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COPERTINA QUI KENYA/2 Richard, il piccolo inventore che ha fatto pace con i leoni Gli attacchi al bestiame da parte dei felini erano un grosso problema per la sua famiglia. Lui, con i suoi sedici anni e la sua passione per l’elettronica, ha escogitato un modo per tenerli lontani. Senza far loro del male. Sono bastati una batteria, un pannello solare, un trasformatore e una lampadina.... © Steve Morello / WWF Claudia Casarin Se sei nato in mezzo alla savana tra rinoceronti, giraffe e zebre, e a nove anni hai l’onore di occuparti della mandria di tuo padre, impari subito che la sopravvivenza del tuo bestiame è molto, molto importante. E allo stesso modo può facilmente capitarti di odiare i leoni. Gli attacchi di questi predatori alle vacche sono un grosso problema per la tua famiglia. Così è successo a Richard Turere, un giovane masai che vive nella parte meridionale del parco nazionale di Nairobi, in Kenya. Non ci sono recinzioni a proteggere il bestiame. E qualcosa ci si deve pur inventare. «Ho dovuto trovare un modo per risolvere questo problema» racconta. «La prima idea che ho avuto è stata di utilizzare il fuoco, perché pensavo che i leoni ne avessero paura. Ma mi sono reso conto che questo non ha molto aiutato, anzi. La luce agevolava i leoni, permettendo loro di vedere attraverso la stalla. Quindi ho pensato di usare uno spaventapasseri. Volevo ingannare i leoni e fare loro pensare che stavo in piedi di guardia vicino alla stalla. Ma i leoni sono molto intelligenti, e non ha funzionato nemmeno questo», ride. Ma Richard non si è dato per vinto. Lui è un appassionato di elettronica: ha costruito, per esempio, dei ventilatori con pezzi di ricambio di automobili e altri elementi riciclati dalle discariche. È da questa sua passione che gli è venuta l’idea. E a 13 anni ha inventato la luce a ricarica solare che allontana i leoni, e al contempo li salva. «Una sera stavo passeggiando nella stalla con una torcia. E ho notato che i leoni non si sono avvicinati. Ho scoperto che hanno paura della luce in movimento» spiega. «Così ho preso una vecchia batteria di auto, e una piccola scatola con una spia, un dispositivo trovato in una moto. Ci ho messo un interruttore con cui posso accendere e spegnere le luci. Infine ho recuperato una piccola lampadina da una torcia elettrica rotta. E ho installato il Richard Turere racconta la sua storia alla conferenza TED dal titolo “My invention that made peace with lions”. www.ted.com tutto: il pannello solare ricarica la batteria, e la batteria fornisce l’alimentazione alla piccola scatola con la spia. Io lo chiamo trasformatore. E la scatola con la spia fa lampeggiare le luci». Quando i leoni arrivano di notte le luci lampeggiano e li ingannano facendo loro credere che c’è qualcuno che cammina nella stalla, mentre invece dorme pacificamente nel suo letto. Una soluzione semplice e geniale: salva i leoni dall’uccisione e protegge il bestiame. Richard ha installato le © TED.com sue luci in altre case della comunità. E la sua idea è ora usata in altre parti del Kenya per spaventare i predatori come iene o leopardi, ed è anche usato per tenere gli elefanti lontani dalle fattorie. Grazie alla sua invenzione ha ottenuto una borsa di studio in una delle migliori scuole del suo Paese. Oggi Richard ha 16 anni, non odia più i leoni e ha un sogno: diventare ingegnere aerospaziale. sostieni.wwf.it/adotta-un-leone.html 12 I PANDA

