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magazine agosto 2016 definitivo

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Il ritorno delle Aquile<br />

di Carlo Cagnetti<br />

Aquile, allacciatevi, allacciamoci le cinture<br />

perché si parte con il nuovo <strong>magazine</strong> di<br />

cuore di Lazio, che affiancherà il sito cuoredilazio.it,<br />

diretto dall’infaticabile Rodolfo Casentini,<br />

come un fedele compagno di viaggio.<br />

Un viaggio d’amore che parte dal passato, si<br />

snoda nel presente e che avrà come meta<br />

naturale il futuro a tinte rigorosamente biancocelesti.<br />

Aquile, striscione anni Settanta che campeggiava<br />

fiero e orgoglioso sui bianchi marmi<br />

del «nostro» Olimpico e nelle trasferte sui<br />

campi impossibili e sterrati, è il nostro brevetto<br />

d’amore che ci riporta alla mente quegli<br />

eroici tempi dell’età dell’oro, in cui tutto luccicava,<br />

in cui tutto era un sogno (anche un<br />

semplice striscione…), in cui tutto si dava e<br />

nulla si chiedeva.Vittorie, sconfitte, gioie, dolori,<br />

trionfi, disfatte avevano un minimo comune<br />

denominatore: l’amore della e per la<br />

Lazio. Quell’amore che oggi il tifoso biancoceleste<br />

stenta a ritrovare, vuoi per i risultati<br />

non eccelsi (l’utima fallimentare stagione è<br />

stata una vera e propria iattura), vuoi per un<br />

isolamento societario che cozza con la voglia<br />

di partecipare ed essere attore protagonista<br />

nelle gesta della propria squadra, insita nel<br />

dna di ogni supporter laziale. Nulla è impossibile<br />

nella vita, e ritrovare un amore, è<br />

quanto di più bello possa capitare.<br />

Aquile non era solo uno striscione ma un<br />

vero e proprio «modus vivendi»: la Lazio si<br />

viveva appieno quotidianamente con la spensieratezza<br />

della gioventù anche se si era<br />

vecchi, e si guardava tutto da un’altra prospettiva,<br />

quella dell’amore incondizionato. La<br />

politica del «do ut des» non era nemmeno<br />

nell’anticamera del cervello di chi seguiva la<br />

Lazio, l’odio verso questo o quel presidente,<br />

questo o quel giocatore, o verso chiunque<br />

rappresentasse la Lazio, non era contemplato.<br />

Esisteva la maglia, esisteva la Lazio<br />

che al solo pronunciare la parola c’era un vibrare<br />

di sentimenti che faceva emozionare.<br />

Certo, tutto era diverso. Magari con il beniamino<br />

di turno c’era un rapporto più diretto,<br />

non c’erano le barriere o gli steccati di questo<br />

mondo post capitalistico che stanno svuotando<br />

sempre più gli stadi. Ma il leitmotiv era<br />

che niente poteva fermare l’amore per la<br />

Lazio, né i risultati negativi, né le difficoltà<br />

economico-sociali, né un presidente antipatico;il<br />

popolo laziale un blocco monolitico..<br />

Aquile è anche la nostra umile, sommessa,<br />

ma decisa e ferma risposta ad un’informazione<br />

che si è trasformata enormemente da<br />

quei tempi eroici fino ad oggi, un oggi che<br />

vede veri e propri plotoni di esecuzione pronti<br />

a sparare all’impazzata senza alcun ritegno.<br />

Oggi tutto va alla velocità della luce e si<br />

hanno quantità industriali di notizie. Ma si<br />

possono chiamare «notizie»? Sarebbe meglio<br />

chiamarle menzogne, accuse gratuite,<br />

invenzioni senza fondamento, un cocktail micidiale<br />

a detrimento della Lazio che soffre<br />

sempre di più questi attacchi di panico concentrici.<br />

A chi giova tutto questo? Alla Lazio<br />

no di certo. E allora nel nostro piccolo cercheremo<br />

di fare e dare informazione puntuale,<br />

riscontrata ed oggettiva nel pieno<br />

rispetto di tutte le componenti. E sempre con<br />

il grimaldello della passione e dell’amore che<br />

mai ci abbandonerà e che dovrà aprire le<br />

porte dei cuori di quei tifosi che si stanno incupendo<br />

nelle strettoie di un labirinto senza<br />

vie d’uscita.<br />

Aquile, intanto godetevi e godiamoci questo<br />

primo numero del <strong>magazine</strong>.<br />

Che il viaggio sulle ali di Aquile abbia inizio<br />

e forza Lazio.


Ripartire al più presto<br />

Ripartire Convinti<br />

di Stefano Petruccetti<br />

La nuova stagione è alle porte e la burrascosa per quanto paradossale<br />

vicenda Marcelo Bielsa, ha creato una ferita sanguinante nel popolo biancoceleste<br />

che vedeva nel Guru argentino il segno di una nuova mentalità<br />

progettuale costruita sul bel gioco e su acquisti di qualità. Lotito stesso<br />

si era letteralmente innamorato di questo personaggio e aveva incredibilmente<br />

concesso ogni cosa pur di farlo sbarcare a Roma e farlo sedere<br />

sulla panchina della Lazio. Tutto stava funzionando a dovere con tanto<br />

di firma arrivata del “ Loco” in calce al contratto più volte riscritto per volontà<br />

di Bielsa. Tutto era programmato per l’oramai imminente sbarco<br />

nella capitale e i tifosi erano pronti ad accoglierlo in pompa magna. Ma<br />

l’imponderabilità, parola amata da Lotito, ci ha messo lo zampino ed ecco<br />

che Bielsa comunicava che non sarebbe più venuto alla Lazio e quindi<br />

la società di punto in bianco alla vigilia della partenza per il ritiro si ritrova<br />

incredibilmente senza allenatore e si affida all’unica persona che potrebbe<br />

reggere l’urto psicologico dell’ambiente, Simone Inzaghi. Senza<br />

indugi gli affida la guida tecnica e il resto è storia recente che tutti noi conosciamo.<br />

