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Serblin Homage n° 001

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Franco <strong>Serblin</strong><br />

artigiano<br />

Suono Stereo Hi-Fi la più autorevole rivista audio<br />

Poste Italiane Spa sped. abb. post. D.L. 353/2003<br />

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 1,<br />

Roma, aut. N. 140 del 2007 • mensile<br />

anno XLIII<br />

aprile 2013<br />

speciale<br />

339<br />

dicembre 2<strong>001</strong><br />

363<br />

dicembre 2003<br />

435<br />

dicembre 2009<br />

442<br />

luglio 2010<br />

456<br />

settembre 2011


L’ultimo sognatore...


Chi era Franco <strong>Serblin</strong>?<br />

Non ho l’arroganza né<br />

l’impudicizia di sostenere<br />

che lo conoscevo bene, sebbene<br />

più di trent’anni di frequentazioni<br />

incostanti, comunque di tipo<br />

amicale, aiutino certamente a<br />

capire chi si ha di fronte. Cosa che<br />

per me in qualche modo passava<br />

anche dalle comuni origini: era<br />

istriano come mia madre, passato<br />

da Trieste come accadde a<br />

molte della generazione precedente<br />

alla nostra…<br />

Una micro affinità elettiva che,<br />

per esempio, mi portò a ricontattarlo<br />

durante il suo periodo di silenzio<br />

post Sonus Faber, proprio<br />

nel momento in cui il suo nuovo<br />

progetto prendeva vita. Della<br />

coincidenza fummo entrambi<br />

sorpresi: lui assai rispettoso di<br />

non disturbare gli altri, io con<br />

lui da sempre meno aggressivo,<br />

per quel che la professione consente.<br />

L’incontro che ne seguì fu<br />

affascinante (ma questo era nella<br />

norma!) e anche unico, perché<br />

a mia conoscenza rappresenta,<br />

insieme al successivo, entrambi<br />

riportati su SUONO e qui riproposti,<br />

le uniche interviste rilasciate<br />

da Franco <strong>Serblin</strong> da allora.<br />

Forse anche per queste ragioni<br />

posso dire che di fronte a Franco<br />

ci si trovava, prima di tutto, a<br />

proprio agio. <strong>Serblin</strong> infatti era<br />

innanzi tutto un vero signore;<br />

nei modi, certo, ma anche nella<br />

sostanza: quando dissentiva o si<br />

trovava a non condividere il tuo<br />

operato, dato che come del buon<br />

suono Franco era amante anche<br />

della buona scrittura, lui lo faceva<br />

con garbo sottolineando con<br />

puntigliosità quel che a suo dire<br />

non lo convinceva, ma con un<br />

atteggiamento non di facciata:<br />

quel che c’era da dire si diceva.<br />

<strong>Serblin</strong> era anche un sognatore<br />

pronto a ogni sacrificio (aveva rinunciato<br />

ad una lucrosa attività<br />

di odontotecnico per creare la<br />

Sonus Faber) e inseguire i suoi<br />

sogni rendendoli degli obiettivi<br />

concreti, riuscendo a perseguirli<br />

prima tra lo sconcerto generale<br />

(vedi gli Snail) poi tra qualche<br />

perplessità… Eppure così facendo<br />

ha determinato la via italiana<br />

ai mini diffusori e quando infine<br />

è arrivato il tripudio generale,<br />

con gli <strong>Homage</strong> e i diffusori da<br />

pavimento (anche se il primo<br />

amore non si scorda mai e per<br />

<strong>Serblin</strong> fu ed è rimasto il due<br />

vie da piedistallo), questi sogni,<br />

quelle idee, quel garbo riversato<br />

nelle linee filanti dei suoi prodotti<br />

è diventato un riferimento<br />

nel mondo, un equilibrio aurico<br />

e unico alla materia.<br />

<strong>Serblin</strong>, infine, è stato probabilmente<br />

l’ultimo artigiano di<br />

successo in un mondo dove la<br />

globalizzazione ha spazzato via<br />

remore, regole, etica, dimostrando<br />

che la dicotomia tra cose ben<br />

fatte e la possibilità di tener botta<br />

al mercato era possibile.<br />

Su quel modo di vedere Franco<br />

<strong>Serblin</strong> era inflessibile, non ammetteva<br />

deroghe e lo ha fatto<br />

fino alla fine.<br />

Qui sono raccolti quelli che ci<br />

sono sembrati gli articoli più<br />

significativi pubblicati da SUO-<br />

NO e ora a disposizione di tutti,<br />

perché lo spirito di <strong>Serblin</strong> è di<br />

tutti ed è un piacere contribuire<br />

in piccola parte a raccontare chi<br />

era Franco…<br />

Paolo Corciulo<br />

3


Anteprima mondiale Sonus faber Cremona<br />

Il segreto... è non avere segreti!<br />

Da diversi anni ormai Sonus faber rappresenta in Italia e all’estero la punta di diamante dell’hi-fi italiana.<br />

