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Altamura - Leonessa di Puglia

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ALTAMURA<br />

LEONESSA DI PUGLIA


Show Room:<br />

Via delle Nazioni - <strong>Altamura</strong> (Ba)<br />

PAVIMENTI | RUBINETTERIA | SANITARI | ARREDO BAGNO | PARQUET | CAMINETTI | MATERIALE DA COSTRUZIONE


Benvenuti ad <strong>Altamura</strong>. È la prima cosa che mi viene da scrivere.<br />

“<strong>Altamura</strong> è una splen<strong>di</strong>da Città”. È questa la considerazione<br />

che fanno tutti coloro che la visitano per la prima volta.<br />

La mia Amministrazione Comunale ha deciso, sin dall’inizio, <strong>di</strong><br />

recuperare il tempo perduto in passato, relativamente alla tutela<br />

e valorizzazione delle straor<strong>di</strong>narie bellezze storiche, artistiche,<br />

architettoniche, paleontologiche, paleonatropologiche e paesaggistiche<br />

che possiede. Un grande sforzo che, ce lo auguriamo,<br />

porterà in pochissimi anni la Capitale della Murgia a rendere<br />

fruibili i luoghi della Cultura e a offrire servizi per l’accoglienza<br />

degni del suo nome.<br />

Questa guida è un primo, utile, strumento <strong>di</strong> presentazione della<br />

nostra Città, in linea con le politiche <strong>di</strong> promozione che questa<br />

Amministrazione Comunale ha deciso <strong>di</strong> programmare. La nostra<br />

Città sta vivendo un vero e proprio “terremoto culturale”,<br />

sollecitato e spronato anche dall’importante appuntamento del<br />

2019, quando la Città <strong>di</strong> Matera celebrerà la sua nomina a Capitale<br />

Europea della Cultura. E noi siamo pronti.<br />

IL SINDACO DI ALTAMURA<br />

Prof. Giacinto Forte<br />

ALTAMURA<br />

1


2 ALTAMURA


Servizi Cultura e Spettacolo<br />

Politiche Giovanili, Turismo<br />

e Marketing Territoriale<br />

Sono lieto <strong>di</strong> presentare questa accattivante guida alla scoperta<br />

delle straor<strong>di</strong>narie bellezze e risorse della mia città che mi<br />

onoro <strong>di</strong> rappresentare nella compagine amministrativa quale<br />

Assessore alla Cultura, Turismo, Marketing Territoriale.<br />

Questa pubblicazione rappresenta un biglietto da visita per<br />

turisti e visitatori ed ha il pregio <strong>di</strong> descrivere ed illustrare , <strong>di</strong> incuriosire<br />

ed invitarli alla scoperta <strong>di</strong> siti, beni, ricchezze, risorse,<br />

che costituiscono il patrimonio culturale, storico, naturalistico e<br />

gastronomico <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>.<br />

<strong>Altamura</strong> infatti vanta siti e beni unici al mondo come il fossile<br />

dell’Uomo <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>, la Valle dei Dinosauri, l’unica cattedrale<br />

Federiciana, per citarne solo alcuni; cui si aggiunge un patrimonio<br />

naturalistico <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria bellezza con il Pulo, la più grande<br />

dolina carsica dell’Alta Murgia.<br />

Oltre al pane <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> prodotto con lievito madre, insignito<br />

della Dop e conosciuto in ambito internazionale, la gastronomia<br />

con i prodotti tipici dalla pecora , al fungo cardoncello, alle<br />

lenticchie rappresenta un completamento straor<strong>di</strong>nario per l’offerta<br />

turistica in grado <strong>di</strong> attrarre, incantare , sorprendere ogni<br />

visitatore e turista.<br />

Uno dei principali e basilari obiettivi dell’Amministrazione Comunale<br />

espresso nel programma dell’Assessorato è quello <strong>di</strong><br />

dare vita ad un piano strategico del turismo che parta della mes-<br />

ALTAMURA<br />

3


sa in rete dei siti culturali e turistici della città e sia proiettato alla<br />

creazione <strong>di</strong> sinergia collaborativa con le realtà limitrofe in modo<br />

da costruire percorsi per il turista che abbracciano più territori<br />

alla ricerca, scoperta, valorizzazione delle bellezze <strong>di</strong> cui è ricca<br />

la nostra regione e la vicina Basilicata.<br />

E’ un compito gravoso ma anche una sfida qualificante che può<br />

rappresentare la spinta determinante per una crescita non solo<br />

sociale e culturale ma anche economica in quanto in grado <strong>di</strong><br />

creare opportunità <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> inserimento per giovani professionisti<br />

del settore oltre che per le attività produttive e commerciali.<br />

In questa ottica ringrazio la MP srl che ha offerto questa <strong>di</strong>sponibilità<br />

ed auguro il benvenuto a quanti verranno nella nostra città<br />

pronta ad accoglierli come ospiti <strong>di</strong> riguardo.<br />

L’ASSESSORE ALLA CULTURA TURISMO<br />

e MARKETING TERRITORIALE<br />

Dott. Saverio Mascolo<br />

4<br />

ALTAMURA


<strong>Altamura</strong>, la leonessa <strong>di</strong> <strong>Puglia</strong> fra pane, mulini, aziende, arte,<br />

cultura e gastronomia.<br />

La fierezza, l’operosità e le capacità del popolo altamurano sono<br />

sempre state provate fin dall’antichità: a detta <strong>di</strong> Orazio fin dal<br />

lontano 37 a.C. il nostro pane era “il pane migliore del mondo”<br />

tra<strong>di</strong>zione antica arrivata fino ai nostri giorni, pane che nel 2003<br />

ha ottenuto il marchio DOP. Comincia qui dalla terra, dal colore<br />

dorato del nostro grano, dai profumi e dai colori della nostra<br />

Murgia, dal caldo sapore del nostro pane conosciuto ormai in<br />

tutto il mondo, dalla cultura dei conta<strong>di</strong>ni. Il viaggio nell’economia<br />

<strong>di</strong> un popolo <strong>di</strong> pastori e conta<strong>di</strong>ni, che ha saputo crescere e<br />

prosperare trasformando questa terra arida e pietrosa in un’opportunità<br />

<strong>di</strong> sviluppo economico. La laboriosità <strong>di</strong> questo popolo<br />

<strong>di</strong> formiche che negli anni ha acquisito esperienze e capacità<br />

professionali sviluppando una forte capacità impren<strong>di</strong>toriale.<br />

Un riuscito connubio tra agricoltura, industria, commercio, terziario<br />

e turismo con la grande capacità dei suoi citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> riconvertire<br />

e cogliere le occasioni offerte dal mercato.<br />

Una delle occasioni che oggi gli impren<strong>di</strong>tori altamurani devono<br />

cogliere è quella legata al turismo. Sappiamo bene che c’è ancora<br />

tanta strada da fare ma tutti dobbiamo avere un obbiettivo<br />

quello <strong>di</strong> valorizzare il nostro territorio facendo conoscere le tra<strong>di</strong>zioni,<br />

gli usi e i costumi e la gastronomia.<br />

Questo è l’obbiettivo delle imprese associate alla Confcommercio<br />

che nel futuro vogliono essere protagoniste e promotrici <strong>di</strong><br />

ALTAMURA<br />

5


INTEGRATED BUILDING SOLUTIONS<br />

L’ abitare...<br />

dal nostro<br />

punto <strong>di</strong> vista.<br />

www.costruzionisantoro.it<br />

6 ALTAMURA<br />

info@costruzionisantoro.it


questa nuova sfida “ALTAMURA CITTA’ TURISTICA” valorizzando<br />

al massimo il nostro territorio continueranno da fiero popolo<br />

<strong>di</strong> formiche a lavorare per la nostra città “<strong>Leonessa</strong> <strong>di</strong> <strong>Puglia</strong>”.<br />

Chi siamo e cosa facciamo<br />

Confcommercio delegazione <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> è l’organizzazione più<br />

rappresentativa a livello locale delle imprese del commercio, turismo<br />

e servizi:<br />

• Promuove e tutela gli interessi morali, sociali ed economici degli<br />

associati nei confronti <strong>di</strong> qualunque organismo pubblico o privato,<br />

in armonia con gli in<strong>di</strong>rizzi della Confcommercio nazionale e delle<br />

organizzazioni nazionali <strong>di</strong> categoria.<br />

• Dà identità e voce ai settori rappresentati come soggetti collettivi,<br />

organizza le relazioni tra gli associati per la risoluzione <strong>di</strong> problemi<br />

comuni.<br />

• Afferma il loro ruolo sociale e il loro peso nella crescita economica<br />

provinciale.<br />

• Promuove la formazione professionale, tecnica e sindacale degli<br />

impren<strong>di</strong>tori e degli aspiranti impren<strong>di</strong>tori.<br />

• Fornisce assistenza e consulenza alle imprese, servizi e opportunità<br />

esclusive <strong>di</strong> risparmio nella gestione aziendale.<br />

L’attività <strong>di</strong> Confcommercio della delegazione <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>, quin<strong>di</strong>,<br />

può essere sintetizzata in 4 aree <strong>di</strong> intervento:<br />

Rappresentanza<br />

È l’attività che caratterizza, da sempre, la principale funzione <strong>di</strong><br />

Confcommercio e che vede nella nostra Organizzazione un interlocutore<br />

<strong>di</strong>retto e attivo presso le più importanti Istituzioni Pubbliche.<br />

Questa attività in concreto si manifesta nella capacità ormai consolidata<br />

da parte dell’Associazione <strong>di</strong> promuovere lo sviluppo dei<br />

settori del commercio, del turismo, dei servizi e delle professioni<br />

attraverso un confronto continuo con le Istituzioni per ottenere leggi,<br />

provve<strong>di</strong>menti e interventi specifici volti alla tutela degli interessi<br />

della categoria.<br />

ALTAMURA<br />

7


CAFFETTERIA<br />

Saicaf<br />

V.Vittorio Veneto, 16 - <strong>Altamura</strong> (Ba)<br />

8 Tel. 080 ALTAMURA 9674697


Consulenza ed assistenza<br />

Per far fronte alle specifiche esigenze delle singole imprese, gli associati<br />

possono beneficiare <strong>di</strong> un servizio <strong>di</strong> consulenza e assistenza<br />

completa e personalizzata perché svolta da personale competente<br />

nelle aree più significative e strategiche come ad esempio l’amministrazione<br />

del personale, la gestione fiscale e tributaria oppure la<br />

sicurezza sul lavoro o tutti gli aspetti previdenziali.<br />

• 50 & PIU’ ENASCO;<br />

• 50 & PIU’ CAAF;<br />

• CONFIDI CONFCOMMERCIO PUGLIA offre assistenza alle imprese<br />

associate per agevolare l’accesso al cre<strong>di</strong>to, potenziare il sistema<br />

delle OMI locali, stu<strong>di</strong>are soluzioni cre<strong>di</strong>tizie e finanziarie per<br />

ogni esigenza aziendale, con particolare riguardo al cre<strong>di</strong>to aziendale,<br />

al cre<strong>di</strong>to convenzionato e agevolato. Le finalità sono quelle<br />

