, hanno apprezzato<br />
la possibilità <strong>di</strong> vedere da vicino e<br />
venerare la reliquia del <strong>san</strong>to confessore<br />
padovano. P<br />
a cura della Redazione<br />
26 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
San <strong>Leopoldo</strong><br />
al Giubileo «antoniano»<br />
L’ Arciconfraternita <strong>di</strong> <strong>san</strong>t’Antonio, nel<br />
contesto dell’Anno giubilare, ha organizzato<br />
un pellegrinaggio per tutte le<br />
confraternite, pie unioni e associazioni<br />
intitolate al <strong>san</strong>to <strong>di</strong> Padova. Sabato 24<br />
settembre, nello Stu<strong>di</strong>o teologico della<br />
Basilica antoniana, è stato proposto un<br />
momento <strong>di</strong> formazione religiosa sulla<br />
misericor<strong>di</strong>a vissuta e pre<strong>di</strong>cata dai due<br />
<strong>san</strong>ti francescani legati in modo speciale<br />
alla città: «La Misericor<strong>di</strong>a nella vita<br />
e nell’opera <strong>di</strong> s. Antonio <strong>di</strong> Padova» (fr.<br />
Luciano Bertazzo, OFM Conv. <strong>di</strong>rettore<br />
del Centro Stu<strong>di</strong> Antoniani) e «Il ministero<br />
<strong>di</strong> Misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> s. <strong>Leopoldo</strong> M.» (fr.<br />
Giovanni Lazzara, OFM Cap. <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong><br />
<strong>Portavoce</strong> <strong>di</strong> San <strong>Leopoldo</strong>). Domenica 25,<br />
solenne processione dei confratelli, con<br />
i loro caratteristici abiti e insegne, dal<br />
<strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>, compatrono<br />
del Giubileo straor<strong>di</strong>nario, alla Basilica<br />
del Santo. P<br />
a cura della Redazione<br />
Memoriale dei dalmati a Monte Grisa, Trieste. Un quadro<br />
raffigurante <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> campeggia nel nuovo «Memoriale<br />
dei dalmati» allestito all’interno del <strong>san</strong>tuario mariano <strong>di</strong><br />
Monte Grisa sopra Trieste. Gli altri quadri presentano dalmati<br />
illustri, come i due papi Caio e Giovanni IV, e i <strong>san</strong>ti Girolamo<br />
da Stridone e Doimo, vescovo <strong>di</strong> Salona<br />
Nuova cappella in Brasile. Il 31 luglio <strong>2016</strong> è stata inaugurata<br />
una cappella privata in onore <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>. Il piccolo<br />
e<strong>di</strong>ficio sacro, che si trova ad Antonina, nello stato brasiliano<br />
del Paraná, conserva al suo interno una statua del <strong>san</strong>to<br />
cappuccino donata nel 1984 alla signora Dioneia de Oliveira<br />
Withers dal cappuccino fra Michele da Loreggiola, suo<br />
confessore e consigliere spirituale, grande devoto <strong>di</strong> <strong>san</strong><br />
<strong>Leopoldo</strong> e promotore della sua devozione. La breve cerimonia<br />
d’inaugurazione si è svolta con una eucaristia celebrata<br />
dai ff. Inocêncio Rossa e Juarez De Bona
VITA<br />
DEL SANTUARIO<br />
11.5.<strong>2016</strong>: gruppo da Vezzano (TN) con don Paolo e don Renato<br />
21.5.<strong>2016</strong>: pellegrinaggio Padova-Roma in bicicletta del gruppo<br />
sportivo della Polizia locale <strong>di</strong> Padova (al centro, a fianco <strong>di</strong> p.<br />
Flaviano Gusella, il comandante Paolocci e l'assessore Saia)<br />