Con il nuovo diffusore Cremona l’azienda pone l’ulteriore pietra miliare del suo fortunato cammino<br />

ma l’evento, di cui noi di SUONO siamo i primi nel mondo a parlare, corrisponde anche a una svolta<br />

per l’azienda vicentina. Siamo andati a vedere come e perché...<br />

di Paolo Corciulo e Fabio Masia<br />

riprendermi quello che è rimasto<br />

dell’hi-fi...”. Ci accoglie così Franco<br />

“Voglio<br />

<strong>Serblin</strong>, gentile e pacato come sempre<br />

ma fiero e determinato come non mai. Ed è probabilmente<br />

questa determinazione, intuita nell’ultimo<br />

incontro al Top Audio, che mi ha spinto<br />

fin qua su nel vicentino per un incontro di qualche<br />

ora (a fronte di oltre 10 di viaggio): una faticaccia<br />

ma quale miglior tonico della possibilità,<br />

offertaci dalla azienda italiana, non solo di provare<br />

in esclusiva mondiale i nuovi Cremona ma anche<br />

di conoscerne tuta la genesi?<br />

Un’anteprima italiana fatta da una rivista italiana...<br />

Non so se <strong>Serblin</strong> sia orgoglioso di essere italiano<br />

(non sono emersi accenni nazionalistici durante<br />

la nostra lunga e piacevole conversazione); di certo<br />

è orgoglioso di quello che dal nulla ha creato<br />

quando, strappato ad un sicuro futuro da dentista<br />

(professione familiare svolta con successo), decise<br />

di dedicarsi all’arte della riproduzione musicale.<br />

Mentre il treno sferraglia sui binari che ci portano<br />

a Vicenza, ripercorro all’indietro nel tempo il<br />

cammino di quella che oggi è una ben conosciuta<br />

azienda produttrice di diffusori, fino al giorno<br />

zero: è un giorno di tanti anni fa (1980) quando<br />

complice un raffreddore micidiale decisi di restarmene<br />

al calduccio nella mia casa di Milano invece<br />

che sobbarcarmi una trasferta sempre onerosa,<br />

sempre a Vicenza. Così saltai, con più di un<br />

pizzico di sufficienza, la presentazione delle<br />

Snail, primo progetto un po’visionario del nostro<br />

<strong>Serblin</strong>.<br />

Eppure lo Snail racchiudeva in sé, in nuce, i principi<br />

ispiratori della Sonus faber: la scelta di soluzioni<br />

tecniche d’avanguardia anche se non rivoluzionarie<br />

(“Non sono un tecnico” si schernisce<br />

<strong>Serblin</strong> anche se nel corso del nostro colloquio<br />

scoprirò che così a digiuno di conoscenze scientifiche<br />

non è); il principio ispiratore per cui il diffusore<br />

tende a scomparire, anzi per meglio dire ad<br />

“armonizzare” con l’ambiente circostante; il piacere<br />

non solo uditivo ma tattile, olfattivo nel plasmare<br />

un prodotto secondo linee armoniche attraverso<br />

la magia delle essenze di legno, ad opera<br />

di un novello liutaio nell’era della meccanizzazione.<br />

300 ore di lavoro per realizzare un mobile<br />

di puro massello e soprattutto l’intuizione che<br />

il diffusore doveva essere piccolo e prezioso:<br />

questo era lo Snail, una dimostrazione di voglia<br />

di tirare fuori il diffusore dal parallelepipedo in cui<br />

30 dicembre 2<strong>001</strong> -<br />

4


Il segreto... è non avere segreti!<br />

Sistema: da pavimento a tre vie in bass reflex<br />

Mobile: originale forma a liuto per il controllo<br />

delle risonanze e delle onde stazionarie<br />

Tweeter: membrana ad anello da 25 mm<br />

Midrange: 1 x 13 cm in carta trattata<br />

