Panda_Novembre

MAGAZINE
NUMERO 5
2016
PANDA
SPECIALE
NATALE
Poste italiane S.p.a. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, aut. gipa/C/Roma |Contiene i.R.
STORIE STRAORDINARIE
Il giovane inventore che ha fatto pace con i leoni. La ranger
che vigila sui rinoceronti. Le universitarie che studiano i gorilla “dal vivo”.
Gli eroi della natura ci insegnano che “insieme è possibile”
PANDA I 1

LA FOTO
2 I PANDA

Specie a rischio
Un collare
per l’elefantessa
Un’elefantessa africana viene
munita di radiocollare GPS
nella riserva di Masai Mara
in Kenya. Il WWF, assieme
a Kenyan Wildlife Service
e Narok County Council
prende parte al progetto
con l’obiettivo di tracciare i
movimenti della popolazione di
elefanti all’interno e all’esterno
dell’area protetta, per poter
prevenire i possibili conflitti con
le popolazioni locali e creare
dei corridoi naturali importanti
per gli spostamenti dei grandi
pachidermi.
Secondo il recente report
dell’IUCN (Unione Mondiale
per la Conservazione della
Natura), la popolazione di
elefanti in Africa ammonta
a circa 415.000 unità, con
una perdita di circa 110.000
esemplari in dieci anni,
a causa soprattutto del
bracconaggio per il commercio
illegale di avorio. Il 70% della
popolazione di elefanti (circa
293.000) si trova in Sudafrica,
seguita da Africa orientale, con
una stima di 86.000, e Africa
centrale con appena 24.000
individui.
www.wwf.it/elefante
@WWF_WLCrime
415.000
Gli elefanti che
sopravvivono in libertà in
Africa, con una perdita di
110mila unità in 10 anni.
30.000
Gli elefanti massacrati ogni
anno dal bracconaggio,
l’8% della popolazione.
© Greg Armfield / WWF-UK
PANDA I 3

LA FOTO
4 I PANDA

Caccia illegale
Non sparate
sul falco pellegrino
Il falco pellegrino è una delle
specie che negli ultimi anni
si è diffusa notevolmente
in Italia e il suo numero è in
aumento. Ormai molte coppie si
riproducono anche in città, sui
palazzi, ciminiere e cornicioni.
Purtroppo molti vengono
impallinati e continua la piaga
del commercio che alimenta
il prelievo di uova e pulcini
dai nidi. Nei giorni successivi
all’apertura della caccia
un falco pellegrino è stato
recuperato dagli Agenti del
Corpo di Polizia Provinciale di
Brescia e consegnato al CRAS
presso la Riserva Naturale
WWF di Valpredina. Sottoposto
a esame radiologico, è risultato
colpito da una scarica di
pallini. Un gesto sconsiderato
che ha colpito un uccello
protetto che non è in alcun
modo confondibile con una
specie cacciabile. Un altro
falco della stessa specie è
stato recuperato ferito da una
fucilata grazie all’ENPA Salerno
e all’Oasi WWF di San Silvestro
a Caserta: si salverà. Nella foto,
un esemplare a Roccalbegna
(Gr), Oasi WWF di Bosco
Rocconi.
Il dossier #Furtodinatura:
www.wwf.it/news/pubblicazioni
#FurtodiNatura
27
Aree d’Italia considerate ad
alto ‘tasso’ di bracconaggio,
comprese quelle marine.
+40,7%
L’incremento del
bracconaggio tra 2014 e
2015, con il 67% a danno
di uccelli, 23% mammiferi.
© Giancarlo Santori
PANDA I 5

ATTUALITÀ ITALIA
EDITORIALE
WWF ITALIA ONG - ONLUS
Via Po, 25/c - 00198 Roma - Tel. 06/844971 - www.wwf.it
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Direttore Generale
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Vice Direttore
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Franco Andreone
Vincenzo Balzani
Piermario Biava
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Luigi Boitani
Lester Brown
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Fausto Capelli
Massimo Capula
Sergio Castellari
Mauro Ceruti
Cesare Corselli
Maria Francesca Cotrufo
Paolo Crosignani
Roberto Danovaro
Giulio De Leo
Domenico De Masi
Alberto Di Fazio
QUOTE SOCIALI A PARTIRE DA
Socio junior
24 euro
Socio ordinario
30 euro
Socio sostenitore
60 euro
Socio famiglia
60 euro
Socio famiglia sostenitore 90 euro
Panda Club
25 euro
Millennium Club
360 euro
6 I PANDA
Antonio Di Natale
Almo Farina
Vincenzo Ferrara
Ireneo Ferrari
Andrea Filpa
Silvano Focardi
Fulvio Fraticelli
Marco Frey
Silvana Galassi
Marino Gatto
Domenico Gaudioso
Mario Giampietro
Enrico Giovannini
Silvio Greco
Franco La Cecla
Alessandro Lanza
Sandro Lovari
Sergio Malcevschi
Ezio Manzini
Marco Marchetti
Eleonora Masini
Bruno Massa
Andrea Masullo
Luca Mercalli
Fiorenza Micheli
Franco Miglietta
Alessandro Montemaggiori
Norman Myers
Antonio Navarra
Giuseppe Notarbartolo di Sciara
Franco Pedrotti
Francesco Petretti
Bernardino Romano
Wolfgang Sachs
Valerio Sbordoni
Giuseppe Scarascia-Mugnozza
Bartolomeo Schirone
Andrea Segrè
Fernando Spina
Mariachiara Tallachini
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Mario Tozzi
Sergio Ulgiati
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Augusto Vigna-Taglianti
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dal loro reddito le donazioni per un importo non superiore
al 2% del reddito complessivo dichiarato.
PANDA MAGAZINE
WWF Italia ONG - ONLUS Fondo Mondiale per la Natura
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Anno XLIX - n.5 novembre/dicembre
Questo numero è stato chiuso in tipografia
nel mese di ottobre 2016
Il Panda è una Pubblicazione Bimestrale:
Autorizz. Tribunale di Roma n. 12132 del 24/4/68.
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27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/Roma
Direttore responsabile: Fulco Pratesi
Responsabile comunicazione: Federica Penna
PANDA è realizzato in collaborazione con (www.vita.it)
Coordinamento editoriale: Lucio Biancatelli, Silvano Rubino
in redazione: Natascia Gargano, Elisa Cozzarini
Progetto grafico: Antonio Mola
con la collaborazione di Marco Bertoncini
Stampa: Rotopress International, Bologna
In copertina:
Leone maschio (Panthera leo) in Tanzania.
© Steve Morello / WWF
PRODOTTO INTERAMENTE
STAMPATO SU CARTA FSC RECYCLE
CERTIFICATO RINA –COC-000002
DA BUDELLI ALL’AFRICA,
TOGETHER IS POSSIBILE
di Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia
Concludiamo questo 2016 con alcune storie di straordinaria
quotidianità, protagonisti persone normalissime, uomini e donne mosse
da tanta passione e grandi idee, i nostri “supereroi” ai quali vogliamo
dedicare questo ultimo numero di Panda del 50° anniversario del WWF
Italia.
Dal giovane Masai che in Kenya ha trovato il modo di far coesistere
leoni e il piccolo allevamento di famiglia possiamo imparare tanto, il
suo messaggio ci dice che la convivenza è possibile, e vorremmo far
leggere questa storia a coloro i quali ancora oggi parlano, in Italia,
dell’opportunità di uccidere i lupi.
La storia di Doreen ci ricorda purtroppo quanto sia ancora
drammatica la piaga del bracconaggio, che in Africa porta al massacro
di rinoceronti, elefanti e che alimenta il commercio della vergogna:
zanne e corni che sul mercato nero valgono cifre da capogiro. Più
diventano rari gli animali, più il prezzo sale, in un circolo vizioso di
morte che dobbiamo sconfiggere a tutti i costi.
Storie straordinarie di eroi della natura che arrivano anche dall’Italia.
Come quella di Scivu, dove i proprietari di un’area naturalisticamente
unica (ma che rischiava il degrado a causa di un turismo non
controllato) si sono rivolti al WWF. Dopo 5 anni i risultati sono sotto gli
occhi di tutti.
Io voglio raccontarvi un’altra storia: quella di un’isola della Sardegna
“adottata” da una classe di una scuola piemontese di montagna. La IIB
di Mosso (provincia di Biella) l’11 marzo scorso legge sui giornali che
l’isola di Budelli, quella mitica della sabbia rosa, arcipelago della
Maddalena, è in vendita.
I ragazzi vogliono fare qualcosa, avviano una raccolta fondi, noi del
WWF li contattiamo e iniziamo a collaborare. L’isola poi è stata
assegnata dal Tribunale di Tempio Pausania al Parco nazionale, ma i
ragazzi non si fermano, raccolgono più di 12mila euro e lanciano il
progetto “Budelli Isola dei Giovani”.
Lo scorso settembre docenti e alunni hanno potuto conoscere l’isola,
sulla quale hanno lavorato negli ultimi 7 mesi, incontrando il custode e
le guide del Parco. Le loro facce appena giunti in questo paradiso, erano
i volti dello stupore per tanta meraviglia(come ci mostra la foto sopra).
E ci dicono che insieme si può: together is possible.

IL TESTIMONE
Anche il gambo di un broccolo
può cambiare il mondo
Lisa Casali, food blogger con un’anima green: «Dobbiamo osservare
il cibo da un’altra prospettiva, smettendola di sprecarne enormi quantità»
Lucio Biancatelli
le cose da un’altra prospettiva e mettere in discussione
tutto il nostro stile di vita alla ricerca di soluzioni
più green. Il cibo, per esempio, basterebbe
«Guardare
osservarlo da un altro punto di vista per rendersi conto di quanta
parte ne sprechiamo. Si può ottenere
molto persino dal gambo di
un broccolo o dalla buccia di una
zucca, ma pochi, purtroppo, lo
sanno». Lisa Casali è dal 2011 testimonial
WWF per l’alimentazione
sana e sostenibile, dal 2016 è
anche è Ambassor MSC per la pesca
sostenibile. Nella sua formazione
si uniscono la passione per la
cucina e un solido approccio scientifico:
è laureata in Scienze Ambientali.
Quali sono le soluzioni da te
creativamente adottate per
fronteggiare gli sprechi alimentari?
Regola numero 1 del mio modo
di cucinare: usare tutto! A proposito
di frutta e ortaggi, dobbiamo
sempre ricordarci che ogni parte
è commestibile e merita di essere
valorizzata. In generale, nel nostro
rapporto con il cibo, non dobbiamo
mai dimenticare che le risorse
del pianeta sono limitate e pertanto
il loro utilizzo deve essere sempre
assolutamente consapevole.
Quali suggerimenti daresti
per i consumatori che vogliono
“scegliere” i prodotti giusti
al supermercato o al mercato?
Stagionalità e buon senso prima di
tutto. Ci sono prodotti che è bene
acquistare locali, meglio se da piccole
produzioni biologiche e perché
no, prodotti proprio nelle Oasi
WWF. Altri prodotti invece, arrivano
necessariamente da lontano come cacao, caffè, frutta tropicale,
per questi optiamo per il commercio equo e solidale. Una
volta a casa, disponiamo ogni cosa al suo posto e teniamone
Lisa Casali. Nominata Food Writer dell’anno secondo la
Guida Identità Golose 2016, È autrice di una serie di libri, tra
cui l’ultimo Tutto Fa Brodo – Dagli Scarti Alle Scorte: La Mia
Rivoluzione In Cucina (2015). È un volto noto in tv (durante
EXPO Milano ha condotto lo show di cucina ufficiale). Il suo
blog è dedicato interamente alla cucina sostenibile.
ecocucina-d.blogautore.repubblica.it
d’occhio stato di conservazione e scadenza, solo così potremo
gustare ogni prodotto al meglio e ridurre gli sprechi.
Parlaci della collaborazione con il WWF..
Da sempre sono una sostenitrice del WWF e di tutte le attività
in cui è coinvolto. Il mio sogno è, un giorno, di potermi dedicare
completamente all’attività di volontariato e poter dare un contributo
pratico alla riuscita di progetti nati per la salvaguardia
di foreste e specie minacciate. Tra
le iniziative più belle fatte insieme
non posso dimenticare quelle con
le scuole al mercato e la valutazione
dei progetti Panda Club. Indimenticabili
sono soprattutto la
serietà e professionalità delle tante
persone che lavorano ogni giorno
per questa associazione.
Il piatto “energivoro” per eccellenza,
che ha il maggior
impatto sulle risorse (da evitare)
e quello più sostenibile
che vorresti promuovere.
Quello energivoro è sicuramente
la classica bistecca, ovvero la cena
preferita per buona parte della
popolazione dei paesi più ricchi:
è responsabile del depauperamento
di buona parte delle risorse del
pianeta così come di varie forme
di inquinamento. Non è necessario
cancellarla dalla propria alimentazione
ma limitarne il consumo a
non più di una volta alla settimana.
Bisogna sforzarsi ad essere un
po’ più creativi, riscoprendo e rivalutando,
per esempio, i legumi.
Sono una vera fan di fagioli, ceci,
fave, lenticchie, roveja e cicerchie.
Ci sono molti pregiudizi sui legumi
e a tante persone fanno venire
in mente pasta e fagioli e poco
altro, in realtà, se ne può fare un
utilizzo molto più ingegnoso e alternativo,
anche in piatti freschi e
contemporanei, magari facendoli
germogliare. Persino l’acqua di
cottura dei fagioli è preziosa e può sostituire gli albumi in tantissime
preparazioni. Portateli in tavola oggi stesso.
http://oneplanetfood.info
PANDA I 7