Dall’11 luglio al 9 ottobre <strong>2016</strong>, hanno visitato il nostro<br />
<strong>san</strong>tuario 210 gruppi organizzati, per un totale <strong>di</strong> 10.680<br />
pellegrini, provenienti da: Agropoli (SA), Ajaccio (Corsica),<br />
Ales<strong>san</strong>dria, Altamura (BA), Andria (BT), Annandale<br />
(Usa), Arsego (PD), Arsiero (VI), Asunción (Paraguay),<br />
Bad Eilsen (Germania), Beirut (Libano), Belišće (Croazia),<br />
Bergamo, Bologna, Bovolone (VR), Bratislava (Slovacchia),<br />
Brescia, Bresega <strong>di</strong> Ponso (PD), Cadoneghe (PD), Cagliari,<br />
Camposampiero (PD), Capizzi ( ME), Caramagna Piemonte<br />
(CN), Caravate (VA), Carbonara (PD), Casale Monferrato (AL),<br />
Cassola (VI), Castelfranco Veneto (TV), Cava dei Tirreni (SA),<br />
Ceregnano e Borsea (RO), Ceriano Laghetto (MB), Cinto<br />
Caomaggiore (VE), Clare (Irlanda), Conegliano (TV), Conselve<br />
(PD), Feltre (BL), Cortile <strong>di</strong> Carpi (MO), Cracovia (Polonia),<br />
Desio (MB), Divignano (NO), Dlheklcovo (Slovacchia), Farra <strong>di</strong><br />
Soligo (TV), Fatima (portogallo), Feldkirch (Austria), Firenze,<br />
Fornacelle (PO), Fratte (PD), Frontone Marche (PU), Gondomar<br />
(Portogallo), Gracciano (SI), Hrenovice (Slovenia), Imola (BO),<br />
Isernia, Katowice (Polonia), Kelkheim (Germania), Krupina<br />
(Slovacchia), Legnago (VR), Lubiana (Slovenia), Lugano<br />
(Svizzera), Magenta (MI), Manfredonia (FG), Mannheim –<br />
Mosbach (Germania), Maribor (Slovenia), Meano <strong>di</strong> Trento,<br />
Gazza<strong>di</strong>na (TN), Medjugorje (Bosnia-Erzegovina), Messina,<br />
Mestre (VE), Milano, Miren (Slovenia), Monaco (Germania),<br />
Monasterolo del Castello (BG), Mondovì (CN), Montecchio<br />
Maggiore (VI), Montemerlo (PD), Montona (Croazia), Mostar<br />
(Bosnia-Erzegovina), Mottola (TA), Muratello <strong>di</strong> Nave (BS),<br />
Neuchâtel (Svizzera), Novoledo (VI), Osijek (Croazia), Ozalj<br />
(Croazia), Palermo, Parenzo (Croazia), Pásztó (Ungheria),<br />
Pergine Valsugana (TN), Pesaro, Pfaffenhofen (Germania),<br />
Piekary Śląskie (Polonia), Pola (Croazia), Polesine Parmense<br />
(PR), Poznań (Polonia), Prato, Priverno (LT), Reggio Emilia,<br />
Riano (Roma), Riese Pio X (TV), Roma, Romagnano Sesia<br />
(NO), Romano <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a (BG), Roverbella (MN), Roveredo<br />
in Piano (PN), Salisburgo (Austria), Salsomaggiore (PR),<br />
San Paolo (Brasile), San Pietro Viminario (PD), Sant’Antonio<br />
Abate (NA), Santiago (Cile), São José do Rio Preto (Brasile),<br />
Scaldaferro (VI), Caselle <strong>di</strong> Selvazzano (PD), Šempeter<br />
(Slovenia), Široki Brijeg (Bosnia-Erzegovina), Spalato<br />
(Croazia), Subotica (Serbia), Sydney (Australia), Tamil Nadu<br />
(In<strong>di</strong>a), Tilarán (Costa Rica), Torrebelvicino (VI), Trento,<br />
Trieste, Tuscolano Maderno (BS), Užhorod (Ucraina), Varín<br />
(Slovacchia), Velika Gorica (Croazia), Venezia, Verona,<br />
Vicenza, Vienna (Austria), Vieste (FG), Vigevano (PV),<br />
Vimercate (MI), Visnadello (TV), Viterbo, Vlocky (Polonia),<br />
Voltabarozzo (PD), Zagabria (Croazia), Zara (Croazia), Żerniki<br />
(Polonia), Zugliano (VI), Thiene (VI), Zurigo (Svizzera) e inoltre<br />
da altre località <strong>di</strong> Croazia, Slovenia, Germania, Austria,<br />