Certo, il colpo psicologico per tutti i tifosi è stato di quelli forti<br />

e di difficile assorbimento, tanto è vero che la contestazione che era già<br />

in atto da tempo, è diventata molto più aspra e molto più forte e compatta<br />

tanto da scendere in piazza a Roma il 14 Luglio scorso per chiedere a<br />

Lotito di andare via e di non voler più assecondare le strategie societarie<br />

andando a boicottare tutto il materiale ufficiale, di non andare allo stadio<br />

a tifare ma solo in trasferta, o meglio, di disdire gli abbonamenti alle pay<br />

tv. Insomma,una guerra aperta e consolidata anche dal primo comunicato<br />

della curva nord, dove si andava perfino ad attaccare Simone Inzaghi<br />

chiamandolo “uomo piccolo piccolo che vale poco”, reo secondo la<br />

curva di essere stato meramente al servizio di Lotito e di non essersi ribellato rifiutando l’incarico. Simoncino che piccolo<br />

non è affatto non ha voluto replicare direttamente e conoscendolo, vorrà rispondere sul campo. D’altronde,17 anni di<br />

Lazio, unico sopravvissuto in società dell’ultimo scudetto, con tanta lazialità dentro e tanto amore per questi colori, non<br />

può e non deve essere strumento di una contestazione che sappiamo tutti, riguarda una guerra specifica. Tuttavia, la<br />

curva nord ha stilato un<br />

secondo comunicato in cui annuncia<br />

il suo ritorno allo sta- dio per non disperdere il<br />

patrimonio della Lazia-<br />

lità. Ora serve ricominciare e serve<br />

farlo convinti che si<br />

possa dare una sferzata forte a<br />

questa negatività che ha<br />

preso possesso di tutta l’entità<br />

Lazio a 360° gradi. La<br />

squadra nel ritiro di Auronzo ha lavorato<br />

bene senza infor-<br />

tuni di rilievo e verso la fine, anche<br />

il mercato sta comin-<br />

ciando a mettere a disposizione di<br />

Inzaghi nuovi volti e<br />

nuove forze. E’ arrivato Jordan Lukaku,<br />

terzino belga che<br />

ha disputato anche gli ultimi europei,<br />

è arrivato anche un<br />

centravanti di razza come Ciro Immobile<br />

che permetterà<br />

alla squadra di per contare sulla<br />

sua grinta e sui suoi gol.<br />

C’è anche il difensore centrale brasiliano<br />

Wallace prove-<br />

niente dal Braga giocando però col<br />

Monaco arrivando terzo<br />

in campionato. Candreva è stato<br />

venduto all’inter e sarà<br />

presto rimpiazzato. La società sta<br />

lavorando su vari profili<br />

sia giovani che più pronti e alla fine<br />

del mercato la Lazio do- vrebbe ritrovarsi in rosa almeno 6<br />

volti nuovi che dovranno ridare smalto e qualità al gioco cercando di riprendersi quell’Europa perduta malamente in<br />

questa ultima stagione. Ripartire al più presto e ripartire convinti, questo deve essere il motto imprescindibile della<br />

truppa di Inzaghi puntando tutto sullo spirito di gruppo, sul sacrificio, e sul lavoro che ripaga sempre poi sul campo.


SPECIALE AURON<br />

10 - 23 LUGL<br />

LA NOSTRA<br />

PRIMA AVVENTURA<br />

di Rodolfo Casentini<br />

__________________________________________________<br />

Quest’anno anche noi di Cuoredilazio, per la prima volta da quando siamo<br />

nati e cioè quasi due anni fa, siamo al seguito della Lazio nel ritiro di Auronzo<br />

di Cadore. Un’emozione molto forte per chi come noi da anni ha solo potuto<br />

seguire la squadra biancoceleste dal di fuori, come semplici tifosi. Indubbiamente<br />

tutto questo ci regala enormi soddisfazioni e ci dimostra come siamo<br />

cresciuti in questi due anni di attività. La nostra passione ci ha sempre spinto<br />

a cercare di fare del nostro meglio e risultati come questi ci dimostrano che<br />

il nostro lavoro è stato apprezzato soprattutto dalla gente comune, da chi è<br />

tifoso come noi e vede in noi delle persone che mettono amore per la Lazio.


O DI CADORE<br />

IO <strong>2016</strong>


SPECIALE AURONZO DI CADORE


Già nella scorsa stagione avevamo assaporato la tribuna stampa che ci ha<br />

permesso di migliorare notevolmente il nostro lavoro e la qualità degli articoli<br />

che quotidianamente pubblichiamo sul nostro sito. Un ritiro dove abbiamo<br />

visto la truppa di Inzaghi lavorare sempre sodo e con quell’unità<br />

d’intenti che nella stagione che sta per iniziare, sarà indispensabile per poter<br />

essere competitivi nel campionato e in Coppa Italia. La vicenda Bielsa ha<br />

notevolmente aumentato la tensione nell’ambiente biancoazzurro. La delusione<br />

è stata molto forte e anche un mercato in ritardo da parte della società<br />

ha contribuito a far si che il tifoso della Lazio sia abbastanza arrabbiato e<br />

contestatorio. Almeno però qui in ritiro la squadra ha lavorato in tranquillità<br />

e questo ha favorito il programma di preparazione senza che ci siano stati<br />

incidenti di percorso. Il mercato al momento ha regalato qualche nuovo acquisto,<br />

ma la società si sta adoperando per poter accontentare il tecnico in<br />

quei reparti più scoperti. In questa magnifica location del Veneto, la Lazio<br />

già da ben 9 anni si prepara per la nuova stagione. Gli Auronzani sono ormai<br />

dei tifosi adottati e aspettano ogni anno la Lazio e il suo popolo, per poter<br />

insieme festeggiare e brindare ai propositi positivi del nuovo percorso agonistico.<br />

Ecco quindi che si aggiunge anche il nostro augurio, sperando di<br />

portare fortuna alla Lazio per giocare un grande campionato e ritornare in<br />

Europa, magari quella che conta e cioè la Champions League.