<strong>di</strong> contribuire allo sviluppo dell’impren<strong>di</strong>toria locale e dell’innovazione<br />

e <strong>di</strong> aumentare la competitività delle imprese.<br />

Formazione<br />

È l’area che si occupa <strong>di</strong> tutta l’attività formativa e <strong>di</strong> aggiornamento<br />

professionale e manageriale attraverso incontri, seminari, convegni<br />

e corsi organizzati dalla struttura interna e dalle Associazioni<br />

territoriali e <strong>di</strong> categoria.<br />

Informazione<br />

Le imprese associate possono contare su un costante aggiornamento<br />

attraverso <strong>di</strong>versi mezzi <strong>di</strong> informazione, tra cui: riviste, rassegne<br />

tecnico-informative, circolari tematiche e notiziari informativi.<br />

PRESIDENTE DELEGAZIONE<br />

CONFCOMMERCIO ALTAMURA<br />

Tonia Massaro<br />

confcommercioaltamura@gmail.com<br />

Pagina Facebook Confcommercio <strong>Altamura</strong><br />

www.confcommerciobari.it<br />

ALTAMURA<br />

9


10 ALTAMURA


ALTAMURA<br />

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12 ALTAMURA


La Pro Loco <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> opera dal 1962 e, nella storia culturale e<br />

turistica della città, ancora oggi è un punto <strong>di</strong> riferimento certo per<br />

i turisti e visitatori che intendono conoscere la nostra città.<br />

Negli ultimi anni la sua attività è stata caratterizzata da due obiettivi<br />

fondamentali e imprescin<strong>di</strong>bili: da un lato aver stabilito relazioni e<br />

sinergie con l’ampia presenza associazionistica,con le istituzioni e il<br />

sistema delle attività produttive e commerciali; dall’altro ha costruito<br />

la sua programmazione avendo una visione d’insieme finalizzata<br />

alla valorizzazione del territorio e delle sue tra<strong>di</strong>zioni, considerando<br />

lo stesso una fonte <strong>di</strong> produzione economica.<br />

L’inestimabile patrimonio culturale-storico-artistico-religioso-paleontologico-naturalistico-enogastronomico<br />

del territorio rappresenta,<br />

per la Pro Loco, il valore me<strong>di</strong>ante il quale è possibile costruire<br />

un futuro <strong>di</strong> crescita e sviluppo che nella sostenibilità e accessibilità<br />

trovi la sua nuova identità.<br />

Partendo da questi presupposti le iniziative e le manifestazioni che<br />

ogni anno la Pro Loco organizza: Partecipazione e Patrocinio alla<br />

Festa Me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Federicus - Il Festival dei Claustri - La Rassegna<br />

Cinematografica Estiva - Vino a Teatro - Presentazione <strong>di</strong> Libri - Mostre<br />

<strong>di</strong> Pittura - Partecipazione e Patrocinio al Festival Jazz, hanno<br />

tutte un filo conduttore e cioè la visione della prospettiva <strong>di</strong> crescita<br />

culturale e turistica del territorio e la valorizzazione <strong>di</strong> tantissime<br />

professionalità <strong>di</strong> giovani nell’ampio campo delle attività artistiche.<br />

ALTAMURA<br />

13


La qualità e la sostenibilità sono il presupposto irrinunciabile da cui<br />

ripartire per vincere la sfida della competizione.<br />

Visite guidate, informazioni sono possibili richiederle <strong>di</strong>rettamente<br />

in P.zza Repubblica 10/11 così come l’accoglienza è garantita dalla<br />

<strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> tanti volontari.<br />

IL PRESIDENTE<br />

Dott. Pietro Colonna<br />

Pro Loco 080/3143930<br />

Cell. 3421397201<br />

Email: proloco.altamura@libero.it<br />

Sito: www.prolocoaltamura.it<br />

CENTODUCATI AUTOMOBILI s.r.l.<br />

Show-room | Via della Roverella, 31 - 70022 <strong>Altamura</strong> (Ba) Italy - T. Fax 080 3163947<br />

14 Assistenza e Ricambi | T. 080 ALTAMURA 3142621 - 70022 <strong>Altamura</strong> (Ba) Italy<br />

E kia.centoducati@virgilio.it W www.kiacentoducati.it


ALTAMURA<br />

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16 ALTAMURA


L’Associazione Alturismo si occupa della promozione, valorizzazione<br />

e fruizione del territorio murgiano, con particolare attenzione<br />

alla città <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>, Matera e Gravina <strong>di</strong> <strong>Puglia</strong>, attraverso<br />

la’organizzazione <strong>di</strong> convegni, mostre e soprattutto tour<br />

guidati vicini alle esigenze <strong>di</strong> gruppi e turisti singoli. Le visite<br />

guidate sono garantite da guide turistiche abilitate dalla Regione<br />

<strong>Puglia</strong> e Basilicata.<br />

Per informazioni rivolgersi ai seguenti contatti<br />

tel: (+39) 345 6913944<br />

mail: alturismochiesa@libero.it<br />

sito: www.alturismo.it<br />

Informazioni <strong>di</strong> servizio<br />

Orari Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>: ore 9,00 - 12,00 | 16,00 - 20,00<br />

Solo nei mesi <strong>di</strong> Luglio, Agosto e Settembre apertura straor<strong>di</strong>naria<br />

a cura <strong>di</strong> Alturismo anche dalle 12,00 alle 16,00, con possibilità<br />

<strong>di</strong> visite guidate.<br />

ALTAMURA<br />

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18 ALTAMURA


ALTAMURA<br />

19


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NOLEGGIO<br />

A breve e lungo termine.<br />

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21


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CORNACCHIA SALUMI S.RL.<strong>di</strong> Domenico Cornacchia<br />

Via San Marino, 102 | 70022 - ALTAMURA (BA) | ITALIA - PUGLIA<br />

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Il patrimonio culturale<br />

<strong>di</strong> <strong>Altamura</strong><br />

Testo introduttivo sulla “linea cronologica<br />

ininterrotta” presente e visibile in <strong>Altamura</strong><br />

che caratterizza la cultura del paesaggio<br />

e dell’umo che lo abita. Questo<br />

paragrafo è teso ad identificare i valori<br />

culturali materiali ed immateriali <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong><br />

ed introdurre il tema della “linea<br />

cronologica”<br />

La Murgia costituisce un immenso<br />

patrimonio poco conosciuto,<br />

troppo spesso <strong>di</strong>menticato<br />

e considerato “senza<br />

futuro”. E’ proprio scar<strong>di</strong>nando<br />

queste convinzioni che si vogliono<br />

sottolineare i suoi punti<br />

<strong>di</strong> forza e la necessità <strong>di</strong> tramandare<br />

il valore <strong>di</strong> questa terra<br />

con uno sguardo al passato,<br />

al presente e a quello che sarà.<br />

Tommaso Fiore (1884-1973) in<br />

una lettera all’amico Piero Gobetti<br />

scriveva:<br />

“E dovunque muri e muretti, non<br />

<strong>di</strong>eci, non venti, ma più, molti <strong>di</strong> più,<br />

allineati sui fianchi <strong>di</strong> ogni rilievo,<br />

orizzontalmente, a <strong>di</strong>stanza anche <strong>di</strong><br />

pochi metri, per contenere il terreno,<br />

per raccoglierne e reggerne un po’ tra<br />

tanto calcare. Mi chiederai come ha<br />

fatto tanta gente a scavare ed allineare<br />

tanta pietra. Io penso che la cosa<br />

avrebbe spaventato un popolo <strong>di</strong> giganti.<br />

Questa è la murgia più aspra e<br />

sassosa; […] non ci voleva meno che<br />

la laboriosità d’un popolo <strong>di</strong> formiche”<br />

In nessun altro posto naturale<br />

in Italia, come nella Murgia è<br />

possibile osservare un paesaggio<br />

frutto del lavoro a quattro<br />

mani compiuto dalla natura e<br />

dall’uomo in secoli <strong>di</strong> storia.<br />

Le popolazioni della Murgia<br />

hanno lavorato per secoli con<br />

l’obiettivo <strong>di</strong> bonificare e rendere<br />

vivibile e fruttuoso un ambiente<br />

apparentemente e, per<br />

molti aspetti, realmente ostile.<br />

E ancora Pier Paolo Pasolini<br />

definiva il territorio della Murgia<br />

come il luogo dove esiste:<br />

“il sole, il sole vero, il sole ferocemente<br />

antico”.<br />

Un sole antico e feroce capace<br />

<strong>di</strong> rinnovarsi e <strong>di</strong> rinascere a<br />

nuovo giorno, ogni giorno.<br />

La città <strong>di</strong> ALTAMURA testimonia<br />

la riuscita integrazione<br />

e coabitazione dell’uomo nel<br />

territorio della Murgia, con<br />

questo progetto vorremmo<br />

“affascinare” il nostro ignoto<br />

visitatore e condurlo “per<br />

ALTAMURA<br />

23


“Il camminare presuppone che<br />

a ogni passo il mondo cambi<br />

in qualche suo aspetto e pure<br />

che qualcosa cambi in noi.”<br />

(Italo Calvino)<br />

L’uomo cammina da sempre,<br />

è nel suo DNA. È un essere in<br />

continuo movimento, sia fisico<br />

che emotivo, e spesso sente il<br />

bisogno <strong>di</strong> andare, <strong>di</strong> conoscere<br />

nuovi posti che lo riportino a<br />

ritrovare, a migliorare se stesmano”<br />

attraverso i luoghi che<br />

traducono al meglio la Murgia<br />

e in particolare la storica città<br />

<strong>di</strong> ALTAMURA con i suoi punti<br />

<strong>di</strong> forza.<br />

Ci interessa restituire bellezza<br />

che si rinnova, che rinasce attraverso<br />

gli occhi <strong>di</strong> chi la osserva,<br />

<strong>di</strong> chi ne scopre per la<br />

prima volta i “connotati”, sfumature<br />

nascoste con lo stesso<br />

stupore <strong>di</strong> chi trova un tesoro<br />

che è sempre stato lì sotto gli<br />

occhi <strong>di</strong> tutti.<br />

Ipotizziamo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> presentare<br />