COPERTINA
LASCIAMOLI
VIVERE
Da un lato i dati, che parlano di una strage quotidiana
di animali. Dall’altro le tante storie di chi, in ogni parte
del mondo, si impegna nel suo piccolo per difendere
la nostra più grande ricchezza
Isabella Pratesi
A6 anni - era il 1970 - mio padre mi portò a vedere
un documentario che in pochi ricorderanno. Si
intitolava “Lasciateli vivere” e fu per me un vero
e proprio colpo di fulmine: rimasi folgorata dalle
gigantesche tartarughe delle Galapagos, dagli uccelli
tessitori, dalle rondini marine nell’oceano indiano,
dai lemuri in Madagascar, dagli elefanti nelle sterminate
savane africane. E più di ogni cosa rimasi affascinata
dalla tenacia con cui animali grandi e piccoli
combattevano ogni giorno per sfamarsi e dissetarsi,
per proteggere i piccoli e la tana. Cacciare e dominare.
Riposarsi e giocare. Vivere e riprodursi. Tutto
in quelle immagini sembrava accordarsi intorno a
sapienti meccanismi della natura seguendo leggi
dure ma cruciali. Ma ecco che nel documentario
entrava in scena l’uomo e non c’era più scampo per
nessuno. C’erano trappole, fucili, veleni; c’era l’enorme
capacità ed efficacia di un animale progettato
per sottomettere, sfruttare ed estinguere ogni altra
8 I PANDA

COPERTINA
© Anup Shah / WWF
Un simbolo. Makumba, femmina di gorilla di
pianura, nell’aera protetta di Dzanga Sangha.
Tutte le specie e le sottospecie di questo
primate sono nella lista rossa degli animali ad
alto rischio di estinzione.
forma di vita, a suo servizio e beneficio immediato.
La nostra specie, straordinaria predatrice, sottraeva
la vita, la felicità, la possibilità di vivere e riprodursi
a tutte le altre.
Quelle immagini mi entrarono nel cuore e non
uscirono più. La follia di quello che stavamo facendo
al nostro magico pianeta, la mancanza di senso
e compassione, erano negli occhi di un bambino
un’ingiustizia devastante. Un’ingiustizia a cui, ne ero
sicura nella mia ingenuità di allora, la mia generazione
avrebbe messo riparo. Chi poteva tollerare un
mondo senza le grandi famiglie di elefanti premurose
e intelligenti, senza la corsa delle migrazioni degli
gnu, senza i rinoceronti teneri e cocciuti, senza ghepardi
scattanti e magri, senza savane in fiore e foreste
sgocciolanti?
Numeri allarmanti
Eppure sono passati quasi 50 anni da allora e, nonostante
l’enorme sforzo di pochi, le statistiche sulla
scomparsa degli animali continuano a peggiorare.
Secondo gli ultimi dati divulgati durante il congresso
annuale dell’IUCN e rafforzati dall’ultima pubblicazione
del Living planet report (vedi a pagina
19/20), la perdita di biodiversità galoppa in maniera
devastante. Meno del 10% degli elefanti che un
tempo popolavano le savane africane sono sopravvissuti
allo sterminio. Tutte le specie e sottospecie di
gorilla sono oggi inserite nella lista rossa degli animali
ad alto rischio di estinzione: solo nella Repubblica
democratica del Congo abbiamo perso in pochi
anni il 70% dei gorilla di pianura orientali. E la situazione
non va meglio per gli oranghi e per le altri
grandi scimmie: 4 su sei specie sono a rischio critico
di estinzione. Nessuno riesce ad arginare il bracconaggio
dei rinoceronti che vengono massacrati a
migliaia per il commercio del corno. Di 82.954 specie
animali monitorate dall’IUCN nel mondo, ben
23.928 risultano minacciate di estinzione. L’azione
dell’uomo ha accelerato fino a 1000 volte il tasso di
perdita dibiodiversità.
Il grande nemico
La ferita più grande e dolorosa è senz’altro il bracconaggio:
lo sterminio e il commercio di specie selvatiche
per la loro carne, per le loro pelli, per l’avorio,
per le ossa o, più in generale, per alimentare un mercato
illegale di enormi dimensioni. Un profitto ai
danni del pianeta di cui si nutre la criminalità organizzata,
il terrorismo e i predatori umani di ogni genere.
Responsabile di corruzione, di destabilizzazione,
povertà e fame il bracconaggio non solo spazza via
specie e popolazioni di animali, ma distrugge e indebolisce
i sistemi sociali e politici dei paesi più fragili
mettendo a rischio la sicurezza del nostro futuro, la
nostra salute e rendendo tutti infinitamente più poveri.
Perché lasciamo che drappelli armati e assassini
si portino via fino all’ultimo i nostri elefanti, le
nostre tigri, i nostri gorilla, i nostri leoni?
@IUCNRedList
23.928
Sono le specie minacciate
di estinzione secondo
l’Iucn su un totale di
82.954 specie monitorate
Vincere si può
Oggi contro il bracconaggio possiamo vincere. Abbiamo
vinto in Nepal fermando la scomparsa delle
tigri, abbiamo vinto in Cina dando un nuovo futuro
ai panda, abbiamo salvato dall’estinzione la lince
iberica in Spagna e l’antilope tibetana in Asia.
Abbiamo contenuto la marea in crescita dei crimini
contro la natura in ogni angolo del mondo. E sappiamo
che è possibile insieme fare ancora moltissimo.
Per combattere il bracconaggio esistono oggi nuove
leggi internazionali, nuove tecnologie, nuovi software.
È possibile rintracciare i bracconieri avvalendosi
dell’intelligence internazionale,
seguire
le tracce di DNA
fino al luogo preciso
in cui è stato commesso
il crimine. È
possibile inserire
microchip negli animali
da proteggere,
è possibile lavorare
con le comunità
locali individuando
veri e propri custodi di elefanti e rinoceronti, è possibile
ridare un valore agli animali e alla biodiversità.
È possibile ricordare agli stati e alle istituzioni
i loro impegni. È possibile diffondere la consapevolezza
di quello che sta succedendo e la voglia di proteggere
quel che rimane dell’incredibile biodiversità
della Terra.
Combattere il bracconaggio vuol dire non solo dare
un futuro agli elefanti, ai rinoceronti ai gorilla
e ai pangolini ma vuol dire soprattutto dare una
nuova chance al pianeta. In questa grande, enorme,
sfida ogni gesto conta e ha valore: diffondere l’amore
e la passione per gli animali, rispettare la vita in
tutte le sue forme, contrastare l’illegalità e la rapina
nell’uso del pianeta, sostenere chi, ogni giorno,
combatte perché ci sia uno spazio anche per gli altri
animali, grandi e piccoli fratelli con cui continuare
vivere. Le storie che vi raccontiamo in queste pagine
ne sono uno straordinario esempio.
FERMA CON NOI IL MASSACRO
Il WWF è impegnato nella battaglia per fermare il
bracconaggio: in Italia con le Guardie volontarie, nel
mondo sostenendo, anche economicamente, l’azione
antibracconaggio in Africa, a Dzanga Sangha, dove
nel mirino ci sono i gorilla. Sostieni i nostri sforzi con
un contributo, vai su www.wwf.it/criminidinatura o
adotta una specie su adozioni.wwf.it.
PANDA I 9

COPERTINA
© Giulia Bardino
I RACCONTII QUI REPUBBLICA CENTRAFRICANA
I gorilla: il nostro esame più bello
Le perlustrazioni nella foresta guidati dalle tribù Bayaka, gli incontri ravvicinati
con le famiglie dei maestosi primati e dei loro cuccioli, l’impatto con la crudele realtà
del bracconaggio. Diario di un’esperienza di studio unica nel cuore verde d’Africa
Giulia Bardino
Giulia Bardino, 24 anni e Silvia Miglietta,
26, sono due studentesse dell’Università
La Sapienza di Roma. Stanno vivendo
un’esperienza di studio sul campo di 6 mesi
dedicata ai gorilla di pianura nella Riserva
Nazionale di Dzanga Sangha, nella
Repubblica Centrafricana. Ecco un estratto
dal diario di una di loro.
Siamo qui ormai da 4 mesi, manca
davvero poco al nostro rientro e iniziamo
a fare tesoro della nostra esperienza.
Abbiamo vissuto in due campi
diversi, all’interno della Riserva di Dzanga
Sangha (Repubblica Centrafricana), a
Bai Hokou e a Mongambe.
Al campo abbiamo vissuto in simbiosi
con i Bayaka, una popolazione di cacciatori-raccoglitori
che dipende dalla
foresta. La conoscono meglio di chiunque
altro, sono in grado di riconoscere
e seguire le tracce degli animali più svariati
(dagli elefanti alle api), motivo principale
per cui collaborano con noi. Ogni
giorno, oltre che ad orientarci in foresta,
ci aiutano a rintracciare i gorilla. La forza
di questo progetto sta proprio in loro e
nella loro collaborazione in questo piano
di conservazione di una specie così fortemente
a rischio come i gorilla.
«La forza del progetto
di conservazione sta
nel coinvolgimento
delle popolazioni locali»
Tutti i giorni io e Silvia siamo andate
in foresta e abbiamo passato buona parte
delle nostre giornate con i gorilla. In particolare,
abbiamo potuto conoscere due
splendide famiglie che prendono il nome
dal “silverback” (il maschio del gruppo),
dunque i gruppi di Makumba e di Mayele.
Sia io che Silvia abbiamo, ovviamente,
una preferenza. Makumba è il mio gruppo,
sono completamente rapita da loro.
In questo gruppo troviamo Makumba, il
Silverback del gruppo. È molto tranquillo
alla nostra presenza ma, in generale, non
è un padre di famiglia troppo rilassato, è
sempre sul “chi va la”, controlla ogni movimento
di ogni membro del gruppo e,
spesso, interviene se qualcuno di loro “discute”
o gioca troppo animatamente.
Poi abbiamo Malui, la splendida
“mamma” che appena 8 mesi fa ha messo
al mondo due bellissimi gemelli, Inganda
e Inguka (i primi mai registrati qui
a Dzanga Sangha). Malui ha invece l’aria
molto severa, ma non con i cuccioli. Con
loro è di una dolcezza infinita. Spesso,
poverina, non riesce a riposare bene per
“colpa” di quei due piccoli che non smettono
mai di giocare (e s’impegnano al
massimo a farlo sempre sopra di lei!). Mi
è capitato di vederla prendere i piedi dei
piccoli con i suoi piedi e di tenerli sollevati,
come appesi, per tentare di riposare un
po’. Altre volte, si mette a dormire supi-
10 I PANDA