per il controllo del break-up e Symmetric<br />

Drive Motor System<br />

Woofer:<br />

2 x 16 cm in carta trattata<br />

per il controllo del break-up<br />

e Symmetric Drive Motor System<br />

Crossover: filtro acustico non-risonante del<br />

primo ordine ottimizzato per la risposta in fase<br />

Sensibilità: 90 dB spl (2,83 V/1 m)<br />

Impedenza nominale:<br />

4 ohm<br />

Potenza consigliata: 50 W ÷ 300 W<br />

Risposta in frequenza: 32 Hz ÷ 40 kHz<br />

Finitura: 32 pezzi di massello di acero<br />

laccati con vernice ecologica semilucida<br />

Dimensioni: 22,5 x 109 x 46 cm (lxaxp)<br />

Peso:<br />

34 kg<br />

Costruttore e Distributore: Sonus faber<br />

Via Meucci 10 - 36057 Arcugnano (VI)<br />

Tel. 0444.28.87.88 - Fax 0444.28.87.22<br />

mail@sonusfaber.com - www.sonusfaber.com<br />

Prezzo: Lit. 12.780.000<br />

In alto,a sinistra:sono state già gettate<br />

le fondamenta della nuova sede della Sonus<br />

faber,che verrà completata probabilmente<br />

entro il 2002.<br />

Qui accanto: il nuovo edificio conserverà<br />

l’originale forma a liuto, caratteristica delle<br />

Le misure<br />

Risposta in frequenza del diffusore.<br />

Funzione di trasferimento del filtro.<br />

ultime realizzazioni della casa; attualmente<br />

la Sonus Faber è distribuita su una sede<br />

centrale + un capannone antistante.<br />

Qui sopra, Snail; Mark Levinson lo voleva<br />

avere a casa sua, è stato l’inizio di tutto:<br />

da un suo braccio nasce lo stand dei Parva.<br />

La risposta totale del diffusore è molto lineare<br />

e denota un andamento molto controllato.<br />

Il decadimento naturale alle alte frequenze al variare<br />

dell’angolo di emissione dipende dalle doti<br />

di dispersione del tweeter. Eccellente la risposta<br />

fuori asse nella zona di incrocio degli altoparlanti:<br />

lineare e ad alto contenuto energetico.<br />

La dispersione perciò, sul piano orizzontale<br />

rispetto al punto d’ascolto ideale risulta molto<br />

estesa, e sul piano verticale rientra nella linearità<br />

spostandoci verso il basso e mostra un classico<br />

buco nella zona d’incrocio se ci spostiamo<br />

verso l’alto. Il diffusore comunque è stato ottimizzato<br />

per un ascolto ad una altezza media di<br />

circa 85 cm dal suolo ed in questa posizione si ottiene<br />

il miglior allineamento temporale di tutto<br />

il sistema con il punto d’ascolto posizionato a circa<br />

2,5 m da diffusore. Il comportamento nel<br />

tempo per quanto è deciso ed omogeneo non fa<br />

pensare ad un diffusore a tre vie e quattro altoparlanti.<br />

Le curve di trasferimento del filtro mostrano<br />

un andamento molto dolce senza risonanze<br />

ed incertezze su tutte le vie. A volte basso<br />

ma non preoccupante il valore dell’impedenza totale<br />

del sistema.<br />

Modulo e fase dell’impedenza.<br />

Cumulative Spectral Decay.<br />

- dicembre 2<strong>001</strong> 31<br />

5


L’eleganza, la bellezza, la virtù e l’equilibrio<br />

quell’aspetto di “artigiani del suono” sottolineato<br />

dal nome stesso dell’azienda.<br />

Sono dei giorni nostri, perlomeno di chi si interessa<br />

di hi-fi da qualche tempo, gli “omaggi”: al<br />

famoso liutaio Giuseppe Guarneri (detto del Gesù)<br />

nel 1993 e alla famiglia Amati (1998), altra celebre<br />

stirpe di liutai con i modelli omonimi. Non<br />

finiscono qui le affinità sottolineate dal <strong>Serblin</strong>pensiero:<br />