la Murgia e la città <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong><br />

attraverso un ideale<br />

percorso da percorrere possibilmente<br />

a pie<strong>di</strong><br />

Perché il percorso a pie<strong>di</strong>?<br />

24 ALTAMURA


so. E sulla Murgia si cammina,<br />

si è sempre per strada, è così<br />

che scorre la vita su questo territorio.<br />

Quel camminare che consente<br />

<strong>di</strong> entrare passo dopo passo<br />

nella natura, <strong>di</strong> immergersi<br />

empaticamente, <strong>di</strong> sentirne<br />

l’essenza e così aderire con<br />

il corpo, con il cuore e con la<br />

mente agli stimoli che la natura<br />

stessa ci restituisce.<br />

Camminare per le <strong>di</strong>stese infinite<br />

della Murgia, entrare in<br />

questo mondo che ammalia<br />

e rapisce, è come camminare<br />

per i sentieri del proprio essere<br />

alla scoperta <strong>di</strong> se stessi in<br />

compagnia della tanto desiata<br />

solitu<strong>di</strong>ne.<br />

Il percorso che vogliamo proporre<br />

è simile al cammino dei<br />

cercatori <strong>di</strong> funghi (e sulla Murgia<br />

ce ne sono parecchi) che<br />

non procede alla rinfusa ma si<br />

snoda esattamente lì dove lo<br />

sguardo in<strong>di</strong>vidua quello che<br />

si sta cercando senza lasciarsi<br />

troppo ingannare dal mimetismo<br />

<strong>di</strong>sseminato sulla superficie.<br />

Nella Murgia convivono paesaggi<br />

quasi del tutto intatti che<br />

raccontano la storia <strong>di</strong> questa<br />

terra, una storia che può inter-<br />

pretarsi come già “passata” e<br />

“immobile”, e luoghi che invece<br />

costituiscono un vero e proprio<br />

ponte per il futuro, esempi<br />

<strong>di</strong> perfetta integrazione tra<br />

l’uomo e la natura, tra uomini<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse provenienze culturali<br />

e artistiche che permettono<br />

<strong>di</strong> presagire uno slancio verso<br />

quello che sarà o potrebbe essere.<br />

La <strong>Puglia</strong> è l’unica regione collegata<br />

all’Appennino senza appartenervi,<br />

nel senso che non<br />

ci sono montagne, gli unici<br />

gran<strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> roccia calcarea<br />

che sostengono la piattaforma<br />

Appula (la <strong>Puglia</strong> molle<br />

<strong>di</strong> cui parlava Orazio), sono il<br />

Gargano il Salento e l’alta Murgia<br />

il resto è abbastanza piatto.<br />

Le Murge fisicamente rappresentano<br />

la spina dorsale della<br />

<strong>Puglia</strong>. L’esteso bastione calcareo<br />

si eleva dal Tavoliere, a<br />

partire dal fiume Ofanto, fino<br />

alla soglia messapica, e dalla<br />

Fossa premurgiana, a confine<br />

con la Basilicata, fino alle<br />

sponde adriatiche. La Fossa<br />

Premurgiana, incisa dal fiume<br />

Bradano, <strong>di</strong>vide le Murge<br />

dall’Appennino Lucano, al<br />

quale si congiungono con la<br />

ALTAMURA<br />

25


Sella <strong>di</strong> Spinazzola.<br />

Il toponimo Murgia deriva dalla<br />

voce latina “murex-murigis:<br />

pietra aguzza”. La ra<strong>di</strong>ce<br />

“mur” in<strong>di</strong>ca, quin<strong>di</strong>, roccia<br />

ripida, donde mur-us, mur-ex,<br />

muro, muretti a secco e numerosi<br />

paesi detti “Muro”.<br />

Per la gente pugliese la parola<br />

“Murgia” si riferisce a qualsiasi<br />

sporgenza affiorante. Più specificatamente<br />

nella provincia<br />

<strong>di</strong> Bari è sinonimo <strong>di</strong> pascolo<br />

roccioso.<br />

In nessun altro posto natura-<br />

le in Italia, come in Alta Murgia<br />

è possibile osservare un<br />

paesaggio frutto del lavoro a<br />

quattro mani compiuto dalla<br />

natura e dall’uomo in secoli<br />

<strong>di</strong> storia. Le popolazioni<br />

dell’Alta Murgia hanno lavorato<br />

per secoli con l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> bonificare e rendere vivibile<br />

e fruttuoso un ambiente<br />

apparentemente e, per molti<br />

aspetti, realmente ostile.<br />

Su questa terra considerata il<br />

grande polmone verde della<br />

provincia <strong>di</strong> Bari vi è stato l’incontro<br />

millenario fra l’acqua e<br />

26 ALTAMURA


la pietra che ha con<strong>di</strong>zionato,<br />

modellato il territorio. L’alta<br />

Murgia condensa tutti i fenomeni<br />

carsici presenti sull’intero<br />

territorio nazionale, ci sono le<br />

“doline carsiche” (tipica depressione<br />

del terreno <strong>di</strong> varie<br />

forme) tra le più gran<strong>di</strong> della<br />

<strong>Puglia</strong> e del Me<strong>di</strong>terraneo<br />

Il terreno poco fruttuoso per<br />

scopi agricoli (le parti più alte<br />

delle colline) è stato utilizzato<br />

da sempre come pascolo per<br />

gli ovini, le lame invece (gli<br />

avvallamenti tra un declivio e<br />

l’altro), dove in antichità scor-<br />

revano fiumi (i cui nomi sono<br />

ancora presenti nella toponomastica<br />

dei luoghi, e lì dove<br />

ancora oggi le precipitazioni<br />

atmosferiche concentrano la<br />

maggior quantità <strong>di</strong> acqua rendendo<br />

il terreno più fertile),<br />

ebbene proprio lì, un certosino<br />

lavoro <strong>di</strong> rimozione delle pietre<br />

(spietratura) ha reso destinabili<br />

a coltura agricola ampi spazi<br />

<strong>di</strong> territorio. Tutto il materiale<br />

pietroso rimosso per <strong>di</strong>ssodare<br />

il terreno è stato utilizzato<br />

quin<strong>di</strong> per costruire manufatti<br />

e<strong>di</strong>li ancora oggi presenti, la<br />

maggior parte in abbandono,<br />

ALTAMURA<br />

27


Sede legale: Via Selva, 101<br />

Sede operativa: Via Monte Pollino, 3<br />

70022 <strong>Altamura</strong> (Ba) - ITALY<br />

Tel. +39 080 3103067 | +39 080 3142735 | Fax +39 080 3140572<br />

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Capitale Sociale: € 8.000.000,00 i.v. - C.F. e P.IVA IT 06605700720<br />