Sulle Ali<br />

di un’Aquila<br />

di Rodolfo Casentini<br />

L’Aquila, un animale regale, elegante,<br />

fiero, dominante. L’Aquila è anche il<br />

simbolo della Lazio, il simbolo scelto<br />

da Bigiarelli e compagni in quel lontano<br />

9 gennaio 1900, data della nascita<br />

della Società Podistica Lazio,<br />

per contraddistinguere una realtà che<br />

stava nascendo da tutto il resto. Un<br />

simbolo che oggi concretamente e<br />

materialmente permette ai tifosi di<br />

poter essere rimirato, accarezzato,<br />

fotografato nella sua intera bellezza.<br />

L’aquila reale riveste un ruolo molto<br />

importante nella storia della simbologia<br />

europea. Per i Greci era un simbolo<br />

di Zeus, colei che ne rispecchiava<br />

i valori fondamentali. Il fatto<br />

che simboleggiasse il padre degli dei<br />

fece sì che i Romani la scegliessero<br />

come emblema fin dai tempi della Repubblica.<br />

Con la divisione dell’Impero<br />

in due parti decretata dall’imperatore<br />

romano Teodosio per i suoi figli, Arcadio<br />

che ebbe l’Oriente e Onorio l’Occidente,<br />

l’aquila romana da quel<br />

momento fu raffigurata unico corpo<br />

(impero romano) a due teste (oriente<br />

e occidente), come anche ora si può<br />

vedere in stemmi che si rifanno all’impero<br />

romano. L’aquila verrà poi<br />

spesso ripresa da tutte le nazioni che<br />

vorranno emulare l’immagine di<br />

Roma e questo comportò quindi che<br />

essa venisse utilizzata da Carlo<br />

Magno, Napoleone, gli Stati dell’Europa<br />

dell’est, Hitler, Mussolini e infine<br />

dagli USA. L’aquila compare anche<br />

nella bandiera nazionale del Kazakistan.<br />

La valorizzazione dell’Aquila<br />

venne portata avanti in seguito dalla<br />

Chiesa cattolica, che prese a sua<br />

volta spunto dal fatto che essa è sim-


olo di spiritualità (l’Aquila è simbolo<br />

dell’evangelista Giovanni, il più spirituale<br />

dei quattro). Dante la riporta nel<br />

sesto canto del Paradiso e ne innalza<br />

i valori. La sua strumentalizzazione<br />

nel corso della storia l’ha portata paradossalmente<br />

ad essere vista da alcuni<br />

come un’immagine negativa, in<br />

quanto utilizzata come simbolo dagli<br />

Stati totalitari che devastarono l’Europa<br />

nel ‘900. Oggi, tuttavia, è usata<br />

in molte aziende, società e paesi<br />

come simbolo di fierezza. L’Aquila<br />

Reale ha una lunghezza di 74 – 87<br />

cm; la coda misura dai 26 ai 33 cm,<br />

con un’apertura alare di 203-220 cm.<br />

Il suo peso varia dai 2,9 kg, ai 6,6 kg;<br />

la femmina è del 20% circa più<br />

grande del maschio. Le sue parti superiori<br />

sono di color bruno castano,<br />

con penne e piume copritrici più pallide,<br />

le parti inferiori sono di color castano<br />

scuro, la testa invece è di color<br />

castano dorato. A questa caratteristica<br />

si riferisce il secondo nome<br />

“chrysaetos”, che in Greco vuol dire<br />

“Aquila d’oro”. Il colorito varia a seconda<br />

dell’età e l’abito adulto viene<br />

completato a 5 anni di vita. La specie<br />

è alquanto longeva. In libertà raggiunge<br />

i 15-20 anni di vita; in cattività<br />

vi sono delle segnalazioni di individui<br />

che hanno raggiunto anche i 50 anni.<br />

E’ uno dei rapaci più maestosi ed eleganti<br />

e volteggia nel cielo fino ad altezze<br />

vertiginose, sfruttando le<br />

correnti ascensionali e scrutando il<br />

suolo per cacciare con la sua potentissima<br />

vista. Come tutti gli altri rapaci,<br />

infatti, possiede occhi che le<br />

consentono un’acutezza...