Francia, Slovacchia, Usa e Polonia.<br />
22.5.<strong>2016</strong>: coro parrocchiale <strong>di</strong> Bagnoli (PD)<br />
28.5.<strong>2016</strong>: pellegrini della parrocchia <strong>di</strong> Tessera (VE)<br />
28 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong><br />
◀ 22.5.<strong>2016</strong>: sacerdoti della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Mantova. A Padova<br />
hanno visitato anche il <strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> (al centro il<br />
vescovo <strong>di</strong> Padova, Clau<strong>di</strong>o e quello <strong>di</strong> Mantova alle sue spalle)
◀ 27.5.<strong>2016</strong>:<br />
pellegrini dal Paraguay<br />
con p. Mariosvaldo<br />
e altri cappuccini<br />
2.6.<strong>2016</strong>: pellegrini da Bollate (MI)<br />
5.6.<strong>2016</strong>: pellegrini giunti a pie<strong>di</strong> da Lova-Santa<br />
Giustina (VE)<br />
6.6.<strong>2016</strong>: religiose della congregazione delle Figlie della<br />
Presentazione <strong>di</strong> Nostro Signore al Tempio<br />
7.6.<strong>2016</strong>: i sacerdoti della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Padova, or<strong>di</strong>nati nel 1992,<br />
hanno celebrato l'anniversario della loro or<strong>di</strong>nazione sacerdotale<br />
presso le spoglie mortali <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
9.6.<strong>2016</strong>: 25mo anniversario <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nazione sacerdotale dei sacerdoti della<br />
<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Padova<br />
12.6.<strong>2016</strong>: chierichetti della parrocchia Maria<br />
Ausiliatrice dei salesiani <strong>di</strong> Chioggia<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 29
▶ vita del <strong>san</strong>tuario<br />
12.6.<strong>2016</strong>: assieme a p. Giovanni Lazzara, Pietro Benelli<br />
da Offanengo (CR) con la moglie, figli e nipoti pellegrini al<br />
<strong>san</strong>tuario per il 50° <strong>di</strong> devozione della famiglia a <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong><br />
12.6.<strong>2016</strong>: parrocchia <strong>di</strong> Santa Rita in Mestre con il parroco don<br />
Gianfranco Gomiero<br />
◀ 16.6.<strong>2016</strong>: gruppo <strong>di</strong><br />
pensionati della <strong>di</strong>tta<br />
Burgopack <strong>di</strong> Lugo <strong>di</strong><br />
Vicenza<br />
▼ 21.6.<strong>2016</strong>: sacerdoti<br />
dalla Corea del Sud<br />
▲ 15.6.<strong>2016</strong>: gruppo «Movimento Terza Età»<br />
<strong>di</strong> Codogno (LO) con don Pierluigi Bosio<br />
▶<br />
19.6.<strong>2016</strong>:<br />
gruppo OFS <strong>di</strong> Mestre<br />
in pellegrinaggio<br />
30 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
24.6.<strong>2016</strong>: suore Francescane <strong>di</strong> Gemona del Friuli (UD)<br />
4.7.<strong>2016</strong>: pellegrini da Porto Rico (Usa)<br />
4.7.<strong>2016</strong>: suore in<strong>di</strong>ane del Pime 20.7.<strong>2016</strong>: studenti <strong>di</strong> teologia del seminario <strong>di</strong> Spalato<br />
(Croazia) assieme a fr. Juro, cappuccino<br />
◀ 11.7.<strong>2016</strong>:<br />
pellegrini da Marcallo<br />
con Casone e Boffalora<br />
Sopra Ticino (MI)<br />
con don Riccardo<br />
19.9.<strong>2016</strong>: alla presenza dei ministri provinciali e <strong>di</strong> frati<br />