la storia di entrambi, Guarneri e Amati<br />

(i liutai), si intreccia con la città di Cremona: del<br />

primo è conservato un raro esemplare nella sala<br />

dei Violini del municipio di Cremona, città in cui<br />

entrambi vivevano, Guarneri al servizio degli<br />

Amati! Ancora: coincidenze o affinità ce le regala<br />

proprio il desiderio costante nella produzione<br />

della Sonus faber di realizzare il diffusore-non diffusore,<br />

di allontanare la costrizione delle dimensioni<br />

in cui è contenuto questo elemento a favore<br />

del piacere libero, leggiadro, magico, intangibile<br />

e pur percepibile, che è costituito dall’ascoldi<br />

Fabio Masia<br />

1 2<br />

3<br />

Davanti ai nuovi diffusori<br />

Cremona possiamo immediatamente<br />

saggiare l’energia<br />

e la passione che sono state<br />

impiegate nel raggiungere il risultato<br />

finale, che sintetizza abilmente<br />

tutta la sensibilità che la casa vicentina<br />

ha maturato nel corso degli<br />

anni nella progettazione e messa a<br />

punto dei sistemi di altoparlanti. Il<br />

progetto dei Cremona non può essere<br />

ridotto ad un’impersonale descrizione<br />

del mobile o degli altoparlanti<br />

o della rete del filtro o di<br />

chissà di quale altro arcano celato<br />

fra le tre pareti del diffusore: eh sì,<br />

tre e non quattro pareti laterali del<br />

mobile, visto? Un segreto dei Cremona<br />

era già sotto i nostri occhi.<br />

Quando si dà vita ad un nuovo progetto<br />

si inizia con un’idea, gli si<br />

dà un corpo e man mano si toglie<br />

tutto il superfluo intorno lasciando<br />

vivi solo l’essenza, l’equilibrio, la<br />

bellezza. Questo in sintesi è ciò che<br />

si percepisce davanti ai Cremona:<br />

un lavoro di squadra, maturato in<br />

lungo tempo e soprattutto sentito,<br />

quando i sensi sono l’unico elemento<br />

in grado di arricchire un<br />

qualcosa che la scienza da sola riesce<br />

a malapena a descrivere. Il<br />

mobile è costruito in 32 segmenti di<br />

acero massello lavorati singolarmente<br />

ed accoppiati in modo da<br />

raggiungere l’ormai caratteristica<br />

forma a liuto già usata nelle Guarneri<br />

e nelle Amati. Le linee e le superfici,<br />

comunque, appaiono molto<br />

più graziate e proporzionate rispetto<br />

ai modelli precedenti, mostrando<br />

come questa forma sia stata interiorizzata<br />

in casa Sonus faber e sia<br />

ormai alla base del suo ideale di<br />

cassa armonica. All’interno sono<br />

presenti numerosi setti di rinforzo<br />

necessari a minimizzare sia le vibrazioni<br />

delle superfici del mobile<br />

sia l’insorgenza di onde stazionarie,<br />

al fine di controllare eventuali indesiderate<br />

colorazioni al messaggio<br />

musicale. In questo caso l’esperienza,<br />

il buon senso e, perché no, il<br />

caso aiutano a raggiungere il miglior<br />

risultato: il mobile dei Cremona<br />

coniuga efficacemente rigidità,<br />

solidità e leggerezza, passi obbligati<br />

da compiere. Il fondo o l’apice<br />

della cuspide è realizzato in un<br />

unico pezzo ed ospita i due condotti<br />

d’accordo del medio e del woofer<br />

ed i morsetti d’ingresso, anche questi<br />

appositamente costruiti ed ingegnerizzati<br />

per questo progetto.<br />

Il pannello frontale è realizzato in<br />

era costretto; da un braccio dello Snail nacque poi<br />

lo stand delle Parva. Tutto questo c’era negli<br />

Snail, solo dieci esemplari prodotti, poche velleità<br />

commerciali... Poi un silenzio di quasi tre anni nei<br />

quali a <strong>Serblin</strong> deve essere costato, e non solo moralmente,<br />

