La Toscana supplemento
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TOSCANA<br />
la<br />
SAN MINIATO<br />
Storia, arte, cultura,<br />
enogastronomia<br />
e tradizioni, nel cuore<br />
della <strong>Toscana</strong><br />
Supplemento al numero 10 de "<strong>La</strong> <strong>Toscana</strong>" Novembre 2016
Truffle<br />
in the heart of<br />
Tuscany<br />
46^ MOSTRA MERCATO NAZIONALE<br />
TARTUFO BIANCO<br />
DI SAN MINIATO<br />
Il Tartufo nel cuore della <strong>Toscana</strong><br />
Pisa > San Miniato<br />
12-13, 19-20, 26-27<br />
novembre 2016<br />
GRUPPOSCOTTI.IT<br />
www.sanminiatopromozione.it
Sommario<br />
Fondazione San<br />
Miniato Promozione<br />
<strong>La</strong> Fondazione ha il fine di promuovere il territorio<br />
di San Miniato attraverso il suo sviluppo turistico,<br />
culturale, produttivo, ambientale e paesaggistico.<br />
In particolare la Fondazione persegue lo scopo di:<br />
diffondere la conoscenza, promuovere, contribuire a<br />
curare e valorizzare il patrimonio artistico, museale<br />
e culturale nonché le tradizioni, anche sportive, del<br />
territorio del comune di San Miniato, con speciale<br />
riguardo all'attività di accoglienza e di informazione<br />
turistica locale oltre all'attività turistico-ricettiva e della<br />
ristorazione del territorio del comune; promuovere,<br />
valorizzare, diffondere la conoscenza dei prodotti<br />
tipici dell'agricoltura, dell'artigianato, e dell'industria<br />
sanminiatesi.<br />
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30<br />
<strong>La</strong> 46^ Mostra Mercato del Tartufo Bianco a San Miniato<br />
<strong>La</strong> casa-museo di Dilvo Lotti<br />
Il C.R.A. - Centro Raccolta Arte<br />
Pinocchio torna al Pinocchio<br />
<strong>La</strong> personale di Gabriele Erno Palandri<br />
Quasi Pinocchio, mostra e spettacolo<br />
I racconti di Giancarlo Pertici<br />
I 70 anni del Dramma Popolare di San Miniato<br />
I "Riverberi" di Roberto Braida alla Via Angelica<br />
San Miniato e la Via Francigena<br />
I primati del tartufo di San Miniato<br />
Installazioni d’arte a San Miniato<br />
Gli scatti fotografici di Veronica Gentile<br />
Rime sparse: le poesie di Saverio Chiti<br />
Ufficio Informazioni Turistiche<br />
Piazza del Popolo, 1<br />
56028 San Miniato (PI)<br />
Tel.: +39 057142745<br />
Fax: +39 057142745<br />
ufficio.turismo@sanminiatopromozione.it<br />
In copertina foto di Aurelio Cupelli<br />
la TOSCANA<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
dell’Associazione <strong>Toscana</strong> Cultura<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 5905 del 6-2-2013<br />
Iscriz. Roc. 23227<br />
C.F. e P. IVA 06314920486<br />
Anno 4 - Supplemento - Novembre 2016<br />
Poste Italiane SpA Spedizione in<br />
Abbonamento Postale D.L. 353/2003<br />
(conv.in L 27/02/2004 n°46)<br />
art.1 comma 1 C1/FI<br />
Direzione e Redazione:<br />
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www.toscanacultura.it<br />
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Direttore responsabile:<br />
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fabrizio.borghini@toscanacultura.it<br />
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Daniela Pronestì<br />
Capo redattore:<br />
Lorenzo Borghini<br />
Segretaria di redazione:<br />
Chiara Scali<br />
chiara.scali@toscanacultura.it<br />
Coordinamento editoriale:<br />
Lucia Raveggi<br />
lucia.raveggi@toscanacultura.it<br />
Testi:<br />
<strong>La</strong>ura Baldini<br />
Elia Billero<br />
Fabrizio Borghini<br />
Johara Camilletti<br />
Giovanni Corrieri<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Serena Di Paola<br />
Delio Fiordispina<br />
Filippo Lotti<br />
Andrea Mancini<br />
Daniela Pronestì<br />
Foto:<br />
Federica Antonelli<br />
Johara Camilletti<br />
Aurelio Cupelli<br />
Serena Di Paola<br />
Francesco Fiumalbi<br />
Veronica Gentile<br />
Luca Lupi<br />
Photoistanti<br />
Gianni Mattonai<br />
Erika Provvedi<br />
Danilo Puccioni<br />
Francesco Sgherri<br />
Smartarc<br />
Riccardo Vannetti<br />
Wikipedia<br />
Collaboratori:<br />
Veronica Santoli<br />
Aurelio Cupelli<br />
Fotografo<br />
Nato ad Amandola, in provincia di Ascoli Piceno, cinquant’anni fa, vive<br />
a San Miniato da sempre; coltiva la passione per la fotografia dall’età<br />
di 16 anni, quando acquistò la sua prima macchina fotografica.<br />
Negli anni ha maturato un rapporto con il proprio territorio, che lo ha<br />
portato ad una copiosa produzione di piccole edizioni autoprodotte e a<br />
numerose esposizioni fin dal 1988.<br />
Ha un blog “aurelio-vivereapierino”. Attraverso questa finestra,<br />
mostra, ai frequentatori della rete, la sua visione del mondo. Un diario<br />
quotidiano, di immagini e parole, su tutto ciò che incontra, vede,<br />
conosce e scopre. Così è divenuto un visitato zibaldone, ricolmo di<br />
memorie, riflessioni, appunti e soprattutto di immagini.<br />
Autoscatto di Aurelio Cupelli nel suo orto di Pierino, San Miniato, 2011
LA 46ª MOSTRA<br />
NAZIONALE DEL<br />
TARTUFO BIANCO<br />
DI SAN MINIATO<br />
di Delio Fiordispina<br />
Presidente Fondazione San Miniato Promozione<br />
Foto di Aurelio Cupelli e Photoistanti<br />
(Veronica Gentile e Gianni Mattonai)<br />
<strong>La</strong> Mostra Nazionale del Tartufo Bianco, che si svolgerà il<br />
12,13,19, 20, 26, 27 novembre a San Miniato, giunta alla<br />
46^ edizione, è divenuta una delle più importanti del settore<br />
e richiama decine di migliaia di visitatori ogni anno.<br />
Propone un programma ricco e di alta qualità; ogni week end sarà<br />
dedicato ad un tema diverso.<br />
<strong>La</strong> mostra si apre il 12 e 13 novembre pensando a Pinocchio, il burattino<br />
più famoso del mondo, che ha i suoi “natali” proprio a San<br />
Miniato Basso, recentemente ribattezzato Pinocchio. Sembra infatti<br />
che Carlo Lorenzini si sia ispirato proprio al nostro territorio per dare<br />
il nome alla sua creatura famosa in tutto il mondo, perché suo padre<br />
lavorava nella nostra zona. Proprio per questo, nel primo week end,<br />
Piazza del Seminario con gli stand della Mostra<br />
Officina del tartufo. Lo chef Marco Nebbiai presenta un cooking show<br />
e ai suoi 70 anni di storia gloriosa e d’eccellenza che ha portato sul<br />
palcoscenico di San Miniato i personaggi più prestigiosi del teatro<br />
italiano. Ci saranno incontri, performance teatrali ed una mostra sui<br />
manifesti delle 70 rappresentazioni. In questa settimana iI tartufo<br />
bianco incontra i prodotti di altri paesi europei, come quelli delle<br />
città gemellate di Villeneuve lez Avignon (Francia) e di Silly (Belgio),<br />
quelli delle città amiche di Sonnino (Lt) e di Caselle in Pittari (Sa).<br />
Potranno essere gustati prodotti unici come il vino francese, le cioccolate<br />
e le birre del Belgio, l’olio laziale e la gastronomia del Cilento.<br />
Le bande musicali di San Miniato e Sonnino si gemelleranno per<br />
rafforzare i legami di amicizia fra le due città, ed anche nel segno<br />
di “Nel Sorriso di Valeria”: l’associazione assegnerà borse di studio<br />
saranno ospiti d’onore il Comune di Pescia e la Fondazione Nazionale<br />
Carlo Collodi. Sarà presentato un grande spettacolo: l’opera<br />
musicale “Quasi Pinocchio” di Beppe Dati e ci sarà anche una mostra<br />
dallo stesso titolo, con opere di famosi artisti toscani che hanno<br />
realizzato lavori ispirati al musical del famoso cantautore toscano.<br />
Verrà lanciato, con i palloncini, Il Pinocchio sul tartufo dal Carnevale<br />
dei Bambini di San Miniato Basso e Marzio Matteoli presenterà il<br />
suo Poema per Pinocchio.<br />
Ritornano alla Mostra: i prodotti di San Felice sul Panaro (Mo), il<br />
Prosecco di Cappella Maggiore (Tv), la gastronomia del Delta del<br />
Po e le Città Slow. L’on. Luca Sani (Presidente della Commissione<br />
Agricoltura della Camera dei Deputati) parlerà della tracciabilità e<br />
della valorizzazione del tartufo, legge in discussione al Parlamento.<br />
<strong>La</strong> seconda settimana è dedicata all’Istituto del Dramma Popolare<br />
4 Mostra Nazionale del Tartufo Bianco
Giorgio Panariello con il sindaco Vittorio Gabbanini<br />
Marco Masini<br />
Andrea Pucci con Veronica Maffei<br />
Sergio Forconi con Annamaria Tossani<br />
a studenti meritevoli di San Miniato e di<br />
Sonnino che frequentano le scuole medie<br />
superiori e si iscrivono all’università.<br />
<strong>La</strong> terza settimana sarà dedicata al Sangue<br />
Blu. <strong>La</strong> tradizione dei salumi di sangue<br />
a San Miniato si perde nella notte dei<br />
secoli, quando i Longobardi lavoravano il<br />
maiale. Oggi il Mallegato (un insaccato<br />
tipico toscano) è stato rilanciato dall’Associazione<br />
dei Sanguinacci di San Miniato,<br />
che Slow Food ha trasformato in un<br />
Presidio di Tutela. Nobili leccornie per i<br />
buongustai, come spiega anche il nome<br />
“Sangue Blu”. Nel 2013 fu organizzata<br />
“Sangue Blu - I^ Rassegna Nazionale dei<br />
Salumi di Sangue”. Il Sangue Blu, direttamente<br />
dal Salone del Gusto di Torino,<br />
si presenta alla Mostra Nazionale del<br />
Tartufo. Diversi salumieri provenienti da<br />
varie parti d’Italia presenteranno i propri<br />
prodotti di sangue, mentre Slow Food organizzerà,<br />
in merito, anche un convegno.<br />
<strong>La</strong> domenica verranno effettuate le premiazioni<br />
al tartufo più grande trovato, a quello più grande esposto<br />
in mostra e consegnati diversi altri premi, tra i quali il prestigioso<br />
“Renato Tozzi”, in memoria dello chef sanminiatese che inventò la<br />
festa del tartufo.<br />
Verrà assegnato anche il Premio giornalistico "Roberto Ghinetti"<br />
(istituito nel 1994, dal Comune di San Miniato e dal quotidiano Il<br />
Tirreno, in memoria del giovane giornalista scomparso) ad un importante<br />
giornalista.<br />
<strong>La</strong> festa si inserisce perfettamente nel magnifico centro storico di San<br />
Miniato: nelle sue piazze e nelle sue strade, in ogni angolo, per immedesimarsi<br />
con la città stessa, con decine di espositori che presentano<br />
il tartufo, il vino, i salumi e tanti altri prodotti enogastronomici.<br />
Il punto di riferimento culinario della<br />
Mostra Mercato sarà l’Officina del Tartufo,<br />
in piazza della Repubblica (detta<br />
del Seminario); in questo spazio il sabato<br />
e domenica si susseguono cooking<br />
show con cuochi stellati, che preparano<br />
in diretta piatti con il tartufo ed altre<br />
prelibatezze, proposti in degustazione<br />
al pubblico presente.<br />
Una novità assoluta sarà, alla Loggetta<br />
del Fondo, il “Salotto del tartufo” dove<br />
verranno presentati libri, organizzati<br />
eventi e presentate curiosità.<br />
Molti gli ospiti attesi dal mondo dello<br />
spettacolo, della cultura e dello sport<br />
che, come ogni anni, riceveranno il titolo<br />
di “Ambasciatore del Tartufo Bianco<br />
di San Miniato”.<br />
<strong>La</strong> manifestazione sarà arricchita da<br />
mostre d’arte organizzate dal C.R.A.,<br />
dall’installazione in piazza del Bastione<br />
(o piazza del tartufo!), punto di accoglienza<br />
della Mostra ed ambiente<br />
tartufigeno, dell’opera d’arte “Safety Heart Armour”, scultura di<br />
Alessandro Reggioli, e da tanti altri eventi artistici.<br />
Da non dimenticare i cani da tartufo dell’Associazione Tartufai delle<br />
Colline Sanminiatesi, che faranno dimostrazioni pubbliche della<br />
ricerca del tartufo. Tanti appuntamenti per i buongustai, non solo<br />
con le prelibatezze che vengono offerte negli stand, ma anche nei<br />
numerosi ristoranti e punti ristoro con il tartufo bianco, che riempiono<br />
in quei giorni la città.<br />
Alla manifestazione ci saranno iniziative anche per raccogliere fondi<br />
per le popolazioni terremotate del centro Italia.<br />
Per tutte queste ragioni, e per tante altre ancora, che non stiamo ad<br />
elencare, la 46^ Mostra rimane un appuntamento da non perdere.<br />
Mostra Nazionale del Tartufo Bianco<br />
5
6 Grazia Danti
Dilvo Lotti<br />
Apre la casa-museo del noto artista<br />
sanminiatese scomparso pochi anni fa<br />
di Elia Billero<br />
Foto Luca Lupi<br />
e Wikipedia<br />
Difficile trovare un altro artista legato al territorio in cui<br />
ha vissuto come lo è stato Dilvo Lotti, nato nel 1914 e<br />
scomparso all’età di 95 anni dopo aver attraversato tutto<br />
il Novecento pur non distaccandosi dall'amata abitazione<br />
di San Miniato.<br />
<strong>La</strong> città della Rocca è stata fonte di ispirazione per le sue opere pittoriche,<br />
per le statue, per le ceramiche e per le incisioni. San Miniato e<br />
i dintorni sono stati oggetto di studio per i suoi tre libri, dei quali il più<br />
famoso "Storia di un’antica città" è tuttora una delle opere più complete<br />