...visiva almeno otto volte superiore a<br />

quella dell’uomo. Caccia su un territorio<br />

vastissimo, tra i 30 ed i 100 chilometri<br />

quadrati, con decise picchiate<br />

sulle prede. Il giovane appena involato<br />

possiede un piumaggio bruno nerastro<br />

con evidenti macchie bianche<br />

a semiluna al centro delle ali e coda<br />

bianca bordata di nero; la livrea dell’adulto<br />

è bruna con spalle e nuca dorate<br />

(da cui il nome inglese “Golden<br />

Eagle”, Aquila dorata). Il pulcino è ricoperto<br />

da un fitto piumino biancastro.<br />

Il piede ha le caratteristiche<br />

tipiche dei rapaci che si nutrono in<br />

prevalenza di mammiferi, con dita relativamente<br />

brevi e grandi artigli in<br />

grado di ferire efficacemente le prede<br />

dopo aver penetrato la pelliccia. Il<br />

forte becco adunco le consente non<br />

solo di uccidere animali di taglia<br />

medio-piccola, ma anche di dilaniare<br />

carcasse di grandi animali rinvenuti<br />

già morti. Emette poche grida, tranne<br />

in periodo riproduttivo, che sono simili<br />

ai versi di un cane. L’aquila reale è<br />

“calzata”, cioè caratterizzata, come le<br />

altre specie di aquila, dalla presenza<br />

di penne sui tarsi, che assicurano la<br />

protezione delle estremità dalle<br />

basse temperature dei luoghi in cui<br />

vive. In Italia è presente su tutte le più<br />

importanti catene montuose (Alpi, Appennino,<br />

monti sardi e siciliani).<br />

L’aquila è in diminuzione in molte<br />

aree a causa di persecuzione; dov’è<br />

protetta è in aumento. È presente in<br />

maggior parte, nelle Alpi (200 coppie<br />

di nidificati), negli Appennini (50 coppie),<br />

in Sicilia (10 coppie) e Sardegna<br />

(30 coppie). Nel territorio di Cortina ci<br />

sono


attualmente 3 coppie. La popolazione<br />

è in lento aumento in Italia, Bulgaria,<br />

Turchia, Africa settentrionale, Penisola<br />

arabica, Cina, Ucraina e Scozia.<br />

La popolazione statunitense, canadese,<br />

giapponese, greca e scandinava<br />

ha registrato un maggiore<br />

incremento. In decremento sono le<br />

aquile di Spagna e Corea, mentre in<br />

Uzbekistan sembra prossima alla<br />

scomparsa. I principali fattori che colpiscono<br />

questa specie sono: il disboscamento,<br />

la caccia e la cattura dei<br />

nidiacei. L’Aquila reale, da ammirare<br />

col naso all’insù, o sugli stemmi, o nei<br />

documentari. E non solo, anche da<br />

proteggere, perché tuttora in Italia<br />

nascite e decessi si compensano a<br />

malapena e il rischio estinzione è dietro<br />

l’angolo. E’ un animale così evocativo<br />

di eleganza, dignità, bellezza e<br />

libertà: ideali da difendere assieme a<br />

lei, l’Aquila reale, che li rappresenta<br />

così bene tanto da elevarli.


Il nostro caro Angelo...<br />

di Lamberto Paoletti<br />

________________________<br />

«Potevamo stupirvi con effetti speciali, ma non lo abbiamo fatto perché siamo laziali»… così in rima esterniamo<br />

la direttiva inderogabile che caratterizza l’operato di cuore di Lazio. Il riferimento è ad Angelo Peruzzi, indimenticato<br />

portierone biancoceleste, nominato nuovo dirigente della Lazio. Questa notizia, uscita verso fine Luglio su tutti i giornali<br />

e data in anteprima da un noto giornalista esperto di mercato, era di nostra conoscenza da una settimana prima grazie<br />

ad una fonte molto attendibile che ci ha chiesto però espressamente di non divulgarla. E noi abbiamo rigorosamente rispettato<br />

il riserbo perché non dobbiamo lucrare su alcunché che riguardi la Lazio, a differenza di tanti che farebbero<br />

follie per un «mi piace» o un «click» in più. Sarebbe infatti stato facilissimo «sparare» la notizia di Angelo Peruzzi e fare<br />

il classico scoop, ottenendo una grande credibilità alla luce dei lettori e avremmo fatto davvero una bella figura, ma:<br />

1) può sembrare anacronistico, ma siamo soliti mantenere la parola data; 2) considerata la guerra «commerciale» contro<br />

la Lazio, se avessimo contravvenuto all’invito al riserbo da parte della nostra fonte probabilmente ci sarebbero stati intromissioni<br />

e bastoni tra le ruote che avrebbero inficiato la trattativa, come dimostrato da altre vicende, e avremmo<br />

perso anche il rispetto della nostra fonte. Noi teniamo alla Lazio, non al nostro portafoglio. Siamo felici che la scelta di<br />

Lotito sia caduta su Angelo Peruzzi (peraltro la nostra<br />

fonte ci aveva anche chiesto un parere in merito se preferivamo<br />

Angelo o un altro candidato di cui non facciamo<br />

ovviamente il nome; il nostro assenso sull’ex portierone di<br />

Blera è stata immediato), perché lo riteniamo l’uomo giusto<br />

al momento giusto. Le sue competenze? La nostra<br />

fonte ci aveva detto che sarebbe stato il trait d’union tra<br />

società e squadra, ma Angelo è capace sicuramente di<br />

gestire altri compiti quali i rapporti tra società e tifosi e<br />

anche i rapporti coi media. Insomma, una figura di rappresentanza<br />

che possa quantomeno lenire le ferite di questa<br />

guerra che dura da oltre dodici anni. Auguriamo al nostro<br />

caro Angelo un proficuo lavoro e che possa raggiungere<br />

tutti gli obiettivi prefissati.


La Lazio si affida alle....Diaconali<br />

di Emma Baldassarre<br />

__________________________________<br />

«Non importa se non hai mai fatto male a una mosca e hai scarsa dimestichezza con la comunicazione omologata<br />

e conformista.» Quale migliore citazione per introdurre una nuova vecchia trattazione biancoceleste? Pare infatti<br />

che la problematica ultima della Lazio dalla società alla squadra, nella sua interezza sia una condizione di costante<br />

“miscommunication”, un errore, più o meno volontario, di comprensione da parte del ricevente. «Voglio cominciare<br />

una stagione nuova, una interlocuzione nuova, voglio spazzare via le incomprensioni, i veleni, tenermi le critiche<br />

quando sono fondate», afferma a ragione Claudio Lotito: seduto al suo fianco, Arturo Diaconale annuisce appena e i<br />

suoi occhi brillano di approvazione. Accade tutto durante la presentazione del nuovo responsabile della comunicazione,<br />

della linea editoriale e portavoce della Lazio. Che è una persona di statura professionale assoluta, necessaria a rilanciare<br />

l’immagine della Lazio; una figura cui rapportarsi costruttivamente e con competenza. Tifoso biancoceleste da sempre,<br />

è attualmente consigliere d'amministrazione della RAI; è stato direttore del giornale "L'Opinione" ed editorialista de "Il<br />

