n. 81 Ottobre 2013

81 

Quaderni della Regione Piemonte - Collana “Agricoltura” - Anno XVII - n.81 - Ottobre 2013 

PAC 

2014 - 2020 

Un quadro completo 

Gli ultimi bandi PSR 2007-2013 per giovani, 

diversificazione ed health check 

Una strategia regionale 

per la promozione agroalimentare

PER TELEFONARE 

DIRETTAMENTE AGLI UFFICI 

COMPORRE IL NUMERO 

011 432 SEGUITO 

DALL’INTERNO DESIDERATO 

ASSESSORE 

CLAUDIO SACCHETTO 

Ufficio di comunicazione 1680 

CARRANO Annunziata 3937 

FRANCHINO Alberto 3875 

QUATTROCCHI Tina 2587 

DIREZIONE AGRICOLTURA 

DIRETTORE 

DE PAOLI Gaudenzio 2696 

Segreteria 1482 

ANICITO Francesca 5548 

BERTO Alessandra 3924 

BIANCO Roberto 6072 

CARACCIOLO Daniela 5997 

DOMINICI Claudia 4652 

FAVATA' Paola 4711 

FERRERO Ezio 4874 

FOTIA Angela 2055 

FRASCELLA Patrizia 3436 

GALLUZZI Marco 2481 

GUASCO Claudia 6427 

MARTINA Piera 2683 

MAZZA Silvana 4311 

SAVIO Cecilia 4342 

TESTA Fabrizio 5216 

TORASSO Susanna 4754 

TROMBETTA Laura 5675 

VALSANIA Maria 4367 

VILLANO Antonia 4297 

VIZZARI Vincenzo 4602 

ZOLA Enrico 4355 

OSSERVATORIO REGIONALE 

SULLA FAUNA SELVATICA 

PICCO Luca 4603 

AIRAUDO Dario 2093 

CARISIO Loredana 2394 

SETTORE 11.11 

TUTELA E GESTIONE DELLA 

FAUNA SELVATICA ED ACQUATICA 

Responsabile di settore 

DI BISCEGLIE Carlo 4557 


APROSIO Paola 5060 

AUCIELLO Paola 5697 

BRESSO Enzo 2890 

CANE Silvana 2152 

CANNIZZARO Alberto 4704 

LAVAGNO Mauro 5147 

MARCHETTO Sabrina 5018 

PAOLUCCI Giorgio 2678 

RAGNO Assunta 2379 

ZAMBRUNO Gian Paolo 5950 

SETTORE 11.13 

PROGRAMMAZIONE E VALORIZZAZIONE 

DEL SISTEMA AGROALIMENTARE 


SOSTER Moreno 4375 


AMBROSIO Dora 4398 

ARCHIMEDE Valentina 2801 

BOASSO Franco 4954 

CACCIAPAGLIA Cristina 4716 

CONVERTINI Stefania 4892 

GIACOMELLI Paolo 2830 

MARELLI Andrea 2832 

MORRI Fabrizio 4810 

PETROSINO Giovanna 5770 

PETRICIG Valentina 4569 

SCARZELLO Daniela 5246 

VICENTINI Iside 4325 

VULLO Salvatore 3938 

SETTORE 11.14 

TUTELA DELLA QUALITA’ 

DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI 


CAPRIOGLIO Alessandro 2573 

ANNICCHIARICO Claudio 5332 

BAMBINO Grazia Maria 5469 

DE FAZIO Rosetta 2189 

GIAIERO Prisca 3811 

GIMONDO Maria 2962 

FALLANCA Domenica 2029 

LAZZARO Denis 5248 

PALMISANO Angela 3448 

PASQUALE Barbara 5409 

VARETTO Giuseppina 4336 

RUO BERCHERA Giovanna 2927 

SETTORE 11.15 

PROGRAMMAZIONE, ATTUAZIONE E 

COORDINAMENTO DELLO SVILUPPO 

RURALE 


BROCARDO Riccardo 4835 


BRUNO Wanda 2850 

CONSOGNO Franco 4601 

MANCASTROPPA Rosanna 4638 

MASIERO Donatella 4374 

MICHELOTTI Daniele 4370 

MONERO Rosanna 2434 

PEROSINO Mario 4369 

TOFFETTI Francesca 5979 

VENTURELLO Irene 2460 

SETTORE 11.16 

SISTEMA AGROINDUSTRIALE, 

COOPERATIVISTICO E FILIERE 

AGROALIMENTARI 


CONTI Loredana 2848 


BANDA Laura 2415 

BERTORELLO Rosanna 4376 

BOLDRINO Laura 5413 

BOETTI Roberto 4327 

BOTTARO Silvia 4308 

FAVOT Adriano 2846 

FERRO Sonia 3699 

GAGLIANO Flavio 4371 

LODATO Salvatrice 4293 

MORTARA Guido 6168 

MORONE Maria Carla 5682 

NIZZA Luigi 4607 

PISTILLO Silvana 3090 

SATTANINO Giuseppina 4728 

VERDUCI Leandro 4381 

SETTORE 11.17 

PRODUZIONI ZOOTECNICHE 


CUMINO Paolo 4385 


BASSANINO Monica 4223 

BESSOLO Pierluigi 4305 

FERRERO Luigi 4328 

MARLIANI Rodolfo 3629 

MORATTO Martina 3482 

PALMIERI Aurora 5359 

PARZANESE Emanuele 5117 

RASETTO Paola 3775 

RIGONI Miriam 3117 

TERMINI Gianfranco 4372 

VIZZANO Carmen 4332 

SETTORE 11.18 

COLTURE AGRARIE 


FREIBURGER Gualtiero 4318 


ANSALDI Nadia 3929 

CELLINO Andrea 2809 

DE SIMONE Amelia 5173 

LATINO Gianfranco 4642 

OTTONELLO Mara 3997 

PIVA Elena 4323 

TRAVAGLIA Daniela 2429 

VITTONE Eugenio 4927 

SETTORE 11.19 

FITOSANITARIO 


MICHELATTI Giacomo 3723 


ALESSI Bruno 3737 

BALLADORE Pallieri Lorenzo 3707 

BISCARDI Maria Teresa 3461 

BOSIO Giovanni 3721 

BOURLOT Giancarlo 4698 

CHERSI Catarina 3289 

COTRONEO Alba 3718 

CRAVERO Sergio 3702 

CROSETTO Mirko 8632 

DAVI' Danilo 3705 

DOLZAN Stefano 3062 

ELIA Irene 5568 

FIORE Anna Rita 3712 

GALEOTTI Gabriella 3733 

GALLO Sergio 2188 

GAROFALO Maria Cristina 3715 

GIACHINO Pier Mauro 4900 

GIANETTI Giannetto 3729 

GOTTA Paola 3716 

GREMO Francesco 3722 

GUARINO Barbara 3738 

GULLINO Clotilde 4361 

LOVISCO Carmela 5956 

LOVISETTO Mariangela 5941 

MASON Giovanna 5067 

MASSOBRIO Viola 5217 

MAZZAROTTO Elisabetta 3711 

MORONE Chiara 3726 

OGLIARA Silvia 5415 

RAZIONALE Felicita 3719 

ROSSI Andrea 4352 

SCAVARDA Giovanni 5709 

SANTANGELO Corrado 3703 

SPANNA Federico 4770 

VENANZIO Davide 4108 

SETTORE 11.20 

SERVIZI ALLE IMPRESE 


RONCO Caterina 3720 


ACETO Paolo 6161 

CIOCE Silvana 2254 

CLERICO Massimo 4100 

CORDOLA Piero 4303 

DE CARO Sergio 4343 

FEMIA Tiziana 5495 

LAVINA Ester 4722 

MELLA Clara 4344 

PASTERIS Marco 4861 

QUARTERO Natascia 6051 

RICCI Luisa 2917 

SANGUINETTI Mario 3849 

TURLETTI Alberto 3749 

SETTORE 11.21 

AGRICOLTURA SOSTENIBILE ED 

INFRASTRUTTURE IRRIGUE 


OLIVERO Franco Antonio 2903 


ANGELETTI Alessandro 5295 

BOSSER PEVERELLI Vittorio 4347 

CAPPELLA Mariella 4551 

CASSINELLI Laura 3809 

FARAUDELLO Edoardo 4348 

FILA-MAURO Elena 4036 

GENTILE Angelantonio 2847 

LEGGERO Barbara 2468 

LIZZI Massimo 2653 

LOMBARDO Fortunata 4670 

LUCA’ Stefania 5569 

MADONIA Silvana 3751 

MARGARIA Claudio 4972 

MASANTE Carlo 4708 

PELASSA Giorgio 3073 

POSSIEDI Emanuele 3165 

ROMANO Maria Rosaria 2713 

SCANABISSI Giovanni 2714 

TOSIN Germano 4837 

VENTURA Bianca 4472 

SETTORE 11.22 

CALAMITA’ ED AVVERSITA’ NATURALI 

IN AGRICOLTURA 


LAVAZZA Fulvio 4317 


BARROERO Claudio 4341 

BATAZZI Marco 4380 

COMBA Daniela 3971 

COMPAGNONE Giuseppe 5953 

FENZI Pier Giuseppe 5442 

FOLLIS Maria Teresa 2790 

PELLISTRI Gabriella 3991 

RODOFILE Stefania 2453 

SALIERNO Antonio 5693 

UFFICI DECENTRATI 

del Settore Fitosanitario 

CUNEO - 12100 

C.so Kennedy 7 bis 

Tel. 0171/6.70.21 

CEVA - 12073 

Via Regina Margherita 2 

Tel. 0174/70.17.62 

ALESSANDRIA - 15100 

Via Einaudi 32 Zona Scalo D 4 

Tel. 0131/24.81.04 

VERCELLI - 13100 

Via Goito 12 

Tel. 0161/28.31.39 

CASALE MONFERRATO - 15033 

Tr. Valenza 4 

Tel. 0142/46.26.11

editoriale 

L’agricoltura 

è l’arte di saper aspettare? 

In alcuni casi le citazioni possono essere utile strumento per generare 

approfondite riflessioni. Penso a Giacomo Agostinetti, scrittore 

e fattore italiano a cavallo tra il 1500 e 1600, il quale enunciò il 

proprio pensiero nei seguenti termini: “Quando considero che non 

c’è al mondo un’attività più antica dell’agricoltura e nello stesso 

tempo indispensabile perché ci fornisce da mangiare e da vestire, mi 

stupisco che oggigiorno gli uomini l’apprezzino tanto poco”. 

Claudio Sacchetto 

Assessore all’Agricoltura, 

Foreste, Caccia e Pesca 

Regione Piemonte 

L’attualità di tale affermazione, seppur cronologicamente antichissima, è 

dimostrata dalla poca considerazione che spesso, ancora oggi, viene dedicata 

al mondo rurale. Con questo non si vuol negare che esistano molti enti, 

organizzazioni, amministrazioni e persone che quotidianamente dedichino 

sforzi e passione per migliorare le condizioni di lavoro degli agricoltori, ma il 

riferimento va alla fatica attraverso la quale tutti i giorni si lotta per ottenere 

ogni singolo risultato, anche il più scontato e apparentemente ovvio. 

Forse una porzione di cittadinanza non indifferente, compresa anche parte della 

classe dirigente che decide su importanti tematiche agricole, non ha ancora 

compreso la centralità dell’agricoltura per la crescita e il buon funzionamento 

della società, proprio per questo motivo gli agricoltori sono spesso e 

volentieri ostacolati o perlomeno messi in difficoltà senza troppi scrupoli. 

A livello nazionale e spesso europeo il carico burocratico e la pressione 

fiscale continuano a insistere sul comparto, si attendono provvedimenti 

utili a superare il momento di difficoltà, ma nonostante “l’agricoltura sia 

l’arte di sapere aspettare” (per dirla come Riccardo Bacchelli, scrittore e 

drammaturgo), questa attesa infruttuosa rischia di mettere seriamente 

in difficoltà l’intero settore, con tutte le ricadute che ne conseguono. 

Non è un inno al pessimismo, ma un appello, un allarme che 

deve servire da stimolo: l’agricoltura regge, e lo fa meglio di altri 

ambiti economici, ma urgono risposte di sostegno concrete.

81 

in questo numero: 

notiziario 

5 Moscato e Gavi: accordi per la vendemmia 2013 

5 Per la terza volta raggiunto l’obiettivo dell’anticipo PAC 

6 1,5 milioni di euro supplementari per la misura 214 “Agroambiente” 

6 Investimenti non produttivi (mis. 216): novità e modifiche 

6 Nasce tavolo interprofessionale per la pioppicoltura 

7 Precisazione su patenti per macchine agricole 

7 La mostra Ri-scatti della terra è diventata itinerante: 5 tappe sul territorio 

7 Una nuova Vetrina web per i dati di monitoraggio e valutazione PSR 

8 Commissione regionale pari opportunità. Donne e imprese agricole 

9 pubblicazioni 

programma di sviluppo rurale 2007-2013 

10 PAC 2014-2020. Al via nel 2015 gli aiuti diretti 

14 Nuovi bandi per giovani, diversificazione e investimenti di stampo ambientale. 

16 DOP e IGP non si vendono da sole. Orientamenti per una strategia regionale della promozione agro-alimentare 

19 Il Piemonte a Cheese - Bra, 20-23 settembre 2013 

22 Raccontare per immagini che cosa fa il PSR per noi 

25 Focus 6° Censimento dell’agricoltura: i canali di commercializzazione dei prodotti di origine vegetale 

documenti 

29 L’agricoltura piemontese: congiuntura e tendenze di medio periodo 

32 La batteriosi dell’actinidia: strategie di contenimento in Piemonte 

36 Direttiva Nitrati nel settore orticolo: un workshop internazionale a Torino 

38 uno sguardo sull'europa 

informazione tecnica 

39 Come ridurre l’azoto in zootecnia: primi spunti dal progetto LIFE + “AQUA” 

43 Nuove tecnologie per ridurre il consumo delle risorse idriche in agricoltura 

47 Varieta’ di orzo e frumento tenero in Piemonte nell’annata agraria 2012-2013

notiziario 

Moscato e Gavi: 

accordi per la vendemmia 2013 

Nei primi giorni di settembre, a poche ore dall’inizio della vendemmia, 

è stato raggiunto l’accordo sul Moscato da parte della Commissione 

Paritetica, organo composto da una parte industriale e 

dalla rappresentanza agricola, e presieduto, con il ruolo di mediatore, 

dall’Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto. 

L’accordo prevede per il 2013 una resa di 95 quintali per ettaro, 

con la possibilità di applicazione del meccanismo blocagedeblocage 

per ulteriori 5 quintali: lo sbloccaggio potrà essere 

effettuato per tutta o parte della quantità bloccata sulla base 

di una richiesta del Consorzio di tutela corredata di dati oggettivi 

di imbottigliamento e vendita (e sentite le esigenze 

delle case spumantiere) previo parere favorevole e vincolante 

delle organizzazioni ed associazioni professionali agricole 

nell’ambito della Commissione Paritetica. 

Il compenso delle uve pattuito corrisponde a 104,50 € netti al 

quintale (106,50 € lordi). Nell’accordo sono previsti in primo 

luogo un contributo di 1,00 €/quintale per il fondo di parte 

agricola costituito nel 2010, di cui 0,70 € sono indirizzati ai 

produttori per la gestione dell’accordo ed i restanti 0,30 € 

sono destinati ai vigneti con particolari difficoltà di coltura individuati 

dall’apposita commissione (sorì); in seconda istanza 

un ulteriore contributo pari a 1 € al quintale da destinare al 

Consorzio per le attività istituzionali di promozione e tutela. 

Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: 

“Con l’approssimarsi della vendemmia è prevalsa la consapevolezza 

di quanto fosse indispensabile siglare l’intesa con il fine di 

tutelare il comparto Moscato. Un atteggiamento di responsabilità 

importante, le trattative si sono prolungate molto, giungendo 

all’accordo ai limiti del tempo a disposizione, ma alla fine ha 

prevalso il buonsenso degli attori componenti la Paritetica”. 

Anche per il Gavi Docg nella serata del 12 settembre il confronto 

all’interno della Commissione paritetica è giunto a termine 

con il raggiungimento dell’intesa tra parte agricola e 

industriale. I punti cardine dell’accordo consistono in una resa 

superiore a quella dello scorso anno, pari al disciplinare di 

produzione (95 quintali a ettaro); la discussione in paritetica 

si è conclusa inoltre con un soddisfacente punto di incontro 

in merito ai prezzi delle uve, con un interessante incremento 

rispetto alla vendemmia 2012, compensi suddivisi in tre fasce 

determinate dalla gradazione alcolica. 

Compenso minimo delle uve intere Cortese bianco destinate 

alla D.O.C.G. Gavi: 

Gradazione alcolica 

9,50 – 11,20 72,50 

11,21 – 12,40 76,50 

> 12,40 (da uve selezionate) 92,00 

€ /quintale 

Compenso minimo delle uve intere Cortese bianco destinate 

alla D.O.C.G. Gavi con una delle menzioni aggiuntive riferite 

ai comuni o alle frazioni: 

Gradazione alcolica 

9,50 – 11,20 91,50 

11,21 – 12,40 95,50 

€ / quintale 

> 12,40 (da uve selezionate) 112,00 

Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: 

“Il dibattito ha richiesto tempo e un’ampia fase di trattative, 

molti i termini al centro della discussione, altrettanto numerose 

le aspettative sia da parte agricola che industriale. Il raggiungimento 

dell’accordo, naturalmente, rappresenta di per 

sé già un successo, l’aver chiuso la commissione paritetica 

riportando un arrotondamento verso l’alto del prezzo delle 

uve a favore degli agricoltori non può che essere visto come 

un ulteriore elemento che impreziosisce il risultato complessivo 

dell’intesa”. 

Per la terza volta 

raggiunto l’obiettivo 

dell’anticipo PAC 

Per il terzo anno consecutivo l’Assessorato regionale 

all’Agricoltura è riuscito ad erogare l’anticipo 

sul premio della domanda unica PAC. Un 

risultato ottenuto con impegno e applicazione, nonostante la 

delicata situazione economica. “Negli ultimi anni siamo riusciti 

a migliorare situazioni critiche che perduravano dal passato, sicuramente 

si sono accorciati i tempi di pagamento, nel 2010 le 

erogazioni a favore degli agricoltori erano in ritardo di un anno” 

commenta l’Assessore Sacchetto “Le difficoltà attuali, che coinvolgono 

anche la Regione, hanno però evidenziato la necessità 

di un aiuto tangibile alle imprese per sostenere i livelli di liquidità 

finanziaria e supportare la quotidiana attività aziendale. Un ringraziamento 

per il raggiungimento del risultato va alla costruttiva 

collaborazione di Arpea”. 

Agricoltura 81 

5

notiziario 

La Giunta Regionale ha autorizzato il pagamento del 50% dei 

contributi previsti dalla Politica Agricola Comune, l’erogazione 

sarà attuata in due differenti passaggi: una prima fase compresa 

tra il 29 luglio e il 2 agosto ha previsto il versamento, 

attingendo a fondi regionali, di una somma pari a circa il 20% 

del premio complessivo. Successivamente, alla fine di ottobre, 

verrà erogato il restante 30% attraverso risorse comunitarie. 

Infine è calendarizzato il saldo conclusivo nel periodo delle 

festività natalizie, compatibilmente con il ciclo di refresh. La 

Regione Piemonte, anche per il 2013, raggiunge dunque l’obiettivo 

dell’anticipo PAC, portando a 3 le annualità consecutive 

durante le quali l’impegno preso con gli agricoltori è stato 

mantenuto. In Italia solo l’Ente piemontese e la Lombardia riescono 

a portare a termine questa operazione. 

La soddisfazione per questi risultati non cancella l’impegno preso 

per ottimizzare ulteriormente il sistema delle erogazioni. 

1,5 milioni di euro 

supplementari 

per la misura 214 

“Agroambiente” 

Nell’ultimo anno di programmazione 2007- 

2013, gli uffici regionali hanno verificato che le 

risorse inizialmente attribuite dal Programma di sviluppo rurale 

(PSR) ad alcune misure non sarebbero state completamente 

utilizzate. E’ stato perciò deciso di trasferire tali risorse a favore 

di altre misure del PSR, tra le quali la misura 214, che avrebbero 

potuto concretamente utilizzarle. La proposta di modifiche al 

PSR, avanzata dalla Regione Piemonte ai Servizi della Commissione 

europea, è stata approvata in data 12 agosto 2013. Le 

risorse aggiuntive assegnate alla misura 214, pari a 1,5 milioni 

di euro, consentiranno di scorrere le graduatorie delle domande 

presentate nel 2013 per lo svolgimento del 7° anno di impegno 

e, in pochi casi, del 6° anno di impegno, finanziando così 

ulteriori domande. 

Le azioni interessate sono le seguenti: 

• 214.1 “Applicazione delle tecniche di produzione integrata”, 

• 214.2 “Applicazione delle tecniche di produzione biologica” 

• 214.8/1 “Conservazione delle razze minacciate di abbandono” 

Le graduatorie verranno rielaborate e rese note mediante la pubblicazione 

sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte. 

i 

Investimenti 

non produttivi 

(mis. 216): 

novità e modifiche 

Sono state introdotte integrazioni e modifiche alle 

disposizioni applicative della misura 216 (investimenti 

non produttivi), rispetto a quanto definito nella determinazione 

dirigenziale n. 771 del 14/8/2012 e s.m.i. In particolare, sono 

state introdotte nei costi standard (allegato B) voci del prezzario 

regionale riconducibili alla realizzazione di zone umide e riguardanti 

l’impianto di formazioni vegetali, per evitare disomogeneità nella 

quantificazione delle spese. Inoltre sono state apportate integrazioni 

all’allegato A, inserendo specificazioni e modelli già contenuti in 

recenti circolari regionali, in modo da includerli in un unico testo. 

Su proposta della Regione, la Commissione Europea ha inoltre 

approvato una modifica del PSR che elimina l’obbligo di presentare 

una domanda 214.7/1 collegata alla realizzazione delle formazioni 

vegetali e delle aree umide (tipologia 1). Dovranno essere 

comunque rispettati gli impegni decennali di manutenzione degli 

investimenti. La modifica del PSR non riguarda tuttavia la tipologia 

2 della misura (installazione di nidi artificiali), per la quale permane 

il vincolo di presentazione di una domanda 214.1 o 214.2. 

E’ stata infine pubblicata sul Bollettino Regionale la determinazione 

dirigenziale n. 820 del 24/9/2013, con cui è stato approvato 

uno scorrimento della graduatoria delle domande. Gli agricoltori 

divenuti finanziabili dovranno presentare alle Province, nei 

casi previsti, i progetti definitivi/esecutivi e la relativa documentazione 

entro lunedì 28/10 (il 26/10 cade di sabato). 