per capire il borgo medievale.<br />
Dilvo Lotti e San Miniato, Dilvo Lotti e la moglie Giuseppina (chiamata<br />
amorevolmente Geppina), Dilvo Lotti e la sua casa-studio: rapporti in-<br />
Dilvo con la moglie Giuseppina nello studio dell'artista<br />
dissolubili, fonte costante di ispirazione,<br />
affetto e benevolenza. Dalle<br />
stanze allo studio fino al terrazzo,<br />
ogni angolo dell’abitazione trasuda<br />
dell’arte e dell’amore che animò la<br />
passione dell’artista.<br />
‘Geppina’ Gazzarrini ha rispettato<br />
il testamento del marito, facendo<br />
sì che la casa-studio di via Paolo<br />
Maioli, 22 diventasse patrimonio<br />
dell’amministrazione comunale a<br />
una condizione imprescindibile:<br />
che vi venga aperto un museo in memoria dell’artista che tanto ha dato alla<br />
città natale.<br />
“L’idea è quella di aprire alla cittadinanza questo splendido luogo che abbiamo<br />
la fortuna di avere nel centro storico", hanno commentato il sindaco di San<br />
Miniato Vittorio Gabbanini e l’assessore alla cultura Chiara Rossi. "Le opere<br />
di Dilvo sono patrimonio della comunità. Stiamo portando avanti l'ambito<br />
progetto della moglie di Lotti, quello di realizzare una Fondazione con la quale<br />
si possa consentire visibilità alla vasta attività del marito e far conoscere alle<br />
generazioni future il suo lavoro, un patrimonio eccezionale e unico”.<br />
Il progetto ha già avuto il beneplacito del<br />
presidente del Consiglio regionale Eugenio<br />
Giani, nato proprio a San Miniato.<br />
Nell'abitazione dell'artista, Giani ha trovato<br />
due tele realizzate dal padre Enzo,<br />
allievo di Dilvo Lotti; in una di queste sono<br />
ritratte il Duomo e la Rocca, simboli del<br />
paese natale.<br />
Il Comune di San Miniato sta procedendo,<br />
passo dopo passo, alla creazione della<br />
Fondazione Dilvo Lotti; intanto, le stanze<br />
dell’arte non rimarranno chiuse. L’abitazione<br />
a tre piani, situata in corrispondenza della via Francigena,<br />
sarà il prolungamento del percorso usuale dei visitatori della<br />
Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco, attraverso<br />
visite a ingresso gratuito per piccoli gruppi.<br />
Dopo la visita guidata lo scorso settembre, nei sabati del 12,<br />
19 e 26 novembre continuerà la sperimentazione per curiosi<br />
e appassionati. Otto persone al massimo, nella fascia oraria<br />
che va dalle 15.30 alle 18.30, potranno inoltrarsi nella dimensione<br />
artistica di Dilvo Lotti.<br />
Tanti oggetti sono rimasti in fase di catalogazione, in attesa<br />
che il lavoro della Fondazione possa procedere a un’analisi<br />
completa del lavoro di Lotti: dalle lettere a Papini fino alla<br />
corrispondenza intercorsa con Spadolini, dalle onorificenze<br />
ricevute, in Italia e all’estero, ai numerosi bozzetti del prolifico<br />
artista. San Miniato conserva nelle facciate degli edifici<br />
storici e all’interno di chiese e musei, tantissime opere di<br />
Dilvo. Ora è il momento di entrare nel vissuto dell'artista.<br />
L’ingresso è libero e la prenotazione obbligatoria.<br />
Per prenotazioni e/o informazioni:<br />
sistemamuseale@comune.san-miniato.pi.it - Tel. 348 1129154<br />
Dilvo Lotti<br />
7
il C.R.A.Centro Raccolta Arte<br />
Una realtà<br />
tutta sanminiatese<br />
per l’arte<br />
contemporanea<br />
I tre soci fondatori, da sinistra:<br />
Roberto Milani, Filippo Lotti<br />
e Claudia Lovato<br />
Ben presto affiancata anche da Antonio Leo, inizia fin da subito<br />
a svolgere un’intensa attività sia fuori che dentro le mura<br />
della città di San Miniato.<br />
L’intenzione dei fondatori era quella di far diventare la città<br />
federiciana, nel giro di pochi anni, un polo attrattivo importante<br />
e significativo per l’arte contemporanea e trasformare<br />
il C.R.A. in un centro studi internazionale per la conservazione,<br />
la divulgazione e la promozione dell’arte, cercando di<br />
aprire una finestra di dialogo fra pubblico e privato.<br />
Fin dalla sua presentazione nell’ottobre 2013 presso l’Audidi<br />
Fabrizio Borghini<br />
Casatorre degli Stipendiari, San Miniato. <strong>La</strong> sede dell'associazione<br />
Nata nell’agosto del 2013 per volontà dei tre soci<br />
fondatori, noti animatori culturali e curatori<br />
da anni attivi nel mondo dell’arte, e che vivono<br />
nel territorio sanminiatese, Roberto Milani<br />
(presidente), Filippo Lotti (vicepresidente) e Claudia Lovato,<br />
il C.R.A. - Centro Raccolta Arte, si costituisce come libera<br />
Associazione Culturale con lo scopo di divulgare e diffondere<br />
il sapere dell’arte, sensibilizzando e coinvolgendo gli appassionati<br />
d’arte moderna e contemporanea.<br />
Roberto Milani durante una lezione d'arte<br />
torium San Martino di San Miniato alla presenza del noto storico dell’arte Giorgio<br />
Di Genova, autore della più importante pubblicazione enciclopedica mai editata<br />
in Italia “<strong>La</strong> storia dell’Arte italiana per generazioni” (Edizioni Bora, Bologna), di<br />
Claudio Borghi Aquilini (economista ed esperto d’arte) e Thomas Berra (giovane<br />
talento lombardo che per l’occasione presentò l’installazione “This is my Life” -<br />
oltre 300 disegni ispirati alla poetica di Tracy Amin), assume, da subito, i connotati<br />
di una realtà importante sul territorio. Realtà che ad oggi rimane unica nella sua<br />
specificità in <strong>Toscana</strong> ed una delle poche sul territorio nazionale.<br />
L’attività dell’associazione è partita dalla creazione di una biblioteca d’arte, oggi<br />
ricca di oltre 5000 pubblicazioni, interamente riguardante l’arte moderna e contemporanea,<br />
che ben presto si è implementata attraverso incontri, proiezioni di<br />
film tematici o documentaristici sul settore artistico, presentazioni di libri, mostre,<br />
dibattiti e serate a tema e tutte quelle attività che possano servire al raggiungimento<br />
degli obiettivi dell’associazione: conoscere e conservare per condividere<br />
e divulgare.Un calendario fitto di eventi con ospiti di caratura nazionale ed internazionale,<br />
collaborazioni con enti ed istituzioni, fino alla produzione di specifici<br />
progetti legati al territorio, ha proiettato l’attività dell’associazione a far parte<br />
integrante della cultura dell’intera provincia di Pisa.<br />
Bella e prestigiosa anche la sede che ospita l’associazione, messa a disposizione<br />
dal Comune di San Miniato: una porzione della casatorre denominata “degli Stipendiari”,<br />
all’interno della Porta Toppariorum che dà accesso all'antico nucleo difensivo<br />
della città, opera federiciana che un tempo ospitava il contingente militare.<br />
Sarebbe lungo l’elenco dei tanti appuntamenti realizzati dall’associazione ma è<br />
doveroso ricordarne alcuni.<br />
Primo fra tutti il ciclo di opere presentate durante la Mostra Mercato Nazionale<br />
del Tartufo Bianco di San Miniato del 2014 quando furono esposti lavori di Mario<br />
Schifano, Renato Guttuso, Antonio Bueno e Marc Chagall.<br />
L’associazione è stata invitata a SetUp a Bologna (fiera internazionale d’arte contemporanea)<br />
e a Lucca per Tuscany Contemporary Art per promuovere le loro attività,<br />
il territorio dove nasce l’associazione, ed invitare appassionati e cultori di<br />
questo mondo ad andare direttamente a San Miniato a scoprire questa realtà.<br />
8 C.R.A. Centro Raccolta Arte
Sono stati partner di enti, fondazioni e musei in diverse occasioni, per<br />
promuovere mostre e rassegne: dalla manifestazione patrocinata da<br />
EXPO 2015, denominata #4elements1palace a Certaldo (Fi), in Palazzo<br />
Pretorio, alla mostra antologica dedicata a Silvestro Pistolesi in Palazzo<br />
Medici Riccardi a Firenze, dall’esposizione allestita nei locali della<br />
Triennale di Milano presso lo spazio Tim4Expo, dell’artista Massimo Barlettani,<br />
dal titolo “Polline / il network della natura”, alla grande mostra<br />
personale dedicata a Ugo Nespolo allestita nella Chiesa di Santa Maria<br />
della Spina di Pisa e moltissime altre.<br />
Le attività ovviamente si sono sviluppate<br />
anche nel cuore della cittadina federiciana,<br />
ospitando mostre di giovani artisti del calibro<br />
del lombardo Andrea Gnocchi, che successivamente<br />
ha esposto alla Fondazione Museo<br />
Piaggio di Pontedera, o dell’artista bulgara<br />
Emila Sirakova, fino ad avere ospite Matteo<br />
Tenardi (una delle giovani eccellenze del panorama<br />
artistico italiano che, nonostante la<br />
giovane età, vanta già un'opera all'interno<br />
della Collezione Farnesina - Collezione d'arte<br />
contemporanea del Ministero degli Affari<br />
Esteri, Palazzo della Farnesina, Roma); la mostra<br />
di una selezione di opere di Achille Perilli<br />
che, nel 1947, è stato tra i fondatori del Gruppo Forma Uno. Sono stati<br />
organizzati anche alcuni incontri divulgativi come “<strong>La</strong> Pop Art italiana ed<br />
i suoi protagonisti, da Mario Schifano a Franco Angeli, da Tano Festa a<br />
Giosetta Fioroni”, una serata d’incontro con l’artista internazionale Stefano<br />
Fioresi con la sua opera “L’ultima cena”,<br />
omaggio a Leonardo.<br />
Per valorizzare il lavoro di artisti del territorio<br />
unitamente alle manifestazioni locali, per la<br />
Notte Nera di San Miniato, il C.R.A. ha presentato<br />
una selezione di opere dell’artista<br />
sanminiatese Gianfranco Giannoni, al tempo<br />
reduce da una sua personale a Silly (Belgio),<br />
città gemellata con San Miniato. Poi per “Maravigliosa<br />
Francigena - Il fantasy tra sacro e<br />
profano”, la mostra di pittura “Utopia” di Raffaele<br />
De Rosa.<br />
Viene invitata a realizzare la propria performance<br />
“L’aspirante” - liberamente tratta dai<br />
diari di Sylvia Plath -, l’artista Giovanna <strong>La</strong>cedra, poi anche una performance<br />
dell’artista santacrocese Riccardo Brotini.<br />
In collaborazione con il Centro Diurno - <strong>La</strong> Scala, sono state esposte<br />
le opere di una giovane ospite del Centro, in collaborazione con l’assessorato<br />
alle Politiche Sociali del Comune di San Miniato e poi ancora<br />
incontri con grandi maestri come ad esempio quello con lo scultore<br />
Franco Mauro Franchi, autore della scultura “<strong>La</strong> Grande Aurora” esposta<br />
all’aperto nel cuore della città, o con Stefano Tonelli.<br />
Non sono mancate le presentazioni di alcuni libri, come ad esempio<br />
il libro-catalogo (Edizioni Erasmo) alla presenza dell’autore, Luca Dal<br />
Canto, “I Luoghi di Modigliani, tra Livorno e Parigi”, o quello dell’artista<br />
internazionale Max Papeschi (reduce dalle esposizioni negli USA ed in<br />
Giappone) che ha presentato per l’occasione il suo volume autobiografico<br />
"Vendere svastiche e vivere felici. Ovvero: come ottenere un rapido<br />
e immeritato successo nel mondo dell'arte contemporanea" (edito per<br />
Sperling & Kupfer).<br />
E poi ancora la presentazione del libro “STANZAKB7 - Artisti di strada”<br />
di Benjamin Klach al secolo Bernardo Cervigni, giovane autore sanminiatese<br />
e la presentazione del libro della nota critica d'arte Alessandra<br />
Redaelli "Keep Calm e impara a capire l'arte”, campione di incassi<br />
Da sinistra: lo storico dell'arte Giorgio Di Genova, l'artista Thomas<br />
Berra, l'economista Claudio Borghi Aquilini e Roberto Milani<br />
Da sinistra: Filippo Lotti, Roberto Milani, Claudia Lovato, l’artista<br />
Max Papeschi e Antonio Leo<br />
2015/2016, senza dimenticare la giovane critica d'arte, giornalista<br />
e curatrice indipendente Rossella Farinotti, che al C.R.A. ha<br />
presentato il suo libro "Il quadro che visse due volte - come l'Arte<br />
influenza il Cinema". Numeroso pubblico ha richiamato anche la<br />
presentazione del libro "Maestri dell'arte nel cinema" (Masso<br />
delle Fate Edizioni).<br />
Ritornando agli appuntamenti didattici e divulgativi va ricordato<br />
il ciclo di “Incontri sull'Arte Contemporanea”: il primo dedicato<br />
all’Espressionismo Astratto, poi<br />
all’Arte Informale, al movimento Neo<br />
Dada, ed infine alla Pop Art.<br />
Ma all’interno dell’associazione hanno<br />
trovato spazio anche diverse conversazioni<br />
sull’arte dell’Ottocento e<br />
sui secoli precedenti, brillantemente<br />
tenute da Pier Giuseppe Leo, collezionista<br />
ed esperto d'arte. Tra le varie<br />
“lezioni” vanno ricordate "Eccellenze<br />
nella pittura al femminile, dal rinascimento<br />
all'età contemporanea",<br />
“L'Europa orientale nel secolo breve”,<br />
“Il mondo dei macchiaioli”.<br />
Di recente è iniziata una fattiva collaborazione<br />
con il Comune della città che ha permesso all’associazione<br />
interventi di arte pubblica collocando alcune sculture<br />
monumentali nei vari angoli della cittadina (alcune in sede permanente<br />
