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Ouroborosn°2 - 2016

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Rassegna trimestrale<br />

Supplemento al n. 8/<strong>2016</strong><br />

di Orizzonte Magazine<br />

di Studi Tradizionali<br />

Anno 5 n. 2<br />

Luglio <strong>2016</strong><br />

Una pubblicazione<br />

1


2


3


LIBRERIA<br />

ROMA<br />

Specializzata in filosofia, esoterismo, magia,<br />

yoga, medicina e alimentazione naturale,<br />

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disponibilità dei libri ed effettuare acquisti<br />

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Piazza Aldo Moro, 13 - 70122 Bari<br />

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www.libreriaroma.it


Rassegna trimestrale<br />

di Studi Tradizionali<br />

ANNO 5 n. 2<br />

Luglio <strong>2016</strong><br />

Supplemento al n. 8/<strong>2016</strong> di<br />

Orizzonte Magazine<br />

Reg. trib. di Bari n° 19/2014<br />

Direttore Responsabile<br />

Franco Ardito<br />

Redazione<br />

via G. Colucci, 2<br />

70019 Triggiano (BA)<br />

OUROBOROS è sfogliabile<br />

gratuitamente on-line al link<br />

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uscite inviare il proprio<br />

indirizzo e-mail a:<br />

franco.ardito@rivista-ouroboros.it<br />

Articoli e immagini vanno<br />

inviati per e-mail a:<br />

franco.ardito@rivista-ouroboros.it<br />

Gli articoli dovranno pervenire in<br />

formato .doc o .docx e le immagini<br />

in formato .jpg con risoluzione<br />

non inferiore a 300 ppi<br />

IN QUESTO NUMERO PARLIAMO DI:<br />

7<br />

Sacralità<br />

8<br />

Zero:<br />

14<br />

Il<br />

20<br />

La<br />

36<br />

Dalla<br />

40<br />

Introduzione<br />

42<br />

Arte<br />

del numero<br />

Editoriale<br />

dal nulla all'infinito<br />

di Gandolfo Dominici<br />

numero otto<br />

di Franco Ardito<br />

Grande Piramide<br />

di Rino Guadagnino<br />

pietra grezza alla piramide<br />

di Aldo Tavolaro<br />

al Giubileo<br />

di Franco Ardito<br />

e scienza<br />

di Paolo Maggi<br />

Tutti i diritti sono riservati.<br />

Nessuna parte della pubblicazione<br />

può essere riprodotta,<br />

rielaborata o diffusa<br />

senza espressa autorizzazione.<br />

della Direzione.<br />

La collaborazione<br />

avviene dietro invito.<br />

Articoli e materiali non si<br />

restituiscono. La Direzione<br />

si riserva di adattare testi e<br />

illustrazioni alle esigenze<br />

della pubblicazione.<br />

Le opinioni espresse<br />

negli articoli impegnano<br />

solo gli autori e non<br />

coinvolgono né rappresentano<br />

il pensiero della<br />

Direzione<br />

In copertina:<br />

"Drago che divora una lucertola", tratto<br />

da "Clavis Inferni" di Cipriano, tardo 18°<br />

secolo,Wellcome Library, London.<br />

(Copyrighted work available under Creative Commons<br />

Attribution only licence CC BY 4.0)<br />

5


6


L u g l i o<br />

N<br />

SACRALITÀ<br />

DEL NUMERO<br />

ella Bibbia è scritto: “Tu hai disposto ogni cosa con misura,<br />

numero e peso" (Sap. 11,20). Per porre ordine nel Creato,<br />

traendolo dal caos primordiale, Dio ha utilizzato il numero<br />

nelle sue diverse espressioni: come estensione dei corpi nello<br />

spazio (misura), come consistenza della materia (peso), come<br />

espressione delle leggi che governano l’Universo.<br />

Tuttavia fra tutte le cose che fanno parte della Creazione il<br />

numero non compare; Dio non lo ha creato e questo significa<br />

che il numero è parte di Lui, appartiene alle Sue prerogative,<br />

è divino, quindi. Del resto presso le antiche civiltà la sacralità<br />

del numero era ben nota: nell’antica Mesopotamia si attribuivano<br />

numeri sacri agli dei, per Pitagora la Sacra Tetraktis<br />

era una divinità, la Qabbalah ebraica afferma che le ventidue<br />

lettere dell'alfabeto ebraico, e il loro relativo significato<br />

numerico, sarebbero preesistenti alla creazione del mondo.<br />

Giungendo infine ai giorni nostri, lo stesso Jung considerava<br />

il numero un’entità numinosa, sacra e lo ha definito come<br />

“un archetipo dell’ordine fattosi cosciente”.<br />

Accade così che talvolta si scorge come i numeri, al di là delle<br />

logiche matematiche legate al concetto di quantità, vivano<br />

un’esistenza “metafisica” che segue logiche e norme completamente<br />

diverse e, per molti versi, ancora ignote. Gli esempi<br />

sono intorno a noi: il più semplice è la Tavola Pitagorica, con<br />

la particolare disposizione delle cifre al suo interno, quindi i<br />

quadrati magici, di cui è pieno il Medio Evo, e i tanti giochi<br />

matematici, divertenti agli occhi di un osservatore superficiale<br />

ma che pongono numerosi interrogativi a chi non<br />

s’accontenta delle apparenze.<br />

E poi la serie di Fibonacci, che sancisce la Sezione Aurea,<br />

quella che Luca Pacioli chiamò la Divina Proporzione e che in<br />

natura caratterizza una gran quantità di rapporti nel mondo<br />

vegetale come nel mondo animale, uomo compreso. È l’espressione<br />

matematica della bellezza della natura, la Firma di<br />

Dio, la più immediata espressione della sacralità del numero,<br />

che lo estrae dalla sua più semplice concezione matematica<br />

per farne una finestra sul lato sconosciuto dell'Universo.<br />

7


zer<br />

dal n<br />

all'inf<br />

di Gandolf<br />

8<br />

S<br />

crive Laotse, nel<br />

Tao Te King, uno<br />

dei grandi libri dell’Antica<br />

Cina: "... Lo guardi e non lo vedi<br />

lo ascolti e non lo senti ma se lo adoperi è<br />

inesauribile…"<br />

La sua è la descrizione del Tao,<br />

dell’Assoluto, ma son parole che ben<br />

si adattano alla presentazione dello<br />

Zero, del Niente, un numero speciale<br />

che richiede un’attenzione partico-<br />

lare. È, infatti, un numero che porta<br />

oltre la matematica, verso concetti<br />

quali il Nulla e l’Infinito.<br />

Secondo la sua definizione “enciclopedica”,<br />

lo Zero (0) è il numero


o:<br />

ulla<br />

inito<br />

o Dominici<br />

che precede l’Uno<br />

(1) e gli altri numeri<br />

interi positivi, e segue<br />

i numeri negativi (visione,<br />

questa, squisitamente profana ma<br />

che, come vedremo, apre ad un’interpretazione<br />

esoterica ben diversa).<br />

Nell’accezione comune, Zero significa<br />

anche: niente, nulla, vuoto o<br />

un'assenza di valore.<br />

Il numerale o cifra zero si usa nei<br />

sistemi di numerazione posizionali<br />

(qual è il nostro), quelli cioè in cui il<br />

valore di una cifra dipende dalla sua<br />

posizione.<br />

Attorno al 300 a.C. i Babilonesi<br />

iniziarono a usare un semplice sistema<br />

di numerazione in cui impiegavano<br />

due cunei pendenti per marcare<br />

uno spazio vuoto. Questo simbolo<br />

non aveva una vera funzione se non<br />

quella di segnaposto, e infatti sembra<br />

9


10<br />

che l'origine del segno 0 sia da attribuire<br />

alla forma dell'impronta lasciata<br />

sulla sabbia da un ciottolo tondo<br />

dopo essere stato rimosso (e quindi<br />

mancanza del numero). L'uso dello<br />

zero come numero in sé è una introduzione<br />

relativamente recente della<br />

matematica, che si deve ai matematici<br />

indiani.<br />

Un primo studio dello zero, dovuto<br />

a Brahmagupta, risale al 628.<br />

Quindi gli arabi appresero dagli indiani<br />

il sistema di numerazione posizionale<br />

decimale, e lo trasmisero agli<br />

europei durante il Medioevo (perciò<br />

ancora oggi in Occidente i numeri<br />

scritti con questo sistema sono detti<br />

"numeri arabi").<br />

Essi chiamavano lo zero sifr:<br />

questo termine indicava un venticel-<br />

lo caldo che spirava<br />

in particolari periodi<br />

dell'anno.<br />

Fu in particolare<br />

Leonardo Fibonacci<br />

(Leonardo Pisano<br />

filius Bonacci) a far<br />

conoscere la numerazione<br />

posizionale in<br />

Europa: nel suo “Liber<br />

Abaci”, pubblicato nel<br />

1202, egli tradusse sifr<br />

in zephirus; da questo<br />

derivò zevero e quindi<br />

zero. Anche il termine<br />

"cifra" discende da questa<br />

stessa parola sifr.<br />

Nella storia della<br />

matematica, la conquista<br />

del concetto di<br />

Zero e il suo riconoscimento<br />

al rango di<br />

numero non fu facile e<br />

trovò molte resistenze.<br />

Lo Zero, infatti, non è<br />

indispensabile nell’aritmetica<br />

più elementare:<br />

i romani e i greci<br />

ne fecero a meno, e<br />

fig.1 fino al Medioevo lo<br />

zero venne usato in modo impreciso<br />

e con molta circospezione. In fondo,<br />

usare lo zero implicava l’ammissione<br />

dell’esistenza del Nulla, cosa non<br />

semplice. Scrive Geymonat: “Tutti siamo<br />

convinti di poter parlare sensatamente<br />

del “nulla”, di intenderci fra noi allorché<br />

usiamo questo termine […] esso deve avere<br />

per noi un significato ben determinato.<br />

Proprio questo fatto però, che esso significhi<br />

qualcosa, che denoti un’effettiva realtà,<br />

sembra particolarmente ripugnante al<br />

pensiero comune”.<br />

D'altra parte se lo Zero rappresenta<br />

il Nulla si potrebbe ritenere, a<br />

torto, che non sia così essenziale come<br />

gli altri numeri. Ecco perché, al di<br />

fuori della matematica in particolare,<br />

lo Zero resta un numero imbarazzante<br />

e ancora oggi lo si usa a fatica.