28 ALTAMURA


come fantasmi <strong>di</strong> un passato<br />

non così lontano nel tempo.<br />

Come sempre, insomma, in<br />

tempi <strong>di</strong> povertà economica,<br />

l’uomo fa <strong>di</strong> necessità virtu’ ed<br />

ecco sorgere in ogni dove muretti,<br />

jazzi, piscine, trulli, specchie,<br />

tutte opere realizzate<br />

attraverso la tecnica della costruzione<br />

“a secco” senza cioè<br />

l’utilizzo <strong>di</strong> alcun materiale con<br />

funzione <strong>di</strong> collante tra pietra e<br />

pietra ma solo attraverso l’incastro<br />

“ad arte” delle pietre<br />

stesse.<br />

La passione per una terra austera,<br />

povera e dal cuore <strong>di</strong> pietra<br />

non può che essere una estrema<br />

e dolorosa ricerca <strong>di</strong> comunicazione<br />

con la sua bellezza<br />

lontana ed apparentemente<br />

immobile, con la sua asprezza<br />

e la sua immutata solitu<strong>di</strong>ne. Il<br />

primo passo è vivere, ascoltare<br />

i suoni, i colori del paesaggio,<br />

lasciarsi “affascinare” come in<br />

un incantesimo, fare proprio lo<br />

“struggimento” che trasmettono<br />

i luoghi, gli spazi vastissimi,<br />

a tratti lunari, quelle <strong>di</strong>stese<br />

che non impongono limiti allo<br />

sguardo e in cui ogni forma <strong>di</strong><br />

vita e <strong>di</strong> inesauribile costruzione<br />

ad opera dell’uomo sem-<br />

brano mimetizzarsi con i colori<br />

e quasi perdersi <strong>di</strong>venendo un<br />

tutt’uno con il paesaggio della<br />

Murgia. Il lavoro, la fatica <strong>di</strong><br />

intere generazioni mostrano il<br />

loro splendore mescolandosi,<br />

impastandosi con la polvere<br />

della terra, la terra che ha trasmesso<br />

agli uomini la sua stessa<br />

forza, durezza e tenacia. In<br />

uno scambio continuo, in un<br />

rapporto d’amore reciproco la<br />

Murgia e l’uomo si sono “modellati”<br />

a vicenda, fondendo le<br />

loro storie e assomigliandosi<br />

sempre più.<br />

Pietre, pietre gran<strong>di</strong> e aguzze,<br />

tra ferule e car<strong>di</strong> spinosi, tra<br />

giochi <strong>di</strong> luce e un inconfon<strong>di</strong>bile<br />

profumo <strong>di</strong> timo e <strong>di</strong> erbe<br />

selvatiche. Colori e profumi<br />

che si alternano quasi fino ad<br />

azzerarsi con l’alternarsi delle<br />

stagioni. Ma la Murgia non<br />

è soltanto questo e non è da<br />

considerarsi affatto una pietraia.<br />

Non basta uno sguardo frettoloso<br />

per capire questa terra.<br />

Occorre guardarla con cura e<br />

soprattutto guardarla con altri,<br />

nuovi occhi, capaci <strong>di</strong> coglierne<br />

la muta e certamente non<br />

convenzionale bellezza.<br />

ALTAMURA<br />

29


30 ALTAMURA


Il patrimonio <strong>di</strong> Beni Materiali<br />

Costituito <strong>di</strong> Beni Palontologici, Archeologici,<br />

Paesaggistici, Architettonici, Artistici,<br />

Storici, il sistema Museale.<br />

La tipicità morfologica della<br />

Murgia, è data da una lunga<br />

attività <strong>di</strong> erosione ad opera<br />

soprattutto delle acque piovane<br />

che, contenendo anidride<br />

carbonica, hanno il potere <strong>di</strong><br />

sciogliere il carbonato <strong>di</strong> calcio<br />

<strong>di</strong> cui sono composte le<br />

rocce. “Gutta cavat lapidem”,<br />

con immane pazienza, giorno<br />

dopo giorno ha dato forma al<br />

carsismo, uno dei fenomeni<br />

più pittoreschi <strong>di</strong> tutta la <strong>Puglia</strong>.<br />

Uno spettacolo <strong>di</strong> calcari<br />

che si presentano fessurati,<br />

foracchiati, lisci o con piccole<br />

cavità o spezzettati in spuntoni<br />

rocciosi o in “chianghe” o<br />

“chiangaredde” e “chiangoni”<br />

, e pietre <strong>di</strong> svariate forme.<br />

Le forme carsiche sotterranee,<br />

o ipogee, sono le grotte<br />

con le gallerie e le sale, i pozzi,<br />

gli inghiottitoi. Il canyon <strong>di</strong><br />

Gravina in <strong>Puglia</strong>, che scende<br />

verso Matera e il Bradano, segna<br />

il confine sud-occidentale<br />

dell’area protetta. Nei pressi <strong>di</strong><br />

<strong>Altamura</strong> si trovano invece le<br />

impressionati doline carsiche<br />

del Pulicchio e dell’erba risetta,<br />

a foglie grasse. Il 10 marzo<br />

del 2004 è stato istituito il Parco<br />

Nazionale dell’ Alta Murgia,<br />

con i suoi circa 68.000 ettari, il<br />

più esteso d’Italia ed uno dei<br />

più estesi a livello continentale.<br />

Le risorse paleontologiche<br />

della Murgia e in particolare<br />

del Parco, possono ritenersi <strong>di</strong><br />

consolidato interesse sovranazionale.<br />

Tra queste figura con<br />

grande prestigio l’uomo <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong><br />

scoperto in occasione<br />

<strong>di</strong> una visita speleologica <strong>di</strong> un<br />

pozzo carsico a grotta nell’ottobre<br />

del 1993, nelle prossimità<br />

<strong>di</strong> Lamalunga. I resti, risalenti a<br />

150 mila anni fa, costituiscono<br />

l’unico scheletro umano ancora<br />

integro risalente al Paleoliti-<br />

ALTAMURA<br />

31


32 ALTAMURA


co. Dal 2004 è stato creato un<br />

centro visite all’interno <strong>di</strong> una<br />

Masseria in prossimità della<br />

grotta dove è possibile visitare<br />

il sito sotterraneo attraverso un<br />

sistema <strong>di</strong> video-osservazione<br />

tri<strong>di</strong>mensionale. La particolare<br />

geologia del terreno, contrad<strong>di</strong>stinto<br />

da un substrato <strong>di</strong> calcare<br />

cretaceo, generalmente<br />

ricoperto da calcarenite pleistocenica<br />

costituisce una vera<br />

e propria risorsa, perché unica<br />

ad aver conservato nel tempo<br />

millenarie tracce <strong>di</strong> antiche forme<br />

viventi. Nel giugno 1999,<br />

a cinque chilometri da <strong>Altamura</strong>,<br />

è stata scoperta un’area<br />

densa <strong>di</strong> impronte <strong>di</strong> <strong>di</strong>nosauro<br />

(circa 30.000) <strong>di</strong>stribuite su<br />

una superficie <strong>di</strong> 12.000 metri<br />

quadrati. Forse la conservazione<br />

delle orme è stata possibile<br />

grazie alla presenza <strong>di</strong> una mucillagine<br />

microbica in grado <strong>di</strong><br />

conferire plasticità al terreno.<br />

Le impronte interpretate dai<br />

paleontologi hanno restituito<br />

informazioni non solo sull’apparato<br />

motorio scheletrico<br />

ma anche riguardo la postura,<br />

l’andatura, il comportamento,<br />

la velocità dei <strong>di</strong>nosauri. L’area,<br />

ribattezzata la Valle dei<br />

Dinosauri (cava Pontrelli), può<br />

<strong>di</strong>venire il fulcro e l’elemento<br />

attrattore <strong>di</strong> un circuito <strong>di</strong> visita<br />

<strong>di</strong> interesse paleontologico<br />

e archeologico in collegamento<br />

con il Museo Archeologico<br />

Statale <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>. La rilevanza<br />

internazionale <strong>di</strong> queste<br />

due risorse solo recentemente<br />

ricomparse can<strong>di</strong>dano il territorio<br />

a costituire un centro <strong>di</strong><br />

rilevanza internazionale per il<br />

turismo culturale <strong>di</strong> ampi target<br />

<strong>di</strong> visitatori (scuole, famiglie,<br />

ricercatori). La particolare<br />

natura geologica del territorio,<br />

fa del Parco anche un prezioso<br />

giacimento <strong>di</strong> beni paleontologici<br />

che potrebbe essere oggetto<br />

<strong>di</strong> campagne <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e<br />

ricerca molto significativi.<br />

La masseria fortificata <strong>di</strong> Jesce:<br />

XVI secolo (<strong>di</strong> età angioina<br />

- secolo XIV - gli affreschi della<br />

cripta).<br />

Il Casale <strong>di</strong> Jesce si trova a<br />

circa 10 km dalla città <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>.<br />

Sia che si percorra la via<br />

Appia verso Laterza, sia che si<br />

provenga dalla <strong>di</strong>rezione opposta,<br />

appare in tutta la sua<br />

massiccia mole, incassato in<br />

una piccola lama posta ai pie<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> quella ruvida pietraia chiamata<br />

Murgia catena. La zona<br />

ALTAMURA<br />

33


S.P. 79 Cassano - <strong>Altamura</strong>, km 10.700 | Contrada Sgolgore - 70022 <strong>Altamura</strong> (Ba)<br />

L’Agriturismo Murà nasce nel bel mezzo del Parco dell’Alta Murgia dalla ristrutturazione <strong>di</strong> un’antica<br />

masseria i cui locali sono stati opportunamente convertiti in strutture ricettive.<br />

Dispone <strong>di</strong> 6 camere provviste <strong>di</strong> ogni confort e in grado <strong>di</strong> offrire, a chi ama vivere a contatto con la<br />

natura, un soggiorno piacevole, in<strong>di</strong>menticabile, imper<strong>di</strong>bile.<br />

Il tratto <strong>di</strong>stintivo dell'agriturismo Murà è rappresentato dall'amore verso la natura e gli animali, in<br />

particolare verso i cavalli. Per loro tutta la cura possibile. Ci sono due scuderie, un maneggio coperto, un<br />

maneggio scoperto, un ton<strong>di</strong>no e un'ampia area destinata a paddock. A tutto ciò si aggiunge la passione<br />

e la professionalità dello staff dell'agriturismo Murà che è anche Scuola <strong>di</strong> Equitazione.<br />

Il Ristorante, ricavato all’interno <strong>di</strong> un antico ovile, <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un ampio spazio esterno. In cucina c’è<br />

tra<strong>di</strong>zione e innovazione: la tra<strong>di</strong>zione è salvaguardata dalla scelta delle materie prime; l’innovazione è<br />

invece nel piatto, nella lavorazione, nella mescolanza tra gli ingre<strong>di</strong>enti, nella ricerca e sperimentazione<br />

continua.<br />

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corrisponde al luogo in cui anticamente<br />

sorgeva Sublupatia,<br />

citato dall’ Itinerario Antonino<br />

e dalla Tabula Peutingeriana.<br />

Non sono rimasti resti evidenti<br />

dell’antico abitato ma ritrovamenti<br />

archeologici quali frammenti<br />

ceramici e pesi da telaio,<br />

testimoniano un’ attiva presenza<br />

umana a partire dal IV sec<br />

fino al III sec, e proseguita anche<br />

se in tono minore nel Me<strong>di</strong>oevo.<br />

Di grande rilievo è la<br />

masseria in tufo, con maestose<br />

arcate centrali e possenti contrafforti.<br />

Questo posto ebbe un<br />

ruolo importante e strategico,<br />

come masseria fortificata, nel<br />

periodo del brigantaggio. Per<br />

quanto riguarda la data esatta<br />

della nascita della costruzione<br />

non abbiamo documenti precisi,<br />

ma probabilmente risale al<br />

XVI secolo.<br />

Le prime notizie sulla masseria<br />

risalgono al 1745, quando si<br />

accenna alla “nobil villa dei signori<br />

Mari <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>”, famiglia<br />

<strong>di</strong> origine genovese che si<br />

stabilì in questo luogo nel XVII<br />

secolo. Alcuni stu<strong>di</strong>osi, per la<br />

presenza della cripta rupestre,<br />

hanno ipotizzato che la masseria<br />

fosse in origine una <strong>di</strong>mora<br />

<strong>di</strong> monaci o un antico casale.<br />

Certo è che il complesso rurale<br />

<strong>di</strong> Jesce ha avuto sempre<br />

una certa importanza grazie<br />

alla grandezza della costruzione<br />

e alla posizione strategica<br />

lungo la via Appia. Si desume<br />

che durante il periodo romano<br />

sia stata una stazione <strong>di</strong> posta<br />

per il cambio dei cavalli, funzione<br />

conservata nel tempo<br />

anche per la sosta delle greggi<br />

transumanti durante l’epoca<br />

angioina ed aragonese. Testimonianze<br />

tramandano l’ipotesi<br />

che la masseria <strong>di</strong> Jesce fosse<br />

stata una grancia benedettina<br />

nel Cinquecento, successivamente<br />

acquistata dalla famiglia<br />

genovese Mari nel Seicento.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio ha forma rettangolare<br />

ed è <strong>di</strong>sposto lungo l’asse<br />

stradale. La facciata posta<br />

a nord evidenzia due gran<strong>di</strong><br />

archi, contenenti una balconata,<br />

posti sulla facciata sud. La<br />

costruzione, in conci <strong>di</strong> tufo, è<br />

coperta da un tetto a spioventi<br />

con tegole; i muri perimetrali<br />

hanno nella parte inferiore un<br />

marcapiano. Analizzandone la<br />

struttura si deducono tre perio<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong> costruzione: il piano terra<br />