aver scelto di curare l’orecchio delle persone<br />

invece della loro bocca! Poi le Parva (1983),<br />

le Minima (1984), le Electa Amator (1987) e via<br />

via sempre più in su verso il successo ma anche<br />

verso diffusori di maggiori dimensioni rispetto ai<br />

mini (dove non è sbagliato affermare che Sonus<br />

faber ha fatto scuola), mantenendo inalterato<br />

Quello nella foto è Franco <strong>Serblin</strong><br />

ma fate attenzione a che cosa tiene in mano:<br />

si tratta di un prototipo di un nuovo tweeter<br />

fatto a mano che verrà sperimentato<br />

sul prossimo “omaggio” della casa!<br />

Nella pagina accanto:qui si assemblano<br />

i migliori prodotti della casa.<br />

632<br />

dicembre 2<strong>001</strong> -


Il segreto... è non avere segreti!<br />

1/2 • Il pannello frontale,snello<br />

e leggero,viene saldamente<br />

incollato su tutti i setti di rinforzo<br />

interni.È ben visibile la fresatura<br />

interna al foro del medio.<br />

4 5<br />

3 • È l’unica volta che potremo<br />

vedere un diffusore...così messo<br />

a nudo?<br />

4 • Il monolitico pezzo posteriore<br />

che accetta i condotti di accordo<br />

ed i morsetti d’ingresso e che<br />

aumenta la rigidità della struttura.<br />

6<br />

5/6/7 • I nuovi altoparlanti Scan<br />

Speak hanno la membrana in<br />

carta ed i particolari tagli sulla<br />

superficie permettono un<br />

controllo del break-up.Lo spider<br />

e la sospensione sono progressive<br />

come si vede dal curioso disegno.<br />

Bellissimo il cestello in lega.<br />

7<br />

MDF ed è rivestito con la caratteristica<br />

similpelle, che ormai può essere<br />

considerata come una firma<br />

dei prodotti Sonus faber, ottima per<br />

lo smorzamento delle risonanze del<br />

pannello e per il controllo dei fenomeni<br />

di diffrazione ai bordi. È<br />

presente una decisa svasatura nella<br />

parte interna del foro del medio in<br />

modo da evitare qualsiasi fenomeno<br />

di compressione d’aria fra la<br />

membrana ed il centratore dell’altoparlante.<br />

Il mobile si tiene sulle<br />

punte fornite in dotazione, montate<br />

su spesse e solide staffe metalliche<br />

che vanno avvitate al fondo del diffusore;<br />

le punte, inoltre, gli conferiscono<br />

anche la necessaria angolazione<br />

che colloca in fase i centri di<br />

emissione degli altoparlanti. In questo<br />

diffusore è stata posta una particolare<br />

attenzione alla ricerca della<br />

miglior emissione in fase degli<br />

altoparlanti in modo da ottenere<br />

la miglior coerenza del segnale riprodotto.<br />

Gli altoparlanti utilizzati<br />

sono l’altra grande novità contenuta<br />

in questo progetto: i woofer<br />

ed il medio appartengono alla nuovissima<br />

produzione in casa Scan<br />

Speak, e sono stati messi a punto<br />

dai progettisti della casa costruttrice<br />

in collaborazione alla Sonus<br />

faber quasi in un impegno a quattro<br />

mani. Il lavoro svolto su questi<br />

nuovi trasduttori è impressionante:<br />

il primo punto si occupa del quasi<br />

totale controllo dei fenomeni di<br />

break up della membrana in modo<br />

da utilizzare dolci pendenze di filtro<br />

ed utilizzare al meglio l’espressione<br />

dinamica di questi altoparlanti.<br />

Molto caratteristici sono<br />

i tagli effettuati sulla membrana<br />

e sul parapolvere poi incollati<br />

con materiale ad elevate doti smorzanti.<br />

Un altro elemento facilmente<br />

visibile è la diversa natura<br />

delle sospensioni e del centratore:<br />

questi hanno una costante elastica<br />

progressiva che tende a migliorare<br />

il comportamento ai transienti e<br />

l’escursione dinamica. La bobina<br />

mobile a corsa lunga è totalmente<br />

a vista per migliorare la ventilazione<br />

ed eliminare qualsiasi fenomeno<br />

di turbolenza e compressione<br />

d’aria. Il cestello è solido, leggero<br />

e funzionale. Il tweeter appartiene<br />

anch’esso all’ultima generazione<br />

di trasduttori che adottano<br />

una membrana vibrante anulare<br />

ed offrono notevoli prestazioni<br />

in termini di resa dinamica,<br />

dispersione ed estensione in frequenza.<br />

Questo componente riesce<br />

a lavorare tranquillamente a<br />

bassa frequenza e tollera, senza<br />

scomporsi, tagli con pendenze<br />

molto dolci.<br />

to della musica.<br />

E quale miglior soluzione per perseguire questo<br />

scopo se non rinunciare ad una parte del parallelepipedo-diffusore,<br />

eliminandone un lato come nel<br />

caso di Guarnieri e Amati (i diffusori)?<br />

“Oltre allo spazio che serve per alloggiare l’altoparlante,<br />

tutto il resto può essere tolto” dichiara<br />

ad un certo punto della nostra conversazione<br />

