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TOSCANA<br />
la<br />
<strong>Toscana</strong> Cultura - Anno 4 - Numero 7 - <strong>Luglio</strong>/<strong>Agosto</strong> 2016 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227. E 1<br />
Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI<br />
Mauro<br />
Baroncini<br />
...dialogo visibile
Dal 1936 la famiglia Cirri-Fusi svolge ininterrottamente<br />
l’attività di ristorazione.<br />
L’attuale gestione è condotta da Livio, grande esperto e<br />
conoscitore di carni, affiancato dai figli Enrico e Gianna<br />
coadiuvati da validissimi collaboratori.<br />
Nel ristorante ci sono due accoglienti sale, dai colori caldi<br />
dove possono essere ospitate circa 50 persone; all’esterno,<br />
un piccolo giardino dove nei mesi più caldi la sera i clienti<br />
possono consumare la cena.<br />
L’uso di materie prime di qualità permette alla nostra<br />
cucina di mantenere nel tempo piatti dai sapori altrimenti<br />
dimenticati.<br />
Produciamo il nostro olio biologico da olivi situati nella<br />
collina di fronte al ristorante.<br />
Abbiamo un piccolo allevamento suino dal quale<br />
ricaviamo i nostri salumi.<br />
L’uso di padelle di ferro per friggere permette di avere una<br />
leggera ed eccezionale frittura di carni e verdure, avendo<br />
con questo tradizionale metodo la possibilità di cambiare<br />
l’olio molto più spesso di una friggitrice.<br />
Ristorante Il Focolare<br />
Via Volterrana Nord, 175<br />
50025 Montespertoli (FI)<br />
Tel. 0571 671132<br />
ilfocolare.montagnana@gmail.com
LUCIANO<br />
MANARA<br />
Manara<br />
Design<br />
Via di Novoli, 62/G<br />
50127 Firenze<br />
Tel. +39 055 435003<br />
info@manaradesign.it<br />
www.manaradesign.it
Sommario<br />
6<br />
8<br />
10<br />
11<br />
12<br />
14<br />
16<br />
18<br />
19<br />
20<br />
22<br />
23<br />
24<br />
25<br />
Mauro Baroncini: la sua mostra alla Casa di Giotto<br />
A Firenze un nuovo museo all'Istituto degli Innocenti<br />
Torna il Premio di Tutte le Arti in Palazzo Vecchio<br />
<strong>La</strong> Festa del Grano a Sesto Fiorentino<br />
<strong>La</strong> mostra di John Currin al Museo Bardini di Firenze<br />
Fra anatomia e pittura: Elisabetta Weber<br />
Il Museo Antonio Manzi di Campi Bisenzio<br />
Il concorso di pittura Il Ghibellino a Empoli<br />
ArtTour International al Palazzo Borghese di Firenze<br />
Giuliano Giuggioli, il pittore senza tempo<br />
Maria Rita Vita espone in una cava delle sue Apuane<br />
Daniela Barellini: la sua arte nel solco della "senesità"<br />
Le emozioni cromatiche di Mauro Scardigli<br />
Il XXXI° Premio Europeo Lorenzo Il Magnifico<br />
Elba lago<br />
È nato a Prato dove risiede. Ama la sua città e altrettanto<br />
ama e lo appassiona il mondo. Lo osserva nell’ottica del<br />
“sogno” e del contrasto. L’immagine fotografica diviene<br />
strumento di un messaggio efficace per trasformare ogni suo<br />
aspetto del vivere in “visione”, la lingua stessa con cui la<br />
storia e la natura parlano, assumendo valore di messaggio<br />
culturale, rapporto emotivo e forza incisiva per conoscere e<br />
comunicare le tante diversità come armonia d’insieme che<br />
non finisce mai di stupire e fa dell’universo la ricchezza più<br />
potente e sbalorditiva.<br />
montinistefano73@gmail.com<br />
Stefano Montini<br />
In copertina: Mauro Baroncini con il suo quadro Fiorenza<br />
Foto di Tina Baroncini<br />
ANNAMARIA MAREMMI<br />
Mondo della fantasia, 2016, olio su tela, cm. 60x80<br />
Realizzato sui temi del poeta polacco Boleslaw Lesmian<br />
<strong>La</strong> V Biennale d’Arte di Zamosc “Due mondi”,<br />
si svolgerà in agosto-settembre 2016<br />
con inaugurazione il 5 agosto in Polonia presso Museo di Zamosc.<br />
Un'altra opera esposta dell'artista rimarrà in dono al museo stesso.<br />
annamaria.maremmi@gmail.com - annamariamaremmi.eu<br />
la TOSCANA<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
dell’Associazione <strong>Toscana</strong> Cultura<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 5905 del 6-2-2013 - Iscriz. Roc. 23227<br />
C.F. e P. IVA 06314920486<br />
Anno 4 - Numero 7 - <strong>Luglio</strong>/<strong>Agosto</strong> 2016<br />
Poste Italiane SpA Spedizione in<br />
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(conv.in L 27/02/2004 n°46)<br />
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Direzione e Redazione:<br />
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Testi:<br />
Giorgia Armellini<br />
Doretta Boretti<br />
Fabrizio Borghini<br />
Lorenzo Borghini<br />
Maria Carla Borghini<br />
Alessandra Bruscagli<br />
Claudio Caioli<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Roberta Fiorini<br />
Daniela Pronestì<br />
Barbara Santoro<br />
Foto:<br />
Tina Baroncini<br />
Stefano Casubaldo<br />
Massimiliano Curiandoli<br />
Maria Grazia Dainelli<br />
Foto Studio Bianco<br />
Alan Grimandi<br />
Stefano Montini<br />
Barbara Santoro
PARCORENAI<br />
STATOLIBERO<br />
Via dei Renai 9<br />
50058 Signa - Firenze<br />
Tel: 055 8996431<br />
Fax: 055 8999257<br />
segreteria@progettorenai.it<br />
www.parcorenai.it
Mauro Baroncini<br />
<strong>La</strong> sua pittura gioiosa ed emozionante<br />
nella mostra "...dialogo visibile" che si terrà<br />
alla Casa di Giotto dal 17 luglio al 7 agosto<br />
di Daniela Pronestì<br />
Quello dell’arte è un mondo che riserva talvolta delle gradite<br />
sorprese. Può accadere, infatti, di conoscere degli<br />
artisti cui non occorrono clamori della critica per essere<br />
grandi, perché la loro grandezza non è un’opinione, ma<br />
un fatto certo e incontrovertibile che lascia i nostri occhi stupiti al<br />
miracolo di un talento dispensato dalla natura e forgiato dall’uomo.<br />
Quando incontri Mauro Baroncini, la sua pittura gioiosa ed emozionante,<br />
capisci di avere di fronte a te un maestro dalla sapienza antica,<br />
la cui abilità tecnica è tanto più perfetta quanto più forte è il suo<br />
desiderio di trovare il giusto equilibrio tra imitazione e originalità.<br />
Il pittore fiorentino attraversa una fase espressiva particolarmente<br />
felice, in cui la vicenda dell’uomo fa da sfondo alla maturità dell’ar-<br />
Piano piano è forte, 2014 , olio su tela, cm. 70x100<br />
Sorriso nascosto: omaggio a Carlo Monni, 2013, olio su legno telato, cm. 50x70<br />
tista, ed entrambe scandiscono le fasi di un racconto appassionante<br />
che abbraccia una vita intera. Il suo è un dialogo lungo e ininterrotto<br />
con la pittura, un dialogo che amalgama sensazioni e sogni, che di<br />
anno in anno si arricchisce di spunti sempre nuovi. Immerso nel silenzio<br />
del suo studio, Baroncini non s’interroga sulle questioni formali<br />
o sulle contraddizioni del fare pittorico, perché sente che il suo<br />
compito d’artista è di rivendicare con urgenza tutto ciò che il passaggio<br />
del tempo inesorabilmente ci toglie, fermare sulla tela la grazia<br />
di un gesto, il colore dei giorni, lo splendore di un paesaggio prima<br />
che la poesia dell’attimo finisca, che l’emozione si disperda. Ciò che<br />
gli preme non è rifare la realtà, ma darle un nuovo respiro attraverso<br />
la pittura: è per questo che, ad esempio, dovendo realizzare un ritratto,<br />
non si accontenta di riprodurne fedelmente l’aspetto, quasi mi-<br />
6 Mauro Baroncini
ando la fotografia, ma gli interessa piuttosto restituirci,<br />
attraverso la consistenza degli impasti cromatici,<br />
l’umanità di un volto, la sua individualità e<br />
insieme il suo valore assoluto rispetto alla caducità<br />
dell’esistenza. Egli non si limita a rappresentare ciò<br />
che vede, ma compie un viaggio fino al fondo del<br />
reale per restituire a noi un’immagine rasserenata,<br />
in cui non giungono i rumori del mondo, ma tutto è<br />
silenzio, pace e bellezza. Ecco perché ogni suo dipinto<br />
accende in chi l’osserva un inspiegabile sentimento<br />
di completezza, un’arcana felicità. E quale<br />
speranza più grande un artista può offrirci se non<br />
quella di farci riconciliare con la vita, fosse anche<br />
per un solo istante?<br />
L'alba, 2013, olio su legno telato, cm. 120x60<br />
Fedele alla miglior tradizione figurativa italiana, di costruire e coltivare<br />
la pratica pittorica sulle solide basi del disegno e dello studio del vero,<br />
Mauro Baroncini ci mostra al contempo come l’entusiasmo e la passione<br />
per l’arte abbia continuamente arricchito il suo percorso. Non si è<br />
fermato ai risultati pur edificanti raggiunti nel ritrarre con contorni più vividi della<br />
realtà i suoi paesaggi, le nature morte; è andato oltre e si è rimesso in gioco affrontando<br />
il difficile tema della figura umana. Le sue opere ora argomentano non solo<br />
col realismo di scene o di nudi o di volti, né solo con la bellezza, ma si qualificano<br />
ed impongono per un loro peculiare carattere, forte, dirompente, carico di energia<br />
ed abilmente sostenuto da un tessuto pittorico che unisce alla plasticità gli scontri<br />
emozionali di luce e d’ombra<br />
Roberta Fiorini<br />
<strong>La</strong> mostra "...dialogo visibile" sarà aperta al pubblico con ingresso libero tutti<br />