Noi e loro. Da sinistra, Inguka e
Inganda sul dorso di Malui, una foto di
gruppo nella Riserva, il ritrovamento
di due lacci di bracconiere. Qui sotto
Giulia e il tracker Bwanga vicino a un
nido di gorilla.
www.wwf.it/gorilla
QUI KENYA/1
DOREEN, L’ANGELO CUSTODE
DEI RINOCERONTI
24 anni, unica donna della sua squadra. Ogni mattina
esce nella savana a pattugliare il territorio di uno
degli animali più a rischio bracconaggio del mondo
na, mettendo i piccoli sotto le sue braccia,
in modo da bloccarli. Sono sempre scene
molto divertenti. Inganda e Inguka sono,
ovviamente, incantevoli. Poi troviamo i
giovani, Tembo, Sopo e Samba. A Samba
manca una mano (la destra).
Non si è certi del motivo ma molti qui
pensano sia a causa di un laccio di bracconiere.
Purtroppo, la piaga del bracconaggio
è sempre presente e difficile da
estirpare, ma anche per questo, si sta intervenendo
con, a volte, degli ottimi
risultati. Noi stesse viviamo in prima persona
questa piaga. Primo su tutti, l’episodio
dell’assassinio di Sousa, il Gorilla del
gruppo di Mayele. È stato un brutto colpo
per tutti noi ma per fortuna, il responsabile
è stato preso.
Ci sono poi altri piccoli episodi. Solo
qualche settimana fa, mentre ero in
foresta con i Bayaka e con il gruppo di
Makumba, abbiamo trovato dei lacci, abbandonati
sul terreno e pochi minuti dopo
abbiamo visto la persona che li stava
distribuendo in tutta la zona. appena ci
ha visti è scappato. Per fortuna, il progetto
comprende anche l’intervento delle
Ecoguardie, ranger di foresta che pattugliano
la zona.
Insomma, un’esperienza unica che rifarei
ancora. Io, personalmente, insieme
ai gorilla e ai Bayaka, ho conosciuto me
stessa. Nel silenzio della foresta, distanti
da qualsiasi contatto e da qualsiasi social,
è molto facile capire ciò a cui davvero si
tiene. Io l’ho capito e, nonostante mi dispiaccia
che questa esperienza sia quasi
finita, non vedo l’ora di poterne fare tesoro
al mio rientro.
© J. Caramanus/Green Renaissance
notti illuminate dalla
luna piena non chiudiamo
occhio. I bracco-
«Nelle
nieri si muovono senza torce, è difficile
scoprirli: dormire sarebbe pericoloso
per noi e per gli animali che proteggiamo»,
dice Doreen Adongo, ranger
del Parco nazionale di Nairobi, in
Kenya, uno dei santuari africani che
ospitano gli ultimi rinoceronti neri e
bianchi. L’anno scorso in tutto il continente
ne sono stati uccisi ben 1.338.
Doreen ha 24 anni e nella squadra è
l’unica donna. «Non mi pesa, i colleghi
mi trattano come una sorella», dice,
«ciò non vuol dire che io faccia meno di
loro. Il lavoro è lo stesso, siamo addestrati
per saperci muovere e sopravvivere
nella savana, per capire se e,
in caso, come usare il fucile». Un ranger
ha gli occhi sempre aperti, le orecchie
tese per cogliere ogni minimo
rumore, fa attenzione agli odori. Coglie
i segnali di nervosismo negli animali,
In pattuglia. Doreen Adongo nella sua attività
di controllo nel Parco Nazionale di Nairobi.
che per esempio si girano tutti dallo
stesso lato quando avvertono un pericolo.
Potrebbero guardare verso dove
si nasconde un bracconiere: il ranger
si prepara a reagire.
«Ma anche con gli stessi rinoceronti
bisogna fare attenzione, sono animali
selvatici. E si possono anche incontrare
i leoni», continua Doreen. «È
strano, ma sono molto timidi, hanno
paura di tutto. Se riesci a guardare un
leone dritto negli occhi, è lui a farsi
da parte. Ma se ti volti per scappare,
ti attacca. Molto più pericolosi sono
i bufali solitari. Se si avvicinano, spariamo
per spaventarli, senza ucciderli,
perché rispettiamo tutti gli animali».
I ranger escono a pattugliare il Parco
la mattina presto, a piedi, a gruppi di
due o tre, vanno alla ricerca di orme
e tracce per scoprire qualsiasi movimento
anomalo prima del passaggio
di chiunque altro. Il loro lavoro è fondamentale
per difendere i rinoceronti
dai bracconieri. Raccolgono quotidianamente
i dati sulla loro presenza, grazie
a un codice inciso nelle orecchie
degli animali, che permette di identificarli,
ciascuno con il suo nome. «Alla
fine di ogni mese abbiamo un quadro
completo e ci accertiamo che tutti i
nostri rinoceronti siano in vita».
Questi grandi mammiferi sono uccisi
illegalmente per il corno, usato dalla
medicina tradizionale o esposto come
status symbol. Il cadavere poi viene
abbandonato. «È un’ingiustizia intollerabile»,
dice Doreen, «da ragazza,
ho provato a immaginare cosa significasse
abbattere un animale così imponente
e fragile allo stesso tempo, per
una motivazione così insensata. Sono
stata male, ho sofferto per i rinoceronti
e da quel sentimento è nata la spinta
a impegnarmi. Così, più di due anni
fa, sono diventata ranger e oggi sono
orgogliosa del mio lavoro».
Doreen sa che difendere i rinoceronti
è di grande importanza non solo per
se stessa e per il suo Kenya, che trae
vantaggio dal turismo, ma per la conservazione
della natura, oltre ogni
confine.
— Elisa Cozzarini
si ringrazia per la collaborazione
Richard Edwards del WWF UK
PANDA I 11

COPERTINA
QUI KENYA/2
Richard, il piccolo inventore
che ha fatto pace con i leoni
Gli attacchi al bestiame da
parte dei felini erano un
grosso problema per la sua
famiglia. Lui, con
i suoi sedici anni e la sua
passione per l’elettronica,
ha escogitato un modo per
tenerli lontani. Senza far loro
del male. Sono bastati
una batteria, un pannello
solare, un trasformatore
e una lampadina....
© Steve Morello / WWF
Claudia Casarin
Se sei nato in mezzo alla savana tra
rinoceronti, giraffe e zebre, e a nove
anni hai l’onore di occuparti della
mandria di tuo padre, impari subito che
la sopravvivenza del tuo bestiame è molto,
molto importante. E allo stesso modo
può facilmente capitarti di odiare i leoni.
Gli attacchi di questi predatori alle vacche
sono un grosso problema per la tua
famiglia. Così è successo a Richard Turere,
un giovane masai che vive nella parte
meridionale del parco nazionale di Nairobi,
in Kenya.
Non ci sono recinzioni a proteggere il
bestiame. E qualcosa ci si deve pur inventare.
«Ho dovuto trovare un modo per risolvere
questo problema» racconta. «La
prima idea che ho avuto è stata di utilizzare
il fuoco, perché pensavo che i leoni
ne avessero paura. Ma mi sono reso conto
che questo non ha molto aiutato, anzi.
La luce agevolava i leoni, permettendo
loro di vedere attraverso la stalla. Quindi
ho pensato di usare uno spaventapasseri.
Volevo ingannare i leoni e fare loro
pensare che stavo in piedi di guardia vicino
alla stalla. Ma i leoni sono molto intelligenti,
e non ha funzionato nemmeno
questo», ride.
Ma Richard non si è dato per vinto. Lui
è un appassionato di elettronica: ha costruito,
per esempio, dei ventilatori con
pezzi di ricambio di automobili e altri
elementi riciclati dalle discariche.
È da questa sua
passione che gli è venuta
l’idea. E a 13 anni ha inventato
la luce a ricarica solare
che allontana i leoni, e al
contempo li salva.
«Una sera stavo passeggiando
nella stalla con
una torcia. E ho notato
che i leoni non si sono avvicinati.
Ho scoperto che
hanno paura della luce in
movimento» spiega. «Così
ho preso una vecchia batteria
di auto, e una piccola
scatola con una spia, un
dispositivo trovato in una
moto. Ci ho messo un interruttore con cui
posso accendere e spegnere le luci. Infine
ho recuperato una piccola lampadina da
una torcia elettrica rotta. E ho installato il
Richard Turere
racconta la sua storia
alla conferenza TED dal
titolo “My invention that
made peace with lions”.
www.ted.com
tutto: il pannello solare ricarica la batteria,
e la batteria fornisce l’alimentazione
alla piccola scatola con la spia. Io lo chiamo
trasformatore. E la scatola con la spia
fa lampeggiare le luci».
Quando i leoni arrivano di notte le luci
lampeggiano e li ingannano facendo loro
credere che c’è qualcuno
che cammina nella stalla,
mentre invece dorme pacificamente
nel suo letto. Una
soluzione semplice e geniale:
salva i leoni dall’uccisione
e protegge il bestiame.
Richard ha installato le
© TED.com
sue luci in altre case della
comunità. E la sua idea è
ora usata in altre parti del
Kenya per spaventare i predatori
come iene o leopardi,
ed è anche usato per tenere
gli elefanti lontani dalle fattorie.
Grazie alla sua invenzione
ha ottenuto una borsa
di studio in una delle migliori
scuole del suo Paese. Oggi Richard
ha 16 anni, non odia più i leoni e ha un
sogno: diventare ingegnere aerospaziale.
sostieni.wwf.it/adotta-un-leone.html
12 I PANDA

QUI SARDEGNA
PRONTO WWF? VORREI
FAR NASCERE UN’OASI
Giovanni e Fausta hanno trasformato
un’eredità nell’occasione di salvare un tratto
di costa naturalisticamente prezioso
Scivu, costa Sud occidentale della Sardegna. Un’area dal
grande valore naturalistico (che include 2 SIC, un sistema
dunale straordinario e dove è presente il cervo sardo) rischiava
di finire in mano a mire speculative. Giovanni Atzedi, che con
la sorella Fausta aveva ricevuto i terreni in eredità dal papà, si
mette in contatto con il WWF.
«Con mia sorella Fausta eravamo d’accordo, niente progetti
speculativi», racconta Giovanni. «I primi contatti furono con il
WWF Sardegna, poi iniziammo a mettere in piedi il progetto
vero e proprio con Antonio Canu a Roma. Il nostro obiettivo
era di lasciare gli ambienti intatti e di promuovere una qualche
forma di economia sostenibile».
Nel frattempo, Scivu rischiava il degrado: motociclisti che
scorrazzavano tra le dune, abbandono incontrollato di rifiuti,
taglio di ginepri secolari. I motivi per coinvolgere il WWF nel
progetto erano, se possibile, rafforzati. «Abbiamo cominciato
con l’affido di 100 ettari, il cuore della riserva. Ma poi, ben
presto abbiamo esteso il coinvolgimento del WWF all’intera
area, circa 600 ettari, coinvolgendo anche le aziende agricole,
che hanno accettato di continuare il loro lavoro. I detrattori
del progetto non sono mancati, sono usciti anche articoli
sgradevoli sulla stampa locale che davano informazioni
false, tipo che avremmo chiuso l’accesso al mare, ma
dietro c’erano le lobby dei cacciatori. Abbiamo cominciato i
controlli e la pulizia periodica, la sentieristica, le prime visite
scolastiche, avviato un percorso di agricoltura biologica per
le erbe aromatiche. A breve avremo un punto informazioni e
lanceremo finalmente l’Oasi. E oggi di aver coinvolto il WWF
sono più convinto di 5 anni fa».
(L.B.)
QUI LOMBARDIA
LEZIONI DI CONVIVENZA
TRA I PASCOLI DELLE OROBIE
Oltre 30 studenti hanno insegnato
ai pastori a difendere le loro greggi
senza far del male a lupi e orsi
Nadia Rizzi ha 25 anni, studia Scienze e tecnologie delle
produzioni animali a Milano; Silvia Grossi, 22enne, è
studentessa di Allevamento e Benessere Animale. Alessio
Pacati, 21 anni di Treviolo (BG), studia all’Università della
Montagna di Edolo; Adriano Caccia, 34 anni di Milano, lavora
per il progetto di “montagna terapia” per disabili mentre
Francesca Patania da Siena dedicherà la sua tesi di laurea ai
pastori abruzzesi. Sono solo alcuni dei volontari che hanno
preso parte al “Progetto Pasturs”. In totale 31 ragazzi che hanno
passato, ognuno, una settimana con i 5 pastori che hanno
collaborato al progetto messo in campo da Cooperativa Eliante
Onlus, con la partnership di Parco delle Orobie bergamasche
e WWF Bergamo-Brescia, in collaborazione con Coldiretti
Bergamo e con il contributo di Fondazione Cariplo. Obiettivo:
attuare una serie di misure per mitigare il rischio per le greggi
derivante dal ritorno dei grandi predatori, creando un clima
favorevole sia per lupi e orsi che per il mondo dell’allevamento.
Sulle Orobie bergamasche l’orso è una presenza ormai stabile,
anche se limitata a giovani maschi in dispersione, mentre il
lupo viene osservato occasionalmente.
Un progetto ha coinvolto oltre 40 persone, da giugno a
settembre. Renato Balduzzi, Silvestro Maroni, Giuseppe Salvi,
Andrea Morelli ed Emanuele Manzoni sono gli allevatori che
hanno accolto i volontari, facendosi aiutare nel lavoro, dalla
sorveglianza del gregge alla cucina, dal montaggio delle reti
elettrificate alla gestione dei cani da guardiania. 5 i recinti a
prova di orso e lupo realizzati, 3 i cuccioli di pastore abruzzese
consegnati. Pasturs tornerà a giugno 2017.
http://www.pasturs.org
PANDA I 13