Le modifiche, approvate con determinazione dirigenziale n. 742 del 

23/8/2013, sono pubblicate sul bollettino regionale del 29 agosto: 

http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2013/35/siste/00000003.htm 

Per lo scorrimento della graduatoria: 

http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2013/39/siste/00000014.htm 

Nasce tavolo interprofessionale 

per la pioppicoltura 

Con apposita delibera di Giunta è stato istituito in estate il tavolo 

interprofessionale per la pioppicoltura, venendo incontro alle esigenze 

di un comparto tutt’altro che trascurabile nell’ambito del 

panorama agricolo piemontese. La filiera del pioppo rappresenta la 

principale realtà produttiva nel campo della arboricoltura da legno, 

6 Agricoltura 81

notiziario 

sviluppando sul territorio un apprezzabile insediamento di industrie 

di trasformazione. Mirati gli obiettivi del nuovo tavolo di confronto: 

provvedimenti necessari allo sviluppo armonico della pioppicoltura, 

diffusione delle conoscenze scientifiche, tecniche ed economiche 

tra gli operatori del settore, sostenere la trasparenza del mercato, 

sollecitare accordi interprofessionali tra produttori e utilizzatori, favorire 

il coordinamento delle iniziative regionali. 

Assessore regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: “Il 

tavolo è uno strumento necessario ad un settore che dimostra di 

avere ancora ampi margini di sviluppo se sostenuto concretamente. 

Sarà utile, in questa fase, sfruttare il consesso per dar vita ad 

un dibattito costruttivo su proposte e iniziative interne al comparto 

nell’ottica della futura programmazione rurale 2014 – 2020”. 

La pioppicoltura, se gestita mediante una programmazione snella 

e organizzata, garantisce rilevanti ricadute di natura economica 

assicurando al contempo più che soddisfacenti parametri di 

sostenibilità ambientale. 

Precisazione su patenti 

per macchine agricole 

Sono recentemente pervenute richieste di chiarimento in riferimento 

all’articolo comparso sul numero 80 di aprile 2013 de “I 

Quaderni della Regione Piemonte – Agricoltura”, dedicato alla 

sicurezza delle macchine agricole e riportante nella parte finale 

indicazioni in merito alle categorie di patenti richieste per la guida 

delle macchine agricole. Si precisa che per la guida delle macchine 

agricole (trattrici agricole, macchine agricole operatrici semoventi 

o trainate - escluse quelle con conducente a terra) è richiesta la 

patente di categoria A1 quando le stesse non superano i limiti di 

sagoma e di peso stabiliti dall’art. 53, comma 4 del Codice della 

strada, mentre è richiesta la patente di categoria B se le stesse 

superano i limiti indicati dall’art. 53. Per le macchine operatrici è 

richiesta la patente di categoria B, eccetto quelle di dimensioni eccezionali; 

per queste ultime è richiesta la patente di categoria C1. 

divenuta itinerante, compiendo un percorso in cinque tappe sul 

territorio della nostra regione. Le tappe sono state, dopo la prestigiosa 

Reggia di Venaria: Casale Monferrato (AL) nel cortile di 

Palazzo Langosco, Saluzzo (CN) alla Castiglia, Nizza Monferrato 

nel Foro Boario, Portacomaro (AT) alla Casa dell’Artista, Novara 

a Palazzo Natta, tra maggio e ottobre 2013. 

Sono oltre 80 le fotografie che documentano con sguardo innovativo 

l’evoluzione del mondo agricolo: non più solo produzione 

e trasformazione di prodotti, ma una realtà che si confronta con 

i mercati globali, più attenta all’ambiente e promotrice di opportunità 

sociali e culturali. La Regione Piemonte ha infatti voluto 

cogliere la nuova identità culturale dell’agricoltura che sta emergendo, 

un’identità ancora poco conosciuta. Tra le iniziative pensate 

per coinvolgere i cittadini, sia come protagonisti attivi sia come 

spettatori, ha lanciato nel corso del 2012 un concorso fotografico 

aperto a tutti, per raccontare, attraverso le immagini, l’agricoltura 

di oggi. Oltre 130 partecipanti al concorso e circa 60 classi scolastiche 

di ogni grado hanno inviato materiale fotografico che, 

selezionato da una giuria tecnica, ha dato vita alla mostra. 

i 

www.riscattidellaterra.com. 

La mostra 

Ri-scatti della terra 

è diventata itinerante: 

5 tappe sul territorio 

Dopo la Reggia di Venaria, la mostra Ri-scatti 

della terra, risultato del concorso fotografico 

promosso dalla Regione Piemonte nel 2012 come attività di 

comunicazione del Programma di sviluppo rurale 2007-2013, è 

Una nuova Vetrina 

web per i dati 

di monitoraggio 

e valutazione PSR 

Il servizio “Vetrina Monitoraggio e Valutazione 

dello sviluppo rurale” nasce con l’intento di valorizzare 

e rendere fruibile in modo semplice ed intuitivo l’enorme 

patrimonio di informazioni sul Programma di sviluppo rurale 


7

notiziario 

ottenuto attraverso le attività di monitoraggio e valutazione. E’ 

un’iniziativa della specifica unità che opera nell’ambito del PSR, 

formata da Regione Piemonte e CSI Piemonte, e che vede la collaborazione 

di Nuval Piemonte, Ires Piemonte, Ipla s.p.a.. 

Lo strumento utilizza un linguaggio immediato, in grado di catturare 

l’attenzione attraverso immagini, grafici, cartogrammi, indicatori 

semplici, ma allo stesso tempo invita l’utente ad approfondire, indirizzando 

ai servizi disponibili on-line dal sito della Regione Piemonte 

(Datawarehouse, cruscotti decisionali) o ai rapporti ufficiali ed ai 

documenti tecnici di monitoraggio e valutazione elaborati da diversi 

soggetti (Regione Piemonte, valutatore indipendente, altri soggetti). 

Il servizio è ad accesso libero e l’utente può raggiungere facilmente 

le informazioni contenute attraverso molteplici sistemi di 

navigazione (navigazione articolata; navigazione tematica; navigazione 

attraverso tag). 

i 

http://vetrinepsr.sistemapiemonte.it/vetrinapsr/home.do 

Commissione regionale 

pari opportunità 

Donne e imprese agricole 

La Commissione Regionale Pari Opportunità (CRPO) in collaborazione 

con il consorzio Il Nodo – Formazione Consulenza e Ricerca 

c.s.c.s. ha avviato un progetto di valorizzazione delle imprese 

agricole e agroalimentari a titolarità femminile, che si propone di: 

• aiutare le imprese agroalimentari e agricole femminili a migliorare 

la performance economica 

• offrire nuove opportunità di sviluppo congiunto nel territorio piemontese 

e dell’Unione Europea 

• rendere evidenti criticità, bisogni, opportunità delle imprese al 

femminile ai/lle cittadini/e e agli/lle attori/trici degli enti pubblici. 

Il progetto prevede la creazione di una piattaforma collaborativa 

tra le imprese agricole a titolarità femminile, le associazioni 

di categoria e le istituzioni; la produzione di un vademecum di 

impresa; momenti di dialogo e confronto nelle scuole e nelle manifestazioni 

del territorio. Nel mese di marzo si è costituito un Tavolo 

di lavoro permanente in cui sono coinvolte, oltre alla CRPO, 

le principali associazioni di categoria (Confcooperative Fedagri 

Piemonte, Commissione Regionale Dirigenti Confcooperative 

Piemonte, Coldiretti Piemonte Donne Impresa, Confagricoltura 

Donna Piemonte, CIA Piemonte Donne in Campo). 

Il progetto prevede di creare una banca dati delle realtà agricole del 

territorio al femminile, consultabile on line sul sito della Regione 

Piemonte, in modo da condividere la rete, entrare a far parte di un 

progetto con una forte rappresentanza intersettoriale, ricevere aggiornamenti 

e comunicazioni tempestive attraverso la newsletter. 

i 

Per saperne di più e aderire alla banca dati potete contattare 

crpo@regione.piemonte.it 

http://www.regione.piemonte.it/pariopportunita/cms/index.php/ 

commissione-pari-opportunita 


pubblicazioni 

Ricerca applicata 

in frutticoltura 

(sintesi dei 

risultati 2012) 

Il settore frutticolo piemontese è caratterizzato 

da produzioni apprezzate 

anche all’estero grazie alle capacità 

imprenditoriali di numerose aziende 

specializzate, attente alle innovazioni 

tecniche e all’evoluzione dei mercati. La 

Regione Piemonte ha finanziato nel 2012 un programma di ricerca 

e sperimentazione coordinato dal CReSO (Consorzio di Ricerca Sperimentazione 

e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura Piemonte) che ha 

svolto le attività in collaborazione con numerose istituzioni scientifiche. 

I risultati dei progetti sono stati raccolti in questa pubblicazione 

suddivisa in due parti. La prima è dedicata all’innovazione varietale 

e riporta le osservazioni fatte su melo, pesco e albicocco; la seconda 

parte riguarda la tecnica colturale e fornisce un aggiornamento delle 

strategie di difesa attuali o la definizione di nuove tecniche occupandosi 

anche del miglioramento della qualità delle produzioni mediante 

la messa a punto delle tecniche agronomiche. 


in corilicoltura 

(sintesi dei 


La corilicoltura piemontese rappresenta 

da ormai un decennio un settore in 

continua crescita: aumentano le superfici 

investite con produzioni caratterizzate 

dai elevati pregi merceologici. 

La Regione Piemonte ha finanziato 

progetti di ricerca e sperimentazione nel settore corilicolo al fine di 

ottenere innovazioni sia nei processi produttivi che nelle avversità 

che colpiscono il nocciolo. Tali attività sono state affidate al CReSO 

(Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura 

Piemontese) che le ha svolte in collaborazione con numerose 

istituzioni scientifiche. I temi di ricerca trattati riguardano 

vari argomenti come l’aggiornamento delle strategie di difesa, le 

tecniche di gestione del sottofila e il miglioramento della qualità 

delle produzioni. 


in orticoltura 

(sintesi dei 


La Regione Piemonte, nell’ambito delle 

attività di ricerca e sperimentazione 

promosse nel settore agricolo, ha finanziato 

delle prove di confronto varietale 

in orticoltura per individuare i materiali 

più idonei alla coltivazione nelle nostre 

aree approfondendo anche gli aspetti di ordine agronomico e fitoiatrico. 

L’attività e’ coordinata e realizzata dal CReSO (Consorzio di Ricerca 

Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura Piemontese), in 

collaborazione con altre istituzioni scientifiche e con il coinvolgimento 

dei tecnici orticoli del nostro territorio. Si è pertanto ritenuto importante 

raccogliere in una pubblicazione i risultati ottenuti dalle prove svolte nel 

2012 riportando le valutazioni per le colture orticole di maggior interesse 

per il Piemonte, indicando le possibili estensioni del calendario di produzione 

e valutando l’adozione di nuove tecniche di coltivazione. 

Ipotesi di 

introduzione del 

suino medio pesante 

nel settore suinicolo 

piemontese 

e nazionale 

La Regione Piemonte ha approvato nel 

2010 il “Piano strategico regionale di indirizzo 

per lo sviluppo e la valorizzazione 

della suinicoltura piemontese” in cui si 

individua, tra le diverse linee strategiche, la necessità di attivare studi e 

ricerche per lo sviluppo di una filiera del suino medio-pesante di qualità 

(kg 135-140), con destinazione diversa dal circuito delle DOP. 

La pubblicazione in oggetto propone dunque i risultati emersi dallo 

“Studio relativo all’ipotesi di introduzione di un suino medio pesante 

nel settore suinicolo piemontese e nazionale e ricerca di mercato per 

le carni e i salumi derivati da suini medio pesanti”. Il progetto ha visto 

la partecipazione di Regione Piemonte, APS Piemonte (Organizzazione 

produttori suini Piemonte) e i Dipartimenti di Scienze Zootecniche 

e di Scienze Merceologiche dell’Università di Torino ed è stato realizzato 

in due anni di attività, concludendosi nel 2012. 

i 

Le pubblicazioni sono disponibili in download dalla banca dati “Pubblicazioni”, categoria “agricoltura e ricerca”: 

www.regione.piemonte.it/cgi-bin/agri/pubblicazioni/pub/index.cgi 


9

PAC 2014-2020 

Al via nel 2015 gli aiuti diretti 

Gianfranco Latino - Direzione Agricoltura 

Il 26 giugno 2013 le tre principali istituzioni dell’Unione Europea 

(Parlamento, Consiglio e Commissione), seguendo la procedura 

prevista dal Trattato di Lisbona, hanno raggiunto l’accordo sulla 

PAC 2014-2020. Nel mese di settembre sono stati definiti alcuni 

ulteriori dettagli che la Presidenza irlandese aveva ritenuto opportuno 

includere nella discussone sul Quadro Finanziario Pluriennale 

(QFP). Tali decisioni riguardano i seguenti aspetti: digressività 

e capping (riduzione degli aiuti diretti per i maggiori percettori), 

flessibilità tra i pilastri (possibilità di trasferimento di risorse dai pagamenti 

diretti allo sviluppo rurale), disciplina finanziaria (solo per i 

pagamenti diretti superiori ai 2000 €), riserva finanziaria (fondo destinato 

ad affrontare le situazioni di crisi nel settore agricolo), criteri 

di riparto delle risorse tra gli Stati membri (convergenza esterna), 

modalità di revisione della PAC (a partire dal 2018) sulla base dei 

risultati raggiunti. 

I termini dell’accordo dovranno ora tradursi nei regolamenti che 

dovrebbero essere approvati entro l’anno in corso. 

Occorre però osservare che l’applicazione delle norme comunitarie 

potrà essere fortemente condizionata dalle numerose ed importanti 

scelte che l’Unione Europea demanderà agli Stati membri. 

Pur alla luce di queste premesse è comunque possibile osservare che: 

la PAC continuerà a disporre di risorse consistenti seppur ridotte 

rispetto all’attuale periodo di programmazione; 

l’Italia subirà una riduzione dei fondi destinati agli aiuti diretti, 

pari al 6,5% del plafond precedente, parzialmente compensata da 

una maggior assegnazione di risorse per lo sviluppo rurale. 

Considerate le proposte da cui partì la Commissione alla fine del 

2011 il nostro Paese si può dire ragionevolmente soddisfatto dei 

risultati negoziali ottenuti e, quindi, del lavoro svolto dal governo 

(nell’ambito del Consiglio) e dal Parlamento europeo. Quest’ultimo, 

ricordiamolo, per la prima volta nella storia dell’Unione Europea, 

ha concretamente partecipato alla definizione dell’accordo. 

Probabilmente i tempi di approvazione si sono allungati, ma certamente 

è accresciuto il livello di partecipazione democratica. Sin 

da questo momento emerge però un risultato piuttosto deludente 

di questo negoziato: la nuova PAC doveva essere più semplice, ma 

appare invece più complessa di quella attuale. Certamente anche 

in questo caso Stato e Regioni potranno migliorare o peggiorare la 

situazione che Bruxelles si appresta a consegnarci. 

Ciò detto, per quanto riguarda gli aiuti diretti, il 2014 non sarà 


l’anno di avvio bensì quello delle scelte nazionali. I cambiamenti 

diverranno tangibili nel 2015, quando i nuovi titoli all’aiuto andranno 

incontro ad un processo di livellamento, chiamato convergenza 

interna, che potrà essere più o meno evidente e più o meno rapido. 

Nei paragrafi che seguono si è cercato di focalizzare l’attenzione 

sui punti salienti dell’accordo che porteranno alla definizione dei 

nuovi titoli all’aiuto 

Agricoltore attivo 

Prima di assegnare gli aiuti occorrerà stabilire chi ne avrà diritto. 

La platea dei possibili beneficiari, infatti, è destinata a diminuire. 

Fin dall’avvio del dibattito sulla nuova PAC vi è stata un’ampia 

convergenza su un punto: gli aiuti diretti devono essere erogati 

solo a coloro che esercitano realmente l’attività agricola. Questo 

per evitare che soggetti completamente estranei al settore primario 

continuino, come hanno fatto sino ad oggi, a percepire una parte 

consistente di questi fondi. La mancanza di regole in tal senso, 

infatti, ha consentito a compagnie aeree od a gestori di campi da 

golf di essere annoverati tra i maggiori percettori di aiuti diretti. 

Dall’accordo del 26 giugno è emersa una lista di soggetti automaticamente 

esclusi: aeroporti, servizi ferroviari, opere idrauliche, 

servizi immobiliari, terreni sportivi ed aree ricreative permanenti. Lo 

Stato membro potrà integrare l’elenco ed introdurre limitazioni in 

modo da ridurre ulteriormente il numero dei beneficiari. 

Le organizzazioni di categoria, pur con sfumature diverse, sostengono 

decisamente quest’ultima ipotesi, partendo dalla constatazione 

che solo chi vive di agricoltura debba essere aiutato dalla PAC. 

Sono comunque salvaguardati i piccoli percettori. Le predette regole, 

infatti, non si applicheranno a coloro che incassano meno 

di 5.000 € all’anno. Somma che può essere abbassata dallo Stato 

membro. 

non ne hanno ricevuti ma provano che nel 2013 svolgevano attività 

agricola; 

hanno ricevuto titoli da riserva nazionale nel 2014. 

Lo Stato, tra l’altro, potrà: 

limitare l’aumento dei titoli assegnati rispetto a quelli posseduti 

nel 2009 a + 35% o + 45% 

escludere dalle superfici su cui attribuire i titoli i vigneti ed i seminativi 

in serra 

I nuovi titoli 

Gli attuali diritti all’aiuto, che decadranno il 31 dicembre 2014, saranno 

sostituiti da nuovi titoli il cui valore sarà pari alla somma di 

diverse “componenti”: tre obbligatorie ed altre quattro attivabili a 

discrezione dello Stato membro. 

COMPONENTI OBBLIGATORIE 

Pagamento di base 

(dall’8 al 70% del massimale) 

Molto probabilmente circa la metà degli aiuti diretti confluirà in 

questo pagamento. 

Il calcolo potrà essere fatto suddividendo il plafond nazionale tra 

tutti gli ettari ammissibili. In alternativa si potrà suddividere il plafond 

tra regioni omogenee (non necessariamente uguali alle regioni 

amministrative) sulla base di criteri oggettivi e non discriminatori. 

Questa seconda ipotesi consentirebbe di ridurre l’impatto della riforma 

in quanto permette di limitare il travaso di aiuti da aree che 

percepiscono più aiuti ad aree che ne percepiscono di meno. 

Fatta la scelta tra applicazione nazionale o regionale lo Stato dovrà 

Soglia minima 

e assegnazione dei titoli 

Come già avviene oggi lo Stato membro ha facoltà di decidere se 

non erogare i pagamenti diretti sotto la soglia di 100 € o di 1 ettaro 

di superficie ammissibile. L’Italia potrà comunque variare questi parametri 

portandoli sino a 400 € o 0,5 ettari di superficie. 

Per ottenere i titoli, gli agricoltori attivi dovranno presentare domanda 

nel 2015 e li otterranno solo se: 

hanno ricevuto pagamenti diretti nel 2013, oppure 

non ne hanno ricevuti ma producevano ortofrutta, patate, piante 

ornamentali o vite su una superficie minima che lo Stato dovrà 

definire; 


11

adottare una delle seguenti opzioni: 

1. il valore dei titoli diviene uguale, a livello di 

stato o regione omogenea, nel 2015; 

2. il valore dei titoli si avvicina progressivamente 

a partire dal 2015 e diviene uguale nel 

2019 (convergenza interna); 

3. il valore dei titoli si avvicina progressivamente a partire dal 2015 

ma nel 2019 permarranno ancora delle differenze (convergenza 

interna secondo il cosiddetto “modello irlandese”. In questo caso 

tutti i titoli, sempre nel 2019, dovranno avere un valore almeno pari 

al 60% della media nazionale o regionale. Lo Stato membro, inoltre, 

può decidere che la perdita in valore dei titoli non superi il 30%. 

Greening 

(30% del massimale) 

Le regole del greening devono essere rispettate da tutti i percettori 

di aiuti diretti. A partire dal 2017, infatti, coloro che non dovessero 

adeguarsi, oltre a perdere la componente verde, vedrebbero decurtato 

anche il pagamento di base. 

Lo Stato, se applica la convergenza interna, può decidere che il 

30% sia calcolato sul valore dei titoli del singolo agricoltore. Opzione 

certamente interessate per paesi in cui il valore iniziale dei titoli 

è fortemente diversificato (l’Italia è tra questi). 

Le disposizioni da rispettare sono quelle proposte dalla Commissione, 

ma sono state modificate durante il negoziato ed oggi paiono 

più compatibili con l’agricoltura italiana. Eccole in sintesi. 

Diversificazione 

Interessa solo le aziende che investono più di 10 ettari a seminativo, 

con esclusione delle colture sommerse (riso). Per quelle con 

superficie a seminativo tra 10 e 30 ettari comporta la realizzazione 

di almeno due colture e la principale deve riguardare meno del 

75% della superficie aziendale. Se i seminativi superano i 30 ettari 

le colture devono essere almeno tre, la più importante non deve 

rappresentare più del 75% della superficie e la minore non meno 

del 5%. Se il 75% della superficie aziendale è destinata alla produzione 

di foraggio, oppure é a riposo, la diversificazione si applica 

solo se i seminativi superano i 30 ettari investiti. 

Prati e pascoli permanenti 

Le superfici a prato o pascolo permanente, se situate nelle aree 

sensibili dal punto di vista ambientale (aree individuate ai sensi delle 

direttive “habitat” e “uccelli selvatici” o comunque definite sensibili 

dallo Stato membro), non possono essere convertite in altre 

coltivazioni. In ogni caso il rapporto (calcolato a livello nazionale o 

regionale o aziendale) tra superfici a prato o pascolo e la superficie 

agricola totale, nel periodo 2012-2015, non deve subire riduzioni 

superiori al 5%. 

Aree di interesse ecologico 

Interessa solo le aziende con più di 15 ettari a seminativo. Qualora 

il 75% della superficie aziendale sia destinata alla produzione di foraggio, 

a colture sommerse, a leguminose o sia a riposo la soglia di 

esenzione aumenta a 30 ettari di seminativi. Le aziende interessate, 

a partire dal 2015, dovranno destinare il 5% (la Commissione potrà 

elevarla al 7% dal 2017, previa valutazione d’impatto) della superficie 

seminata ad aree di interesse ecologico. La definizione dell’area 

di interesse ecologico è demandata allo Stato membro anche 

se il regolamento prevederà un elenco di tipologie. Tra queste sono 

comprese le terre a riposo e le colture azoto-fissatrici. Quest’ultima 

rappresenta una possibilità di assoluto interesse per l’Italia e per la 

filiera zootecnica, tenuto conto del fatto che siamo forti importatori 

di proteine vegetali destinate agli allevamenti. 


Pagamenti per i giovani 

(fino al 2% del massimale) 

Saranno destinati agli agricoltori attivi con meno di 40 anni, che si 

insediano in azienda o che si sono insediati negli ultimi 5 anni. Chi 

possiede questi requisiti potrà ricevere, per i primi cinque anni, un 

pagamento supplementare calcolato come segue: 

valore medio (dei titoli posseduti dal giovane agricoltore oppure, 

del pagamento di base a livello nazionale oppure del valore medio 

del pagamento nazionale) x 25% x titoli attivati (al massimo 25). 

COMPONENTI FACOLTATIVE 

Pagamento redistributivo 


Si tratta di una delle maggiori novità emerse durante il negoziato 

(non era previsto nella proposta iniziale della Commissione) ed ha lo 

scopo di spostare risorse dalle grandi aziende a quelle di piccole dimensioni. 

Costituisce un’alternativa al capping, tanto che quest’ultimo 

non potrà essere applicato negli Stati che vi destineranno più 

del 5%. Il pagamento redistributivo può riguardare, al massimo, i 

primi 30 titoli attivati, su cui può essere concessa una maggiorazione 

pari al 65% del premio medio nazionale o regionale. 

Aree con vincoli naturali 


Riguarda le aree soggette a vincoli naturali ed individuate come tali 

dallo nell’ambito dello sviluppo rurale. L’aiuto annuale ad ettaro 

viene calcolato dividendo la somma disponibile per il numero degli 

ettari ammissibili. Lo Stato membro può determinare il numero 

massimo di ettari ammissibili per azienda. 

Pagamenti accoppiati 

Sostituiscono sostanzialmente le misure accoppiate che sono state finanziate 

sino ad oggi ai sensi del regolamento n.73/2009 articolo 68. 

L’Italia ha molto puntato su questo strumento, ritenendo che potesse 

contribuire ad attutire l’impatto della convergenza tra i valori dei titoli. 

La notevole disomogeneità che caratterizza i titoli all’aiuto nel nostro 

Paese e la necessità di puntare ad una drastica riduzione di queste 

differenze, è destinata a ripercuotesi sui settori che oggi percepiscono 

di più e quindi sulle aziende che vi operano. Le conseguenze potrebbero 

essere tali da determinare un altrettanto drastico ridimensionamento 

dei settori più colpiti. Attraverso il sostegno accoppiato si ha 

la possibilità di agire selettivamente, per settori e per regioni, in modo 

da evitare che questo fenomeno sia troppo evidente e troppo rapido. 

In Piemonte alcune simulazioni prodotte dall’IRES hanno evidenziato 

come la risicoltura e l’allevamento bovino (soprattutto quello da carne), 

rappresentino i comparti maggiormente a rischio. 

La cifra potenzialmente disponibile è di una certa consistenza anche 

grazie agli esisti del negoziato (si era partiti da una proposta iniziale della 

Commissione che prevedeva un massimale pari al 5% del plafond), 

ma è ipotizzabile che non sia comunque sufficiente ad intervenire in 

tutte le situazioni di sofferenza. Sarà quindi importante governare attentamente 

questo strumento, monitorando attentamente gli sviluppi 

della situazione e fruendo anche della possibilità di intervenire, entro 

il 1° agosto 2017, per correggere l’impostazione che sarà individuata 

nella fase di avvio. Da sottolineare ancora l’opportunità di utilizzare 

il 2% del plafond per le colture proteiche (peraltro coltivabili anche 

nella aree di interesse ecologico previste dal greening), che potrebbe 

certamente contribuire a risolvere l’annoso problema della carenza di 

proteine vegetali nel nostro paese. 

Piccoli agricoltori 


L’adesione delle aziende è volontaria, ma potenzialmente potrebbe 

interessarne moltissime contribuendo a semplificare significativamente 

la gestione degli aiuti diretti. Per accedervi l’agricoltore 

non deve superare un certo livello di pagamento che può essere 

pari al 25% del pagamento medio nazionale per azienda od al 

pagamento medio nazionale di 5 ettari ammissibili. In ogni caso la 

soglia deve essere compresa tre 500 e 1.250 €. Gli aderenti sono 

tenuti a rispettare le norme sulla condizionalità ma non quelle del 

greening. Tuttavia il pagamento per i piccoli agricoltori, in alternativa 

alle opzioni sopra evidenziate, può essere calcolato facendo 

la somma di tutte le componenti (obbligatorie e facoltative) 

descritte in precedenza. In questo caso anche i piccoli agricoltori 

sarebbero assoggettati al greening. Il pagamento calcolato al momento 

dell’adesione rimane costante negli anni, pertanto l’agricoltore 

deve continuare a possedere una superficie ammissibile 

pari a quella indicata nella domanda iniziale. 

Va ancora detto che la maggior parte delle scelte nazionali andranno 

fatte entro il 1° agosto 2014, termine entro il quale si potrà sfruttare 

la notevole flessibilità che caratterizzerà la Politica Agricola Comune 

2014-2020. Flessibilità talmente ampia da rendere fuorviante, secondo 

alcuni osservatori, il termine “Comune”. Di fatto gli Stati membri 

vedono certamente accresciuto il loro ruolo e la loro responsabilità 

in questo particolare e delicato ambito. Sarà quindi indispensabile 

ponderare attentamente le scelte da operare, valutandone preventivamente 

gli effetti con tutti gli strumenti a disposizione. 


13

Nuovi bandi per giovani, 

diversificazione e investimenti 

di stampo ambientale 

Gli ultimi sul PSR 2007-2013, con scadenze ravvicinate 

Massimo Clerico - Settore Servizi alle imprese 

Il costante monitoraggio effettuato sulla gestione del PSR 2007- 

2013 ha evidenziato un margine di fondi non ancora utilizzati che 

consente di riaprire le opportunità di finanziamento sulle misure 

112 (insediamento di giovani agricoltori), 311 (diversificazione in 

attività non agricole), 121 “Health check” (investimenti che corrispondono 

a finalità ambientali). I nuovi bandi dovranno tuttavia 

tenere conto del ridottissimo tempo a disposizione delle Province 

per l’istruttoria delle domande ed a disposizione dei richiedenti 

per la realizzazione di insediamenti ed investimenti, poiché, per 

disposizione dei Regolamenti comunitari, i contributi ed i premi 

erogati dovranno essere rendicontati all’Unione Europea improrogabilmente 

entro il 2015. 

Sono stati così recentemente approvati dalla Giunta Regionale i criteri 

e le disposizioni per l’emanazione dei bandi sulle misure elencate 

(DGR 28- 6474 per la misura 112; DGR 29- 6475 per la misura 

121; DGR 27- 6473 per la misura 311, tutte del 7 ottobre 2013), 

che prevedono la concessione dei seguenti aiuti in conto capitale: 

Misura 112 (risorse disponibili: 9.888.020 euro): premi di insediamento 

fino a 30.000 euro destinati a giovani al di sotto dei 40 anni che 

si insediano per la prima volta in qualità di titolari di azienda agricola. 

Misura 121 (risorse disponibili: 4.119.832,91 euro): contributi 

per l’ammodernamento delle aziende agricole riferiti alle 

seguenti azioni (l’importo massimo per azienda è indicato nei 

bandi per ciascuna azione e sottoazione): 

• Azione 1 - “Adattamento ai cambiamenti climatici e mitigazione 

dei relativi effetti”. Operazione 1.1 Risparmio energetico 


dei relativi effetti”. Operazione 1.2.a Reti antigrandine 


dei relativi effetti”. Operazione 1.2.b Opere idriche e 

sistemazioni del terreno finalizzate a prevenire smottamento 

ed erosione 

• Azione 2 - “Gestione delle risorse idriche” Operazione Risparmio 

idrico - Investimento 2.1.a Invasi e altre opere per 

l’accumulo di acqua 


idrico - Investimento 2.1.b Interventi di razionalizzazione 

dei sistemi irrigui finalizzati a ridurre le dispersioni e le 

perdite idriche 



idrico - Investimento 2.1.c Sistemi di irrigazione a 

basso utilizzo di acqua (pioggia, goccia, spruzzo e simili) in 

luogo dell’irrigazione a scorrimento 


idrico - Investimento 2.2 Miglioramento della qualità 

dell’acqua. 

• Nuova sfida “Sostegno agli investimenti connesso alla 

produzione lattiero casearia”, riservato esclusivamente alle 

aziende che già precedentemente alla emanazione del bando 

siano produttrici di latte bovino. 

• La nuova sfida “Sostegno agli investimenti connesso alla 

produzione lattiero casearia” è suddivisa in quattro sottoazioni: 

• Sottoazione h-1 Riduzione dei costi di produzione e incremento 

della competitività delle aziende 

• Sottoazione h-2 Miglioramento del livello di sicurezza e 

della qualità dei prodotti 

• Sottoazione h-3 Riconversione e diversificazione della 

produzione 

• Sottoazione h-4 Trasformazione e commercializzazione 

diretta di prodotti aziendali (ammissibile solo in alcune 

aree, per aziende con meno di 30 vacche da latte e prodotti 

DOP, IGP o biologici) 

i 

Provincia competente entro i 15 giorni lavorativi successivi alla presentazione 

per via telematica, completa delle documentazioni (relazione 

tecnica, progetti, autorizzazioni, ecc…) specificate dai bandi. 

I beneficiari devono ultimare completamente gli insediamenti e 

gli investimenti richiesti entro il termine assegnato dalla Provincia 

e comunque non oltre il 31 gennaio 2015. Non potranno essere 

riconosciuti gli investimenti effettuati oltre tale data e le spese 

non sostenute e non rendicontate dal beneficiario oltre tale data. 

Non possono essere erogati contributi per lavori/investimenti 

e/o spese effettuati prima della presentazione della domanda. 

Non saranno erogati anticipi e/o acconti ad avanzamento lavori. 

Le graduatorie (formate sulla base dei criteri di selezione riportati nei 

bandi) saranno gestite dinamicamente, erogando i premi e contributi 

in ordine di ultimazione lavori, fino ad esaurimento delle risorse. E’ 

quindi interesse del richiedente ultimare la realizzazione degli investimenti 

il più rapidamente possibile e l’inserimento in posizione utile 

nella graduatoria provvisoria non garantisce l’effettivo ottenimento 

del contributo. Non si procederà nella fase iniziale né all’istruttoria 

né alla definizione delle domande, adempimenti che sono posticipati 

alla fase successiva alla realizzazione degli investimenti. 

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet 

http://www.regione.piemonte.it/cgi-bin/agri/psr2007_13 

oppure rivolgersi alle Province o agli sportelli informativi del Programma 

di Sviluppo Rurale. 

Misura 311 (risorse disponibili 1.481.795,41 euro): contributi 

per interventi di diversificazione delle aziende agricole 

riferiti ad attività quali l’agriturismo, i servizi educativi ed i servizi 

sociali e per il tempo libero (importo massimo per azienda 

120.000 euro). 

Si riassumono a titolo informativo i principali elementi del bando 

(fanno fede comunque le DGR 28- 6474 per la misura 112; 

DGR 29- 6475 per la misura 121; DGR 27- 6473 per la misura 

311, tutte del 7 ottobre 2013, disponibili sul sito internet della 

Regione Piemonte a cui si rimanda per una trattazione più 

approfondita). 

Le domande devono essere presentate per via telematica (rivolgendosi 

ad un CAA - Centro Abilitato di Assistenza Agricola 

oppure in proprio con le modalità precisate dalla DGR n. 

130-9454 del 1.08.2008 e s.m.i.) dal 14 ottobre 2013 al 31 

gennaio 2014 (salvo chiusura anticipata automatica in caso di 

esaurimento delle risorse). 

La domanda dovrà essere consegnata anche in forma cartacea alla 


15

DOP e IGP 

non si vendono da sole 

Orientamenti per una strategia regionale 

della promozione agro-alimentare 

La Regione Piemonte mette a disposizione 

il container Piemonte PIE3 – 40 per la 

realizzazione di iniziative puntuali di 

informazione e promozione dei prodotti 

agro-alimentari regionali 

Moreno Soster - Settore Programmazione e valorizzazione del sistema agro-alimentare 

Nel linguaggio economico, la promozione è l’incentivo o stimolo 

che tende a far conoscere e apprezzare un servizio, un prodotto 

o un’idea. Operativamente consiste nello strumento, prevalentemente 

comunicativo, che usiamo per rendere percepibile un 

prodotto, con l’obbiettivo di farlo “apprezzare” e quindi rendere 

compiuto il cammino della sua valorizzazione, coniugando la soddisfazione 

del consumatore con quella del produttore-venditore. 

In agricoltura questo legame tra il momento della valorizzazione 

e quello della promozione appare ancora più stretto a causa della 

peculiarità del settore economico e della sua politica. 

Il legame tra valorizzazione 

e promozione 

L’agricoltura è laboratorio a cielo aperto, strettamente legato al 

territorio, sviluppata (nei paesi ad economia avanzata) da un relativamente 

piccolo gruppo di imprese che tuttavia producono 

alimenti e servizi destinati all’intera comunità, nell’ambito di un 

percorso culturale collettivo che chiamiamo tradizione. Lo stretto 

legame agricoltura-territorio si è tradotto quindi in politiche di 

valorizzazione dei prodotti agricoli e agro-alimentari che esaltano 

il valore dell’origine: si pensi al D.P.R. n. 930/1963 che ha istituito 

le DOC-DOCG nei vini italiani, le norme comunitarie del 1987 sui 

VQPRD (vini di qualità prodotti in regioni determinate) che si sono 

poi diffuse agli altri prodotti agro-alimentari con i regolamenti del 

1992 sulle DOP (denominazione d’origine protetta) e IGP (indicazione 

geografica protetta) non enologiche, per giungere alle IG 

(indicazioni geografiche) delle bevande spiritose. 

Le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche offrono ai 

produttori un’opportunità di rendere riconoscibile e di commercializzare 

un prodotto di alta gamma che è sottoposto al loro controllo, 

nella misura in cui definiscono i contenuti del disciplinare di produzione 

e scelgono l’organismo di certificazione. Sono quindi un 

mezzo importante per formalizzare le conoscenze e le competenze 

dei produttori, assicurandone l’incorporamento nel prodotto che è 

tutelato attraverso un marchio collettivo. Ma le denominazioni d’origine 

e le indicazioni geografiche non si vendono da sole. Ossia la 

loro valorizzazione non può prescindere dalla forza e dalla portata 

delle iniziative di promozione che i produttori e l’intera filiera commerciale 

sono in grado di sviluppare per aumentarne la conoscenza 

e la riconoscibilità agli occhi del consumatore. 


Il mercato è il mondo 

Il consumatore a cui oggi facciamo riferimento si trova in ogni 

parte del mondo. E’ quindi indispensabile promuovere il prodotto 

legato all’origine in una maniera tale da renderlo distintivo proprio 

in virtù delle specificità del territorio di provenienza. Questo 

elemento è particolarmente forte per il prodotto agro-alimentare 

le cui caratteristiche dipendono fortemente dalle condizioni ambientali 

correlate con il know how stratificato nel tempo dagli 

imprenditori per trovare il miglior equilibrio economico tra ambiente, 

coltura/allevamento e prodotto da commercializzare. Evidentemente 

la capacità del consumatore di riconoscere un prodotto 

agro-alimentare di origine tende a ridursi all’aumento della 

sua distanza dai luoghi di produzione. Poiché le nuove frontiere 

del mercato sono quelle più lontane, occorre elaborare strategie 

regionali di promozione e comunicazione che tengano ben presente 

questo aspetto. 

I prodotti di origine piemontese sono “specialità” e quindi si collocano 

su una fascia medio-alta di mercato. Questo è coerente 

con la complessità produttiva, la garanzia qualitativa, la presenza 

di valori immateriali attribuiti che si devono tradurre in una predisposizione 

del consumatore al pagamento di un prezzo più elevato 

che sia remunerativo per l’impresa senza ridurne la capacità 

competitiva in un mercato ampio e concorrenziale. 

Integrazione dei diversi 

livelli comunicativi 

Le strategie regionali per la promozione devono essere sviluppate 

integrando differenti livelli comunicativi esistenti: 

a) il nome PIEMONTE, che è un valore riconosciuto all’area geografica 

(territorio) sulla base di un patrimonio di significati (country image) 

legato alle caratteristiche naturali, sociali, culturali, stratificatesi nel 

tempo e di cui il consumatore è a conoscenza spesso in maniera 

superficiale o attraverso stereotipi, positivi o negativi, che devono 

essere gestiti nella forma più opportuna. Peraltro questo quadro di 

significati dovrebbe essere coerente con l’insieme dei valori in cui 

effettivamente si riconoscono le istituzioni e le imprese e la comunità 

che vivono quel luogo. Teniamo anche conto che la regione assume 

sempre più un ruolo di ambito territoriale privilegiato dalle convenzioni 

commerciali, in particolare per i prodotti agro-alimentari; 

b) i marchi collettivi di valorizzazione dell’origine (DOC, DOCG, 

DOP, IGP, IG), o di specifici processi produttivi (BIO), che agiscono 

generalmente su ambiti territoriali sub-regionali, rendendo 

maggiormente apprezzabile la specificità locale alla quale si attribuiscono 

le caratteristiche del prodotto e nella quale si amplia 

il senso di appartenenza dei produttori; un ruolo prioritario nella 

loro gestione è svolto dai Consorzi di tutela che, in Piemonte, 

sono numerosi ma soprattutto controllano la maggior parte dei 

marchi collettivi e – recentemente – lo fanno in forme aggregate 

anche complesse come il consorzio Piemonte Land of perfection 

per il comparto vinicolo e l’Assopiemonte DOP e IGP per molte 

denominazioni d’origine non enologiche; 

c) i marchi aziendali (corporate brand) o di prodotto (brand) che sono 

specifici della sensibilità e della strategia commerciale di ogni azienda. 

Una promozione di sistema 

La promozione deve sviluppare la conoscenza del prodotto nel 

consumatore con l’obbiettivo di farglielo acquistare, sollevandone 

l’interesse e agendo sulla sua curiosità, gestendo la sua propensione 

all’acquisto e fidelizzandolo con la qualità. Quindi la promozione 

deve essere fatta dalle imprese che conoscono, creano, 

detengono e commercializzano il prodotto. Siccome i prodotti 

di origine sono tutelati da un marchio collettivo, l’azione aziendale 

non può prescindere da una strategia condivisa in sede di 

Consorzio. Analogamente i Consorzi devono sviluppare strategie 

originali a sostegno del marchio collettivo che non possono non 

tenere conto della country image del Piemonte in quanto valore 

percepito che deve essere mantenuto e sostenuto in risposta al disorientamento 

del consumatore rispetto ad un’offerta ridondante 

di soluzioni proposte dalla globalizzazione dei mercati. 

Fatti salvi alcuni importanti esempi di aziende regionali che hanno 

raggiunto una loro “autonomia promozionale” in quanto detentrici 

di marchi aziendali ormai affermati ovunque, nella maggior parte 

Figura 1. La recentissima IGP “Mela Rossa Cuneo” sarà oggetto di 

particolare attenzione nel pacchetto promozionale del settore ortofrutticolo 

(Foto: Provincia di Cuneo). 


17

dei casi occorre lavorare per una promozione 

condivisa del marchio collettivo e, per i mercati 

più lontani, del sistema dei marchi collettivi 

nell’ambito di una dimensione regionale. 

Diventa prioritario quindi sostenere il ruolo 

collettivo dei Consorzi di tutela, favorire forme 

di aggregazione tra aziende (ATS e ATI), sviluppare attività di collaborazione 

pubblico-privato al fine di massimizzare le sinergie, valorizzare 

le competenze di ognuno e ottimizzare i costi nell’ottica del servizio 

reso al sistema regionale nel suo complesso. In questo senso deve 

essere intensificata la collaborazione tra Regione, Sistema camerale, 

CEIP e le forme aggreganti dei Consorzi di tutela e delle imprese. 

La strategia regionale di promozione deve inoltre assicurare, in un 

periodo particolarmente critico per il mercato italiano ed europeo, 

una continuità propositiva onde evitare assenze comunicative e 

la rinuncia al presidio delle posizioni di mercato acquisite o la ricerca 

di nuovi sbocchi. E’ necessario, peraltro, non sottovalutare 

la ridotta disponibilità finanziaria che la Regione può dedicare al 

sostegno dell’azione promozionale regionale per i prossimi mesi, 

che tuttavia deve consentire di giungere alla nuova fase di programmazione 

comunitaria 2014-2020. 

La strategia regionale 

Alla luce di tali considerazioni, con la D.G.R. n. 28-6194 del 29 

luglio 2013, è stata approvata una strategia regionale della durata 

di 18 mesi, a partire da luglio 2013 fino a dicembre 2014, che 

nell’ambito dell’applicazione della misura 133 del Programma di 

sviluppo rurale 2007/2013 individua le seguenti linee: 

a) un elenco prioritario di manifestazioni promozionali alle quali 

si ritiene debba essere rivolta l’attenzione delle imprese regionali; 

si tratta principalmente di eventi nazionali rilevanti per i diversi 

comparti (Vinitaly, Cibus, Cheese, Salone del Gusto, Macfrut, 

Sana) ai quali sono stati uniti alcuni appuntamenti in Germania 

(Anuga, Prowein, Fruit Logistica) che è mercato interessante in cui 

presidiare le quote raggiunte e possibilmente ampliare gli sbocchi; 

b) una progettualità basata su “pacchetti promozionali” per 

comparto (ortofrutta, vino,ecc,), ossia sull’insieme integrato di 

3-4- manifestazioni principali con alcune iniziative collaterali, in 

cui sono proposte insieme alle produzioni a denominazione del 

comparto anche le altre specialità regionali; 

c) lo sviluppo ed il sostegno prioritario a forme di aggregazione 

dei Consorzi di tutela, del mondo cooperativo e delle aziende, 

che assicurino una partecipazione coordinata alle diverse manifestazioni, 

al fine di maturare una strategia complessiva sinergica 

che ottimizzi i costi e migliori la percezione del sistema Piemonte; 

d) la volontà regionale di supportare senza costi per le imprese, 

con proprio personale e con strumenti e materiali divulgativi, 

l’attività promozionale sviluppata; in questo ambito si collocano, 

ad esempio, la messa a disposizione del container Piemonte PIE3 

– 40 per la realizzazione di iniziative puntuali di informazione e 

promozione o l’implementazione del sito www.piemonteagri.it; 

e) una particolare attenzione al percorso di avvicinamento all’EXPO 

2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” che, per la tematica 

trattata e la rilevanza mondiale dell’evento, merita di essere seguita 

puntualmente in quanto preziosa opportunità per fare conoscere il 

nostro territorio, l’agricoltura e l’agro-industria e le loro eccellenze 

innovative, la ricca eno-gastronomia, nonché la peculiarità e qualità 

dei nostri prodotti e delle tradizioni culturali che ad essi sottendono. 

La strategia regionale definisce obbiettivi e metodi di lavoro di 

carattere generale, sostenendoli in questo periodo con un finanziamento 

di 1,8 milioni di euro che corrispondono ad un investimento 

complessivo tra i 2,6 ed i 3,5 milioni. A partire da tali basi 

saranno i Consorzi di tutela e le imprese che dovranno sviluppare 

progetti promozionali integrati e collettivi, con l’esperienza maturata 

e con la creatività indispensabile per questo tipo di azioni, 

ma soprattutto con la sensibilità orgogliosa di portare le specialità 

agroalimentari regionali sulle tavole del mondo. 

Figura 2. La Germania ha un mercato interessante in cui consolidare le 

quote raggiunte e possibilmente ampliare gli sbocchi dei prodotti agroalimentari 

regionali (Foto: www.prowein.de). 


Il Piemonte a Cheese 

Bra, 20-23 settembre 2013 

Si è svolta dal 20 al 23 settembre a Bra Cheese, la kermesse internazionale 

sui formaggi, alla sua 9° edizione biennale, organizzata 

da Slow Food. Anche per questo importante appuntamento la 

Regione è stata protagonista grazie al rapporto di collaborazione 

con le principali organizzazioni dei produttori, attuatori dei progetti 

di promozione agroalimentare finanziati dal Programma di 

sviluppo rurale, un metodo virtuoso che nasce dagli obiettivi di 

fare sistema, di dare la massima ricaduta e utilità agli interventi, 

ancor più necessari in tempi di grave crisi economica. In tal senso 

a Cheese, oltre ai tanti produttori e aziende espositori nelle varie 

aree mercatali della città, ha svolto un ruolo di aggregazione Assopiemonte 

Dop & Igp, che raggruppa i 6 formaggi piemontesi 

a DOP (Bra, Castelmagno, Murazzano, Raschera, Robiola di Roccaverano, 

Toma Piemontese), oltre che il Crudo di Cuneo dop e 

il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese dop, in un’area espositiva 

collettiva di 1800 metri quadri in piazza Spreitenbach a Bra. 

Quest’anno, per la prima volta, all’evento ha partecipato anche l’Assessorato 

regionale all’Economia montana, oltre all’Assessorato Agricoltura, 

con uno stand dedicato ai formaggi di alpeggio e ai margari 

piemontesi, ma anche alle attività turistiche, sportive e di outdoor. 

Nell’area istituzionale, si è svolta un’intensa attività promozionale 

e divulgativa, con presentazioni e degustazioni delle produzioni 

eccellenti, che Assopiemonte ha svolto in collaborazione con l’Assessorato 

all’Agricoltura della Regione Piemonte, l’Assessorato 

all’Economia montana, e con la compartecipazione di IMA Piemonte, 

ASCOM Bra, Confcooperative Fedagri Piemonte, Enoteca 

Regionale del Barolo, Associazione delle Casare e dei Casari, 

Consorzio di tutela del Gorgonzola, ONAF, Consorzio Piemonte 

Land of Perfection e con l’ARAP, che ha gestito i box espositivi di 

alcuni capi delle principali razze lattifere. Un ricco calendario di 

eventi e incontri che hanno proposto i temi, i problemi, le novità 

del comparto lattiero-caseario zootecnico. 


19

Assessore Regionale all’Agricoltura Claudio 

Sacchetto: “Cheese rappresenta un grande 

evento in grado di rilanciare la città di Bra, e 

il Piemonte sulla scena mondiale. I visitatori 

hanno avuto l’opportunità di scoprire i formaggi 

del Piemonte e il loro valore aggiunto 

espresso dalla ricchezza della biodiversità animale, dalle favorevoli 

condizioni pedoclimatiche, dalla applicazione dei progetti per il 

benessere animale, dai virtuosi sistemi di allevamento e di alimentazione; 

tutto è la diretta conseguenza del duro e prezioso lavoro 

degli allevatori e dei produttori piemontesi”. 

Assessore Regionale all’Economia montana Gian Luca Vignale: “Per 

la prima volta viene riservato uno spazio per promuovere i formaggi 

e i produttori delle vallate piemontesi. L’obiettivo è di mettere in vetrina 

tutti i sapori, tradizioni enogastronomiche e attività outdoor che 

la montagna piemontese offre. La kermesse di Bra diventa duqnue 

un’ occasione gradita per i visitatori di gustare le bontà delle nostre 

montagne appassionandosi a tutte le attività all’aperto, e un momento 

di promozione e valorizzazione di tutti i prodotti montani”. 

Presidente di Assopiemonte dop e igp, Gianni Siccardi: “L’organizzazione 

dell’evento di Cheese, comprese le numerose iniziative 

collegate, è una sfida che abbiamo colto, “forti” della squadra che 

ha partecipato al lavoro, sempre assistita da Slow Food.” 


IL PIEMONTE LATTIERO CASEARIO 

in cifre 

19.000 aziende con allevamenti 

160.000 vacche da latte, su circa 900.000 capi bovini, che 

producono circa 7,6 milioni di quintali di latte all’anno (circa l’8% del 

latte prodotto in Italia). Le razze lattifere principali sono: Frisona Italiana, 

Piemontese, Valdostana, Bruno Alpina, Pezzata Rossa d’Oropa. 

7,6 milioni di quintali di latte prodotto in Piemonte: il 20% circa si 

consuma come latte alimentare; il 20% si trasforma in latte in polvere; il 60% 

si trasforma in formaggi, di questa quota (circa 3 milioni di quintali di latte) si 

trasforma in formaggi DOP. 

340 milioni di euro è il valore del latte a prezzi di base agricoli (ex P.L.V.), 

corrispondente al 10% del valore dell’intera produzione agricola piemontese. 

250 milioni di euro, circa, il valore dell’export di formaggi piemontesi nel 2012, 

corrispondente al 10% dell’export formaggi Italia e a circa il 6% dell’export 

agroalimentare Piemonte. 75 le società agroindustriali piemontesi che 

raccolgono e trasformano il latte, di cui 36 cooperative agricole. 

500 circa i “Margari” che in estate portano circa 50.000 capi sugli 

alpeggi che hanno una superficie complessiva di 290.000 ettari. 

60 gli altri formaggi piemontesi, riconosciuti dalla Regione Piemonte 

come Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Piemonte (PAT), tra cui: 

Maccagno, Montebore, Ossolano, Bettelmatt, Toma Biellese, Toma della Val 

Sesia, Cevrin di Coazze, Seirass del Fen, Toma di Lanzo, Tomino di Melle, 

Robiola d’Alba, Robiola di Cocconato, ecc. 

9 i formaggi piemontesi DOP (Denominazione d’Origine Protetta) su 46 DOP 

nazionali, di cui 6 esclusivamente piemontesi (Bra, Castelmagno, Murazzano, 

Raschera, Robiola di Roccaverano, Toma piemontese), le altre 3 (Gorgonzola, 

Grana Padano, Taleggio), divise con altre regioni. Tra i formaggi piemontesi in 

fase di istruttoria per il riconoscimento DOP, c’è il formaggio Ossolano. 


21

Raccontare per immagini 

che cosa fa il PSR per noi 

Valentina Archimede - Settore Programmazione e valorizzazione del sistema agroalimentare 

Le immagini in movimento riescono a restituire con concretezza 

e immediatezza una situazione, un ambiente, i cambiamenti 

stagionali, il lavoro delle persone, i processi che stanno dietro ai 

prodotti. Abbiamo scelto le immagini in movimento montate in 

brevi filmati per raccontare quello che si è fatto con il Programma 

di sviluppo rurale nell’ambito dell’agricoltura piemontese. 

Il piano di comunicazione a supporto del PSR 2007-2013 si è sviluppato 

nel corso degli ultimi anni descrivendo obiettivi, finalità e 

azioni cardine del Programma. Giunti a fine programmazione, ci 

sembrava opportuno parlare di risultati, di cose fatte e non solo di 

obiettivi e strategie. Per questa ragione i video realizzati scelgono 

volutamente esempi reali e concreti, prodotti o interventi che, al 

di là del caso singolo, possano rappresentare un esempio di quello 

che in campo agricolo si può realizzare o migliorare anche grazie 

al sostegno dei fondi comunitari. 

Abbiamo cercato inoltre di raccontare storie, di intervistare il più 

possibile i protagonisti e gli agricoltori in prima persona, andandoli 

a riprendere nel loro ambiente e durante il loro lavoro. Non 

tutti i passaggi saranno perfettamente istituzionali, ognuno parla 

a suo modo con la sua inflessione, ma è un linguaggio che tutti 

possono capire e che racconta l’esperienza vera. 

I video di questa serie sono infatti dedicati al pubblico che non 

conosce l’agricoltura, che in gran parte vive in città e spesso non 

coglie la differenza tra un prodotto del suo territorio e uno standardizzato 

sullo scaffale del supermercato. Uno degli obiettivi che 

l’Unione Europea indica con forza alle Regioni nelle iniziative di 

comunicazione che riguardano i propri programmi è l’informazione 

nei confronti del grande pubblico, non solo a scopo di educazione 

alimentare e ambientale, ma anche per spiegare come vengono 

utilizzati i cospicui finanziamenti che il bilancio comunitario 

riserva all’agricoltura dei Paesi membri. E’ un comparto che assorbe 

circa il 40% delle risorse comunitarie, un tempo sotto forma 

di sovvenzione e sostegno, ora sempre più in chiave di sviluppo 

e spinta verso il rafforzamento della competitività delle aziende. 

Le ragioni di questo si rintracciano proprio in quello che abbiamo 

cercato di mostrare attraverso i video PSR: l’agricoltura fornisce 

l’alimentazione per tutti noi, gestisce e salvaguarda il territorio e 

le risorse naturali, può avere un ruolo determinante nel mantenere 

l’equilibrio naturale dell’ecosistema e della nostra salute. 

In linea con questo taglio e questi destinatari, i video saranno fruibili 

prevalentemente online, attraverso il sito istituzionale Regione 

Piemonte, i canali youtube, facebook e twitter, con la speranza e 

la consapevolezza di poter raggiungere un pubblico nuovo, che 

non conosce il nostro settore. 


QUESTI I TEMI DEI VIDEO REALIZZATI NEL CORSO DEL 2013 

E DIFFUSI ATTRAVERSO LA RETE: 

Discovering Leader 

Una serie articolata, composta di sette segmenti video, oltre a 

una sigla iniziale animata che fornisce alcuni “numeri” del progetto 

e un quadro di che cos’è l’esperienza Leader, dedicata alle 

aree montane e collinari del Piemonte. Leader è di fatto un programma 

dentro il Programma di sviluppo rurale, dalla struttura 

complessa, che tocca molti ambiti di intervento, non solo strettamente 

agricoli ma che spaziano dalle infrastrutture all’animazione 

culturale, dal sostegno alle filiere al paesaggio. 

La serie di video Discovering Leader mira a restituire questa 

complessità, raccontando le esperienze di diversi GAL (i Gruppi 

di Azione locale, partenariati pubblico-privati che gestiscono 

gli interventi sui territori) nei diversi settori. La scelta è stata 

fatta con l’obiettivo di rappresentare geograficamente aree 

differenti della regione e di dare spazio agli esempi più interessanti 

per ogni tipologia di progetto, ma sempre con taglio 

esemplificativo generale. 

Produttori in rete racconta l’esperienza del GAL Giarolo nell’alessandrino, 

che ha sostenuto l’attività di un birrificio artigianale 

che utilizza prodotti del territorio (in particolare la ciliegia e altri 

frutti) per rafforzare la filiera e produrre birre aromatizzate. La 

birra stessa, in un circolo virtuoso, è essa stessa alla base della 

lavorazione di salumifici e pasticcerie. 

Filiere produttive, girato nel monregalese sull’esperienza del 

GAL Mongioie, segue in tutte le sue fasi la filiera della carne, 

dall’allevamento, alla macellazione, al confezionamento, fino 

alle consegne ad agriturismi locali e a gruppi di acquisto cittadini. 

Più imprese di piccole dimensioni si sono aggregate per 

rendere possibile l’intero processo a filiera corta. 

Architettura e paesaggio mostra gli splendidi ambienti di Langhe 

e Roero, candidati al riconoscimento Unesco, illustrando 

come attraverso Leader si siano costruiti manuali del paesaggio 

che, oltre alla tutela del patrimonio esistente, forniscono linee guida 

su come intervenire nella ristrutturazione di edifici e strutture. 

Servizi alla popolazione ci porta nelle Valli Gesso Vermenagna 

Pesio per raccontare un’esperienza di animazione sociale e culturale 

svolta con ragazzi che lavorano sulla musica popolare del 

luogo e sull’integrazione. 

Con Servizi alle imprese andiamo in Valle di Lanzo dove sono 

sorti agriturismi e strutture ricettive grazie al GAL e ai progetti della 

Provincia che sostengono le piccole aziende nel mettersi in proprio. 

Turismo rurale, girato in Valsesia, mostra i percorsi di trekking 

nel suggestivo ambiente montano della valle, dove italiani e stranieri 

apprezzano le strutture e le proposte turistiche di abitazioni 

tradizionali riadattate. 

Il Turismo rurale è anche protagonista nel Basso Monferrato 

Astigiano, che dimostra come una realtà tradizionalmente meno 

organizzata per accogliere turisti può proporre opportunità di 

grande interesse per conoscere il mondo delle nostre colline. 


23

Glocal Challenges 

Le grandi sfide ambientali promosse dall’Unione 

Europea attraverso il PSR vengono 

sintetizzate attraverso i quattro elementi 

fondamentali Terra Aria Acqua Fuoco. 

Cartelli introduttivi fotografano l’attuale situazione 

ambientale in Italia e in Europa in tema di emissioni, consumo 

idrico, consumo di suolo, bilancio energetico e indicano gli 

obiettivi su cui il PSR ha cercato di lavorare soprattutto negli ultimi 

anni di programmazione. 

Terra racconta la corretta gestione del suolo, attraverso l’esempio 

dei pascoli, spiegando come si può preservare l’ecosistema 

attraverso pratiche agronomiche corrette. 

Aria parla di emissioni e di come, a titolo di esempio, un’azienda 

zootecnica possa sfruttare l’energia prodotta da liquame e 

letame dei propri animali, riducendo l’impatto sull’atmosfera e 

sull’ambiente. 

Acqua illustra il risparmio idrico: anche il mais, tradizionalmente 

una delle colture a più forte dispendio di acqua, può introdurre 

la subirrigazione, mirata e sostenibile nei costi. 

Fuoco mostra i pannelli solari e il loro possibile uso per produrre 

energia in un’azienda frutticola, che compie anche esperimenti 

intressanti di risparmio idrico. 

Accompagnati dal giornalista Luca Iaccarino che, con aria scanzonata, 

ha visitato i produttori e girato il Piemonte da Vercelli 

alla Langa, andiamo a scoprire come si produce il Castelmagno 

(re dei formaggi DOP piemontesi), che cosa significa fare sistema 

per far conoscere i vini DOC e DOCG della nostra regione al 

mondo intero, qual è la filosofia del riso biologico, che mantiene 

le proprietà nutritive ed elimina le sostanze chimiche. 

Il cibo non è solo alimentazione ma salute e qualità. 

Backstage PSR 

L’ambizione è quella di raccontare il “dietro le quinte” del Programma 

di sviluppo rurale: come funziona la “macchina”, che 

spesso agricoltori e cittadini non conoscono e che, pur complessa 

e ricca di passaggi burocratici, garantisce il funzionamento di una 

procedura estremamente articolata. Vorremmo raccontare la burocrazia 

anche per i suoi aspetti positivi, di garanzia nei confronti 

di tutti gli utenti e di standardizzazione delle procedure. Dietro un 

Programma come il PSR ci sono molti enti, un sistema di monitoraggio 

e valutazione, un sistema informativo, un sistema dei pagamenti, 

e molte regole fissate innanzitutto dall’Unione Europea. 

Per raccontare tutto questo, sperando di non essere noiosi, abbiamo 

adottato un fumetto e qualche metafora, abbiamo intervistato 

i colleghi al lavoro e parlato attraverso la voce di un’imprenditrice 

agricola. 

Quality 

Il PSR al servizio dei prodotti di qualità e delle certificazioni DOP, 

IGP, DOC, DOCG, biologico, i marchi di livello comunitario che 

hanno permesso ai nostri prodotti di diventare conosciuti in tutto 

il mondo per le loro eccellenze. Marchi e certificazioni che 

non sono solo disegnati sulla carta o sulle confezioni, ma che 

portano con sé fatiche e incertezze del lavoro, forti investimenti 

iniziali e la ricchezza dei saperi tradizionali. 

Sceneggiatura, riprese e produzione sono state affidate a Fulvio 

Montano e Mattia Plazio (Azul Film), che hanno lavorato per mesi alla 

preparazione delle sceneggiature, all’approfondimento dei temi PSR, 

e poi hanno girato il Piemonte per settimane per i sopralluoghi e le 

riprese, curando infine montaggio e postproduzione. 


Focus 6° Censimento dell’agricoltura: 

i canali di commercializzazione 

dei prodotti di origine vegetale 

Mario Perosino - Direzione Agricoltura. Responsabile dell’Ufficio regionale di censimento 

Lorena Cora - Csi Piemonte 

Le strategie di commercializzazione dei prodotti sono uno dei principali 

fattori di successo dell’impresa. Per questo motivo i censimenti 

generali dell’agricoltura prevedono la rilevazione dei canali di commercializzazione 

dei prodotti aziendali. Il 6° censimento, in particolare, 

ha rilevato non soltanto i tipi di canali utilizzati dall’azienda per la 

commercializzazione dei principali gruppi di prodotti agricoli – come 

avveniva nei censimenti precedenti - ma anche il loro peso. Sulla base 

di tali informazioni è dunque possibile ricostruire i percorsi di commercializzazione 

seguiti dai principali prodotti agricoli delle aziende 

piemontesi. Nel presente articolo saranno presi in considerazione i 

canali di commercializzazione dei principali prodotti di origine vegetale: 

i cereali (distintamente per riso, mais e altri cereali), la frutta 

fresca e l’uva da vino, sia trasformata in azienda che venduta come 

tale (vedere la nota metodologica). 

Innanzitutto una considerazione generale sul numero di canali 

utilizzati dalle aziende agricole piemontesi per commercializzare 

i prodotti vegetali presi in esame: delle 67 mila aziende agricole 

rilevate in Piemonte, 45 mila hanno dichiarato di aver commercializzato 

almeno uno fra i prodotti vegetali sopra elencati. Di 

queste ultime, oltre i ¾ hanno utilizzato un solo canale di commercializzazione, 

il 20% ne ha utilizzati due e il 3% tre. Soltanto 

130 aziende (tre su mille) hanno utilizzato più di tre canali. Tendenzialmente, 

più le aziende sono grandi, maggiore è il numero 

di canali utilizzati. 

Nota metodologica 

Attraverso il questionario del 6° censimento dell’agricoltura è stata rilevata 

l’importanza (in termini percentuali) dei seguenti canali di commercializzazione 

distintamente per i principali gruppi di prodotti agricoli: 

• vendita diretta al consumatore (sia in azienda che fuori azienda, ad 

es. nei mercati rionali); 

• vendita ad altre aziende agricole; 

• vendita a imprese industriali; 

• vendita a imprese commerciali; 

• vendita o conferimento a organismi associativi (ad es. cooperative 

e loro consorzi). 

I volumi commercializzati attraverso i diversi canali sono stati stimati, 

per ciascuna azienda agricola e per ogni prodotto preso in considerazione, 

moltiplicando le superfici delle coltivazioni dichiarate al censimento 

per le rese produttive pubblicate dall’Istat. Nel caso dell’uva da 

vino, invece, è stato possibile utilizzare il dato della produzione raccolta 

rilevato direttamente con il questionario del censimento. I volumi 

di commercializzazione così ottenuti sono risultati sostanzialmente 

coerenti con i risultati delle statistiche Istat sulle produzioni vegetali. 

Per gli aspetti generali del censimento si rimanda agli articoli dal titolo 

6° Censimento generale dell’agricoltura pubblicati sui numeri 74 

(settembre 2011) e 78 (settembre 2012) di Agricoltura - Quaderni 

della Regione Piemonte. Anche i numeri 75, 76, 77 e 80 della rivista 

hanno ospitato articoli su temi particolari legati al censimento. 

Informazioni più ampie sui censimenti dell’agricoltura sono reperibili 

nel sito web della Regione Piemonte (http://www.regione.piemonte. 

it/agri/area_statistica/6censimento/index.htm). 


25

I cereali 

In Piemonte, i canali di commercializzazione 

più importanti per i cereali nel complesso 

sono le imprese commerciali (alle quali 

le aziende cerealicole hanno venduto il 

38% della produzione) e quelle industriali 

(37%). Seguono gli organismi associativi (19%) e le aziende 

agricole (6%); la vendita diretta da parte del produttore è del 

tutto marginale (1%). A livello provinciale si registrano sensibili 

differenziazioni, prevalentemente a causa dell’importanza 

assunta dai diversi cereali in ciascuna provincia. Se le Province 

di Vercelli, Torino, Cuneo e Alessandria, infatti, presentano un 

peso grosso modo equivalente nella commercializzazione di 

cereali nel complesso, ciò deriva dalla compensazione di caratterizzazioni 

territoriali spiccate: a Vercelli è preponderante 

il riso (62% della produzione commercializzata regionale), a 

Torino e Cuneo il mais (37% e 29% rispettivamente) e ad Alessandria 

il frumento tenero (41% del totale regionale). 

La vendita alle imprese industriali è il canale prevalente per 

quando riguarda il riso (81% del totale); seguono le imprese 

commerciali e gli organismi associativi (entrambi al 9%). Il peso 

dei diversi canali di commercializzazione varia a seconda della 

provincia di produzione. A Vercelli, che come anticipato è la provincia 

più importante dal punta di vista produttivo, la vendita a 

imprese industriali riguarda l’85% dei volumi commercializzati. 

A Novara e ad Alessandria, che rappresentano rispettivamente 

il 29% e il 7% della produzione commercializzata regionale, 

questo canale ha incidenze minori, per quanto sempre elevate 

(rispettivamente 78% e 63%) e assumono una certa importanza 

la vendita a imprese commerciali (rispettivamente 16% e 17%) 

e il conferimento a organismi associativi (19% ad Alessandria). 

Figura 1. Mais commercializzato dalle aziende agricole secondo i principali 

canali di commercializzazione per classi di produzione aziendale 

di mais. Valori assoluti (grafico in alto) e distribuzione percentuale (grafico 

in basso). 

Figura 2. Cereali diversi da riso e mais (“altri cereali”) commercializzati 

dalle aziende agricole secondo i principali canali di commercializzazione 

per classi di produzione aziendale di altri cereali. Valori assoluti (grafico 

in alto) e distribuzione percentuale (grafico in basso). 


Il mais è venduto principalmente a imprese commerciali (53% 

della produzione maidicola totale) e secondariamente a organismi 

associativi (22%, con punte del 30% in Provincia di Torino) e a 

imprese industriali (14%), ma anche la vendita ad altre aziende 

agricole assume una certa importanza (9% nel complesso e 16% 

in Provincia di Cuneo). Il peso dei diversi canali di commercializzazione 

cambia al variare dei quantitativi aziendali di mais commercializzato 

(figura 1). Premesso che la distribuzione dei volumi 

commercializzati in funzione dei quantitativi venduti a livello 

aziendale è sostanzialmente omogenea (con un valore minimo 

del 20% in corrispondenza della classe “da 500 a 1.000 quintali” 

e massimo del 32% per la classe “2.000 quintali e oltre”), il peso 

dei canali più importanti dal punto di vista quantitativo (vendita a 

imprese commerciali e conferimento a organismi associativi) risulta 

in linea di massima indipendente dai quantitativi commercializzati. 

La vendita a imprese industriali, invece, cresce di importanza 

con l’aumentare dei quantitativi commercializzati e, all’opposto, il 

peso della vendita diretta o ad altre aziende agricole diminuisce 

con l’aumento dei quantitativi commercializzati. 