Sugli ascensori, per esempio,<br />

raramente il piano terra viene indicato<br />

con il numero 0 e si preferisce<br />

invece usare la lettera T; le<br />

pubblicazioni partono dal n.1 e lo<br />

0 individua l’eventuale numero di<br />

prova; sulla tastiera del computer<br />

i numeri sono tutti in ordine dall'1<br />

al 9, dopo il quale trova posto lo 0,<br />

mentre sul telefono viene collocato<br />

in basso, separato dagli altri numeri.<br />

Evidentemente lo Zero continua<br />

ad imbarazzarci. Tutti sappiamo<br />

che dovrebbe precedere l'1, ma è più<br />

sicuro tenerlo da parte, isolato.<br />

La rappresentazione geometrica<br />

dello Zero è il Punto, che Euclide<br />

definiva appunto come “ciò che non ha<br />

parti”, o in altre parole, secondo una<br />

terminologia più “moderna”, senza<br />

dimensioni.<br />

L’intera geometria euclidea è costruita<br />

a partire dagli “evanescenti”<br />

punti; il che crea qualche imbarazzo<br />

visto che enti geometrici che “non<br />

hanno parti” (i punti) possono benissimo<br />

essere “le parti” di altri enti<br />

geometrici (spazi e figure), che hanno<br />

dunque parti.<br />

Ecco perché, da un punto di vista<br />

esoterico, lo Zero e il Punto (sua<br />

rappresentazione geometrica) sono<br />

«simboli» che portano oltre…, verso<br />

concetti quali il Nulla e l’Infinito, in<br />

altre parole verso Dio.<br />

Per comprendere questo è necessario<br />

osservare la figura n. 1.<br />

Abbiamo detto che il punto è un<br />

ente geometrico «senza dimensioni» e<br />

corrisponde allo 0, ossia l’assenza di<br />

«valore numerico». Ma la definizione<br />

di retta, come tutti sappiamo, è quella<br />

di un «insieme infinito di punti»; la<br />

retta, quindi, per esistere ha bisogno<br />

del punto.<br />

Anche le altre figure geometriche,<br />

fig.2<br />

bidimensionali e tridimensionali, non<br />

potrebbero esistere senza il punto, essendo<br />

da questo a loro volta formate<br />

e composte. Possiamo quindi osservare<br />

la «potenza» del punto che, pur<br />

non avendo dimensioni, è l’elemento<br />

fondante di qualsiasi figura nelle tre<br />

dimensioni conosciute.<br />

Lo stesso discorso vale per il<br />

numero Zero. Guardiamo insieme<br />

la figura n. 2: lo Zero è il «numero<br />

non-numero» grazie al quale esistono<br />

gli altri numeri, essendo il punto di<br />

partenza, la scaturigine, oltre che la<br />

demarcazione, dei numeri positivi e<br />

di quelli negativi.<br />

Non solo, ma se provate a mettere<br />

lo Zero davanti una cifra qualsiasi<br />

esso la riduce dividendola per 10,<br />

mentre se lo aggiungete alla destra<br />

della cifra, esso la moltiplica per 10.<br />

Insomma, per essere un sinonimo<br />

del “Nulla”, lo Zero ha davvero una<br />

potenza inimmaginabile.<br />

Un grande storico della matematica<br />

moderna, Karl Menninger, scrive:<br />

"Che tipo di folle simbolo è questo [lo zero]<br />

che significa proprio il nulla? Se è nulla,<br />

allora dovrebbe essere nulla e basta. Ma<br />

qualche volta è nulla e qualche altra volta<br />

è qualcosa… …Così ora zero diventa<br />

qualcosa, qualcosa di incomprensibile ma<br />

potente, se pochi “nulla” possono mutare<br />

un piccolo numero in uno grandissimo.<br />

Chi può capire questo?".<br />

Ian Stewart, scienziato e matematico,<br />

invece scrive: "Nulla è più interessante<br />

del nulla, nulla è più intrigante del<br />

nulla e nulla è più importante del nulla.<br />

Lo zero è uno degli argomenti preferiti dai<br />

matematici, un autentico vaso di Pandora,<br />

per curiosità e paradossi…".<br />

Per concludere, ragionare sullo<br />

Zero e sul Punto insegna che "il Nulla<br />

è Tutto, e Tutto è il Nulla. Tutto esiste grazie<br />

al Nulla e Nulla esiste senza il Tutto"<br />

11


12


13


il numero otto<br />

di Franco Ardito<br />

L<br />

a numerazione<br />

Una premessa importante da<br />

fare consiste nel concetto stesso di<br />

numerazione. Nell’uomo la percezione<br />

diretta della realtà si limita a<br />

due o massimo tre entità identiche,<br />

oltre subentra il concetto di molti.<br />

Questo significa che il bambino fra<br />

i 12 e i 18 mesi riesce a distinguere<br />

direttamente solo fra uno, due<br />

o molti oggetti; fra i 2 e i 3 anni<br />

concepisce il tre, mentre acquisirà<br />

la facoltà di contare solo attraverso<br />

l’insegnamento e l’esercizio del<br />

pensiero astratto, che naturalmente è<br />

funzione dell’ambiente in cui vive e<br />

della civiltà a cui appartiene. Non a<br />

caso in francese trés significa “molto”,<br />

“oltre” in latino si traduce con<br />

trans mentre in inglese è through; in<br />

14


inglese folla è throng; in italiano si<br />

dice "troppo" e si dice "truppa". E’<br />

facile scorgere come questi termini<br />

derivino tutti dalla radice di “tre”.<br />

La numerazione è quindi un’operazione<br />

profondamente astratta e<br />

intellettuale, motivo per il quale la<br />

matematica viene percepita come una<br />

scienza scollegata dal concreto, salvo<br />

le principali operazioni numeriche<br />

necessarie per l’attività quotidiana.<br />

Le civiltà più evolute si distinguono<br />

per la complessità della loro numerazione;<br />

ancora oggi in certe tribù<br />

africane, ma anche asiatiche e sudamericane,<br />

il pastore mette da parte<br />

una pietruzza per ogni animale che<br />

porta al pascolo, confrontando al<br />

ritorno le pietruzze con gli animali rientrati:<br />

se non gliene avanza nessuna<br />

15


Nell'immagine:<br />

Riproduzione del<br />

Faro di Alessandria.<br />

16<br />

significa che gli animali ci sono tutti.<br />

In effetti i numeri sembrano vivere<br />

una vita propria, seguendo leggi delle<br />

quali solo una parte è stata indagata<br />

attraverso le logiche matematiche;<br />

altre sono state percepite e vi si opera<br />

attraverso artifici, altre ancora sono<br />

inspiegabili o addirittura sconosciute,<br />

e solo l’esoterismo cerca di penetrarle.<br />

Il numero OTTO<br />

Dopo i sei giorni della Creazione<br />

e il settimo di riposo viene l’ottavo<br />

giorno, il simbolo dell’eternità.<br />

Per questo motivo i<br />

Battisteri delle chiese hanno<br />

molto spesso forma ottagonale,<br />

a significare la rinascita<br />

derivante dal sacramento del<br />

battesimo: “[…] era giusto che<br />

l’aula del Sacro Battistero avesse<br />

otto lati - scrive Sant’Ambrogio<br />

nel IV secolo d.C. - perché<br />

ai popoli venne concessa la vera<br />

salvezza quando, all’alba dell’ottavo<br />

giorno, Cristo risorse dalla<br />

morte.”<br />

D’altra parte l’8 è la<br />

dualità esaltata alla terza<br />

potenza, quindi attiva sui tre<br />

piani relativi a corpo, anima<br />

e spirito; esprime il riflesso<br />

dello spirito nel mondo creato,<br />

dell’incommensurabile e<br />

dell’indefinibile nell’universo<br />

tangibile.<br />

Definendo i quattro<br />

Vangeli canonici, Ireneo di<br />

Lione, teologo del II secolo,<br />

affermava che “come vi<br />

erano quattro angoli della terra e<br />

quattro venti, così non potevano<br />

esserci più di quattro o meno di<br />

quattro Vangeli.” Il numero 4,<br />

così definito come simbolo<br />

della materia e della terra,<br />

nell’8 si raddoppia, esaltando<br />

la sua natura concreta e<br />

tangibile; per questo motivo<br />

l’otto indica la legge, il rigore<br />

e la regola per procedere oltre. L’iniziato,<br />

dopo avere attraversato i sette<br />

cieli corrispondenti ai sette pianeti,<br />

arriva alla rigenerazione, sintomo di<br />

un nuovo inizio su un piano di coscienza<br />

superiore; l’8 esprime quindi<br />

l’incognito che segue alla perfezione<br />

simboleggiata dal numero sette,<br />

incita alla ricerca e alla scoperta della<br />

trascendenza, e infine simboleggia la<br />

morte come momento di transizione,<br />

di passaggio verso livelli superiori.<br />

Come l’ottava lettera, l’H, anche il


numero 8 è graficamente definito da<br />

due figure contrapposte legate insieme,<br />

sottolineando che la rigenerazione<br />

passa attraverso la congiunzione<br />

degli opposti.<br />

L’Ottagono<br />

Questo stato di elevazione verso<br />

l’alto della condizione umana è<br />

ancora più evidente nell’ottagono che,<br />

derivando da un doppio quadrato<br />

indica l'aspetto dinamico del numero<br />

otto, che da uno stato d'instabilità<br />

tende all'equilibro, come ogni cosa in<br />

natura, raggiungendolo nella raffigurazione<br />

statica del numero otto. Per<br />

questo motivo l’8 viene considerato il<br />

numero dell’equilibrio cosmico.<br />

È noto inoltre che, al di là di ogni<br />

connotazione simbolica, l'ottagono è<br />

l'unica figura che consente di passare<br />

da una costruzione impostata<br />

su pianta quadrata (per esempio il<br />

presbiterio) alla semisfera che tipicamente<br />

lo sovrasta. L’ottagono rappresenta<br />

quindi il termine di passaggio<br />

dalla materia, definita<br />

dal quadrato, alla divinità<br />

rappresentata dal cerchio (o<br />

dalla semisfera). E’ un motivo<br />

che si trova in numerose<br />

costruzioni sacre, a partire<br />

dal Faro di Alessandria,<br />

dove una costruzione quadrata<br />