altre in esposizione temporanea) di artisti del calibro<br />
di Christian Balzano, Paolo Staccioli,<br />
Marcello Scarselli, Stefano Tonelli,<br />
Franco Mauro Franchi, Günther Stilling<br />
e proprio in questi giorni un lavoro<br />
di Alessandro Reggioli.<br />
Sicuramente nell’elencazione delle<br />
cose fatte dall’associazione mi sarò<br />
dimenticato di molte attività, ma<br />
questo non inficia assolutamente<br />
sulla qualità del lavoro svolto. L’associazione<br />
ed i suoi membri hanno<br />
assolto in pieno la mission che si<br />
erano prefissati. Conoscendoli e frequentandoli<br />
da anni posso arrogarmi<br />
la presunzione di dire che ne ero certo e va anche premiata la<br />
qualità del lavoro svolto. L’associazione si prepara a proporre<br />
tre eventi diversi legati all’arte contemporanea, uno per ogni<br />
weekend della 46^ Mostra Mercato del Tartufo: “<strong>La</strong> grande Bugia”,<br />
personale di Thomas Berra che fornisce una rivisitazione<br />
in chiave del tutto contemporanea del famoso burattino collodiano;<br />
“Salvatore Fiume e Il Dramma Popolare di San Miniato”,<br />
in occasione dei 70 anni del Dramma Popolare di San Miniato,<br />
propone le opere di Fiume unitamente al manifesto che realizzò<br />
nel 1988 per la XLII Festa del Teatro; un’esposizione delle opere<br />
di Giovanni Maranghi e la tavola originale della copertina del<br />
libro di Alessandro Sarti "Il Bardiccio, non fatevi infinocchiare"<br />
realizzata da Sergio Staino.<br />
“Nei progetti futuri - dice Milani - anche esercizi didattici rivolti<br />
al pubblico locale, ma anche progetti per dare spazio a giovani<br />
artisti e tante altre attività sempre rivolte alla valorizzazione del<br />
mondo dell’arte e della cultura”. “In un momento di grande crisi<br />
economica - aggiunge - e di stasi istituzionale, siamo convinti<br />
che la cultura e l’arte possano contribuire alla rinascita del<br />
nostro paese, anche attraverso piccole azioni come la nostra”.<br />
C.R.A. Centro Raccolta Arte<br />
9
Pinocchio torna<br />
al Pinocchio<br />
A San Miniato Basso una scultura<br />
per ricordare il famoso burattino<br />
e il cartello turistico “già Pinocchio”<br />
di Johara Camilletti<br />
Foto Francesco Sgherri,<br />
Johara Camilletti e Erika Provvedi<br />
Cosa hanno in comune il burattino nato dalla penna<br />
di Collodi, o meglio Carlo Lorenzini, e la città di San<br />
Miniato? Alcuni studi fanno ipotizzare che Lorenzini abbia<br />
preso ispirazione, per il nome del suo personaggio,<br />
dal vecchio toponimo della frazione che allora si chiamava Pinocchio.<br />
Nel 1924 la frazione sanminiatese di Pinocchio venne poi unita a<br />
Case Nuove e Ontraino per formare quella che oggi è San Miniato<br />
Basso e rafforzare così il potere della città della Rocca. Oggi, dopo<br />
novant’anni, le radici di San Miniato Basso prendono forma nella<br />
figura filiforme di un burattino e in un cartello, simboli di un’identità<br />
ritrovata. Pinocchio, vecchio toponimo di San Miniato Basso, torna<br />
a essere protagonista della frazione anche se, per molti, il legame<br />
con il burattino e il vecchio toponimo non si è mai spezzato. Da quarant’anni<br />
infatti si festeggia il Carnevale dei Bambini con il tradizio-<br />
Pinocchio e il gioco del cerchio, opera di Marcello Scarselli<br />
Un momento dell'inaugurazione della scultura di Marcello Scarselli<br />
nale lancio di Pinocchio e, da anni, non mancano iniziative come il<br />
“Tartufo al Pinocchio, “Pinocchio Ciok” e “Pinocchio in strada” con<br />
musica, intrattenimento, street food, mercatino di arti e mestieri.<br />
Nel mese di giugno la città si è riappropriata del vecchio toponimo<br />
grazie a un cartello su cui campeggia la targa “Già Pinocchio”<br />
sotto la scritta di benvenuto a “San Miniato Basso”, un modo<br />
per non dimenticare le origini della frazione. Quest’anno inoltre<br />
è stato organizzato anche “Pinocchio al Pinocchio” dal Centro<br />
Commerciale Naturale di San Miniato Basso in collaborazione<br />
con il Comune di San Miniato, la Fondazione San Miniato<br />
Promozione, la Consulta di San Miniato Basso e il Carnevale<br />
dei bambini.<br />
10 Pinocchio torna al Pinocchio
Il presidente Giani e il sindaco Gabbanini inaugurano il cartello turistico "già Pinocchio"<br />
L'artista Marcello Scarselli, Filippo Lotti della Fondazione San Miniato Promozione, il sindaco<br />
Vittorio Gabbanini, Erika Provvedi del CCN San Miniato Basso, il presidente Eugenio Giani, Ilaria<br />
Nieri della Consulta San Miniato Basso e l'assessore sanminiatese Gianluca Bertini<br />
Hanno presenziato alla manifestazione<br />
il sindaco di San Miniato<br />
Vittorio Gabbanini e il presidente<br />
del Consiglio Regionale Eugenio<br />
Giani, che è originario proprio di<br />
San Miniato Basso.<br />
“Pinocchio e San Miniato Basso,<br />
un binomio dal sapore antico che<br />
stava rischiando di scomparire per<br />
sempre dalla nostra memoria - dichiara<br />
il sindaco. Il burattino di Carlo<br />
Collodi ha molto in comune con una delle<br />
frazioni più popolose del nostro territorio dove,<br />
secondo alcuni documenti, questo famoso scrittore trasse ispirazione<br />
proprio dall’allora rio “Pidocchio” che scorreva nelle nostre<br />
terre per scrivere le righe di quello che è diventato il secondo libro<br />
più tradotto di tutti i tempi. Proprio per tentare di recuperare una<br />
memoria che si stava pian piano sgretolando, il Consiglio Comunale<br />
ha approvato e promosso la proposta nata dalla Consulta di San<br />
Miniato Basso, di apporre agli ingressi nella frazione il cartello “già<br />
Pinocchio”, denominazione abbandonata nel lontano 1924”.<br />
Per l’inaugurazione della statua è stato realizzato un video dal regista<br />
russo Viacheslav Zakharov, 4 minuti di atmosfere da fiaba e un<br />
invito a ritrovare i valori dell’infanzia come la bontà e la spontaneità.<br />
Filippo Lotti, consigliere di San Miniato Promozione e curatore<br />
dell’evento scrive: “Una scultura di grandi dimensioni, la figura filiforme<br />
di un Pinocchio stilizzato, quasi fosse, nella sua statuaria bellezza,<br />
una sentinella sognante; al fianco sinistro tiene in equilibrio<br />
un cerchio, pronto per partire nella sua corsa libera e spensierata.<br />
Un ricordo dell’infanzia dell’artista, un racconto fiabesco che conosciamo<br />
tutti: Pinocchio, il monello di legno che dopo varie peripezie<br />
ritrova l’amore verso il padre e grazie ad esso può trasformarsi radicalmente<br />
diventando un bravo bambino. Un esempio da riproporre<br />
per far ritrovare, ad una società sorda, distratta, un po’ egoista, il<br />
rispetto, la giustizia e l’equità, valori dei quali abbiamo un disperato<br />
bisogno perché il nostro cuore non resti di legno ma si trasformi in<br />
un cuore vero, proprio come è successo a Pinocchio.”<br />
Il folto pubblico di bambini in attesa della presentazione della scultura<br />
Uno dei momenti più significativi del percorso che ha portato la frazione<br />
a riappropriarsi del nome è stata l’inaugurazione della scultura<br />
realizzata dall’artista Marcello Scarselli “Pinocchio e il gioco<br />
del cerchio” (<strong>La</strong>miera in acciaio COR-TEN, 390x90x240 cm, 2016),<br />
installata in maniera permanente sulla rotatoria di viale Marconi.<br />
Un’operazione interamente finanziata da sponsor privati che hanno<br />
contribuito in modo determinante alla fattibilità dell’iniziativa.<br />
<strong>La</strong> sala consiliare del municipio di San Miniato in occasione della donazione da parte di Marcello<br />
Scarselli del bozzetto dell'opera Pinocchio e il gioco del cerchio all'aministrazione comunale<br />
Pinocchio torna al Pinocchio<br />
11
Gabriele “Erno” Palandri<br />
L'artista pistoiese presente a San Miniato<br />
con la mostra "Riconoscere ciò che è"<br />
di Daniela Pronestì<br />
In inglese la parola “wrapping” è usata per indicare sia l’involucro<br />
che l’atto di avvolgere, e quindi insieme l’oggetto e<br />
l’azione. Questo duplice significato lo ritroviamo negli ultimi<br />
lavori di Gabriele Erno Palandri, dove il gesto di imballare figure<br />
e cose, è importante quanto ciò che l’involucro da solo è capace<br />
di evocare. Alla base del progetto vi è l’intento di sgombrare il<br />
campo visivo dagli automatismi che condizionano l’esperienza del<br />
vedere e del conoscere. In altre parole, proporre un diverso modo<br />
di percepire e rappresentare il mondo, orientando l’attenzione là<br />
Wrapping n° 8, 2014, biro e acrilico su tela, cm. 40x50<br />
Wrapping n° 17, 2015, biro e acrilico su carta incollata su tavola, cm. 30x20<br />
dove la routine tende ad offuscare ogni capacità di interpretazione<br />
del reale. Non a caso le forme impacchettate sono espressione di<br />
ritualità che si manifestano nel vivere quotidiano come nei modelli<br />
culturali da cui dipende una visione ormai stereotipata della natura<br />
e dell’uomo. Brani di realtà che Palandri avvolge in un foglio di carta,<br />
senza per questo negarli o disconoscerne l’efficacia narrativa;<br />
al contrario, il suo obiettivo è restituire al visibile la complessità di<br />
significati che le abitudini percettive, comprese quelle dettate dalle<br />
convenzioni pittoriche, impediscono di cogliere. Questi ‘contenitori’,<br />
quindi, permettono alla realtà di nascondersi per superare ciò che<br />
ne limita l’ampiezza espressiva; allo stesso tempo, sono veicoli di<br />
un’esperienza che sottrae alla vista l’oggetto reale per mutarlo in<br />
una creazione della mente. Un passaggio inverso rispetto a quello<br />
che nella rappresentazione pittorica consente all’idea di manifestarsi<br />
attraverso la concretezza di una forma. Come dire, quindi,<br />
che gli involucri di Palandri sono il tramite di uno scambio osmotico<br />
Wrapping n° 9, 2014, biro e acrilico su tela, cm. 70x90<br />
12 Gabriele Erno Palandri
diventando essa stessa corpo, come un calco che pur conservando la memoria<br />
della forma ispiratrice, è animato da una vita propria. Di questa vita s’intuisce<br />
la presenza nell’aspetto organico della superficie, nell’incessante modulazione<br />
di pieni e di vuoti, nel mutarsi del foglio accartocciato in una pelle che<br />
reca i segni di un codice imperscrutabile. Una realtà di carta dove il consueto<br />
ordine delle cose appare rovesciato: le forme inanimate diventano indizio del<br />
vivente, mentre le figure umane si trasformano in un inventario di oggetti.<br />
Un’inversione che nel primo caso riscatta gli oggetti d’uso comune dal loro<br />
essere strumento, rendendoli protagonisti di uno spazio consacrato dai piccoli<br />
gesti quotidiani: le scarpe riunite in semicerchio sono un ritratto di famiglia,<br />
così come sedie, bicchieri e bottiglie sono proiezioni di un vissuto custodito<br />
nell’intimità delle mura domestiche. Nel secondo caso, invece, il corpo, privato<br />
di ogni caratterizzazione individuale, diviene un oggetto culturale, un contenitore<br />
di significati che cambiano in relazione al contesto: dal corpo “estetico”<br />
della rappresentazione artistica al corpo icona della religione cristiana o della<br />
cultura di massa. Un processo che coinvolge anche la natura, imprigionata a<br />
sua volta in cliché d’immagini che ne cancellano la spontaneità. Fintanto che<br />
il guizzo della fantasia non apre un varco nel guscio di carta: da qui fuoriesce<br />
un racconto nuovo, popolato di visioni poetiche. Un racconto che riscrive la<br />
realtà con la punta a sfera di una biro.<br />
Me, 2010, biro su tavola, cm. 40x30<br />
Wrapping n° 13 Tre Cime, 2015, biro e acrilico su tela, cm. 30x50<br />
Wrapping n° 11, 2014, biro e acrilico su tela, cm. 90x60<br />
tra visibile e invisibile, tra percezione sensoriale ed<br />
astrazione del pensiero. Al loro interno, come in un<br />
bozzolo, si agita un’esistenza non ancora esibita,<br />
una visione che attende di rivelarsi rompendo il fragile<br />
rivestimento di carta. Lo sguardo dell’artista si<br />
sofferma sulla fase che precede l’epifania della forma:<br />
lo vediamo indugiare sulle superfici tormentate<br />
dai giochi chiaroscurali delle pieghe, dall’andirivieni<br />
di prominenze ed avvallamenti. È il configurarsi di<br />
un’anatomia totalmente nuova, che parla del corpo<br />
Wrapping n° 10, 2014, biro e acrilico su tela, cm. 50x90<br />
L’artista esporrà questo nuovo ciclo di opere nella personale<br />
Riconoscere ciò che è, a cura di Filippo Lotti con il coordinamento di<br />
Veronica Santoli, che si terrà a San Miniato (via IV Novembre, 17)<br />
dal 12 al 27 novembre durante la Mostra del Tartufo.<br />
Orari: sabato e domenica 10 - 19<br />
info@ernopalandri.com<br />
Gabriele Erno Palandri<br />
13
Quasi Pinocchio<br />
a Palazzo Grifoni<br />
<strong>La</strong> storia di Pinocchio nelle canzoni di Beppe<br />