delle Province veneta e <strong>di</strong> Milano, una decina <strong>di</strong> cappuccini<br />
ha celebrato il giubileo <strong>di</strong> vita religiosa e sacerdotale.<br />
Fra Roberto Genuin, provinciale veneto, ha ricordato che<br />
questi frati rivelano la «cura provvidente <strong>di</strong> Dio verso <strong>di</strong><br />
noi» e aiutano a «fare memoria della bellezza <strong>di</strong> Dio che<br />
durante gli anni ci ha indotto a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sì»<br />
ADDIO P. SEMPLICIANO<br />
Si sono svolti mercoledì 12 ottobre<br />
nel <strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> i funerali<br />
<strong>di</strong> p. Sempliciano De Paoli, morto<br />
improvvisamente domenica 9 all’età<br />
<strong>di</strong> 86 anni. Le esequie sono state<br />
presiedute dal ministro provinciale dei<br />
cappuccini, p. Roberto Genuin. Originario<br />
<strong>di</strong> Alano <strong>di</strong> Piave (BL), p. Sempliciano<br />
risiedeva da tre<strong>di</strong>ci anni a Padova,<br />
dov’era <strong>di</strong>ventato una figura conosciuta<br />
e apprezzata per il suo servizio come<br />
confessore in <strong>san</strong>tuario. Vivo il cordoglio<br />
<strong>di</strong> tutti i suoi penitenti, che in lui<br />
trovavano una guida illuminata, saggia, prudente e misericor<strong>di</strong>osa,<br />
come lo fu <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong>, al quale si ispirava. Prima <strong>di</strong> arrivare a<br />
Padova, tra il 1960 e il 1987 era stato insegnante <strong>di</strong> Filosofia a U<strong>di</strong>ne,<br />
poi superiore a Verona e a Villafranca <strong>di</strong> Verona.<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 31
INDICI<br />
<strong>Portavoce</strong> <strong>2016</strong><br />
Il primo numero si riferisce alla rivista,<br />
il secondo al numero <strong>di</strong> pagina<br />
Ai lettori <strong>di</strong> Giovanni Lazzara<br />
Antidoti contro l’in<strong>di</strong>fferenza 1, 3<br />
Porta Santa, anche in «uscita» 2, 3<br />
Vocazione e felicità 3, 3<br />
Abbiamo viste cose meravigliose 4, 4<br />
Il mese del cuore 5, 3<br />
Piccolo, grande <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> 6, 3<br />
La sobrietà come cura del creato 7, 3<br />
«Luci» per un nuovo anno<br />
8, II <strong>di</strong> cop.<br />
Natale. C'è un dono per te 9, 3<br />
Lettere a <strong>Portavoce</strong> <strong>di</strong> Aurelio Blasotti<br />
1, 4; 2, 4; 3, 4; 4, 5; 5, 6; 6, 4; 7, 4; 9, 4<br />
La voce del <strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> Flaviano G. Gusella<br />
Il <strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> sarà chiesa giubilare 1, 6<br />
Commozione, stupore, impegno 2, 6<br />
Padre <strong>Leopoldo</strong> e la fede dei semplici 3, 6<br />
Caro papa Francesco 5, 4<br />
Con <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> a Zagabria 6, 6<br />
Il concilio ortodosso, un traguardo e un nuovo inizio 7, 6<br />
L' anima mia magnifica il Signore<br />
8, III <strong>di</strong> cop<br />
La sua misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> generazione in generazione 9, 6<br />
Attualità ecclesiale<br />
La misericor<strong>di</strong>a fa fiorire la vita Consiglio permanente CEI 1, 4<br />
Il mistero umano inizia<br />
nove mesi prima <strong>di</strong> Giovanni Lazzara 1, 10<br />