QUI SARDEGNA PRONTO WWF? VORREI FAR NASCERE UN’OASI Giovanni e Fausta hanno trasformato un’eredità nell’occasione di salvare un tratto di costa naturalisticamente prezioso Scivu, costa Sud occidentale della Sardegna. Un’area dal grande valore naturalistico (che include 2 SIC, un sistema dunale straordinario e dove è presente il cervo sardo) rischiava di finire in mano a mire speculative. Giovanni Atzedi, che con la sorella Fausta aveva ricevuto i terreni in eredità dal papà, si mette in contatto con il WWF. «Con mia sorella Fausta eravamo d’accordo, niente progetti speculativi», racconta Giovanni. «I primi contatti furono con il WWF Sardegna, poi iniziammo a mettere in piedi il progetto vero e proprio con Antonio Canu a Roma. Il nostro obiettivo era di lasciare gli ambienti intatti e di promuovere una qualche forma di economia sostenibile». Nel frattempo, Scivu rischiava il degrado: motociclisti che scorrazzavano tra le dune, abbandono incontrollato di rifiuti, taglio di ginepri secolari. I motivi per coinvolgere il WWF nel progetto erano, se possibile, rafforzati. «Abbiamo cominciato con l’affido di 100 ettari, il cuore della riserva. Ma poi, ben presto abbiamo esteso il coinvolgimento del WWF all’intera area, circa 600 ettari, coinvolgendo anche le aziende agricole, che hanno accettato di continuare il loro lavoro. I detrattori del progetto non sono mancati, sono usciti anche articoli sgradevoli sulla stampa locale che davano informazioni false, tipo che avremmo chiuso l’accesso al mare, ma dietro c’erano le lobby dei cacciatori. Abbiamo cominciato i controlli e la pulizia periodica, la sentieristica, le prime visite scolastiche, avviato un percorso di agricoltura biologica per le erbe aromatiche. A breve avremo un punto informazioni e lanceremo finalmente l’Oasi. E oggi di aver coinvolto il WWF sono più convinto di 5 anni fa». (L.B.) QUI LOMBARDIA LEZIONI DI CONVIVENZA TRA I PASCOLI DELLE OROBIE Oltre 30 studenti hanno insegnato ai pastori a difendere le loro greggi senza far del male a lupi e orsi Nadia Rizzi ha 25 anni, studia Scienze e tecnologie delle produzioni animali a Milano; Silvia Grossi, 22enne, è studentessa di Allevamento e Benessere Animale. Alessio Pacati, 21 anni di Treviolo (BG), studia all’Università della Montagna di Edolo; Adriano Caccia, 34 anni di Milano, lavora per il progetto di “montagna terapia” per disabili mentre Francesca Patania da Siena dedicherà la sua tesi di laurea ai pastori abruzzesi. Sono solo alcuni dei volontari che hanno preso parte al “Progetto Pasturs”. In totale 31 ragazzi che hanno passato, ognuno, una settimana con i 5 pastori che hanno collaborato al progetto messo in campo da Cooperativa Eliante Onlus, con la partnership di Parco delle Orobie bergamasche e WWF Bergamo-Brescia, in collaborazione con Coldiretti Bergamo e con il contributo di Fondazione Cariplo. Obiettivo: attuare una serie di misure per mitigare il rischio per le greggi derivante dal ritorno dei grandi predatori, creando un clima favorevole sia per lupi e orsi che per il mondo dell’allevamento. Sulle Orobie bergamasche l’orso è una presenza ormai stabile, anche se limitata a giovani maschi in dispersione, mentre il lupo viene osservato occasionalmente. Un progetto ha coinvolto oltre 40 persone, da giugno a settembre. Renato Balduzzi, Silvestro Maroni, Giuseppe Salvi, Andrea Morelli ed Emanuele Manzoni sono gli allevatori che hanno accolto i volontari, facendosi aiutare nel lavoro, dalla sorveglianza del gregge alla cucina, dal montaggio delle reti elettrificate alla gestione dei cani da guardiania. 5 i recinti a prova di orso e lupo realizzati, 3 i cuccioli di pastore abruzzese consegnati. Pasturs tornerà a giugno 2017. http://www.pasturs.org PANDA I 13