Dati interpretata da pittori toscani del XXI secolo<br />
ciò significa che sono un sognatore, un utopista ma vuol dire<br />
anche che le cose, per essere fatte bene, devono avere un decorso,<br />
devono sedimentare e poi essere riprese in mano: hanno<br />
bisogno di essere cullate, coccolate, devono, in una parola, “appartenerti”.<br />
I tempi devono giungere a maturazione, le situazioni evolvere;<br />
bisogna cogliere il momento e non esser troppo distratti dalle<br />
volpi e da i gatti che incontriamo ogni giorno nella vita, come ci<br />
insegna Carlo Lorenzini in “Pinocchio”.<br />
Questo progetto nacque nel 2012 dopo un fortuito e fortunato<br />
incontro tra me, Giuliano Maffei, presidente della Fondazione<br />
Stella Maris di Calambrone, ed amico da anni, e il famoso parodi<br />
Filippo Lotti<br />
Foto delle opere a cura di Riccardo Vannetti<br />
Chi dice che le favole sono solo metafore della realtà,<br />
dice una grossa inesattezza. Non sempre lo sono e non<br />
sempre raccontano storie irreali. Può succedere, nel corso<br />
della vita di ognuno di noi, che una favola, o forse<br />
sarebbe meglio dire un sogno, si tramuti in realtà.<br />
No, non parlo di Pinocchio, parlo della mia storia… la storia di una<br />
mia utopia artistica che si è concretizzata con la mostra “Quasi Pinocchio”.<br />
È quindi, per me, una forte emozione che va ad unirsi ad una grande<br />
soddisfazione, vedere realizzata questa iniziativa che ha avuto una<br />
gestazione di anni prima di arrivare a compimento. Mi accorgo di<br />
ripetere spesso queste frasi nei vari progetti artistici che propongo;<br />
Lo storico Palazzo Grifoni di San Miniato<br />
Il presidente della Fondazione Collodi Pier Francesco Bernacchi mentre presenta la mostra<br />
con il curatore Filippo Lotti e il cantautore Beppe Dati a Collodi<br />
liere e cantautore toscano Beppe Dati.<br />
Giuliano mi propose di far rappresentare ad alcuni pittori il musical<br />
“Quasi Pinocchio” che Beppe aveva scritto qualche tempo prima ma<br />
che era chiuso in un cassetto.<br />
In quel cassetto l’opera musicale non era però dimenticata ma soltanto<br />
riposta - quasi nascosta! - come facciamo con le cose care, a<br />
cui teniamo di più e che gelosamente custodiamo aspettando soltanto<br />
il momento giusto per rispolverarle.<br />
L’occasione è arrivata grazie alla Fondazione Collodi e ad un altro<br />
casuale incontro con il suo presidente, Pier Francesco Bernacchi, che<br />
Foto di gruppo degli artisti durante il vernissage della mostra a Collodi<br />
14 Quasi Pinocchio
da subito ha abbracciato questa importante<br />
iniziativa artistica e culturale.<br />
Infatti nel maggio scorso si è inaugurata<br />
la mostra al Museo del Parco di<br />
Pinocchio ed è stato portato in scena<br />
il musical al Giardino di Villa Garzoni a<br />
Collodi (Pt) in occasione del 60° anniversario<br />
del parco stesso.<br />
Oggi sia la mostra che lo spettacolo<br />
approdano a San Miniato in occasione<br />
della 46^ Mostra Mercato Nazionale<br />
del Tartufo Bianco proprio nel primo<br />
weekend della manifestazione che ha<br />
come tema Pinocchio; la mostra ospi-<br />
Antonio Bobò<br />
Geppetto<br />
Paolo Tesi<br />
Il Grillo<br />
Remo Lorenzetti<br />
È stata una notte d'inferno<br />
Fabio De Poli<br />
ABCD<br />
Tiziano Bonanni<br />
Mangiafuoco<br />
Gianfranco Giannoni<br />
<strong>La</strong> Volpe e il Gatto<br />
Beppe Dati<br />
tata nei prestigiosi locali di Palazzo<br />
Grifoni, sede della Fondazione Cassa<br />
di Risparmio di San Miniato, e lo spettacolo<br />
in scena all’Auditorium della<br />
Cassa di Risparmio.<br />
Un unico progetto in cui si fondono<br />
musica e arte, riunendo diciannove<br />
pittori, da me selezionati tra i nomi più<br />
noti del panorama artistico toscano,<br />
invitati a elaborare secondo la loro cifra<br />
stilistica ed iconografica un lavoro<br />
pittorico ciascuno, ispirato ad uno dei<br />
brani del musical di Beppe Dati.<br />
Giovanni Maranghi<br />
Come siamo disgraziati noi ragazzi<br />
Gli artisti sono: Antonio Bobò, Tiziano Bonanni, Elio De Luca, Fabio De Poli,<br />
Raffaele De Rosa, Franco Mauro Franchi, Gianfranco Giannoni, Giuliano<br />
Giuggioli, Graziano Guiso, Fabio Inverni, Remo Lorenzetti, Mario Madiai,<br />
Giovanni Maranghi, Gianfalco Masini, Francesco Nesi, Cristina Palandri,<br />
Gabriele Erno Palandri, Lisandro Rota, Paolo Tesi.<br />
Le opere propongono un viaggio attraverso forme e colori del fantastico<br />
mondo descritto da Collodi rivisitandolo alla luce delle canzoni del famoso<br />
cantautore.<br />
Graziano Guiso<br />
O la borsa o la vita<br />
Mario Madiai<br />
S'è levato un vento<br />
Alcuni di questi artisti avevano già affrontato il tema Pinocchio,<br />
mentre altri si sono confrontati per la prima volta con<br />
l'universo collodiano realizzando - lo dico senza infingimento<br />
- lavori di forte spessore artistico.<br />
L’esposizione raccoglie, quindi, 19 opere originali realizzate<br />
con varie tecniche pittoriche, ma tutte dello stesso formato<br />
(70x50 cm). L’uniformità della misura è stata adottata per dare<br />
un senso di compiutezza ed eleganza all’intero progetto.<br />
<strong>La</strong> bellezza ed in certi casi la drammaticità delle immagini rap-<br />
Quasi Pinocchio<br />
15
Lisandro Rota<br />
<strong>La</strong> fata<br />
Giuliano Giuggioli<br />
I Conigli neri<br />
Cristina Palandri<br />
Sono stufo<br />
Fabio Inverni<br />
<strong>La</strong> scuola<br />
Elio De Luca<br />
Il carro<br />
Raffaele De Rosa<br />
Il paese dei balocchi<br />
Gianfalco Masini<br />
In fondo al mare<br />
Franco Mauro Franchi<br />
Il ritrovamento<br />
psicologiche, studiata da critici e pedagogisti, presentata da eminenti<br />
intellettuali.<br />
Cos’altro aggiungere al già tanto detto e scritto? Probabilmente<br />
niente. Oppure molto, ancora molto!<br />
Tutto quello che profuma di sincero, di vero, tutto ciò che scaturisce<br />
dal più intimo coinvolgimento personale ed emozionale.<br />
Con questo impegno, con questo rigore, ho scritto le canzoni che<br />
compongono questo musical nostrano, o meglio: toscano.<br />
Mi auguro che come hanno toccato me, possano riuscire ad accarezzare<br />
anche il vostro cuore.”<br />
Francesco Nesi<br />
<strong>La</strong> fuga<br />
Gabriele Erno Palandri<br />
<strong>La</strong> trasformazione<br />
presentano il mondo di Pinocchio, visto dagli occhi di artisti del XXI<br />
secolo, che parlano, si raccontano e raccontano le avventure del<br />
burattino più famoso al mondo, con un linguaggio artistico contemporaneo.<br />
È anche vero che su Pinocchio non sono mancati i contributi che<br />
il mondo dell’arte ha proposto negli anni, ma quello qui realizzato<br />
non avrà difficoltà ad occupare uno dei primi posti in un’eventuale<br />
classifica di merito essendo un progetto nuovo nella sua concezione<br />
e ottimo nei risultati pittorici espressi.<br />
“<strong>La</strong> storia di Pinocchio - dice Beppe Dati - è stata rigirata come<br />
un calzino, cucinata in mille salse, interpretata dalle varie scuole<br />
<strong>La</strong> mostra sarà inaugurata sabato 12 novembre alle ore 18 nelle<br />
sale di Palazzo Grifoni, mentre lo spettacolo andrà in scena lo stesso<br />
giorno presso l’Auditorium alle ore 21.15 con ingresso a offerta<br />
che sarà devoluta alla Fondazione Tommasino Bacciotti di Firenze e<br />
alla Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pi).<br />
L’esposizione proseguirà fino al 4 dicembre, e sarà visitabile, ad<br />
ingresso libero, sabato e domenica dalle ore 10 alle 19.<br />
A disposizione dei visitatori il catalogo, arricchito dal testo critico<br />
della storica dell’arte Daniela Pronestì.<br />
Info (e prenotazioni spettacolo):<br />
Fondazione San Miniato Promozione<br />
Tel. 0571 42745 - ufficio.turismo@sanminiatopromozione.it.<br />
16 Quasi Pinocchio
GIANCARLO PERTICI<br />
Un sanminiatese che racconta San Miniato<br />
di Andrea Mancini<br />
Giancarlo Pertici, nato nel 1947, ha vissuto in San<br />
Miniato fino al completamento degli studi nel 1967.<br />
In quell’anno si diploma ragioniere, dopo aver trascorso<br />
un lungo periodo nel Seminario Diocesano<br />
(58/63). Sposato da oltre quaranta anni, ha due figli: Cristiano 32<br />
anni e Tiziana 30. Con la nascita di Tiziana, bambina down, Giancarlo<br />
si fa notare per l’impegno profuso a favore dei più deboli,<br />
soprattutto dei disabili. Da quest’impegno nascono i primi servizi<br />
sul territorio, la Ludoteca e la Casa Famiglia Caritas.<br />
Non si è mai cimentato in opere letterarie, anche se il suo ‘talento’<br />
nello scrivere lo ha tradotto, nel corso degli anni, nel suo<br />
campo specifico, elaborando progetti e consulenze per l’accesso<br />
a finanziamenti e contributi, nazionali, regionali e comunitari.<br />
Dal 2007 è in pensione, si prende cura di un grande orto, ma<br />
soprattutto della figlia disabile e della moglie, recentemente<br />
scomparsa.<br />
Il suo primo libro: “I racconti dell’Orto” (<strong>La</strong> conchiglia di Santiago,<br />
2014), ha avuto un grande successo. Pertici si è infatti guadagnato<br />
una vasta rete di fan, che lo hanno incoraggiato a scrivere, a<br />
pubblicare, e poi a continuare ancora a scrivere, fino a quello che<br />
per ora è il suo secondo libro, “Pian delle Fornaci”. Grande il suo<br />
successo, sia tra i lettori che per i moltissimi premi che continua<br />
ad aggiudicarsi, fino al premio Rocca di San Miniato, appena ricevuto.<br />
Ha iniziato a scrivere il primo maggio 2014 e da allora<br />
non ha più smesso.<br />
I suoi racconti hanno viaggiato sulla sua pagina di Facebook e sul<br />
blog Smartarc di Francesco Fiumalbi. <strong>La</strong> conchiglia di Santiago<br />
li ha notati in rete e ha deciso di pubblicarli nei due libri citati.<br />
Giancarlo Pertici è uno scrittore giovanissimo, nonostante l’età.<br />
Ha cominciato a scrivere da poco più di due anni.<br />
Cosa ha fatto scattare in questo uomo di grande umanità e anche<br />
modestia, il desiderio di scrivere? Certo una memoria fervida,<br />
che lo fa diventare un importante testimone<br />
dei fatti narrati, ma anche<br />
la sua capacità fantastica, l’inventiva.<br />
Giancarlo lavora indifferentemente<br />
a partire dai suoi ricordi, ma<br />
può scrivere storie verosimili usando<br />
i ricordi di altri. Nei due libri, “I<br />
racconti dell’orto” e “Pian delle Fornaci”,<br />
se ne trovano molti esempi,<br />
in una storia che non è quella delle<br />
grandi lettere, dei grandi personaggi,<br />
la storia, appunto con la “S”<br />
maiuscola, ma è una storia minuta,<br />
importante soprattutto per capire<br />
cosa stava dietro agli ormai anonimi<br />
muri che costituiscono l’intera Giancarlo Pertici<br />
nostra nazione.<br />
Quando Patrick Modiano, premio Nobel del 2014, scrive le storie di persone<br />
anonime, di poveri piccoli ebrei destinati all’oblio, fa appunto questo<br />
e questo fa anche Bob Dylan, premio Nobel di quest’anno. Le loro<br />
storie sono inutili, sono quelle del Cimitero di Spoon River, dove Edgar<br />
Lee Masters lavora, raccontando vicende umane che sembrano non interessare<br />
a nessuno, ma che invece diventano universali.<br />
I personaggi di Giancarlo Pertici hanno la forza di quelli che abbiamo<br />
appena citato, il suo Musolino spazzino comunale, il suo Nonno Nuti,<br />
assomigliano più di quanto si possa immaginare al giudice Selah Lively,<br />
alto 1 metro e 58 o al Violinista Jones, ambedue straordinari personaggi<br />
anche nelle canzoni di Fabrizio De André, di un indimenticato “Non al<br />
denaro, non all’amore né al cielo”.<br />
Giancarlo Pertici<br />
giancarlopertici@yahoo.it<br />
Giancarlo Pertici<br />
I RACCONTI DELL’ORTO<br />
Prefazione di Cecilia Alessi<br />
<strong>La</strong> Conchiglia di Santiago, 2014<br />
Ne I racconti dell’Orto si incontrano pagine che<br />
hanno un interesse antropologico. Descrivono un<br />
mondo che non esiste più ma che - fino a non molti<br />
anni fa - sembrava marchiare in eterno quei luoghi<br />
e quegli spazi. È insomma una specie di aiuto<br />
postumo che lo scrittore offre ai turisti, ma anche<br />
ai nuovi abitanti di San Miniato, descrivendo<br />
qualcosa, nei fondi dei negozi, nei segni sui muri,<br />
negli archi sotto le case e negli spazi aperti e chiusi,<br />
di cui si può ancora sentire il respiro. Al punto<br />
che chi non conosce un luogo, che per molti scrittori<br />
di Sette-Ottocento era una specie di paradiso<br />
terrestre, può trarre grande sollievo, dalla semplice<br />
conoscenza di questo mondo, poverissimo, ma<br />
pieno di grande dignità, di umanità, di spessore.<br />
Giancarlo Pertici<br />
PIAN DELLE FORNACI<br />
Fotografie Francesco Gallerini<br />
<strong>La</strong> Conchiglia di Santiago, 2015<br />