i giorni dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Info 348 917 2065<br />
Mauro Baroncini insignito del Collare <strong>La</strong>urenziano nel Salone<br />
dei Cinquecento di Palazzo Vecchio da Fabrizio Borghini<br />
presidente dell'Accademia Internazionale Medicea<br />
Mauro Baroncini<br />
Nato a Pontassieve il 13 giugno 1944 vive a<br />
Firenze ed opera a Dicomano. Ha frequentato<br />
l’Istituto d’Arte; membro dell’Antica<br />
Compagnia del Paiolo e socio del gruppo Dalle<br />
Terre di Giotto e dell’Angelico<br />
Cell. 348 917 2065 - maurobaroncini@yahoo.it<br />
http://maurobaroncini.wix.com/artist-painter-1<br />
http://maurobaroncinipittore.blogspot.it/<br />
Il Bargello...e il suo cortile surreale, 2013,<br />
olio su tela, cm. 80x100<br />
San Martino a Vespignano, 2015,<br />
olio su legno telato, cm. 30x55<br />
Mauro Baroncini<br />
7
L’Istituto degli Innocenti riapre<br />
i battenti: inaugurato il nuovo<br />
museo con opere di Botticelli,<br />
Della Robbia e Ghirlandaio<br />
di Barbara Santoro<br />
Tanti sono i cognomi fiorentini Innocenti, Nocentini,<br />
Degl’Innocenti e Degli Innocenti. Ma da dove hanno<br />
origine?<br />
Ai bambini abbandonati si davano cognomi convenzionali,<br />
varianti da città a città.<br />
A Napoli era Esposito il cognome tipico che riceveva il piccolo trovatello<br />
(dalla parola esposto). A Roma più comune è il cognome Proietti<br />
perché “projetti” erano i neonati abbandonati.<br />
A Firenze già dalla metà del Quattrocento esisteva la “ruota” dello<br />
Spedale degli Innocenti, dove i piccoli venivano depositati. <strong>La</strong> ruota<br />
girava e il suono di una campanella avvertiva l’addetto dell’arrivo<br />
del “nocentino”. Questi veniva da un addetto prelevato ed affidato<br />
ad una balia.<br />
In realtà all’inizio del 1445 i trovatelli venivano lasciati in una “conca<br />
di pietra” detta “pila” vicino alla chiesa Minore delle Donne oggi<br />
inglobata nel Salone Brunelleschi. Nel Cinquecento la pila venne<br />
incassata all’interno di una finestra a cui fu aggiunta una grata per<br />
permettere di lasciare solo i neonati, gli unici che l’ospedale accettasse,<br />
mentre i bambini più grandi venivano affidati ad altre istituzioni<br />
cittadine. Nel 1660 la “finestra ferrata” venne spostata dove<br />
ancora oggi si trova.<br />
Ma come nacque questo Istituto che tutto il mondo ci invidia?<br />
Questo grande Ospedale dedicato unicamente all’assistenza dei<br />
bimbini abbandonati, nacque nel 1419 per volontà del “Arte della<br />
Seta” e grazie ad un lascito di 1000 fiorini del banchiere pratese<br />
Francesco Datini.<br />
Fu affidata a Filippo Brunelleschi l’esecuzione dell’opera con il por-<br />
Istituto degli Innocenti, i dieci putti restaurati<br />
Facciata dell'Istituto degli Innocenti con i due ingressi al museo<br />
tico, il grande cortile centrale colonnato (detto degli uomini) e le<br />
due corsie simmetriche sui lati (l’aula della chiesa e “l’abituro dei<br />
fanciulli”). L’artista usò un nuovo linguaggio architettonico semplice<br />
ed austero con colonne di pietra serena ed arcate a tutto sesto, le<br />
cui dimensioni sono collegate fra loro da formule matematiche. Nel<br />
1470 sopra le colonne venne realizzata la galleria finestrata che nel<br />
1590 fu decorata con lo stemma dell’Arte della Seta (la Porta) e i due<br />
simboli degli antichi ospedali di San Gallo e di Santa Maria della<br />
Scala (il Gallo e la Scala) riuniti tra il Quattrocento e il Cinquecento<br />
agli Innocenti.<br />
L’Annunciazione in terracotta invetriata murata sopra la porta laterale<br />
della chiesa degli Innocenti fu eseguita da Andrea della Robbia<br />
(1435-1528). Al di sotto si trova l’Acquasantiera realizzata da Antonio<br />
Rossellino (1427-1479) nel 1460.<br />
Il loggiato si snoda su tutta la lunghezza dell’edificio ed è considerato<br />
la grande novità proposta da Brunelleschi come facciata dell’Ospedale.<br />
Un’idea vincente che condizionò lo sviluppo della piazza<br />
con il Loggiato dei Serviti di fronte costruito nel 1500 e il Loggiato<br />
dell’Annunziata completato nel 1600. Il progetto brunelleschiano fu<br />
più volte modificato nel 1440 Francesco della Luna rialzò la facciata<br />
di un piano dove oggi è ubicata la Galleria del Museo. Nel 1487 vennero<br />
aggiunti i “putti” in terracotta invetriata di Andrea della Robbia.<br />
Questi putti oggi perfettamente restaurati dall’Opificio delle Pietre<br />
Dure sono visibili in maniera ravvicinata nel “antico coretto delle<br />
8 Istituto degli Innocenti
schermi touch che ci fanno vedere Agata Smeralda, la prima<br />
“gettatella” accolta il 5 febbraio 1445 fino a Ultimo <strong>La</strong>sciati,<br />
l’ultimo bambino arrivato nella ruota prima della definitiva chiusura<br />
la notte del 9 giugno 1875.<br />
<strong>La</strong> sezione arte dell’Istituto si trova la terzo livello e accoglie<br />
opere di grande qualità. Nella Galleria sono esposte in ordine<br />
cronologico le opere di Sandro Botticelli, Bartolomeo di Giovanni,<br />
Piero di Cosimo, Neri di Bicci, Luca della Robbia, Giovanni del<br />
Biondo e molti altri.<br />
Sulla parete finale la meravigliosa tempera ad olio su tavola<br />
dell’“Adorazione dei Magi” di Domenico (1449-1494) e David<br />
(1451-1523) Ghirlandaio con la predella dipinta da Bartolomeo<br />
di Giovanni allievo e collaboratore dei Ghirlandaio.<br />
Particolare dell'Adorazione dei Magi del Ghirlandaio<br />
balie” e mostrano una grande varietà di fisionomie.<br />
Al di sopra di un lato del Loggiato dei Fanciulli c’è una terrazza coperta<br />
realizzata nel 1493 come “stenditoio”in cui poter far asciugare<br />
i panni, i lenzuoli e le fasce che ogni giorno venivano lavati.<br />
Fino al 1895 ebbe quella funzione e poi fu usata come terrazza di<br />
svago per le balie e i bambini.<br />
Nel restauro attuale questo balcone, “il Verone”, è diventato un raffinato<br />
caffé: “Il caffè del Verone” che permetterà ai visitatori del<br />
Museo una piacevole pausa con un magnifico affaccio sulla città.<br />
Questo luogo è aperto dal lunedì alla domenica dalle 10:00 alle<br />
19:00 e vi si può accedere indipendentemente dalla visita al Museo.<br />
L’unicità dell’Istituto degli Innocenti di piazza Santissima Annunziata<br />
sta proprio nel fatto che per la prima volta fu istituita una struttura<br />
in cui i bambini abbandonati ricevevano assistenza, pronto soccorso<br />
e allattamento fino allo svezzamento. Un vero e proprio brefotrofio<br />
specializzato, forse il primo in Europa.<br />
Opere nella Galleria<br />
Nato nel 1445 ha esercitato la sua funzione fino al 1875 quando è<br />
cessato l’abbandono anonimo.<br />
Nell’archivio storico sono conservati i piccoli oggetti che i genitori<br />
lasciavano tra le fasce: medaglie spezzate, anelli, santini, monete,<br />
chicchi di rosario, pezzetti di stoffa. Oggi per la prima volta queste<br />
tenere memorie vengono esposte.<br />
Le biografie, selezionate in anni di ricerca sono presentate in quattro<br />
Il Verone ex stenditoio<br />
Con questa apertura si conclude un lungo percorso iniziato nel 2010<br />
con la firma dell’accordo di programma tra Stato e Regione <strong>Toscana</strong><br />
proseguito tramite la collaborazione fra Istituto degli Innocenti e la<br />
Regione <strong>Toscana</strong> supportati da molte istituzioni culturali tra queste<br />
le Soprintendenze, l’Opificio delle Pietre Dure e le università.<br />
<strong>La</strong> progettazione architettonica e l’allestimento sono stati affidati a<br />
“Ipostudio”, vincitore del concorso internazionale bandito nel 2008<br />
dall’Istituto.<br />
All’interno vi si trova un bookshop geniale in cui sono raccolti oggetti<br />
e materiali idonei ai bimbi: segnalibri, magneti, notes, cataloghi<br />
che riprendono le principali opere del museo e una sezione speciale<br />
dedicata all’editoria per l’infanzia e un’altra dedicata ai giochi che<br />
stimolano la creatività.<br />
Dalle due porte che si presentano all’altezza di piazza della Santissima<br />
Annunziata si accede al museo, distribuito su 4900 mq. Tanti i<br />
servizi offerti alla città da questo museo dell’accoglienza e della vita<br />
che racconta sei secoli di storia, arte e grande impegno nella tutela<br />
e promozione dei diritti dei minori.<br />
Alessandra Maggi Presidente dell’Istituto degli Innocenti si è detta<br />
molto soddisfatta del percorso del nuovo museo che con grande<br />
attenzione è stato riservato proprio ai bambini “tenendo conto della<br />
loro prospettiva, del loro punto di vista, per coinvolgerli nel racconto<br />
e appassionarli alla storia di questa istituzione. Il Museo degli Innocenti<br />
è un ulteriore tappa nella direzione di una sempre maggiore<br />
consapevolezza che la tutela dei diritti dei bambini e degli adolescenti<br />
in tutto il mondo sia un’imprescindibile necessità”.<br />
Istituto degli Innocenti<br />
9
FONDAZIONE ELISABETTA E<br />
MARIACHIARA CASINI ONLUS<br />
Biennale del Premio di tutte le Arti<br />
Per riportare la vita nelle famiglie,<br />