era sovrastata da una<br />

torre ottagonale, alla quale<br />

ne era sovrapposta un’altra<br />

circolare. Altri esempi si<br />

possono citare, oltre ai già<br />

indicati Battisteri: la Cupola<br />

della Roccia a Gerusalemme,<br />

la chiesa di S. Vitale a<br />

Ravenna, la moschea degli<br />

Omayyadi a Cordoba.<br />

L’Infinito<br />

Questa definizione di<br />

mediatore fra il basso e<br />

l’alto pone il numero 8 come<br />

simbolo dell’infinito; ma<br />

qui l’indagine si fa più complessa.<br />

Anche nel mondo<br />

sensibile siamo circondati<br />

dall’infinito, a cominciare<br />

dai numeri naturali. In matematica<br />

l’infinito è un numero<br />

col quale si fanno operazioni,<br />

l’insieme dei numeri razionali<br />

è infinito e al suo interno<br />

ci sono realtà infinite di<br />

ordine superiore, ancora più<br />

complesse: i numeri decimali<br />

sono infiniti, i numeri irra-<br />

17


stata calcolata la massa; si rimedia definendo<br />

la probabilità che essa si trovi<br />

in un particolare punto. Similmente,<br />

lanciando una moneta, non è possibile<br />

stabilire se essa mostrerà una faccia o<br />

l’altra; si può solo definire la probabilità<br />

che esca testa, fermo restando che<br />

potrebbe uscire croce venti volte di seguito.<br />

Interviene a consolarci la teoria<br />

dei grandi numeri, per la quale all’infinito,<br />

quindi su un numero infinito<br />

di lanci, ognuno dei due eventi (testa<br />

o croce) si<br />

ve-<br />

18<br />

zionali sono composti da infinite cifre<br />

decimali tutte diverse fra loro, i numeri<br />

periodici hanno infinite cifre decimali<br />

che si ripetono per gruppi con<br />

regolarità (periodo) a volte precedute<br />

da cifre decimali che compaiono una<br />

volta sola (antiperiodo). E’ proprio<br />

vero che i numeri sembra che vivano<br />

una vita propria, della quale ci sfuggono<br />

le logiche; per parte nostra, di tutto<br />

questo ci limitiamo a considerare solo<br />

la parte più evidente e ovvia: quella<br />

che ci serve per fare i conti.<br />

Intanto a rappresentare l’infinito<br />

interviene sempre il<br />

numero otto, questa volta<br />

disposto in orizzontale,<br />

quasi ad indicare<br />

l’estendersi dell’infinito<br />

nell’ambito<br />

del mondo visibile,<br />

orizzontalmente<br />

quindi.<br />

Su questo<br />

piano l’infinito<br />

comprende<br />

sia l’infinitamente<br />

grande che l’infinitamente<br />

piccolo; la scienza cerca d’indagarli<br />

tutti e due ma è costretta a fare i conti<br />

con strane bizzarrie che, come abbiamo<br />

detto, cerca di superare attraverso<br />

artifici matematici: si tratta in sostanza<br />

del calcolo delle probabilità e della<br />

teoria dei grandi numeri.<br />

Nella fisica dei Quanti, per esempio,<br />

non è possibile misurare la posizione<br />

di una particella della quale è<br />

rifi-<br />

cherà nel 50%<br />

dei casi.<br />

La spiegazione scientifica, nell’uno<br />

e nell’altro caso, è che la presenza<br />

dell’osservatore influenza l’evento,<br />

e questo apre il campo ad una serie<br />

di considerazioni: se la posizione di<br />

una particella può essere influenzata<br />

dalla sola presenza dell’osservatore,<br />

se la faccia mostrata dalla moneta<br />

dopo il lancio può essere influenza-


di osservare gli eventi dall’esterno<br />

attraverso il simbolo del serpente<br />

Ouroboros; un serpente circolare che<br />

si morde la coda, simboleggiando<br />

il ripetersi ciclico del tempo, al cui<br />

interno tutto è compreso ma che l’osservatore<br />

guarda dall’esterno, come<br />

se non ne facesse parte. E’ il simbolo<br />

del caos primordiale, anch’esso<br />

caratterizzato dal senso dell’infinito;<br />

talvolta è composto da due serpenti,<br />

che si mordono vicendevolmente la<br />

coda, definendo così una polarizzazione<br />

duale; talvolta questa polarizzazione<br />

è definita da un<br />

serpente unico arrotolato in<br />

forma di Otto.<br />

La polarizzazione<br />

dell’infinito è ancora<br />

più evidente nel<br />

nodo d’amore:<br />

un cordone<br />

ta dalla presenza del lanciatore e di<br />

coloro che assistono, è segno che gli<br />

eventi umani sono influenzati non<br />

solo da chi vi prende parte ma anche<br />

da chi solo li osserva. Questo attribuisce<br />

un valore ai concetti di positività<br />

e negatività, può dare una ragione<br />

dell’atteggiamento positivo, il proprio<br />

ma anche quello degli altri, come<br />

strumento di guarigione dalle malattie;<br />

un fenomeno ben noto ai medici<br />

ma non ancora spiegato. Il concetto<br />

“niente avvie-<br />

ne<br />

per<br />

caso” perde<br />

così il suo aspetto<br />

di semplice enunciato<br />

quasi fatalistico per assumere significati<br />

precisi; addirittura i concetti<br />

di volontà e di preghiera, con la loro<br />

potenzialità di focalizzare l’individuo<br />

sulla riuscita di un evento, assumono<br />

un significato diverso dal consueto.<br />

L’Ouroboros<br />

La tradizione esprime la necessità<br />

unico disegna<br />

il simbolo<br />

dell’Otto<br />

orizzontale i<br />

cui due cerchi,<br />

che hanno valenza<br />

femminile,<br />

sono attraversati da<br />

un tratto che ha evidente<br />

valenza maschile; ancora una<br />

volta il segno descrive la necessità<br />

di comporre gli opposti se si vuole<br />

superare i propri limiti e tendere all’infinito,<br />

perché l’infinito è assoluto, non<br />

appartiene alla sfera del duale ma anzi<br />

lo supera; di conseguenza è necessario<br />

coniugare il proprio maschile col proprio<br />

femminile se s’intende raggiungere<br />

il senso della propria eternità.<br />

19


la grande piram<br />

di Rino Guadagnino<br />

20<br />

Nella piramide di Cheope è racchiuso<br />

il passato dell’uomo e<br />

la chiave di lettura del nostro futuro.<br />

Eretta a sentinella nella piana di<br />

Giza a controllare nascita, sviluppo e<br />

scomparsa delle civiltà, eterna collina<br />

di pietra che resterà anche quando<br />

noi lasceremo questo pianeta, quan-<br />

do, da chi e come è stata costruita?<br />

Quale la sua vera funzione? Quali<br />

segreti nasconde? È davvero un progetto<br />

iniziato 12.000 anni fa, come<br />

le cattedrali gotiche, che venivano<br />

progettate secoli prima della loro<br />

costruzione? Le analisi al carbonio 14<br />

effettuate da tre laboratori diversi su


ide<br />

pollini rinvenuti al suo interno forniscono<br />

la data del 10500 a.C. Forse un<br />

popolo scampato ad una catastrofe<br />

globale ha voluto ricostruire parte<br />

della propria cultura o lasciare un<br />

messaggio ai posteri?<br />

In effetti è una costruzione che<br />

non sembra appartenere totalmente<br />

all’Egitto e al suo popolo, la cui<br />

storia peraltro si perde nel tempo: per<br />

la scienza ufficiale inizia nel 3100<br />

a.C. con Menes, il "Papiro di Torino"<br />

parla di 9 dinastie di re prima di<br />

Menes, la "Pietra di Palermo" ne cita<br />

120, Manetone fornisce un elenco<br />

che risale a oltre 25.000 anni. I 2,3<br />

21


22<br />

milioni di blocchi di calcare e granito<br />

che compongono la piramide, per un<br />

totale di ben 6 milioni di tonnellate,<br />

fanno pensare che quel luogo sia stato<br />

scelto proprio perché l’unico idoneo<br />

a sostenere un tale peso. In origine<br />

l’edificio era rivestito interamente con<br />

115.000 lastre di calcare bianco da 10<br />

tonnellate l’una, coperte di geroglifici.<br />

Si dice che per copiarli sarebbero<br />

occorse migliaia di pagine; se fossero<br />

stati conservati, tutti i misteri della<br />

piramide sarebbero stati risolti. Ma<br />

l’azione dell’uomo e un terremoto<br />

verificatosi nel 1300 a.C. hanno contribuito<br />

alla loro distruzione.<br />

Le misure rilevate nella piramide<br />

espresse in pollici evidenziano una<br />

profonda conoscenza scientifica dei<br />

suoi costruttori dato che, se alcuni<br />

dati possono sembrare coincidenze,<br />

altri sembrano effettivamente voluti.<br />

Il lato nord misura 230,2505 metri,<br />

il lato ovest 230,3565 metri, il lato est<br />

230,3905 metri e il lato sud 230,4535<br />

metri. La loro somma è di 921,44<br />

metri; esprimendola in pollici egizi<br />

(2,5228 m.) si ottiene un valore pari<br />

a 365,24, ovvero il numero di giorni<br />

che compongono l’anno solare.<br />

Il doppio del perimetro è di<br />

1.842,88 metri, valore prossimo a<br />

1/60 di grado alla latitudine dell’equatore,<br />

pari a 1842,78 metri.<br />

Il doppio perimetro diviso l’altezza<br />

(146,6 metri) fornisce il valore del<br />

pi greco (3,1416), determinante nella<br />

costruzione delle piramidi.<br />

La somma delle diagonali di base<br />

è di 25.826,6 metri, analogo al numero<br />

di anni corrispondenti all’Anno<br />

Platonico, relativo alla precessione<br />

degli equinozi.<br />

Gli angoli della base misurano circa<br />

90°, con un’approssimazione di solo 2".<br />

Gli angoli d'inclinazione delle


quattro pareti sono uguali e misurano<br />

51° 50' 35”; questo dimostra che<br />

il p era conosciuto da chi progettò e<br />

costruì il monumento.<br />

La Piramide corrisponde all'emisfero<br />

settentrionale della Terra in<br />