Pian delle Fornaci localizza ancora di più i suoi<br />
racconti, anche se non ha un carattere provinciale,<br />
ed è invece assoluto. Abbiamo bisogno<br />
di libri come questo, che possono assomigliare<br />
a quelli di un premio Nobel, come Jean Patrick<br />
Modiano o di uno scrittore straordinario come<br />
Luigi Meneghello, ricerche nella propria memoria,<br />
o subito fuori, che diventano pagine<br />
memorabili. Il libro nato sulla scia del primo,<br />
ad esso è strettamente legato, sia nella forma<br />
che nel tema. Un percorso che attraversando<br />
tutti gli anni Cinquanta, va a soffermarsi almeno<br />
alla fine dei Sessanta, quando il miracolo<br />
economico sembrava rendere possibile qualsiasi<br />
sogno.<br />
Giancarlo Pertici<br />
17
I settanta anni del<br />
Dramma Popolare<br />
di San Miniato<br />
di <strong>La</strong>ura Baldini<br />
Foto di Danilo Puccioni<br />
Settanta anni di vita e non li dimostra,<br />
quelli del Dramma Popolare<br />
la cui forza vitale non si attenua<br />
nel tempo, per trovare al contrario<br />
una seconda giovinezza, fatta di entusiasmo,<br />
idee, proposte, iniziative nuove, ma sempre<br />
in perfetta sintonia con i valori e i principi<br />
che ne hanno dettato la nascita: un teatro<br />
di ispirazione cristiana, moderno e fortemente<br />
vicino ai bisogni dell’uomo di oggi<br />
alle prese con sfide interessanti, ma anche<br />
dubbi, incertezze, interrogativi sul presente<br />
e sul futuro, su un destino che può apparire<br />
talvolta molto nebuloso. Eppure laddove ci<br />
si interroga a fondo sul proprio operato, sui<br />
doveri da assolvere, ma soprattutto ci si impegna<br />
a fare bene, a convogliare le energie<br />
e le competenze di molti su un obiettivo comune<br />
e condiviso, ad agire con trasparenza,<br />
i risultati diventano tangibili e gratificanti.<br />
È quanto è accaduto all’inizio del 2016 di<br />
fronte a una notizia davvero esaltante, quel-<br />
Primo manifesto della rappresentazione del Dramma, 1947<br />
Miniato, di vari Sindaci del Comprensorio<br />
del Cuoio, a partire da Vittorio Gabbanini,<br />
di autorità civili e politiche, di un pubblico<br />
emozionato. Un riconoscimento significativo<br />
per quanto il Dramma era riuscito a fare nella<br />
sua gloriosa storia, ma anche per le scelte<br />
operate negli ultimi anni, così attente alla<br />
valorizzazione della cultura con i “Venerdì<br />
del Dramma” che hanno portato a San Miniato<br />
personalità di primo piano del mondo<br />
teatrale e culturale in genere, registi famosi<br />
come Roberto Guicciardini, Antonio Calenda,<br />
Maurizio Scaparro, attori della portata<br />
di Michele Placido, Giancarlo Giannini, Lina<br />
Sastri, Lella Costa, Moni Ovadia, Antonio<br />
Salines, il protagonista dello spettacolo del<br />
settantesimo, “Il Martirio del Pastore” sulla<br />
drammatica vicenda salvadoregna dell’Arcivescovo<br />
Romero ucciso mentre celebrava<br />
la S. Messa e recentemente beatificato da<br />
Papa Francesco, una superba interpretazione<br />
che gli ha guadagnato il "Premio Cuomo",<br />
da consegnargli il 1 dicembre 2016 a Palazzo<br />
Giustiniani a Roma dal Senato della Repubblica. Dunque un compleanno<br />
iniziato sotto i migliori auspici per un Dramma Popolare impegnato<br />
a realizzare con determinazione quanto i Fondatori, nel 1947,<br />
avevano affermato più volte, quasi a rivendicare il proprio diritto ad<br />
Piazza del Duomo a San Miniato durante la rappresentazione teatrale<br />
la del conferimento al Dramma Popolare del Gonfalone d’Argento<br />
da parte del Consiglio Regionale della <strong>Toscana</strong>, consegnato in una<br />
suggestiva cerimonia a Palazzo Panciatichi, il 13 Febbraio 2016,<br />
nelle mani del Presidente dell’Istituto Dramma Popolare Marzio<br />
Gabbanini, dal presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani<br />
alla presenza di Monsignor Andrea Migliavacca, Vescovo di San<br />
Una scena dello spettacolo Il Martirio del Pastore<br />
18 Dramma Popolare di San Miniato
Il presidente dell'Istituto Dramma Popolare Marzio Gabbanini insieme all'attore<br />
Giancarlo Giannini<br />
Il presidente dell'IDP Marzio Gabbanini e il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini<br />
con Michele Placido<br />
rito", quasi che questo fosse appannaggio di pochi, di ristrette élites<br />
e non invece un diritto di tutti. Così il Dramma ha consolidato le proprie<br />
radici popolari innalzando, nel contempo, la qualità di tutte le<br />
proposte teatrali e culturali, ha saputo risultare presente nell’intero<br />
arco dell’anno e non soltanto nel mese di luglio, creandosi intorno<br />
un clima di rinnovato interesse, di viva attenzione, di sempre maggiore<br />
partecipazione, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio<br />
di San Miniato, dalla stessa CRSM, dal Comune, ma anche da privati<br />
e soprattutto da TecnoAmbiente, un’azienda leader che ha creduto<br />
fortemente nel valore dell’Istituto Dramma Popolare rendendo possibili<br />
i Venerdì del Dramma e perfino la pubblicazione di testi sul<br />
ruolo dell’IDP sotto la Presidenza di Marzio Gabbanini. Molteplici le<br />
proposte per il LXX, dalla “Via Crucis” di Beppe Dati, grande compola<br />
de “Il Martirio del Pastore” di Samuel Rovinski col patrocinio del<br />
Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione per il Giubileo della<br />
Misericordia, di larghi consensi di pubblico e di critica, il Dramma Popolare<br />
continua indefesso il proprio cammino di ricerca, di indagine<br />
sull’uomo del nostro tempo, dei suoi bisogni interiori con l’auspicio<br />
di innumerevoli altri anniversari da festeggiare, sostenuto dall’appoggio<br />
delle istituzioni locali, del corpo sociale ora portato a ben 100<br />
membri, e dall’affetto della gente.<br />
Il pittore Dilvo Lotti, uno dei fondatori del Dramma, in una foto del 1973<br />
sitore e musicista, che aveva già rappresentato in prima assoluta a<br />
San Miniato “Il mio Gesù”, allo spettacolo di Andrea Giuntini con il<br />
Gruppo musicale “Vincanto” sulla Prima guerra mondiale, dal ricordo<br />
di Don Luciano Marrucci, a pochi mesi dalla scomparsa, all’incontro<br />
sempre atteso con attori monologanti, questa volta David Enia<br />
e Oscar de Summa, fino alla Mostra dei Manifesti del Dramma tutti<br />
restaurati e accompagnati da un catalogo curato dal Professor Ilario<br />
Luperini, da potersi ammirare nelle sale di Palazzo Grifoni di San<br />
Miniato in occasione della 46^ Mostra del tartufo, a partire dal 18<br />
Novembre fino all’8 Dicembre 2016.<br />
Tutto questo pur in presenza di una sensibile restrizione dei supporti<br />
finanziari, a dimostrazione dell’impegno della presidenza, di quello di<br />
molti “amici” del Dramma, di tutti coloro che hanno a cuore il nome<br />
prestigioso di un’istituzione che ha attraversato indenne più di mezzo<br />
secolo, ma anche in virtù di una gestione oculata del bilancio.<br />
Dopo un Festival che ha visto più prime assolute e non soltanto quelandare<br />
incontro alla gente, a rivolgersi a un pubblico popolare con<br />
l’intento di far giungere il proprio messaggio indistintamente a tutti,<br />
al di là di qualsiasi provenienza geografica o sociale: “Andremo nelle<br />
chiese, sulle piazze, nelle fabbriche”. Così due spettacoli del LXX<br />
Festival del mese di Luglio si sono spostati rispettivamente negli<br />
spazi della Fraternita di Misericordia a San Miniato Basso per la vicenda<br />
di Don Milani e nella Chiesa della Madonna dei bimbi a Cigoli<br />
per quella di Don Mazzolari, con incredibile partecipazione di pubblico,<br />
per poi recarsi alla Cuoiodepur a San Romano, in quanto spaziosimbolo<br />
delle fabbriche del Comprensorio, nell’Ottobre 2016, per<br />
uno spettacolo con l’attore Alessandro Benvenuti. Dunque la fedeltà<br />
al programma di origine, non un semplice spostamento fisico, ma un<br />
andare davvero verso persone spesso lontane dal "Teatro dello Spi-<br />
Palazzo Panciatichi, Firenze. Il presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani, Marzio<br />
Gabbanini, il vescovo di San Miniato Mons. Andrea Migliavacca, il questore di Firenze<br />
Raffaele Micillo e il sindaco Vittorio Gabbanini alla cerimonia di consegna del Gonfalone<br />
d'Argento al Dramma Popolare<br />
Dramma Popolare di San Miniato<br />
19
Roberto Braida<br />
"Riverberi": luci ed emozioni<br />
nelle opere del maestro spezzino<br />
in mostra a San Miniato<br />
di Daniela Pronestì<br />
Foto delle opere a cura di Riccardo Vannetti<br />
<strong>La</strong> luce ha il compito di rivelare quanto di nascosto è<br />
nella natura, esplorare luoghi e spazi dove lo sguardo<br />
non arriva. Il crescere della luce, il suo modificarsi<br />
e dividersi, essere egualmente prossimità e<br />
lontananza, lasciarsi descrivere eppure resistere all’immagine,<br />
ha un che di prodigioso. È insieme l’attimo e il presente di una<br />
realtà che si offre alla vista e la temporalità senza limite entro<br />
cui il vedere equivale al conoscere; è il visibile e l’invisibile riuniti<br />
entrambi in un riverbero che colpisce l’occhio e l’anima al<br />
contempo. Così Roberto Braida ci invita a considerare la luce.<br />
Un medium necessario, anzi indispensabile alla sua pittura, che<br />
della luce indaga tutte le conformazioni, il suo vivere forme finite<br />
e distanze infinite. Un’indagine condotta nella natura ed<br />
oltre la natura, in quel punto recondito del paesaggio dove non<br />
Roberto Braida (foto di Ilaria Zappelli)<br />
Il vento non sa, olio, sabbie e polveri di marmo su tela, cm. 80x160<br />
Custode del segreto, olio, sabbie e polveri di marmo su tela, cm. 100x120<br />
c’è più distanza tra il dentro e il fuori della visione, dove la natura<br />
è pensiero e il pensiero natura. Un’immagine che genera un’altra<br />
immagine, quella interiore, correndo il pericolo - sempre accompagnato<br />
da un’emozione difficile a dirsi con le parole - di perdersi in<br />
una vastità che non ha più vincoli, né ancoraggio spaziale o traiettorie<br />
dettate dagli accadimenti. In questa vastità i nuovi lavori di<br />
Braida scoprono la dimensione dell’indefinito, il diluirsi dei cieli e<br />
L'utile infinito, olio, sabbie e polveri di marmo su tela, cm. 100x150<br />
20 Roberto Braida
In origine, olio, sabbie e polveri di marmo su tela, cm. 100x150<br />
delle acque, il concentrarsi e disperdersi della luce, che risuona, respira,<br />
rimbomba, in una continua vertigine. Non c’è spazio né luogo<br />
reale che possano contenere il dilagare della visione oltre i limiti del<br />
percepibile; per questo motivo, i suoi “paesaggi non paesaggi” si<br />
collocano nell’interstizio tra la natura vista e la natura immaginata,<br />
tra i riverberi dello sguardo e quelli della memoria. Quello proposto<br />
da Braida non è un paesaggio da contemplare, ma un’esperienza<br />
mentale vissuta attraverso un sottile gioco di proiezione e sottrazione<br />
dei contenuti dell’immagine. Proiezione di un nucleo interiore,<br />
dove il particolare diventa sentire universale; sottrazione di ciò che<br />
riempie lo spazio naturale, ad eccezione di luce e colore. Un paesaggio<br />
che si dà nell’alternanza di presenza ed assenza, di una doppia<br />
visione, che è dell’occhio e insieme della mente. L’aspetto visibile<br />
delle cose e il loro mutarsi in sostanza interiore sono tutt’uno nell’opera<br />
di Braida, in una quasi metafisica oggettività che fa della natura<br />
il suo “oggetto misterioso”. Ma è un mondo che mantiene la sua<br />
quota di mistero senza cristallizzarsi in uno scenario immobile. Al<br />
contrario, tutto è movimento in questo sconfinato teatro della luce.<br />
Si vedono cieli sopra il mare, sparsi di nuvole, scossi dall’alba o dal<br />
tramonto; cieli della sera, impastati di brume, ceneri e muschi; cieli<br />
che attendono la tempesta, nell’agonia di un bagliore che si spegne.<br />
E ancora, cieli che, spandendo i loro riverberi sull’acqua, moltiplicano<br />
lo spazio oltre ogni immaginazione. Il senso dell’illimite cancella<br />
la breve misura del paesaggio per generare una visione che è non<br />
più appannaggio della retina, ma dominio dell’interiorità. È un muto,<br />
solenne, commosso dialogo con la natura, quel grande tutto che è<br />
dentro e fuori di noi. L’enigma da cui proveniamo, e a cui un giorno<br />
ritorneremo.<br />
Riverberi, olio, sabbie e polveri di marmo su tela, cm. 90x90<br />
Nelle ali della vanessa, olio, sabbie e polveri di marmo su tela, cm. 60x120<br />
Roberto Braida “Riverberi” dal 12 novembre all’8 dicembre<br />
Cappella San Pietro Martire - San Miniato (Via Angelica della<br />
Chiesa di San Domenico, Piazza del Popolo, 31).<br />
<strong>La</strong> mostra, a cura di Filippo Lotti e Roberto Milani, è patrocinata dal<br />