nei luoghi pubblici, sul lavoro, sulle strade<br />
della nostra meravigliosa Italia<br />
20 novembre 2016 - ore 14,30<br />
Salone dei 500 - Palazzo Vecchio - Firenze<br />
Terza edizione, in questa nuova veste, della Biennale del Premio di Tutte le Arti<br />
indetto dalla Fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini onlus. Con l’emozione,<br />
ogni volta più grande, voglio ringraziare tutti gli artisti e tutti coloro che hanno<br />
reso prestigioso questo Premio nelle passate edizioni.<br />
Straordinaria, nel 2014, la mostra di pittura e scultura nel Salone dell’ex<br />
Tribunale di Firenze, e lo sarà ancora di più la mostra che quest’anno 2016<br />
tornerà, nei giorni 19 e 20 novembre, nella Sala d’Armi di Palazzo Vecchio.<br />
Invito pittori, scultori, fotografi, scrittori, poeti, drammaturghi, attori, cantanti,<br />
musicisti, giornalisti, artisti in tutti gli ambiti dell’arte, personalità del mondo<br />
politico, rappresentanti degli enti, delle istituzioni, delle associazioni, a creare,<br />
tutti insieme, una cordata culturale per non dimenticare e soprattutto per<br />
indicare agli altri, percorsi consapevoli per allontanare la violenza dalle famiglie,<br />
dai luoghi pubblici, dal lavoro e dalle strade della nostra meravigliosa Italia. Chi<br />
vuole costruire insieme a me un mondo migliore?<br />
Vi aspetto!<br />
Presidente della Fondazione e del Premio<br />
dott.ssa Doretta Boretti<br />
BANDO<br />
Inviate esclusivamente per posta all’indirizzo “Fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini<br />
onlus - via del Gignoro, 115 - 50135 Firenze”, in dvd o chiavetta usb: libri di poesie, romanzi,<br />
testi teatrali, articoli giornalistici, tesi di laurea, testi musicali, canzoni, programmi radiofonici,<br />
filmati (tutto in lingua italiana), pitture realizzate con qualunque tecnica (specificare quale) e sculture<br />
(non superiori in altezza ai 3 metri). I dvd o chiavette usb devono arrivare alla Fondazione entro e<br />
non oltre il 30 settembre 2016. Il plico deve essere corredato di nome, cognome, indirizzo, indirizzo di<br />
posta elettronica e recapito telefonico. Tutte le opere devono rispondere al tema: “Allontaniamo la violenza<br />
dalle famiglie, dai luoghi pubblici, dal lavoro e dalle strade della nostra meravigliosa Italia”.<br />
Una giuria qualificata sceglierà le opere più significative e entro e non oltre il 30 ottobre la Fondazione informerà per sms<br />
o per e-mail solo coloro che verranno selezionati. Se entro tale data gli artisti non riceveranno nessuna comunicazione sono<br />
invitati a partecipare alla prossima edizione del Premio dalla quale saranno esclusi per due anni i precedenti vincitori. Le sculture e<br />
le pitture selezionate verranno esposte nella Sala d’Armi di Palazzo Vecchio sabato 19 e domenica 20 novembre, mentre<br />
per tutti i concorrenti la cerimonia di premiazione si svolgerà domenica 20 novembre alle ore 14,30 nel Salone dei<br />
Cinquecento sempre in Palazzo Vecchio.<br />
Domenica 20 novembre è la giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada, quindi la cerimonia verrà preceduta da<br />
un percorso di riflessione e di consapevolezza al quale preghiamo tutti i partecipanti, anche quelli che non sono stati selezionati, di<br />
non mancare.<br />
IL CONCORSO È COMPLETAMENTE GRATUITO E APERTO A QUALUNQUE ETÀ ANAGRAFICA<br />
Verrà dato ampio risalto al progetto attraverso stampa, radio e televisione, inoltre verrà pubblicato sul sito www.premiodituttelearti.it<br />
e sul sito www.elisabettaemariachiara.it - E-mail: fondazione@elisabettaemariachiara.it<br />
Per informazioni: Segreteria del Premio (Sig.ra Lucia Raveggi) Cell. 3339704402<br />
10<br />
Biennale del Premio di tutte le Arti
Festa del Grano<br />
A Sesto Fiorentino per non<br />
dimenticare la civiltà contadina<br />
di Alessandra Bruscagli<br />
Foto Massimiliano Curiandoli<br />
<strong>La</strong> fattoria in città in piazza Vittorio Veneto a Sesto Fiorentino.<br />
Cavalli e asini nel recinto<br />
Si sono spenti i riflettori sulla 19ª edizione della Festa del Grano di<br />
Sesto Fiorentino dopo la realizzazione di tante belle iniziative che<br />
hanno coinvolto il centro cittadino e numerose associazioni, iniziative<br />
che hanno portato allegria e animazione nelle strade e nelle<br />
piazze dal 28 giugno all'8 luglio. Ma soprattutto hanno riportato il ricordo<br />
sulle tradizioni contadine nel periodo che va dal 1900 al 1960, quando le famiglie<br />
che vivevano d'agricoltura si aiutavano l'un l'altra e si volevano bene.<br />
Erano giornate faticose che iniziavano all'alba ma era tanta la soddisfazione<br />
del raccolto, delle cene sull'aia, della musica e delle risate che lenivano le<br />
stanchezze. Anche per le donne delle famiglie erano giorni pieni di lavoro,<br />
c'erano da mettere a tavola oltre ai lavoranti, gli amici, le autorità del paese<br />
(il fattore, il parroco, il medico, il farmacista) e tutte ci tenevano a fare una<br />
bella figura. Grandi tavolate fatte di assi e di capre di legno, poste all'ombra<br />
degli alberi, una candida tovaglia, le sedie e le panche prestate e del buon<br />
cibo. Nel menù era d'obbligo la minestra, la grandinina soda cotta nel brodo<br />
di pollo che serviva a ripulire la gola dalla polvere ingoiata nella giornata e<br />
anche il papero che essendo un animale piuttosto grosso riusciva a sfamare<br />
meglio i tanti commensali e naturalmente non poteva mancare del buon vino<br />
messo da parte per l'occasione. Sarebbero tante le curiosità da raccontare<br />
intorno agli usi e ai costumi agricoli che avevano tutti una ragione o un<br />
perché come abbiamo appena<br />
detto, e sarebbe davvero<br />
un peccato se se ne perdesse<br />
la memoria. Anche per<br />
questo è bello e importante<br />
rievocare gli antichi gesti<br />
che hanno fatto parte della<br />
nostra storia. Ma tornando a<br />
questa 19ª edizione appena<br />
conclusa ci piace ricordare<br />
intanto la Pro Loco e il Comune<br />
di Sesto Fiorentino<br />
che insieme alle altre associazioni<br />
hanno reso possibili<br />
i tanti appuntamenti che<br />
hanno costituito la festa del<br />
2016, come "<strong>La</strong> storia forestale di Monte Morello" a cura dell'associazione<br />
<strong>La</strong> Racchetta e del Corpo Forestale dello Stato, la mostra di piante carnivore<br />
e di rettili e anfibi curata dall'associazione Piante Carnivore e dal Gruppo<br />
Mico-Ecologico Sestese e "<strong>La</strong> fattoria in città" che ha proposto le mucche<br />
maremmane, galline e pulcini, asini e asinelli accanto ai banchi della filiera<br />
corta che esponevano uova, formaggi e altri prodotti genuini. Di notevole<br />
interesse anche la passeggiata in città alla scoperta degli antichi mestieri<br />
con i tanti utensili raccolti nel Museo Contadino e la mostra fotografica di<br />
QuintoZoom allestita sotto le logge del palazzo comunale senza contare<br />
il convegno sui cereali che ha visto la presenza del dottor Stefano Grifoni<br />
direttore del pronto soccorso di Careggi. Non ci resta che invitare tutti alla<br />
prossima Festa del Grano del 2017 che sarà la ventesima e quindi ricca di<br />
sorprese e novità.<br />
<strong>La</strong> storia forestale di Monte Morello e gli inizi del suo rimboschimento in<br />
piazza Vittorio Veneto a Sesto Fiorentino. Il dottor Stefano Ignesti del Corpo<br />
Forestale dello Stato del Comando provinciale di Firenze. <strong>La</strong> serata è stata<br />
organizzata dalla sezione di Sesto Fiorentino de <strong>La</strong> Racchetta Associazione<br />
Antincendi Boschivi e Protezione Civile<br />
Conferenza sui cereali in sala Pilade Biondi nel Palazzo Comunale di Sesto<br />
Fiorentino. Nella foto Lorenzo Falchi Sindaco del Comune di Sesto Fiorentino,<br />
durante il suo intervento<br />
Esposizione di piante carnivore e rettili in piazza VI Novembre a Sesto Fiorentino.<br />
<strong>La</strong> mostra è stata organizzata dal Gruppo Mico-Ecologico Sestese, la<br />
Fondazione Paolo Malenotti e l'Associazione Italiana Piante Carnivore<br />
Festa del Grano<br />
11
JOHN CURRIN<br />
Lo stravagante realismo del<br />
pittore americano in mostra<br />
al Museo Bardini di Firenze<br />
di Giorgia Armellini<br />
Èarrivato in Italia per la primissima volta, uno dei pittori<br />
più chiacchierati e apprezzati del panorama artistico<br />
contemporaneo. Direttamente dagli Stati Uniti, lo stravagante<br />
realismo del terribile ragazzo americano classe<br />
1962, John Currin è in mostra con i suoi “Paintings” presso il Museo<br />
Stefano Bardini di Firenze dal 13 giugno al 2 ottobre.<br />
Artista sofisticato per tecnica e cultura visiva, John Currin, che si<br />
autodefinisce “pittore figurativo d’altri tempi”, è conosciuto e apprezzato<br />
per ritratti elegantissimi e scene lascive interpretate con<br />
ironico e impudico realismo. Appartenente alla scuderia della Gagosian<br />
Gallery, insieme ad artisti che hanno rivoluzionato il linguaggio<br />
figurativo, il suo obiettivo da sempre è stato quello di realizzare,<br />