Franco <strong>Serblin</strong>: “escludo una parete e quindi elimino<br />

una grande quantità di riflessioni...”.<br />

Se poi, casualmente o meno, la forma che ne deriva,<br />

molto assomiglia all’antica forma del liuto,<br />

così come la immaginava Antonio Stradivari, la<br />

quadratura del cerchio è quasi raggiunta. Sembra<br />

allora quasi inevitabile il passo successivo (se effettivamente<br />

esso rappresenti... la “cerchiatura del<br />

quadro” solo il futuro ce lo dirà!): che si chiami<br />

Cremona, l’ulteriore omaggio alla città dei liutai,<br />

alle magie provenienti da legno, quasi non dovrebbe<br />

neanche stupire il nostro lettore!<br />

I CREMONA<br />

La genesi dei Cremona prende avvio come abbiamo<br />

detto con la nascita dei Guarneri; quando<br />

questi diffusori nacquero l’entusiasmo era principalmente<br />

focalizzato sulla loro forma, risultato<br />

di un’altra delle intuizioni di <strong>Serblin</strong>. Convogliare<br />

l’energia verso un punto di uscita è una cosa<br />

tutto sommato banale e semplice ma allora non<br />

perseguita da nessun altro: convogliare questa<br />

energia in modo da non lasciare che avvenga<br />

ogni genere di movimento interno al diffusore era<br />

l’obiettivo della Sonus faber.<br />

La dispersione dell’energia è un tema che ritorna<br />

anche “all’esterno” delle Cremona: nel tentativo<br />

di ridurre il maggior numero di difrazioni dovute<br />

sia agli spigoli che alle dimensioni del pannello<br />

frontale, le dolci curve che caratterizzano il mobile<br />

delle Cremona, la presenza di un pannello<br />

frontale di ridotte dimensioni, sono la risposta che<br />

si fonde con armonia in un design frutto non so-<br />

- dicembre 2<strong>001</strong> 337


di Paolo Corciulo<br />

ascolto dell’ultima fatica Sonus<br />

faber ha due risvolti per-<br />

L’<br />

sonali la cui valenza può però interessare<br />

il lettore e soprattutto<br />

quel tipo di appassionato che sa<br />

quali meccanismi si scatenino davanti<br />

al fuoco sacro della passione.<br />

Innanzi tutto ho ascoltato le Cremona<br />

con tantissimi brani, a tratti<br />

sequenze di interi CD: sembrava<br />

quasi che questi diffusori sfidassero<br />

la mia curiosità: Come suonerà allora<br />

questa canzone? E come suonerà<br />

quella? Ovviamente da diffusori<br />

di una certa caratura ci si<br />

aspetta che suonino bene, ma da<br />

diffusori di classe ci si aspetta che<br />

suonino con carattere e persino,<br />

nei migliori dei casi, che siano in<br />

grado di farci percepire tonalità,<br />

passaggi, microfraseggi che prima<br />

non avevamo avvertito mai. Se<br />

questa dote è definibile, i Cremona<br />

ne hanno da vendere e mi hanno<br />

rivelato aspetti dei brani che<br />

Cremona: l’ascolto<br />

più amo, davvero sconosciuti finora!<br />

In seconda battuta la frequentazione<br />

con questi diffusori, il<br />

desiderio di comprenderne a fondo<br />

l’anima (per me stesso e per voi<br />

che mi leggete) mi ha convinto ad<br />

effettuare una enorme serie di interfacciamenti,<br />

alla ricerca dell’abbinamento<br />

se non perfetto, migliore:<br />

i Cremona hanno il pregio,<br />

o la caratteristica di evidenziare<br />

in modo netto e preciso i pregi, o le<br />

caratteristiche, di ciò che gli sta a<br />

monte. Mai finora avevo incontrato<br />

un componente in grado di essere<br />

così immediatamente rivelatore<br />

delle particolari caratteristiche<br />

di ciò che vi ruota intorno (la<br />

catena hi-fi a monte ma anche<br />

l’ambiente). Così cercando l’anima<br />

dei Cremona, mi sono prima imbattuto<br />

nell’anima di ciò che vi<br />

collegavo insieme! Interfacciati<br />

con un’amplificazione vigorosa e<br />

pronta (AM Audio M-120) i diffusori<br />

si sono comportati come incredibili<br />

monitor, in grado di riproporre<br />

musica con immediatezza<br />

e con un impatto sonoro degno<br />

dei monitor da studio, ma con l’eleganza<br />

e la raffinatezza di un ottimo<br />

componente home, in quella<br />

straordinaria miscela che, a memoria,<br />

solo B&W ha saputo portare<br />

così in alto con le sue serie migliori.<br />

Cambiando tipologia di amplificazione<br />

(AM Audio A-70) ovvero<br />

approfittando delle doti della<br />

classe A, si magnificano le doti<br />

dei Cremona in termini di scena sonora.<br />

Con il lettore SACD Marantz<br />

SA-12S1, le doti di tenuta in potenza<br />

e la capacità di interpretazione<br />

della gamma bassa delle frequenze<br />

sono davvero straordinarie,<br />

mai raggiunte precedentemente nel<br />

nostro ambiente d’ascolto; con l’abituale<br />

lettore di riferimento (Rega<br />

Planet) la gamma alta viene trattata<br />

con equità notevolissima, senza<br />