MONDO
GRANDANGOLO
Clima
A un anno da Parigi, l’accordo salpa a Marrakech
© Hartmut Jungius / WWF
Niente più anni e anni di attesa, come per il protocollo di Kyoto: l’Accordo
di Parigi sul Clima si appresta a entrare in vigore (4 novembre) e a
diventare operativo giusto in coincidenza con la Conferenza ONU sul
Cambiamento Climatico (COP22), dal 7 al 18 novembre a Marrakech, in
Marocco. Con la registrazione delle ratifiche di 7 Stati membri dell’Unione
Europea, della Nuova Zelanda e del Canada, sono 74 i paesi che hanno
ratificato l’Accordo di Parigi, ben oltre i 55 necessari, per un totale di
emissioni del 58,82%, oltre il 55% richiesto.
È un’ottima notizia perché la COP22 di Marrakech sia un ulteriore
momento di slancio verso la decarbonizzazione e l’attuazione delle
politiche necessarie per poter davvero limitare il riscaldamento globale
a 1,5°C . L’Italia forse parlerà solo attraverso l’Unione Europea e siederà
come osservatore, dal momento che il Disegno di legge di ratifica,
tardivamente approvato dal Consiglio dei Ministri del 4 ottobre, non ha
ancora iniziato l’iter alle Camere. @MgMidu www.wwf.it
© Brent Stirton / Getty Images
© Global Warming Images
© WWF / Spain
Sos inquinamento
Mal di fiume
Più di 320 milioni di persone in tutto
il mondo rischiano la vita per colpa di
malattie provocate dall’inquinamento dei
fiumi. Lo rivela un rapporto dell’UNEP, l’Agenzia
per l’ambiente dell’Onu. Il colera,
le febbri tifoidi e altre patologie mortali
sono in aumento in più di metà dei fiumi
di Africa, Asia e America Latina. La maggioranza
di queste malattie sono dovute
alla presenza di rifiuti di origine umana.
Anche i livelli di salinità sono in aumento
in quasi un terzo dei corsi d’acqua. Il
continente più colpito secondo l’UNEP è
l’Asia, con oltre il 50% dei fiumi colpiti da
un grave inquinamento causato da acqua
di scolo non trattate, pesticidi usati in
agricoltura e inquinamento industriale.
@UNEP
Sostenibilità
Francia, addio plastica
Entro quattro anni i francesi dovranno dire
addio a piatti, bicchieri e posate di plastica
usa e getta, che andranno a fare la stessa
fine dei sacchetti per la spesa dello stesso
materiale. Lo stabilisce una legge entrata
in vigore lo scorso 30 agosto. Nel 2020
scatterà il divieto di produzione, vendita
ed anche cessione gratuita delle stoviglie
monouso di plastica e i produttori hanno
tempo fino a quella data per sostituirle
con prodotti realizzati con materie
organiche biodegradabili.
Aree protette
Doñana, paradiso a rischio
Lo storico Parco Nazionale di Doñana
in Spagna potrebbe essere iscritto nella
lista UNESCO dei siti del Patrimonio Mondiale
dell’Umanità in pericolo. Doñana,
uno dei più importanti parchi nazionali
europei, situato alle foci del Guadalquivir
nel sud della Spagna, rischia di prosciugarsi
completamente come conseguenza
di un lungo periodo di cattiva gestione e
sovrasfruttamento delle sue risorse idriche.
Il sito rappresenta un sostegno per
l’economia regionale e un habitat importante:
ogni anno ospita circa sei milioni
di uccelli migratori, oltre alla lince iberica.
Lo studio “Salvare Doñana” analizza
anche altre minacce come il dragaggio,
l’estrazione e lo stoccaggio del gas.
http://wwf.es/sosdonana
14 I PANDA

Vivi un Natale
Straordinario!
Il Natale è nascita, è vita,
è speranza. Parti da qui,
da questi valori universali
per trasformare il tuo
Natale in un giorno
straordinario. Salva la
vita a un cucciolo appena
nato e già in pericolo,
da lui dipende il domani
della sua specie. Fai del
Natale il giorno in cui
donare speranza a tanti
animali che rischiano
di scomparire, in cui
regalare speranza al
nostro Pianeta.
Vivi con noi un Natale
straordinario, unico
come il legame che ogni
cucciolo del mondo ha
con la sua mamma…
In questo Natale
salva un cucciolo,
difendi un’intera
specie, difendi
il nostro Pianeta!

CI SONO REGALI CHE CAMBIANO LA VITA
ADOTTA UN CUCCIOLO,
PROTEGGI LA SUA SPECIE!
Sono centinaia le specie a rischio di estinzione e tantissimi i cuccioli rimasti orfani che hanno
urgente bisogno delle nostre cure. Con l’adozione a distanza ci aiuterai a prenderci cura dei
cuccioli rimasti soli.
A Natale regala una speranza ai cuccioli. Adotta una specie in pericolo.
Se sceglierai l’ADOZIONE SEMPLICE riceverai la scheda della specie adottata, il certicato di
adozione e la lettera di Fulco Pratesi.
Se sceglierai l’ADOZIONE CON PELUCHE riceverai il peluche WWF, la scheda della specie adottata, il
certicato di adozione e la lettera di Fulco Pratesi.
Se sceglierai l’ADOZIONE TRIO tutto si moltiplicherà per tre.
COME ADOTTARE UN CUCCIOLO
• EFFETTUA UN BONIFICO BANCARIO
IBAN: IT 20 Q 02008 05016 0001100 83977
(Causale: Adozioni, specicando quale specie
o trio) e invia subito la ricevuta
del pagamento al Servizio Sostenitori i - via fax
al numero 06.84497334 oppure
via mail a adozioni@wwf.it - per ricevere
la tua adozione quanto prima.
• Se vuoi ricevere la tua adozione
ancora più velocemente vai
sul sito WWF.IT/ADOZIONI e utilizza come
modalità di pagamento la carta
di credito/paypal.

ADOTTA UN TRIO!
Lupo, orso o delno? Tigre,
orango o panda? Sei indeciso
e non sai cosa fare... Vorresti
adottare tutti i cuccioli del
mondo? Ecco la soluzione:
adotta un trio! Adotta tre
animali e, per Natale, fatti un
triplo regalo straordinario!
TRIO ITALIANO
Il kit contiene un delno,
un lupo e un orso bruno.
TRIO Felini
Il kit contiene una tigre, un
ghepardo, una pantera nera.
TRIO polare
TRIO asiatico
TRIO AMAZZONIA
Il kit contiene una foca,
un orso polare e un pinguino.
Il kit contiene un orango,
una tigre, un panda.
Il kit contiene un pappagallo,
un giaguaro e un tucano.
Panda Gift
I regali del WWF sono un dono speciale per te, per i tuoi cari e soprattutto per il Pianeta. Puoi
scegliere tra magliette per adulti e bambini, capellini, tazze, agende, calendari. Ogni articolo nanzia
un progetto di conservazione WWF e tutela le specie a rischio e l’ambiente. Tutte le nostre idee
regalo, inoltre, sono realizzate con materiali e processi di produzione ecosostenibili, nel pieno
rispetto dell’ambiente e di coloro che li hanno realizzati.
A Natale scegli un regalo utile alla Natura.
wwf.it/pandagift
CALENDARIO
AGENDA PANINI
TAZZA
BRACCIALE CRUCIANI
DONAZIONE MINIMA
12 EURO
DONAZIONE MINIMA
15 EURO
DONAZIONE MINIMA
8 EURO
DONAZIONE MINIMA
10 EURO
GREMBIULE
DONAZIONE MINIMA
10 EURO
T-SHIRT
DONAZIONE MINIMA
20 EURO BERRETTO
PORTAFOGLIO DONNA
PORTANOTES
BORSA
DONAZIONE MINIMA
10 EURO

Unisciti al branco WWF...
l’unione fa la forza!
I piccoli lupi nei primissimi giorni
di vita sono particolarmente
vulnerabili: pesano pochi etti, sono
completamente ciechi e sordi, e la
madre non li abbandona neanche per
un istante. In questo delicatissimo
periodo, mamma lupo non è sola,
con lei altre femmine del branco
si alternano nelle cura e persino
nell’allattamento e, anche se da
lontano, i maschi partecipano alla
crescita dei piccoli. Segui insieme
a noi le leggi della natura, unisciti
al branco WWF per difendere,
proteggere e accudire tutti i cuccioli
che hanno bisogno di te per vivere.
L’unione tra lupi fa la forza
e l’unione con te fa la differenza!
Unisciti al branco, rinnova il tuo determinante
sostegno al WWF, proteggi la natura, gli animali, il
pianeta, difendi ogni forma di vita!
A NATALE RINNOVA LA TUA TESSERA WWF
Il tuo aiuto, la forza del tuo sostegno è
fondamentale per tutte le attività e i progetti
WWF. Controlla la tua tessera e, se scaduta, per
Natale rinnova il tuo impegno al nosto anco.
ECCO COME
Per rinnovare, utilizza il modulo allegato
alla rivista, visita il
nostro sito
wwf.it/
iscrizioni
o chiama
il Servizio
sostenitori allo
06.844.97.500.
Socio
© Giancarlo Mancori / WWF-Italy
SOSTIENI WWF, SOSTIENI LA NATURA
• Sostieni le attività del WWF su sostieni.
wwf.it tramite carta di credito/paypal
• Effettua una donazione sul conto
corrente postale 323006 intestato a
WWF Italia Onlus.
• Effettua un bonico bancario: IBAN
IT 20 Q 02008 05016 000110083977.
• Chiama il nostro Numero Verde
800990099.

MONDO
IL REPORTI IL LIVING PLANET REPORT 2016
Benvenuti nell’Antropocene
Biodiversità a picco, impronta ecologica umana alle stelle: uno scenario allarmante
Gianfranco Bologna
LA PARTNERSHIP CON SOFIDEL
SOSTENIBILITÀ: IN AZIENDA E TRA I BANCHI
Un mondo artificiale. Grattacieli e luci a Hong Kong, Cina.
L’edizione italiana del Living Planet Report è un’ulteriore tassello della collaborazione
tra WWF e Sofidel, azienda impegnata nel progetto WWF Climate Savers, nel risparmio
di acqua e nell’uso di carta proveniente da foreste certificate gestite in modo
sostenibile. Sofidel, che come WWF Italia compie quest’anno 50 anni, è al nostro
fianco per sensibilizzare i cittadini riguardo la sostenibilità ambientale, con attività
rivolte sia ai dipendenti dell’azienda sia alle scuole di tutta Italia. Con il programma
educativo “Mi curo di Te” sono 5.000 le classi che dopo aver approfondito i temi
“Acqua” e “Cambiamento climatico”, lavoreranno quest’anno sulle “Foreste”. Gli strumenti,
digitali e gratuiti, sono pensati per far comprendere ai ragazzi la connessione
tra gesti quotidiani e grandi fenomeni globali. www.educazionedigitale.it
Isistemi naturali della Terra sono ormai
pienamente immersi nell’era degli
umani. Viviamo in un mondo in cui
stiamo mettendo a rischio il futuro della
nostra stessa civiltà, riducendo drasticamente
la ricchezza della vita sulla
Terra. Il Living Planet Report 2016 del
WWF, lanciato in tutto il mondo il 27 ottobre
scorso tratteggia in maniera chiara
e brillante lo stato della situazione e sistematizza
le proposte concrete per mutare
rotta. Dal 1970 al 2012 l’Indice del
Pianeta Vivente con il quale il WWF registra
l’andamento di 14.152 popolazioni di
3.706 specie di animali vertebrati (mammiferi,
uccelli, rettili, anfibi e pesci), fornendo
quindi un indicatore dello stato
della biodiversità planetaria, è sceso del
58%. Il rapporto fornisce inoltre il quadro
della nostra impronta ecologica del
consumo: nel 2012 è stata necessaria la
capacità biologica equivalente a 1.6 Terre
per provvedere le risorse necessarie all’umanità,
consumate in quell’anno.
Il rapporto – presentato nel corso di un
apposito evento alla Camera dei Deputati
con l’intervento della Presidente della
Camera, Laura Boldrini in occasione
del 50° anniversario della nostra associazione
- fornisce un quadro molto chiaro
dello stato in cui si trovano i nove confini
planetari individuati da alcuni dei migliori
scienziati al mondo che si occupano
del Sistema Terra, alcuni dei quali hanno
collaborato direttamente alla produzione
del Living Planet Report.
I nove confini planetari sono: l’integrità
della biosfera (cioè la distruzione
degli ecosistemi e della biodiversità),
il cambiamento climatico - e il problema
gemello dell’acidificazione degli oceani
- le modifiche nell’utilizzo del suolo,
l’uso non sostenibile dell’acqua, la perturbazione
dei flussi biogeochimici (l’immissione
di azoto e fosforo), l’alterazione
degli aerosol atmosferici, l’inquinamento
dovuto a nuovi agenti prodotti dall’uomo
e la riduzione dello strato di ozono.
Quando ci spingiamo al di là di questi
confini, si rischia di provocare cambiamenti
irreversibili alle risorse da cui dipendiamo.
Anche se vi è un certo grado
di incertezza scientifica sugli effetti biofisici
e sociali causati dal superamento
dei confini, l’analisi attuale suggerisce
che gli esseri umani abbiano già spinto
quattro di questi confini (cambiamento
climatico, integrità della biosfera, flussi
biogeochimici dell’azoto e del fosforo
e cambiamenti nell’uso del suolo) oltre
il limite del loro spazio operativo di sicurezza.
Altre valutazioni suggeriscono che
anche l’uso di acqua dolce abbia sorpassato
la soglia di sicurezza.
Nel corso del 35° Congresso Geologico
Internazionale, tenutosi a Città del Capo
dal 27 agosto al 4 settembre scorsi l’apposito
gruppo di autorevoli studiosi creato
dalla Commissione Internazionale di
Stratigrafia ha annunciato che la documentazione
scientifica raccolta conferma
l’ipotesi di poter indicare una nuova epoca
nel Geological Time Scale della Terra:
l’Antropocene.
© Global Warming Images / WWF
PANDA I 19