con la pittura ad olio e la sua grande abilità tecnica, delle immagini<br />
erotiche solitamente affidate alla fotografia. <strong>La</strong> marcia in più che<br />
lo caratterizza è proprio la sua personale visione beffarda e satirica<br />
dell’eros, in cui cerca di rendere attraente anche il grottesco<br />
e la bellezza non convenzionale. Le sue figure vestite o atteggiate<br />
come comparse di romanzi rosa o come imperturbabili manichini<br />
di un grande magazzino, dallo spirito zelante anche nelle pratiche<br />
sessuali, svelano segni ed espressioni di inequivocabili alterazioni<br />
psico-fisiche. L’anatomia sproporzionata, o prospetticamente deformata,<br />
l’espressione facciale, sono un’alterazione degli ideali di<br />
rappresentazione del corpo o del volto femminile rinascimentale.<br />
Ma quei corpi e quei volti, a volte resi perfino disdicevoli, appaiono<br />
belli proprio in virtù della loro trasfigurazione pittorica, attraverso<br />
una ricercata volgarizzazione del codice classico. Mai sgradevole,<br />
mai disgustoso, e mai scontato, Currin affronta generi e stili diversi<br />
scegliendo e alternando temi e registri differenti come il ritratto, la<br />
natura morta, l’osceno e il triviale, il lirico e il sentimentale. <strong>La</strong> sua<br />
abilità si manifesta in ritratti eseguiti con pennellate veloci e sprezzanti<br />
come in Frans Hals e Édouard Manet, in nature morte eseguite<br />
con la perizia calligrafica di un pittore olandese rinascimentale, in<br />
tappezzerie e mazzi di rose di una freschezza impressionistica. Ogni<br />
suo quadro è un omaggio alla pittura europea e alle diverse stagioni<br />
che questa ha vissuto: a partire dalla pittura rinascimentale di Botticelli<br />
e Cranach, a quella manierista di Dosso Dossi e Parmigianino,<br />
così come a Tiepolo e Fragonard, Courbet, Monet, Magritte, Otto<br />
Dix fino all’illustrazione pornografica di Giulio Romano e di Paul<br />
Big Hands<br />
12 John Currin
The Penitent<br />
Bent <strong>La</strong>dy<br />
Emile Becat. Le sue figure, prettamente femminili, dietro la scintillante<br />
bellezza, la lussureggiante sensualità, celano un senso di<br />
vacuità e di indifferenza, come se il benessere e il lusso, avessero<br />
reso insensibili pelle e anima, trasformando l’amore romantico in<br />
un apatico consumo sessuale. Una accusa, quindi, all’indifferenza<br />
morale di una società plasmata dal lusso e dal consumo tramite un<br />
linguaggio figurativo volto a smuovere le coscienze.<br />
L’esposizione sapientemente curata dal Antonella Nesi e Sergio Risaliti<br />
rappresenta la prima personale di John Currin allestita in uno<br />
spazio pubblico italiano e si compone di una serie di opere scelte<br />
appositamente dall’artista per dialogare con le preziose raccolte di<br />
pittura e scultura di Stefano Bardini, noto mercante-antiquario e<br />
collezionista fiorentino del XIX secolo che alla morte lasciò generosamente<br />
palazzo e opere d’arte in dono alla città di Firenze. I ritratti<br />
familiari della moglie Rachel la cui bellezza particolare la rende una<br />
fonte d’ispirazione privilegiata e ormai musa conosciutissima, dei<br />
tre figli Francis, Hollins e Flora, i ritratti allegorici (Flora, The Penitent<br />
,The Lobster)e muliebri (Big Hands, Anna) e alcuni nudi femminili<br />
(Nude in a convex mirror) trovano spazio sulle pareti più suggestive<br />
del Museo affiancando madonne quattrocentesche, cornici<br />
antiche, bronzetti, porcellane, dipinti seicenteschi e sculture lignee<br />
medievali. Il filo tra passato e presente continua ad intrecciarsi e a<br />
tessere un contesto culturale che fa di Firenze una città sempre più<br />
protagonista del panorama artistico internazionale dopo le recenti<br />
mostre di Jeff Koons e Jan Fabre. Visitare la mostra di John Currin<br />
vi farà capire come la storia dell’arte è in “progress” e come il Rinascimento<br />
forse non si è ancora del tutto concluso.<br />
The Lobster<br />
John Currin<br />
John Currin 13
Elisabetta Weber<br />
Fra anatomia e pittura: a settembre<br />
espone a Palazzo Patrizi di Siena<br />
di Barbara Santoro<br />
Davvero intrigante la denominazione della mostra che si<br />
aprirà a Siena a Palazzo Patrizi dal 9 al 17 settembre dal<br />
titolo:” Terre bruciate. Blù oltremare”<br />
Certamente l’esposizione verterà su questi due colori<br />
che hanno riempito i manuali di storia dell’arte e anche i trattati sulla<br />
pittura da Cennino Cennini a Giorgio Vasari.<br />
<strong>La</strong> tonalità del marrone chiamato ”terra bruciata” ha origine dal colore<br />
del terreno estratto in una cava vicino ad Arcidosso sul Monte Amiata.<br />
Questa particolare sfumatura è diventata così popolare dall’utilizzo<br />
che ne hanno fatto i grandi maestri soprattutto toscani.<br />
Il blu oltremare è invece un tipo di pigmento che si trova all’interno<br />
della pietra di “lapislazzuli”. I giacimenti di questo materiale erano<br />
per lo più in oriente (Afganistan, India, Cina, Egitto) e per arrivare in<br />
Europa dovevano attraversare “il mare”. Da qui nasce la denominazione<br />
di oltremare e per questa ragione erano così preziosi e costosi.<br />
Il lapislazzuli è formato da un'elevata concentrazione di “lazurite” con<br />
associazioni di altri minerali come la “pirite” che crea i filamenti dorati<br />
e la “calcite”che forma i piccoli agglomerati biancastri.<br />
Ma chi è Elisabetta Weber?<br />
Conosco Elisabetta da qualche anno, mentre l’amicizia che mi lega ai<br />
suoi genitori è di lunga data. Proprio la frequentazione con loro mi ha<br />
fatto scoprire ed apprezzare le opere della figlia artista. Tutte le volte<br />
che mi recavo in visita dall’amica Donatella Contini, nota scrittrice, e<br />
dall’amico Giorgio Weber, conosciutissimo anatomopatologo nonché<br />
scrittore di molti saggi e di vari libri di poesia, mi soffermavo incantata<br />
ad osservare i quadri alle pareti e notavo come ad ogni visita variavano<br />
e aumentavano di numero. Una volta chiesi chi fosse l’artefice di<br />
quelle belle composizioni pittoriche, che tanto mi piacevano. Mi fu<br />
risposto che era Elisabetta la loro figlia che viveva a Siena.<br />
Entrata a far parte, su mia presentazione, dello storico Gruppo Donatello<br />
(un’aggregazione artistica nata a Firenze nel 1949) l’artista ha<br />
partecipato a tutte le manifestazioni indette in questi ultimi tre anni<br />
con oli di buona qualità.<br />
Il suo “figurativismo” tratta spesso la rappresentazione di immagini<br />
riconoscibili di luoghi e paesaggi a lei cari come Punta Ala, il Parco<br />
dell’Uccellina, Montemassi, le crete senesi.<br />
Elisabetta, nota docente di anatomia all’università di Siena, si sente<br />
ricreata, rigenerata quando si trova con i pennelli in mano, quasi<br />
riuscissero con le loro punte a far evocare sentimenti e sensazioni<br />
bellissime di un’infanzia trascorsa con grande spensieratezza. “Mi è<br />
sempre piaciuto disegnare; da bambina, per me fare un disegno era un<br />
modo di raccontare a me stessa una storia. Ma ho iniziato la pittura<br />
a 15 anni quando ho scoperto la pastosità del colore ad olio”, così la<br />
pittrice si racconta.<br />
Le sue tele utilizzano un linguaggio chiaro e aderente alla realtà, ma<br />
Alessandra portata alla mostra in piazza, 2015, cm. 40x40<br />
arricchito da sfumature e cromie che ti portano dentro il quadro,<br />
quasi ti fanno diventare un soggetto attivo della tela.<br />
In un’epoca di sperimentazioni e commistioni tecniche la fedeltà<br />
che la pittrice dedica alle terre senesi è davvero encomiabile. Si<br />
sente quasi un testimone privilegiato nel raccontare la purezza<br />
della natura, la concretezza del paesaggio, la sinuosità dei declivi<br />
e delle colline così armoniose che nessun “mago del colore” potrebbe<br />
migliorare.<br />
<strong>La</strong> sublimazione dell’oggetto è implicita nella sua ricerca e il suo<br />
caldo realismo ti fa apprezzare le tele ricche di sentimenti puri.<br />
Temporale di primavera sulle crete, 2014, cm. 80x40<br />
14 Elisabetta Weber
E’ come se respirassi una boccata di ossigeno ogni volta che ti soffermi<br />
davanti agli oli sereni della Weber. E più li osservi e più scopri<br />
quei particolari sottili che ad una prima occhiata ti erano sfuggiti.<br />
In “All’ombra dei pini”, una delle sue ultime opere, scelta come<br />
locandina della mostra, siamo pervasi dall’atmosfera del quadro e<br />
quasi ci sembra di percepire il profumo del salmastro che si leva dal<br />
mare in cui solcano un panfilo, una vela e una barca. Anche le boe<br />
che circoscrivono la zona entro cui possiamo nuotare non creano<br />
barriera, ma invitano l’occhio a cercare più in là in quell’acqua blu<br />
oltremare che piano piano sfuma nel cielo in variazioni tonali sempre<br />
più attenuate.<br />
Osservata con grande attenzione, la corteccia dei pini è resa magistralmente<br />
nel gioco chiaroscurale e le ombre dei pini dilatano lo<br />
All'ombra dei pini, 2016, cm. 50x60<br />
spazio quasi fuori dalla tela.<br />
Nel quadro dal titolo: “Alessandra” sono osservati tutti gli arredi<br />