COPERTINA<br />

QUI KENYA/2<br />

Richard, il piccolo inventore<br />

che ha fatto pace con i leoni<br />

Gli attacchi al bestiame da<br />

parte dei felini erano un<br />

grosso problema per la sua<br />

famiglia. Lui, con<br />

i suoi sedici anni e la sua<br />

passione per l’elettronica,<br />

ha escogitato un modo per<br />

tenerli lontani. Senza far loro<br />

del male. Sono bastati<br />

una batteria, un pannello<br />

solare, un trasformatore<br />

e una lampadina....<br />

© Steve Morello / WWF<br />

Claudia Casarin<br />

Se sei nato in mezzo alla savana tra<br />

rinoceronti, giraffe e zebre, e a nove<br />

anni hai l’onore di occuparti della<br />

mandria di tuo padre, impari subito che<br />

la sopravvivenza del tuo bestiame è molto,<br />

molto importante. E allo stesso modo<br />

può facilmente capitarti di odiare i leoni.<br />

Gli attacchi di questi predatori alle vacche<br />

sono un grosso problema per la tua<br />

famiglia. Così è successo a Richard Turere,<br />

un giovane masai che vive nella parte<br />

meridionale del parco nazionale di Nairobi,<br />

in Kenya.<br />

Non ci sono recinzioni a proteggere il<br />

bestiame. E qualcosa ci si deve pur inventare.<br />

«Ho dovuto trovare un modo per risolvere<br />

questo problema» racconta. «La<br />

prima idea che ho avuto è stata di utilizzare<br />

il fuoco, perché pensavo che i leoni<br />

ne avessero paura. Ma mi sono reso conto<br />

che questo non ha molto aiutato, anzi.<br />

La luce agevolava i leoni, permettendo<br />

loro di vedere attraverso la stalla. Quindi<br />

ho pensato di usare uno spaventapasseri.<br />

Volevo ingannare i leoni e fare loro<br />

pensare che stavo in piedi di guardia vicino<br />

alla stalla. Ma i leoni sono molto intelligenti,<br />

e non ha funzionato nemmeno<br />

questo», ride.<br />

Ma Richard non si è dato per vinto. Lui<br />

è un appassionato di elettronica: ha costruito,<br />

per esempio, dei ventilatori con<br />

pezzi di ricambio di automobili e altri<br />

elementi riciclati dalle discariche.<br />

È da questa sua<br />

passione che gli è venuta<br />

l’idea. E a 13 anni ha inventato<br />

la luce a ricarica solare<br />

che allontana i leoni, e al<br />

contempo li salva.<br />

«Una sera stavo passeggiando<br />

nella stalla con<br />

una torcia. E ho notato<br />

che i leoni non si sono avvicinati.<br />

Ho scoperto che<br />

hanno paura della luce in<br />

movimento» spiega. «Così<br />

ho preso una vecchia batteria<br />

di auto, e una piccola<br />

scatola con una spia, un<br />

dispositivo trovato in una<br />

moto. Ci ho messo un interruttore con cui<br />

posso accendere e spegnere le luci. Infine<br />

ho recuperato una piccola lampadina da<br />

una torcia elettrica rotta. E ho installato il<br />

Richard Turere<br />

racconta la sua storia<br />

alla conferenza TED dal<br />

titolo “My invention that<br />

made peace with lions”.<br />

www.ted.com<br />

tutto: il pannello solare ricarica la batteria,<br />

e la batteria fornisce l’alimentazione<br />

alla piccola scatola con la spia. Io lo chiamo<br />

trasformatore. E la scatola con la spia<br />

fa lampeggiare le luci».<br />

Quando i leoni arrivano di notte le luci<br />

lampeggiano e li ingannano facendo loro<br />

credere che c’è qualcuno<br />

che cammina nella stalla,<br />

mentre invece dorme pacificamente<br />

nel suo letto. Una<br />

soluzione semplice e geniale:<br />

salva i leoni dall’uccisione<br />

e protegge il bestiame.<br />

Richard ha installato le<br />

© TED.com<br />

sue luci in altre case della<br />

comunità. E la sua idea è<br />

ora usata in altre parti del<br />

Kenya per spaventare i predatori<br />

come iene o leopardi,<br />

ed è anche usato per tenere<br />

gli elefanti lontani dalle fattorie.<br />

Grazie alla sua invenzione<br />

ha ottenuto una borsa<br />

di studio in una delle migliori<br />

scuole del suo Paese. Oggi Richard<br />

ha 16 anni, non odia più i leoni e ha un<br />

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