scala 1:43200. I prolungamenti delle<br />

sue diagonali dagli angoli di NO e<br />

NE racchiudono il delta del Nilo.<br />

La piramide è posta al centro esatto<br />

della massa terrestre, all’incrocio<br />

fra il 30° meridiano e il 30° parallelo,<br />

che coprono la maggiore porzione di<br />

terra, a 1/3 della distanza fra Equatore<br />

e Polo Nord, nella linea centrale<br />

che divide il globo e rappresenta lo<br />

"zero" naturale di Longitudine.<br />

Il meridiano che passa per il vertice<br />

della Piramide taglia la Terra in<br />

due parti quasi uguali, manca infatti<br />

di soli 5 km il polo. Di conseguenza<br />

Giza è la naturale Greenwich e questo<br />

evidenzia la profonda conoscenza<br />

astronomica di una civiltà perduta che<br />

eresse i suoi maggiori centri tenendo<br />

conto di dati matematici e geodetici,<br />

incorporando nelle costruzioni le misure<br />

della precessione degli equinozi.<br />

Le quattro facce e i lati sono allineati<br />

con i Punti Cardinali in modo<br />

da posizionare i lati obliqui di fronte a<br />

tali punti. È orientata con una precisione<br />

stupefacente, lo scarto è infatti<br />

di soli 3' 6". Le quattro pareti sono<br />

leggermente curve e la loro curvatura<br />

corrisponde a quella terrestre. Le ombre<br />

proiettate dalla piramide marcano<br />

con esattezza matematica le date degli<br />

Equinozi di primavera e autunno e dei<br />

Solstizi d'inverno e d'estate.<br />

Al suo interno vi sono alcune<br />

camere. Dalla camera ipogea parte un<br />

tunnel verticale di uso sconosciuto,<br />

noto come il condotto dei ladri. Per Zecharia<br />

Sitchin quel condotto fu scavato<br />

dai seguaci di Marduk per giungere<br />

all’interno della piramide e liberare il<br />

Dio che era tenuto prigioniero. Era il<br />

tempo della battaglia fra gli déi.<br />

In tempi remoti la stella polare era<br />

Alpha Draconis, se gli egizi volevano<br />

osservarla attraverso un telescopio<br />

dovevano inclinarlo di 16° e 17’, la<br />

stessa inclinazione del passaggio di-<br />

Foto sotto:<br />

La grande galleria.<br />

23


Sopra:<br />

Il sarcofago nella<br />

Camera del Re.<br />

Sotto:<br />

La Camera della<br />

Regina.<br />

scendente a circa 31 metri sottoterra,<br />

che riempito di acqua rifletterebbe la<br />

stella come lo specchio di un moderno<br />

telescopio. Attraverso il corridoio<br />

ascendente arriviamo alla grande<br />

galleria lunga 46 metri con una<br />

pendenza 26°, alta 8,5 metri e con<br />

un soffitto formato da 36 blocchi di<br />

granito removibili, ciascuno dei quali<br />

può essere rimosso singolarmente.<br />

La galleria, larga alla base 2 metri, si<br />

restringe in alto; contro il muro presenta<br />

un gradino di 60 cm; al posto<br />

del pavimento c’è un canale infossato<br />

largo 1 metro, di cui non si conosce<br />

la funzione.<br />

La camera della regina non è<br />

quadrata. Esami condotti all’interno<br />

della Piramide con moderne strumentazioni<br />

hanno rivelato vuoti e<br />

cavità in diversi punti della piramide,<br />

sotto la Sfinge e nell’intera piana di<br />

Giza. Dietro al corridoio che porta<br />

alla camera della regina sono state<br />

rilevate diverse cavità delle quali<br />

non si sono potute appurare le reali<br />

dimensioni. Vi è solo la sicurezza che<br />

in quel punto si trova un vano molto<br />

profondo, colmo di sabbia e di oggetti<br />

non identificati; di questa sabbia sono<br />

stati prelevati dei campioni attraverso<br />

trapanazioni accuratamente mirate.<br />

Le analisi hanno evidenziato senza<br />

possibilità di contestazioni, per l’alto<br />

contenuto di metalli pesanti, una<br />

datazione precedente a quella delle<br />

glaciazioni. Sabbia di questo tipo non<br />

è presente nelle immediate vicinanze<br />

della piramide, ma a sei chilometri<br />

più a Sud e nel Sinai. Alcuni dei<br />

vani, scoperti nella zona, sono così<br />

grandi che non è stato possibile accertarne<br />

le misure dal momento che la<br />

profondità del pavimento è rimasta<br />

ignota. Nel 1839, durante i lavori<br />

di sgombero di un corridoio della<br />

piramide, fu segnalata, dagli operai<br />

impiegati nel lavoro, una forte corrente<br />

d'aria fresca. Un secolo e mezzo<br />

dopo, nel 1951, tale evento fu accom-<br />

24


pagnato da un rumore che durò una<br />

decina di secondi. Segnalato più volte<br />

dall'archeologo Ahmed Fakhri, che lo<br />

localizzava nel corridoio orizzontale,<br />

alla fine del passaggio dell'entrata occidentale,<br />

il fenomeno faceva dedurre<br />

la presenza di una comunicazione<br />

con l'esterno ma questa apertura,<br />

vicino all'entrata ovest, non è stata<br />

ancora scoperta.<br />

La camera del Re, posta a 45,5<br />

metri dalla base, a circa 1/3 dell’altezza<br />

della piramide, contiene un<br />

sarcofago vuoto che ha il volume<br />

esterno doppio di quello interno. Non<br />

conosciamo come sia stato possibile<br />

realizzarlo. Se vogliamo tracciare un<br />

cerchio intorno al triangolo formato<br />

dalla faccia della piramide dobbiamo<br />

far centro nel punto in cui è ubicata<br />

la Camera del Re. Detta camera, alta<br />

5,81 metri (metà della diagonale del<br />

pavimento di 11,62 metri), lunga 5,20<br />

e larga 10,46, fornisce le misure esatte<br />

dei due triangoli fondamentali del teorema<br />

di Pitagora (571-497 a.C.) (uno<br />

con i tre lati di 5-12-13 e l’altro con i<br />

lati di 3-4-5).<br />

La piramide presenta quattro condotti<br />

inclinati, due per la camera del<br />

re e due per la camera della regina,<br />

che salgono verso l’alto. Nel condotto<br />

della parte Sud della camera della<br />

regina e stata rinvenuta, a 65 metri,<br />

una porta con maniglie, oltre questa<br />

una seconda porta. Nel condotto a<br />

Nord è stato ritrovato del legno, una<br />

pallina e del rame. Questo percorso<br />

dopo 19 metri svolta a sinistra<br />

per altri 4 metri evitando la galleria<br />

principale. Si ferma ad una terza<br />

porta provvista di maniglie, uguale a<br />

quella del condotto sud. Si pensa che<br />

contenga una camera segreta. I due<br />

condotti della camera del Re sboccano<br />

all’esterno e puntano sulla stella<br />

Polare e Alpha Draconis, quelli della<br />

regina, chiusi da porte, guardano<br />

verso Sirio e Zeta Orionis.<br />

Le piramidi, della IV dinastia,<br />

25


Nell'immagine:<br />

Ipotesi di rampa<br />

a spirale per la<br />

costruzione della<br />

Grande Piramide.<br />

disegnano sul terreno la disposizione<br />

delle stelle di Orione e ricostruiscono<br />

la costellazione sulla terra, divenendo<br />

la raffigurazione di Osiride sulla<br />

Terra. Considerando il Nilo emerge<br />

la corrispondenza fra la posizione di<br />

Orione con la Via Lattea, che per gli<br />

Egizi rappresentava il Nilo celeste.<br />

Il mistero più fitto riguarda però il<br />

sistema adottato per la sua costruzione.<br />

Molte sono le ipotesi: dal piano<br />

inclinato, che doveva raggiungere<br />

la lunghezza di circa un chilometro<br />

e mezzo e un volume più elevato<br />

di quello della stessa piramide, agli<br />

argani, alla teoria dei legni corti di<br />

Pincherle, alla serie di quattro rampe,<br />

alla rampa a spirale che segue l’inclinazione<br />

delle pareti proposta da Zahi<br />

Hawass, alla teoria di Elio Diomedi<br />

basata sulle traversine con l’utilizzo<br />

delle gallerie interne come rampe<br />

di trasporto, a quella dello scrittore<br />

arabo del 1440 circa l’utilizzo di fogli<br />

magici che facevano lievitare i blocchi<br />

al suono di una specifica nota<br />

musicale, in modo da poterli spingere<br />

per svariati chilometri. Lo storico<br />

arabo Ibn Abd Hock affermò che la<br />

piramide fu costruita da Surid Ibn<br />

Salhouk, un antico re egizio vissuto<br />

12.000 anni fa, con lo scopo di preservare<br />

le conoscenze acquisite dal<br />

suo popolo; egli sognò che un disastro<br />

si sarebbe abbattuto sulla Terra.<br />

Leggende copte e la testimonianza<br />

dell’egiziano Masudi confermerebbero<br />

tale storia. Non ultima la teoria di<br />

Davidovits, che ha pensato a blocchi<br />

di pietra artificiale realizzati con un<br />

impasto di calcare effettuato sul luogo,<br />

ma che non spiega la presenza dei<br />

blocchi di granito. Il calcare bianco si<br />

trova a decine di metri di profondità<br />

nel sottosuolo, il granito proviene<br />

invece dalle Cave di Aswan, distanti<br />

500 chilometri.<br />

Sopra la Camera del Re vi sono<br />

26


Associazione Culturale “Bensalem”<br />

Castel del Monte<br />

Il Tempio della Rosa<br />

a cura di Attilio Castronuovo<br />

Castel del Monte è uno dei misteri più affascinanti che, dalle nebbie del passato, siano giunti fino a noi.<br />

Adagiato su un poggio che domina la pianura, enigmatico per tutto ciò che attiene ai suoi scopi e alla sua<br />

funzionalità, sembra sfidare il visitatore desideroso di comprenderne il segreto. Si potrebbero affastellare<br />

all’infinito ipotesi su ipotesi nella speranza di giungere a qualche certezza, ma il castello sembra sottrarsi a<br />

questa ricerca, mostrandosi sempre più sfuggente, evanescente, irraggiungibile.<br />