e la balconata del primo piano<br />

risalirebbero al XVI secolo; la<br />

ALTAMURA<br />

35


36 ALTAMURA


ALTAMURA<br />

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38 ALTAMURA


parte est del primo piano alla<br />

seconda metà del XVII secolo;<br />

all’ultima fase corrispondono<br />

i vani a piano terra. La parte<br />

seicentesca dell’e<strong>di</strong>ficio è stata<br />

realizzata con una migliore<br />

tecnica costruttiva e presenta<br />

sei finestre col davanzale. L’interno<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio è caratterizzato<br />

da gran<strong>di</strong> locali tra cui un<br />

salone con volta lunettata e un<br />

affresco dello stemma della famiglia<br />

dei Mari. I vani superiori<br />

della masseria oggi vengono<br />

a<strong>di</strong>biti a deposito <strong>di</strong> grano.<br />

Oltre alla costruzione si segnala<br />

la presenza <strong>di</strong> una serie<br />

<strong>di</strong> grotte <strong>di</strong>sposte ad anfiteatro,<br />

tra le quali una cripta rupestre<br />

affrescata, collegata da<br />

un cunicolo sotterraneo con la<br />

masseria. Di forma rozzamente<br />

rettangolare, presenta due insenature<br />

che svolgono la funzione<br />

<strong>di</strong> piccole cappelle laterali.<br />

Le pareti sono interamente<br />

affrescate (es: affreschi <strong>di</strong> San<br />

Donato Vescovo <strong>di</strong> Arezzo e<br />

San Nicola Pellegrino)<br />

LE ORIGINI - IL CENTRO STORICO - LA CATTEDRALE<br />

Le origini della città <strong>di</strong> altamura si perdono nella leggenda. un<br />

antico mito la fa risalire ad antello, eroe <strong>di</strong> troia e compagno <strong>di</strong><br />

enea. un’altra leggenda attribuisce la fondazione della città ad<br />

althea, regina dei mirmidoni, giunta in questi luoghi in seguito<br />

alla fuga dalla sua terra d’origine.<br />

Gli scavi archeologici condotti nel corso degli anni nel centro urbano<br />

e nei <strong>di</strong>ntorni (lungo il torrente pisciulo, nel pulo, a masseria<br />

iesce e a casal sabini), attestano tracce della frequentazione<br />

antropica <strong>di</strong> questi luoghi già nell’età della pietra, del bronzo e<br />

del ferro.<br />

La nascita <strong>di</strong> una città peuceta sulla sommità della collina attualmente<br />

occupata dal centro urbano <strong>di</strong> altamura, segna il passaggio<br />

dai villaggi sparsi sul territorio ad un unico centro, <strong>di</strong> notevoli<br />

<strong>di</strong>mensioni. Tra il V e il III secolo a.c. l’abitato fu cinto da una<br />

doppia possente cinta <strong>di</strong> mura megalitiche, in più punti ancora<br />

ALTAMURA<br />

39


visibili. A partire dal II secolo<br />

a.C. il centro abitato iniziò il<br />

suo declino.<br />

Distrutta nell’alto me<strong>di</strong>oevo<br />

dalle incursioni longobarde<br />

e saracene, la città rinasce a<br />

nuovo splendore nel 1232, con<br />

l’imperatore Federico II <strong>di</strong> Svevia.<br />

Per devozione verso la Madonna,<br />

Federico fa costruire, nel<br />

1232, una grande cattedrale,<br />

una delle quattro basiliche imperiali<br />

presenti in puglia e <strong>di</strong>chiara<br />

altamura e il suo territorio,<br />

città regia, <strong>di</strong>pendente solo<br />

dal Re. Gran parte della chiesa<br />

originaria crolla in seguito ad<br />

un terremoto nel 1316, e viene<br />

ricostruita sotto il Regno <strong>di</strong> Roberto<br />

D’Angiò.<br />

La cattedrale subisce profonde<br />

trasformazioni nel 1534,<br />

quando viene invertito l’orientamento<br />

della chiesa: lì dove<br />

c’era l’abside viene costruita la<br />

facciata, mentre dove c’era l’originaria<br />

facciata la chiesa viene<br />

allungata con il presbiterio<br />

e il coro. nel 1557, con Carlo<br />

V d’Asburgo Imperatore, vengono<br />

innalzati i due campanili<br />

(le cui cuspi<strong>di</strong> furono aggiunte<br />

solo nel 1729). L’interno, a tre<br />

40 ALTAMURA


navate, è stato ristrutturato nel<br />

1850 secondo il gusto dell’epoca<br />

(controsoffitto, decorazioni<br />

interne).<br />

Di assoluto valore il rosone, capolavoro<br />

della scultura pugliese<br />

del ‘300, composto da 15<br />

colonnine legate da archetti<br />

intrecciati a raggiera, e il portale<br />

gotico, probabilmente dei<br />

primi anni del ‘400, trionfo <strong>di</strong><br />

decorazioni e sculture, inserito<br />

in un protiro aggettante<br />

appoggiato su due leoni in<br />

pietra, rifatti nel 1533, posti a<br />

guar<strong>di</strong>a dell’ingresso alla cattedrale.<br />

sugli archi del portale<br />

sono scolpite 22 scene della<br />

vita <strong>di</strong> gesù, dalla nascita fino<br />

alla morte e resurrezione.<br />

all’interno della chiesa si possono<br />

ammirare l’elegante ambone<br />

in pietra del 1545, il coro<br />

del 1543 composto <strong>di</strong> 68 stalli<br />

il legno <strong>di</strong> noce e soprattutto<br />

il presepe in pietra del 1587,<br />

opera del maestro altobello<br />

persio.<br />

Alla nuova centralità della città<br />

corrisponde la concentrazione<br />

<strong>di</strong> numerosa popolazione,<br />

appartenente a popoli molto<br />

<strong>di</strong>versi tra loro (greci, arabi ed<br />

ebrei), che si inse<strong>di</strong>ano nel bor-<br />

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42 ALTAMURA


go me<strong>di</strong>evale, caratterizzato<br />

dalla presenza <strong>di</strong> strade strette<br />

e tortuose e <strong>di</strong> claustri, tipiche<br />

piazzette chiuse interne al tessuto<br />

residenziale.<br />

Ad <strong>Altamura</strong> si contano circa<br />

80 claustri, creatisi in seguito<br />

ad un processo <strong>di</strong> aggregazione<br />

spontanea delle residenze<br />

intorno ad uno spazio aperto<br />

e collettivo centrale. Claustro<br />

vuol <strong>di</strong>re luogo chiuso e nel<br />

centro storico ne esistono sostanzialmente<br />

<strong>di</strong> due tipi: quello<br />

<strong>di</strong> stile greco, caratterizzato<br />

da uno slargo tondeggiante<br />

con il pozzo generalmente in<br />

posizione centrale, e quello <strong>di</strong><br />

stile arabo, costituito da una<br />

piccola strada, stretta e spesso<br />

tortuosa, con generalmente in<br />

fondo il pozzo per la raccolta<br />

e la conservazione delle acque<br />

piovane. Il claustro rispondeva<br />

all’esigenza della popolazione,<br />

ed in particolare delle comunità<br />

straniere, <strong>di</strong> vivere in<br />

comunità, e allo stesso tempo<br />

garantiva le giuste con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> sicurezza nei confronti <strong>di</strong><br />

eventuali assalitori, che si ritrovavano<br />

infatti in un vicolo cieco<br />

alla mercè dei <strong>di</strong>fensori.<br />

Ogni comunità inse<strong>di</strong>atasi ad<br />

altamura sentì la necessità <strong>di</strong><br />

avere un proprio spazio religioso.<br />

I greci - ortodossi fecero<br />

per esempio costruire la chiesa<br />

<strong>di</strong> San Nicolò, detta appunto<br />

dei greci, sul cui portale vennero<br />

scolpite nel 1576 scene<br />

dell’antico e del nuovo testamento.<br />

Sul Feudo <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> nel corso<br />

dei secoli si sono alternati<br />

numerosi signori e baroni, tra<br />

cui gli Orsini del Balzo, Principi<br />

<strong>di</strong> Taranto, che elevarono<br />

chiese e conventi nel centro<br />

storico. Tra il 1538 e il 1734 fu<br />

dominio dei farnese: la città tra<br />

‘500 e ‘700 crebbe molto, furono<br />

innalzati numerosi palazzi<br />

(tra cui il cinquecentesco palazzo<br />

De Angelis - viti, <strong>di</strong>mora dei<br />

principi <strong>di</strong> taranto e il palazzo<br />

tricarico) e numerose chiese.<br />

Nel 1748 Carlo VII <strong>di</strong> Borbone<br />

concede alla città l’istituzione<br />

<strong>di</strong> una scuola, detta regio stu<strong>di</strong>o<br />

o anche regia università.<br />

vi si insegnavano matematica,<br />

ALTAMURA<br />

43


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me<strong>di</strong>cina, botanica, istituzioni<br />