Chiamati per annunciare a tutti le opere<br />
meravigliose <strong>di</strong> Dio a cura <strong>di</strong> Giovanni Lazzara 1, 14<br />
Il martirio <strong>di</strong> 26 frati cappuccini<br />
uccisi dagli anarchici spagnoli <strong>di</strong> fr. Mauro Jöhri 2, 17<br />
La vocazione nasce nella Chiesa <strong>di</strong> papa Francesco 3, 8<br />
La vita consacrata per l’unità dei cristiani <strong>di</strong> Paolo Cocco 3, 10<br />
Giubileo: cose da sapere a cura della Redazione 3, 14<br />
«Amoris Laetitia»: la bellezza della famiglia<br />
secondo Francesco a cura della Redazione 5, 9<br />
Il Papa e Kirill: l’unità si fa<br />
camminando insieme <strong>di</strong> Riccardo Burigana 5, 13<br />
Vita consacrata ed ecumenismo <strong>di</strong> Paolo Cocco 5, 15<br />
Chiesa missionaria, testimone <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Francesco 7, 8<br />
Cappuccini in Angola. Una storia <strong>di</strong> vangelo,<br />
popolo e fiducia nella provvidenza <strong>di</strong> Gabriele Bortolami 7, 10<br />
Natale con <strong>san</strong> Francesco. Una finestra<br />
sul mistero <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> Ugo Secon<strong>di</strong>n 9, 8<br />
In Serbia, nello spirito <strong>di</strong> <strong>san</strong> <strong>Leopoldo</strong> <strong>di</strong> Paolo Cocco 9, 10<br />
Periscopio cattolico a cura <strong>di</strong> Giovanni Lazzara 2, 12; 6, 8<br />
Notiziario ecumenico a cura <strong>di</strong> Flaviano G. Gusella 2, 22<br />
Fede & vita<br />
Simboli biblici <strong>di</strong> Roberto Ta<strong>di</strong>ello<br />
11 > L’esilio e il ritorno alla propria terra,<br />
immagini del ritorno a Dio 1, 18<br />
12 > L’acqua che vivifica, acqua che purifica 3, 16<br />
Volti della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Gianluigi Pasquale<br />
2 > Santa Faustina Kowalska,<br />
l’apostola della Divina Misericor<strong>di</strong>a 1, 21<br />
3 > San Giovanni Calabria.<br />
Quando alla bontà non si nega nulla 2, 25<br />
«Don Calabria e padre <strong>Leopoldo</strong> erano legati da un vincolo<br />
<strong>di</strong> amicizia». I ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> fratel Vittorino <strong>di</strong> G. Lazzara 2, 28<br />
4 > Beata Elisabetta Vendramini.<br />
Vide le «stimmate» nei bambini 3, 22<br />
5 > San <strong>Leopoldo</strong> Man<strong>di</strong>c´. La misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dio<br />
è superiore a ogni attesa 4, 30<br />
6 > Beato Andrea Giacinto Longhin.<br />
Un vescovo con la sua Chiesa 5, 19<br />
7 > Beato Marco d’Aviano. Profeta <strong>di</strong>sarmato<br />
della misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong>vina 6, 10<br />
8 > Santa Maria Bertilla Boscar<strong>di</strong>n,<br />
misericor<strong>di</strong>a per gli ammalati 7, 14<br />
9 > Fra Clau<strong>di</strong>o Granzotto,<br />
(s)cultore della bellezza francescana 9, 13<br />
Il «Padre Nostro», la preghiera <strong>di</strong> Gesù a cura <strong>di</strong> Carlo Roccati<br />
1 > Gesù insegna a pregare 1, 24<br />
2 > «Padre nostro che sei nei cieli» 3, 20<br />
La vita dei cristiani e il potere civile <strong>di</strong> Luca Bianchi 2, 30<br />
Finalmente tutti gli scritti<br />
<strong>di</strong> padre <strong>Leopoldo</strong> <strong>di</strong> mons. Mansueto Bianchi 2, 34<br />