di Daniela Gagliano<br />

edizionigagliano@gmail.com<br />

27


Nell'immagine:<br />

Disposizione delle<br />

travi di pietra nella<br />

struttura sulla<br />

Camera del Re.<br />

A destra:<br />

Un amuleto d'oro<br />

che riproduce lo Zed.<br />

28<br />

cinque camere formate da strutture di<br />

granito o calcare. Portano i nomi di<br />

Davison, Wellington, Nelson, Arbuthnot,<br />

Campbell. Le prime 4 camere<br />

sono strutture di granito uguali al<br />

tetto della camera del Re, la quinta<br />

è una struttura di calcare. Il tetto<br />

della camera è costituito da 9 travi<br />

di granito, il primo tetto rialzato ne<br />

comprende 8, i successivi 9 ognuno,<br />

l’ultimo ha 8 travi; in tutto 49 travi<br />

tutte orientate in direzione nord-sud.<br />

Il tetto a spiovente comprende 24 travi<br />

a sbalzo di calcare orientate come le<br />

altre. L’altezza totale è di 15 metri.<br />

La torre è inserita tra due gigantesche<br />

mura di calcare. Il peso totale è di<br />

70 tonnellate. Le travi perfettamente<br />

piatte sulla parte inferiore, risultano,<br />

nelle superfici superiori, grezze e di<br />

spessore disuguale. Presentano tutte<br />

profonde scanalature. Per gli egittologi<br />

tale struttura serve a proteggere il tetto<br />

piatto della camera del re dal peso<br />

eccessivo della piramide; avrebbero<br />

la funzione di camere di scarico. In<br />

realtà sostengono solo il loro peso; per<br />

alleggerire la struttura sarebbe bastato<br />

porre il tetto spiovente direttamente<br />

sopra la camera del Re. La serie dei<br />

tetti realizza la forma del pilastro Zed,<br />

simbolo importantissimo rinvenuto<br />

frequentemente nel rituale e nelle tombe<br />

egizie, dato che rappresentava la resurrezione<br />

di Osiride, in particolare la<br />

sua colonna dorsale. Il suo significato<br />

è quello di stabilire un contatto tra il<br />

defunto e la vita dopo la morte.<br />

Perché i costruttori posizionarono<br />

1.200 tonnellate di travi di granito<br />

sopra il tetto piatto della camera?<br />

Forse per la capacità di risonanza del<br />

granito? Le travi dovevano risuonare,<br />

vibrare e interagire con quelle situate<br />

nel soffitto della camera del Re? La<br />

torre è una costruzione indipendente,


inserita<br />

in una<br />

struttura<br />

di calcare in modo<br />

da poter vibrare<br />

liberamente interagendo<br />

con<br />

il granito<br />

della<br />

camera sottostante.<br />

Le nove travi della<br />

camera del re pesano<br />

oltre 300<br />

tonnellate,<br />

il pavimento<br />

non poggia sopra una<br />

muratura piatta ma su<br />

un rivestimento<br />

modulare,<br />

in modo da ridurre<br />

l’area di contatto al<br />

minimo e permettere<br />

alle 21 pietre del pavimento<br />

di vibrare liberamente.<br />

Il tetto spiovente<br />

facilita la risonanza<br />

delle travi, massimizzando<br />

la loro capacità<br />

di vibrare al minimo<br />

smorzamento. Le variazioni<br />

nelle loro dimensioni<br />

convalidano la<br />

funzione acustica. In<br />

alcune travi sono presenti<br />

profonde scanalature,<br />

come se si avesse<br />

voluto accordare il<br />

granito alterandone<br />

le dimensioni fisiche.<br />

Il granito difatti è<br />

altamente risonante<br />

e i pezzi più grandi,<br />

una volta colpiti,<br />

emettono un suono<br />

chiaramente<br />

udibile. Anni fa<br />

l’obelisco Hashet<br />

esposto al Cairo<br />

emetteva un<br />

suono<br />

prolungato<br />

se percosso.<br />

Poiché tutti i<br />

turisti lo percuotevano<br />

fu<br />

ancorato<br />

al terreno col<br />

cemento. Da quel<br />

momento non produce<br />

più<br />

alcun<br />

suono.<br />

Il campo elettromagnetico<br />

terrestre<br />

comprende<br />

una serie di risonanze,<br />

che influenzano<br />

tutto ciò che<br />

vive o esiste sulla<br />

Terra, conosciute<br />

come le Risonanze<br />

di Schumann, la cui<br />

frequenza varia dai<br />

7,83 Hz a 60 Hz. La<br />

Camera del Re ha<br />

una risonanza di 30<br />

Hz; potrebbe darsi<br />

che la Camera del<br />

Re e la torre entrino<br />

in risonanza<br />

grazie alle vibrazioni<br />

Schumann.<br />

La piramide,<br />

costruita in pietra,<br />

diventerebbe<br />

quindi un’estensione<br />

della<br />

Terra, vibrando<br />

con essa. Con<br />

i condotti<br />

aperti sarebbe<br />

potuto fuoriuscire<br />

un<br />

suono che<br />

29


si sarebbe propagato all’esterno con<br />

un effetto impressionante. Lo scopo?<br />

Forse ricreare il suono della creazione,<br />

o forse produrre un suono piacevole<br />

e rilassante per intensificare il<br />

profondo simbolismo religioso.<br />

Per completare il quadro ricordiamo<br />

che sono stati condotti esperimenti<br />

sonici nella Camera del Re, dai<br />

quali è emerso che questa è sensibile<br />

alle frequenze molto basse grazie al<br />

quarzo contenuto nel granito; le camere<br />

sovrastanti avrebbero funzionato<br />

da cassa di risonanza, modulando<br />

diverse frequenze, e il tutto avrebbe<br />

costituito una specie di grande diapason<br />

per riprodurre le frequenze della<br />

Terra. In tal caso i canali avrebbero<br />

assunto la funzione di canne d’organo<br />

in grado di riprodurre suoni<br />

diversi. In seguito un terremoto<br />

avrebbe rotto il meccanismo.<br />

Il sarcofago stesso avrebbe<br />

mostrato una svariata tipologia<br />

di risonanze corrispondenti<br />

a quelle ambientali.<br />

Il vento creerebbe una<br />

vibrazione armonica<br />

compresa fra 16 e 0,50<br />

Hz, di bassa frequenza<br />

e non udibile dall’orecchio<br />

umano, simile ad<br />

un accordo in Fa<br />

diesis che corrisponde<br />

al centro<br />

di risonanza<br />

della Terra,<br />

cosa testimoniata<br />

dagli antichi<br />

scritti egizi. Quindi<br />

i blocchi sarebbero<br />

accordati sulla frequenza<br />

della Terra. Gli<br />

sciamani americani<br />

intagliavano ossa e<br />

legno per fabbricare<br />

flauti che producevano<br />

la stessa nota: un Fa<br />

diesis. Un flauto ritrovato da Leopoldo<br />

Batres nella Piramide del Sole<br />

a Teotihuacan, andato perduto, sembra<br />

che "producesse una scala musicale a<br />

sette note, diversa da quella europea”.<br />

Tutta la materia, corpo umano<br />

compreso, è composta da atomi che<br />

vibrano secondo determinate lunghezze<br />

d’onda; la malattia è una alterazione<br />

di queste frequenze. Recenti<br />

studi hanno confermato che ogni particella<br />

subnucleare è influenzata dalle<br />

variazioni lunari, terrestri e solari,<br />

da alterazioni dei campi magnetici,<br />

macchie solari, terremoti, dai campi<br />

elettromagnetici; abbiamo la dimostrazione<br />

che a livello sub atomico la<br />

materia vi-<br />

30


vente interagisce con qualsiasi altra<br />

materia. Si entra nel campo della<br />

radioestesia. La piramide assume ben<br />

altro e più grande significato. Siamo<br />

in presenza di un tempio o di un congegno<br />

che, sfruttando l’energia sonica<br />

prodotta da qualche particolare nota<br />

musicale, svolgeva una precisa funzione<br />

a noi sconosciuta? Le ipotesi<br />

sono molteplici: solo un effetto scenico,<br />

una centrale energetica o, come<br />

ipotizza qualcuno, una porta spazio<br />

temporale? La teoria è a dir poco<br />

affascinante ma potrebbe divenire inquietante<br />

se si dovesse scoprire che si<br />

trattava di un meccanismo utilizzato<br />

per cambiare la frequenza delle onde<br />

cerebrali; una sorta di macchina per<br />

il lavaggio del cervello. Notiamo che<br />

7 Hz provocano frequenze volte al<br />

trascinamento del cervello e frequenze<br />

Alfa vengono usate nella<br />

terapia della musica per contribuire<br />

a ridurre lo stress nei<br />

pazienti.<br />

Non dimentichiamo le<br />

altre ipotesi riguardo alla<br />

sua funzione: un teodolite<br />

di precisione, un osservatorio<br />

celeste, una pompa per<br />

prelevare acqua dal Nilo,<br />

un generatore di energia. Si<br />

narra che, sia Siemens sia tale<br />

Cameron Verne, scoprirono<br />

un campo di energia intorno<br />

ad essa. A un terzo dalla base,<br />

all’incirca nella stessa posizione<br />

della Camera del Re, gli effetti<br />

erano più intensi quando un lato era<br />

rivolto al nord magnetico in linea<br />

col campo magnetico della Terra.<br />

Era stata scoperta l’energia, il potere<br />

della piramide. Ricordiamo il brevetto<br />

di Drbal per affilare lamette, le<br />

certificazioni di effetti terapeutici, la<br />

capacità di mummificare, la moda di<br />

conservare tutto in involucri a forma<br />

di piramide.<br />

Il fisico Gohed dichiarò che quanto<br />

avviene all’interno del monumento<br />

contraddice tutte le leggi della scienza.<br />

Un girasole posto nella camera<br />

del Re gira in senso contrario. Si dice<br />

che la piramide abbia il potere di<br />

rallentare l’inversione dei poli magnetici<br />

che avviene al termine della<br />

precessione e di evitare all’umanità<br />

catastrofi naturali.<br />

Dalla piramide sono state estrapolate<br />

date di eventi storici, trasformandola<br />

in un grande contenitore di<br />

profezie; l’elenco delle date è lungo<br />

e comprende la nascita di Cristo,<br />

l’esodo degli Ebrei, la scoperta dell’America,<br />

l’inizio e la fine della prima<br />

Guerra mondiale, ovviamente le date<br />

della seconda; viene segnalato il 1991<br />

come epoca di grandi cambiamenti,<br />

l’ultima data menzionata è il 2001.<br />

Perché non si va oltre? Per caso questa<br />

segnava la fine del mondo?<br />

Ma per rimanere obiettivi rammentiamo<br />

quanto scritto da Umberto<br />

Eco nel suo Pendolo di Foucault:<br />

"Misurando quel chiosco vedremo che la<br />

lunghezza del ripiano è di 149 cm. Un<br />

centomiliardesimo della distanza Terra-<br />

Sole, l’altezza posteriore di 176 centimetri<br />

divisa per la larghezza della finestra di 56<br />

fornisce il valore di 3,14. La somma degli<br />

spigoli, 190 + 176 x 2 è uguale a 730, anno<br />

della vittoria di Poitiers. Lo spessore del<br />

ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza<br />

della cornice della finestra di 8,8, sostituendo<br />

ai numeri interi le relative lettere<br />

dell’alfabeto otteniamo C10H8 formula<br />

della naftalina."<br />

Siamo consapevoli che quando si<br />

parla di piramide non esistono assolute<br />

certezze ma solo teorie, ipotesi,<br />

asserzioni che a volte la scienza ufficiale<br />

accetta per convenienza.<br />

Concludiamo quindi con una ipotesi<br />

interessante che dipinge uno scenario<br />

fantastico, ma non impossibile,<br />

dove un’antica civiltà evoluta tecnologicamente,<br />

in possesso di notevoli<br />

conoscenze astronomiche, scopre una<br />