civili e commerciali, teologia,<br />

eloquenza latina e italiana,<br />

lingua greca. La scuola godeva<br />

<strong>di</strong> notevole prestigio, tanto da<br />

attirare molti giovani <strong>di</strong> puglia<br />

e basilicata, che si avvicinarono<br />

così ai principi illuministici.<br />

Le idee <strong>di</strong> libertà, uguaglianza<br />

e fraternità trovano terreno fertile<br />

ad altamura: nel 1799 viene<br />

piantato l’albero della libertà,<br />

con i simboli della rivoluzione<br />

francese, e proclamata la<br />

repubblica; il sogno <strong>di</strong> libertà<br />

durò però solo pochi giorni dal<br />

momento che le truppe della<br />

santafede, guidate dal car<strong>di</strong>nale<br />

Fabrizio Ruffo, si affrettarono<br />

a giungere in città, asse<strong>di</strong>andola<br />

e saccheggiandola.<br />

Per il coraggio <strong>di</strong>mostrato in<br />

tale occasione, altamura venne<br />

soprannominata la leonessa <strong>di</strong><br />

<strong>Puglia</strong>.<br />

Lo spirito rivoluzionario ritornò<br />

a farsi sentire durante il risorgimento,<br />

quando altamura fu<br />

sede del comitato insurrezionale<br />

barese e, dopo l’unità d’Italia,<br />

sede del primo governo<br />

provvisorio per la puglia.<br />

44 ALTAMURA


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46 ALTAMURA


Il patrimonio Immateriale<br />

La cultura agropastorale<br />

E’ da settemila anni – secolo<br />

più, secolo meno- che il cuore<br />

della <strong>Puglia</strong> batte in sintonia<br />

con la più antica attività produttiva<br />

dell’uomo. Il “primo<br />

pane” nacque allora, quando<br />

la nostra regione <strong>di</strong>ventò una<br />

delle se<strong>di</strong> primarie della cosiddetta<br />

grande rivoluzione neolitica.<br />

La neolitizzazione altro non è<br />

che la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> una economia<br />

capace <strong>di</strong> produrre il proprio<br />

cibo. Detto così, potrebbe<br />

sembrare un fenomeno <strong>di</strong><br />

facile assimilazione. Richiese,<br />

invece, un lungo e progressivo<br />

processo <strong>di</strong> trasformazione<br />

dei precedenti mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita<br />

paleolitici, che per centinaia <strong>di</strong><br />

migliaia <strong>di</strong> anni si erano basati<br />

esclusivamente sulla caccia e<br />

sulla passiva raccolta dei prodotti<br />

spontanei.<br />

Questa tappa decisiva della<br />

storia dell’umanità investì precocemente<br />

il territorio pugliese<br />

rispetto ad altre parti della<br />

Penisola, in virtù anche della<br />

particolare adeguatezza <strong>di</strong><br />

questo alle attività umane <strong>di</strong><br />

sussistenza. Dal Tavoliere al Sa-<br />

lento, dal Subappennino alle<br />

Murge, finanche alle Tremiti,<br />

prima <strong>di</strong> allora <strong>di</strong>sabitate, verso<br />

i 7200 anni da oggi il Neolitico<br />

comparve con i suoi elementi<br />

caratteristici: l’agricoltura, l’allevamento,<br />

la produzione <strong>di</strong><br />

ceramica. Un sapere costruito<br />

faticosamente, quello dei primi<br />

agricoltori, fondato sulla<br />

capacità <strong>di</strong> reperire le materie<br />

prime necessarie, sull’uso sapiente<br />

<strong>di</strong> ogni risorsa, il ,domesticamento<br />

<strong>di</strong> alcune specie <strong>di</strong><br />

piante, l’assoggettamento degli<br />

animali. Straor<strong>di</strong>nariamente<br />

decisive, nella loro apparente<br />

semplicità, anche le invenzioni<br />

“tecnologiche” degli antenati<br />

dei conta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> oggi: l’aratro<br />

ed il giogo, la ruota ed il carro,<br />

il bastone da semina e l’ascia,<br />

e così la lana e la tessitura, finanche<br />

la lavorazione dei vimini.<br />

Ma è dal grano che ebbe origine<br />

tutto ciò. Il frumento, domesticato<br />

assieme all’orzo nel<br />

Vicino Oriente ancora prima<br />

che da noi, a partire già dal IX<br />

millennio a.C.; racchiude in se<br />

una serie <strong>di</strong> conoscenze tutte<br />

concatenate, in un ine<strong>di</strong>to e<br />

da allora irreversibile rapporto<br />

che si instaurò tra uomo e am-<br />

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campi, la raccolta e la conservazione,<br />

la macinatura, l’impasto<br />

ed infine la cottura.<br />

Il fiorire <strong>di</strong> una moltitu<strong>di</strong>ne impressionante<br />

<strong>di</strong> villaggi trincerati<br />

nel Tavoliere nasconde,<br />

per lo meno all’inizio, i limiti<br />

nelle capacità <strong>di</strong> sfruttamento<br />

dei suoli da parte degli agricoltori<br />

neolitici, obbligati a<br />

spostarsi piuttosto frequentemente<br />

per l’esaurimento delle<br />

risorse dei terreni, <strong>di</strong> cui ignoravano<br />

le elementari pratiche<br />

<strong>di</strong> rigenerazione me<strong>di</strong>ante la<br />

rotazione delle colture. La ricerca<br />

continua <strong>di</strong> nuovi spazi<br />

fertili serviva anche a sod<strong>di</strong>sfare<br />

i bisogni dell’accresciuta popolazione,<br />

quale conseguenza<br />

dell’affermarsi dell’economia<br />

agricola, più in<strong>di</strong>cata <strong>di</strong> quella<br />

venatoria a garantire un’adeguata<br />

alimentazione che sollevasse<br />

il tenore e la durata me<strong>di</strong>a<br />

della vita. Il Tavoliere era,<br />

allora, solcato da corsi d’acqua<br />

<strong>di</strong> portata superiore all’attuale<br />

che, assieme al clima temperato/umido<br />

atlantico, favorivano<br />

le presenze arboree dall’alto<br />

fusto, tra le quali correvano i<br />

cervi.<br />

Per impiantare i propri villaggi<br />

e allo scopo <strong>di</strong> garantirsi spazi<br />

aperti per le coltivazioni ed<br />

il pascolo, i conta<strong>di</strong>ni neolitici<br />

<strong>di</strong>boscavano progressivamente<br />

ampie zone, innestando<br />

un processo <strong>di</strong> indurimento e<br />

conseguente impoverimento<br />

dei terreni, che più avanti rese<br />

il territorio meno idoneo <strong>di</strong> un<br />

tempo ad ospitare la frequentazione<br />

umana. Come <strong>di</strong>re che<br />

le mo<strong>di</strong>ficazioni all’ambiente,<br />

che condurranno nel corso dei<br />

millenni successivi ai risultati<br />

spesso drammatici dai nostri<br />

tempi, sono iniziati in sor<strong>di</strong>na<br />

proprio nel Neolitico, ad<br />

opera dei più antichi agricoltori.<br />

Stretto tra l’Appennino e<br />

l’Adriatico, <strong>di</strong>steso dal Fortore<br />

all’Ofanto, il Tavoliere oggi<br />

stempera la sua apparente monotonia<br />

dei colori che mutano<br />

continuamente col succedersi<br />

delle stagioni. La vasta <strong>di</strong>stesa<br />

dalle impercettibili ondulazioni<br />

è da sempre solcata dagli unici<br />

corsi d’acqua <strong>di</strong> rilievo che la<br />

<strong>Puglia</strong> possa vantare.<br />

Il vento attraversa rapido l’oro<br />

giallo dei campi <strong>di</strong> grano a per<strong>di</strong>ta<br />

d’occhio e sembra <strong>di</strong> cogliere<br />

l’eco <strong>di</strong> remote vicende<br />

<strong>di</strong> intesa fatica quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Il Neolitico, in definiva, è un<br />

ALTAMURA<br />

49


“L’alimentazione e la storia<br />

dell’Europa”: identità culturali<br />

e alimentari alle ra<strong>di</strong>ci dell’Europa<br />

La storia dell’alimentazione<br />

rappresenta una delle chiavi<br />

<strong>di</strong> lettura dell’identità <strong>di</strong> una<br />

nazione, delle sue evoluzioni<br />

culturali, anche quale conseguenza<br />

<strong>di</strong> relazioni con altre<br />

popolazioni. Rispetto ad altre<br />

espressioni culturali l’alimentazione<br />

è in grado <strong>di</strong> esprimere<br />

in modo facile e intuitivo il<br />

ra<strong>di</strong>camento identitario che è<br />

implicito nella prassi alimentare<br />

<strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi e che,<br />

negli ultimi anni, ha giustificato<br />

una politica accorta <strong>di</strong> preservazione<br />

delle peculiarità agroalimentari<br />

dei nostri territori,<br />

promuovendo la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

marchi <strong>di</strong> qualità (DOP, IGP,<br />

DOC e STG) <strong>di</strong>rettamente legati<br />

alle origini geografiche e<br />

alle tra<strong>di</strong>zioni culinarie della<br />

filiera enogastronomica europea.<br />

Uno spirito <strong>di</strong> conservazione<br />

che si scontra quoti<strong>di</strong>anamente<br />

con il progressivo processo<br />

<strong>di</strong> livellamento legato alla globalizzazione<br />

che, pur favorendo<br />

l’incontro e l’integrazione<br />

culturale, spesso annulla le pemomento<br />

topico della storia<br />

<strong>di</strong> tutti noi, <strong>di</strong> questa nostra<br />

<strong>Puglia</strong> che prima <strong>di</strong> trasformarsi<br />

in crocevia più moderno <strong>di</strong><br />

popoli e merci, guerrieri e pellegrini,<br />

visse gli intensi profumi<br />

delle zolle, l’ebbrezza pacata<br />

del vento tra le spighe, la rassicurante<br />

certezza degli ammassi.<br />

Le produzioni agro-alimentari,<br />

le tra<strong>di</strong>zioni locali ed i festival.<br />

Il cibo, elemento <strong>di</strong> continuità<br />

tra le generazioni, è un filo<br />

rosso che attraversa i secoli e<br />

che ci parla <strong>di</strong> crisi agrarie, <strong>di</strong><br />

lotte per la conquista <strong>di</strong> nuovi<br />

prodotti, <strong>di</strong> malattie devastanti<br />

provocate dalla mancanza<br />

<strong>di</strong> determinati alimenti,<br />

<strong>di</strong> alimentazione delle classi<br />

abbienti e <strong>di</strong> quella dei poveri<br />

conta<strong>di</strong>ni. Esaminando antropologicamente<br />

l’alimentazione<br />

delle nostre contrade nei<br />

secoli trascorsi, si evidenzia la<br />

stretta correlazione che esiste<br />

tra cibo e con<strong>di</strong>zioni economiche,<br />

sociali, ambientali e culturali<br />

delle nostre popolazioni<br />

caratterizzate sempre da una<br />

esistenza grama e precaria.<br />

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culiarità locali, innescando una<br />

competizione al ribasso sia in<br />

termini qualitativi che, conseguentemente,<br />

identitari.<br />

“Noi siamo ciò che mangiamo”<br />

(“Man ist, was man isst”)<br />

asseriva nella seconda metà<br />

dell’800 il filosofo Ludwig Feuerbach<br />

facendosi interprete <strong>di</strong><br />

un concetto che negli ultimi<br />

anni si è particolarmente consolidato<br />

nell’immaginario collettivo,<br />

affiancandosi a locuzioni<br />

cristallizzate dalla sapienza<br />

popolare come il celebre motto<br />

“mangia come parli “ che<br />

bene esprime il ruolo del cibo<br />

come metafora <strong>di</strong> integrazione<br />

e trasformazione, in quanto risorsa<br />

in<strong>di</strong>spensabile per la vita<br />

e motore identitario del quoti-<br />

<strong>di</strong>ano; un quoti<strong>di</strong>ano che, tuttavia,<br />

è al tempo stesso stabile<br />

e mutevole, così come mutano<br />

e si evolvono nel tempo la lingua,<br />

le mode e le consuetu<strong>di</strong>ni<br />

(cfr. C. Scaffi<strong>di</strong>, Mangia come<br />

parli. Com ‘è cambiato il vocabolario<br />

del cibo, Bra 2014, con<br />

prefazione <strong>di</strong> Tullio De Mauro).<br />

Le tematiche in <strong>di</strong>scorso si prestano<br />

a molteplici approfon<strong>di</strong>menti<br />

e sviluppi prospettici,<br />

da declinare assecondando le<br />

<strong>di</strong>verse peculiarità.<br />

Ad un approccio <strong>di</strong> tipo storico-artistico<br />

legato all’analisi<br />

stilistica e iconografica <strong>di</strong><br />

opere più o meno <strong>di</strong>rettamente<br />

correlate alle tematiche<br />

dell’alimentazione possono,<br />

ad esempio, corrispondere approfon<strong>di</strong>menti<br />

legati maggiormente<br />

agli aspetti materiali ed<br />

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economici della produzione\<br />