nulla perdere in termini di concretezza<br />

e matericità lì dove il Marantz<br />

è più abbondante ma rileva<br />

meglio gli estremi bassi della gamma.<br />

Insomma si potrebbe andare<br />

avanti ancora a lungo in una sfida,<br />

trovare i limiti dei Cremona, che<br />

mi ha visto eccitato come un ragazzino<br />

tornare a rimboccarmi le<br />

maniche per spostare apparecchi e<br />

a..., “rimboccare la mente” in uno<br />

sforzo deduttivo di cui troverete<br />

di seguito la conclusione. Di certo<br />

è che questi due regali che mi hanno<br />

donato i Cremona valgono di<br />

per se stessi... il biglietto d’ingresso.<br />

Detto dunque della necessità<br />

di un attento interfacciamento<br />

dei Cremona, per ottenerne se non<br />

tutte le potenzialità almeno il carattere<br />

che più si desidera, segnalo<br />

per la cronaca che, infine, ho definito<br />

il sistema per l’ascolto come<br />

lo di ricerca, non solo di originalità, non solo di<br />

piacevolezza, ma vero e proprio elemento strutturale<br />

per gli obiettivi della casa vicentina.<br />

“Ritengo ci sia sempre qualcosa da poter fare, e<br />

per l’uso e per l’accoppiamento dei materiali: se<br />

io intercalo del feltro ad un accoppiamento di<br />

due banali pezzi di MDF è chiaro che sposto la risonanza.<br />

Noi possiamo analizzare, capire, se c’è<br />

da intervenire spostando taluni picchi magari<br />

preponderanti, rispetto ad altri del cabinet: questa<br />

è una cosa possibile, è una cosa analizzabile,<br />

è una cosa che è doveroso fare. Se su un cabinet<br />

che ha un certa risonanza intervengo in modo che<br />

questa si alzi o si abbassi, magari per la natura<br />

stessa del materiale,<br />

io sposto questa risonanza:<br />

un bicchiere<br />

pieno d’acqua non<br />

suonerà allo stesso<br />

modo di uno vuoto? Si<br />

tratta di avere quel<br />

minimo di cultura per<br />

posizionare quella risonanza<br />

nel punto migliore<br />

possibile”.<br />

L’omaggio a Guarneri<br />

piace: il sindaco decide<br />

che un esemplare<br />

(lo <strong>001</strong>) venga custodito<br />

nella sala dei violini del Municipio, accanto<br />

al Guarneri violino, a diffondere musica degli<br />

strumenti stessi a cui è dedicato. La coppia 002<br />

finisce al maestro Accardo, la 003 a Uto Ughi Dopo<br />

alcuni anni (5) un secondo omaggio alla famiglia<br />

degli Amati, siamo nel 1998, poi si arriva<br />

ai giorni nostri, al terzo omaggio, adesso alla<br />

città stessa.<br />

<strong>Serblin</strong> sembra veramente<br />

affascinato da<br />

Cremona dove si reca a<br />

parlare con gli attuali<br />

liutai (ce ne sono ancora<br />

180 in città con una<br />

tradizione culturale ancora<br />

viva: Bissolotti -<br />

forse il più famoso - usa ancora le vecchie forme<br />

degli Stradivari) e dove ritrova quell’arte di voler<br />

bene al legno (nel plasmarlo, nel valutarne colori<br />

ed essenze), quella ricerca della perfetta “accordatura”<br />

che si nota su tutta la produzione Sonus<br />

faber.<br />

Il Cremona arriva inoltre in un momento particolare<br />

della vita professionale di <strong>Serblin</strong>: “Sentivo<br />

il bisogno di fare le<br />

cose nella maniera antica:<br />

se il risultato finale<br />

ci soddisfa bene<br />

se no, visto che non abbiamo<br />

bisogno di farlo<br />

non lo si fa!”<br />

Due anni di gestazione<br />

ma anche la possibilità<br />

di lavorare senza<br />

vincoli né timori, occasione<br />

fornita da un<br />

momento di particolare<br />

floridezza dell’azienda,<br />

rafforzata grazie al<br />

“pane quotidiano”<br />

(Concerto, Concertino<br />

ecc.) ed in grado di<br />

pensare tanto al rafforzamento<br />

commerciale<br />

(la nuova sede, i nuovi<br />

modelli di cui presto vi parleremo) quanto a quello<br />

della ricerca vera e propria.<br />

Il risultato nasce in un momento in cui il rapporto<br />

tra la Sonus faber e i suoi fornitori è talmente<br />

ottimale che ricerca e commercializzazione si<br />

fondono in un tutt’uno (vedere il box tecnico di<br />

Fabio Masia).<br />

I nuovi driver montati sui Cremona sono anteprime<br />

assolute anch’essi, hanno velocità e controllo<br />

totale del break up e sottolineano la possibilità<br />

e la volontà (nel caso dei Cremona) di andare<br />

a pescare cose che non esistono ancora sul<br />

mercato, alla ricerca del migliore risultato possibile<br />

(secondo <strong>Serblin</strong> il nuovo tweeter rappresenta<br />

un nuovo standard in fatto di efficienza nella traduzione<br />

di energia elettrica in energia sonora).<br />

834<br />

dicembre 2<strong>001</strong> -


Il segreto... è non avere segreti!<br />

segue: Lettore CD Rega Planet,<br />

pre AM Audio A-5, finale AM Audio<br />