Giornale". Un mediatore altisonante dai principi ben saldi, un garante della Lazialità spendibile per ricostruire i rapporti<br />

lacerati con la tifoseria. E, soprattutto, un difensore della deontologia giornalistica che è un dovere, prima ancora di essere<br />

un diritto. Perché obiettivo dichiarato di Arturo Diaconale è anche creare un nuovo clima attorno alla squadra e attorno<br />

allo stesso presidente, assumendo una posizione di raccordo tra ambiente e dirigenza. Alla Lazio serve infatti un<br />

ritrovato affetto, sentimento da coltivare attraverso la finalmente giusta rappresentazione della quotidianità biancoceleste<br />

un insieme di scelte, di narrazione delle vicende, di azioni intraprese tese al costante miglioramento della prima squadra<br />

della Capitale tanto più quando si ha, invece, la costante tendenza ad evidenziare le criticità e non gli obiettivi e i successi<br />

raggiunti. L’esempio lampante qui proposto per l’attinenza al contesto riguarda il ruolo che, in presenza ora di Arturo<br />

Diaconale, ricoprirà Stefano De Martino. Contrariamente alla cinica (ed a tratti ironizzante) speculazione e lungi da una<br />

(da più parti auspicata) rottura totale nei rapporti con la dirigenza, avrà invece nei mass media a tinte biancocelesti la<br />

sua area di pertinenza: Stefano De Martino rimarrà come capo ufficio stampa e curerà lo sviluppo - opera meritoria, l’ha<br />

definita Claudio Lotito - di radio, TV e rivista ufficiale. E’ questa la giusta descrizione che trascende il sensazionalismo<br />

da click della maggior parte dell’informazione biancoceleste (tacendo, poi, su chi della negatività ne ha fatto un giro<br />

d’affari). Dunque, una divisione dei compiti più che una coesistenza, una cooperazione dove il nuovo responsabile avrà<br />

il compito di rappresentare la società creando le basi di una comunicazione che sia più efficiente e rispondente alla<br />

verità. Ovvero dare una linea editoriale riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, grazie all’autorevolezza e comunque<br />

al dialogo. Elementi che comportano come necessaria conseguenza un mutato atteggiamento dell’intero comparto<br />

mediatico laziale ora chiamato ad una seria e disinteressata obiettività che ceda il passo ad un approccio<br />

imparziale e professionale, in linea con i valori della rinnovata carica dirigenziale.


“Inzaghi 2.0”<br />

Fiducia e Convinzione<br />

di Valeria Brancacci<br />

______________________________________<br />

“ Non sarà un’avventura “, il tempo necessario di una vacanza<br />

in quel di Milano Marittima, poi una telefonata da<br />

parte di Lotito. Salernitana? No, Lazio: “Ero stato informato<br />

della possibilità di andare a Salerno”, dichiarerà in<br />

seguito, “sono stato chiamato dopo la rottura con<br />

Bielsa, altri allenatori sarebbero venuti volentieri”. Nella<br />

fine, dunque, il principio: Simone Inzaghi ha avuto (e sfruttato)<br />

sette partite nella stagione passata per giocarsi l'occasione<br />

della vita; dodici punti ottenuti alla guida di una<br />

squadra senza obiettivi di classifica. Eppure, già nell’esperienza<br />

post-Pioli, in breve ha creato e modellato secondo la<br />

sua grande voglia di fare: instaura un rapporto quasi empatico<br />

con i suoi “ragazzi” uno di loro, uno tra loro. E i “ragazzi”<br />

lo ripagano mostrando massima disponibilità, voglia<br />

di ripartire, quasi trovando nell’ottavo posto un risultato minimo<br />

da raggiungere quando un risultato da ottenere, all'apparenza,<br />

proprio non c'era. Inzaghi sul campo è un vero<br />

leader: comanda, indica, sprona i suoi, ha una mimica assai<br />

carismatica. Personalità e carattere di una freschezza ancora<br />

incorrotta, Simone si gioca tutto, ora ha la grande<br />

chance con la sua Lazio: “Non aspettavo un club qualsiasi,<br />

ma la squadra in cui sono cresciuto e di cui sono<br />

tifoso; il cuore mi diceva di aspettare e nello stesso<br />

tempo ero contento di quello che poteva accadere”. Una<br />

scelta giovane, rischiosa, ma molto ambiziosa: Inzaghi è un<br />

uomo e un allenatore che rappresenta lo spirito laziale e che<br />

ha scritto la storia dei biancocelesti da giocatore prima e<br />

come tecnico della Primavera poi, quell’elemento che garantisce<br />

la voglia di restituire identità ed entusiasmo ad un ambiente ancora smarrito. Di motivazioni, di<br />

soddisfazioni, tratti caratteristici e distintivi della tradizione capitolina: con la capacità innata, la sua, di<br />

assurgere al ruolo di trascinatore nella consapevolezza di poter, con il lavoro suo e dei suoi “ragazzi”, far<br />

cambiare idea a tutti secondo il suo punto di vista. Pur cercando l’aiuto della società, cui ha chiesto maggiore<br />

competitività strutturale: “Abbiamo le carte in regola per fare bene, ma la rosa va rinforzata”.<br />

Vuole che la trama di gioco sia costruita intorno a Lucas Biglia, vuole che Ciro Immobile sia il finalizzatore<br />

delle costruzioni offensive palla a terra, vuole che la fase difensiva sia curata attentamente. Vuole catalizzare<br />

l’estro di Ravel Morrison, incanalando positivamente e profittevolmente il suo giovane impeto e<br />

quel che vuole lo ottiene. “Voglio essere l'allenatore attuale, ma anche per il futuro” dice Inzaghi. Il<br />

21 <strong>agosto</strong> sarà il campo a validare i buoni presupposti e le ottime intenzioni:<br />

l'obiettivo è quello di vincere. “ Non sarà un’avventura “


La Nostra Storia<br />

“Chiedi chi er<br />

“Chiedi chi erano gli Eagles Supporters”<br />

di Carlo Cagnetti - 1° Puntata<br />

Chiedi chi erano gli Eagles Supporters e ti sarà risposto.<br />

In un caleidoscopio di sciarpate, di fumogeni, di cori che salgono fino in cielo per la<br />

loro potenza, di scenografie mozzafiato, la storia del gruppo portante del tifo biancoceleste<br />

a cavallo tra gli anni settanta-ottanta ancora risuona imperiosa nelle aule<br />

dell’Università del tifo. Già, per chi è nato, come me, con una sciarpa in mano e con<br />

una voce pronta ad essere messa a disposizione della Lazio è facile dire chi erano<br />

gli Eagles Supporters…L’idea scatenante fu del compianto e rimpianto Tonino Di<br />

Vizio, figura storica dei clubs laziali, che nel 1976, vista la parcellizzazione dei gruppi


ano gli Eagles“<br />

biancocelesti esistenti, decise che la soluzione migliore per un tifo più organizzato fosse quella di riunire tutti i nuclei<br />

giovanili sotto un’insegna unica, i GABA (gruppi associati biancoazzurri). Da quel momento fu un crescendo rossiniano<br />

e incontrastato: tra tamburi, bandieroni ed altro materiale pirico i ragazzi dei GABA presero possesso della curva sud e<br />

cominciarono a diffondere i dettami del tifo biancoceleste: tifo continuo, apolitico (nei limiti del possibile…) ed ispirato<br />

al modello inglese. L’esordio del meraviglioso e lunghissimo striscione (54 metri) degli Eagles Supporters avvenne nei<br />

primi di ottobre nella sfida contro la Juventus, in curva sud, anno di grazia 1977 (alla fine la Lazio conquistò un insperato<br />

piazzamento europeo). Particolare gustoso fu che in quell’occasione Aldo Donati registrò i cori che fecero da sottofondo<br />

al suo inno che ancora oggi sentiamo allo stadio, il memorabile «So già du ore» (nella primissima versione infatti il disco<br />

partiva con il rullare di tamburi ed il coro Lazio Lazio… per chi se lo ricorda brividi veri…).Già si capiva una cosa: che<br />

la Lazio avrebbe avuto un sostegno senza eguali in Italia e che molti avrebbero imitato il modo di tifare degli Eagles.


Un tifo senza soluzione di continuità, come dicevamo, un apporto vocale che rasentava quello che si sentiva negli stadi<br />

d’oltremanica. Naturalmente è impossibile scrivere in poche righe la storia di questo gruppo: questo è solo un assaggio,<br />

ma già si può dire che la Lazio, la sua storia e tutti i gruppi che vennero dopo debbono molto a quei ragazzi, veri e<br />

propri pionieri del tifo. Per darvi un’idea chiudiamo questo primo flash back sugli Eagles Supporters con uno stralcio ripreso<br />

dall’omonima rivista del 1980.<br />

Gli ES sono autonomi e le loro uniche entrate provengono dal tesseramento che consente ai giovani di iscriversi<br />

o come soci con sole 3.000 lire o come sostenitori con 5.000 lire, validità annuale. Le spese sono enormi: solo<br />

per le trasferte occorrono tanti soldi e così gli ES cercano di aumentare i loro introiti con i contributi degli altri<br />

tifosi durante le partite in casa. Non è certo il modo migliore, ma ciò permette di non chiedere niente alla società<br />

rimanendo fuori da manovre di qualsiasi tipo. La notorietà è stata ottenuta in tutta Italia con la partita Lazio-Torino<br />

con lo striscione «Forza Radice vinci lo scudetto della vita», un gesto nobile che ha dimostrato il cuore di<br />

questi ragazzi (Radice, allenatore del Toro, aveva avuto un terribile incidente d’auto, ma alla fine si salvò –<br />

n.d.r.). «Novantesimo minuto» la trasmissione che va in onda la domenica pomeriggio presenta gli ES nella<br />

sigla di apertura. Questi ragazzi portano sempre più in alto il nome della nostra Lazio, nel nome dell’amore di<br />

un’aquila.<br />

Ecco chi erano gli Eagles, una lezione d’amore che tutto il popolo biancoceleste terrà sempre a mente.


Maglie della<br />

Lazio 1900<br />

Vecchie Pagine<br />

Formazione della<br />

Lazio 1914/1915


Biancocelesti<br />

LAZIO 1904<br />

LAZIO 1935


Calciomercato Lazio<br />

Ciro Immobile è un acquisto che non ha davvero bisogno di presentazioni: è una garanzia, un solido<br />

investimento, un portatore di sani principi e valori calcistici. Rappresenta, in ultima analisi, quel di cui<br />

la Lazio aveva più bisogno: non solo di un attaccante prolifico, ma ancor più di un catalizzatore di positive<br />

attenzioni mediatiche e di entusiasmo per l’ambiente. Ben accolto tra i ranghi biancocelesti nonostante<br />

il difficile ruolo di sostituto dell’indimenticato, ed indimenticabile, Klose, la Lazio trova nel suo<br />

innesto una prima punta in grado di svariare su tutto il fronte d'attacco. L’operazione con il Siviglia è<br />

stata perfezionata, trasferimento a titolo <strong>definitivo</strong> per 8,5 milioni di euro, più bonus di 500 mila euro<br />