trasformazione degli alimenti<br />

e, conseguentemente, della<br />

loro circolazione.<br />

Come si è accennato al principio,<br />

l’indagine delle ra<strong>di</strong>ci<br />

delle nostre tra<strong>di</strong>zioni alimentari<br />

anche in termini identitari<br />

può essere un accattivante<br />

strumento <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong>alettica<br />

tra passato e contemporaneità;<br />

così come, in una<br />

prospettiva antropologica (<strong>di</strong><br />

tipo sia culturale che biologico)<br />

e storica <strong>di</strong> lunga durata,<br />

può risultare illuminante l’esame<br />

delle interrelazioni esistenti<br />

tra l’evoluzione delle pratiche<br />

alimentari e, più in generale, i<br />

progressi tecnologici, anche al<br />

fine <strong>di</strong> comprendere e giustificare<br />

le origini <strong>di</strong> alcune delle<br />

più comuni intolleranze oggi<br />

<strong>di</strong>ffuse.<br />

Il tutto a partire dalla consapevolezza<br />

profonda che la storia<br />

dell’umanità coincide con<br />

quella dell’alimentazione e che<br />

l’uomo è tale anche in virtù<br />

della sua capacità <strong>di</strong> cucinare,<br />

come ha efficacemente ricordato<br />

Massimo Montanari, sulla<br />

scia <strong>di</strong> una lunga tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> che, nel corso del ‘900,<br />

ha visto confrontarsi l’antropologia<br />

sull’opposizione tra categorie<br />

come natura e cultura,<br />

crudo e cotto:<br />

“Cucinare è attività umana per eccellenza,<br />

è il gesto che trasforma il<br />

prodotto <strong>di</strong> natura in qualcosa <strong>di</strong><br />

profondamente <strong>di</strong>verso: le mo<strong>di</strong>fìcazioni<br />

chimiche indotte dalla cottura e<br />

dalla combinazione degli ingre<strong>di</strong>enti<br />

consentono <strong>di</strong> portare alla bocca un<br />

cibo, se non totalmente artificiale, sicuramente<br />

costruito”<br />

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Roma-Bari 2004, p. 36).<br />

Come oggi tutti ben sappiamo,<br />

la produzione del cibo comporta,<br />

inevitabilmente, una trasformazione<br />

più o meno ra<strong>di</strong>cale<br />

del paesaggio naturale e/o un<br />

adeguamento <strong>di</strong> quello antropico<br />

legato all’introduzione e alla<br />

<strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> nuove tecniche o <strong>di</strong><br />

nuove colture. Tema, quest’ultimo,<br />

che si presta ad essere approfon<strong>di</strong>to<br />

con l’ausilio del nostro<br />

patrimonio storico culturale,<br />

sia per evidenziare strumenti ed<br />

esiti correlati alla plasmazione<br />

per fini alimentari del territorio,<br />

sia per esibire le testimonianze<br />

materiali (archeologiche, iconografiche,<br />

letterarie ecc.) correlate<br />

all’introduzione nel corso del<br />

tempo <strong>di</strong> nuovi alimenti e/o <strong>di</strong><br />

nuove prassi alimentari. La stessa<br />

circolazione degli alimenti<br />

costituisce, com’è ben noto, un<br />

fulcro economico e strategico<br />

<strong>di</strong> primaria importanza, veicolo<br />

<strong>di</strong> scambi e, inevitabilmente, <strong>di</strong><br />

contatti e <strong>di</strong> interazioni culturali,<br />

come testimoniano le molte<br />

“vie del sale” (prima fra tutte per<br />

fama: la Salaria) legate ai circuiti<br />

della transumanza, o, su <strong>di</strong> una<br />

scala globale ben più ampia, la<br />

56 ALTAMURA


celebre “via delle spezie”, porta<br />

d’eccellenza verso l’Oriente.<br />

Percorsi oggi reinterpretati attualizzandoli<br />

grazie alla riscoperta<br />

delle tra<strong>di</strong>zioni enogastronomiche<br />

che, più o meno in tutta<br />

la Penisola, hanno consentito<br />

<strong>di</strong> proporre a vario titolo “vie<br />

dell’olio” o “del vino’’.<br />

Relitti, frammenti <strong>di</strong> anfore da<br />

trasporto, resti bioarcheologici<br />

(carpologici, malacologici, pollinici<br />

o faunistici) o residui chimici<br />

ricostruiti attraverso analisi molecolari,<br />

accanto al più tra<strong>di</strong>zionale<br />

approccio tipologico, iconografico,<br />

letterario ed epigrafico<br />

(ove possibile) sono alcuni tra i<br />

molti in<strong>di</strong>zi <strong>di</strong>sponibili ad essere<br />

valorizzati per ricomporre il quadro<br />

conoscitivo dell’evoluzione<br />

delle pratiche alimentari, dalla<br />

preistoria fino alla modernità.<br />

Una indagine che può passare<br />

anche attraverso la materialità<br />

corporea, consentendo <strong>di</strong> ricostruire<br />

parametri come la <strong>di</strong>eta<br />

e gli stress alimentari per tramite<br />

<strong>di</strong> analisi chimiche su <strong>di</strong>stretti<br />

ossei particolarmente significativi,<br />

come i denti o - dove il caso,<br />

l’uomo o la natma lo consentono<br />

come si è verificato ad esempio<br />

per il celebre uomo del Similaun<br />

- grazie allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>retto<br />

<strong>di</strong> tessuti molli mummificati.<br />

Al termine <strong>di</strong> questa rapida rassegna<br />

dei molteplici approcci<br />

possibili, accanto agli aspetti<br />

propriamente economici, materiali<br />

e fisiologici correlati a<br />

testimonianze come quelle appena<br />

menzionate, è necessario<br />

annoverare infine anche le componenti<br />

“immateriali” correlate<br />

alla sociologia e alla ritualità del<br />

cibo. L’alimentazione oltre ad essere<br />

necessariamente una pratica<br />

quoti<strong>di</strong>ana è, salvo rare eccezioni,<br />

anche una fondamentale<br />

prassi sociale, sia nelle fasi<br />

che sovrintendono all’acquisizione\produzione\<br />

trasformazione\conservazione<br />

delle risorse<br />

che, poi, ovviamente, in quelle<br />

che presiedono al loro consumo,<br />

in una prospettiva che può<br />

essere al contempo in<strong>di</strong>viduale<br />

e collettiva. Produzione, consumo<br />

ed eventuale con<strong>di</strong>visione<br />

possono essere strettamente<br />

collegate all’organizzazione familiare<br />

e a quella sociale della<br />

comunità, creando un legame<br />

più o meno <strong>di</strong>retto tra il modo<br />

in cui si mangia e il posto occupato<br />

nella società. Aspetti documentati<br />

in vario modo dal nostro<br />

patrimonio culturale, dall’organizzazione<br />

e <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un<br />

ALTAMURA<br />

57


sentiva idealmente <strong>di</strong> imban<strong>di</strong>re<br />

quell’ultimo pasto e quell’ultimo<br />

brin<strong>di</strong>si che, si auspicava, egli<br />

avrebbe continuato a celebrare<br />

nell’eternità, come attesta la ricorrenza<br />

del motivo nell’iconografia<br />

funeraria dell’Italia preromana.<br />

Un immaginario che perdura<br />

trasformandosi nel tempo, fino<br />

ad acquisire rico<strong>di</strong>ficandosi la<br />

conformazione del “cenacolo”<br />

cristiano, nel quale la prassi cattolica<br />

ha sublimato la metafora<br />

del banchetto attraverso la cerimonia<br />

dell’eucaristia, in cui il<br />

pane ed il vino assurgono a prosemplice<br />

focolare preistorico<br />

alla strutturazione e all’organizzazione<br />

delle cucine e delle<br />

sale da pranzo nelle residenze<br />

nobiliari me<strong>di</strong>evali e moderne. I<br />

set da banchetto e da simposio<br />

ricorrenti nelle sepolture dell’Italia<br />

antica presuppongono non<br />

solo l’apparato correlato allo<br />

svolgimento della cerimonia<br />

funebre ma anche l’immagine<br />

traslata dell’ultimo banchetto<br />

e/o dell’ultimo simposio <strong>di</strong> cui<br />

è partecipe il defunto, all’atto<br />

del congedo dai suoi congiunti.<br />

Una con<strong>di</strong>zione in parte legata<br />

anche al suo status, che gli con-<br />

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iezione del corpo e del sangue<br />