Anche gli altri cereali (rappresentati in Piemonte prevalentemente 

dal frumento tenero 1 ) sono venduti principalmente 

a imprese commerciali (53% della produzione commercializzata 

regionale) e a organismi associativi (28%). La provincia 

più importante è Alessandria, con il 42% della produzione 

commercializzata regionale, seguita da Cuneo (22%), Torino 

(21%) e Asti (10%). A differenza del mais, nel caso degli 

altri cereali sono le aziende più piccole (in termini di produzione 

venduta) a rappresentare la parte maggiore dei volumi 

commercializzati, con il 43% del totale (figura 2). Anche nel 

caso degli altri cereali, però, i canali più importanti lo sono 

per tutte le classi dimensionali e la dinamica degli altri canali 

(vendita diretta e vendita ad altre aziende agricole) è la stessa 

già descritta per il mais. 

La frutta fresca 

La frutta fresca in Piemonte è prodotta e commercializzata prevalentemente 

da aziende situate in Provincia di Cuneo (quasi 

l’80% dei volumi commercializzati) 2 . Segue la Provincia di Torino 

con l’11% e quella di Alessandria con il 4%. Il canale di 

commercializzazione più importante in termini quantitativi è la 

vendita a imprese commerciali, che rappresenta oltre la metà dei 

volumi commercializzati. Segue il conferimento a organismi associativi 

(29%) e la vendita diretta da parte delle aziende agricole 

(11%). La produzione commercializzata proviene per oltre la 

metà da aziende con almeno 10 ettari a coltivazioni frutticole, le 

quali rappresentano meno del 7% delle aziende che commercializzano 

frutta fresca. L’importanza dei diversi canali di commercializzazione 

varia in funzione delle dimensioni aziendali espresse 

in termini di superficie a coltivazioni frutticole (figura 3). Il 

conferimento a organismi associativi vede crescere il suo peso 

con l’aumento delle dimensioni aziendali, mentre una dinamica 

opposta caratterizza il canale della vendita diretta, sia in azienda 

che fuori azienda. Infine, la vendita a imprese commerciali (il 

canale più importante per tutte le classi dimensionali) mantiene 

un peso sostanzialmente costante nelle diverse classi. 

Figura 3. Frutta fresca commercializzata dalle aziende agricole secondo 

i principali canali di commercializzazione per classi di superficie 

aziendale a coltivazioni frutticole (frutta fresca). Valori assoluti (grafico 

in alto) e distribuzione percentuale (grafico in basso). 

L’uva e il vino 

Delle circa 20 mila aziende produttrici di uva da vino rilevate in 

Piemonte al 6° censimento dell’agricoltura, quasi 6 mila (pari al 

29% del totale) hanno dichiarato di non aver commercializzato 

uva (che dunque hanno autoconsumato come tale o trasformata 

in vino). L’uva prodotta dalle aziende restanti è stata venduta 

o conferita interamente come tale da 11 mila aziende (il 54% 

del totale) o interamente vinificata da 2 mila aziende (11% del 

totale). Le 1.300 aziende restanti (pari al 6% del totale) in parte 

hanno venduto l’uva come tale e in parte l’hanno vinificata. 

L’uva non autoconsumata è stata per ¾ commercializzata come 

tale e per il quarto restante vinificata direttamente dalle aziende. 


27

L’uva non trasformata proviene principalmente 

dalle aziende viticole della Provincia 

di Asti (39% dei volumi complessivi), seguite 

da quelle ricadenti nelle Province di Cuneo 

(33%) e Alessandria (26%). Le restanti province 

hanno un peso marginale (2%). Nel 

caso dell’uva vinificata direttamente dalle aziende agricole, i volumi 

più importanti sono relativi alla Provincia di Cuneo (43%), 

mentre Asti e Alessandria hanno all’incirca lo stesso peso (rispettivamente 

27% e 25%) e le restanti province raggiungono il 4%. 

Il conferimento a organismi associativi è il principale canale di 

commercializzazione dell’uva non trasformata in azienda 

(esso rappresenta il 43% del totale, che sale al 65% in Provincia 

di Alessandria; per le aziende della Provincia di Asti questo canale 

rappresenta il 41% del totale e per quelle della Provincia di 

Cuneo soltanto il 26%). La vendita a imprese commerciali pesa 

per il 23% in Piemonte nel complesso ma il 38% in Provincia 

di Cuneo, il 16% ad Asti e il 13% ad Alessandria. La vendita a 

imprese industriali è il terzo canale per importanza (22% per il 

Piemonte nel complesso, ma il 31% ad Asti, il 20% a Cuneo e 

il 14% ad Alessandria). I restanti canali di commercializzazione 

dell’uva sono assai meno importanti: 6% sia per la vendita ad 

altre aziende agricole (ma l’11% a Cuneo) che per la vendita 

diretta (di cui 4% in azienda e 2% fuori azienda). 

Oltre che in funzione delle localizzazione geografica, il peso relativo 

dei diversi canali di commercializzazione varia anche a seconda 

delle dimensioni aziendali. Ad esempio, l’importanza del 

conferimento a organismi associativi diminuisce al crescere della 

superficie aziendale a vite: è massima nelle aziende con meno 

di un ettaro a vite (per le quali rappresenta il 50% sul totale dei 

canali) e minima nelle aziende con 10 ettari a vite e oltre (per le 

quali rappresenta comunque il 36% del totale). Stessa dinamica 

presentano i canali di vendita diretta o ad altre aziende agricole, 

mentre il peso della vendita a imprese commerciali o industriali 

cresce con l’aumentare della superficie vitata aziendale. 

Per quanto riguarda, infine, la vendita dell’uva trasformata in 

vino direttamente dalle aziende agricole, il principale canale di 

commercializzazione è rappresentato dalla vendita a imprese 

commerciali (40% del totale in Piemonte e oltre il 50% in Provincia 

di Cuneo), seguito dalla vendita diretta in azienda (27%) 

e fuori azienda (25%, ma 38% in Provincia di Asti). Dunque la 

vendita diretta di vino da parte delle aziende agricole rappresenta 

il primo canale per ordine di importanza se si sommano 

le due modalità della vendita diretta in azienda e fuori azienda. 

Anche nel caso del vino, il peso relativo dei diversi canali di commercializzazione 

dipende dalle dimensioni aziendali. La vendita 

diretta è il canale preponderante per le piccole aziende, mentre 

l’incidenza della vendita a imprese commerciali è direttamente 

proporzionale alla dimensione aziendale (il peso relativo di questo 

canale sale dall’8% nel caso delle piccole aziende al 49% per 

le aziende più grandi), come illustrato in figura 4, dalla quale si 

evince inoltre che la produzione enologica è concentrata nelle 

aziende più grandi. Da queste ultime, che rappresentano soltanto 

il 15% del totale delle aziende agricole che trasformano le 

proprie uve, deriva infatti la metà del vino prodotto in Piemonte 

dalle aziende agricole. 

Figura 4. Vino commercializzato dalle aziende agricole secondo i principali 

canali di commercializzazione per classi di superficie aziendale a 

vite per uva da vino. Valori assoluti (grafico in alto) e distribuzione percentuale 

(grafico in basso). 

1. Il frumento tenero rappresenta il 79% della produzione piemontese di cereali diversi da riso e mais. Gli altri 

cereali sono, per ordine di importanza della produzione, l’orzo (14,4% del totale dei cerali diversi da riso e 

mais), il frumento duro (3,0%) e il sorgo (1,4%). I restanti cereali (segale, avena, farro, grano saraceno, miglio, 

panico ecc.) rappresentano nel complesso il 2,3% della produzione piemontese di cereali diversi da riso e mais. 

2. Le coltivazioni di frutta fresca prese in considerazione sono (per quota della superficie piemontese 

in produzione): actinidia (29%), melo (24%), pesco (16%), nettarina (13%), susino (6%), pero (6%), 

albicocco (4%) e ciliegio (2%). 


documenti 

L’agricoltura piemontese 

congiuntura e tendenze di medio periodo 

Stefano Aimone, Marco Adamo, Stefano Cavaletto - Ires Piemonte – Progetto PROSPERA 

La pubblicazione da parte dell’Istat dei dati di dettaglio sulle performance 

economiche dell’agricoltura a scala regionale avviene 

generalmente a metà dell’anno successivo a quello a cui si riferiscono 

tali cifre. Sebbene queste preziose informazioni arrivino 

quando la nuova campagna è già entrata nel vivo, può comunque 

essere utile presentare informazioni complete sulla stagione 

agricola già conclusa, cogliendo l’occasione per proporre alcune 

riflessioni su importanti fenomeni di medio periodo. 

Il quadro generale 

Il 2012 per l’agricoltura europea è stata un’annata interlocutoria. 

Il valore della produzione agricola in termini reali è cresciuto 

dell’1,8%, con un aumento più consistente nel comparto zootecnico 

(+3,8%) e uno più attenuato per le coltivazioni (+0,5%). 

Il reddito agricolo pro-capite è anch’esso sostanzialmente stazionario 

(+1,0%) mentre nel periodo 2005-2012 tale indicatore 

ha segnato un incremento del 29,7% a fronte di un calo del 

numero di addetti pari al 20%. 

A livello nazionale la leggera ripresa registrata nel 2011 si è arrestata. 

Il valore aggiunto dell’agricoltura a valori correnti nel 2012 

è stato sostanzialmente stabile (+0,8%): Tuttavia, osservando 

tale indicatore espresso in valori concatenati, quindi in pratica 

“sterilizzando” l’effetto legato all’aumento dei prezzi, emerge 

una contrazione del 4,4% in valori concatenati. La scorsa annata 

ha dovuto far fronte anche a numerose emergenze climatiche 

e ad una diminuzione della redditività delle aziende causata 

dall’aumento dei costi produttivi (+2,8%) superiore a quello dei 

prezzi all’origine (+2,1%.). 

Secondo le stime del Centro Studi Federalimentare, nell’anno 

appena concluso il fatturato dell’industria alimentare italiana 

ha raggiunto i 130 miliardi di euro, con un aumento del +2,3% 

sul 2011 legato esclusivamente all’effetto prezzi. La produzione 

in termini quantitativi, infatti, è calata (-1,4%) sull’anno 

precedente. La crisi dei consumi interni ha colpito il settore 

in modo più pesante rispetto alla media del paese: i consumi 

alimentari, infatti, hanno registrato una flessione del 3%, un 


29

documenti 

caseario e alla zootecnia bovina da carne. Sono cresciuti anche i 

prezzi dei mezzi di produzione, proseguendo un trend iniziato a 

metà del 2010. In particolare si osserva un incremento del costo 

di concimi, mangimi e prodotti energetici. In generale, si conferma 

la tendenza verso una spiccata volatilità dei prezzi agricoli e 

il costante incremento del costo dei fattori, meccanismo che nel 

tempo tende a tradursi, come mostrato più avanti, in un uno 

svantaggio generale per il comparto primario. 

Figura 1: Indice dei prezzi agricoli alla produzione tra il 2009 e il 

2012 (indice con base 2005 = 100). Fonte: Ismea 

segnale preoccupante della difficoltà economica delle famiglie. 

Migliori le notizie sul fronte dell’export con una crescita per 

l’agroalimentare del 5,4% a fronte di una lieve diminuzione 

delle importazioni (-2,4%). 

L’andamento dei prezzi agricoli nel 2012 ha avuto una ripresa 

durante l’estate e negli ultimi mesi dell’anno (fig. 1), in particolare 

per quanto riguarda le coltivazioni, mentre il settore zootecnico 

si è mantenuto sostanzialmente stabile. Tra le coltivazioni si 

segnala un’ulteriore impennata dei prezzi dei cereali a partire da 

aprile con valori elevati fino alla fine dell’anno. Tra i settori della 

zootecnia sono rimasti invariati gli indici relativi al settore lattiero 

Il Piemonte 

Nella nostra regione l’annata 2012, dal punto di vista climatico, 

è stata inizialmente segnata da una gelata straordinaria a cavallo 

tra gennaio e febbraio che ha causato danni soprattutto 

alle coltivazioni permanenti in pianura. Nel complesso, tuttavia, 

l’annata è stata mediamente calda con una primavera fresca e 

piovosa ed un’estate molto calda e asciutta. Diversi fenomeni 

siccitosi si sono osservati nel mese di agosto e le riserve idriche 

dei mesi precedenti si sono rivelate insufficienti soprattutto nelle 

province meridionali. 

La distribuzione delle superfici ha visto una lieve diminuzione dei 

cereali (-1%) tra i quali cresce solo il frumento tenero (+4,1%) 

mentre arretra pesantemente l’orzo. Il mais ha visto incrementare 

i volumi produttivi del 5,5%, in controtendenza rispetto ai 

dati nazionali su cui hanno pesato maggiormente alcuni fenomeni 

siccitosi e la diffusione della diabrotica . 

Il riso ha leggermente diminuito la propria produzione ma in 

misura minore rispetto ad altre regioni. I prezzi del risone dopo 


documenti 

Figura 2: Produzione, consumi intermedi e valore aggiunto dell’agricoltura 

in Piemonte dal 2005 al 2012 (valori a prezzi correnti; dati in 

migliaia di Euro). Fonte: elaborazione Ires Piemonte su dati Istat. 

una serie di annate su buoni livelli hanno iniziato una discesa 

negli ultimi mesi del 2011 raggiungendo quotazioni molto basse 

nel primo trimestre 2012. L’attenzione ora è rivolta soprattutto 

ai cambiamenti nella distribuzione degli aiuti comunitari, di cui il 

riso è storicamente un grosso percettore. 

L’annata vitivinicola si segnala per un’ottima vendemmia favorita 

dal caldo di fine estate. Meno buone le notizie sul fronte della 

produttività a causa della prolungata siccità estiva. L’andamento 

dell’export, fondamentale per il comparto, ha mostrato una 

sostanziale tenuta. 

Il settore ortofrutticolo è probabilmente quello che maggiormente 

ha sofferto le estreme condizioni meteorologiche del mese di 

febbraio. In molte zone di pianura le gelate hanno letteralmente 

dimezzato la produzione. Oltre a questi imprevisti l’annata si è 

contraddistinta anche per i problemi causati dalla batteriosi del 

kiwi che per il secondo anno ha colpito duramente le nostre 

coltivazioni e costretto molti frutticoltori all’estirpazione. 

Nel settore della zootecnia si registra un calo degli allevamenti 

bovini (-3,9%) nel solco del processo di concentrazione delle 

aziende ormai avviato da oltre un decennio. Nel 2012 si è assistito, 

inoltre, ad una sensibile riduzione dei capi (-3,1%) ascrivibile 

in misura maggiore alle razze da carne. In regione è ormai maggioritario 

l’allevamento della razza Piemontese (41% dei capi 

totali ma circa il 60% tra le razze da carne). La salita repentina 

dei prezzi di alcune materie prime insieme alla stagnazione dei 

prezzi all’origine hanno frenato la ristrutturazione in atto nella 

filiera e accresciuto la preoccupazione anche in vista del riassetto 

della PAC con possibili ripercussioni sul settore. 

Dopo una serie di annate positive il settore lattiero-caseario regionale 

ha vissuto un 2012 difficile, con forti tensioni contrattuali 

tra gli attori della filiera a causa degli andamenti contrastanti 

dei prezzi delle materie prime (in notevole aumento) e del 

prezzo del latte sui mercati internazionali (in calo). Il processo di 

concentrazione aziendale è proseguito anche nel 2012 con una 

diminuzione del 2,9% del numero di aziende e un aumento del 

4,1% della produzione commercializzata salendo così ad una 

produzione media aziendale di 371,6 tonnellate annue. Questo 

aumento ha, di fatto, portato la produzione regionale oltre la 

quota produttiva prevista del 2,6%. 

Per il settore suinicolo si segnala un andamento positivo dei 

prezzi dopo numerose annate commercialmente difficili. Nel 

settore avicolo le cifre sul numero di allevamenti evidenziano 

la relativa tenuta della sottofiliera delle uova nonostante i costi 

di adeguamento alle nuove norme comunitarie sul benessere 

animale. Tale tenuta è stata poi premiata da un aumento generalizzato 

delle quotazioni. Gli allevamenti di polli da carne 

sono, invece, cresciuti (+1,7%) così come il numero di capi 

macellati (+3,9%). 

Per quanto concerne i risultati economici complessivi, i dati forniti 

dall’Istat mettono in evidenza nel 2012 un incremento del 

valore della produzione agricola piemontese del 4% rispetto 

all’anno precedente, espresso in termini correnti (figura 2). 

L’incremento è in gran parte dovuto alla crescita dei prezzi 

agricoli. Purtroppo l’impennata dei costi intermedi è stata ancora 

più intensa (+5,6%), comprimendo l’aumento del valore 

aggiunto entro il 2%; il dato del Piemonte risulta comunque 

migliore rispetto a quello nazionale (+ 0,8% sempre a prezzi 

correnti). Includendo nel campo di osservazione gli anni a 

partire dal 2005, l’andamento dei costi e il suo effetto depressivo 

sul valore aggiunto si conferma un elemento di costante 

preoccupazione. 

Fortunatamente, la bilancia commerciale aggregata del settore 

agroalimentare piemontese conferma anche nel 2012 

il suo storico saldo positivo e segna un incremento delle 

esportazioni (+5,6%). 

i 

Per approfondimenti è possibile consultare il sito internet 

dedicato al rapporto annuale Piemonte Economico Sociale 2012 

recentemente presentato dall’IRES Piemonte: 

http://www.regiotrend.piemonte.it. 

Altre informazioni sull’agricoltura e lo sviluppo rurale in Piemonte 

sono disponibili sul sito del progetto PROSPERA: http://www. 

irespiemonte.it/prospera 


31

documenti 

Figura 4: 

Infezione di Psa da lenticelle 

La batteriosi dell’actinidia 

strategie di contenimento in Piemonte 

Matteo Monchiero - Agroinnova 

Luca Giordani, Luca Nari, Graziano Vittone - CReSO 

Chiara Morone, Silvio Grosso, Giovanna Mason, Elena Ortalda - Settore Fitosanitario Regione Piemonte 

La batteriosi causata da Pseudomonas syringae pv. actinidiae 

(PSA) provoca, su diverse specie di actinidia (Actinidia deliciosa, 

A. chinensis e A. arguta), cancri sul tronco e sui rami che producono 

un essudato di colore variabile, maculature fogliari angolari 

di colore marrone scuro circondate da un alone clorotico e imbrunimento 

e cascola dei fiori (Scortichini, 1994). 

Attitudine prevalente di Psa 

La diffusione di Pseudomonas syringae pv. actinidiae sta compromettendo 

la coltivazione di kiwi nelle più importanti aree di 

produzione, rendendone problematica la coltivazione. Il Piemonte, 

in qualità di regione italiana più fredda tra quelle in cui si 

coltiva l’actinidia, risulta ulteriormente danneggiata dalla documentata 

sinergia tra il batterio e gli sbalzi termici. Non sono le 

temperature estreme di –20°C a favorire il batterio perché in 

questo caso il danno del gelo ai tessuti è diretto (foto 1). 

La pericolosa sinergia tra batterio e basse temperature si instaura 

con temperature poco sotto lo zero ma altalenanti (come spesso si 

presentano in Piemonte a fine inverno). In questa situazione, l’effetto 

spugna del gelo-disgelo trasloca più velocemente in corteccia 

le cellule batteriche che con le piogge autunnali si sono dislocate 

sulle ferite fogliari, sui peduncoli e sulle lenticelle (foto 2, 3, 4). 

Tali sintomi che a fine gennaio risultavano così iniziali a metà febbraio 

si sono evoluti in 70 centimetri di necrosi corticale. Le condizioni 

autunno-invernali del Piemonte sono così predisponenti alla 

diffusione e alla manifestazione del batterio sugli organi legnosi 

da rendere ininfluente la presenza o meno del batterio sulle foglie 

vale a dire che alla ripresa vegetativa PSA si è manifestato in tutta 

la sua gravità sia nel 2011 preceduto da un 2010 in cui erano 

evidenti numerose macchie fogliari sia nel 2013 preceduto invece 

dal 2012 in cui le macchie fogliari sono state rare. 

L’efficacia dei prodotti 

Le difficoltà incontrate nel contenimento degli attacchi di questo 

batterio sono legate soprattutto alla mancanza di prodotti 

dotati di specifica attività battericida e alla ridotta disponibilità 

di principi attivi registrati sulla coltura. Nella pratica di campo la 

lotta per via chimica è affidata quasi esclusivamente ai prodotti 

rameici, molti dei quali sono da tempo autorizzati per l’impiego 

sul bruno (Spadaro et al., 2011). Alcuni di questi prodotti 

sono stati ammessi, in deroga per il 2011 e il 2012, anche per 

un numero limitato di trattamenti sul verde, da effettuare ogni 

volta che si creino ferite sulla pianta causate da grandinate e da 

operazioni di potatura verde (Vittone et al., 2011). Le limitazioni 

d’uso dei prodotti rameici sono legate alla possibile fitotossicità, 

benché l’actinidia tolleri abbastanza bene le nuove formulazioni 

a basso contenuto di rame, e al rischio di selezione di ceppi del 

patogeno resistenti al rame (Scortichini et al., 2012). 


documenti 

In questi ultimi anni, sono stati offerti numerosi nuovi prodotti a 

base di rame formulato in combinazione con acidi umici o amminoacidi 

e a base di batteri antagonisti come Bacillus amyloliquefaciens 

subsp. plantarum e Bacillus subtilis. Accanto a questi 

sono stati proposti preparati ad azione disinfettante a base di 

acido acetico, perossido di idrogeno e acido cloridrico e altri ad 

azione ricoprente come chitosano e zeoliti. Sono inoltre oggetto 

di attenzione e verifiche prodotti considerati in grado di stimolare 

la resistenza della pianta, come il fosetyl Al e l’acibenzolar-Smethyl, 

già registrati e utilizzati su altre colture. 

Tabella 1 - Prodotti impiegati 

Principio attivo 

g/ha p.c. 

1 - - 

2 Ossicloruro rameico 3000 

3 Rame idrossido 2000 

4 Cu ossicloruro + Cu idrossido 1100 



7 Acibenzolar-S-metile 200 

8 Acibenzolar-S-metile 400 

9 Glutatione+Sali di K+Cu 3000 

10 Fosetyl Al 2000 

11 Olio di santoreggia 1000 

12 Olio di timo 1000 

13 Propoli 2000 

14 Silicato di Na 100 

15 Solfato di zinco, Ipoclorito di sodio, Ac. 2500 

peracetico 

16 Bacillus subtilis 4000 

17 Bacillus amyloliquefaciens 1500 

18 Glucoumati per via fogliare 6000 

19 Glucoumati per via radicale 6000 

20 Glucoumati per via fogliare e radicale 5000+5000 

21 Silicato di K 100 

22 Chelato di rame 400 

23 Zeolite sintetica 10.000 

24 Miscela di terriccio e compost 1 (20%) - 

25 Miscela di terriccio e compost 2 (20%) - 

Prove in ambiente protetto. Per verificare l’efficacia di questi 

prodotti e di altri, nel 2011 e nel 2012 sono state condotte presso 

il Centro Agroinnova, in ambiente protetto, prove su piante in 

vaso, nelle quali sono stati messe a confronto 25 tesi diverse (Tab. 

1). Sulle piante sono state effettuati due trattamenti con i diversi 

formulati a distanza di sette giorni e poi è stato inoculato artificialmente 

il batterio distribuendo sulle foglie una miscela di ceppi 

diversi contenente 1x10 8 CFU. Dopo 7 giorni dall’inoculazione, 

alla comparsa dei primi sintomi fogliari, i trattamenti sono stati 

ripetuti e poi sono proseguiti con interventi ogni 2 settimane fino 

all’inizio dell’estate, quando a causa del forte innalzamento delle 

temperature, i trattamenti sono stati sospesi. Nel corso delle prove 

sono stati valutati la diffusione e la gravità dei sintomi, l’effetto 

del prodotto sullo sviluppo delle piante e l’eventuale fitotossicità. 

Foto 1: Gemma annerita colpita 

da gelo invernale 

Foto 3: Infezione di Psa da 

peduncolo 

Foto 2: Infezione di Psa da 

cicatrice fogliare 

In queste prove, i migliori risultati 

nel contenimento della 

malattia sono stati ottenuti con 

un nuovo formulato a base di 

rame e da acibenzolar-S-metile. 

Quest’ultimo prodotto, però, 

ha mostrato una forte attività 

depressiva sullo sviluppo delle 

piante causandone la quasi 

completa defogliazione. Buoni 

risultati sono stati ottenuti 

anche utilizzando idrossido di rame, da solo e in miscela con 

ossicloruro, con fosetyl Al, con un chelato di rame e con un induttore 

di resistenza a base di glutatione, sali di potassio e rame. 

Questi due ultimi prodotti hanno dato però evidenti sintomi di 

fitotossicità. Sufficiente è stato anche il risultato ottenuto da un 

nuovo prodotto a base di glucoumati distribuito per via fogliare, 

sia per quanto riguarda il contenimento della malattia, sia per 

l’effetto favorevole sullo sviluppo delle piante. Risultati meno 

interessanti sono stati ottenuti con lo stesso prodotto distribuito 

per via radicale, con ossicloruro di rame, Bacillus subtilis e B. 


33

documenti 

Figura 1: Efficacia di differenti strategie nei confronti di Pseudomonas syringae pv. actinidiae a circa 

60 giorni dalla inoculazione artificiale (2012). 

amyloliquefaciens e con diversi prodotti disinfettanti e di copertura, 

di origine naturale e di sintesi chimica, che sono riusciti 

a limitare solo in parte la diffusione e la gravità della malattia 

rispetto al testimone non trattato (fig. 1). 

Prove di semicampo. A seguito degli screening effettuati in laboratorio 

sui prodotti più promettenti ad azione preventiva, si è proceduto 

a testarne alcuni in condizioni di semi-campo. Sono state 

quindi costituite due batterie di prove in modo da valutare l’efficacia 

dei prodotti nel contenimento dell’infezione batterica in quegli 

stage di sviluppo della pianta che ad oggi sembrano essere cruciali 

per l’ingresso del Psa nei tessuti. La prima batteria, composta da 

36 astoni di actinidia varietà Hayward, 18 maschi e 18 femmine 

provenienti da materiale vivaistico sano, è stata inoculata allo stadio 

fenologico 08 della scala BBCH (apertura gemme: primo apice del 

Tabella 2: prodotti saggiati nelle prove di semi-campo, dosaggio e meccanismo d’azione 

germoglio visibile), mentre la seconda 

composta da 72 astoni, 36 maschi e 36 

femmine è stata inoculata alla fase 19 

della BBCH scale (sviluppo fogliare: prima 

foglia completamente sviluppata). I 

prodotti saggiati sono stati suddivisi in 

due gruppi in base al meccanismo d’azione. 

Il primo gruppo comprende tutti 

i prodotti caratterizzati da un meccanismo 

d’azione basato sull’attivazione di 

difese di tipo SAR (systemic activated 

resistance) della pianta, mentre il secondo 

gruppo è composto dai prodotti che 

grazie all’azione batteriostatica, filmante 

e battericida delle molecole utilizzate 

hanno un meccanismo di azione di tipo preventivo, vale a dire che 

impediscono l’ingresso del batterio negli stomi (tab. 2). 

Il momento dell’applicazione dei prodotti è stato definito in base al 

meccanismo di azione. Infatti per permettere una adeguata diffusione 

nei tessuti dei prodotti induttori di resistenza e allo stesso tempo la 

completa attivazione dei meccanismi SAR si è proceduto ad applicare i 

prodotti induttori di resistenza una settimana prima dell’inoculazione, 

mentre i prodotti ad azione preventiva sono stati applicati 24 h prima. 

Le inoculazioni sono state effettuate per mezzo di una nebulizzazione 

sulla pianta di una sospensione di 108 cellule batteriche 

in soluzione fisiologica allo 0.9%. Come consigliato dalla letteratura 

neozelandese si è proceduto a mantenere le piante in 

condizioni di umidità prossime al 100% per 3 giorni, in modo 

Principio attivo g o ml/ha di formulato commerciale Meccanismo di azione 

Acibenzolar-S-metile 100 Induttore di resistenza 

Estratti naturali ad azione battericida 3000 Battericida 

Induttore di resistenza con fosfito di K 6000 a pH 5,5 (soluzione acidificata con acido citrico) Induttore di resistenza 

Laminarina 750 Induttore di resistenza 

Bacillus amyloliquefaciens 1500 Antagonista 

Ossido di rame 75% 700 (525 g di rame metallo) Batteriostatica 

Ossido di rame 75% + 

Zeolite sintetica 700 (525 g di rame metallo) + 

1000 Batteriostatica/Filmante 

Chelato di rame + microelementi 3000 Batteriostatica 

Zeolite sintetica 1000 Filmante 

da creare le condizioni ideali per l’ingresso del batterio negli stomi. 

Successivamente le 

piante sono state messe 

in pieno campo e monitorate 

ogni due giorni 

in modo da registrare 

e quantificare l’entità 

dell’infezione tramite la 

comparsa dei caratteristici 

macchie fogliari. Per 

completare la valutazione 

dei prodotti utilizzati 

si è proceduto, inoltre a 

monitorare 

l’eventuale 

comparsa di fitotossicità 

sulle foglie. 


documenti 

Per l’inoculazione effettuata nella fase fenologica 

08 BBCH scale, i risultati hanno evidenziato 

come dal 21 marzo sia stata rilevata 

su quasi tutte le tesi la comparsa di macchie 

fogliari mostrando come nessun prodotto sia 

stato in grado di prevenire completamente 

l’ingresso del batterio nelle piante. La PCR 

effettuata sulle foglie sintomatiche ha confermato 

che le macchie fogliari corrispondevano 

effettivamente alla presenza del patogeno 

all’interno della pianta. Nella tesi trattata con 

il solo ossido di rame (Nordox), invece, alcune 

piante che non mostravano sintomi; le successive analisi PCR hanno 

evidenziato che in queste piante l’infezione non era avvenuta. 

Per l’inoculazione effettuata in fase fenologica 19 BBCH scale, 

i risultati hanno evidenziato come il 29 maggio siano state rilevate 

su tutte le tesi, ad eccezione di quella trattata con acibenzolar-S-metile 

la comparsa delle caratteristiche macchie fogliari 

con una percentuale di germogli colpiti a fine prova abbastanza 

elevata (fig. 2). Come nella prova precedente si è proceduto a 

prelevare i campioni vegetali in tutte le tesi e, grazie alle successive 

analisi PCR, è stato possibile confermare l’avvenuta infezione. 

Ad eccezione delle tesi trattate con ossido di rame, ossido di 

rame più zeoliti sintetiche e acibenzolar-S-metile, il 100% delle 

piante hanno evidenziato sintomi fogliari. Il monitoraggio della 

fitotossicità ha evidenziato come nelle tesi in cui si sono utilizzati 

prodotti dotati attività sistemica, come l’acibenzolar-S-metile e il 

chelato di rame + microelementi, si sia determinato un elevato 

grado di stress nelle piante, i prodotti rameici hanno causato 

una leggera/media fitotossicità, mentre le altre tesi sono state 

caratterizzate da una ridotta fitotossicità. 

Discussione 

Dalle prove condotte, si possono trarre delle indicazioni importanti 

che permettono di gettare le basi di una strategia di difesa 

contro il Psa. In entrambi gli ambienti (ambiente protetto e 

semi-campo) i prodotti rameici sono riusciti a contenere l’infezione 

degli stomi facendo registrare una percentuale di germogli 

colpiti relativamente bassa. Per quanto riguarda le zeoliti sintetiche, 

caratterizzate da un’azione filmante, si è evidenziato che da 

sole non riescono a creare una barriera impermeabile al batterio 

(numero medio di macchie per pianta di 6 rispetto alle 9,6 del 

testimone, non differente statisticamente) tuttavia, l’applicazione 

con prodotti rameici crea una sinergia positiva tra i due prodotti 

Figura 2: Percentuale di germogli infetti a fine prova 

tale da ridurre sia la percentuale di piante infette sia il numero di 

germogli infetti rispetto all’applicazione del solo prodotto rameico 

(fig 2). L’acibenzolar-S-metile ha dato ottimi risultati evidenziando 

la potenzialità di questo prodotto. In aggiunta il prodotto, o la 

resistenza da esso indotta, hanno mostrato un’ottima persistenza 

nel tempo: a tre settimane dal trattamento il testimone non inoculato 

mostrava il 3% di germogli colpiti dovuti ad una probabile 

infezione secondaria, mentre le piante trattate con acibenzolar-Smetile 

continuavano a non presentare sintomi di infezione batterica. 

Per quanto riguarda l’efficacia degli altri prodotti saggiati, purtroppo 

si è osservata un’infezione del 100% delle piante trattate, 

sottolineando come nelle condizioni sperimentali in oggetto essi 

non si siano differenziati statisticamente dal testimone. 

Un ultimo commento è tuttavia necessario sull’effetto fitotossico 

dei prodotti. Tralasciando le tesi che non hanno evidenziato 

un interesse nel contenimento del patogeno, bisogna sottolineare 

che l’acibenzolar-S-metile ha mostrato non solo un’ottima 

efficacia nel contenere il patogeno, ma anche causato sintomi 

di fitotossicità sia a livello fogliare che di sviluppo della pianta. I 

prodotti a base di ossido di rame invece sono stati caratterizzati, 

come peraltro è noto, da una fitotossicità media evidenziata da 

uno stress dei tessuti fogliari, mentre lo sviluppo dei germogli è 

stato in linea con quello del testimone. Concludendo, la sperimentazione 

in oggetto getta delle ottime basi per la definizione 

di prodotti validi nel contenimento della malattia; tuttavia, la variabilità 

delle condizioni climatiche e dei cicli infettivi del batterio 

nell’agroecosistema rendono necessaria una sperimentazione in 

pieno campo in grado di definire una strategia di difesa efficace. 

Ringraziamenti 

Lavoro svolto con un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio 

di Torino e della Regione Piemonte. 


35

documenti 

Direttiva Nitrati nel settore orticolo: 

un workshop internazionale a Torino 

Monica Bassanino - Regione Piemonte, Settore Produzioni zootecniche 

Stefano Monaco, Silvana Nicola, Carlo Grignani - Università di Torino, Dip. Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari 

Emanuela Fontana - Agronoma Libera Professionista 

La Direttiva Nitrati (91/676/EEC) mira a ridurre l’inquinamento 

delle acque causato direttamente o indirettamente dall’agricoltura. 

L’indubbia rilevanza ambientale di questa norma è però 

contrapposta a difficoltà applicative e di adeguamento ai vincoli 

previsti. In particolare, la Direttiva Nitrati è nata per disciplinare 

soprattutto il carico animale delle aziende zootecniche, 

introducendo vincoli all’utilizzo degli effluenti di allevamento 

nelle aree a maggior fragilità ambientale (Zone Vulnerabili ai 

Nitrati, o ZVN). Tuttavia, gli obiettivi della Direttiva riguardano 

anche altre attività agricole, per le quali il rischio di dispersione 

d’azoto nell’ambiente, dovuto perlopiù alla fertilizzazione, 

può essere elevato. In tal senso, alcuni areali europei destinati 

all’orticoltura intensiva devono essere oggetto di particolare 

attenzione: l’elevato grado di intensificazione colturale (alti 

livelli di concimazione ed irrigazione) e le caratteristiche dei 

terreni (suoli sabbiosi, falde superficiali) possono generare un 

significativo impatto ambientale sulle risorse idriche. 

In Piemonte la produzione orticola, diffusa su circa 10.000 

ettari (Tab. 1 e Fig. 1), interessa per oltre il 50% territori designati 

Zone Vulnerabili (in particolare nell’Alessandrino, ma 

anche nel Cuneese e nell’Altopiano di Poirino). 

Per affrontare da un punto di vista tecnico-scientifico gli 

aspetti critici relativi all’applicazione della Direttiva Nitrati alle 

produzioni orticole emersi nei diversi Paesi europei, l’Università 

di Torino in collaborazione con la Commissione Europea 

ha organizzato a Torino (15-17 aprile 2013) il Workshop Internazionale 

“NEV2013 - Nitrogen, Environment and Vegetables”. 

Il convegno ha visto la partecipazione di un centinaio 

tra ricercatori, funzionari amministrativi, rappresentanti di 

ditte di fertilizzanti, agronomi, tecnici ed agricoltori, con la 

presentazione di oltre 60 lavori scientifici. Le visite tecniche 

in alcune aziende orticole in provincia di Torino hanno poi 

consentito di avere una base di discussione applicativa. I principali 

temi affrontati hanno riguardato in generale la gestione 

della concimazione azotata in orticoltura, e in particolare la 

relazione tra azoto, acqua irrigua ed altri elementi nutritivi, la 

gestione dei residui colturali e delle rotazioni, le tecniche del 

monitoraggio agro-ambientale. 


documenti 

Un settore diversificato 

e complesso 

Il settore orticolo è molto complesso: esistono sistemi colturali 

estremamente diversi (in coltura protetta o in pieno campo; 

in suolo o in fuori suolo), moltissime specie, varietà, tipologie 

di prodotto raccolto (foglie, frutti, tuberi) e destinazioni commerciali 

(mercato locale, GDO, industria di trasformazione, 

export) nonché una forte variabilità pedoclimatica tra le aree 

di coltivazione (Mediterraneo, Nord Europa). 

Le ortive presentano differenze molto forti in termini di efficienza 

nell’assimilazione dell’azoto che viene fornito con le 

fertilizzazioni. Le strategie di fertilizzazione dipendono però 

principalmente dagli obiettivi commerciali: sebbene la resa 

continui a rappresentare il primo obiettivo per il produttore, 

anche le caratteristiche qualitative, commerciali ed igienicosanitarie 

del prodotto sono importanti, soprattutto per le filiere 

avanzate che destinano il prodotto alla GDO e all’export. 

Sul fronte nitrati esistono poi vincoli comunitari al contenuto 

di nitrati in alcune ortive da foglia (es. spinaci, rucola, insalate), 

volti a tutelare il consumatore dall’assunzione di eccessi 

di nitrati, che come noto vengono ingeriti principalmente 

con l’acqua, alcune ortive e i salumi. Ulteriori vincoli sono poi 

spesso imposti dalla GDO, non soltanto per la salubrità del 

prodotto, ma anche per le conseguenze negative sulla conservabilità 

dei prodotti. 

dall’ammendante. Esistono oggi molti strumenti che possono 

favorire una migliore gestione della fertilizzazione; dovrebbero 

essere semplici, informativi ed affidabili, ma purtroppo al 

momento nessuno sembra soddisfare contemporaneamente 

tutte queste caratteristiche. In molti casi ci si basa sul bilancio 

input – output; nonostante l’apparente superficialità del 

metodo, questo resta ancora l’indicatore di efficienza azotata 

più diffuso. In alcuni Paesi si utilizza la misura a inizio e fine ciclo 

colturale del contenuto di azoto minerale del suolo. Hanno 

grande interesse anche in orticoltura gli indicatori basati 

sul colore fogliare o sulle caratteristiche ottiche delle foglie 

(es.: Spad, Nitra-test, Canopy Reflectance); sono da preferire i 

metodi che analizzano un’ampia porzione del manto vegetale, 

piuttosto che piccole porzioni di foglia. In generale, è stata 

sottolineata l’importanza di combinare gli indicatori colturali 

con altre informazioni disponibili producendo modelli colturali 

o, con maggiore significato applicativo, sistemi empirici 

di supporto alle decisioni (Decision Support Systems – DSS; 

es.: KNS system, Veg-Sys, Well-N, EU-Rotate). In ogni caso, 

sarebbe auspicabile che ogni grande areale orticolo europeo 

disponesse di un proprio metodo, testato localmente. 

In conclusione, per il settore orticolo un’attenta ed efficiente 

gestione della fertilizzazione ha un ruolo fondamentale non 

solo per le rese, ma soprattutto per la commercializzazione 

del prodotto, e i vincoli agro-ambientali in questo senso dovrebbero 

concorrere a sviluppare un approccio di “concimazione 

integrata”, analogamente alla difesa integrata delle 

colture, in cui gli stretti rapporti tra suolo, acqua, coltura ed 

elementi nutritivi vengano ottimizzati. 

Tabella 1: Diffusione delle colture orticole in Italia (ISTAT, 2010) 

In pieno campo In coltura protetta 

ha 

ha 

Italia 588.000 35.000 

di cui nel Nord Italia 126.000 8.500 

di cui in Piemonte 9.800 800 

Figura 1: Colture orticole (ha) nelle Zone Vulnerabili in Piemonte 

(Regione Piemonte, 2012) 

Il settore orticolo spesso impiega elevate quantità di materiali 

organici (compost e letame) per migliorare la qualità fisica 

dei suoli. Molto importante in questi casi è l’effettiva contabilizzazione, 

nel piano di concimazione, dell’azoto fornito 


37

uno sguardo sull'europa 

a cura di Andrea Marelli 

Presentato il rapporto 

sugli alimenti pericolosi 

La nuova relazione annuale sul Sistema di allarme rapido europeo 

per alimenti e mangimi (RASFF) rivela che nel 2012 quasi il 

50% delle notifiche ha riguardato il respingimento alle frontiere 

dell’UE di alimenti e mangimi che presentavano rischi per la sicurezza 

alimentare. 

Varato 30 anni fa, il Rasff è uno strumento informatico che semplifica 

il flusso transfrontaliero di informazioni tra le Autorità 

nazionali di tutti gli Stati membri preposte alla sicurezza alimentare. 

Quando viene individuato un prodotto a grave rischio, il 

Rasff informa il Paese terzo interessato affinché adotti gli opportuni 

correttivi e impedisca che il problema si ripresenti. 

Nel 2012, le notifiche sono state 8.797, in diminuzione del 3,9% 

rispetto al 2011. 526 notifiche di allarme hanno riguardato rischi 

gravi riscontrati in prodotti sul mercato (-14% rispetto al 2011). 

Cina, India e Turchia sono in cima alla classifica, rispettivamente 

con 540, 338 e 310 segnalazioni, mentre l’Italia si posiziona al 

7° posto con 112 segnalazioni. Tra le categorie merceologiche 

più frequenti negli allerta, la carne e i suoi derivati (83), seguita 

da pesce e prodotti ittici. Le cause che hanno fatto scattare 

la notifica sono principalmente la presenza di pesticidi, metalli 

pesanti, aflatossine, plastificanti, diossine e contaminazioni microbiologiche. 

i 

Per scaricare il Rapporto Rasff: 

http://ec.europa.eu/food/food/rapidalert/index_en.htm 

6,5 miliardi per il Fondo 

europeo per la pesca 

La Commissione Pesca del Parlamento europeo ha approvato le 

regole operative che determineranno il futuro del nuovo Fondo 

europeo per le attività marittime e della pesca (Feamp), destinato 

a un modello di attività sostenibile e competitiva nel settore 

per il periodo 2014-2020. Il Feamp, che ha attivato risorse per 

6,5 miliardi di euro, dovrebbe tracciare un confine chiaro tra 

piccola pesca artigianale, che diventa la principale destinataria 

delle risorse previste dal Fondo, e la grande pesca industriale. 

Tali risorse andranno a sostenere anche l’acquacoltura al fine 

di produrre di più e superare il gap esistente tra la produzione 

e il consumo europeo. Una funzione importante viene, inoltre, 

conferita alla pesca-turismo come integrazione al reddito dei 

pescatori in crisi, nell’ambito di un percorso legato alla diversificazione 

delle attività, intese come complementari a quella 

del pescatore stesso. Il Feamp si inserisce all’interno delle nuove 

regole previste dalla prossima Politica Comune della Pesca, che 

attende ad ottobre l’approvazione del Consiglio europeo del testo 

revisionato dal Parlamento. 

Contraffazione alcolici, 

patto UE-Cina 

Il Commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale, 

Dacian Ciolos, ha incontrato a Pechino il Ministro cinese per il 

controllo della qualità, le ispezioni e la quarantena, Zhi Shuping 

per la sottoscrizione di una lettera di intenti al fine di contrastare 

il fenomeno della contraffazione nel commercio di bevande 

alcoliche. Nel documento, le due parti si impegnano a 

condividere informazioni utili sui prodotti abusivi, così da poter 

adottare misure più efficaci e inoltre a individuare le pratiche di 

contraffazione, incluse quelle per certificati e marchi d’origine, 

nonché per altri documenti di accompagnamento sui rispettivi 

territori. Prevista infine anche l’introduzione di misure più adeguate 

per contrastare l’abusività, che includono opzioni come 

la creazione di sistemi per il controllo e la tracciabilità, l’organizzazione 

di corsi di formazione per gli operatori del settore e 

l’autenticazione attraverso analisi di laboratorio. 

Premio FAO al programma 

“EU Food Facility” 

Il presidente della Commissione, Manuel Barroso, ha ritirato il 

15 giugno scorso il premio Jacques Diouf per la sicurezza alimentare, 

consegnato dalla Fao (l’organizzazione delle Nazioni 

Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) all’Unione Europea per 

“Food Facility”, il fondo da un miliardo di euro, istituito nel 2008 

durante la crisi alimentare che ha colpito il Corno d’Africa ed il 

Sahel e volto ad assicurare un sostegno efficace e veloce alle 

persone maggiormente colpite dalle carestie. “Food Facility” ha 

sin’ora fornito un sostegno indiretto a 93 milioni di persone, ha 

vaccinato oltre 44,6 milioni di capi di bestiame e ha contribuito 

ad istruire 1,5 milioni di persone, facendo aumentare la produzione 

agricola sostenibile di piccoli agricoltori e il loro reddito 

e facilitando il loro accesso ai mercati. ll Commissario europeo 

per lo Sviluppo, Andris Piebalgs, ha successivamente annunciato 

nuovi finanziamenti pari a 3,5 miliardi di euro tra il 2014-2020, 

volti a incrementare la nutrizione nei Paesi in via di sviluppo. 