catastrofe ciclica che mette in pericolo<br />

l’intero pianeta. Ogni 18.900 anni<br />

31


Nell'immagine:<br />

Orientamento<br />

astronomico dei<br />

condotti della<br />

Grande Piramide.<br />

32<br />

circa i campi elettromagnetici solari<br />

si sovrappongono, causando un’inversione<br />

magnetica solare che porta ad<br />

un ribaltamento magnetico terrestre;<br />

quando il campo magnetico solare<br />

cambia direzione tende a sbilanciare<br />

la Terra dal suo asse, esponendola a<br />

terremoti, inondazioni ed eruzioni<br />

vulcaniche. Quel popolo non può<br />

evitare il disastro, ma i sopravvissuti<br />

decidono di avvertire le civiltà future<br />

riguardo al fenomeno e progettano<br />

di lasciare un messaggio costruendo<br />

qualcosa che il tempo non possa<br />

distruggere<br />

facilmente.<br />

Scolpiscono<br />

un<br />

monolite,<br />

che affiora<br />

nella fertile<br />

pianura,<br />

dando<br />

forma ad<br />

un gigantesco<br />

Leone<br />

che osserva<br />

all’orizzonte<br />

il sorgere<br />

dell’omonima<br />

costellazione;<br />

indicano<br />

così il momento<br />

dell’inizio di una nuova epoca.<br />

Devono avvertire che la catastrofe è<br />

legata al ciclo delle macchie solari,<br />

la cui durata è di 11,1 anni. Di conseguenza<br />

innalzano tre Piramidi in<br />

modo che la loro distanza dal Leone<br />

corrisponda a 111,111 gradi precessionali,<br />

stabilendo un riferimento al<br />

ciclo delle macchie solari. Inseriscono<br />

quindi nella piramide più grande<br />

dei "condotti", facendo in modo che<br />

8.000 anni dopo, cioè nel 2450 a.C.,<br />

risultino allineati con alcune stelle; il<br />

numero 8000 diviso per 72, valore del<br />

grado precessionale, fornisce 111,111.<br />

Non solo, nel costruirle fanno in modo<br />

che esse riproducano sulla Terra la<br />

posizione delle tre stelle della cintura<br />

di Orione; chi leggerà il messaggio<br />

saprà che all’epoca della costruzione,<br />

nel 10450 a.C., risultava spostata più<br />

in alto di 111,111 gradi rispetto alla<br />

sua posizione perché saranno trascorse<br />

5 fasi e si avvicinerà il completamento<br />

del relativo ciclo di 18.900<br />

anni solari.<br />

Edificano la Grande Piramide con<br />

lo scopo di rallentare, o impedire,<br />

l’inversione dei poli; la rivestono di<br />

calcare bianco in modo che risplenda<br />

al sole e sia visibile da lontano, la<br />

ricoprono di iscrizioni che narrano<br />

l’evento disastroso, spiegano la funzione<br />

del monumento e cosa accadrà<br />

nel futuro. Le piramidi creeranno<br />

una cupola di energia di smisurate<br />

proporzioni, idonea a salvare tutto<br />

quanto si trova al suo interno.<br />

Oggi sappiamo che un ciclo di<br />

macchie solari si compie in 187 anni<br />

e 20 cicli corrispondono a 1.366.040<br />

giorni, un collegamento alla data<br />

di inaugurazione del Tempio della<br />

Croce di Palenque (1.359.540). Con i<br />

Maya un’altra corrispondenza; considerando<br />

che la distanza massima


fra una località e l’altra è metà della<br />

circonferenza terrestre, la sezione aurea<br />

di tale distanza è 12.360; in realtà<br />

12.320 chilometri separano Giza da<br />

Teotihuacan. Per caso la loro localizzazione<br />

dipende da un unico progetto?<br />

Il Viale dei Morti è allineato con<br />

il vecchio Polo Nord con un errore<br />

di soli 2 gradi. I Maya imputavano lo<br />

spostamento dei poli terrestri proprio<br />

all’inversione del campo magnetico<br />

solare di cui conoscevano la durata<br />

ciclica. Prestavano molta attenzione<br />

al ciclo di 260 giorni perché in tale<br />

periodo si sovrappongono i campi<br />

magnetici solari; il pianeta Venere veniva<br />

difatti osservato per tenere sotto<br />

controllo i cicli delle macchie solari<br />

dato che dopo venti cicli si verifica<br />

tale inversione.<br />

Attualmente ci troviamo nel momento<br />

in cui il Leone osserverà il sorgere<br />

dell’Acquario; siamo nell’età del<br />

ferro; e questo ci riporta alla mente le<br />

parole di Enoch: "Verrà il giorno in cui<br />

la Torre renderà ciò che le è stato affidato;<br />

la piramide salterà come un ariete e terminerà<br />

la triste età del ferro."<br />

Qualcuno dice che la piramide<br />

generi delle energie, ma c'è di più:<br />

le stesse energie sono riscontrabili<br />

anche in tutti i modelli della Grande<br />

Piramide e ogni tipo di modello costruito<br />

dicono "mummifichi" qualsiasi<br />

tipo di materia organica morta.<br />

Carne, pesce, uova, frutta, fiori,<br />

erbe, etc... Tutto viene perfettamente<br />

conservati, anche per anni.<br />

Di tutto questo gli Egizi non dovevano<br />

essere a conoscenza. E' risaputo<br />

infatti che non mummificavano i loro<br />

Re ma ne imbalsamavano i corpi, privandoli<br />

di tutte le interiora e di quelle<br />

parti che avrebbero potuto causare<br />

putrefazione.<br />

Quindi il<br />

corpo veniva<br />

trattato,<br />

con procedure<br />

speciali<br />

e cerimonie<br />

religiose<br />

appropriate,<br />

per sessanta<br />

giorni;<br />

un numero<br />

determinato<br />

più che<br />

altro dalla<br />

cerimonia<br />

religiosa,<br />

riportando<br />

tale trattamento<br />

alla scomparsa periodica<br />

dal cielo Boreale della stella Sirio.<br />

Durante questo periodo il corpo era<br />

tenuto in appositi bagni di aromi speciali,<br />

poi spalmato di unguenti appositi<br />

e infine, con cerimonie sacre che<br />

accompagnavano ogni atto, veniva<br />

fasciato con lunghe bende. Alla fine<br />

di tutto questo, il corpo così preparato<br />

veniva chiamato "mummia" e<br />

deposto nel sarcofago, con una maschera<br />

dorata, in luoghi sotterranei<br />

fuori dalla portata dei profanatori di<br />

tombe.<br />

La vera mummificazione avviene<br />

invece nei modellini in scala della<br />

33


34<br />

Grande Piramide, senza mai toccare<br />

o manomettere il soggetto durante<br />

il periodo chiamato "d'incubazione",<br />

che varia da alcuni giorni a qualche<br />

mese, a seconda delle dimensioni del<br />

soggetto da "trattare"e delle dimensioni<br />

della piramide. Tale sconcertante<br />

e affascinante scoperta<br />

avvenne per caso quando<br />

un giorno un certo Antoin<br />

Bovis, francese, durante<br />

un viaggio in Egitto,<br />

visitando la celeberrima<br />

Piramide, trovò nella<br />

Camera del Re alcuni topi<br />

e pipistrelli mummificati,<br />

entrati per caso e in seguito<br />

morti, forse per fame.<br />

Invece di imputridirsi<br />

o marcire, come sarebbe<br />

stato naturale che avvenisse,<br />

erano lì, davanti ai<br />

suoi occhi stupiti. Con un<br />

lampo d'intuizione Bovis<br />

dedusse che la causa poteva<br />

essere proprio la forma<br />

geometrica della piramide<br />

per cui, rientrato dal viaggio,<br />

volle provare se la sua<br />

intuizione fosse valida:<br />

realizzò con del semplice<br />

cartone un modellino in<br />

scala 1/500 della Grande<br />

Piramide e vi sistemò, ad<br />

1/3 di altezza (come è situata<br />

la "Camera del Re" )<br />

dalla base, un gattino morto.<br />

Attese una settimana e<br />

quando tornò a controllare<br />

trovò sotto la piramide il<br />

gattino perfettamente intatto, che non<br />

emanava alcun cattivo odore.<br />

Provò con altre sostanze organiche:<br />

tutte puntualmente subivano lo<br />

stesso effetto...<br />

La notizia, tra l'incredulità generale,<br />

fece comunque il giro del mondo,<br />

snobbata dagli egittologi e raccolta dai<br />

ricercatori privati; furono eseguiti altri<br />

svariati esperimenti, finché, da un ingegnere<br />

elettronico cecoslovacco, Karl<br />

Drbal, nacque addirittura il brevetto<br />

N° 91304, per modellini di piramide<br />

"tipo Cheope" che consentono di<br />

mantenere bene affilate le lamette da<br />

barba. Difatti questo piccolo modellino<br />

(circa 10 cm d’altezza) permette ad<br />

una semplice lametta da barba delle<br />

più comuni di eseguire tra le 50 e le<br />

100 rasature, purché dopo l'uso venga<br />

rimessa all'interno della piramide.<br />

Non è facile immaginare quanto<br />

abbia faticato quell'ingegnere a convincere<br />

la commissione preposta al<br />

rilascio del brevetto, poiché in realtà<br />

non aveva argomenti validi a spiegare<br />

quale fenomeno avviene in una simile


struttura di cartone. Infatti passarono<br />

10 anni prima che la Commissione<br />

giudicasse "del tutto eccezionale"<br />

l'invenzione (diciamo meglio, la scoperta)<br />

dell’ing. Drbal, rilasciandogli il<br />

brevetto.<br />

Approfittando della stranezza di<br />

questa invenzione, una ditta californiana<br />

di materie plastiche mise in<br />

vendita a scopo pubblicitario alcune<br />

centinaia di modellini di piramide in<br />

plastica, confezionati con una lametta<br />

da barba in omaggio. In breve<br />

tempo però la produzione fu sospesa<br />

e i modellini ritirati dal mercato: la<br />

piramide funzionava e la vendita di<br />

lamette stava calando; la civiltà dei<br />

consumi ha le sue leggi.<br />

Ancora oggi non si è riusciti a<br />

scoprire che cosa davvero accade<br />

nello spazio all’interno della piramide.<br />

Sono state fatte molte ipotesi: si<br />

parla di onde cosmiche provenienti<br />

dallo spazio, che sarebbero convogliate<br />

e amplificate nel<br />

centro della piramide; o<br />

anche dell’azione del flusso<br />

del tempo che, amplificata<br />

dalla costruzione, renderebbe<br />

possibile conservare<br />

la materia organica morta,<br />

disidratandola così rapidamente<br />

da non darle il<br />

tempo di imputridire.<br />

Secondo recenti studi<br />

sembra invece che l’energia<br />

in ballo sia un tipo di radiazione<br />

elettromagnetica,<br />

dell'ordine delle nano-onde.<br />

Tale energia, irradiata<br />

all'esterno e concentrata<br />

nello spazio interno, sarebbe<br />

dovuta semplicemente<br />

alla forma della piramide<br />

e al fatto di possedere 5<br />

punte: l'apice e i 4 vertici<br />

della base, che avrebbero la<br />

funzione di ricetrasmettitori<br />

di nano-onde. Le punte<br />

convoglierebbero le radiazioni<br />

delle molecole a 1/3<br />

d'altezza dalla base della<br />

piramide: nella "Camera<br />

del Re", quindi.<br />

Comunque l'energia<br />

che riesce a concentrare la<br />

piramide crea un’atmosfera<br />

fortemente satura, con lunghezze<br />

d'onda attorno ai 10 nanometri. Lo<br />

stesso tipo di energia viene irradiato,<br />

in parte, anche all'esterno della punta<br />

superiore ma non sembra avere gli<br />

stessi effetti, comunque alcune compagnie<br />

aeree evitano di far passare i<br />

loro aerei sopra le piramidi poiché a<br />

volte si rilevano strane anomalie nella<br />