Regolazione malattie
IN CIFRE
SERVIZI ECOSISTEMICI: LA NOSTRA RICCHEZZA PIÙ GRANDE
Il Living Planet Report analizza i servizi che gli
ecosistemi offrono al benessere umano. Il declino
registrato nelle popolazioni delle specie è
indissolubilmente legato allo stato degli ecosistemi
che le sostengono. La distruzione di questi
ecosistemi rappresenta un rischio non solo
per le piante e la fauna selvatica che li abitano,
ma anche per gli esseri umani. Gli ecosistemi
ci forniscono cibo, acqua fresca, aria pulita,
energia, rimedi medicinali, e svago. Inoltre,
dipendiamo da sistemi naturali sani e diversificati
per la regolazione e la depurazione delle
acque e dell’aria, per le condizioni climatiche,
per l’impollinazione e la dispersione dei semi,
e per il controllo di parassiti e malattie.
Valori spirituali
e religiosi
Ciclo dei nutrienti
Fotosintesi
Valori estetici
Ricreazione
ed ecoturismo
Formazione del suolo
SUPPORTO
Mitigazione
eventi estremi
Impollinazione
Salute fisica
e mentale
CULTURALE
Cibo
APPROVVIGIONAMENTO
SERVIZI
ECOSISTEMICI
REGOLAZIONE
e pandemie
Purificazione dell’acqua
e trattamento dei rifiuti
Materie prime
Principi per la medicina
Erosione
Acqua dolce
Qualità dell’aria
Risorse idriche
Clima
ECOTURISMO: L’INDOTTO CHE VIENE DALLA NATURA
Un leone “fattura” 500mila dollari all’anno, un gorilla 450mila e una
balena 2,1 miliardi di dollari annui. Sono alcuni dei dati contenuti nella
scheda informativa del WWF “Vivo o morto? Il ‘valore natura’ di specie
simbolo”, che vuole accendere i riflettori sui benefici economici del turismo
legato alla biodiversità. A fine settembre il WWF ha diffuso il dossier
#Furtodinatura - storie di bracconaggio made in Italy dedicato alla memoria
di Massimiliano Rocco.
http://bit.ly/2dr8En0
Parco Nazionale
del Virunga Congo RDC
450.000 dollari l’anno per ogni
gorilla “abituato” (osservato
effettivamente dai turisti)
Parco Amboseli - Kenya
500.000 dollari
l’anno a leone
British Columbia
1.120 dollari, la spesa
procapite per fare
osservazione di orsi
USA
41 miliardi di dollari
annui spesi per viaggi
e attrezzature per
il bird-watching
20 I PANDA

VIAGGIO IN ITALIA
MONDO WWF
Notizie, campagne, attivismo
Notizie, campagne, attivismo
© G. Ferramola
L’INIZIATIVA
LA STREET ART PORTA LA NATURA
NEL CUORE DI ROMA
Lontre, lupi, fenicotteri e cavalieri d’Italia da oggi non si
incontrano solo nei parchi e nelle Oasi. Dal 2 ottobre scorso
campeggiano anche sulle pareti di una scuola romana, grazie
all’iniziativa del WWF e all’entusiasmo dello street artist
Moby Dick, non nuovo a questi soggetti. È accaduto in occasione
della Giornata Oasi speciale per i 50 anni dell’Associazione,
e la scuola prescelta è la Media Ulderico Sacchetto.
Un’Oasi d’autore per raccontare il valore della natura e
della biodiversità che le aree protette del panda custodiscono.
L’edificio è una struttura degli anni sessanta circondata da
un giardino curato dagli stessi ragazzi in zona Monte Mario,
grazie alla collaborazione del Municipio di Roma XIV. A
Moby Dick, street artist impegnato nel sociale, scenografo,
che ha esposto anche in USA e Giappone, il WWF ha chiesto
di riprodurre la ricchezza di animali simbolo che vivono
nelle 100 oasi del WWF presenti in Italia.
www.mobydickart.com
LA COALIZIONE
SALVA-FRATINO
Associazioni, Comuni, volontari:
tante le iniziative per tutelare il
piccolo migratore delle spiagge
Pagina 22
UN’AREA UMIDA
PIENA DI VITA
Alla scoperta dell’Oasi Le Cesine
in Puglia, ultimo lembo di palude
scampato alle bonifiche
Pagg. 24-25
TERRITORIO:VIAGGIO
NELL’ITALIA FRAGILE
Mario Tozzi: «Non esistono calamità
naturali, ma solo la nostra incapacità
di vivere in un territorio a rischio»
Pagg. 26-27
PANDA I 21

MONDO WWF
IN MEMORIA. Lo scorso 2
#FURTODINATURA. La fauna
ITALIA
ottobre WWF Alta Murgia–
selvatica è ancora terra di
Terre Peucete ha ricordato
ITALIA nessuno: il bracconaggio,
ITALIA
Marco Pietralongo e Jacopo
Di Bari, due giovanissimi
attivisti che hanno perso la vita
in un incidente stradale.
colpisce 8 milioni di uccelli ogni
anno, come aquile, cicogne,
falchi, il rarissimo ibis eremita.
www.wwf.it/news
VOLONTARI. Si è svolta ad
Assisi dal 28 al 30 ottobre,-
dopo l’invio in stampa di
questo numero di Panda,
l’Assemblea Nazionale del
Volontariato WWF Italia. Ve
ne parleremo nel prossimo.
ATTIVISMO I VOLONTARI, COMITATI, COMUNI INSIEME
Il fratino ha un sacco di amici
Tante iniziative di tutela per il piccolo migratore messo a rischio dall’industria balneare
Dante Caserta
V
i sarà capitato di vederlo
correre veloce lungo la
spiaggia sulle lunghe
zampe esili oppure alzarsi in
volo da un nido ben nascosto:
è il fratino (Charadrius alexandrinus),
piccolo trampoliere
che si trova lungo quasi l’intero
perimetro della penisola Italiana
e delle due isole maggiori.
Sia stanziale che migratorio
per l’Italia, è un vero e proprio
“cittadino del mondo” essendo
presente dall’Europa all’Asia,
dall’Africa all’India.
Si caratterizza per costruire
il proprio nido a terra
sulla spiaggia, nel periodo da
marzo/aprile a giugno con conseguenti
problemi per la riuscita
della nidificazione, della
cova e della crescita dei pulli
data la concomitanza dell’avvio
delle attività balneari: pulizia
spiaggia, posa di ombrelloni,
turisti... Facile immaginare
l’impari lotta tra questo piccolo
uccello e la macchina dell’industria
balneare che sembra
occupare ormai tutti gli spazi
costieri.
Una lotta che è la principale
causa della consistente diminuzione
della specie nel continente
europeo, nonostante sia
tutelata da convenzioni internazionali
e direttive europee.
Fortunatamente questa specie
ha però tanti amici che si
dedicano alla sua tutela che da
qualche anno si sono ritrovati
nel “Comitato nazionale per
la conservazione del Fratino”
che ogni anno ne organizza il
censimento.
In Abruzzo, ad esempio,
il WWF locale da anni porta
avanti azioni di volontariato
in collaborazione con comitati,
singoli cittadini appassionati e
istituzioni, prima fra tutte l’Area
Marina Protetta “Torre di
Cerrano” che da anni coordina
il progetto “Salvafratino”.
Su tutto il litorale i nidi vengono
monitorati e seguiti, cercando
di tutelarli con cilindri
-50%
Il decremento della
popolazione italiana di fratino
stimato dall’Iucn negli ultimi
10 anni (circa 3 generazioni
per questa specie).
© F. Cianchi
di rete, cartelli e piccole recinzioni
dai mezzi meccanici per
la pulizia delle spiagge e dai
predatori naturali. Con i volontari
vengono organizzate giornate
di pulizia a mano della
spiaggia e di informazioni ed
educazione con turisti e scolaresche.
Sono state anche predisposte
delle “Linee guida” per la
gestione dei siti dove è segnalata
la presenza dei fratini:
vengono inviate a primavera a
tutti i comuni costieri e sono
state anche inserite in alcuni
regolamenti comunali.
Il tanto lavoro fatto negli
anni sta iniziando a dare i suoi
frutti: aumentano gli stabilimenti
balneari che collaborano
alla tutela; aumentano i
volontari, singoli o organizzati,
aumenta la sensibilità in alcune
amministrazioni, aumenta la
conoscenza della specie tra cittadini
e turisti.
Anche in Maremma la campagna
per fratino coinvolge i
soci e gli attivisti del WWF.
Un libro a fumetti che raccoglie le
esperienze di tutela del fratino, un libro nato
da una campagna di crowdfunding.
Franco Sacchetti, Fratini d’Italia Terra
Nuova Edizioni, 128 pp, 10 euro
22 I PANDA

ALLARME. Il cambiamento
OLIO DI PALMA. È uscita
CLIMA
climatico sta avvenendo
l’edizione 2016 del WWF
a un ritmo 5mila volte più
CIBO Palm Oil Buyers Scorecard,
SPECIE
rapido rispetto alla velocità
a cui le piante sono in grado
di adattarsi. Lo ha calcolato
l’Università dell’Arizona.
le “pagelle” sull’utilizzo di
olio di palma certificato
sostenibile di 137 produttori
e rivenditori.
SOS TIGRE. Continua
purtroppo il traffico di tigri
o parti di esse in tutta
l’Asia, con 1.755 esemplari
sequestrati tra il 2000 e il
2015. Lo rivela il rapporto
di Traffic e WWF.
© F. Converio
IL DOSSIER I ITALIA: L’ULTIMA SPIAGGIA
4 hotspot per “curare” le coste
La proposta: tutelare alcune aree strategiche per un mare sostenibile
Invertire la tendenza che negli
ultimi 50 anni ha visto sorgere
una barriera di cemento e
mattoni lunga 2.000 chilometri
(un quarto delle nostre coste) e
che vede nei nostri mari il 25%
della piattaforma continentale
italiana interessata da attività
di estrazione degli idrocarburi,
uno sviluppo turistico che vede
il 45% dei turisti italiani e il 24%
di quelli stranieri scegliere le
nostre località costiere, un’attività
di pesca in caduta verticale,
e la proliferazione di impianti di
acquacoltura.
Queste le richieste del WWF
contenute nel dossier “Italia: l’ultima
spiaggia – Lo screening dei
mari e delle coste della Penisola”.
Il dossier del WWF punta su quattro
grandi aree strategiche per la
122
Le piattaforme offshore
attive e 36 le istanze
per nuovi impianti.
+70%
L’aumento degli impianti
di acquacoltura in 10 anni.
i
La costa
chiede aiuto.
Degrado
ed effetti
dell’erosione
costiera sul
litorale del Lazio
(Capocotta).
biodiversità dei nostri mari: la
zona tra il Mar Ligure ed il parco
nazionale dell’Arcipelago Toscano,
il canale di Sicilia, il Mare Adriatico
settentrionale e l’area del
canale di Otranto nell’Adriatico
meridionali.
La loro tutela ci porterebbe sulla
rotta di un’economia blu sostenibile
insieme al contenimento significativo
dei fattori di pressione e
degli impatti ambientali a mare.
— Stefano Lenzi
Campagna: Consumo di suolo
Obiettivo: Fermare la tendenza ala cementificazione,
attraverso l’approvazione di una legge sul
consumo di suolo e la rigenerazione urbana.
www.wwf.it/news/pubblicazioni/
I numeri
Un’inondazione
di cemento
La maggiore ricchezza
delle nostre risorse
marine e costiere si
concentra nei 1.860
chilometri di tratti lineari
di costa più lunghi di 5
chilometri del nostro
Paese ancora liberi e con
un buon grado di
naturalità (il 23% dei nostri
litorali, su complessivi
8.000 km circa).
Negli ultimi 50 anni, come
documentato nel dossier
WWF, grazie agli studi
dell’equipe coordinata
dal professor Bernardino
Romano dell’Università
dell’Aquila, la densità
dell’urbanizzazione in una
fascia di 1 km dalla linea
di costa è passata nella
Penisola dal 10 al 21%,
mentre in Sicilia ha
raggiunto il 33% e in
Sardegna il 25%.
Tra il 2000 e il 2010,
secondo l’ISTAT, sono
stati costruiti 13.500
edifici, 40 per Kmq, nella
fascia costiera di 1 km
dalla battigia (nei versanti
tirrenico e adriatico) e più
del doppio sulla costa
jonica. E se il ritmo delle
nuove edificazioni fosse
quella registrata tra 2000
e 2010, nei prossimi 30
anni avremmo, su scala
nazionale, almeno altri
40.500 nuovi edifici nella
fascia di 1 km dalla
battigia.
PANDA I 23