della spiaggia dalle sdraio, alla sedia, al lettino, al tavolinetto inglobato<br />
nel bastone dell‘ombrellone, ma non sono i teli colorati appoggiati<br />
e nemmeno Alessandra che attira la nostra attenzione ma<br />
le ombre e la tonalità della sabbia resa più marcata dalla pioggia<br />
appena caduta.<br />
Nella tela “Olivi selvatici all’Alberese” la Weber si sofferma a rappresentare<br />
la realtà usando pochi colori per meglio accentuare quegli<br />
effetti luminosi legati alla terra, alle piante cespugliose, al cielo.<br />
Elisabetta Weber<br />
Vigna rossa, 2007, cm. 60x50<br />
Di nuovo le ombre giocano in maniera magistrale dilatando gli olivi<br />
secolari e creando quelle macchie scure che riempiono il tessuto<br />
cromatico.<br />
“Il cesto di ciliege” non è solo un canestro ben disegnato ma osservandolo<br />
da vicino senti in bocca il sapore della ciliegia non del tutto<br />
matura e quasi di istinto ti verrebbe voglia di affondare le dita per<br />
carpire il tondeggiante frutto.<br />
In ”Temporale di primavera sulle crete” la pittrice si sofferma sui<br />
colori tonali quasi puri, privando la tela di altri soggetti. Gli alberi<br />
che appaiano in primo piano hanno solo una funzione decorativa. Le<br />
nuvole però costruiscono un cielo in movimento come spesso accade<br />
dopo i brevi temporali estivi.<br />
Magiche le due tele: ”Crepuscolo sul padule“ e “Tramonto sul padule”<br />
in cui l’osservazione e l’inventiva sono sorrette da una rigorosa<br />
scala di cromie nelle quali la prevalenza dei bianchi - grigi - azzurri<br />
e rosati nella prima, e dei gialli - grigi nella seconda, sottolineano<br />
l’ambiente in cui l’artista si rifugia spesso per ritrovare se stessa e<br />
la forza del domani.<br />
In “Vigna rossa” le macchie dei pampini della vite creano un silente<br />
tappeto di colori che da un inizio di pennellate grumose si distende<br />
pian piano in un paesaggio sempre più omogeneo fino a sfociare in<br />
un cielo in cui nuvole birichine si rincorrono senza fine.<br />
Nelle ore libere dagli impegni scientifici, l’artista disegna e dipinge<br />
le cose che via via assumono forme e consistenza nella sua penetrante<br />
osservazione della realtà. Dapprima cerca i soggetti nella<br />
famiglia e a poco a poco si cimenta nelle marine a Punta Ala, nei<br />
tramonti e nei crepuscoli in Maremma, nei cieli sconfinati della nostra<br />
bella <strong>Toscana</strong>.<br />
Elisabetta cerca solo di appagare questa sua vocazione e di dare un<br />
senso al suo “credo”. Ha trovato la strada giusta per liberare la sua<br />
creatività al di fuori dal meccanismo lavorativo di soddisfazione ma<br />
spesso ripetitivo.<br />
I suoi ritratti nascono da una meditazione solitaria a lungo pensata<br />
ma rivelano un’interpretazione formale e psicologica di notevole impatto<br />
e i volti dipinti sono fedeli a quelli reali.<br />
Libera da preoccupazioni di moda o di mercato riceve lusinghieri apprezzamenti<br />
e consensi di critica da un pubblico variegato che sono<br />
certa anche in questa occasione, a Palazzo Patrizi a Siena, saprà<br />
apprezzarla ed onorarla come si deve.<br />
Elisabetta Weber<br />
15
MUSEO<br />
ANTONIO<br />
MANZI<br />
Una realtà museale nella<br />
splendida Villa Rucellai<br />
di Campi Bisenzio<br />
di Giorgia Armellini<br />
Il maestro Antonio Manzi fin da giovane ha avuto un forte<br />
legame con il territorio campigiano donando più di cento<br />
opere al museo a lui dedicato. Nonostante i cinquant’anni di<br />
onorata carriera Manzi continua a lavorare alacremente. Ma<br />
quanti sono i fiorentini e i toscani che hanno visitato questo magnifico<br />
museo alle porte di Firenze? E quanti sono coloro che conoscono<br />
il maestro Manzi?<br />
Nato a Montella in provincia di Avellino<br />
dopo un’infanzia cruda e povera di<br />
affetti, la madre separata trasferisce il<br />
bimbo a <strong>La</strong>stra a Signa nella campagna<br />
toscana, dove vivono i nonni contadini.<br />
Antonio è un bambino vivace e si pensa<br />
che un collegio possa equilibrare le sue<br />
intemperanze. Viene scelto l’Umberto I,<br />
noto collegio fiorentino dove gli alienati<br />
convivono insieme a persone “normali”.<br />
L’allontanamento dalla famiglia e la<br />
convivenza con quei “degenti” creano<br />
nel piccolo traumi e forti disagi. Uscito<br />
ormai adolescente dal collegio il giovane si ritrova in un mondo nuovo<br />
a lui estraneo e le angosce della solitudine lo assalgono. Sente il<br />
bisogno di visitare il Manicomio di Castelpulci luogo di pena anche<br />
del poeta Dino Campana. Quei volti allucinati, quelle personalità<br />
contorte fanno insorgere su di lui il desiderio impellente di fissarle<br />
sulla tela, quasi a rimuovere gli stessi demoni che vivono nel suo<br />
animo, e a curare quelle ferite provocate dall’angoscia di separazione<br />
e dalla rabbia e distruttività conseguenti. Sarà l’amico Sanesi<br />
dell’omonima trattoria a <strong>La</strong>stra Signa (famosa per la sua bistecca<br />
alla fiorentina) che offrendo al giovane le grandi tovaglie di lino da<br />
disegnare e i marmi delle tavole su cui mangiano i clienti da incidere,<br />
riuscirà a far esprimere al giovane la sua creatività esasperata<br />
ma fortissima fin dalla nascita.<br />
Quando a 12 anni Antonio disegna in maniera perfetta il ritratto<br />
del nonno è già un talento, ma ci vorranno anni ed anni per farne il<br />
grande artista di oggi.<br />
16 Antonio Manzi
A 19 anni tiene la sua prima mostra importante alla Galleria d'arte<br />
Guelfa di Firenze. Nel 1977 conosce Ferrero Mercatelli, direttore<br />
dell’Italica Ars, e da lui apprenderà quella particolare tecnica della<br />
ceramica nella quale oggi primeggia tra i grandi.<br />
Nel 1984 comincia a lavorare ad affresco, secondo i canoni della<br />
vecchia bottega quattrocentesca, e negli anni Novanta inizia a<br />
scolpire. Arriveranno così i grandi monumenti in bronzo e in marmo<br />
che si trovano in molte piazze toscane.<br />
Ma sarà la grande mostra “Manzi a corte” allestita nel 2005 nel<br />
giardino di Boboli per tutta l’estate e visitata da oltre 20.000 persone<br />
che porterà l’artista ad essere conosciuto dal grande pubblico.<br />
Nel 2007 il Comune di Campi Bisenzio destina alcune sale della<br />
splendida Villa Rucellai a suo personale Museo e in quella occasione<br />
Antonio Manzi regala alla città 109 sue opere.<br />
Tante le mostre: “Custode di attimi” a Fiesole nella Basilica di<br />
Sant’Alessandro, “Ricorda con Rabbia” a Pontassieve nella Sala<br />
delle Colonne, “Vorrei baciare le tue mani” a Palazzo Medici-<br />
Riccardi, tante le manifestazione artistiche a lui dedicate, tanti i<br />
premi, tante le committenze da enti, banche e privati.<br />
Nel dicembre 2013 la famosa casa editrice Polistampa, della<br />
famiglia Pagliai, gli riserva il 14° numero del suo famoso calendario<br />
dedicato ogni anno ad un artista importante.<br />
Imponente anche la mostra che si è tenuta nel 2014 al Castello<br />
del Gabbiano curata da Giovanni Cipriani e Barbara Santoro dove<br />
nelle sale delle nobili famiglie Bardi, Soderini, Del Turco e Lemmi,<br />
le grandi tele ad olio di Manzi hanno stupito per gli sgargianti colori.<br />
Cristina Acidini presidente dell’Accademia delle Arti e del Disegno<br />
di Firenze che tante volte ha scritto su lui definendolo “specchio di<br />
una personalità complessa che ha saputo convogliare la sofferenza<br />
nell’arte e sublimarla in una continua, rinnovabile catarsi creativa.”<br />
continua a seguirlo con grande attenzione.<br />
In questi ultimi anni è voluto ritornare ad usare i colori ad olio con<br />
una gamma di tonalità in cui i viola, i fucsia, i verdi acidi, i blu cobalto<br />
contornati dal nero creano un tessuto così bello e variegato che<br />
potrebbe davvero adattarsi a foulard, a tappeti, a borse e a valigie.<br />
Campi Bisenzio nota già per le parole che Curzio Malaparte scrive in<br />
“Maledetti Toscani”: “Peretola, Brozzi e Campi è la meglio genia che<br />
Cristo stampi”, ha la fortuna di possedere questo piccolo gioiello,<br />
che noi consigliamo a tutti di visitare per meglio comprendere la<br />
genialità di tanti artisti toscani.<br />
Comune di Campi Bisenzio<br />
Villa Rucellai - Piazza della Resistenza<br />
50013 Campi Bisenzio<br />
Tel. 055 8959318 - 498<br />
www.museoantoniomanzi.it<br />
info@museoantoniomanzi.it<br />
Antonio Manzi<br />
17
EMPOLI: IL CONCORSO<br />
DI PITTURA DA STUDIO<br />
IL GHIBELLINO<br />
di Claudio Caioli<br />
Sabato 9 luglio al Circolo Arti Figurative<br />
Il Ghibellino di Empoli,<br />
sono stati assegnati i premi del<br />
primo concorso di pittura da<br />
studio Il Ghibellino, organizzato dal nuovo<br />
consiglio presieduto dal dottor Silvano<br />
Salvadori. Moltissimi i partecipanti, oltre<br />
settanta, giunti a Empoli da tutta la <strong>Toscana</strong>.<br />
Il circolo, fondato nel 1957 da un pool<br />
di artisti capitanati dal notissimo pittore<br />
Virgilio Carmignani, ha la sua sede nel salotto<br />
buono della città, Piazza Farinata degli<br />