Come ridurre l’azoto in zootecnia: 

primi spunti dal progetto LIFE + “AQUA” 

Centro Ricerche Produzioni Animali - CRPA spa, Reggio Emilia 

Il progetto LIFE + “AQUA”, acronimo di “Achieving good water 

Quality status in intensive animal production areas” è finanziato 

dalla Commissione Europea e da numerosi co-finanziatori 

pubblici e privati; è condotto da una rete di partner e collaboratori 

coordinata da CRPA, Centro Ricerche Produzioni Animali 

S.p.A. di Reggio Emilia, e si realizza nelle regioni a maggiore 

intensità zootecnica dell’Italia del Nord: Piemonte, Lombardia, 

Emilia-Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia. 

Il progetto è finalizzato a dimostrare come sia possibile ridurre 

la quantità di azoto immesso nell’ambiente dagli allevamenti. 

I principali obiettivi tecnici del progetto Aqua sono: 

• ridurre il contenuto di azoto degli effluenti zootecnici, 

applicando diete per gli animali allevati che consentano un’elevata 

efficienza d’uso dell’azoto. Nel caso dei suini vengono 

utilizzati mangimi a ridotto contenuto proteico, con appropriata 

integrazione di aminoacidi essenziali. Nel caso dei bovini da 

latte e da carne vengono attuate strategie di alimentazione 

volte ad assicurare una ottimale funzionalità del rumine, per 

garantire la produzione di proteine ed energia necessarie ad 

assicurare alte produzioni, riducendo nel contempo l’escrezione 

di azoto; 

• aumentare l’efficienza fertilizzante dell’azoto e del fosforo 

contenuti negli effluenti zootecnici. I liquami delle aziende 

dimostrative sono utilizzati per fertilizzare colture ad elevata 

asportazione di azoto e lunga stagione di crescita, come i prati 

e le doppie colture (colture primaverili-estive seguite da colture 

autunno-vernine). Vengono inoltre impiegate tecniche innovative 

per distribuire i liquami su colture in fase vegetativa (ad 

esempio la fertirrigazione con frazioni chiarificate dei liquami 

per mezzo di ali gocciolanti o l’interramento poco profondo 


39


tra le file). Ciò permette inoltre di risparmiare sull’acquisto dei 

concimi di sintesi; 

• ridurre la dispersione dei nutrienti dai terreni alle acque 

attraverso misure agro-ambientali; 

• limitare le pressioni e gli impatti nelle aree ad elevata 

densità di allevamenti, attraverso la separazione e il trasferimento 

di frazioni solide degli effluenti zootecnici. Allo scopo è 

stato istituito un consorzio di gestione degli effluenti zootecnici 

che provvederà alla separazione solido/liquido dei liquami e 

al trasporto della frazione solida ad aziende agricole non zootecniche 

caratterizzate da ridotto contenuto di sostanza organica 

nei terreni, come possono essere quelle ad alta vocazione 

frutticola della Romagna; 

• migliorare e semplificare i controlli aziendali, con la messa 

a punto di un sistema per la tracciabilità e la certificazione 

delle buone pratiche nella gestione dei nutrienti (dall’alimentazione 

animale alla produzione ed uso degli effluenti), che aiuti 

gli allevatori a ridurre l’impegno per la raccolta e la gestione dei 

dati e che possa anche essere utilizzato dalle autorità competenti 

per le verifiche di conformità alle norme; 

• valutare la sostenibilità economica e ambientale delle 

strategie di gestione proposte. È importante infatti definire se 

e in quale misura la loro adozione può modificare sia i costi di 

produzione e la remunerazione del lavoro, sia gli impatti ambientali 

del processo produttivo. 

Giornate dimostrative 

per i primi risultati 

Con la campagna agricola 2011/2012 il progetto AQUA ha 

fornito i suoi primi risultati. Le tecniche innovative applicabili 

alla gestione attenta e razionale delle deiezioni animali sono 

state illustrate con una nutrita serie di eventi e di giornate dimostrative 

destinate principalmente ad agricoltori e allevatori 

(visionabili sul sito web del progetto all’indirizzo aqua.crpa.it). 

Il partner piemontese è IPLA (Istituto per le Piante da Legno 

e l’Ambiente S.p.A.), che svolge il lavoro nelle aziende dimostrative 

con il supporto tecnico e scientifico dell’Università di 

Torino (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari 

- DISAFA, gruppi di ricerca Agronomia Ambientale e Zootecnica). 

Cardine del progetto sono le aziende dimostrative, nelle 

quali si utilizzano per gli animali diete che migliorano l’efficienza 

d’uso della proteina degli alimenti e contestualmente si 

applicano tecniche colturali per il massimo sfruttamento dell’azoto 

degli effluenti nelle rotazioni agronomiche. 

Le aziende dimostrative sono distribuite nelle 5 regioni che partecipano 

al progetto: la specie e il tipo di allevamento rispecchiano 

la zootecnia presente in ogni specifico territorio (tabella 

1). 

Tabella 1 - Aziende dimostrative del progetto “AQUA” 

Specie 

zootecnica 

Bovini 

da latte 

Bovini 

da carne 

Regione Azienda Destinazione 

produttiva 

Lombardia 

Emilia-Romagna 

Veneto 

Friuli VG 

Piemonte 

Veneto 

Pinotti Luigi e 

Alberto, Pizzighettone 

(CR) 

Mori Carlo, Gattatico 

(RE) 

Sgambaro Mario, 

Villa del Conte (PD) 

Bolzon Ernesto e 

Figli, Bicinicco (UD) 

Sevega Bruno e 

Dario, Cervere (CN) 

Cagnin Gianfranco 

e Luciano, Piombino 

Dese (PD) 

Suini Piemonte Mana Stefano, 

Genola (CN) 

Lombardia 

Emilia-Romagna 

Soc. Agr. Biagi Romeo 

SS, Borgoforte 

(MN) 

Zambelli F.lli, 

Guastalla (RE) 

Formaggio 

Grana Padano 

Formaggio 

Parmigiano- 

Reggiano 

Latte alimentare 

Latte alimentare 

Carne bovina, 

razza specializzata 

Piemontese 

Carne bovina, 

da maschi di 

razza Frisona 

Circuito dei 

prosciutti DOP 

Circuito dei 


Circuito dei 


Sul sito web del progetto ogni azienda dimostrativa ha una sezione 

dedicata, dove vengono illustrati obiettivi e risultati delle 

attività specifiche che si realizzano; infatti, pur nel rispetto delle 

linee progettuali, per ogni realtà produttiva si è pianificato 

un percorso dimostrativo che rispecchia le peculiarità della tradizione 

agricola e zootecnica del territorio. 

Nel caso del Piemonte il progetto tratta le aziende zootecniche 

da carne, con bovini e suini, localizzate in un’area a forte densità 

zootecnica qual è la provincia di Cuneo. I prodotti che rappresentano 

la Regione sono infatti la razza bovina Piemontese 

e i suini pesanti per la produzione di prosciutti a DOP. 

Nel corso del primo anno di progetto sono state svolte una 

serie di attività per valutare le modalità di conduzione ordinaria 

delle aziende, le quantità e l’uso dell’azoto nelle aziende. Questo 

monitoraggio ha riguardato l’azienda zootecnica nel suo 


fabbisogni nutritivi (proteici ed energetici) di soggetti molto 

diversi nelle esigenze alimentari a causa del diverso assetto ormonale. 

I risultati dell’applicazione di questa tecnica saranno 

disponibili e illustrati nelle attività dimostrative che partiranno 

dalla primavera/estate del 2013. 

Dal punto di vista del bilancio complessivo aziendale dell’azoto, 

la quota maggiore di azoto in ingresso è costituita dagli 

alimenti acquistati, in quanto i prodotti vegetali coltivati sui 

terreni in conduzione non vengono reimpiegati nell’allevamento 

ma ceduti all’esterno. Quando i prodotti vegetali coltivati 

sui terreni in conduzione non sono reimpiegati nell’allevamento 

ma vengono venduti all’esterno. Ciò incrementa l’efficienza 

d’uso dell’azoto a livello aziendale (output/input tra 0,5 e 

0,6), per mancata allocazione interna dei prodotti vegetali ai 

fini delle produzioni animali, che sono meno efficienti di quelle 

vegetali in termini di utilizzo dell’azoto. Gli effluenti prodotti 

sono destinati in parte a terreni extra-aziendali, ma il surplus di 

N espresso per unità di superficie (calcolato come la differenza 

tra gli ingressi di N in azienda e le uscite di N dall’azienda) 

resta comunque piuttosto elevato, anche per le integrazioni 

fertilizzanti che vengono fatte con concimi minerali, in modo 

particolare su mais in copertura. 

L’Azienda Sevega, alleva bovini di razza Piemontese a Cervere 

(CN), cioè al centro del territorio dove è concentrata questa 

razza che produce carni di alta qualità. L’allevamento a ciclo 

chiuso e conta 320 capi in linea vacca-vitello, parte in stabulainformazione 

tecnica 

complesso, cioè dall’alimentazione degli animali all’impiego 

dell’azoto in campo, considerando quindi il ciclo completo di 

tale elemento nutritivo nell’azienda zootecnica che deve finire 

con l’uso agronomico. Sulla base dei risultati raccolti, sono 

state pianificate le azioni di miglioramento dell’efficienza d’uso 

dell’azoto che, sia per l’alimentazione animale che per l’impiego 

agricolo, saranno oggetto della dimostrazione del 2013. 

L’azienda Mana, situata a Genola (CN), alleva suini pesanti ed 

è iscritta al circuito tutelato per la produzione di cosce destinate 

alle DOP prosciutti di Parma e di San Daniele. L’allevamento 

dispone di 1600 posti ingrasso e di 35 ha di terreno in pianura 

irrigua. Il riparto colturale prevede la rotazione di mais, loiessa, 

soia e frumento venduti sul mercato. Gli effluenti prodotti 

vengono utilizzati per fertilizzare tutti i terreni in proprietà e in 

parte sono destinati a 15 ha extra-aziendali. Durante la prima 

annualità di progetto, dedicata al monitoraggio della conduzione 

ordinaria delle aziende dimostrative, l’azienda Mana ha 

fatto registrare una efficienza d’uso dell’azoto alimentare dei 

suini pari al 29%, rilevata in un ciclo di accrescimento/ingrasso 

di 208 giorni, per un incremento di peso di circa 136 kg. 

L’azienda ha avuto parametri produttivi molto soddisfacenti, 

anche grazie alle buone condizioni sanitarie che il sistema di 

allevamento tutto pieno/tutto vuoto permette. La strategia di 

miglioramento dell’uso dell’azoto scelta per l’azienda Mana è 

l’allevamento a sessi separati: alimentare le femmine intere e 

i maschi castrati separatamente permette di seguire meglio i 


41


zione fissa, parte in stabulazione libera. L’ingrasso dei vitelloni 

avviene utilizzando alimenti prodotti direttamente in 42 ha di 

terreno di pianura in proprietà, il cui riparto colturale prevede 

rotazioni di mais di primo e secondo raccolto, loiessa e orzo, 

interamente reimpiegati nell’allevamento. Gli effluenti prodotti 

vengono utilizzati per fertilizzare i terreni aziendali. Il monitoraggio 

delle modalità di alimentazione durante la fase di ingrasso 

dei vitelli (prevista dai 400 kg ai 600 kg circa, con un incremento 

atteso di 1,2 kg al giorno) ha indicato una efficienza 

d’uso dell’azoto alimentare del 21% e ha permesso di calcolare 

livelli di escrezione per posto/anno in linea con quanto riportato 

dalla normativa per i bovini da carne (33,6 kg di N al campo 

/capo/anno, tabella 2 del D.M. 7 aprile 2006). Per l’azienda 

Sevega è stata pianificata un’azione di miglioramento dell’efficienza 

dell’azoto alimentare che, unendo un abbassamento 

della proteina grezza e strategie per il buon funzionamento del 

rumine, potranno condurre a miglioramenti nel bilancio complessivo 

dell’azoto a livello aziendale. Dal punto di vista complessivo 

dell’azienda, l’ingrasso dei vitelloni avviene utilizzando 

in prevalenza alimenti di produzione aziendale; ciò riduce l’efficienza 

d’uso dell’azoto (output/input) a un valore inferiore a 

0,2, per allocazione interna dei prodotti vegetali, ma il surplus 

di N espresso per unità di superficie risulta il più basso di tutte 

le aziende dimostrative del progetto (165 kg N/ha). 

Conclusioni 

L’attività di monitoraggio condotta nel primo anno del progetto 

ha consentito di effettuare una fotografia puntuale delle diverse 

situazioni aziendali prima dell’introduzione di qualsiasi modifica 

della razione e delle tecniche agronomiche. A partire dal secondo 

anno è stato messo in pratica un “percorso”, specificamente 

studiato per ogni azienda, volto a migliorare l’efficienza d’uso 

dell’azoto, a livello sia di allevamento che del campo, con interventi 

mirati sulla razione, sulle colture e sulle tecniche di utilizzazione 

agronomica degli effluenti di allevamento. 

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto si sta verificando come 

può essere concretamente possibile inserire nelle aziende le pratiche 

che consentono di aderire alla deroga al limite dei 170 kg 

N/ha previsto per le Zone Vulnerabili da Nitrati, portandolo sino 

a 250 kg N/ha come concesso all’Italia con la decisione della 

Commissione Europea n. 721 del 3 novembre 2011. Fondamentale 

è avere colture con stagioni di crescita prolungate ed elevato 

grado di assorbimento di azoto e tecniche di distribuzione che 

consentano di ampliare il calendario degli spandimenti. 



Nuove tecnologie per ridurre il consumo 

delle risorse idriche in agricoltura 

Alberto Cugnetto, Alberto Gennaro, Augusto Marchesini - Osservatorio piemontese di frutticoltura (Alberto Geisser) 

Il cambiamento climatico manifestatosi negli ultimi anni ha promosso 

un riscaldamento che in Europa è stato particolarmente 

evidente nelle zone mediterranee, con aumento dei valori medi 

delle temperature e delle ondate di calore sia in estate che in primavera. 

Negli ultimi decenni la precipitazione media è diminuita, 

almeno fino a metà degli anni ‘90, facendo contemporaneamente 

registrare un aumento degli eventi estremi (UNASA, 2006). 

In ambito agrario, l’aumento delle temperature determina un incremento 

dell’evapotraspirazione delle colture. Nelle coltivazioni 

non irrigue il cambiamento del clima può condurre a fenomeni 

di stress idrico di diversa entità, con conseguenti diminuzioni 

quali-quantitative delle produzioni agricole. 

Lo studio delle relazioni esistenti tra la disponibilità idrica del 

terreno ed il potenziale idrico delle piante (grado di idratazione), 

quali ad esempio erpicature e lavorazioni mirate del suolo (Atkison, 

Thomas, 1985), risulta oggi una valida tecnica per ottimizzare 

la risorsa idrica disponibile nel terreno non irriguo. A tale 

scopo oggi, per ottenere in tempi brevi informazioni necessarie 

a programmare interventi colturali che consentono la riduzione 

dei costi di gestione agraria ed il risparmio idrico (Hawkins, 

1985), è necessario sperimentare l’impiego delle tecniche elettroniche 

di rilevamento del contenuto idrico presente nei suoli. 

I dati raccolti in continuo sono accumulati in memorie elettroniche 

e disponibili per l’elaborazione computerizzata. Queste 

nuove tecniche, affiancandosi all’esperienza dell’agricoltore, 

consentono di applicare una proficua agricoltura di precisione 

che assicura la produzione e la protezione delle piante, evitando 

d’incorrere in deficienze o eccessi dei fattori colturali. 

Di seguito vengono presentati i risultati ottenuti grazie al monitoraggio 

in continuo dei parametri idrici del suolo utilizzando 

due diverse sonde Watermark e Soilmoisture, allo scopo di confrontare 

i dati ottenuti dell’umidità del suolo, con i risultati delle 

precipitazioni giornaliere dell’evapotraspirazione e le misure di 

potenziale idrico di base delle piante di melo e della vite. 

Materiali e metodi 

Le ricerche sul melo sono state effettuate presso il meleto sperimentale 

A. Geisser gestito dall’Osservatorio di Frutticoltura Piemontese, 

presso il centro Bonafous di Chieri, mentre le indagini 

sulla vite sono state eseguite in un vigneto a pergola nel Canavese, 

sito nel comune di Settimo Vittone, presso una azienda 

agricola locale. 


43


Il meleto è posto ad un’altitudine di 350 m s.l.m. Impiantato nel 

2001, ha una superficie di 3000 m 2 circa e riunisce undici incroci 

interspecifici per studiare le resistenze o le tolleranze delle piante 

di melo resistenti alle malattie fungine. I meli sono innestati su 

Figura 1: Sintesi delle determinazioni effettuate nelle annate 2008, 2010 e 2011 nel meleto Geisser. 

Confronto tra il bilancio idrico (differenza tra precipitazioni giornaliere ed evapotraspirazione 

effettiva) espresso in mm, andamento dell’umidità degli strati del suolo (kPa) monitorato con le sonde 

Watermark e andamento del potenziale idrico di base delle piante (MPa), nei periodi considerati. 

‘M9’ e ‘M26’. Il frutteto, privo di irrigazione, presenta una pendenza 

del 3-5 % ed una esposizione prevalente a Sud-Est. 

suolo è franco argilloso ed è impiantato a rittochino con distanze 

di 3 m sulla fila e 4 m tra le file. L’interfilare è perennemente inerbito 

e sono presenti 10 filari composti 

da 25 piante cadauno per un totale di 

250 piante. Il meleto è gestito secondo 

un programma di agricoltura biologica. 

All’interno del meleto è stata individuata 

una pianta dove sono state inserite 

tre sonde per la misura in continuo del 

contenuto idrico del suolo. 

Il vigneto, anch’esso privo di irrigazione, 

è sito a 260 m s.l.m., è stato impiantato 

nel 2006 con il clone di Nebbiolo 

CVT 142, innestato su Kober 5bb 

ed ha una superficie totale di 2000 m 2 

circa. Il sistema di allevamento è a pergola 

ed i filari sono disposti in terrazzi 

con muri di contenimento in pietra. Il 

suolo è franco-sabbioso con presenza 

diffusa di scheletro e l’interfilare è perennemente 

inerbito. Le distanze di 

impianto sono di 1 m sulla fila e, circa, 

2,70 m tra le file. All’interno di un filare, 

sono state individuate 2 piante poste 

a distanza di 20 m e ad ogni pianta 

scelta sono state inserite due sonde 

elettroniche per la misura in continuo 

del contenuto volumetrico percentuale 

di acqua nel suolo (VWC). 

Per misurare direttamente lo stato idrico 

del meleto e del vigneto, 20 piante 

di melo per il triennio estivo 2008, 

2010 e 2011 e 10 piante di vite nell’estate 

del 2012, sono state periodicamente 

sottoposte alla misura fogliare 

del potenziale idrico (ψb ,valori espressi 

in MPa). La determinazione è avvenuta 

con la camera a pressione (Scholander 

et al., 1965): ψb è misurato prima 

dell’alba, quando la pianta è in equilibrio 

idrico con il suolo poiché ha ancora 

gli stomi chiusi. Le piante utilizzate per 

Il 



la determinazione di ψb erano tutte vicine al punto di inserzione 

delle sonde, alla medesima quota altimetrica. Si ritengono valori 

soglia -0,4 MPa al di sotto dei quali le piante sono in stress idrico 

(Williams et al. , 2002). 

Grazie alla presenza di una centralina meteo adiacente ad entrambi 

gli appezzamenti è stato possibile compilare i bilanci idrici 

giornalieri calcolati come differenza tra la precipitazione giornaliera 

espressa in mm e l’evapotraspirazione effettiva in mm 

(ETE), parametri che possono essere utili per definire i volumi 

idrici utilizzabili per una irrigazione di precisione. L’evapotraspirazione 

effettiva è stata calcolata usando la formula proposta da 

Blaney-Criddle (Allen et al. , 1986). 

Nel meleto per il triennio di indagini estive, sono state utilizzate 

le sonde tipo Watermark che forniscono dei valori di potenziale 

idrico del suolo espressi in kPa. Valori intorno allo 0 kPa indicano 

che il suolo è saturo d’acqua mentre valori intorno a 200 Kpa 

indicano che il suolo è secco. Le sonde sono state poste a tre 

livelli di profondità, 0,20 m, 0,35 m e 0,50 m ed eseguivano una 

lettura ogni ora. 

Nel vigneto, per l’annata 2012, sono state utilizzate delle sonde 

tipo Soilmoisture che riportano valori del contenuto idrico 

volumetrico percentuale del terreno (VWC). In un suolo franco 

sabbioso è normale trovare valori compresi tra 0, asciutto e 

35%, ritenzione idrica massima (http://weather.nmsu.edu/models/irrsch/soiltype.html). 

In tutti i casi i valori letti in continuo 

venivano registrati da un datalogger esterno. 

Risultati 

La figura 1 riporta tre grafici delle annate 2008, 2010 e 2011 

relative al meleto sperimentale. I tre diagrammi esposti mostrano 

un buon riscontro dei dati relativi all’andamento triennale 

dell’evapotraspirazioni giornaliere, dell’umidità del suolo ed il 

potenziale idrico della piante. Nell’ambito di ogni anno si verifica 

una corrispondenza tra l’umidità del suolo ed il potenziale 

idrico delle piante. 

La figura 2, riporta due grafici dell’anno 2012. I diagrammi presentano 

una buona riproducibilità dei dati ottenuti dalle due 

sonde Soilmoisture e poste su due diverse viti. Il confronto della 

umidità del suolo negli strati a 20 e 40 

cm forniti dalle due sonde ed i risultati 

del potenziale idrico di base della 

piante mostra un buon accordo sul 

valore del grado di idratazione delle 

viti. Inoltre i due grafici della figura 2 

presentano risultati ripetibili ottenuti 

dalle due sonde impiegate. 

Figura 2: Sintesi delle determinazioni effettuate nell’ annata 2012 nel vigneto. Confronto tra le precipitazioni 

giornaliere espresse in mm, andamento dell’umidità % degli strati del suolo (VWC) nei 2 

siti monitorati con le sonde Soilmoisture e andamento del potenziale idrico di base (MPa), espresso 

come valore medio di 5 piante limitrofe al punto di inserzione delle sonde, nel periodo considerato. 

Conclusioni 

La determinazione contemporanea dei 

parametri climatici del meleto mediante 

la compilazione dei bilanci idrici e 

lo studio dell’umidità del suolo a differenti 

profondità (0,20-0,50 m) ha 

permesso di rilevare le dinamiche del 

movimento dell’acqua nel suolo. In 

base a questo risultato è possibile concludere 

che eventi piovosi distribuiti in 

più giorni (50 mm in 2-3 gg.), sono 

sufficienti ad idratare gli strati più 

profondi del suolo, mentre lo strato 

superficiale (0,20 m) si umidifica con 

piogge giornaliere di almeno 10-20 

mm. La determinazione del potenziale 


45


idrico di base dei meli (ψb) ha messo in evidenza che piogge sia 

intense e distribuite in poco tempo (>30mm/g), sia frequenti ma 

con volumi limitati, non sono sufficienti a garantire un adeguato 

stato idrico dei meli nelle condizioni colturali considerate. 