ALLA SCOPERTA DELLE OASI
© Francesco Montinari
PUGLIAI LA RISERVA NATURALE STATALE LE CESINE
Un lembo di palude pieno di vita
Uccelli migratori, tartarughe, persino un raro serpente: uno degli ultimi tratti di zona
umida sopravvissuti alle bonifiche è diventato, grazie al WWF, un modello di tutela
in eredità formazioni a conifere
che fanno da barriera
alla vegetazione tipica mediterranea.
Dalle leccete alla
macchia, con la presenza
di specie interessanti come
la vallonea e la quercia spinosa,
l’erica pugliese, oltre
agli arbusti tipici di quest’ambiente sempreverde
e profumato.
Una delle ricchezze dell’Oasi sono le
orchidee, oggetto di studio del Responsabile
dell’Oasi, il bravo naturalista Giudi
Antonio Canu
Le Oasi del WWF non solo sono rappresentative
dei principali ambienti naturali
presenti in Italia. E quindi della
ricchezza di habitat e di specie del nostro
Paese. Sono allo stesso tempo testimonianza
dei principali paesaggi storici,
prima che venissero trasformati dall’uomo.
Dalla Maremma Toscana alla Pianura
Padana, dal Litorale romano alla Piana
del Sele in Campania. Si tratta in gran
parte di straordinarie aree umide circondate
da immense foreste planiziali, spesso
allagate. La riserva naturale e Oasi del
WWF delle Cesine rappresenta quello che
è sopravvissuto di un’antica vasta zona
umida che da nord di Brindisi si estendeva
a sud fino ad Otranto, lungo il litorale
salentino. Le aree dominate dall’acqua
erano considerate malsane. Un po’ per il
rischio della malaria, un po’ perché ritenute
inutili, improduttive. Quello che è
sopravvissuto alle bonifiche ha subito nel
tempo anche l’aggressione dei cacciatori,
con vere e proprie stragi di uccelli acquatici.
Fino a metà degli anni ’70 del
Novecento, quando grazie
al WWF l’area divenne prima
Oasi e poi Riserva Naturale
Statale, grazie anche
al riconoscimento di zona
umida d’importanza internazionale.
Gli studi successivi
sull’area hanno portato a
completare l’elenco di riconoscimenti
nazionali e internazionali,
come quelli di Sic e ZPS,
secondo le convenzioni comunitarie.
Quello che rende affascinanti Le Cesine
sono l’insieme di ambienti che si incastrano
fino a formare un’insieme in perfetto
180
Le specie di uccelli
che frequentano l’area:
anatre, limicoli,
aironi, svassi
e molti altri.
equilibrio. Dalle dune sabbiose agli specchi
d’acqua, dal bosco alla macchia mediterranea
agli oliveti e ai muretti a secco,
alle zolle di terra, le masserie, che raccontano
la bellezza di questo lembo di
Salento. La vegetazione presente oggi è
il risultato di fasce originarie
e d’interventi antropici.
Quest’ultimi hanno lasciato
24 I PANDA

MIELE, AGRICOLTURA E SPIAGGE PULITE
Dalla produzione di miele alle aule didattiche
all’aperto, dalla pulizia delle spiagge alla creazione
di una App per esplorare al meglio la riserva: l’Oasi
Le Cesine è una fucina di iniziative sempre nuove.
«Qui», spiega Giuseppe De Matteis, responsabile
dell’Oasi. «WWF Oasi, con il contributo del
ministero dell’Ambiente, ha avviato la produzione
di miele in cinquanta arnie, un’attività importante
anche dal punto di vista ecologico, perché favorisce
la vita delle api. Sosteniamo i giovani agricoltori
e allevatori nello sviluppo di attività economiche
compatibili con la missione delle aree protette, conservazione e tutela della biodiversità.
L’obiettivo è portare il modello della sostenibilità fuori dai confini della riserva. A fare da
apripista è la Comunità del cibo sostenibile, fondata da cinque aziende biologiche legate
all’Oasi».
Alla base, naturalmente, rimane l’impegno per la conservazione: «A breve partiranno,
assieme al Comune di Vernole, i lavori di pulizia di otto chilometri di spiaggia a ridosso
dell’Oasi, invasi da materiali di ogni tipo: legname, carcasse di animali, plastica,
trasportati dai venti e dalle correnti marine. Spesso questi materiali raggiungono anche
le paludi costiere ricche di biodiversità oltre le dune, entrano nella catena trofica.
La spiaggia è importante per la conservazione: qui nidificano la tartaruga marina e
uccelli come il fratino, e il fraticello. Lavoriamo molto anche sul fronte della fruizione e
dell’educazione ambientale». (El.Co.)
Birdwatching. Qui sopra, una postazione
per l’avvistamento degli uccelli. Nella foto
grande, una veduta aerea dell’Oasi.
seppe De Matteis, a capo del gruppo di
giovani della Cooperativa Seges, il braccio
operativo della gestione.
La zona umida è in realtà un’insieme di
ambienti: i due laghi retrodunali, le grandi
estensioni di canneto, gli acquitrini anche
temporanei e le pozze d’acqua dolce,
la rete di canali costruiti durante la bonifica.
I due specchi d’acqua principali
– il Salapi e il Pantano grande – chiamati
impropriamente laghi, sono di natura
salmastra e dipendono dagli umori del
mare. Sono 180 le specie di uccelli che
frequentano l’area. In particolare quelli
legati all’ambiante acquatico. L’andirivieni
di anatre, limicoli, aironi, svassi segnala
i cambi di stagione. Questa è area di
migrazioni e di rifugio. Migliaia le anatre,
tra cui il moriglione, simbolo dell’Oasi.
Ci sono poi presenze meno frequenti
come la volpoca o addirittura rare come
l’aquila minore o insolite come il martin
pescatore bianco e nero. Alle Cesine è di
casa anche il colubro leopardino, un serpente
poco diffuso, e sulla spiaggia è tornata
la tartaruga marina.
Il paesaggio protetto dall’Oasi si completa
con un’antica masseria, rimessa a
posto di recente, e sede d’incontri e attività
didattiche. Quello che manca ancora
oggi è la gestione della spiaggia – purtroppo
punto di arrivo di rifiuti dal mare
o oggetto di polemiche sulla mancanza di
pulizia che non spetta al WWF nonostante
gli operatori facciano il possibile – e il
tratto di mare che corre parallelo alla linea
terrestre. Sarebbe il coronamento di
una storia di conservazione dai tanti successi,
resi possibili grazie alla collaborazione
con il ministero dell’Ambiente, il
Corpo Forestale dello Stato, la Regione
Puglia e i suoi uffici tecnici e l’amministrazioni
locale di Vernole.
Da sapere e da fare
L’area protetta
Le Cesine nascono come Oasi WWF
nel 1979 e nel 1980, per decreto ministeriale,
furono dichiarate Riserva Naturale
dello Stato e venne assegnata
al WWF Italia la gestione dell’area.
Visite e orari
La Riserva Naturale dello Stato Oasi
WWF Le Cesine è visitabile tutto l’anno.
Le visite guidate si svolgono la domenica
e i giorni festivi, dal 1 ottobre al
31 maggio con partenza alle 10.30.
Dal 1 giugno al 30 settembre partenza
alle 16.30.
•Nei giorni feriali le visite si svolgono
secondo programma stagionale consultabile
sul sito della riserva ed è
obbligatoria prenotazione entro le 12
del giorno precedente, la visita si
svolge per un numero minimo di partecipanti.
•La visita guidata “il segreto della
Riserva” è un’esperienza all’interno
dell’area per considerarne gli habitat
principali (bosco, macchia mediterranea,
paludi) ed apprezzarne il lavoro
di conservazione frutto di 30 anni di
gestione da parte del WWF. La durata
della visita guidata è di circa due ore.
•È possibile visitare la Riserva anche
in bicicletta. La durata della visita è di
circa 2 ore e mezza, è richiesta prenotazione
con almeno due giorni di anticipo
e numero minimo di partecipanti. Per
gruppi e scolaresche, è possibile visitare
l’Oasi tutti i giorni, su prenotazione.
• Per fotografi e birdwatcher è possibile,
in alcuni periodi, prevedere accessi in
orari particolari.
Come arrivare e contatti
S. Provinciale San Cataldo - San Foca.
Masseria Cesine - 73029 Vernole (Le)
•Da Lecce: dalla tangenziale est uscita
8B proseguire per San Cataldo, all’incrocio
con semaforo svoltare a destra
(direzione Otranto) a circa 2,8 km sulla
sinistra, l’ingresso sarà segnalato da
una bandiera del WWF.
•Da Otranto: seguire la litoranea che
porta a Lecce, superata la località balneare
San Foca, all’incrocio con indicazioni
per Vanze proseguire seguendo
le indicazioni Riserva Naturale Le
Cesine. Dopo circa 1,5 km svoltare a
destra all’altezza dell’ingresso segnalato
dalla bandiera del WWF.
Tel. 329.8315714.
Email: lecesine@wwf.it
www.riservalecesine.it
PANDA I 25

SPECIALE TERRITORIO
L’ANALISI
Il terremoto non uccide,
le case costruite male sì
«Non esistono catastrofi naturali, esiste la nostra incapacità
di vivere in un territorio geologicamente giovane e a rischio»
Mario Tozzi
Come è possibile che un terremoto
di magnitudo medio-bassa,
come quello di
Amatrice, provochi gli stessi
morti e molti più danni che
a L’Aquila, dove il terremoto
è stato decine di volte più distruttivo?
(Dobbiamo ricordare
che la differenza di 0,3
decimi in Magnitudo, 6.0 contro
6.3, è importante in una
scala logaritmica). E come
è possibile che ciò accada in
una zona molto meno densamente
popolata (70.000 sfollati
a L’Aquila contro 3.500)?
Una parte della spiegazione
sta nella geologia del sottosuolo,
il cosiddetto effetto-sito,
per cui si riscontrano case
distrutte accanto a case integre:
per esempio Arquata
del Tronto è attestata sulla
roccia dura, mentre Pescara
del Tronto no, e la seconda
è stata completamente rasa
al suolo. Ma i dati non testimoniano
cospicue presenze
di terreni che amplifichino
le onde, se non localmente.
Forse sarà stato il terremoto
molto superficiale (in quel
caso le onde sismiche fanno
più danni): ma la nuova determinazione
dell’ipocentro
lo pone ormai a circa 8 km,
non più a 5, dunque più simile
a tanti altri sismi appenninici.
C’entra poi, ovviamente,
anche la faglia responsabile
del terremoto, ma i suoi spostamenti
non sono tali da giustificare
quella devastazione.
© Wikipedia / N. Caranti
Mario Tozzi. Geologo,
ricercatore, volto televisivo
impegnato nella divulgazione
scientifica e membro del
Comitato Scientifico WWF.
Purtroppo la spiegazione
è sempre la stessa, e vale qui
più che altrove. In certi paesi,
pure di massima sismicità,
il terremoto lo hanno dimenticato
e, soprattutto, le case
sono mal progettate, non adeguate
e spesso costruite con
materiali di risulta. E questo
dipende da scarsi controlli,
nessun intervento di ristrutturazione
ordinaria e poca
disponibilità di denari, però
spesso spesi altrove. Questo
dipende soprattutto da chi
amministra. A L’Aquila i morti
e i danni sono stati soprattutto
in quel 10% di edifici mal
costruiti e in cui si sta riscontrando
l’ombra del malaffare.
Ma il terremoto era molto più
forte, ragione per cui ad Amatrice
le cose devono essere andate
ancora peggio.
Dunque non è mai il terremoto
che uccide, ma solo la
casa costruita male. Quella regione
è sismica da sempre, ma
le progettazioni del patrimonio
costruito sono, nel migliore
dei casi, non più efficaci.
Ci vorrebbe un adeguamento
antisismico e soprattutto
ci vorrebbero controlli continui
almeno agli edifici pubblici,
che debbono continuare
a funzionare nell’emergenza:
ma qui l’ospedale di Amatrice
crolla e le caserme reggono a
stento.
Bisognerebbe spendere
in prevenzione quando non
ci sono terremoti: si risparmierebbero
non solo vite,
ma anche denari (un euro in
prevenzione ne vale 8-10 in
emergenza). Bisognerebbe
dedicare le pubbliche risorse
a questo e non a infrastrutture
inutili e nuove costruzioni
di cui non c’è alcun bisogno.
Questo dovrebbero fare amministratori
consapevoli e attenti.
Questo in Italia non fa
quasi nessuno.
Le catastrofi naturali non
26 I PANDA

DISSESTO IDROGEOLOGICO
COSÌ LA CEMENTIFICAZIONE TRASFORMA I FIUMI IN NEMICI
Il consumo di suolo ha “invaso” gli spazi dei corsi d’acqua.
Ora è urgente intervenire e invertire la tendenza
MONDO WWF
La mattina del 4 novembre di 50 anni
fa, dopo 24 ore di intense piogge
battenti su un territorio già saturo d’acqua,
l’Arno esondò drammaticamente
allagando completamente Firenze. Purtroppo
da allora è ulteriormente aumentata
la vulnerabilità del nostro territorio,
testimoniata da un consumo di suolo
che viaggia al ritmo di 35 ettari al giorno
e che ha portato a occupare molte delle
aree di esondazione dei fiumi. È il caso
della Liguria, dove un quarto del suolo,
entro la fascia di 150 metri dagli alvei
fluviali, è stato consumato tra il 2012 e
il 2015. Si è costruito a ridosso e dentro
gli alvei: alla foce del Magra, i centri
abitati di Bocca di Magra e Fiumaretta,
che si affacciano al fiume, l’uno di fronte
all’altro, hanno occupato l’occupabile.
Non parliamo di Genova, dove i corsi
d’acqua sono stati cementificati, canalizzati
e “tombati”, cioè coperti, nascosti.
Ma non cambia molto in altre regioni,
come il Trentino Alto Adige con il 12%,
il Piemonte con l’9%, l’Emilia Romagna
con l’8,2%, la Lombardia con l’8% o la
Toscana con il 7,2% di ulteriore consumo
di suolo entro la fascia di 150 metri dei
fiumi in questi ultimi 3 anni.
Purtroppo non abbiamo più molto tempo
per ulteriori improvvisazioni, è indispensabile
raccogliere la sfida della Conferenza
sul Clima (Parigi, 2015) e promuovere
un piano di adattamento ai
cambiamenti climatici, articolato per
bacini/distretti idrografici e attuare un
vasto programma di riqualificazione
ambientale per il recupero dei servizi
ecosistemici, attraverso la rimozione di
opere di difesa obsolete, il ripristino di
aree di esondazione naturale, il recupero
della capacità di ritenzione del territorio,
garantendo cura e manutenzione
costanti del territorio.
— Andrea Agapito Lodovici
Macerie. A sinistra, una foto
scattata ad Amatrice
da Girolamo Culmone,
direttore dell’Oasi Torre Salsa.
esistono, esiste solo la nostra
incapacità di vivere in un territorio
geologicamente giovane
e a rischio. E ci salva solo la
memoria, non il cemento armato:
basta guardare Norcia,
in piena area epicentrale, che
registra sfollati ma resiste benissimo
alle scosse e alle repliche.
Ecco un caso di attenta
amministrazione: perché Norcia
regge e Amatrice no?
L’Italia è un paese di montagna
a elevato rischio naturale
come il Giappone, che, però,
si crede tranquillo e piatto come
la Siberia. Questo è il tipico
terremoto italiano: regioni
marginali, scarse infrastrutture,
paesi piccoli in collina o
montagna, case costruite a caso
e senza progettazione antisismica,
magnitudo media,
danni enormi, vittime, decenni
per riprendersi. Eppure,
quando arriva il terremoto,
sembra sempre che fino al
giorno prima non ce ne siano
stati: mai come in questo caso
sappiamo che non è vero.
Il simbolo
Cambio di rotta per il Sangro
Tutto, o quasi, iniziò lungo il Sangro, da una terribile foto che lo ritraeva dall’alto per metà
naturale e per metà orrendamente canalizzato. Divenne il simbolo di campagne e battaglie per
la tutela dei fiumi abruzzesi e di tutta Italia. Ora la Sindaca del Comune di Scontrone (Ch), Ileana
Schipani è riuscita, attraverso un significativo finanziamento regionale a promuovere un
progetto capace di coniugare l’esigenza di ridurre il rischio idraulico (con arginature e con una
maggiore sezione per l’alveo di piena) e la necessità di restituire al fiume più spazio,
rimuovendo il cemento, tutelando i preziosi habitat fluviali.
La campagna
Un milione di firme per il suolo
Parte la sfida per raccogliere un milione di firme dei cittadini europei. È stata presentata lo
scorso 22 settembre la task force che coordinerà la petizione in Italia. L’iniziativa è promossa
dalla coalizione People4Soil che ha l’obiettivo di raccogliere 1 milione di firme per fermare il
consumo del suolo attraverso una proposta di legge europea di iniziativa popolare. «Se
davvero vogliamo che l’obiettivo del consumo di suolo “zero” al 2050 indicato dal VII
programma d’azione europea sull’ambiente diventi realtà è il momento di passare all’azione»,
ha detto la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi.
www.salvailsuolo.it
Volontariato
Il WWF sui luoghi del sisma
Sui luoghi del sisma non è mancata la presenza e il supporto WWF. Le Guardie volontarie
nucleo di Terni, coordinate da Giampaolo Oddi, hanno fornito (e continuano a farlo) assistenza
soprattutto nelle aree periferiche e più isolate. Girolamo Culmone, direttore dell’Oasi Torre
Salsa ha partecipato ad un campo di volontariato ad Amatrice (tendopoli ANPAS). «Sono stati 7
giorni intensissimi di lavoro», racconta, «Da geologo ho potuto verificare inoltre come il cuore
antico dell’Italia abbia bisogno di attenzioni e cure che in passato sono state molto deficitarie».
PANDA I 27

MONDO WWF
© E. Pietrobelli
LETTERE
NELL’OASI DI POLICORO UNA VACANZA
PIENA DI BELLEZZA E PASSIONE
Caro WWF,
nell’ultima settimana d’agosto ho trascorso con i miei due figli una
settimana di vacanza presso la vostra Oasi di Policoro, in Basilicata.
È stata, per me e per i ragazzi, un’esperienza straordinaria e
indimenticabile. Oltre al fascino del luogo, in un ambiente di mare,
di dune e di foresta, la
vera sorpresa è stato
il calore e la qualità
dell’organizzazione WWF.
Il direttore dell’Oasi,
Antonio Colucci, e lo staff
di ricercatori, biologi
marini, naturalisti,
veterinari hanno riempito
le nostre giornate di
calore umano, cortesia
e disponibilità, condividendo con noi la passione per la natura e la
sua conservazione. Desidero davvero ringraziare il WWF per averci
consentito questa meravigliosa esperienza. Cordiali saluti e in bocca al
lupo per il vostro prezioso lavoro!!
Corrado Corradi
Caro Corrado,
la ringraziamo per la sua bella lettera. Sì, le Oasi sono il nostro fiore
all’occhiello e Policoro rappresenta, nel campo dell’accoglienza
e delle vacanze sostenibili e a misura di bambino, un vero centro
d’eccellenza. Il merito va ascritto sicuramente a tutti coloro,
volontari e operatori, che portano avanti da anni il progetto sotto
l’egida del panda.
Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia
LO SCAFFALE
Libro
Uno sguardo d’amore sul Parco d’Abruzzo
Per rendere giustizia appieno alle meraviglie del
Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise occorre – oltre
alle doti classiche che ogni fotografo che si rispetti
conosce, e a tecniche sempre più avanzate - una
dote in più: quella dell’amore per la natura, distillato
in anni di frequentazione assidua e commossa,
capace di emozionarsi dal volo di un culbianco come
dalla visione di un lupo nella boscaglia. È questo che
Giancarlo Mancori sa darci. In collaborazione con
il Parco, con il patrocinio di WWF, Lipu e “Salviamo
l’orso”. (F.P.)
LA VIGNETTA
Le meraviglie del Parco Nazionale
d’Abruzzo, Lazio e Molise attraverso
lo sguardo di Giancarlo Mancori
Vanilla edizioni, 160 pp, 24 euro
SEI UN MITO
UN VIAGGIO LUNGO UNA VITA
SULLE TRACCE DEI MAMMIFERI
CC Agência Brasil / Wikipedia
George Schaller
È uno dei grandi miti delle ricerche sul
campo di tanti mammiferi: George Schaller,
nato a Berlino nel 1933 ma residente sin
dall’adolescenza negli USA. A 26 anni
viaggiò nell’Africa centrale per studiare,
nella zona dei vulcani Virunga, la biologia
dei gorilla di montagna dei quali oggi
esistono soltanto 880 esemplari. Sino ad
allora il gorilla era considerato un animale
pericoloso e aggressivo, Schaller con le sue
ricerche illustrò, per la prima volta al mondo,
il volto gentile e dalla profonda intelligenza
sociale di questo splendido animale.
Nel 1966 era già nel mitico Serengeti in
Tanzania, dove realizzò il primo studio sui
grandi felini africani. Poi è stata la volta
dell’Himalaya, per studiare gli ungulati di
quelle zone e lo spettacolare leopardo delle
nevi, il Brasile per studiare, il giaguaro, i
capibara e i caimani, la Cina, grazie anche
al WWF con il quale avviò il primo studio
sul panda gigante. Poi in Laos e Vietnam a
studiare specie rare e in via di estinzione
e a scoprirne di nuove alla scienza come il
saola, un bovino delle foreste del Laos, poi
in Tibet a studiare la rara antilope tibetana o
chiru. Un impegno immenso: sono oltre 20
le aree protette nel mondo che sono state
realizzate sulla spinta del lavoro di Schaller.
— Gianfranco Bologna
Seguici ogni giorno su Facebook WWF Italia e su Twitter @WWFItalia
28 I PANDA

La sua vita è da sempre impegno,
amore per le sfide e passione.
Da oltre mezzo secolo Fulco Pratesi
è in Italia il portabandiera assoluto
di un ecologismo attivo e concreto,
fatto di battaglie globali ma anche di
comportamenti individuali.
In occasione del 50° anniversario del
WWF Italia, il fondatore e presidente
onorario del WWF italiano ha deciso di
raccontarsi. Una vita ricca di viaggi,
avventure e incontri speciali – da Luca
Cordero di Montezemolo a Susanna
Agnelli, da Giulio Andreotti al principe
Filippo di Edimburgo –, sempre
contrassegnata dall’amore per la natura
e per gli animali. Tutti, indistintamente.
In tanti anni di battaglie per i parchi
nazionali, contro il dilagare del cemento
o per la tutela del lupo e dell’orso, ha
contribuito non poco a fare dell’Italia un
Paese migliore, sempre con l’entusiasmo
di un bambino.
Fulco Pratesi (Roma, 1934)
È giornalista, scrittore, disegnatore,
divulgatore. Laureato in Architettura, dopo
alcuni anni di professione si è dedicato alla
salvaguardia della Natura. Dopo aver fondato
il WWF ed esserne stato presidente, è stato
parlamentare dei Verdi per una legislatura e
presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo. Tra
le sue pubblicazioni ricordiamo Il salvanatura
(1972) e Storia de la natura d’Italia (2001).
PROGETTO GRAFICO DI COLLANA & COVER LAYOUT: Bruno Apostoli
IN COPERTINA: E.Coppola/PANDA PHOTO, Fulco Pratesi con Lemur Macaco,
isola di Nosy Be Madagascar (1989)
E XXXX
MONDO WWF
AZIENDE I INTERVISTA AL TITOLARE DI MUTTI
La sostenibilità riguarda tutti
«Produttori e consumatori: serve una sensibilità ambientale diffusa per un vero cambiamento»
la sensibilità ambientale
sarà diffusa tra tutta la popolazione,
e quindi tra i consuma-
«Quando
tori, allora anche le aziende andranno
verso la direzione della sostenibilità.
Altrimenti rischiamo che alcune investano
più di altre, ma senza produrre
quel cambiamento forte che oggi, credo,
sarebbe necessario». A parlare è Francesco
Mutti, che da tempo ha avviato un
percorso per ridurre l’impronta ecologica,
della sua azienda in collaborazione con
il WWF Italia.
Cosa l’ha spinta ad assumere impegni
ambientali per la sua azienda?
Alla base c’è la mia sensibilità personale,
l’amore per gli animali e la natura, che
ho respirato in famiglia sin da bambino.
Inoltre, l’attività aziendale è strettamente
collegata al mantenimento del ciclo naturale:
da maggio a settembre mi capita di
guardare le previsioni del tempo anche tre
volte al giorno. Infine, siamo radicati in
questo territorio ed è importante cercare
di ridurre l’impronta che inesorabilmente
noi esseri umani lasciamo, qualsiasi attività
compiamo.
Questo mese parliamo di Fulco Pratesi.
La prima presentazione della sua
autobiografia è stata proprio in una
scuola, di fronte a 150 studenti. È successo
lo scorso 15 ottobre a Ceccano, in provincia
di Frosinone. Fulco è da sempre anche uno
straordinario formatore e sensibilizzatore
di giovani. La sua vita piena di avventure
e incontri speciali dedicata alla
conservazione della natura e alla tutela di
animali, piante, boschi, coste, fiumi e
paludi è ora in libreria. «Fin da piccolissimo
amavo gli animali e il disegno. Nato nel
1934, abitavo in una casa vicina al
Giardino zoologico di Roma (oggi
Bioparco) dal quale mi giungevano di
notte i ruggiti dei leoni, i latrati delle
Francesco Mutti.
Titolare dell’azienda
italiana leader nella
produzione di passata e
polpa di pomodoro.
Quanto la reputazione aziendale è
legata all’impegno in sostenibilità
oggi?
Non sono molte le imprese che riescono
a trarne beneficio per visibilità e vendite.
Siamo all’inizio di un percorso, dove il
consumatore avrà un ruolo determinante.
UNA VITA A TUTTA NATURA: IN LIBRERIA
L’AUTOBIOGRAFIA DI FULCO PRATESI
Fulco Pratesi In nome del panda
otarie e gli sconsolati ululati dei gibboni.
Allo zoo passavo i pomeriggi a disegnare,
con l’aiuto di uno zio pittore, gli animali
lì detenuti. Passione che coltivo ancora
adesso, realizzando, sempre con gli
acquerelli, grandi disegni e illustrando
pagine dei miei Taccuini naturalistici».
Questo è solo l’inizio della storia di Fulco.
Il resto lo leggerete tutto d’un fiato.
(L.B.)
Fulco Pratesi
In nome
del panda
La mia lunga storia d’amore
con la Natura
Fulco Pratesi,
In nome del Panda,
la mia lunga storia
d’amore con la natura
Castelvecchi editore,
94 pp, 12,50 euro
L’impegno per l’ambiente e la sostenibilità
economica sono compatibili
per un’azienda?
Non sempre c’è un guadagno in termini
monetari: occorrerebbe un’azione politica
forte, una condivisione di alcuni valori
da parte di tutti i partiti e i movimenti.
Servono stimoli, non eccessivi, non tali
da creare bolle speculative, ma sufficienti
a canalizzare risorse per la conservazione
della natura, perché non resti tutto a carico
dell’azienda. La storia dell’uomo dimostra
come ci correggiamo solo quando capiamo
che proseguire su una strada, magari più
comoda, creerà problemi grossi. Piccoli
incidenti oggi ci possono aiutare a cambiare
rotta prima che avvengano grandi
stravolgimenti.
Perché ha scelto il WWF nell’intraprendere
questo percorso di sostenibilità
aziendale?
Mi è sembrato da subito un partner serio
e degno di stima. Ho apprezzato l’approccio
basato sulla concretezza, senza
estremismi: non mi è stato chiesto di stravolgere
da un giorno all’altro l’impostazione
aziendale, sarebbe stato impossibile.
Seguiamo invece un percorso graduale, in
cui ogni passo avanti è un segnale positivo.
A livello più ampio, sono ottimista.
Se sapremo muoverci con determinazione,
ci sarà un miglioramento globale. (El.Co.)
www.wwf.it/imprese
PANDA I 29

LASCITI
LE ULTIME VOLONTÀ DEI “GRANDI”
SCRIVERE PER IL FUTURO
Pagine ingiallite dal tempo che raccontano
storie straordinarie. È
la mostra “Io qui sottoscritto.
Testamenti di grandi italiani”: un’iniziativa
curata dal Consiglio
Nazionale del Notariato e dalla
Fondazione Italiana del Notariato
e patrocinata dal Ministero
della Giustizia e dal Ministero
per i Beni e le Attività
Culturali. Un omaggio a 28 personaggi
che hanno reso grande il
nostro Paese: da Giovanni Pascoli
a Giuseppe Zanardelli, da Alcide De
Gasperi a Giorgio Ambrosoli, da Alessandro
Manzoni a Gioachino Belli, da Giovanni
Verga a Grazia Deledda, da Ettore Petrolini
a Enzo Ferrari, fino a Papa Giovanni XXIII.
Donne e uomini che hanno fatto la storia
d’Italia.
Tutti noi li abbiamo conosciuti per i loro
meriti e le vicende pubbliche, ma leggendo
i loro testamenti scopriamo la loro intimità,
le paure, le idee. Il desiderio di essere ricordati,
di lasciare al mondo un ultimo messaggio
proiettato nel futuro. La loro anima.
«Lascio a questa città mia patria le somma
di lire cinquantamille acciò colla medesima
si eriga siccome ne prego l’amministrazione,
una nuova sala d’asilo infantile ne’ quartiere
di Portanuova.», chiedeva Camillo Benso di
Cavour. «Muoio colla coscienza d’aver combattuto
la buona battaglia e colla sicurezza
che un giorno i nostri ideali trionferanno»,
sottoscrive De Gasperi.
Luigi Pirandello: «Sia lasciata passare in
silenzio la mia morte...». E Giuseppe Verdi,
tra le altre disposizioni aggiunge «lascio
Le ultime volontà del Maestro.
Il testamento autografo di Giuseppe Verdi.
allo stabilimento dei sordomuti della città di
Genova la somma di lire diecimila».
La mostra è stata inaugurata nel 2012 a
Roma, in occasione dei 150 anni dell’Unità
d’Italia e da allora ha percorso il Paese: nel
2015 a Modena, in occasione del Festival
della Filosofia di Modena e a Milano, per il
50° Congresso Nazionale del Notariato fino
allo scorso settembre, quando è approdata
a Mantova al Festivaletteratura. Fino a
oggi è stata visitata da 20.000 persone e
ha fatto conoscere la cultura del testamento
e, con essa, un pezzetto del nostro passato
e delle nostre radici. Perché un testamento
è proprio questo: il punto di incontro tra le
radici e il cielo. Contiene il nostro vissuto e
la nostra volontà. Fare testamento può significare
scrivere il futuro. Specialmente se il
testamento cambia la vita di qualcuno, come
avviene nel caso del testamento solidale.
UN SEGNO PER LE GENERAZIONI FUTURE
Non è necessario disporre di grandi patrimoni o essere
famosi per lasciare un segno e un ricordo pieno di significato
alle generazioni future. Il 46% dei lasciti solidali ha un valore
inferiore ai 20.000 euro. Fare testamento è un modo per
esprimere la propria volontà, per decidere come distribuire i
propri beni, piccoli o grandi che siano. Ecco la testimonianza
di una nostra sostenitrice: «Ho scelto il WWF per un lascito
testamentario perché desidero dare un contributo, quando
non ci sarò più, alla sopravvivenza delle Oasi WWF. Esistono
molte associazioni impegnate nella difesa dell’ambiente
e la protezione degli animali e tutte meritevoli di ricevere
sostegno, ma la mia scelta è caduta sul WWF specificamente
per le Oasi. Aver messo sotto tutela tanta natura in Italia è
un progetto che deve continuare a esistere in futuro perché
l’Italia ha bisogno di natura protetta. Per questo ho voluto
includere il WWF nel mio testamento: per fare vivere la
natura delle Oasi e perché tante persone possano continuare
ad ammirarla negli anni a venire».
Cinzia Ristori
COME SI FA
Per informazioni:
Barbara Franco 06/84497317
b.franco@wwf.it
Silvia Fischetti 06/84497390
s.fischetti@wwf.it

FULCO DOCET
Fitofilia: mi scuso con i lettori per
questo termine tratto dal greco
fitos = pianta e filos = amico, che
userò per definire un atteggiamento
di simpatia verso le piante. Se la
zoofilia ha preso sempre più diffusamente
piede - migliorando per quanto è possibile
l’esistenza per gli animali in un’umanità
ancora dedita al consumo delle carni -
per gli organismi vegetali la sensibilità
si riduce alle proteste per le potature
eccessive e le mancate annaffiature dei
prati e delle aiuole cittadine, o per gli
abbattimenti di alberi cittadini come
quella cui ho aderito recentemente in
difesa dei pini di Pescara.
Nelle campagne le piante sono oggetto
di cure e di trattamenti che, bene o male,
rispondono all’esigenza di assicurarne
la produzione anche se con sistemi
sempre più avulsi dai meccanismi e cicli
naturali: come forzature in serra, piogge
di fitofarmaci, ibridazioni coatte e altre,
condizionate da metodologie sempre più
raffinate.
Così come avviene per gli animali
domestici - che affollano le nostre case
e oggi tutelati da trattamenti dolorosi e
inutili come mutilazioni e reclusioni in
luoghi inadatti e stressanti - i vegetali
costretti a vivere con noi sono spesso
vittima di silenziosi maltrattamenti.
Ricordo la fine del famoso leccio di
Piazza della Rovere a Roma, strangolato
lentamente da una pavimentazione
soffocante, o i poveri ulivi e altri alberi
e arbusti ornamentali costretti in
angusti contenitori cementizi e spesso
condannati alla morte per mancanza di
annaffiature. O essenze nate per vivere
in pieno sole confinate in strade e vicoli
ombrosi o piante del sottobosco amanti
dell’ombra esposte in giardini e piazze
bruciate dal sole.
E, pure nelle nostre abitazioni, quanti
filodendri, ficus, dieffenbachie, aralie,
spatifilli, felci agonizzano per mancanza
di luce e di acqua soprattutto nei periodi
delle vacanze! Per non parlare dei bonsai,
Nelle strade,
sui terrazzi,
negli appartamenti:
i silenziosi
maltrattamenti
subìti dalle nostre
amiche piante
che richiederebbero continue e amorose
cure, abbandonati senza speranza su
davanzali o in pianerottoli scuri come
le ben più resistenti aspidistrie delle
nostre nonne oggi scomparse dalle scale
condominiali.
I problemi per le nostre amiche verdi
si acuiscono in prossimità delle festività.
Oltre a agrifoglio, vischio e pungitopo,
saccheggiati in natura, le piante più
vendute in questi periodi sono quelle
originarie di luoghi ombrosi e con suolo
a reazione acida, come azalee, camelie,
gardenie e altre.
L’ambiente geologico del Lazio che
circonda Roma, con i suoi complessi
vulcanici, dai Colli Albani, ai Sabatini
(Bracciano), Cimini e Vulsini (Bolsena)
mette a disposizione di questi arbusti
il substrato ottimale di terreni acidi
da essi richiesto. Ciononostante, dopo
pochi anni nei nostri terrazzi le stupende
azalee, le profumate gardenie, le
eriche e le camelie iniziano a perdere
smalto nonostante le nostre accurate
annaffiature. Il fatto è che le acque di
Roma, provenienti dai complessi calcarei
degli Appennini, sono ricche (come si
può vedere dalle pentole) di calcare,
sostanza per esse letale. Per salvarle si
possono utilizzare sostanze adatte o
tentare, come faccio io, di dargli acqua
solo nei sottovasi, anche se questa pratica
favorisce le zanzare tigre. O rassegnarsi a
piante più resistenti e rustiche.
— Fulco Pratesi
PANDA I 31

A Natale c’è
un cucciolo nel mondo
che aspetta te…
Per Natale scegli un regalo
indimenticabile... adotta
un cucciolo! Difendi la vita
di un piccolo di una delle
tante, troppe specie a
rischio estinzione. Regala
l’adozione di un cucciolo
di una specie in pericolo
che, grazie al tuo
amore, non scomparirà
e continuerà a vivere
e a popolare il nostro
Pianeta!
Per Natale scegli un
regalo straordinario,
regala l’adozione
di un cucciolo di
una specie in via
d’estinzione! Vai su
wwf.it/adozioni.
Salva la vita
di un cucciolo!
Numero verde
800.99.00.99