Uberti meglio conosciuta come Piazza<br />
dei Leoni a causa della fontana<br />
che campeggia al centro di essa<br />
dove sono raffigurati quattro<br />
leoni accucciati ai piedi di tre<br />
figure femminili raffiguranti tre<br />
Naiadi. <strong>La</strong> fontana fu progettata<br />
da Giuseppe Martelli e ultimata<br />
nel 1828 dallo scultore Luigi<br />
Pampaloni. Lungo e dibattuto è<br />
stato il lavoro della giuria, composta<br />
dall’insegnante d’arte Sara<br />
Tagliagamba, dal critico d'arte<br />
Roberto Agnoletti e dal filosofo<br />
e critico d’arte Giuseppe Poggi,<br />
in considerazione della diversità<br />
di tecniche e contenuti dei lavori.<br />
<strong>La</strong> giuria ha così individuato i<br />
primi quattro classificati: primo<br />
premio all’artista Silvano Sordi; secondo<br />
classificato Enrico Carlisi; terza classificata<br />
Patrizia Tani, quarto classificato Renzo<br />
Sbraci. Inoltre sono state segnalate con<br />
targa le opere di Cosetta Dipietrantonio,<br />
Letizia <strong>La</strong>zzeretti, Beatrice Borroni, Franco<br />
Ramerini, Francesca Gheri, Cristian Colella,<br />
Marco Beconcini, Chiara Lunardi, Giuseppe<br />
Aldi e Antonella Marcori.<br />
Nel corso della premiazione è stata consegnata<br />
una targa alla carriera all’artista<br />
empolese Bruna Scali.<br />
Terza classificata Patrizia Tani<br />
Il primo classificato Silvano Sordi<br />
A sinistra il presidente de Il Ghibellino Silvano Salvadori<br />
con un membro della giuria<br />
Secondo classificato Enrico Carlisi<br />
A destra un momento della premiazione<br />
Il quarto classificato Renzo Sbraci<br />
18 Premio Il Ghibellino
ArtTour<br />
International<br />
Torna a Palazzo Borghese<br />
di Firenze con la mostra<br />
collettiva “Art 4 Design”<br />
Viviana Puello durante la presentazione<br />
della mostra<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Foto Alan Grimandi<br />
Ritratti di Monica Bellucci eseguiti dall'artista portoghese Sonia Domingues<br />
Un'opera delle artiste francesi Karly et Anne<br />
Torna a Firenze la grande arte contemporanea, presentata dalla rivista ArtTour<br />
International Magazine, con la mostra collettiva d’arte internazionale “Art 4<br />
Design” che si è tenuta dal 15 al 19 giugno a Palazzo Borghese in via Ghibellina<br />
a Firenze. Organizzata in collaborazione con Vivid Arts Network di New York<br />
(USA) e ATIM Web TV, ha proposto una selezione di 12 artisti presenti nel libro “Atim’s Top 60<br />
Masters Of Contemporary Art 2016”.<br />
“Atim’s Top 60 Masters Of Contemporary Art 2016” è un'edizione speciale pubblicata dall’editore<br />
ArtTour International Publications di New York, che raccoglie i 60 migliori artisti nel<br />
mondo dell’arte contemporanea selezionati da ArtTour International Magazine.<br />
<strong>La</strong> pubblicazione, a cura di Viviana Puello, curatrice di fama internazionale e Capo Editrice di<br />
ArtTour International Magazine, viene distribuita negli USA e Canada nella catena di librerie<br />
Barnes&Noble e in oltre 1200 librerie indipendenti e disponibile in formato digitale su iTunes,<br />
Kindle, Magzter e Issuu.<br />
Gli artisti partecipanti alla mostra “Art 4 Design”: Svetlana Leuchuk (Svezia), Karly Et Anne<br />
V (Francia), Leroi C. Johnson (USA), Lydia Panart (Canada), Ian Smith (Canada), Michael <strong>La</strong>m<br />
(USA), <strong>La</strong>wrence R. Armstrong (USA), Sonia Domingues (Portogallo), Lisa Levasseur (Canada),<br />
Star Trauth (USA), Susan Sparks (Canada), Edgar Francisko Jimenez (Colombia), con le<br />
loro opere hanno illustrato un proprio personale viaggio nel mondo dell’arte.<br />
Un'opera dell'artista canadese Ian Smith<br />
ArtTour International<br />
19
Giuliano Giuggioli<br />
Il pittore senza tempo<br />
esporrà prossimamente<br />
a Madeira<br />
di Barbara Santoro<br />
In una magnifica serata di luglio mentre ero affaccendata dietro<br />
ai quattro nipoti a Castiglione della Pescaia, un caro amico<br />
mi ha chiamato sul cellulare.<br />
<strong>La</strong> sua voce squillante mi tolse dal torpore che i bagni di<br />
mare, il sole e i giochi dei bimbi mi avevano creato.<br />
“Giuliano Giuggioli, espone a <strong>La</strong> Badiola: una mostra stupenda. Perché<br />
non vai a vederla? Così vi conoscerete di persona. Questo è il<br />
numero del suo cellulare, chiamalo!”.<br />
Un po’ frastornata ma incuriosita, lo chiamai subito e fissammo di<br />
incontrarci il giorno dopo.<br />
Avevo avuto occasione di conoscere la sua opera pittorica all’Accademia<br />
delle Arti e del Disegno qualche anno fa, ma non avevo avuto<br />
l'opportunità di incontrarlo personalmente.<br />
Mi avevano affascinato quelle opere così particolari a cui accanto a<br />
costruzioni perfette (quasi fotografate) come la Torre di Pisa, la Basilica<br />
di San Marco, il Colosseo, la Cupola di Santa Maria del Fiore<br />
ed altre venivano inserite con grande abilità scenica i comuni giochi<br />
dei bambini: le costruzioni di legnetti colorati, il cavallo a dondolo,<br />
la giostra, il trenino, le matite, il Pinocchio di legno, le barchette di<br />
Isola delle apparenze, cm. 50x50<br />
carta, l’aquilone, la palla e le carte da gioco.<br />
Lo stesso accadeva per i grandi personaggi: Nettuno, Ulisse, Pegaso,<br />
Teseo e il Minotauro, Icaro, gli Argonauti, i famosi eroi greci Ettore<br />
ed Achille e molti personaggi della mitologia che hanno riempito le<br />
Storie di mare, cm. 30x60<br />
20 Giuliano Giuggioli
Scoglio del pirata, 50x50<br />
nostre giornate di adolescenti lettori.<br />
Architetture e rovine, colonne e capitelli, paesi veri e di fantasia,<br />
rosoni e balaustre, abilmente ricreati sono inseriti con spezzoni<br />
di sogni, con mescolanze oniriche che tengono attanagliato l’osservatore.<br />
Intimità e maestosità si confrontano in punta di piedi nel silenzio<br />
di un luogo che invita alla meditazione su noi stessi. Sfaccettature<br />
di ambienti reali si mescolano con memorie viste o reinventate.<br />
Gli spazi si trasformano in angoli di paesaggio vissuto<br />
ma non elaborato creando un palcoscenico, un teatrino in cui<br />
l‘artista muove le sue marionette con infinita abilità.<br />
Ogni personaggio ha un suo preciso luogo in cui opera, ma pieno<br />
di sfaccettature, quasi un poliedro con tante facce in cui gli attori<br />
si muovono sicuri, padroni della scena, siano essi Arlecchino o<br />
Pinocchio.<br />
Personaggi che recitano senza maschera perché il loro dramma<br />
esistenziale è già stato risolto e la memoria gioiosa dell’ infanzia<br />
agisce da catalizzatore.<br />
Non automi che seguono un percorso prefissato ma uomini che<br />
regalano all’osservatore materia di felicità e di svago.<br />
Non ci interessa sapere da chi ha carpito quel vigore alla Böcklin,<br />
né tanto meno quanto hanno influito i due fratelli greci Savinio<br />
o De Chirico, né come ha guardato al grande Magritte o Max<br />
Ernst. Sappiamo solo che Giuliano Giuggioli è così personale nei<br />
suoi paesaggi, nelle sue storie, nelle sue favole, nei suoi miti,<br />
nei suoi eroi che nessun altro artista può più di lui essere variegato<br />
e compatto, omogeneo e guizzante, solare e lunare, filosofo<br />
e idealista, infantile ed adulto, vecchio e bambino.<br />
I suoi colori sempre molto decisi e perfettamente calibrati, creano<br />
timbri, toni, vibrazioni, emozioni differenti ma sempre recano<br />
al cuore la magia della vita.<br />
Davanti ai suoi olii non possiamo essere indifferenti. Quasi come<br />
un poeta Giuggioli attraverso i suoi versi-pitture arriva all’anima,<br />
alla parte più intima dell’essere riuscendo a creare quasi un’esposizione<br />
tra chi crea e chi osserva, un’empatia davvero rara.<br />
Prossimamente l'artista esporrà a Madeira, la famosa isola dei<br />
fiori dove arte e cultura si fondono in un vero paradiso terrestre.<br />
È questa un piccolo angolo tropicale del Portogallo situato<br />
nell’Oceano Atlantico.<br />
A Camara de Lobos, noto belvedere sul mare, reso famoso perché<br />
vi soggiornò il Primo Ministro britannico Winston Churchill<br />
(pittore amatoriale) a cui si deve il dipinto commemorativo della<br />
baia, l’artista esporrà in una mostra selettiva dall’intrigante titolo:<br />
“Madeira: sogno e realtà” che si terrà dal 13 ad 28 ottobre.<br />
Una dozzina di olii appositamente creati per omaggiare l’accogliente<br />
isola che ha la prerogativa di essere considerata un<br />
“eterna primavera” con una temperatura ideale che oscilla tra<br />
i 18 e i 22 gradi.<br />
Fra le opere esposte ho scelto alcuni olii particolarmente intriganti.<br />
Ne “Lo scoglio del pirata” Il vecchio pirata è imbavagliare<br />
dal vento e sembra voler strappare le vele dagli arbusti che lo<br />
legano allo scoglio e quasi tentare una fuga. Osservando però i<br />
particolari ci rendiamo conto che la vela che sospinge il pirata è<br />
solo una tela leggera quasi un’illusione di fuga. Infatti il vecchio<br />
sembra godere tra i baffi il tentativo non riuscito, quasi un monito<br />
per l’accettazione del proprio destino.<br />
Nell’“Isola delle apparenze” le maschere giocano un ruolo importante.<br />
Il patriarca scoglio vorrebbe mascherarsi per poter<br />
recitare una sua nuova parte, ma il vecchio Nettuno traendo dal<br />
mare il sole sembra consigliare l’amico ad accettare quello che<br />
possiede e la luna dall’alto sancisce questo patto tra i due.<br />
Divertenti e curiosi gli olii “Storie di mare” e l’“Isola con le matite<br />
colorate”. Entrambi vogliono significare che anche con elementi<br />
semplici quali le matite colorate e le fragili barchette di carta si<br />
può fuggire dalla noia della quotidianità e vivere nel sogno.<br />
Giuliano Giuggioli non si potrebbe mai inserire in una corrente<br />
pittorica. Avrei grossi problemi a definirlo. Questo pittore senza<br />
tempo sa incantare come nessuno mai.<br />
Grazie Giuliano e continua ad incantarci e farci sognare come<br />
bambini anche in questa isola dove eterna è la primavera!<br />
L'isola con le matite colorate<br />
Giuliano Giuggioli<br />
21
MARIA RITA VITA<br />
Un'originale mostra dell'artista apuo-versiliese<br />
nella Cava Ravaccione-Fantiscritti di Carrara<br />
di Lorenzo Borghini<br />
Vita nelle arterie del bianco è la imminente personale di pittura<br />
dell’artista apuo-versiliese Maria Rita Vita che si terrà a Carrara<br />
dal 16 al 23 luglio nella suggestiva Cava Ravaccione-Fantiscritti,<br />
palcoscenico unico per caratteristiche naturali di singolare bellezza.<br />
<strong>La</strong> mostra curata del noto critico e storico dell’arte Lodovico Gierut, allestita in<br />
tale singolare cornice dal geometra Gianfranco Lenzetti gode del patrocinio di<br />
Regione <strong>Toscana</strong>, C.C.I.A.A. di Massa Carrara, Comune di Carrara, Comune di<br />
Massa, Museo Ugo Guidi di Forte dei Marmi, Archivio Artistico Documentario<br />
Gierut di Marina di Pietrasanta, Ass. Amici del MUG Onlus, Gruppo Donatello di<br />
Firenze, A.S.A.R.T di Pietrasanta.<br />
Oltre a numerose opere olio su tela appartenenti al ciclo che ha contraddistinto<br />
Maria Rita Vita sia su territorio nazionale che estero tanto da procurarle dopo<br />
avvenuta attenta selezione critica la qualifica a rappresentare l’Italia nel mese<br />
di agosto alla V Biennale d’Arte di Zamosc in Polonia presso il Museo Zamoskje<br />
con tre opere, una delle quali entrerà in permanenza a far parte della pinacoteca<br />
di tale museo, il visitatore potrà ammirare anche dipinti appartenenti ad un nuovo<br />
ultimo recentissimo ciclo pittorico<br />
dell’artista; si tratta di opere in tecnica<br />
mista su tela.<br />
“È una rivelazione continua - sottolinea<br />
la professoressa Marilena Cheli<br />
Tomei che interverrà in critica al<br />
fianco di Lodovico Gierut - lo scoprire<br />
stanze del nostro edificio inconscio<br />
che non sapevamo esistessero ed è<br />
dono prezioso dell’artista tradurre<br />
tutto ciò in immagini. Il sentiero che<br />
Maria Rita Vita sta ora percorrendo<br />
Maria Rita Vita<br />
è come un sottile ma tenace nastro di<br />
seta che la avvince e la guida alla ricerca<br />
dell’essenza, di ciò che si trova oltre il<br />
concetto di bellezza esteriore per arrivare<br />
al segreto nucleo cromatico ed espressivo<br />
degli stati d’animo”. <strong>La</strong> professoressa<br />
Tomei riferendosi soprattutto agli ultimi<br />
lavori dell’artista ribadisce “…e sono le<br />
sue pulsioni segrete, i suoi turbamenti, le<br />
angosce e gli sprazzi di gioia, gli attimi<br />
di una consapevole follia i protagonisti<br />
di questo nuovo ciclo di tele, la cui consistenza<br />
materica dà ancora più corpo a<br />
ciò che preme nell’animo dell’artista per<br />
trovare un nuovo canale espressivo. Si<br />
tratta - dice la Tomei - di opere intense,<br />
Maria Rita davanti all'ingresso della cava di<br />
Ravaccione<br />
cariche di significati, che superano le barriere della materia per rivelare il divino<br />
fuoco che brucia l’anima di chi possiede il dono della creazione artistica. <strong>La</strong>sciamoci<br />
dunque riscaldare ed illuminare da queste fiamme che riescono a dissipare<br />
il buio dell’anima e a sciogliere i ghiacci che talvolta ci imprigionano”.<br />
Maria Rita Vita appena selezionata, da apposita commissione di critici ed esperti<br />
<strong>La</strong> locandina della mostra<br />
d'arte presieduta dal dottor Carlo Motta, all'inserimento<br />
nel Catalogo d'Arte Contemporanea Giorgio<br />
Mondadori, dedica Vita nelle arterie del bianco a tutti i<br />
cavatori, in particolar modo a coloro che in cava hanno<br />
perso la Vita. L’inaugurazione della personale avverrà<br />
nella mattina di sabato 16 luglio alle ore 11.00 (servizio<br />
navetta mini-bus per l’ingresso in cava. Si invita il<br />
visitatore a portare con se una felpa da indossare per<br />
l'ingresso in galleria).<br />
<strong>La</strong> mostra è visitabile tutti i giorni in orario continuato<br />
dalle ore 10.00 fino alle 18.00.<br />
Per info: info@mariaritavita.com - Cell. 333 8217316<br />
marmotour@virgilio.it<br />
Studio d'Arte Maria Rita Vita<br />
Via Romana 366 - 54100 Massa (MS) - Cell. 333 8217316<br />
www.mariaritavita.com - info@mariaritavita.com<br />
22 Maria Rita Vita
Daniela Barellini<br />
Un’artista contemporanea nel solco<br />
della grande tradizione senese<br />
di Daniela Pronestì<br />
Osservando le opere di Daniela<br />
Barellini è quasi immediato<br />
comprendere quanto forte e<br />
radicato sia il suo legame con<br />
la tradizione artistica senese. Un attaccamento<br />
nato durante la prima giovinezza,<br />
quando lo studio dei grandi maestri le ha<br />
permesso di scoprire le suggestioni infinite<br />
di un immaginario senza tempo. Una scoperta<br />
che ha motivato il suo percorso pittorico,<br />
guidandolo verso mete espressive divenute<br />
nel tempo sempre più ambiziose. Gli anni<br />
della sua formazione artistica hanno avuto<br />
quindi un ruolo fondamentale nel farle acquisire<br />
le conoscenze pittoriche e tecniche<br />
su cui si fonda ancora oggi il suo lavoro artistico.<br />
Da queste conoscenze ha tratto gli<br />
spunti che la sua fervida fantasia ha variato<br />
ed arricchito di nuove soluzioni espressive.<br />
E’ sufficiente considerare la raffinatezza<br />
tecnica della sua pittura per capire con<br />
quanto impegno e competenza abbia saputo<br />
recuperare i valori del passato e permearli<br />
di una sensibilità moderna. Le sue dorature<br />
sono retaggio di una storia antica che rivive<br />
nel presente sfidando le difficoltà di una tecnica<br />
rimasta intatta nei secoli e oggi quasi<br />
del tutto dimenticata. Dietro il luccichio di<br />
queste superfici si cela, infatti, una varietà<br />
di passaggi che non lasciano spazio all’in-<br />
Crocifissione, sfoglia oro e argento su tavola e<br />
gesso, cm. 48x60<br />
decisione: dalla preparazione del fondo<br />
alla “soffiatura” e bulinatura della<br />
foglia oro, in un continuo avvicendarsi<br />
di materiali e strumenti che esigono<br />
abilità e precisione. Lo sa bene Daniela<br />
Barellini, che ha scelto questa tecnica<br />
come tratto distintivo del suo registro<br />
stilistico. Una scelta che imprime a<br />
questi fondi oro il sigillo della senesità,<br />
proiettandoli su scenari di lontana<br />
memoria. Madonne con bambino, città<br />
turrite ed eleganti destrieri: soggetti<br />
che guardano ai capolavori del Duecento<br />
e del Trecento, senza mai sot-<br />
trarsi alle trasformazioni dettate dalla sensibilità<br />
dell’artista. Dall’andamento flessuoso delle linee<br />
nascono misteriose figure femminili che solcano il<br />
paesaggio con l’agilità di una farfalla o s’improvvisano<br />
ballerine tra le strade di un borgo medievale.<br />
Una rappresentazione onirica dove l’incanto della<br />
visione passa attraverso lo sviluppo vorticoso dei<br />
colori, da cui si generano giochi d’intarsio, trasparenze<br />
e sovrapposizioni. Colori che il processo<br />
della laccatura rende intensi, luminosi e brillanti,<br />
specie quando è il contrasto a prevalere. Anche<br />
in questo caso è necessario conoscere a fondo la<br />
tecnica, per evitare - nota la pittrice - che il tono<br />
ambrato della gommalacca intervenga ad alterare<br />
la cromia del dipinto. Da questo rischio Daniela<br />
Barellini si è sempre tenuta lontana, non essendoci<br />
per lei un altro modo d’intendere l’arte se non<br />
quello che esige studio e rigore.<br />
Ballerine, oro su tavola e gesso, cm. 30x30<br />
Sogno d'estate, tecnica mista (tempera oro/argento<br />
laccato su tavola), cm. 50x75<br />
Appartenenza, doratura oro/argento su tavola e<br />
gesso, cm. 45x50<br />
Daniela Barellini<br />
È nata a Sociville (SI) e risiede a Monteriggioni<br />
(SI). Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte<br />
“Duccio di Boninsegna” a Siena, dove ha conseguito<br />
con successo il diploma di Maestra<br />
d’Arte. Tra le mostre principali si ricordano:<br />
1980, personale, Siena, CONAD; 1986,<br />
personale, Villa dell’Università Cattolica di<br />
Milano; 1990, collettiva, Siena, Convitto Butini<br />
Bourke; 1992, personale, Siena, Chiostro di<br />
San Cristoforo; 1999, personale, Firenze, Art<br />
Point Red. Di recente ha esposto in personale<br />
al Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse<br />
di Firenze, a Monteriggioni e alla Mostra<br />
Internazionale dell'Artigianato di Firenze.<br />
In mostra a Firenze all'Auditorium al<br />
Duomo dal 2 al 21 settembre 2016<br />
Daniela Barellini<br />
23
Lucido 233, 2014, tecnica mista su legno,<br />
cm. 67x92<br />
Lucido 159, 2011, cm. 60x80<br />
Lucido 244, 2015, tecnica mista su legno,<br />
cm. 100x100<br />
Goccia di colore<br />
Mauro Scardigli accarezza i colori, per regalare emozioni<br />
Maria Carla Borghini<br />
Lucido 241, 2015, tecnica mista su legno, cm. 96x86<br />
Lucido 107, 2009, tecnica mista su tela, cm. 50x60<br />
Lucido 279, 2016, tecnica mista su legno,<br />
cm. 72x92<br />
Lucido 204, 2014, tecnica mista su cartoncino, cm. 100x100<br />
Lucido 232, 2014 , tecnica mista su legno, cm. 100x120<br />
Foto 24 Studio Bianco - Castelnuovo di Garfagnana<br />
www.scardiglimauro.it
Premio Lorenzo Il Magnifico<br />
<strong>La</strong> manifestazione si è svolta nel Salone<br />
dei Cinquecento di Palazzo Vecchio<br />
di Maria Grazia Dainelli<br />
Foto Stefano Casubaldo<br />
Sabato 18 giugno nel Salone dei Cinquecento di Palazzo<br />
Vecchio si è tenuta la XXXI edizione del Premio Europeo<br />
Lorenzo Il Magnifico dall'Accademia Internazionale Medicea<br />
di Firenze fondata nel 1976.<br />
Istituito nel 1978, si tenne per la prima volta nella Villa Medicea di<br />
Poggio a Caiano e vide fra i premiato personaggi del calibro di Mario<br />
Luzi e Pietro Annigoni.<br />
Dopo il saluto di Maria Federica Giuliani, presidente della Commissione<br />
Cultura del Comune di Firenze, e di Eugenio Giani, presidente<br />
del Consiglio regionale della <strong>Toscana</strong>, sono stati premiati - dagli accademici<br />
Roberto Ariani, Stefano Cappelli, Anna Frabetti, Luigi Del<br />
Fante, Michele Cirrincione, Federico Napoli - Cristina Acidini, presidente<br />
dell'Accademia delle Arti del Disegno, l'attore Paolo Conticini,<br />
il cinque volte olimpionico Gianni De Magistris, il pittore lucchese<br />
Antonio Possenti, l'imprenditore argentino Alfredo Lowenstein<br />
nuovo proprietario del castello mediceo di Cafaggiolo, Hoshino Tsuji<br />
ambasciatrice della città di Kyoto per il turismo e le relazioni internazionali,<br />
la famosa soprano Chiara Taigi allieva di Renata Tebaldi, il<br />
professore Andrzej Kadłuczka dell'università di Cracovia, il direttore<br />
del Tehran Museum of Contemporary Art Majid Mollanoroozi, Mohammed<br />
Jamei Masjed già ambasciatore dell'Iran in Vaticano e oggi<br />
Cheif Advisor della University of Religions di Qom, lo storico caffè<br />
letterario Giubbe Rosse di Firenze e ChiantiBanca.<br />
E' stato assegnato anche il Premio Caterina de' Medici all'artista toscana<br />
Anna Cecchetti e, alla memoria, a Ekaterina Yurevna Genieva<br />
direttrice generale della Biblioteca Statale di Letteratura Straniera<br />
di Mosca. Nel corso della manifestazione diciassette artisti toscani<br />
sono stati insigniti del Collare <strong>La</strong>urenziano per l'attività svolta nel<br />
2015: Giuseppe Aldi, Libuse Babakova, Mauro Baroncini, Marcello<br />
Bartalini, Roberta Buttini, Carlo Ciucchi, Michele Coppola, Grazia<br />
Danti, Dino e Sirio De Ranieri, Luciano Faggi, Mara Faggioli, Leda<br />
Giannoni, Diana Polo, Anna Maria Santi Calamandrei, Primo Biagioni<br />
e Andrea Stella.<br />
Quindici Medaglie <strong>La</strong>urenziane sono state consegnate a associazioni,<br />
aziende e imprenditori che si sono particolarmente impegnati nei<br />
confronti dell'arte, della cultura e della solidarietà: a Antichità via<br />
de' Fossi, all'Associazione degli Artisti Cinesi in Italia, all'Associazione<br />
Giglio Amico Onlus, al maestro artigiano Andrea Calistri di Sapaf,<br />
all'attore Alessandro Calonaci della Compagnia Mald'Estro che<br />
ha dato il benvenuto ai premiati interpretando "Il canto di Bacco" di<br />
Lorenzo Il Magnifico, al giornalista Jacopo Chiostri, a Doretta Boretti<br />
della Fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini Onlus, a Mauro<br />
Marconcini presidente della Federazione delle Strade del Vino di <strong>Toscana</strong>,<br />
ad Aldo Cursano presidente della FIPE <strong>Toscana</strong>, alla direttrice<br />
dell'Hotel Esplanade di Viareggio Beatrice Taccola, all'Opera Medicea<br />
<strong>La</strong>urenziana di Firenze, a Donata Tarabusi fondatrice del premio<br />
Scarnicci e Tarabusi Il Troncio, alla Pro <strong>La</strong>stra Enrico Caruso di <strong>La</strong>stra<br />
a Signa, a Pietro Ripa di Carige e a Chiara Solari dell'associazione<br />
culturale Entr'Arte di Firenze.<br />
<strong>La</strong> manifestazione, realizzata in collaborazione con ChiantiBanca,<br />
Fondazione Romualdo Del Bianco, Life Beyond Tourism-Centro Congressi<br />
al Duomo di Firenze, Palazzo Coppini e Iclab, è stata presentata<br />
dal nostro direttore Fabrizio Borghini che ha pubblicamente<br />
ringraziato la Fonderia Il Cesello per la fusione delle medaglie e dei<br />
bassorilievi in bronzo, simbolo dei vari riconoscimenti, tutte frutto<br />
dell'ingegno dell'artista Giovanni Battista Frabetti.<br />
Premio Lorenzo Il Magnifico<br />
25
I protagonisti<br />
del XXXI<br />
Premio<br />
Lorenzo<br />
Il Magnifico<br />
Carlotta Del Bianco, Caterina Del Bianco, la premiata Chiara Taigi, Maria Federica Giuliani<br />
e Fabrizio Borghini<br />
Maria Federica Giuliani, Eugenio Giani, Gianni De Magistris, Marcello Bartalini<br />
che ha donato una sua opera a De Magistris, Piero Vannucci e Fabrizio Borghini<br />
Eugenio Giani, Gianni De Magistris e Maria Federica Giuliani<br />
Junko Tsuji, Hoshino Tsuji, Mitsue Matsubara e Misako Chitose<br />
26 Premio Lorenzo Il Magnifico
Roberto Ariani, Mohammed Jamei Masjed, Stefano Cappelli, Maria Federica Giuliani, Eraldo Vinciguerra<br />
e Fabrizio Borghini<br />
Alfredo Lowenstein, Eugenio Giani e Maria Federica Giuliani<br />
Eugenio Giani, Cristina Acidini, Maria Federica Giuliani e Fabrizio Borghini<br />
Fabrizio Borghini, Federico Napoli, Maria Federica Giuliani, Stefano Cappelli, Antonio<br />
Possenti e Marcello Bartalini che ha donato un'altra sua opera a Antonio Possenti<br />
Connie Solari, Maria Federica Giuliani e Jacopo Chiostri<br />
Il vice presidente di Chianti Banca Stefano Mecocci, Stefano Cappelli e Maria Federica Giuliani<br />
Carlotta Del Bianco,<br />
Stefano Cappelli,<br />
Andrzej Kadłuczka<br />
e Fabrizio Borghini<br />
Premio Lorenzo Il Magnifico<br />
27
Le Medaglie<br />
<strong>La</strong>urenziane<br />
Chiara Solari riceve la Medaglia <strong>La</strong>urenziana da Roberto Ariani<br />
Mario Del Fante ritira la Medaglia <strong>La</strong>urenziana per la Pro <strong>La</strong>stra-Enrico Caruso<br />
Zhang Xiuzhong e Zhang Chengseng ritirano il riconoscimento<br />
per l'Associazione Artisti Cinesi in Italia<br />
Beatrice Taccola con i figli mentre ritira l'onoreficenza<br />
Mauro Marconcini presidente Strade del Vino di <strong>Toscana</strong><br />
Iacopo Rosati ritira per Opera Medicea <strong>La</strong>urenziana<br />
Barbara Santoro consegna la Medaglia a Antonia Adinolfi di Antichità Via de' Fossi<br />
Doretta Boretti presidente della Fondazione Elisabetta e Mariachiara Casini Onlus<br />
28<br />
Premio Lorenzo Il Magnifico
L'attore Alessandro Calonaci durante la consegna del premio<br />
Il presidente Alberto Panizza e alcuni consiglieri ritirano per Giglio Amico<br />
Andrea Calistri della SAPAF dopo la consegna della Medaglia <strong>La</strong>urenziana<br />
Aldo Cursano, presidente della FIPE <strong>Toscana</strong>, con Roberto Ariani e Maria Federica Giuliani<br />
Premio<br />
Caterina<br />
de’ Medici<br />
Alesia Koush, Pavel Sepliarsky, Carlotta Del Bianco, Natalia Sipovskaya,<br />
Eugenio Giani e Maria Federica Giuliani<br />
Anna Cecchetti mentre riceve il premio Caterina de' Medici
Gli artisti<br />
premiati<br />
con il Collare<br />
<strong>La</strong>urenziano<br />
Corinna Del Bianco, Roberto Ariani, Federico Napoli, Viviana Ferraro Focardi, Dino De Ranieri,<br />
Stefano Cappelli e Sirio De Ranieri<br />
Michele Coppola riceve il Collare da Fabrizio Borghini<br />
Barbara Santoro, Andrea Stella e Rossana Corsi<br />
Roberto Ariani, Libuse Babakova e Federico Napoli<br />
Fabrizio Borghini consegna la pergamena a Giuseppe Aldi<br />
Federico Napoli, Luciano Faggi e Lucia Raveggi<br />
Lucia Raveggi, Mauro Baroncini e Federico Napoli<br />
30<br />
Premio Lorenzo Il Magnifico
Roberto Ariani, Roberta Buttini e Maria Federica Giuliani<br />
Roberto Ariani, Leda Giannoni, Federico Napoli e Lucia Raveggi<br />
Anna Maria Santi Calamandrei riceve il Collare <strong>La</strong>urenziano con i nipotini<br />
Grazia Danti riceve il premio da Luca Filipponi direttore di Spoleto Art Festival<br />
Federico Napoli, Mara Faggioli, Stefano Cappelli e Lucia Raveggi<br />
Federico Napoli, Diana Polo e Lucia Raveggi<br />
Roberto Ariani, Primo Biagioni e Federico Napoli<br />
Roberto Ariani, Carlo Ciucchi, Federico Napoli e Lucia Raveggi<br />
Premio Lorenzo Il Magnifico<br />
31