L’amore vero sfida il tempo a cura <strong>di</strong> Giovanni Lazzara 7, 17<br />
San <strong>Leopoldo</strong>, ieri e oggi<br />
San <strong>Leopoldo</strong> a Roma<br />
Il bisogno <strong>di</strong> andare oltre <strong>di</strong> Piergiacomo Maria Boffelli 4, 8<br />
Camminiamo sulla strada dove ci hanno preceduto<br />
tanti <strong>san</strong>ti <strong>di</strong> Angelo card. Comastri 4, 9<br />
Il Papa ai cappuccini:<br />
siate uomini <strong>di</strong> perdono <strong>di</strong> Francesco 4, 11<br />
A chi chiede viene dato… <strong>di</strong> Mauro Jöhri 4, 12<br />
La via del <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> Rino mons. Fisichella 4, 14<br />
Un impegno: essere uomini <strong>di</strong> perdono,<br />
riconciliazione, pace <strong>di</strong> Mauro Jöhri 4, 16<br />
Arte in <strong>san</strong>tuario <strong>di</strong> Anna Artmann<br />
1 > La «Glorificazione» del Dinetto 9, 22<br />
38 | <strong>Portavoce</strong> | <strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong>
Agli associati<br />
e a tutti i nostri<br />
affezionati lettori,<br />
auguri <strong>di</strong> Buon Natale!<br />
<strong>di</strong>cembre <strong>2016</strong> | <strong>Portavoce</strong> | 39
Anche con te siamo<br />
PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO<br />
ORARI DEL SANTUARIO<br />
APERTURA<br />
Chiesa<br />
ore 6.00-12.00 / 15.00-19.00<br />
Cappella del <strong>san</strong>to<br />
ore 7.00-12.00 / 15.00-19.00<br />
PENITENZIERIA<br />
Festivo<br />
ore 6.15-12.00 / 15.00-19.00<br />
Feriale<br />
ore 7.00-12.00 / 15.00-19.00<br />
Il lunedì pomeriggio i frati sono<br />
impegnati in comunità, pertanto<br />
non sono <strong>di</strong>sponibili<br />
per le confessioni<br />
SANTE MESSE<br />
Festivo<br />
ore 6.30, 7.45, 9.00, 10.15,<br />
11.30, 16.00, 18.00<br />
Sabato pomeriggio e vigilia<br />
delle feste <strong>san</strong>te messe festive<br />
ore 16.00, 18.00<br />
Feriale<br />
ore 7.00, 8.30, 10.00, 18.00<br />
PER RICEVERE LA RIVISTA<br />
QUOTA ASSOCIATIVA PER IL 2017:<br />
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PUOI FARE IL VERSAMENTO:<br />
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PREGARE CON I FRATI<br />
Al mattino ore 6.20:<br />
celebrazioni delle Lo<strong>di</strong>,<br />
me<strong>di</strong>tazione e s. messa.<br />
Alla sera ore 19.00:<br />
recita del <strong>san</strong>to rosario<br />
e Vespri (giovedì: adorazione<br />
eucaristica e Vespri)<br />
PELLEGRINAGGI<br />
Per informazioni o prenotazioni,<br />
telefonare al numero<br />
049 8802727 (orario <strong>di</strong> ufficio),<br />
email: info@leopoldoman<strong>di</strong>c.it<br />
Chie<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care il numero<br />
dei pellegrini, la data e l’ora prevista<br />
dell’arrivo, la necessità <strong>di</strong> una<br />
presentazione del <strong>san</strong>tuario,<br />
la vostra intenzione <strong>di</strong> partecipare<br />
a una funzione religiosa<br />
o <strong>di</strong> celebrare la <strong>san</strong>ta messa<br />
con un sacerdote del vostro gruppo.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo che il <strong>san</strong>tuario<br />
rimane chiuso dalle 12 alle 15<br />
I<br />
IN CASO DI MANCATO RECAPITO, RINVIARE ALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA C.M.P., DETENTORE<br />
DEL CONTO, PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA