n. 80 Aprile 2013
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informazione tecnica<br />
la popolazione; i generi più rappresentati associati a lampone sono<br />
stati Pratylenchus e Xiphinema nei periodi primaverile e autunnale.<br />
Naturalmente l’andamento è fortemente influenzato dalle condizioni<br />
meteorologiche, dalla natura del terreno e dai metodi di<br />
coltivazione (ad es. concimazione, irrigazione ecc). Occorrerebbe<br />
quindi ripetere il campionamento in annate con condizioni meteorologiche<br />
differenti e correlare tra loro vari<br />
I nematodi fitoparassiti più rappresentati sono risultati quelli appartenenti<br />
al genere Pratylenchus (presente nel 61% dei campioni<br />
analizzati), in particolare P. crenatus è la specie più rappresentata.<br />
I membri di questo genere possono causare seri danni alle colture<br />
perché, come endoparassiti migratori, creano cavità nei tessuti<br />
corticali delle radici, che in seguito diventano siti di colonizzazione<br />
da parte di funghi e batteri, deteriorando<br />
ulteriormente lo stato vegetativo<br />
fattori che influenzano la dinamica delle<br />
Fig. 1 Frequenza numerica in % di<br />
nematodi fitoparassiti più riscontrati in<br />
popolazioni. Dalle analisi effettuate su <strong>80</strong> impianti di piccoli frutti<br />
della pianta. Gli altri fitoparassiti sono in<br />
campioni prelevati presso le aziende in<br />
cui sono stati evidenziati problemi sulla<br />
vegetazione, quali arrossamenti,<br />
clorosi e microfillia, su 12<br />
sono stati trovati virus quali:<br />
RBDV (11 su lampone) e<br />
BBLMV (1 su mirtillo).<br />
genere forme ectoparassite che, se si fa<br />
eccezione per alcune specie del genere<br />
Xiphinema, vettori di virus, concorrono<br />
solo secondariamente ad<br />
aggravare i danni arrecati<br />
alla coltura.<br />
Nell’indagine condotta<br />
Nella valutazione<br />
non si sono stabilite<br />
complessiva dell’approccio<br />
molecolare<br />
utilizzato in questo<br />
correlazioni tra i virus<br />
riscontrati e i nematodi<br />
vettori reperiti.<br />
progetto, sebbene<br />
Per quanto riguarda<br />
si possa affermare<br />
gli approfondimenti<br />
che può fornire un<br />
biomolecolari, continua<br />
notevole supporto<br />
l’interesse e la<br />
nel lavoro di identificazione<br />
a livello di specie,<br />
sicuramente presenta delle<br />
complessità tecniche operative<br />
non trascurabili di cui tenere conto<br />
nella messa a punto di protocolli maggiormente<br />
“fruibili” in ambiti non dedicati alle<br />
analisi filogenetiche, come i laboratori diagnostici dei Servizi<br />
fitosanitari. Sembra inoltre che sia ancora alto il rischio che i dati<br />
possano essere influenzati dal livello di incertezza presente nella<br />
comunità scientifica dovuto alle scarse conoscenze tassonomiche<br />
sui nematodi.<br />
necessità di reperire e<br />
sviluppare protocolli diagnostici<br />
in grado di fornire<br />
informazioni a livello tassonomico,<br />
i quali dovranno caratterizzarsi<br />
per una maggiore facilità di esecuzione,<br />
affidabilità ed applicabilità in ambiti<br />
dedicati alla predisposizione di strategie fitosanitarie. Sicuramente<br />
nell’ambito degli studi di tassonomia dei nematodi, ampi<br />
miglioramenti saranno possibili grazie alla rapida espansione di<br />
gruppi di studio impegnati sul fronte dei progetti per la ricerca di<br />
geni o parti di essi quali marcatori di specie, che permettono lo<br />
sviluppo di tecniche basate sul concetto di sequenze di DNA come<br />
Conclusioni<br />
“codice a barre” (www.barcodinglife.org).<br />
Dai risultati conseguiti nel biennio 2010-2011, relativamente<br />
all’esame di campioni di terreno prelevati in Piemonte in appezzamenti<br />
coltivati a piccoli frutti, risulta presente una nematofauna<br />
costituita da un’ampia gamma di forme riferibili a numerosi<br />
generi fitoparassiti, saprofiti e/o fungivori. Spesso questi ultimi<br />
sono rappresentati in percentuali elevate.<br />
Si ringaziano la dott.ssa Francesca De Luca e il dott. Alberto Troccoli<br />
dell’Istituto per la Protezione delle Piante, Consiglio Nazionale delle<br />
Ricerche (CNR) di Bari per la collaborazione.<br />
50 Agricoltura <strong>80</strong>