strumentazione di bordo.<br />

35


dalla pietra gre<br />

alla piramide<br />

di Aldo Tavolaro<br />

36<br />

Nel linguaggio<br />

iniziatico la Pietra<br />

grezza è il simbolo del neofita che non<br />

possiede ancora la preparazione adeguata<br />

per partecipare alla costruzione<br />

del Tempio Universale. La pietra<br />

cubica è invece il simbolo di chi ha<br />

cominciato a lavorare su se stesso e<br />

ad acquisire le conoscenze necessarie<br />

a concorrere a quella costruzione.<br />

E' comunque opportuno aggiungere<br />

che la pietra grezza è considerata<br />

anche androgina, costituendo la<br />

perfezione dello stato primordiale.<br />

Inoltre essa è materia passiva, ma se<br />

su<br />

di essa<br />

viene esercitata<br />

esclusivamente l'attività umana<br />

essa si svilirà, mentre se vi si esercita<br />

anche l'attività spirituale, al fine di<br />

farne una pietra levigata, essa si nobiliterà.<br />

La pietra levigata, detta anche<br />

cubica, esprime quindi la nozione di<br />

stabilità, equilibrio, compiutezza.<br />

Se alla pietra cubica sovrapponiamo<br />

una piramide il simbolismo si estende<br />

ad indicare la manifestazione sottile


zza<br />

che<br />

penetra<br />

integralmente<br />

quella corporea<br />

e la domina: stiamo parlando<br />

dell'Opera dei Saggi o Pietra Filosofale.<br />

In altre parole, alla dimensione<br />

umana, rappresentata dalla pietra<br />

cubica che condensa materia e spirito,<br />

si aggiunge la Conoscenza.<br />

Questo simbolismo in exterioribus<br />

merita a mio parere un approfondimento,<br />

tanto più che è evidente<br />

l'intenzione in superioribus di quanti<br />

questi simboli ci hanno tramandato.<br />

Innanzi tutto l'inclinazione degli<br />

spigoli della piramide richiama i raggi<br />

del sole che scendono sulla terra,<br />

sottolineati ed esaltati da uno squarcio<br />

fra le nubi. E questo è già un accostamento<br />

cosmico. Inoltre, fra le tante<br />

piramidi che ci circondano, è quella di<br />

Cheope la piramide per eccellenza, da<br />

numerosi anni a questa parte oggetto<br />

di continui studi che coinvolgono<br />

37


icercatori d'ogni parte del mondo.<br />

In quel monumento, a parte le ipotesi<br />

stravaganti che non mancano mai in<br />

nessuna ricerca, sono racchiuse formule<br />

matematiche incontrovertibili<br />

che lasciano stupefatti e che ne fanno<br />

un libro di pietra.<br />

Pur se è presente il p, che è un rapporto<br />

correlato al cerchio, sovrano è<br />

il f, il numero d'oro 1,618, che possiamo<br />

ben definire come il rapporto<br />

che domina nel creato. Infattioltre<br />

che nel corpo umano, lo troviamo nel<br />

mondo vegetale, nel mondo animale,<br />

in quello sottomarino e perfino nelle<br />

distanze dei pianeti dal Sole e di alcuni<br />

satelliti dai pianeti.<br />

In particolare nella Grande Piramide:<br />

• l'altezza della faccia triangolare<br />

divisa per la metà della base dà il<br />

numero d'oro 1,618;<br />

• la superficietotale della piramide<br />

divisa per la superficie laterale dà<br />

1,618;<br />

• la superficie laterale della piramide<br />

divisa per la superficie di base<br />

dà 1,618;<br />

• l'altezza della piramide divisa per<br />

la metà del lato di base dà 1,272,<br />

che rappresenta la radice quadrata<br />

di 1,618;<br />

• la lunghezza dello spigolo laterale<br />

divisa per l'altezza della faccia<br />

triangolare dà 1,174, che è la radice<br />

cubica di 1,618;<br />

• la superficie di una delle facce<br />

laterali triangolari è uguale al<br />

quadrato dell'altezza del monumento;<br />

• l'altezza della piramide è medio<br />

proporzionale tra la metà del lato<br />

di base e l'altezza della faccia<br />

triangolare;<br />

• l'altezza della faccia triangolare<br />

divisa per l'altezza della piramide<br />

dà 1,272, radice quadrata di 1,618;<br />

• dividendo il perimetro di base della<br />

piramide per il doppio dell'altezza<br />

si ottiene 3,14;<br />

• la superficie del quadrato di base<br />

divisa per la superficie del triangolo<br />

mediano, corrispondente alla<br />

sezione della piramide, dà 3,14.<br />

La piramide è un libro di pietra, vi<br />

sono racchiuse le conoscenze matematico-geometriche<br />

che regolano<br />

gran parte del creato, ma è anche<br />

un esempio di come il numero sia<br />

qualcosa di più di una entità astratta<br />

usata per descrivere una quantità.<br />

38


ORIZZONTE adv<br />

39


Introduzione<br />

al giubileo<br />

di Franco Ardito<br />

“I<br />

ntroduzione al Giubileo”, ultimo del<br />

libro di Claudio Monachesi, a<br />

prima vista potrebbe sembrare una<br />

delle tante attività fiorite intorno al<br />

Giubileo della Misericordia e interessanti<br />

solo perché funzione di questo<br />

accadimento. Basta aprirlo, però,<br />

per rendersi conto che si tratta di<br />

tutt’altra cosa, che il Giubileo papale<br />

ne rappresenta solo un aspetto e, per<br />

certi versi, un puro pretesto e che il<br />

libro vive di vita propria, mettendo<br />

insieme concezioni cristiane, sacre<br />

scritture, qabbalah, logiche iniziatiche<br />

e tradizioni esoteriche diverse,<br />

collegate e armonizzate da una mente<br />

eclettica qual è quella di Claudio<br />

Monachesi. Talchè non è strano che<br />

nell’introduzione di Fabrizio Mariani,<br />

peraltro scritta per la prima<br />

stesura di Introduzione al Giubileo<br />

2000 e qui riproposta, si parli di<br />

percorso iniziatico in cui i luoghi,<br />

pur sacri alla cristianità, diventano<br />

luoghi dell’anima, cammino di perfezione,<br />

strumenti verso la ricerca di<br />

se stessi. Si scopre così che il pensiero<br />

cristiano estende le sue radici in<br />

territori ben più profondi dei semplici<br />

aspetti dogmatici e devozionali, e<br />

che anche in essi è la potenza della<br />

rigenerazione.<br />

Il viaggio si sviluppa attraverso<br />

la “Rosa del Giubileo”, suddivisa in<br />

12 settori perché il 12 rappresenta il<br />

numero della completezza, del ciclo<br />

concluso, che diventano 14 se si considerano<br />

anche il sopra e il sotto. In<br />

questo modo il cerchio si trasforma<br />

in struttura elicoidale, scopre l’alto e<br />

il basso, la necessità di salire.<br />

La “Rosa del giubileo” comprende<br />

40


tutti gli spazi da visitare, con i relativi<br />

“misteri”, da scorgere soprattutto<br />

nella propria interiorità:<br />

1. S. Maria ai Martiri, situata<br />

nel Pantheon, un testimone bimillenario.<br />

Rappresenta i misteri dell’iniziazione<br />

e dell’ascensione in cielo<br />

come passaggio di un culto in un altro<br />

culto, di un cielo in un altro cielo.<br />

2. S. Maria in Vallicella, la<br />

Chiesa Nuova fatta costruire da San<br />

Filippo Neri, che vi è sepolto. Individua<br />

i misteri della gioia e dell’allegria.<br />

3. San Pietro in Vaticano, la ricchezza,<br />

le due chiavi: d’oro e d’argento: i<br />

misteri della grandezza di questo mondo.<br />

4. Porziuncola, luogo della<br />

riunione mondiale delle religioni; è il<br />

simbolo dei misteri del farsi piccoli.<br />

5. S. Maria Aracoeli, il risveglio<br />

dal sonno, Mosè ed Elia, Cesare Augusto.<br />

I misteri della trasfigurazione.<br />

6. S. Paolo fuori le mura e l’Abbazia<br />

delle Tre Fontane, la tomba<br />

di Paolo nella croce egizia. Il luogo del<br />

martirio. L’altare di San Bernardo di<br />

Chiaravalle con accanto l’Ara dei Fratelli<br />

Arvali: i misteri della conversione.<br />

7. San Sebastiano fuori le mura.<br />

La “Memoria Apostolorum” nelle<br />

catacombe. Due acrostici: Ictus,<br />

Vitriol. Le orme dei piedi (i pesci) lasciate<br />

sulle pietra da Gesù). I misteri<br />

delle profondità degli abissi e della<br />

Pentecoste.<br />

8. San Lorenzo fuori le mura.<br />

Due basiliche che si uniscono una<br />

all’altra annodandosi agli absidi. Il<br />

silenzio. La cenere di Lorenzo. I misteri<br />

della morte.<br />

9. Santa Croce in Gerusalemme.<br />

Le ultime sette parole di Gesù sulla<br />

croce. Le 14 stazioni della Via crucis.<br />

INRI, INBI, INMH. I misteri della<br />

passione.<br />

10. Santa Maria Maggiore. La<br />

fondazione rituale con l’aratro fatta<br />

da Papa Liberio, che ne tracciò il<br />

perimetro similmente agli antichi. I<br />

misteri della nascita, della verginità,<br />

dell’assunzione.<br />

11. Santa Prassede, dove è stato<br />

raccolto il sangue di circa duemilatrecento<br />

martiri. I misteri della Gerusalemme<br />

Celeste.<br />

12. Santo Stefano Rotondo,<br />

il sepolcro di Gesù. I misteri della<br />

resurrezione.<br />

13. San Giovanni in Laterano,<br />

Mater Urbis et Orbis, ovvero i misteri<br />

dell’ascensione in cielo.<br />

14. Sancta Sanctorum, ovvero i<br />

misteri di “Atziluth”.<br />

Così il ciclo è completo. Obiettivo<br />

del viaggio è assumere l’esperienza<br />

giubilare a motivo iniziatico,<br />

farne una strada d’elevazione, la<br />

propria strada, vivendola in modo<br />

pieno e completo, trasportandosi in<br />

un luogo non luogo, in un tempo<br />

al di là del tempo, sostanzialmente<br />

muovendosi in una dimensione<br />

sacrale con la coscienza di essere<br />

noi stessi luogo, tempo e sacralità.<br />

E ritrovare se stessi alla fine del<br />

viaggio, con la consapevolezza che<br />

un ciclo si è concluso, e che siamo<br />

in grado di iniziarne un altro.<br />

Ci ritroviamo di nuovo tutti insieme<br />

giù, poco fuori l’edificio della Scala<br />

Santa; ci sono ancora commenti richieste<br />

consigli interrogativi baci strette di<br />

mano... E qualcuno che si meraviglia<br />

del tempo, repentinamente cambiato,<br />

senza più vento, il cielo d’un grigio uniforme<br />

e una pioggerellina che quasi non<br />

bagna i nostri capelli i nostri vestiti.<br />

Alcuni di noi per andare alle automobili<br />

camminano ancora insieme,<br />

alcuni osservando il cielo... Sono stanco,<br />

ma soddisfatto e quasi incredulo che<br />

sia potuto accadere tutto questo... Una<br />

vecchia mendicante farfuglia con la<br />

bocca vuota ‘la carità’… E in fondo, già<br />

visibile, la statua di S. Francesco benedicente...<br />

E di lato Porta S. Giovanni, e<br />

le mura aureliane che si dirigono virili<br />

verso S. Croce in Gerusalemme.<br />

“ Dove andiamo a cena stasera?”<br />

Claudio Monachesi<br />

Introduzione<br />

al Giubileo<br />

Edizioni<br />

Terre Sommerse<br />

www.terresommerse.it<br />

41


arte e scienza<br />

di Paolo Maggi<br />

42<br />

“O tu ch’onori scienzia ed arte,<br />

questi chi son c’han cotanta orranza,<br />

che dal modo delli altri li diparte?”<br />

E quelli a me: “L’onrata nominanza<br />

Che di lor suona su nella tua vita,<br />

grazia acquista in ciel che sì l’avanza”<br />

(Inferno, IV)


