n. 80 Aprile 2013
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
documenti<br />
Gestione dei conflitti<br />
ed empowerment<br />
Agli aspetti tecnici si aggiungono alcune questioni di tipo sociale,<br />
“perché gli spostamenti legati a nomadismo e/o transumanza finiscono<br />
spesso per creare conflitti tra agricoltori e pastori a causa<br />
dello scarseggiare di pascoli e punti d’acqua superficiali, alla pressione<br />
demografica e agricola crescente, e alla scarsa conoscenza,<br />
da parte degli allevatori, delle leggi che normano le piste e l’accesso<br />
ai punti di rifornimento” spiega Anna Calavita, cooperante<br />
CISV in appoggio alla realizzazione delle attività del progetto UE.<br />
“Per questo motivo si stanno elaborando convenzioni locali per la<br />
gestione degli spazi; i diversi attori presenti sul territorio si danno<br />
regole sull’utilizzo delle risorse così da evitare tensioni e contrasti.<br />
Un lavoro di questo tipo, anche in situazioni di aperto conflitto<br />
come nel caso maliano, può favorire una convivenza pacifica a<br />
livello locale, facilitando l’espressione delle diverse culture e dei<br />
diversi settori di attività”. In particolare, racconta Kalilou Kone,<br />
veterinario responsabile dei progetti CISV a Sevarè, in Mali, “la<br />
gestione dei conflitti pastori-agricoltori è stata presa in carico dalla<br />
popolazione attraverso l’attivazione di comitati locali (a livello<br />
comunale o di villaggio) che sono stati sviluppati in modo da elaborare<br />
modelli di gestione condivisa del suolo, ripartizione delle<br />
tasse e delle royalties sulle risorse pastorali, ecc”.<br />
Oltre a questo, il progetto ha cercato di colmare una grave<br />
lacuna di tipo organizzativo, “perché il nomadismo e le grandi<br />
distanze provocano la dispersione territoriale e, di conseguenza,<br />
una debole capacità dei leader delle Organizzazioni pastorali<br />
a organizzarsi e a influire sulle politiche fondiarie regionali<br />
e nazionali” spiega Alessandra Casu. “Uno degli obiettivi perseguiti<br />
dal progetto è proprio il rafforzamento delle capacità<br />
professionali degli allevatori delle 7 Organizzazioni partner - 3<br />
in Senegal, 2 in Mali, 1 in Burkina Faso e 1 in Niger per un<br />
totale di 40.000 beneficiari - attraverso un processo di empowerment,<br />
cioè di rafforzamento della rete di allevatori del<br />
Sahel e la realizzazione di un sistema di scambio d’informazioni<br />
efficace per gestire possibili rischi (ad es. epidemie, informare<br />
su pascoli, punti d’acqua, su costi relativi al mangime ecc…).”<br />
Il concetto di empowerment include il rafforzamento del ruolo<br />
della donna che, avendo una parte importante nel sistema produttivo<br />
- soprattutto nella trasformazione e commercializzazione<br />
del latte - “deve avere l’opportunità di una partecipazione<br />
più diretta ai meccanismi della governance politica, economica<br />
e sociale in difesa dei propri diritti” dice Anna Calavita. A tal<br />
fine si sono svolti percorsi di formazione mirata di cui hanno<br />
beneficiato un centinaio di donne in Senegal e Mali. Altre formazioni<br />
sono state rivolte a favorire l’allevamento tutelando i<br />
pastori dai principali ostacoli con cui devono confrontarsi (in<br />
particolare la riduzione degli spazi a disposizione delle mandrie);<br />
per lo stesso motivo sono state realizzate trasmissioni<br />
radiofoniche, sedute di animazione teatrale nei villaggi e traduzione<br />
di documenti (come i testi legislativi) nella lingua delle<br />
etnie locali, fulfudé, bambara, dogon, haussa, mooré e wolof.<br />
Tutte le iniziative hanno avuto diverse ricadute anche in Piemonte,<br />
“ad esempio si è realizzato un percorso di sensibilizzazione<br />
sulla sovranità alimentare nella scuola Marie Curie di Grugliasco,<br />
con focus sulla produzione e l’utilizzo di carne e latte, per far<br />
riflettere le giovani generazioni sul consumo consapevole e la<br />
cittadinanza attiva” spiega Alessandra Casu. Un impegno, questo,<br />
che rientra nella più ampia campagna CISV sul diritto al cibo<br />
lanciata quest’anno con il titolo “Siamo tutti nella stessa pentola!”.<br />
Si tratta di una serie di iniziative sul territorio piemontese<br />
che “puntano a creare una nuova consapevolezza sugli impatti<br />
prodotti dalle nostre scelte quotidiane di consumo e produzione”<br />
spiega Alessandra Casu, “e favoriscono la conoscenza delle<br />
esperienze positive e delle ‘buone pratiche’ che anche in Africa<br />
e in America Latina si stanno realizzando”.<br />
i<br />
I NUMERI DEL PROGETTO<br />
400.000<br />
allevatori transumanti e agro-allevatori<br />
16.000.000<br />
bovini e ovini coinvolti<br />
Razze bovine principali:<br />
Zebù Peul, zebù Azawak, zebù Maure, zebù<br />
M’bororo, Ndama<br />
Razze ovine principali:<br />
Fellata, Bali bali<br />
Miglioramento della qualità<br />
di apporto proteico:<br />
carne e latte per almeno 250.000 adulti e almeno<br />
<strong>80</strong>0.000 bambini tra i 2 e i 5 anni<br />
Per Informazioni e per sostenere il progetto: www.cisvto.org<br />
Agricoltura <strong>80</strong><br />
35