Comune di San Miniato ed organizzata dalla Casa d’Aste San Lorenzo,<br />
con il supporto del C.R.A. e la collaborazione della Pro Loco San Miniato<br />
e della Fondazione San Miniato Promozione. Catalogo con testo critico<br />
di Luca Nannipieri. Info: galleria@arte-sanlorenzo.it<br />
Cappella di<br />
San Pietro Martire,<br />
Chiesa di<br />
San Domenico,<br />
San Miniato<br />
21
San Miniato e<br />
la Via Francigena<br />
di Giovanni Corrieri<br />
Foto di Aurelio Cupelli, Danilo Puccioni e Smartarc<br />
al servizio del Barbarossa, lo stesso Barbarossa si<br />
fermò a San Miniato nel 1178 e nel 1185.<br />
Come si può vedere in 400 anni San Miniato ha acquistato<br />
notevole importanza ma ancora deve fare i<br />
conti con San Genesio (o Vico Wallari) punto nevralgico<br />
per il controllo della viabilità, città importante<br />
dove proprio in quei tempi, nei primi giorni di novembre<br />
del 1198, dopo la morte di Federico I° e l’ascesa<br />
di Enrico IV al potere, veniva fatto “giuramento”,<br />
nella chiesa di San Cristoforo, fra le più importanti<br />
città toscane ed i rappresentanti di Papa Innocenzo<br />
III, sopra un importantissimo documento che prese il<br />
nome di “Lega Guelfa” o “Lega di San Genesio”. Era<br />
proprio Borgo San Genesio che controllava la viabilità,<br />
le “autostrade” di allora: l’asse nord-sud, cioè<br />
Un tratto della Via Francigena a San Miniato<br />
Non si può parlare di via Francigena a San Miniato senza aver prima<br />
dato un piccolo accenno storico.<br />
Le prime notizie su San Miniato risalgono al 783 quando un gruppo<br />
di sedici longobardi fondò in “loco detto Quarto” una chiesetta<br />
intitolata a questo martire sotto la giurisdizione del vescovo di Lucca, dedicata<br />
all’Assunta e suffraganea della vicina pieve di San Genesio. Intorno alla chiesa<br />
si sviluppò l’abitato. Nel X secolo si hanno le prime notizie di San Miniato<br />
“castello” e nel 994 sembra che vi abbia soggiornato papa Gregorio V diretto in<br />
Germania. Vista la sua posizione elevata l’imperatore Ottone I volle fortificarla<br />
dotandola di mura e già nell’XI secolo era sede di tribunale, di vicariato ed un<br />
centro per la riscossione dei tributi per il Sacro Romano Impero. <strong>La</strong> sua posizione<br />
e la sua equidistanza dalle maggiori città convinsero gli imperatori svevi a<br />
fare di San Miniato il loro centro di potere e di controllo di tutta la <strong>Toscana</strong>. Nel<br />
1172 vi soggiornò Cristiano da Magonza, arcivescovo e diplomatico tedesco<br />
San Miniato vista dalla Torre di Matilde<br />
Cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Genesio, San Miniato<br />
la Via Francigena, l’asse est-ovest, cioè la via Pisana, i<br />
fiumi Arno ed Elsa allora navigabili, quindi Borgo San<br />
Genesio aveva il controllo strategico del transito di tutta<br />
quelle zona. Anche Sigerico, arcivescovo di Canterbury,<br />
di ritorno da Roma dove aveva ricevuto il “pallium” della<br />
sua investitura, annota, nel 994, come XXII tappa “Sce<br />
Dionisii”. E qui la lotta fra queste due realtà; una, San<br />
Genesio, borgo già di notevole importanza e l’altro, San<br />
Miniato che l’importanza la stava acquisendo, cominciò<br />
a farsi veramente dura. <strong>La</strong> viabilità, che già si stava spostando<br />
verso la collina di San Miniato, ne fu da questa<br />
totalmente controllata fra la fine del XII e l’inizio del XIII<br />
secolo, poi la distruzione di San Genesio nel 1248 pose<br />
fine a tutte le contese.<br />
San Miniato divenne quindi punto nevralgico del pas-<br />
22 San Miniato e la Via Francigena
Torre di Matilde, Campanile del Duomo di San Miniato<br />
Panorama di San Miniato<br />
Ostello San Miniato<br />
saggio di pellegrini, mercanti, principi, clero e loro seguiti<br />
che portarono ricchezza sia in denari che in cultura<br />
a questo castello che acquistava sempre più importanza.<br />
Per tutto questo San Miniato si dotò di un sistema<br />
di ospitalità molto consistente, i pellegrini ed il clero<br />
di solito erano accolti nei molti conventi e monasteri<br />
presenti, mentre per i mercanti ed i laici erano a disposizione<br />
osterie, baccanali ed altre strutture private.<br />
Vennero costruiti anche “Ospitali” che accoglievano<br />
sia gli uni che gli altri. Non è possibile sapere<br />
quanti pellegrini siano transitati da San Miniato,<br />
ma senza dubbio possiamo pensare che nel 1300,<br />
anno del primo Giubileo indetto da Papa Bonifacio<br />
VIII, siano passati decine di migliaia di pellegrini,<br />
visto che in quell’anno a Roma ne arrivarono circa<br />
un milione e mezzo. Bisogna, però, pensare che non<br />
c’era la “Via Francigena”, ma le “Vie Francigene”,<br />
cioè il sistema viario per Roma o da Roma era molto<br />
complesso e frammentato. Nella nostra zona<br />
abbiamo notizia di ben quattro assi viari: la “Chiecina”<br />
per chi faceva il padule di Bientina, e per chi<br />
veniva da Fucecchio c’era la via di “crinale”, che è<br />
quella di adesso, quella di “pedimonte”, l’attuale<br />
via Sanminiatese sulla sinistra dell’Elsa, e quella<br />
di “valle” sulla destra. Quindi come si può vedere<br />
i pellegrini avevano molte possibilità di scelta e si<br />
muovevano scegliendo le strade ritenute più tranquille<br />
e sicure. Questo sistema è stato in vigore fino<br />
alla fine dell’Ottocento. In questi secoli San Miniato<br />
è stata, prima come castello e poi come città,<br />
portata ad esempio per la sua accoglienza. Da qui<br />
sono passati, come dicevo decine di migliaia di pellegrini,<br />
ma anche personaggi di tutto rilievo, si dice<br />
che a San Miniato abbia avuto i natali Matilde, poi<br />
contessa di Canossa, alla quale è dedicata la torre<br />
campanaria, per altri motivi si pensa a Pier della<br />
Affresco di Francesco Sforza. Palazzo Comunale di San Miniato<br />
Vigna, segretario di Federico II, di cui si<br />
dice che qui ebbe tortura e morte, il 23<br />
luglio 1401 vi nacque Francesco Sforza,<br />
poi duca di Milano, qui si incontrarono<br />
il 22 settembre 1533 Papa Clemente VII<br />
Medici e Michelangelo Buonarroti per<br />
discutere sull’affresco della parete d’altare<br />
della Cappella Sistina, ma l’elenco<br />
sarebbe troppo lungo…<br />
Oggi San Miniato sta riscoprendo la<br />
sua importanza di trovarsi, o meglio,<br />
di ritrovarsi, punto nevralgico sulla Via<br />
Francigena, vede passare, ormai da<br />
qualche anno i pellegrini diretti a Roma<br />
e che sempre più numerosi fanno sosta<br />
in città, si comincia a parlare di migliaia<br />
di persone alle quali San Miniato può<br />
e deve far conoscere le sue ricchezze<br />
che si chiamano arte, cultura, storia,<br />
prodotti della sua terra, come biglietto<br />
da visita per una città depositaria di un<br />
patrimonio a volte tenuto anche troppo<br />
nascosto. I pellegrini ben accolti sono<br />
un veicolo promozionale di una potenza<br />
incredibile e San Miniato deve “sfruttare”<br />
questo veicolo. Nel 2016, grazie alla<br />
Regione <strong>Toscana</strong> ed all’impegno del<br />
nostro Comune, è stato inaugurato l’Ostello<br />
del Pellegrino, si tratta di un’accoglienza<br />
davvero molto gradevole e ben<br />
progettata, ma sono convinto che da qui<br />
a pochi anni ci vorranno altri edifici atti<br />
all’accoglienza dei pellegrini.<br />
San Miniato e la Via Francigena<br />
23
IL PRIMATO<br />
DEL TARTUFO<br />
DI SAN MINIATO<br />
di Delio Fiordispina<br />
Foto di Aurelio Cupelli<br />
e Francesco Fiumalbi<br />
Sono molte le ragioni che ci portano a considerare San Miniato<br />
come una delle zone più importanti per la ricerca del<br />
tartufo e ad indicarla come la capitale del tartufo bianco<br />
italiano, di seguito ne elenchiamo dieci.<br />
1. Partiamo dalla storia. <strong>La</strong> ricerca del tartufo, nella nostra zona,<br />
iniziò oltre un secolo fa, verso la fine dell’Ottocento, quando alcuni<br />
romagnoli giunsero dalle nostre parti e cominciarono ad insegnarci<br />
la ricerca del tartufo. Fra di loro ricordiamo Stagnazza (Stanislao Costa<br />
di Casola Valsenio, classe 1875), che si stabilì e si sposò a Balconevisi.<br />
Altri romagnoli, che erano venuti per la bonifica dei fiumi si<br />
insediarono nella zona: da San Miniato a Palaia. Alcuni sanminiatesi<br />
intraprendenti come Eugenio Gazzarrini (classe 1875) cominciarono<br />
a commercializzare il tartufo bianco di San Miniato e a farlo conoscere<br />
in tutta Italia.<br />
Il tartufo più grande del mondo, 2012, monumento al tartufo, forgiato in ferro da Massimiliano<br />
Benvenuti<br />
Sagra del Tartufo, 1972 , tratta da San Miniato città del Tartufo di Delio<br />
Fiordispina e Manuela Parentini, FM Edizioni<br />
2. Il tartufo bianco più grande del mondo, di Kg 2,520, che è nel Guinness<br />
World Records è stato trovato a San Miniato il 26 ottobre 1954 da un tartufaio<br />
di Balconevisi, Arturo Gallerini, detto il Bego, in un luogo chiamato <strong>La</strong> Vallina.<br />
Questo tartufo fu comprato dal commerciante albese Giacomo Morra, che<br />
veniva spesso a San Miniato a comprare grandi partite di tartufo bianco. Per<br />
cinquanta anni i retroscena su chi fosse il cercatore che ha trovato il tartufo<br />
più grande del mondo è rimasto segreto e lo abbiamo scoperto solo nel 2003.<br />
<strong>La</strong> storia dice che questo tartufo fu regalato al presidente degli Stati Uniti<br />
Eisenhower. Oggi a San Miniato abbiamo un monumento in ferro battuto dedicato<br />
al Bego ed al suo cane Parigi.<br />
3. Il tartufo più pagato al mondo è stato trovato nella zona delle colline<br />
sanminiatesi e venduto nel dicembre 2007 all’Asta Internazionale del tartufo<br />
per beneficienza. Il tartufo di Kg 1,497 fu acquistato da un ristorante di<br />
Un tartufaio e il suo cane intenti nella ricerca del prezioso tubero<br />
Un tartufo appena scavato<br />
24<br />
Il tartufo di San Miniato
Londra che lo pagò ben 330.000<br />
dollari. <strong>La</strong> notizia fece il giro del<br />
mondo. Un po’ di tempo dopo il<br />
tartufo, per la troppa esposizione<br />
nella vetrina londinese, andò a<br />
male e gli fu dedicato un solenne<br />
funerale nella Villa di Cafaggiolo<br />
(Barberino di Mugello, Firenze),<br />
dove era stata battuto l’asta, e<br />
fu seppellito sotto una quercia<br />
dell’epoca della scoperta dell’America.<br />
4. <strong>La</strong> qualità del tartufo bianco di<br />
San Miniato è indiscussa grazie<br />
al clima, al terreno e soprattutto<br />
agli alberi con i quali è in simbiosi<br />
come le querce. L’afrore del nostro<br />
tartufo è davvero superlativo<br />
e non teme il confronto con altri<br />
tartufi più blasonati. I cuochi più<br />
importanti apprezzano molto il<br />
profumo inconfondibile e le proprietà<br />
Venditore di tartufi alla fine dell'Ottocento, tratta da San Miniato città del Tartufo<br />
di Delio Fiordispina e Manuela Parentini, FM Edizioni<br />
1980 (terzo di ottobre), Ponte a<br />
Egola dal 2014 (quarto week end),<br />
San Miniato Basso (prima di novembre),<br />
per finire con la Mostra<br />
di San Miniato che è l’apoteosi<br />
del tartufo bianco (negli ultimi tre<br />
fine settimana di novembre e nel<br />
primo di dicembre – il weekend<br />
di dicembre quest’anno non verrà<br />
fatto perché la data coincide con<br />
un referendum nazionale). Senza<br />
dimenticare la mostra del tartufo<br />
marzuolo a Cigoli dal 1999 (metà<br />
marzo) che si sta affermando sempre<br />
di più. Sulla scia di San Miniato<br />
in altri comuni della zona sono<br />
nate altre sagre del tartufo negli<br />
ultimi anni.<br />
8. Anche la struttura commerciale<br />
dà forza al tartufo di San Miniato.<br />
I nostri commercianti hanno<br />
costituito una decina di ditte che<br />
organolettiche del tartufo bianco di San Miniato. Il tartufo è<br />
tutelato dal marchio del “Tartufo Bianco delle Colline Sanminiatesi”.<br />
Ogni anno si trovano decine di ottimi esemplari e spesso sono<br />
scavati, nella nostra zona, esemplari eccezionali anche di oltre un<br />
chilogrammo .<br />
5. Un altro elemento che depone a favore del tartufo di San Miniato<br />
è la quantità, infatti grazie al vasto areale incontaminato che<br />
abbraccia 32 comuni a sud<br />
dell’Arno, fra le provincie<br />
di Pisa e Firenze si trova<br />
in abbondanza. Da stime<br />
effettuate alcuni anni fa si<br />
può affermare che il tartufo<br />
bianco delle colline sanminiatesi<br />
rappresenta da solo<br />
circa il 25-30% dell’intera<br />
produzione nazionale (che<br />
poi coincide quasi con<br />
quella mondiale). Da un<br />
libretto del commerciante<br />
Gemignani del 1954 si può<br />
vedere che solo nella piccola<br />
frazione di Balconevisi<br />
furono trovati oltre 900 chili<br />
di tartufi in un anno. <strong>La</strong> quantità di tartufi che si trovano oggi resta<br />