Dante, un maestro di sapere,<br />

come il suo Virgilio, per essere<br />

definito tale doveva essere un erudito<br />

tanto nelle materie scientifiche, quanto<br />

il quelle letterarie. Ma esiste oggi<br />

nella cultura moderna un dialogo tra<br />

arte e scienza? Almeno apparentemente<br />

no. Nella mentalità corrente il<br />

sapere umanistico e il sapere scientifico<br />

sembrano anzi essere due forme<br />

di conoscenza in antitesi tra loro. Sono<br />

percepiti come due modi di vedere<br />

il mondo completamente divaricanti,<br />

basati il primo su un approccio intuitivo<br />

ed estetico alla realtà, il secondo<br />

su un approccio razionale. E tra di<br />

essi non può essere stabilito nessun<br />

rapporto di collaborazione. Due mon-<br />

Nella foto:<br />

Jan Vermeer.<br />

L'Astronomo<br />

(1668)<br />

43


44<br />

di che, peraltro, spesso si guardano<br />

l’un l’altro con reciproco disprezzo.<br />

Eppure questa dicotomia tra arte<br />

e scienza è relativamente moderna,<br />

frutto della rivoluzione scientifica del<br />

XVIII secolo. In epoca classica non<br />

esisteva una contrapposizione tra la<br />

dimensione estetica e quella scientifica.<br />

Basti pensare che il termine greco<br />

techne e l’equivalente latino ars, significavano<br />

entrambi tecnica, ma anche<br />

arte. Le grandi filosofie dell’antichità<br />

erano spesso un esempio di profonda<br />

armonia tra scienza ed arte. Pitagora<br />

e i suoi successori vedevano il mondo<br />

della natura, quello della matematica<br />

e della musica intimamente interconnessi.<br />

Ippocrate, nel V secolo a.C.,<br />

dava della medicina una definizione<br />

che si collocava a metà strada tra le<br />

certezze dell’episteme e le incertezza<br />

dell’esperienza empirica.<br />

Aristotele poi aveva un’idea ben<br />

chiara di cosa potesse essere definita<br />

arte, un’idea rivoluzionaria e tuttora<br />

attuale, ancorché ignorata dai più:<br />

arte e scienza sono entrambe figlie di<br />

un’unica madre, l’esperienza. E l’arte<br />

è punto di incontro fra molte competenze<br />

empiriche.<br />

“L’esperienza è per gli uomini solo il<br />

punto di partenza da cui derivano scienza<br />

ed arte. L’arte nasce quando da una molteplicità<br />

di nozioni empiriche venga prodotto<br />

un unico giudizio universale che abbracci<br />

tutte le cose simili tra loro. Infatti l’esperienza<br />

si limita a ritenere che una certa<br />

medicina sia adatta a Callia colpito da una<br />

certa malattia, o anche a Socrate o a molti<br />

altri presi individualmente; ma a giudicare,<br />

invece, che una determinata medicina<br />

è adatta a tutti costoro considerati come<br />

un’unica specie (ossia affetti, ad esempio,<br />

da catarro o da bile o da febbre), è compito<br />

riservato all’arte.” (Aristotele, Opere,<br />

Metafisica, Laterza Bari, 1988).<br />

Dunque, la definizione di arte che<br />

dà Aristotele, è assai più ampia di<br />

quella comunemente intesa, che la<br />

vede solo come un’attività umana che<br />

porta a forme creative di espressione<br />

estetica. E la medicina, secondo la


Leonardo da Vinci e il<br />

Rinascimento<br />

L’esergo ci ricorda poi come, nel<br />

Medioevo, il sapere fosse percepito<br />

come un’unità che non poteva<br />

prescindere dalle sue due principali<br />

componenti. Ma forse è il Rinascimento<br />

l’epoca in cui sono stati più<br />

stretti i rapporti tra scienza ed arte,<br />

soprattutto grazie all’opera geniale di<br />

Leonardo da Vinci che ha rappresentato<br />

il più alto punto d’incontro tra<br />

questi due universi. Le sue macchine<br />

ne sono un chiaro esempio. Macchine<br />

da guerra e teatrali, idrauliche e<br />

industriali, per muoversi sulla terra,<br />

sopra e sotto le acque, e per volare.<br />

In esse, lo studio della prospettiva,<br />

nato nel mondo della pittura, assume<br />

un ruolo centrale. Ma Leonardo, artista<br />

e scienziato, non costruisce solo<br />

macchine. Studia la natura: le forme<br />

delle nubi, il movimento delle acque,<br />

gli insetti e gli uccelli. E soprattutto<br />

il corpo umano. Leonardo dunque<br />

personifica l’idea aristotelica di arte e<br />

scienza: entrambe sono intimamente<br />

connesse, frutto di un'incessante ricerca<br />

empirica. E collaborano fra loro<br />

per produrre conoscenza.<br />

In tutto il Rinascimento gli artisti<br />

usano la prospettiva per rappresentare<br />

e per documentare il mondo<br />

che li circonda. Ma la prospettiva<br />

ha un ruolo ancora più importante<br />

nella filosofia dell’epoca: è usata per<br />

assegnare all'uomo un ruolo nuovo<br />

nel creato. Un ruolo centrale. La<br />

geometria e la matematica diventano<br />

dunque sia un mezzo per rappresentare<br />

il mondo, sia per conferire<br />

all’uomo che lo osserva una posizione<br />

di preminenza.<br />

visione aristotelica, allora come ora, è<br />

arte per eccellenza.<br />

La situazione attuale<br />

Oggi vi sono delle zone di confine<br />

in cui arte e scienza sembrano tornare<br />

a dialogare, come nel Rinascimento.<br />

E il punto di incontro sembra<br />

tornato ad essere il mondo delle<br />

Nella foto:<br />

Leonardo da Vinci,<br />

L'uomo vitruviano<br />

(ph. Luc Viatour)<br />

45


Nell'immagine:<br />

Alberi come frattali.<br />

46<br />

immagini.<br />

I frattali ne sono un esempio. Nel<br />

1975, un matematico francese di<br />

origine polacca, Benoit Mandelbrot<br />

coniò il termine frattale per indicare<br />

quelle forme geometriche che, a differenza<br />

di quelle euclidee, non sono<br />

regolari. In natura ne esistono esempi<br />

diversi: dai fiocchi di neve alle nuvole,<br />

alle montagne, ai rami degli alberi.<br />

Un albero ha molti rami, e questi<br />

somigliano a piccoli alberi, i rami<br />

grandi si dividono in rami sempre più<br />

piccoli, e anche questi somigliano ad<br />

alberi ancora più piccoli. In alcuni<br />

casi, come i cristalli, questo fenomeno<br />

è riproducibile fino a livello microscopico.<br />

Si tratta della cosiddetta<br />

autosomiglianza frattalica. E fu proprio<br />

con le immagini tridimensionali,<br />

realizzate presso i laboratori IBM,<br />

che Mandelbrot riuscì a dimostrare la<br />

sua nuova teoria geometrica. E' stato<br />

questo un evidente esempio di convergenza<br />

tra arte e scienza. Quelle<br />

immagini hanno sorpreso per la loro<br />

bellezza e, al tempo stesso, per il loro<br />

valore scientifico. C’è chi sostiene<br />

che un panorama, un arredamento,<br />

un’immagine ci colpiscono per la loro<br />

bellezza non quando hanno le forme<br />

squadrate della geometria euclidea,<br />

ma quando ripropongono il fenomeno<br />

dei frattali.<br />

Nel 1986 la 42esima edizione della<br />

Biennale di Venezia, curata dal grande<br />

critico dell’arte Maurizio Calvesi,<br />

fu dedicata proprio al rapporto tra<br />

arte e scienza. E furono invitati i<br />

principali esperti in questo campo. In<br />

quell’occasione, le immagini generate<br />

al computer furono definite una nuova<br />

tecnica paragonabile per importanza<br />

alla scoperta rinascimentale della pro-


spettiva. In quegli anni Donna Cox,<br />

un’artista che da anni lavora a fianco<br />

di scienziati all'Università dell'Illinois,<br />

scrisse un saggio intitolato "Rinascimento<br />

digitale", espressione ancora oggi<br />

utilizzata per definire il rapporto fra<br />

arte e tecnologia. Il computer oggi,<br />

come lo studio della prospettiva all'epoca<br />

di Leonardo, è un mezzo per rappresentare<br />

e ricostruire il mondo che<br />

ci circonda. Con il computer siamo in<br />

grado di rappresentare un universo in<br />

cui le barriere spazio-temporali sono<br />

state abbattute. Con il computer è<br />

possibile generare nuove immagini,<br />

nuovi modelli sia della realtà, che dei<br />

prodotti della tecnica. La prospettiva<br />

del terzo millennio è dunque il computer<br />

e il suo immenso potere di rappresentazione.<br />

Il computer ha ripreso<br />

a far dialogare scienza e arte.<br />

Roger Guillemin, Nobel per la<br />

medicina nel 1977 per aver scoperto<br />

le endorfine, si dedica da alcuni<br />

anni all’arte digitale. Egli sostiene<br />

che la tecnologia e, in generale, tutte<br />

le applicazioni della scienza sono<br />

vicine all'arte perché, come quest’ultima,<br />

sono vere e proprie creazioni<br />

della mente umana. E il computer è,<br />

ancora una volta, il punto d’incontro<br />

tra arte e tecnica, perché con esso si<br />

possono fare calcoli scientifici, come<br />

realizzare opere d'arte.<br />

Sotto:<br />

Mosca bianca,<br />

opera digitale di<br />

Antonio Riello.<br />

47


48<br />

La ricerca del bello<br />

Ma arte è anche rapporto con il<br />

bello. E vi è una affascinante quanto<br />

controversa teoria secondo cui la nascita<br />

delle scoperte scientifiche sarebbe<br />

guidata dalla ricerca del bello. In altre<br />

parole, la storia della scienza sarebbe<br />

una storia d’immagini che hanno<br />

attirato gli scienziati<br />

per il loro fascino, la<br />

loro bellezza, la loro<br />

semplicità e, come<br />

conseguenza naturale,<br />

la loro veridicità.<br />

Secondo questa<br />

ipotesi, la sensazione<br />

di bellezza che si può<br />

provare di fronte ad<br />

una teoria può essere<br />

tale da rendere possibili<br />

quei balzi della<br />

mente dall’esperienza<br />

sensibile all’intuizione<br />

di un’ipotesi scientifica<br />

rivoluzionaria,<br />

che sono in grado<br />

di superare i vincoli<br />

coartanti del rigoroso<br />

criterio deduttivo.<br />

Certo, il senso<br />

artistico, il senso del<br />

bello possono aiutare<br />

molto la mente intuitiva<br />

che oggi molti<br />

sono disposti a ritenere<br />

il vero motore di<br />

ogni grande scoperta<br />

scientifica, e la bellezza<br />

dell’immagine,<br />

intuita nel fenomeno<br />

naturale studiato,<br />

può essere essa stessa<br />

talmente potente da<br />

rendere secondaria l’importanza della<br />

validazione sperimentale della teoria:<br />

Pulchritudo splendor veritatis.<br />

Indubbiamente si tratta di una teoria<br />

molto discutibile, che trova le sue<br />

origini nelle testimonianze di grandi<br />

scienziati che hanno descritto le loro<br />

scoperte.<br />

Il fisico matematico Hermann<br />

Weyl disse: “Nelle mie ricerche mi<br />

sforzai sempre di unire il vero al bello; ma<br />

quando dovetti scegliere fra l’uno e l’altro,<br />

di solito scelsi il bello” .<br />

Lo stesso Einstein, rispondendo<br />

a chi gli chiese cosa avrebbe fatto se<br />

l’esperimento non avesse confermato<br />

la sua teoria, disse: “Tanto peggio per<br />

l’esperimento. Ha ragione la teoria!”<br />

Paul Dirac, dopo aver costruito<br />

un’equazione dell’elettrone matematicamente<br />

più elegante delle prece-


denti, che in seguito portò alla teoria<br />

dell’antimateria, affermò: “Per le nostre<br />

equazioni la bellezza è più importante<br />

dell’accordo con gli esperimenti”.<br />

Werner Heisenberg, parlando del<br />

momento in cui realizzò l’importanza<br />

di una sua scoperta, racconta: “La<br />

mia prima impressione fu di sgomento:<br />

ebbi l’impressione di osservare, oltre la<br />

convincenti. Un fatto è certo: la bellezza<br />

della natura è un potente stimolo<br />

allo studio dei suoi misteri. Diceva<br />

il grande matematico Henri Poincaré:<br />

“Lo scienziato non studia la natura perché<br />

sia utile farlo. La studia perché ne ricava<br />

piacere; e ne ricava piacere perché è bella.<br />

Se la natura non fosse bella, non varrebbe<br />

la pena di sapere e la vita non sarebbe<br />

degna di essere vissuta<br />

(...). Intendo riferirmi<br />

a quell’intima bellezza<br />

che deriva dall’ordine<br />

armonioso delle parti e<br />

che può essere colta da<br />

un’intelligenza pura”.<br />

superficie dei fenomeni atomici, un livello<br />

più interno di misteriosa bellezza”.<br />

I detrattori di questa teoria ricordano<br />

che, in alcuni casi, le ipotesi<br />

dimostratesi vere non erano necessariamente<br />

quelle più esteticamente<br />

Arte e Medicina<br />

Pochi dubbi invece<br />

vi sono che sia la<br />

medicina il territorio<br />

in cui arte e scienza si<br />

incontrano e generano<br />

i risultati migliori.<br />

Questo perché la salute<br />

è un’entità molto<br />

diversa da qualsiasi<br />

altra cosa ci circondi<br />

e che possa coinvolgere<br />

l’attività dell’uomo.<br />

La salute non<br />

è un prodotto della<br />

tecnica, e dunque<br />

il medico non è un architetto,<br />

un ingegnere<br />

o un artigiano. La<br />

salute non è ricerca o<br />

conoscenza e dunque<br />

il medico non è uno<br />

studioso nel senso<br />

stretto del termine,<br />

o un insegnante. La<br />

salute non è organizzazione<br />

sociale e dunque<br />

il medico non è un avvocato, un<br />

economista o un politico. La salute non<br />

è un’opera d’arte e dunque il medico<br />

non è un artista, almeno nel significato<br />

corrente che diamo a questo termine.<br />

Eppure per riprodurre o per tutelare la<br />

Nella foto:<br />

Lezione di anatomia<br />

di Velpeau all'Hôpital<br />

de la Charité-<br />

Tavola di Augustin<br />

Feyen-Perrin (1864).<br />

49


Nell'immagine:<br />

Pablo Picasso,<br />

Scienza e Carità,<br />

1895. Museo Picasso<br />

de Barcelona<br />

50<br />

salute servono tutte le cose che abbiamo<br />

citato: la tecnica, la ricerca, la<br />

cultura, l’organizzazione sociale. E il<br />

medico deve interessarsi spesso di tutte<br />

queste discipline rimanendo sempre<br />

altro da ciò, restando un punto d’incontro<br />

e sintesi di questi diversi saperi,<br />

secondo la definizione che dà del’arte<br />

Aristotele.<br />

Infine, a proposito di arte, non possiamo<br />

dimenticarci che, ancor oggi,<br />

l’unica categoria entro la quale può<br />

ricadere l’attività del medico è quella<br />

dell’arte, appunto, l’arte medica.<br />

E se, per Aristotele, l’arte medica<br />

nasce dall’incontro fra le diverse discipline<br />

del sapere empirico di cui essa si<br />

compone, il metodo medico consiste<br />

nel ricostruire il percorso tra queste<br />

discipline. Studiare il metodo somiglia<br />

un po’ a quel gioco nel quale si disegnano<br />

figure su di un foglio unendo i<br />

puntini secondo una data sequenza.<br />

La finalità è una sola: acquisire<br />

un’intelligenza complessiva del sapere<br />

umano, che permette di interagire<br />

saggiamente con il corpo ammalato.<br />

L’intelligenza complessiva del sapere è<br />

una delle prerogative che caratterizza<br />

questo indefinibile mestiere che deve<br />

far dialogare la scienza, la tecnica, la<br />

cultura, la società. E si fa, per questo,<br />

arte, secondo l’idea di Aristotele.<br />

Possedere l’intelligenza complessiva<br />

del proprio ruolo è una caratteristica<br />

di quei pochi che sono ancora<br />

capaci di coltivare campi diversi<br />

del sapere umano, e che riescono a<br />

sottrarsi alla marea montante dell’analfabetismo<br />

culturale, che oggi ci<br />

vorrebbe tutti superesperti nel nostro<br />

ristrettissimo campo d’interesse e<br />

totalmente ignoranti di tutto il resto.<br />

Tornare ad avere l’intelligenza<br />

complessiva della scienza vuol dire<br />

tornare a considerare l’uomo di<br />

scienza e il medico come punti di<br />

incontro e di sintesi tra sapere scientifico<br />

e sapere umanistico, riuscire a<br />

individuare come il proprio campo di<br />

conoscenza si colloca nella società e<br />

nella storia.


E' uscito<br />

ORIZZONTE MAGAZINE<br />

E' possibile sfogliarlo e scaricarlo gratuitamente all'indirizzo web<br />

http://www.orizzontemagazine.it/orizzonte-n8-agosto-<strong>2016</strong>/<br />

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