qualora la squadra di Inzaghi riuscisse a centrare la<br />

qualificazione europea. Il giocatore si lega invece<br />

alla Lazio per cinque anni, con un ingaggio di circa<br />

due milioni di euro più bonus a stagione. Fisico possente,<br />

buona tecnica di base, dribbling nello stretto<br />

e tiro di prima intenzione, da ogni posizione e con<br />

entrambi i piedi: Immobile ha tutte le caratteristiche<br />

per tornare a segnare con continuità sotto la guida<br />

di Simone Inzaghi, che saprà certamente valorizzarlo.<br />

La Lazio lo renderà infatti protagonista della<br />

manovra offensiva, consentendogli di avere quello<br />

spazio e quella fiducia che tanto erano mancate<br />

nelle passate esperienze estere (Borussia Dortmund<br />

e Siviglia) causandogli perciò più di un problema di<br />

rendimento («I tedeschi sono freddi. In otto mesi i<br />

miei compagni non mi hanno mai invitato a cena<br />

fuori», dichiarerà Ciro Immobile al termine della sua<br />

avventura tedesca, complicata anche dal non aver<br />

mai imparato la lingua causa, questa, di un’aspra critica<br />

da parte dei media locali). Immobile cerca la profondità,<br />

si sacrifica e ha tanta corsa; la potenza, la<br />

forza e la rapidità d’esecuzione sono le peculiarità di<br />

questo giocatore: Inzaghi può quindi far affidamento<br />

su un attaccante duttile, moderno, in grado di offrire<br />

un tangibile aiuto anche alla fase difensiva. D’altronde,<br />

è il tredicesimo calciatore della storia del calcio<br />

italiano ad aver vinto la classifica cannonieri nelle<br />

prime due serie. Ed è un attaccante che ha realizzato,<br />

in 195 presenze tra campionato e coppa, e par-<br />

Ciro Immobile<br />

tendo anche dalla panchina 78 marcature. La Lazio<br />

e Ciro Immobile paiono quasi essersi trovati a metà<br />

strada di un cammino ideale: il club biancoceleste necessitava di una prima punta capace, con le sue<br />

giocate, di spostare gli equilibri della partita; l’attaccante partenopeo era invece in cerca del rilancio,<br />

dell’occasione giusta che desse una sferzata positiva alla sua carriera. C’è pur sempre in palio un posto<br />

in Nazionale, guidata ora da Ventura: l’allenatore che meglio ha saputo impiegarlo, insieme a Zeman e<br />

quest’ultimo si è già espresso con ottimismo: “Spero che Immobile possa portare in alto la Lazio.<br />

Si tratta di un bel colpo, anche in ottica Nazionale. Mi aspetto che torni a dominare dalla trequarti<br />

in su, negli ultimi due anni ha partecipato troppo al gioco”.


i Nuovi Acquisti<br />

Il calcio che conta l’ha scoperto alla fine 2014, quando in prestito dallo Sporting Braga detentore del<br />

suo cartellino, debuttava a soli 19 anni col Monaco. E’ il nuovo volto per il centro della difesa biancoceleste.<br />

Nella seconda stagione, 2015-<strong>2016</strong> viene riconfermato dalla squadra del principato, e Wallace<br />

Fortuna Dos Santos ha continuato a giocare sempre più da titolare nei biancorossi di Francia tra Ligue<br />

1, Champions ed Europa League, e le due Coppe di Francia, per un totale nella stagione chiusa in questo<br />

maggio <strong>2016</strong> di 34 presenze a soli 21 anni, una garanzia, così come le sue prestazioni, che hanno<br />

contribuito a portare il Monaco al secondo posto<br />

del campionato francese dietro la Juve d’oltralpe<br />

Paris SG, a pari punti con il Lyon, e solo per il<br />

confronto diretto in terza posizione, con relativo<br />

spareggio contro il Fenerbahce da giocare a fine<br />

luglio, spareggio che però non potrà giocare per<br />

via del suo trasferimento alla Lazio a Roma a fare<br />

appunto le visite mediche Durante queste visite<br />

abbiamo subito intuito la sua forza e volontà, la<br />

caparbietà che gli consentirà di confrontarsi con<br />

il complicato calcio italiano, che però gli avrà già<br />

ben spiegato Andrea Raggi, suo compagno di<br />

settore a Montecarlo, insieme al 38enne portoghese<br />

Carvalho ed anche a Jemerson, il connazionale<br />

difensore centrale 23enne ex Atletico<br />

Mineiro più volte accostato alla Lazio, e costretto<br />

alla panchina dalle ottime prestazioni di Wallace.<br />

Curiosità davvero rara, il nuovo centrale brasiliano<br />

della Lazio non ha mai giocato nel campionato<br />

portoghese con il Braga: dopo aver<br />

Wallace Fortuna<br />

Dos Santos<br />

debuttato a 18 anni in Brasile nel 2013 al Cruzeiro<br />

di Belo Horizonte tra Serie A locale, Estadual<br />

Mineiro e Copa Libertadores, a giugno del<br />

2014 è approdato in Europa, ma la società Gestifute<br />

che lo controlla, assieme a campioni come<br />

Cristiano Ronaldo, Di Maria o James Rodriguez,<br />

lo ha portato subito al Monaco, senza farlo debuttare<br />

nel club lusitano, che di fatto ora lo ha ceduto<br />

alla Lazio. Nato e cresciuto a Rio de Janeiro<br />

nel piccolo Tigres, classe 14 ottobre 1994, modello<br />

di riferimento Lucio che ricordiamo nell’Inter, destro naturale, buona tecnica, alto 1 metro e 91,<br />

per 83 Kg, rapido in marcatura, molto bravo di testa ed anche in fase d’avvio di gioco, conta già oltre<br />

50 presenze in Francia e 2 goal segnati, più 9 apparizioni e una rete nelle nazionali brasiliane Under<br />

20 e Olimpica Under 23, alcune in campo assieme a Felipe Anderson e Rodrigo Caio, quest’ultimo grazie<br />

a Wallace là dietro in coppia con Doria, utilizzato da play maker a centrocampo. Wallace ha 1 figlio,<br />

Heitor, proviene da una famiglia molto povera, ma grazie alla sua cara nonna Maurilia che ha portato<br />

con sè anche a Montecarlo ha potuto avviarsi verso il calcio. Nella città eterna ci sarà sicuramente spazio<br />

anche per loro, e nella nostra difesa c’è grande bisogno di ragazzi con il carattere di Wallace.