<strong>di</strong> Cristo, offerti come sacrificio<br />

per la salvezza degli uomini.<br />

Una sublimazione che introduce<br />

l’ultima chiave <strong>di</strong> lettura precedentemente<br />

accennata, quella<br />

rituale e religiosa, ruotante intorno<br />

al cibo come fulcro della<br />

prassi rituale e/o offerta alla <strong>di</strong>vinità,<br />

attraverso atti cerimoniali<br />

come il sacrificio o la de<strong>di</strong>ca nei<br />

santuari <strong>di</strong> alimenti o <strong>di</strong> loro potenziali<br />

surrogati, assecondando<br />

un atteggiamento documentato<br />

sin dalla preistoria e ancora oggi<br />

comunemente attestato a livello<br />

folklorico.<br />

La cultura agroalimentare<br />

Le qualità della cultura eno-gastronomica<br />

locale e la sua capacità<br />

attrattiva. Volano per esportazione,<br />

recupero <strong>di</strong> antiche<br />

tra<strong>di</strong>zioni come materie prime e<br />

come sapori, l’uso delle piante<br />

spontanee.<br />

L’Alta Murgia offre numerose<br />

piante ed erbe spontanee largamente<br />

utilizzate nella preparazione<br />

della cucina tipica, tra<br />

le quali spiccano cardoncelli<br />

(Scolymus maculatus), cicorielle<br />

(Cichorium intybus), asparagi<br />

(Asparagus acutifolius), bietola<br />

selvatica (Beta vulgaris), sena-<br />

pe selvatica (Sinapis arvensis) e<br />

i profumi <strong>di</strong> timo, menta, finocchietto<br />

(Foeniculum vulgare) e<br />

origano. Molto apprezzati sono<br />

i lambasciune (bulbi <strong>di</strong> Leopol<strong>di</strong>a<br />

comosa) fritti, arrostiti sotto<br />

la cenere o lessati e con<strong>di</strong>ti con<br />

olio extravergine <strong>di</strong> oliva e soprattutto<br />

i prelibati funghi cardoncelli<br />

(Pleurotus eryngii) da<br />

assaporare fritti, gratinati o arrostiti.<br />

Oggetto <strong>di</strong> crescente interesse<br />

da parte dei consumatori è<br />

il famoso pane <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong> che<br />

ha ottenuto il riconoscimento<br />

europeo della D.O.P. (Denominazione<br />

<strong>di</strong> Origine Protetta).<br />

Le varietà pregiate dei grani<br />

duri, coltivate nel territorio della<br />

Murgia occidentale e lavorate<br />

secondo meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />

nei molini locali, forniscono la<br />

semola rimacinata, ingre<strong>di</strong>ente<br />

fondamentale assieme al lievito<br />

madre, al sale marino, all’acqua.<br />

Il pane, nelle numerose forme<br />

tipiche, è cotto negli antichi forni<br />

alimentati con legna <strong>di</strong> quercia.<br />

Imper<strong>di</strong>bili sono le focacce,<br />

impastate con la medesima semola<br />

rimacinata <strong>di</strong> grano duro e<br />

cotte in teglia o a <strong>di</strong>retto contatto<br />

con la pietra. Tra i prodotti da<br />

forno si annoverano anche taralli<br />

ALTAMURA<br />

59


al seme <strong>di</strong> finocchio, taralli dolci<br />

al vino bianco ed all’uovo o ricoperti<br />

<strong>di</strong> glassa. Con la semola <strong>di</strong><br />

grano duro si producono numerose<br />

tipologie <strong>di</strong> paste fresche<br />

come recchietédde, capunte,<br />

tagghiarine da gustare con con<strong>di</strong>menti<br />

a base <strong>di</strong> verdure, funghi,<br />

legumi.<br />

Dalla tra<strong>di</strong>zione zootecnica derivano<br />

i prodotti caseari come la<br />

ricotta, la ricotta forte, la giuncata,<br />

i bocconcini, le mozzarelle,<br />

le trecce e le scamorze <strong>di</strong> latte<br />

<strong>di</strong> pecora o <strong>di</strong> latte <strong>di</strong> mucca, il<br />

formaggio pecorino, lo scamorzone<br />

e i piatti a base <strong>di</strong> carne<br />

ovina quali l’agnello arrostito<br />

alla brace, il cutturidde (lesso <strong>di</strong><br />

agnello ed erbe selvatiche), la<br />

pecora alla rezzaule (cotta molto<br />

lentamente in forno a legna con<br />

aromi e verdure, in un anfora <strong>di</strong><br />

terracotta chiusa), i gnumurérre<br />

(involtini <strong>di</strong> animelle e interiora<br />

d’agnello) cotti alla brace o<br />

al forno, il salame e la salsiccia<br />

<strong>di</strong> carne <strong>di</strong> maiale, lavorati ‘a<br />

punta <strong>di</strong> coltello’, il capocollo,<br />

la soppressata, la ventresca. Si<br />

segnalano, infine, il Padre Peppe,<br />

liquore a base <strong>di</strong> un infuso <strong>di</strong><br />

noci con l’aggiunta <strong>di</strong> spezie e<br />

tra i dolci i sospiri, i dolci <strong>di</strong> pasta<br />

60 ALTAMURA


<strong>di</strong> mandorle, il dolcemandorla, i<br />

mustazzéle (dolci a base <strong>di</strong> vincotto<br />

<strong>di</strong> fichi o uova) le carteddéte<br />

(dolce natalizio).<br />

Il folklore citta<strong>di</strong>no<br />

Le fiere religiose e le feste tipiche<br />

legate alla tra<strong>di</strong>zione.<br />

Nonostante lo sviluppo tumultuoso<br />

verificatosi a cominciare dal<br />

secondo dopoguerra, accanto ai<br />

monumenti della storia ufficiale e<br />

alle testimonianze <strong>di</strong> un antico e<br />

glorioso passato, la città recupera<br />

e conserva le tra<strong>di</strong>zioni e i luoghi<br />

della cultura conta<strong>di</strong>na. I claustri,<br />

particolare tipologia urbanistica<br />

del Centro storico della città, articolati<br />

a budello o a corte, erano<br />

gli spazi deputati allo svolgimento<br />

delle manifestazioni della cultura<br />

popolare, delle feste religiose, dei<br />

riti antichi, delle varie attività legate<br />

alla vita quoti<strong>di</strong>ana e ai lavori<br />

delle donne o connesse all’agricoltura,<br />

alla pastorizia, all’artigianato,<br />

spazi aperti comuni, centri<br />

<strong>di</strong> aggregazione <strong>di</strong> più famiglie<br />

intorno a cui si sostanziava l’identità<br />

culturale della gente altamurana.<br />

Lo scorrere delle stagioni è<br />

scan<strong>di</strong>to dal susseguirsi delle feste.<br />

La primavera si schiude con<br />

le fanove (falò) <strong>di</strong> S. Giuseppe (19<br />

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marzo) patrono della città e quelle<br />

della Ss. Annunziata (25 marzo).<br />

Un’importante manifestazione religiosa<br />

è la processione dei Misteri<br />

che si svolge la sera del Venerdì<br />

santo, quando le statue, opere<br />

per lo più <strong>di</strong> intagliatori locali del<br />

settecento, muovendo dalla parrocchia<br />

<strong>di</strong> S. Sepolcro sfilano attraverso<br />

le stra<strong>di</strong>ne tortuose del<br />

Centro Storico, con notevoli effetti<br />

<strong>di</strong> suggestività e spettacolarità.<br />

Il 15 agosto si celebra la festa <strong>di</strong><br />

S. Maria Assunta, cui è de<strong>di</strong>cata<br />

la Cattedrale; la statua <strong>di</strong> argento<br />

viene trasportata in processione<br />

insieme alla statua <strong>di</strong> S. Irene,<br />

patrona della città, tra le fastose<br />

luminarie. Molto partecipata è anche<br />

la festa che si svolge in onore<br />

della Madonna del Buoncammino,<br />

venerata nel Santuario sito nei<br />

pressi della città. La statua della<br />

Madonna viene condotta in Cattedrale<br />

la prima domenica dopo<br />

Ferragosto, su un carro gremito <strong>di</strong><br />

bambini trainato da buoi, scortata<br />

da un lungo corteo <strong>di</strong> cavalli e<br />

cavalieri vestiti in abito tra<strong>di</strong>zionale.<br />

In questa occasione ha luogo<br />

l’asta della ban<strong>di</strong>era, che consiste<br />

nell’aggiu<strong>di</strong>carsi l’onore <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>re<br />

per un anno la ban<strong>di</strong>era della<br />

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Via Osoppo, 14<br />

70022 <strong>Altamura</strong> (Ba)<br />

Tel. e Fax 080.2378216<br />

mail: co.tfcostruzioni@tiscali.it


Si ringrazia:<br />

lI sindaco Prof. Giacinto Forte e l’Amministrazione Comunale;<br />

L’Assessore Dott. Saverio Mascolo;<br />

La Dott.ssa Elena Saponaro del Museo Archeologico <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>;<br />

Confcommercio nella persona della S.ra Tonia Massaro;<br />

La Pro-Loco nella persona del Dott. Pietro Colonna;<br />

La Dott.ssa Domenica Anelli del Comune <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong>;<br />

Il Dott. Antonio Ferrante dello Staff del Sindaco;<br />

Il Sig. Domenico Pinto della Vigilanza Pelicanus.<br />

Testi: Museo Archeologico <strong>di</strong> <strong>Altamura</strong><br />

Foto:<br />

| www.turismoaltamura.it<br />

Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> Agosto 2016<br />

per conto della MP s.r.l. - Senise (Pz)<br />

Vietata la riproduzione totale o parziale <strong>di</strong> loghi, testi e foto.<br />

Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati.<br />

Impaginazione e grafica:<br />

Marco Deodati - Arti Visive<br />

via dei Gla<strong>di</strong>oli, 27 - 85042 Lagonegro (Pz)<br />

+39 334 8411680 - marco.deodati@me.com<br />

64 ALTAMURA


Servizio <strong>di</strong> Vigilanza Armata e Non Armata - Servizio Body Guard<br />

Servizio Security presso pubblici esercizi<br />

• Servizio <strong>di</strong> Vigilanza Fissa (piantonamento) ;<br />

• Servizio <strong>di</strong> Vigilanza Ispettiva <strong>di</strong> Zona<br />

(generica esterna con punzonatura ad orologio);<br />

• Servizio <strong>di</strong> Tele-Ra<strong>di</strong>o Allarme<br />

(con intervento rapido);<br />

• Servizio <strong>di</strong> Emergenza<br />

(con chiamata <strong>di</strong>retta a mezzo telecomando);<br />

• Servizio <strong>di</strong> Video-Tele Allarme<br />

(con videoispezioni);<br />

• Servizio <strong>di</strong> Videosorveglianza H24<br />

(con intervento rapido);<br />

• Servizio <strong>di</strong> Controllo Satellitare;<br />

• Servizio <strong>di</strong> Custo<strong>di</strong>a e Recapito Chiavi,<br />

• Servizio <strong>di</strong> Scorta Valori;<br />

• Servizio <strong>di</strong> Vigilanza Campestre.<br />

ISTITUTO DI VIGILANZA PELICANUS SRL<br />

SEDE LEGALE: VIA Diego Laudati N. 36 - 70020 Cassano delle Murge (BA)<br />

SEDE AMMINISTRATIVA: L.go F.S. Nitti N. 31 - 70022 <strong>Altamura</strong> (BA)<br />

Tel: 080 775677 | PEC: pelicanus@pec.it | Web: www.pelicanus.it<br />

Fb: istituto vigilanza pelicanus srl | E-mail: <strong>di</strong>rezione.pelicanus@gmail.com

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