un geloso segreto.<br />
6. Un altro elemento che fa grande il tartufo di San Miniato è l’importanza<br />
che ha raggiunto la Mostra Mercato nel panorama nazionale;<br />
si può dire che sia una delle più partecipate feste del settore (si<br />
parla di oltre 80.000 presenze) e soprattutto per la qualità enogastronomica<br />
che propone ai visitatori. <strong>La</strong> sagra nata nel lontano 1969<br />
è sempre cresciuta in questi quarantasei anni ed oggi è senz’altro un<br />
appuntamento irrinunciabile per gli intenditori di tartufo.<br />
7. Nel tempo sono nate altre feste di contorno alla Mostra Mercato<br />
di San Miniato e quindi oggi possiamo dire di avere un calendario<br />
autunnale continuo nel Comune di San Miniato da settembre a<br />
novembre: <strong>La</strong> Serra dal 2009 (ultimo weekend di settembre), Corazzano<br />
dal 1987 (primo fine settimana di ottobre), Balconevisi dal<br />
operano nella zona, comprano tartufo fresco dai tartufai locali e lo rivendono<br />
in tutta Italia ed in gran parte del mondo: dal Giappone agli<br />
Stati Uniti, dagli Emirati Arabi al Brasile. Alcune ditte Gazzarrini, Gemignani,<br />
Nacci, Savini derivano da una tradizione di famiglia antica,<br />
altre ditte sono nate negli ultimi anni. Tutti coniugano la qualità con<br />
la tradizione e partecipano a molti appuntamenti italiani del settore,<br />
rifornendo i più importanti ristoranti d’Italia e del mondo.<br />
9. Il tartufo a San Miniato<br />
si può gustare in molti ristoranti<br />
locali. <strong>La</strong> tradizione<br />
viene da lontano quando<br />
Renato Tozzi, già dagli anni<br />
Sessanta, proponeva il famoso<br />
risotto al tartufo nel<br />
suo ristorante Miravalle,<br />
che era conosciuto da molti<br />
ed apprezzato dai più importanti<br />
esperti enogastronomi.<br />
Oggi una decina di<br />
ristoranti propongono il tartufo<br />
in tavola, organizzando<br />
serate speciali o semplicemente<br />
inserendolo nel loro<br />
menù autunnale. Da alcuni<br />
anni la provincia ha selezionato i ristoranti più importanti assegnando<br />
loro il marchio di “amico del tartufo”.<br />
10. Chiudiamo con i primati ricordando che i tartufai nella zona sono<br />
molti: più di duemila e battono i boschi ed i terreni in molti periodi<br />
dell’anno, cercando quello marzolo, quello estivo e soprattutto<br />
il bianco autunnale, in compagnia dei loro fedeli cani, di cui sono<br />
maestri allevatori. L’associazione tartufai delle colline sanminiatesi,<br />
nata nel 1982, raccoglie circa 400 soci ed è una delle più organizzate<br />
d’Italia. L’esperienza dei tartufai sanminiatesi è stata tramandata di<br />
padre in figlio e si può dire che i tartufai di San Miniato sono maestri<br />
dell’arte della ricerca del tartufo.<br />
Queste ragioni e tante altre ancora fanno del tartufo di San Miniato<br />
un prodotto unico e prezioso che è senz’altro ai vertici della gastronomia<br />
italiana di qualità.<br />
Il tartufo di San Miniato<br />
25
Un anno di installazioni d’arte<br />
contemporanea a San Miniato<br />
Piazza del Bastione, Prato della Rocca, Loggetta del Fondo<br />
di Serena Di Paola<br />
Un anno pregno di opere d'arte a cielo aperto, capaci di<br />
catturare l'attenzione della cittadinanza e di arrivare<br />
talvolta dritte al cuore di coloro che, nonostante la freneticità<br />
della vita quotidiana, si sono soffermati ad ammirarle.<br />
San Miniato si conferma una città incline all'arte, aprendosi<br />
ora a quella contemporanea con l'intento di valorizzare due luoghi<br />
specifici del centro storico, piazza del Bastione e Loggetta del Fondo,<br />
al fine di trasformarli in vetrine permanenti per le varie installazioni.<br />
Tutti gli allestimenti sono stati finora possibili grazie al lavoro congiunto<br />
tra Fondazione San Miniato Promozione e amministrazione<br />
comunale, in collaborazione con Casa d'Arte San Lorenzo e C.R.A.<br />
(Centro Raccolta Arte), mentre ogni evento è stato curato dai noti<br />
animatori artistici sanminiatesi Filippo Lotti e Roberto Milani.<br />
Tutto è cominciato nel novembre 2015, quando in piazza del Bastione<br />
è stata accolta la scultura “Non è vero ma ci credo” firmata dall'artista<br />
livornese Christian Balzano. L'opera si presenta nelle forme di un<br />
Foto Veronica Gentile, Federica Antonelli, Serena Di Paola, Francesco Sgherri<br />
lenza del territorio”. <strong>La</strong> scultura, datata al 2008, è rimasta esposta fino<br />
a gennaio, anticipando la mostra “A pelle viva” di Balzano ospitata a<br />
Palazzo Grifoni nella scorsa primavera, con la prestigiosa curatela dell'ex<br />
direttore del Museo Pecci di Prato Marco Bazzini.<br />
A dicembre 2015 e per circa un mese l'arte è giunta pure sul prato della<br />
Rocca con la scritta “Restiamo umani” dell'artista pisano Stefano Tonelli.<br />
Tredici lettere bianche, rialzate da terra, per una lunghezza di circa 20<br />
metri, realizzate con un carattere tipografico semplice affinché potesse<br />
essere comprensibile a tutti. Il materiale è povero, il polistirolo, ma ad<br />
essere di grande valore è il significato intrinseco dell'opera: divulgare un<br />
messaggio di pace e fratellanza per far capire che al mondo siamo tutti<br />
parte di una stessa grande famiglia. “<strong>La</strong> scritta è stata presente anche in<br />
altre piazze d'Italia e i vari spostamenti hanno danneggiato le lettere in<br />
più parti - spiega Tonelli -. Queste increspature, però, non sono state riparate,<br />
bensì colorate d’oro. L'opera si fa, così, portatrice di un significato<br />
aggiuntivo: non dobbiamo nascondere le ferite della vita, bensì valorizzarle,<br />
perché grazie a queste possiamo crescere a superare gli ostacoli<br />
futuri”. “Restiamo umani”, quindi, anche per ricordarci come dai momenti<br />
Piazza del Bastione di San Miniato con il "toro" di Christian Balzano<br />
Non è vero ma ci credo, Christian Balzano<br />
imponente toro sdraiato supino, con le zampe alzate. Una posizione<br />
in grado di destare non poca curiosità nei passanti che, con ironia<br />
e un pizzico di scaramanzia, ne hanno colto l'essenza benaugurale.<br />
Come ha spiegato l'artista, infatti, “il toro potrebbe sembrare caduto<br />
a terra, ma in realtà è stato così creato<br />
per invitare le persone a toccarne le<br />
parti basse e dare, di conseguenza, il<br />
via ad un rito portafortuna”. “Il toro -<br />
dice il sindaco di San Miniato Vittorio<br />
Gabbanini - s'innalza anche a simbolo<br />
della produttività dell’industria e<br />
dell’artigianato locale quale immagine<br />
ed emblema del ciclo produttivo<br />
conciario, eccellenza indiscussa a<br />
livello internazionale. Perciò è stato<br />
fortemente voluto dall’amministrazione<br />
comunale in concomitanza con la<br />
45^ Mostra del Tartufo, altra eccel-<br />
Lo svelamento della Grande Aurora di Franco Mauro Franchi. Roberto<br />
Milani, Filippo Lotti, il sindaco Vittorio Gabbanini e l'artista<br />
più bui si possa comunque intravedere una luce di speranza.<br />
Dopo l'apprezzato toro di Balzano, in piazza del Bastione è arrivata<br />
la “Grande Aurora” di Franco Mauro Franchi, da fine gennaio a metà<br />
maggio. Creata in vetroresina nel 1994, la scultura risalta un corpo<br />
femminile abbondante e armonioso, le<br />
cui forme sembrano emergere e fondersi<br />
con il paesaggio circostante. “Un<br />
lavoro sicuramente tra i più rappresentativi<br />
dell’artista livornese - dice<br />
Filippo Lotti - che racchiude appieno<br />
la sua poetica e l'essenza dell'iconografia<br />
artistica, velando una citazione<br />
oltremodo intima a sua moglie Aurora.<br />
Donna, madre, una Venere fuori dai<br />
canoni stereotipati dell’avvenenza ma<br />
di una bellezza disarmante”. “Le figure<br />
femminili di Franchi - aggiunge Roberto<br />
Milani - sono opulente, pensose ed<br />
26<br />
Installazioni d'arte a San Miniato
Figura seduta, Franco Mauro Franchi.<br />
L'artista assieme al sindaco Vittorio Gabbanini.<br />
Guerriera, Paolo Staccioli<br />
enigmatiche, con il corpo proteso verso la luce.<br />
Tutte le sue opere cercano un dialogo col mondo<br />
circostante, rapportandosi con una rotondità<br />
di volumi che, sebbene rappresenti una sfida ai<br />
canoni convenzionali di bellezza, esalta senza<br />
ombra di dubbio l’eleganza”.<br />
Ma il connubio con la città di San Miniato e lo scultore toscano è<br />
raddoppiato ad aprile, quando Franchi è stato protagonista nella Loggetta<br />
del Fondo con "Figura Seduta", una sorta di grande “sorella”<br />
della ormai conosciuta Aurora.<br />
A giugno si inaugura di nuovo in piazza del Bastione, stavolta con<br />
“Styx”, una grande maschera in alluminio realizzata dall'artista tedesco<br />
Günther Stilling, rimasta in scena fino a ottobre. Il nome Styx si<br />
traduce in italiano con Stige, uno dei cinque fiumi che secondo la mitologia<br />
greca è presente negli Inferi. In particolare, lo Stige era quello<br />
un'armatura realizzato nel 2006 in lastre di<br />
ottone, con dei chiari riferimenti al Medioevo.<br />
“Vivere insieme all’arte, nell’arte e con<br />
l’arte, vuol dire vivere meglio e acquisire coscienza<br />
di sé e del luogo nel quale abbiamo la<br />
fortuna di vivere - dice il sindaco Gabbanini<br />
-. San Miniato è già un’opera d’arte, ma noi<br />
vogliamo sempre più impreziosirla e renderla<br />
visibile da punti di vista mai esplorati prima.<br />
Oltre alla valenza artistica - conclude - c’è da<br />
sottolineare il ritorno in termini di turismo e le<br />
ripercussioni positive su tutto l’indotto”.<br />
Si ricorda la collaborazione alle iniziative<br />
delle aziende Pallets Bertini e Pallets Bertini<br />
Group per l’allestimento, MS Group per il trasporto<br />
e NavigaLibero per la cartellonistica.<br />
Styx, Günther Stilling. Gli assessori sanminiatesi Gianluca Bertini e Marzia Fattori, Gaetano<br />
Salmista della fonderia Art'ù, il sindaco Gabbanini, Antonella Tabani della Casa<br />
d'Arte San Lorenzo e Filippo Lotti della Fondazione San Miniato Promozione<br />
Restiamo umani, Stefano Tonelli<br />
che il traghettatore d'oltretomba Caronte attraversava per trasportare<br />
le anime dei morti da una riva all'altra. Proprio prendendo spunto<br />
dal racconto di Virgilio nell'Eneide, Stilling ha riprodotto il volto di Caronte<br />
in una maschera, con una moneta in bocca ad indicare l'obolo di<br />
cui i cadaveri dovevano disporre per pagare il viaggio. “Grazie ad un<br />
autore dal considerevole spessore artistico - spiega Filippo Lotti - si<br />
intrecciano arte, mitologia e storia in una piazza che, nel suo concetto<br />
storico di Agorà, diventa sempre più luogo di aggregazione, nonché di<br />
stimolo, accoglienza e cultura”.<br />
Successivamente, a luglio, la Loggetta del Fondo ha ospitato una<br />
“Guerriera” snella e longilinea creata dal fiorentino Paolo Staccioli.<br />
“<strong>La</strong> Guerriera è il primo lavoro realizzato in alluminio - afferma l'artista<br />
-. Per questo tipo di figure traggo ispirazione dalle nozioni di storia<br />
e di storia dell'arte che, sin da bambino, mi affascinano e mi fanno<br />
viaggiare con la fantasia”.<br />
<strong>La</strong> nuova opera che invece accompagnerà la 46^ edizione della Mostra<br />
Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato è “Safety<br />
Heart Armour” di Alessandro Reggioli, un grande cuore cinto da<br />
Da sinistra: l’assessore Marzia Fattori, Filippo Lotti, il sindaco Gabbanini,<br />
l’artista Alessandro Reggioli, Alessandro Sarti già assessore alla cultura del<br />
Comune di Pontassieve, l’assessore Gianluca Bertini, il consigliere Paolo<br />
Redditi e l’assessore Giacomo Gozzini<br />
Safety Heart Armour di Alessandro Reggioli Il piccolo Dante fotografato con<br />
la scultura del padre<br />
Installazioni d'arte a San Miniato<br />
27
Veronica Gentile<br />
Uno scatto fotografico che ti porta<br />
nel cuore dell'azione, del momento<br />
e del sentimento provocando emozioni<br />
di Maria Grazia Dainelli<br />
Foto di Veronica Gentile<br />
Cooking Show con Annamaria Tossani e Marco Nebbiai alla 45^ Mostra del Tartufo<br />
Paolo Ruffini ospite della 44^ Mostra del Tartufo di San Miniato con Delio Fiordispina<br />
Con le sue fotografie trasmette l’amore e la passione per lo<br />
sport; è una fotografa d'impatto immediato e i suoi scatti<br />
lasciano senza parole per la forza dei colori e la plasticità<br />
dei soggetti efficacemente rappresentati nella naturalezza<br />
del loro gesto sportivo.<br />
Con la sua sensibilità raffinata e la forza compositiva delle immagini,<br />
Veronica dimostra di avere un occhio allenato a scegliere la giusta inquadratura<br />
nel momento del click, facendoci entrare direttamente nella<br />
scena.<br />