Nelle condizioni colturali indicate, il monitoraggio dell’umidità 

degli strati superficiali (0,20-0,35m) permette di individuare le 

soglie d’intervento con maggior precisione. 

Interpolando i valori di potenziale idrico del melo e della vite (ψb) 

con i relativi valori delle sonde Watermark e Soilmoisture è stato 

possibile studiare le correlazioni tra i metodi in studio (fig. 3). Ciò 

ha permesso di individuare le soglie di intervento, necessarie per 

programmare opportune lavorazioni del suolo (erpicature) utili a 

conservare l’umidità del terreno e a limitare lo stress idrico, o nel 

caso si abbia a disposizione un impianto di irrigazione a goccia, 

a programmare turni di adacquamento. 

La nostra sperimentazione ha permesso di validare un metodo 

alternativo alla determinazione classica del potenziale idrico delle 

piante, fornendo parametri di facile utilizzo. Il valore della soglia 

di intervento riferito al meleto risulta di 100-120 kPa quando si 

utilizzano sonde del tipo Watermark, mentre per le sonde del tipo 

Soilmoisture, utilizzate nel vigneto, la soglia di intervento viene 

stabilita quando si scende al di sotto di valori compresi tra 10-15 

% del contenuto idrico volumetrico teorico del terreno (VWC). I 

due diversi sensori da noi verificati presentano una buona affidabilità 

e ripetibilità nella registrazione dell’umidità del terreno. 

Attualmente questo tipo di studi richiede una ricerca sistematica 

sulle diverse classi dei suoli. La ricerca da noi effettuata indica un 

positivo sviluppo dell’agricoltura di precisione. 

Figura 3: Correlazione tra il metodo che utilizza la camera a pressione 

ed i valori riscontrati con le sonde Watermark (sopra) e Soilmoisture a 

20 cm di profondità (p 0,05). I valori sono espressi in kPa. 



Varieta’ di orzo e frumento tenero 

in Piemonte nell’annata agraria 2012-2013 

Ricerca Finanziata dalla Regione Piemonte 

Carlo Ferrero, Andrea Pilati - Capac 

Roberta Pons - Cooperativa Agrovalli 

Nell’annata agraria 2012-2013 si sono svolte in Piemonte le prove 

di confronto varietale cereali a paglia (orzo e frumento tenero), 

nell’ambito delle reti nazionali coordinate dal Consiglio per la Ricerca 

e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) attraverso le Sezioni 

competenti. L’attività fa parte di una realtà ormai consolidata che è 

di supporto agli operatori, tecnici e agricoltori, nelle scelte colturali 

nel settore dei cereali a paglia. 

Impostazione delle prove 

Le prove di frumento tenero sono state condotte nelle 

località di Cigliano (VC), Poirino (TO) e Cuneo (fraz. 

San Pietro del Gallo). Le prove orzo sono state realizzate 

nelle località di Cigliano e Cuneo. Sono state 

poste a confronto 36 varietà di frumento tenero e 24 

varietà di orzo comuni a tutta la rete nazionale. 

Le prove parcellari sono organizzate in uno schema 

a blocchi randomizzati con 3 repliche. Ogni parcella 

sperimentale è stata seminata utilizzando una seminatrice 

parcellare a 12 file con interfila di 13,6 cm. Le 

parcelle sperimentali, lunghe circa 6,5 m, hanno una 

superficie media di 10,6 m2 e sono separate tra loro 

da uno stradino di circa 1 m. Sono state rilevate: la 

data di spigatura, l’altezza della pianta, l’allettamento 

in spigatura e a maturazione, l’incidenza delle malattie: 

septoriosi fogliare e fusariosi della spiga per il frumento 

tenero ed elmintosporiosi fogliare per l’orzo, nella sola località 

di Cuneo è stato fatto un ulteriore rilievo per l’oidio su frumento 

tenero e rincosporiosi su orzo. Per il frumento tenero è stata determinata 

la densità colturale di alcune cultivar mediante il conteggio 

delle spighe per m2. Alla raccolta sono state rilevate la resa unitaria, 

l’umidità, il peso ettolitrico e il peso dei mille semi; mediante stru- 

Tab. 1: Principali caratteristiche delle località di prova e della tecnica colturale adottata 

CIGLIANO (VC) POIRINO (TO) CUNEO 

Altezza (m slm) 250 250 500 

Suolo : tessitura franco sabbioso franco limoso medio impasto 

Precessione colturale mais granella mais granella mais granella 

Data di semina orzo 07/11/12 03/11/12 

f. tenero 07/11/12 25/10/12 03/11/12 

Numero semi germinabili 

frumento 450 450 450 

/ m 2 orzo 350 

350 

Concimazione presemina 

Concimazione copertura 

N (kg/ha) 

N (kg/ha) 15 0 0 

P2O5 (kg/ha) 40 0 0 

K2O (kg/ha) 80 115 125 

data 11/03/13 12/03/13 21/03/13 

f. tenero 140 140 100 

orzo 70 50 

Diserbo Logran Hussar maxx Logran 

data 15/03/13 18/03/13 22/03/13 

Trattamento fungicida f. tenero Tiptor Ultra Tiptor Ultra 

spigatura 

Raccolta orzo 26/06/13 12/07/13 

f. tenero 04/07/13 08/07/13 19/07/13 


47


Tab. 2: Caratteristiche produttive medie delle 24 cultivar di orzo in prova in parcella nel 2012-2013. 

Cultivar 

Spiga* 

Produzione 

(q/ha al 13% 

di um.) 

CIGLIANO (VC) CUNEO MEDIA 

Peso ettolitrico 

(kg/hl) 

Altezza 

pianta (cm) 

Produzione 

(q/ha al 13% 

di um.) 


(kg/hl) 

Altezza 

pianta (cm) 

Produzione 

(q/ha al 13% 

di um.) 


(kg/hl) 

ATLANTE P 64,0 59,6 86 74,9 54,7 82 69,5 57,2 84 

ALIMINI P 65,0 56,6 86 67,4 56,0 84 66,2 56,3 85 

AZZURRO P 57,7 61,8 84 72,8 59,4 83 65,3 60,6 83 

DINGO P 66,7 61,6 86 62,1 59,5 82 64,4 60,6 84 

KETOS P 61,3 60,6 84 65,4 59,9 83 63,4 60,3 84 

CALANQUE D 60,7 64,3 83 64,7 61,1 87 62,7 62,7 85 

ORTILUS D 63,0 62,4 68 61,2 59,7 75 62,1 61,1 72 

ESTIVAL P 68,0 60,1 78 55,5 57,6 78 61,8 58,8 78 

CLARICA D 60,3 65,1 84 62,8 62,8 78 61,6 64,0 81 

AQUIRONE D 54,7 65,2 75 67,7 62,8 76 61,2 64,0 76 

COMETA D 48,0 62,5 74 73,6 61,9 81 60,8 62,2 78 

CALLAS D 61,0 64,0 80 59,6 60,9 84 60,3 62,4 82 

LISBONA D 57,0 65,1 67 62,2 61,5 73 59,6 63,3 70 

FLANELLE D 61,3 65,6 77 54,2 63,3 72 57,8 64,5 75 

PANDORA D 45,3 62,4 74 68,8 61,7 83 57,1 62,0 79 

SIRIO D 51,7 66,6 74 60,6 64,1 72 56,2 65,3 73 

LAVERDA P 42,0 59,8 88 69,8 58,5 86 55,9 59,2 87 

SHANGRILA P 51,0 58,8 84 59,8 57,4 84 55,4 58,1 84 

ATOMO D 54,3 64,3 85 56,2 61,7 89 55,3 63,0 87 

SFERA D 57,3 65,5 72 51,2 61,3 74 54,3 63,4 73 

MARTINO P 45,0 59,3 81 60,1 58,2 80 52,6 58,7 81 

PANAKA D 57,7 63,5 77 45,2 59,4 77 51,5 61,5 77 

GIGGA P 40,7 60,5 96 55,3 59,4 85 48,0 60,0 91 

MATTINA P 31,0 61,1 86 63,0 59,4 87 47,0 60,2 87 

MEDIA 55,2 62,3 80 62,3 60,1 81 58,7 61,2 81 

* P = Polistica, D = Distica 

Altezza 

pianta (cm) 

mentazione “Infratec 1241 Grain Analyzer”, con metodologia NIR, 

su frumento tenero è stato analizzato il contenuto proteico, la percentuale 

sulla sostanza secca di glutine umido e l’indice di Zeleny. 

Le prove di frumento tenero di Cigliano e Poirino sono state trattate 

con fungicida in fase di spigatura, pratica ormai abituale nelle 

aziende che puntano a massimizzare le rese della coltura preservandone 

la sanità. Sono stati impiegati prodotti fungicidi efficaci 

nel controllo della fusariosi della spiga. Nella località di Cuneo non 

è stato effettuato il trattamento per valutare la sensibilità delle cultivar 

alle malattie fungine. 

Le principali caratteristiche ambientali e la tecnica coltura adottata 

nelle tre località di prova sono sintetizzate nella tabella 1. 

Andamento climatico 

Le operazioni di semina si sono svolte regolarmente dalla metà 

di ottobre, concludendosi nella prima decade di novembre. 

Durante l’inverno si è avuto un buon sviluppo delle colture sin dalle 

prime fasi, permettendo di avere un buon investimento ed un ottimo 

affrancamento. Al momento della ripresa vegetativa i frumenti 

erano in fase di accestimento e in ottime condizioni sanitarie. 

La primavera è stata caratterizzata da abbondanti e continue precipitazioni, 

ben al di sopra delle medie stagionali, associate a temperature 

relativamente basse. Nei mesi di marzo-aprile-maggio si 

sono concentrate circa il 50-60 % delle precipitazioni totali cadute 

tra ottobre e giugno, che sono state pari a 690 mm a Cigliano, 

poco più di 500 mm a Poirino e oltre 700 mm a Cuneo. Il decorso 

climatico primaverile ha ritardato o, nel caso di terreni pesanti, impedito 

le normali operazioni colturali quali concimazioni azotate 

e diserbo. Il perdurare delle piogge anche durante tutto il mese di 

maggio ha ritardato o impedito i trattamenti fungicidi in fase di 

spigatura, mentre le temperature al di sotto della media stagionale 

hanno leggermente ritardato il ciclo di sviluppo. 

Le temperature fresche del mese di maggio e giugno, se da un 

lato hanno rallentato la maturazione, allo stesso tempo hanno 



Tab. 3: Caratteristiche produttive medie delle 36 cultivar di frumento tenero in prova nel 2012-2013. 

CULTIVAR CLASSIFICAZIONE * Produzione q/ha al 13% di um. Peso ettolitrico 

(kg/hl) 

Cigliano 

(VC) 

Poirino 

(TO) 

Cuneo 

permesso ai grani di chiudere il ciclo in modo graduale, senza 

risentire del fenomeno della stretta, ottenendo ottimi pesi ettolitrici 

e buone rese, ad eccezione delle colture in terreni particolarmente 

pesanti che hanno sofferto i ristagni primaverili. 

Gli attacchi di septoria e di fusariosi della spiga, nonostante le condizioni 

di umidità molto favorevoli, sono stati in linea con gli anni 

precedenti, probabilmente contenuti dalle basse temperature. 

Media delle 

3 località 

Media delle 

3 località 

ALTAMIRA FP 79,1 90,5 96,0 88,5 79,3 11,7 

SOLEHIO FP 83,1 88,2 92,6 88,0 77,9 10,8 

SY ALTEO FB 77,9 89,0 95,1 87,3 76,5 11,1 

ALTEZZA FP 77,1 78,6 102,5 86,1 76,9 11,2 

CARRACCI FP 75,8 86,0 92,1 84,6 78,9 11,3 

GUAPPO FP 78,2 82,9 92,4 84,5 78,3 10,9 

ANDALUSIA FP 78,5 88,9 84,2 83,9 77,6 11,7 

FORBLANC FP 73,0 83,2 94,9 83,7 78,9 11,7 

FARINELLI FP 75,8 80,8 91,7 82,8 77,1 11,5 

ADELANTE FP 76,5 81,9 88,6 82,3 76,1 11,8 

JAGUAR FB 74,4 78,5 93,8 82,2 74,4 10,9 

AGAPE FP 77,6 75,2 92,7 81,8 77,2 11,4 

MIROIR FP 78,2 85,2 80,1 81,2 78,0 11,5 

CARAVAGGIO FP 69,6 87,7 85,0 80,8 76,6 12,0 

ACAPULCO FP 73,2 80,2 88,8 80,7 80,1 11,9 

BORA FPS 67,3 82,8 91,7 80,6 78,2 12,5 

PR22R58 FP 74,0 81,2 85,8 80,3 76,3 10,8 

TERRAMARE FP 70,9 77,6 91,2 79,9 77,1 11,9 

BRAMANTE FB 69,8 76,6 90,9 79,1 77,8 12,0 

AUBUSSON FP 77,3 76,9 83,0 79,1 75,6 11,1 

PALEOTTO FP 72,3 74,7 83,8 76,9 79,6 11,4 

RAFFAELLO FP 65,2 82,8 82,0 76,7 79,9 12,3 

NOGAL FF 71,1 79,3 77,8 76,1 77,2 11,5 

BLASCO FPS 68,3 78,6 79,0 75,3 81,6 12,6 

ELETTA FPS 69,9 73,5 77,4 73,6 80,5 12,3 

MICHELANGELO FP 62,4 75,1 82,6 73,4 80,5 12,6 

CERERE FPS 64,6 74,1 80,6 73,1 78,0 12,3 

ARABIA FB 69,6 73,7 75,2 72,8 79,4 11,7 

BOLOGNA FF 66,1 72,6 76,7 71,8 79,7 12,1 

AQUILANTE FP 61,6 71,0 79,2 70,6 80,2 12,3 

REBELDE FF 68,6 65,9 75,9 70,1 80,6 12,5 

SMERALDO FF 71,7 68,1 70,3 70,0 79,7 12,2 

STENDAL FPS 57,5 67,6 82,9 69,3 78,9 12,9 

CALIFA FF 59,5 62,5 74,7 65,6 78,1 12,9 

EXUMA W WX 61,5 66,5 66,1 64,7 76,6 11,7 

PROJECT W WX 58,3 58,2 63,8 60,1 77,4 12,0 

MEDIA 71,0 77,7 84,5 77,7 78,2 11,8 

* FF (frumento di forza), FPS (frumento panificabile superiore), FP (frumento panificabile), FB (frumento biscottiero), 

FAU (frumento altri usi)., WX (waxy) * Fonte: CRA-SCV Sant’Angelo Lodigiano. 

Contenuto 

proteico (%) 

Media delle 3 

località 

Risultati dell’orzo 

Nella tabella 2 sono evidenziate le 

produzioni medie delle singole varietà 

nelle prove di Cigliano e di Cuneo. 

La produzione media è stata di 58,7 

q/ha, in calo rispetto all’anno scorso, 

associata a un peso ettolitrico 

medio di 61,2 kg/hl. La spigatura 

è avvenuta mediamente a inizio 

maggio a Cigliano e nella seconda 

decade di maggio a Cuneo. Non 

si sono verificati fenomeni di allettamento 

in entrambe le località. Le 

minori rese sono probabilmente imputabili 

alle abbondanti piogge di 

aprile e maggio, che hanno influito 

negativamente sulla fioritura e sul 

successivo riempimento della spiga. 

Le varietà più produttive, ma con 

un peso ettolitrico al di sotto della 

media, sono state le polistiche 

Atlante, Alimini, Azzurro, Dingo e 

Ketos, tutte di ciclo e altezza media. 

Per Alimini è una conferma del 

potenziale evidenziato negli anni 

precedenti, mentre Atlante e Azzurro 

sono al primo anno di prova. 

Tra le varietà distiche i migliori risultati 

sono stati forniti da Calanque, 

Ortilus, Clarica e Aquirone. Ad eccezione 

di Ortilus (al primo anno di 

prova), le altre varietà confermano 

le buone rese dell’anno precedente. 

Il peso ettolitrico è risultato 

elevato per Clarica e Aquirone e 

medio per le altre due cultivar. La 

taglia è contenuta per Ortilus e 

Aquirone, al contrario Clarica e Calanque sono di taglia medio-alta. 

Risultati del frumento tenero 

I risultati produttivi medi e le caratteristiche agronomiche delle 

varietà in prova sono esposti nella tabella 3 e 4. 

La produzione media più elevata si è ottenuta a Cuneo con un 

valore medio di 84,5 q/ha, un peso ettolitrico di 78,8 kg/hl e un 


49


Tab. 4: Caratteristiche agronomiche medie delle 36 cultivar di frumento tenero in prova nel 2012-2013. 

CULTIVAR Data Spigatura (gg da 1° aprile) Altezza 

pianta (cm) 

Cigliano 

(VC) 

Poirino 

(TO) 

peso dei 1000 semi di 45,6 grammi, mentre la località di Cigliano 

ha fornito i valori più bassi, rispettivamente 71 q/ha, 77,3 kg/ 

hl e 43,6 grammi. La prova di Poirino ha confermato lo stesso 

potenziale ottenuto nella precedente campagna con una produzione 

media di 77,7 q/ha, un peso ettolitrico di 78,5 kg/hl e un 

peso dei 1000 semi di 39,1 grammi, quest’ultimo sensibilmente 

più basso rispetto alle altre due località. 

Cuneo 

Media delle 

3 località 

Media delle 

3 località 

A Poirino e a Cuneo si è registrato un contenuto proteico medio del 

Septoria fogliare 

(0-9) 

Media delle 

3 località 

ACAPULCO 42 43 54 46 76 4 2 

ADELANTE 42 42 56 47 76 4 3 

AGAPE 45 45 57 49 71 4 1 

ALTAMIRA 44 45 57 49 83 4 1 

ALTEZZA 43 45 56 48 107 3 0 

ANDALUSIA 41 42 55 46 79 4 3 

AQUILANTE 39 43 54 45 74 5 2 

ARABIA 42 42 55 46 82 5 3 

AUBUSSON 44 45 57 49 79 4 1 

BLASCO 41 43 54 46 76 5 1 

BOLOGNA 44 45 56 48 73 4 1 

BORA 42 43 54 46 78 4 2 

BRAMANTE 45 45 58 49 75 5 1 

CALIFA 36 36 49 40 68 5 5 

CARAVAGGIO 40 40 52 44 77 5 2 

CARRACCI 43 42 54 46 79 5 3 

CERERE 47 49 57 51 91 4 0 

ELETTA 43 44 56 48 78 5 2 

EXUMA W 39 41 53 44 75 5 4 

FARINELLI 45 47 58 50 84 5 0 

FORBLANC 47 48 58 51 85 5 0 

GUAPPO 47 47 58 51 80 4 0 

JAGUAR 44 46 57 49 71 5 1 

MICHELANGELO 39 39 53 44 90 4 4 

MIROIR 45 45 57 49 86 5 1 

NOGAL 43 44 56 48 80 5 1 

PALEOTTO 44 44 55 48 73 4 2 

PR22R58 46 46 58 50 74 4 1 

PROJECT W 45 45 57 49 71 6 2 

RAFFAELLO 39 40 52 44 79 6 2 

REBELDE 46 46 56 49 74 4 0 

SMERALDO 44 44 57 48 91 4 3 

SOLEHIO 43 45 56 48 86 4 1 

STENDAL 40 40 53 44 89 3 4 

SY ALTEO 46 46 57 50 92 4 0 

TERRAMARE 43 43 55 47 83 5 1 

MEDIA 43 44 55 47 80 5 2 

Fusariosi della 

spiga (0-9) 

Media delle 3 

località 

12,1 %, contro l’11,1 % di Cigliano. 

Si segnala la presenza di septoriosi 

fogliare in tutte le località, patologia 

che si è manifestata tardivamente 

e con valori medi attorno a 

4 e 5 in una scala di valutazione da 

0 a 9. Sono risultati ovunque contenuti 

gli attacchi di fusariosi, sia nelle 

due località trattate con fungicida 

(Poirino e Cigliano), che nella prova 

di Cuneo, non trattata. I valori medi 

sono compresi tra 1 e 3, sempre in 

una scala di valutazione da 0 a 9. 

Non vi sono da segnalare danni da 

freddo o fenomeni significativi di allettamento 

precoce o tardivo. 

Le varietà più produttive nelle tre località 

di prova sono state: Altamira, Solehio, 

SY Alteo e Altezza (le ultime due 

al primo anno di prova), tutte classificate 

come panificabili, ad eccezione di 

SY Alteo, che è un frumento biscottiero. 

Solehio e Altamira confermano 

gli ottimi risultati forniti nel 2011 e nel 

2012. Solehio ha un tenore proteico 

più basso della media, mentre al contrario 

le altre varietà citate presentano 

livelli medi. Solo Altamira ha evidenziato 

un peso ettolitrico al di sopra 

della media di campo. 

Queste cultivar hanno un ciclo medio 

o medio-tardivo e sono di taglia 

medio-alta, in particolar modo 

Altezza avendo superato i 100 cm, 

manifestando nella sola località di 

Poirino un lieve allettamento. 

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del 

presente lavoro, e in particolare le aziende agricole che hanno ospitato 

le prove parcellari: Regis Silvio di Cigliano (VC), Molino Giuseppe e 

Appendino Michelino di Poirino (TO), Arneodo Roberto di S. Pietro del 

Gallo (frazione di Cuneo). 


Quaderni della Regione Piemonte 

AGRICOLTURA 81 

Collana di informazione socio-economica per gli agricoltori 

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Vice Direttore 

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Stampa: Stamperia Artistica Nazionale S.p.a. - Trofarello (TO) 

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Tiratura: 60.000 copie 

Questo numero è stato chiuso il 14 ottobre 2013 

Hanno collaborato a questo numero 

Per i testi: 

Marco Adamo, Stefano Aimone, Valentina Archimede, Monica Bassanino, Alessandra Brogliatto, Stefano Cavaletto, Massimo Clerico, Lorena Cora, Alberto Cugnetto, Carlo 

Ferrero, Emanuela Fontana, Alberto Franchino, Alberto Gennaro, Luca Giordani, Carlo Grignani, Silvio Grosso, Gianfranco Latino, Augusto Marchesini, Andrea Marelli, 

Giovanna Mason, Stefano Monaco, Matteo Monchiero, Chiara Morone, Luca Nari, Filomena Nardacchione, Silvana Nicola, Cinzia Orlandini, Elena Ortalda, Mario Perosino, 

Andrea Pilati, Roberta Pons, Maria Rosaria Romano, Michela Sigliano, Giovanni Scanabissi, Moreno Soster, Graziano Vittone, Salvatore Vullo, Centro Ricerche Produzioni 

Animali – CRPA spa 

Per le immagini: 

Valentina Archimede, Franco Boasso, Giovanni Boccafogli, Pino Iannò, Andrea Mastrantuono, Fulvio Montano, Mattia Plazio, Settore Fitosanitario Regionale, Archivio Provincia 

di Cuneo, Archivio prowein.de, Osservatorio piemontese di frutticoltura (Alberto Geisser) 

Registrazione del Tribunale di Torino, n. 4184 del 5 Maggio 1990 

Spedizione in abbonamento postale, PT/Magazine NAZ/205/2008 

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n. 81 Ottobre 2013

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