Calciomercato Lazio<br />

«Sono molto felice di essere qui, farò il massimo per aiutare la squadra. Forza Lazio!».<br />

Dichiarazioni retoriche e di circostanza, certo, però pur sempre piacevoli se riguardanti la<br />

Lazio. Sorriso ampio e sguardo smaliziato, nella consapevolezza che la squadra capitolina è<br />

per visibilità uno dei migliori trampolini di<br />

lancio per la sua carriera: cosi si è presentato<br />

Jordan Lukaku, primo acquisto (effettivo)<br />

della stagione <strong>2016</strong>/2017. Terzino<br />

sinistro belga classe ’94, acquistato dall’Ostende<br />

per una cifra vicina ai 5 milioni di<br />

euro: è dotato di buona tecnica oltre che di<br />

grande fisico (183 cm per 83 kg), tanta<br />

corsa ed è piuttosto bravo nel cross; in carriera<br />

ha servito dieci assist vincenti. Eppure<br />

non sono le caratteristiche calcistiche ad aumentare<br />

la portata di questo innesto quasi<br />

predestinato: nel Viareggio 2013 la Lazio<br />

Primavera fu eliminata proprio dall’Anderlecht<br />

di Jordan, sulla fascia Lukaku superò<br />

nettamente il suo avversario Pollace. Il<br />

nuovo arrivato ha infatti una fortissima personalità,<br />

da imbrigliare al rettangolo di<br />

gioco: «affrontare Bale, uno dei più grandi<br />

attaccanti del mondo, mi piacerebbe». È<br />

estroverso, indisciplinato fuori dal campo<br />

(17000€ di danni alla casa che gli era stata<br />

assegnata dall'Anderlecht) ma ligio al fairplay:<br />

8 cartellini gialli ed una espulsione per<br />

somma di ammonizioni in 102 presenze.<br />

Jordan Lukaku<br />

L'esordio tra i professionisti arriva il 21<br />

marzo 2012, indossando la maglia dell’Anderlecht:<br />

disputa circa 35 minuti di gioco in<br />

occasione della vittoria casalinga, per 2-1,<br />

contro lo Zulte Waregem. Al termine della stagione totalizza 6 presenze e vince il suo primo<br />

campionato belga. Il 21 luglio 2013, impiegato negli ultimi minuti della partita, conquista la<br />

sua 2ª Supercoppa del Belgio la prima, però, vissuta sul campo. Jordan Lukaku è anche presenza<br />

costante nella nazionale belga: gioca titolare nell’Under 21; il 10 ottobre 2015 fa il suo<br />

esordio con la Nazionale maggiore, schierato dal primo minuto contro l’Andorra nella partita<br />

valevole per le qualificazioni ad Euro <strong>2016</strong> competizione per la quale viene successivamente<br />

convocato. Ad oggi forma uno dei migliori duetti calcistici con il (ben noto) fratello Romelu<br />

quest’ultimo ha voluto congratularsi pubblicamente tramite Twitter per la nuova esperienza<br />

alla Lazio: “congratulazioni per il tuo trasferimento e lavora duro! Buona fortuna”. Augurio cui<br />

tutti i tifosi biancocelesti si uniscono.


i Nuovi Acquisti<br />

Ivan Vargic, portiere croato classe ’87 proveniente dal Rijeka e facente parte della nazionale, colpo<br />

in differita già formalizzato nell’ultimo giorno del mercato invernale, ma effettivo nel momento in<br />

cui, a Luglio, si è unito al gruppo biancoceleste: acquistato per 700.000 euro, è attualmente terzo<br />

nelle gerarchie di mister Inzaghi. Non che debba ambire al posto da titolare nella Lazio; ha però<br />

dalla sua tanta esperienza, avendo disputato diverse partite a livello internazionale. Vero è che la<br />

differenza tra la<br />

massima serie<br />

italiana e quella<br />

croata può incidere<br />

notevolmente<br />

sul<br />

rendimento del<br />

portiere, ma<br />

una crescita dal<br />

punto di vista<br />

tecnico è possibile<br />

(pur a 29<br />

anni) e non è<br />

detto che la<br />

cura Grigioni<br />

non possa portare<br />

ad ampi<br />

miglioramenti è,<br />

Ivan Vargic<br />

circa, il pensiero<br />

espresso<br />

anche dal<br />

nuovo compagno di squadra Berisha: “Vargic è un bravo portiere, ma fare questo ruolo in Italia<br />

è differente rispetto alla Croazia. Deve imparare ancora qualcosa ma abbiamo Grigioni che<br />

può farci crescere”. Tanto più che Vargic, in questa stagione, è salito agli onori delle cronache<br />

per aver mantenuto inviolata la propria porta dal 2 Agosto al 4 Ottobre 2015, stabilendo, con 783’<br />

di imbattibilità, un nuovo record per il club croato. L’exploit della sua carriera calcistica si ha proprio<br />

con il passaggio al Rijeka: arrivato nel Febbraio 2013, è tuttavia nella stagione successiva che ne<br />

diviene il portiere titolare. Grazie alle sue parate il Rijeka riesce a vincere la Coppa di Croazia ai<br />

danni della Dinamo Zagabria squadra che continuerà a sfidare, in un testa a testa che culminerà<br />

in un 2° posto in campionato. A fine stagione totalizza 52 presenze dove subisce 49 reti. La terza<br />

annata con la casacca del club croato si apre con la vittoria della Supercoppa di Croazia, ancora<br />

ai danni della Dinamo Zagabria. Nonostante Vargic e compagni si dimostrino una delle più forti<br />

squadre croate, ottengono a fine campionato nuovamente la seconda posizione; l’estremo difensore<br />

registra 43 presenze e 38 reti subite. Nella sua quarta, ed ultima, stagione al Rijeka, già vari<br />

club europei mostrano segni di interesse per le prestazioni del portiere, ed a spuntarla tra le pretendenti<br />

è proprio la Lazio; disputa 36 partite subendo 20 reti terminando la sua avventura con il<br />

terzo 2° posto consecutivo. Già a Gennaio, raggiunto l’accordo con i biancocelesti, ha espresso<br />

entusiasmo circa la futura avventura laziale concretizzatasi poi con l’arrivo ad Auronzo: “Sono davvero<br />

felice, non vedo l’ora di affrontare nuove, entusiasmanti sfide nel campionato italiano”.


Le Maglie della<br />

Lazio<br />

Stagione <strong>2016</strong> / 2017<br />

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tel. 3489600576 - mail: honil88@gmail.com

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