<strong>La</strong> prospettiva e il punto di osservazione danno dinamicità ai suoi scatti<br />
che fanno emergere una tecnica fotografica che non si avvale della<br />
post produzione per dare stupore superficiale alle foto, ma è solo grazie<br />
all'immediatezza registica del suo rapido sguardo che riesce a cogliere<br />
l’essenza del momento da rappresentare, immortalando l’evento di cui<br />
non è spettatrice ma coprotagonista.<br />
Recupero sospeso di un giocatore della Kemas <strong>La</strong>mipel Santa Croce s/A<br />
L'ex difensore Colombini in un match contro il Pisa
Edoardo Raspelli ospite della 43^ Mostra del Tartufo di San Miniato<br />
Veronica Gentile<br />
Ponteaegolese classe 1991; appassionata di fotografia, dal 2015 ha<br />
cominciato quasi per caso ad avvicinarsi alla macchina fotografica del<br />
padre. Dopo qualche anno di fotografia analogica passa ad una reflex<br />
digitale e dopo ancora partecipa nel 2012 ad un corso di fotografia organizzato<br />
presso i locali dell’Associazione Culturale <strong>La</strong> Ruga a Ponte<br />
a Egola tenuto da Francesco Sgherri e Aurelio Cupelli durante il quale<br />
cresce e si rafforza la sua attitudine per la fotografia sportiva e di movimento.<br />
<strong>La</strong> sospensione, l’attesa, il gesto atletico, sono ancora oggi le prerogative<br />
della sua fotografia. Nello stesso anno fa uno stage per il Volley<br />
Biancoforno Femminile a Santa Croce; riconfermata per la stagione<br />
successiva poi prende stabilmente contatti con alcune delle società<br />
sportive più importanti del comprensorio del cuoio divenendo fotografa<br />
ufficiale dei Lupi Santa Croce sull'Arno oggi Kemas <strong>La</strong>mipel militante<br />
nel campionato di pallavolo di SerieA2 e dell'AC Tuttocuoio che partecipa<br />
al campionato di calcio di LegaPro.<br />
Intanto dal 2013 inizia la collaborazione con Gonews.it grazie al quale<br />
comincia a dare un approccio più fotogiornalistico e di racconto alle sue<br />
Roberto Falivena, capitano della AC Tuttocuoio Ponte a Egola<br />
foto, occupandosi delle principali manifestazioni del comune di San Miniato,<br />
arrivando fino alla Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco<br />
di San Miniato che la vede ancora oggi per il quarto anno consecutivo<br />
fotografa ufficiale della manifestazione assieme a Gianni Mattonai.<br />
Nel 2015 viene invitata da Filippo Lotti a partecipare all’edizione numero<br />
quattro di "Gente di Paese", rassegna dove vengono fotografati, ogni<br />
anno da un fotografo diverso i volti più rappresentativi di Ponte a Egola,<br />
preservando e valorizzando così la storia del paese.<br />
L’apertura della mostra, avvenuta l’8 marzo 2015 in presenza del sindaco<br />
di San Miniato e di diverse autorità, è stata la sua prima personale.<br />
Da poco iscritta all’Ordine dei Giornalisti della <strong>Toscana</strong> come fotogiornalista<br />
pubblicista rimane prevalentemente nell’ambito sportivo, ma si<br />
è nel frattempo aperta ad altri orizzonti lavorativi formando in collaborazione<br />
con Gianni Mattonai un team di fotografi, video maker e grafici<br />
che ha preso il nome di Photoistanti.<br />
vero.genti91@virgilio.it - www.veronicagentilephoto.com<br />
www.photoistantiteam.wixsite.com/photoistanti<br />
"Gente di Paese": Michele Matteoli, presidente del Consorzio Cuoio-Depur S.p.A.<br />
Giocatore dell'U.S.E. Basket Computer Gross di Empoli<br />
"Gente di Paese": Gino Rossi, riparatore di macchine agricole<br />
Veronica Gentile<br />
29
Rime sparse: la voce dei poeti<br />
Incontro con<br />
Saverio Chiti<br />
San Miniato (mia Città)<br />
Scendono disincantati i declivi alla volta del fiume<br />
e tu come una conciliante amante stai sul colle<br />
dove come in un’alcova, l’imperitura Rocca domina la valle.<br />
C'è tutta l'anima del nostro sentire storia, fra le tue mura.<br />
Città che vivi addormentata in placida culla dove cultura e finanza<br />
hanno fatto breccia in cuori impavidi e artisti raminghi,<br />
e dove persino Napoleone trovò sostegno.<br />
Le tue genti si fondono alla folla nelle piazze di mercatini antichi<br />
mentre un'aurea nobile distende le ali sul territorio<br />
laddove la Curia, ancora sorride al Vescovado seggio.<br />
Tra le tue vie in autunno, si sente nell'aria profumo di pregiato bianco tartufo<br />
e di tanto in tanto nei loggiati di San Domenico<br />
fra bancherelle di biologico vanto, si trovano delizie per ogni palato<br />
che fanno di San Miniato la patria del gusto.<br />
Chi fu poi così vile e colpevole in quel passato San Lorenzo<br />
ancora adesso difficile è dirlo, e mentre vittime ignare attendono giustizia<br />
parole mal spese si sommano a passate urla di paura e dolore.<br />
San Miniato tu che secondo leggenda fosti sconfitta dal gregge<br />
ora come buon pastore, gli indomiti abitanti con amore proteggi.<br />
Autunno, nel cuore<br />
Sento le foglie oramai esauste<br />
annichilirsi nella mia mano,<br />
si dissolvono in velati toni<br />
che nell'autunno ora fanno breccia.<br />
Non sarà mai tardi per ritrovare quel sentimento<br />
che in discutibili azioni ci tennero lontani.<br />
I nostri rinvenuti cuori ora finalmente felici<br />
nel caldo autunno, battono all'unisono.<br />
E poi, morire<br />
Navigai per mari a me sconosciuti<br />
e prosciugai gli oceani attraversati<br />
come fossero lacrime sul viso della mia donna<br />
che d'amore pianse per il mio ritorno.<br />
Volteggiai su nuvole così spesse da oscurare il cielo<br />
e attraversai in volo, la luna e il sole<br />
tanto da bruciarmi l'anima, così candida e leggera<br />
come neve che cade giù.<br />
Camminai per valli, così verdi da far male agli occhi<br />
e i fioriti prati della vita, ammirai estasiato<br />
sentendomi davvero piccolo, dinanzi a lei.<br />
Nuotai contro correnti avverse, solo per il gusto della sfida<br />
e mi ritemprai all'ombra di un ciliegio<br />
come solo l'umano io, sapeva fare.<br />
E fu lì, che ti aspettai<br />
felice d'aver vissuto una vita di meraviglia<br />
dove ci fu spazio per l'amore è il gioco<br />
senza dimenticare l'entità di una famiglia.<br />
Passarono giorni di stupore e lacrime versai<br />
al fine d'ogni sera, quando accanto al fuoco<br />
di me tutto raccontai a lui, che del seguitarmi era destinato.<br />
E poi, morire fu quasi scontato<br />
visto che la luce in me, era finita<br />
piccola fiaccola nella vita distrattamente confusa<br />
con quella fulgida aurea che attorno a me<br />
con caparbia costanza, perse vita.<br />
30<br />
SAVERIO CHITI<br />
Ènato nel giugno del 1961 a Pontedera<br />
(Pi). Sposato e padre di un figlio, da<br />
sempre abita nella piana sanminiatese<br />
ai declivi delle splendide colline toscane, prima<br />
a San Miniato Basso, poi a Ponte a Egola<br />
e dal 1987 a San Romano.<br />
Da anni si diletta a scrivere, anche se in maniera<br />
discontinua.<br />
Di sé dice: "Intervallo momenti felici ad altri<br />
bui e nell’alternarsi di questi periodi, scribacchio<br />
di tutto ciò che mi circonda e rimane impresso, ma soprattutto cerco di<br />
parlare con il cuore, al cuore".<br />
Con il sito di poesia Scrivere, dove ha una pagina personale, saveriochiti.<br />
scrivere.info, (con più di 2.000.000 di visualizzazioni) ha collaborato in diverse<br />
raccolte e silloge poetiche.<br />
Alcuni esempi: Foto di gruppo con poesia, nel 2009, Kimerik Editore, con la<br />
poesia Cielo Etrusco; Le notti del poeta, nel 2010, Kimerik Editore, con le poesie<br />
Come un amante, Divin bocciolo, Le mie notti; Se tu mi dimentichi, nel 2011,<br />
Scrivere Editore, con le poesie Amor di figlio, I colori dell’anima, Mi rammenterai,<br />
Non posso; Tu che mi ascolti, nel 2012, Scrivere Editore con le poesie<br />
Ascolta, Candore di vittima, Declivio, Possessore d’amore; Anime in versi, nel<br />
2012, Scrivere Editore, con la poesia Fragile amore.<br />
Ha raccolto qua e là per l’Italia alcuni riconoscimenti per i suoi testi, fra cui due<br />
primo premio e tre terzo premio, oltre che alcune menzioni d’onore e di merito,<br />
e altri premi speciali di giuria. Inoltre ha pubblicato due raccolte personali (ma<br />
solo in forma strettamente privata) con l’editore on-line Lulu: Il buio è la mia<br />
luce nel 2010 e Poi, cade la neve nel 2011.<br />
Sempre con Lulu, nel 2012, ha dato alle stampe anche un piccolo racconto,<br />
Cronache di una sera.<br />
“Perché scrivo? Forse è l’unico modo per capire che esisto, fare poesia è come<br />
guardarsi dentro e scoprire l’emozione di esserne felice.”<br />
chitisaverio@libero.it
46^ MOSTRA MERCATO NAZIONALE DEL<br />
TARTUFO BIANCO DI SAN MINIATO<br />
1° Week end<br />
Il tartufo bianco incontra<br />
Pinocchio e i prodotti d’eccellenza<br />
12-13 novembre 2016<br />
Sabato 12<br />
Ore 11.30<br />
Piazza del Seminario<br />
Inaugurazione della 46^ Mostra<br />
Mercato Nazionale del Tartufo Bianco<br />
di San Miniato<br />
Ore 15.30<br />
Via IV Novembre<br />
Inaugurazione mostra di pittura<br />
“Riconoscere ciò che è”<br />
di Gabriele Erno Palandri<br />
Ore 16.30<br />
Chiesa di San Domenico<br />
Cappella San Pietro Martire<br />
Inaugurazione mostra di pittura<br />
“Riverberi” di Roberto Braida<br />
Ore 18.00<br />
Palazzo Grifoni<br />
Inaugurazione mostra di pittura<br />
“Quasi Pinocchio”<br />
Ore 21.15<br />
Piazza Bonaparte<br />
Auditorium<br />
Cassa di Risparmio di San Miniato<br />
“Quasi Pinocchio”<br />
Opera musicale di Beppe Dati<br />
Domenica 13<br />
Ore 11.30<br />
Piazza del Seminario<br />
Officina del Tartufo<br />
Un libro per aperitivo<br />
“Poema per Pinocchio”<br />
di Marzio Matteoli<br />
Ore 16.30<br />
Chiesa della Santissima Annunziata<br />
Tartufonie<br />
VII edizione della kermesse canora del<br />
Coro “Monsignor Cosimo Balducci”<br />
Ore 17.00<br />
Loggetta del Fondo - Salotto del Tartufo<br />
Presentazione del libro<br />
“L’Italia siamo noi. Storie di immigrati di<br />
successo” di Jacopo Storni<br />
Ore 17.30<br />
Cappella di Sant’Urbano<br />
Tartufonie<br />
2° Week end<br />
Il tartufo bianco incontra<br />
il Dramma Popolare di San Miniato<br />
19-20 novembre 2016<br />
Venerdì 18<br />
Ore 18.00<br />
Palazzo Comunale<br />
“I Venerdì del Dramma”<br />
Sabato 19<br />
Ore 10.00 – 20.00<br />
Loggiati di San Domenico<br />
Le alleanze del gusto. I produttori<br />
ed i prodotti delle città ospiti<br />
Ore 10.00 – 19.00 (anche domenica)<br />
Via Conti<br />
Casatorre degli Stipendiari<br />
C.R.A. - Centro Raccolta Arte<br />
Mostra d’arte<br />
“Salvatore Fiume<br />
e il Dramma Popolare di San Miniato”<br />
Ore 16.00<br />
Trekking del Tartufo e della Francigena<br />
a cura di Etruria Trekking<br />
Domenica 20<br />
Ore 10.00 – 20.00<br />
Loggiati di San Domenico<br />
Le alleanze del gusto. I produttori<br />
ed i prodotti delle città ospiti<br />
Ore 11.30<br />
Piazza del Seminario<br />
Officina del Tartufo<br />
Un libro per aperitivo<br />
“A Tavola con gli Artusi”<br />
di Luciano e Ricciardo Artusi<br />
Ore 14.30<br />
Piazza del Seminario<br />
Officina del tartufo<br />
“<strong>La</strong> Poesia del Tartufo”<br />
Performance di Edoardo Siravo<br />
Ore 16.30<br />
Duomo di San Miniato<br />
Tartufonie<br />
Ore 17.00<br />
Loggetta del Fondo - Salotto del Tartufo<br />
Presentazione del libro<br />
“Per un curriculum aperto al possibile<br />
- Protagonismo dei bambini e<br />
educazione” di Aldo Fortunati<br />
3° Week end<br />
Il tartufo bianco incontra<br />
“Il Sangue Blu”<br />
26-27 novembre 2016<br />
Sabato 26<br />
Ore 10.00 – 20.00<br />
Loggiati di San Domenico<br />
Il “Sangue Blu”con i produttori di<br />
San Miniato e di tutta Italia<br />
Ore 10.00 – 19.00 (anche domenica)<br />
Via Conti<br />
Casatorre degli Stipendiari<br />
C.R.A. - Centro Raccolta Arte<br />
Mostra d’arte<br />
“Sergio Staino e Giovanni Maranghi”<br />
Ore 11.00<br />
Sala del Consiglio Comunale<br />
“Nel Sorriso di Valeria”<br />
Consegna delle Borse di Studio<br />
Ore 16.00<br />
Sala del Consiglio Comunale<br />
Premio giornalistico<br />
“Roberto Ghinetti”<br />
Domenica 27<br />
Ore 10.00 – 20.00<br />
Loggiati di San Domenico<br />
Il “Sangue Blu” con i produttori di<br />
San Miniato e di tutta Italia<br />
Ore 11.30<br />
Piazza del Seminario<br />
Officina del Tartufo<br />
Un libro per aperitivo<br />
“Il Bardiccio, non fatevi infinocchiare”<br />
di Alessandro Sarti<br />
Ore 16.30/17.00<br />
Palazzo Grifoni<br />
Tartufonie<br />
Ore 17.00<br />
Loggetta del Fondo - Salotto del Tartufo<br />
Presentazione del libro<br />
“Eurosprechi - Tutti i soldi che l’Unione<br />
butta via a nostra insaputa”<br />
di Roberto Ippolito<br />
Ore 18.30<br />
Piazza del Seminario<br />
Officina del Tartufo<br />
Premiazioni 46^ Mostra del Tartufo:<br />
il Tartufo d’oro della stagione,<br />
Tartufissimo, il Premio Stagnazza<br />
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