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Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n. 90 Ottobre 2016

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Paolo Mosca<br />

Il riso da 5 generazioni<br />

Una continua sperimentazione<br />

Ci racconta in breve la storia della sua azienda?<br />

La mia è un’azienda familiare che è partita dal mio bisnonno, anzi, ora che ci penso, da ben 5<br />

generazioni! Siamo a Crescentino con 130 ettari, coltivati prevalentemente a riso in produzione<br />

integrata e da qualche anno abbiamo anche qualche altra coltura (altri cereali, orticole, fagioli).<br />

Io personalmente sono agronomo, sono laureato in agraria, e ho 34 anni. Attualmente in azienda<br />

lavoriamo io e mio padre, quindi il lavoro non manca…<br />

Quando è iniziata la vostra esperienza con<br />

il Programma di sviluppo rurale?<br />

Sin dalla programmazione 2000-2006, quando mio padre fece investimenti e rinnovamenti fondiari.<br />

Poi con il PSR 2007-2013, precisamente nel 2010 ho fatto io l’insediamento giovani e alcuni<br />

miglioramenti (strutture, livellamenti, bonifiche e macchinari). Ho fatto poi domanda anche su<br />

altre misure, dall’agroambiente alla biodiversità nelle risaie fino alla conversione al biologico.<br />

Avete fatto o state facendo domanda anche sul PSR 2014-2020?<br />

In cosa consiste il progetto?<br />

Anche ora proseguo con le pratiche agroambientali, la conversione al biologico e applico tecniche<br />

di agricoltura conservativa. In particolare, proprio per l’agricoltura conservativa - sulla quale<br />

stiamo sperimentando molto - partecipo al progetto europeo Life Helpsoil, in qualità di azienda<br />

partner per testare concretamente le nuove tecniche. Ho abbandonato l’aratura da anni, faccio<br />

semina su sodo, cover crops ecc. Certo, le difficoltà sono maggiori: in risaia l’acqua stimola le<br />

infestanti e noi dobbiamo agire con metodi alternativi ai tradizionali, tendenzialmente più lunghi<br />

e faticosi. Diciamo che siamo un po’ pionieri, ma siamo contenti di questo: sarei felice se la<br />

nostra sperimentazione fosse utile a mettere a punto i protocolli dell’agricoltura conservativa e a<br />

renderli più applicabili. C’è molto da fare e da migliorare. E’ importante sottolinearlo: crediamo<br />

nella sperimentazione applicando queste tecniche non abbiamo certo trovato l’America!<br />

Qual è stato il ruolo che ha avuto<br />

il sostegno del PSR nella vostra attività?<br />

Per la nostra azienda, sin dai decenni scorsi, il ruolo del PSR è stato fondamentale, per poter fare investimenti<br />

e per introdurre le tecniche più innovative, ma ho registrato anche le difficoltà burocratiche<br />

di una macchina amministrativa complessa. Spero che si riesca a migliorare la semplificazione, per non<br />

dover “rincorrere” lo strumento ma poterlo sfruttare al meglio per sostenere i progetti degli imprenditori<br />

agricoli. Quest’anno ho provato a fare la domanda in proprio, per confrontarmi direttamente con il<br />

sistema: non è stato sempre facile ma è uno stimolo e una strada da percorrere.<br />

Quali sono i vostri progetti futuri?<br />

Attualmente riusciamo a fare poca trasformazione per mancanza di tempo, ma mi piacerebbe<br />

sviluppare questo aspetto, la valorizzazione del nostro prodotto e del trasformato. Certo c’è la<br />

concorrenza spietata dei prodotti provenienti da altre parti del mondo, ma la differenza la fa la qualità.<br />

Io non credo si debbano cercare di contrastare i meccanismi globali di importazione, che sono<br />

inevitabili in un mondo come il nostro, ma dobbiamo lavorare sulla differenziazione del prodotto:<br />

noi facciamo una qualità che nessun altro può fare, dobbiamo imparare a valorizzarla con il nostro<br />

lavoro, far comprendere le differenze al consumatore e far sì che sia questo a vincere sulla distanza.<br />

Che tipo di messaggio si sentirebbe di dare a un giovane che vuole<br />

intraprendere un’attività come la sua?<br />

Sicuramente gli direi “Sì, fallo”, ma avendo ben chiaro che la nostra non è un’agricoltura dei grandi<br />

numeri, che - come dicevo prima - c’è tanto lavoro, e il modello da seguire, secondo me, non è<br />

quello della crescita ad ogni costo, dell’esasperazione delle produzioni. Il percorso giusto è quello<br />

della qualità, del rapporto serio e trasparente con il consumatore, della tutela ambientale e della<br />

biodiversità. Questo è il nostro vero patrimonio, su questo dobbiamo fare ricerca e lavorare sodo.

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