A-70, cavi di segnale Signal<br />

Point, cavi di potenza Audioquest<br />

Volcano. Con Stripped Me Naked<br />

di John Lee Hooker, l’attacco del<br />

basso elettrico è da brivido, nel<br />

senso che una vera e propria scossa<br />

elettrica mi percorre la spina<br />

dorsale per effetto di una riproduzione<br />

caratterizzata dall’attacco<br />

immediato dello strumento, dinamico,<br />

corposo, esteso come mai<br />

finora. La sensazione di una capacità<br />

di riproporre un microcontrasto<br />

notevolissimo mi viene confermata<br />

con i brani Davvero, Davvero<br />

di Mauro Pagani e Cu Jè di<br />

Taberna Mylaensis dove, su buona<br />

parte dello spettro sonoro, l’armonia<br />

tra messa a fuoco degli strumenti,<br />

loro rappresentazione spaziale,<br />

matericità e correttezza timbrica,<br />

è a livelli elevatissimi. Dico<br />

“su buona parte” perché se un piccolissimo<br />

neo si può riscontrare<br />

nei Cremona questo è in una appena<br />

intuibile tendenza ad esaltare<br />

la porzione di gamma medio-bassa<br />

con una percettibile eufonicità.<br />

Strano davvero, perché per contro<br />

la dote forse più sorprendente dei<br />

Cremona risulta l’estrema coerenza<br />

e correttezza agli estremi banda,<br />

molto più avvertibile che in ogni<br />

precedente realizzazione della casa.<br />

In New Moon Daughter di Cassandra<br />

Wilson, il contrabbasso acustico<br />

che apre uno dei brani, utilizzato<br />

in maniera percussiva, è<br />

quasi un caleidoscopio di tutte le<br />

sfumature possibili di questo strumento:<br />

suoni e sfregature sulle corde<br />

sono al tempo stesso secchi ma<br />

corposi e ben delineati, con un impatto<br />

potente ma mai fastidioso. I<br />

Cremona assecondano altrettanto<br />

bene la voce della Wilson nei suoi<br />

virtuosismi vocali: nei pieni e nei<br />

sussurrati, lì dove la voce diventa<br />

tenue o fino alle profondità che la<br />

cantante riesce a scovare dentro<br />

se stessa, la riproduzione è sempre<br />

piacevole, coinvolgente, realistica.<br />

La capacità analitica dei Cremona<br />

viene bene resa con la musica<br />

classica dove la dote di maggior<br />

pregio risulta la stabilità della scena<br />

sonora, ampia ed ariosa, capace<br />

di ben delineare i vari piani sonori.<br />

La breve escursione nel campo<br />

dei formati ad alta risoluzione ci rivela<br />

in The Rave versione SACD di<br />

Rebecca Pidgeon tutte le capacità<br />

dei Cremona in termini di dettaglio,<br />

microanalicità, prontezza e<br />

immediatezza della risposta: il pianoforte<br />

risulta ben dimensionato,<br />

privo di enfasi ma al tempo stesso<br />

corposo e davvero ricco di energia,<br />

mentre la voce raggiunge impatti di<br />

grande presenza sonora senza alcuna<br />

sbavatura ed in pieno controllo.<br />

Davvero incredibili i Cremona<br />

e anche un po’ spiazzanti, se<br />

ci si aspettava una realizzazione<br />

nell’ambito dello stream sonoro<br />

tipico della casa: adatti ad ambienti<br />

medio-grandi, in ragione di una<br />

capacità di proporre frequenze nella<br />

fascia più bassa della gamma<br />

con una notevole compostezza e<br />

articolazione, grazie ad una sensibilità<br />

se non elevata più che accettabile,<br />

non richiedono nemmeno<br />

amplificazioni particolarmente potenti.<br />

Richiedono invece, questo<br />

sì, una giusta scelta dell’amplificazione<br />

per mettere in mostra l’enorme<br />

varietà delle loro doti.<br />

Se sul piatto della bilancia si mette<br />

anche la ricchezza costruttiva, la<br />

qualità di componenti e legni scelti,<br />

si intuisce che a realizzarle è stato<br />

più l’amore che la ragionevolezza:<br />

dal punto di vista del rapporto<br />

qualità prezzo sono decisamente<br />

imbattibili all’interno della<br />

gamma Sonus faber; in assoluto si<br />

assicurano un posto di rilievo nel<br />

ristrettissimo Olimpo dei migliori,<br />

grazie alla sottile alchimia che<br />

unisce armonia ed equilibrio tra<br />

prestazioni sonore, piacevolezza<br />

(non solo per gli occhi, anche tattile!)<br />

e contenuto tecnologico e di<br />

materiali, nel massimo di un sogno<br />

possibile.<br />

Nella pagina accanto.Nella foto grande,<br />

una culla per i Cremona:d’altronde privi<br />

della parete posteriore non potrebbero essere<br />

assemblati altrimenti!<br />

Sotto:postazione di pelletteria.In Sonus<br />

lavora un maestro del trattamento del cuoio;<br />

inoltre il collante utilizzato per il pellame<br />

è a base d’acqua biocompatibile.<br />

In questa pagina,qui accanto:<br />

le prime 50 copie pilota dei Cremona<br />

da recapitare ai vari distributori.<br />

A noi però è toccato l’onore di “testare”<br />

la pietra miliare:i Cremona <strong>001</strong>,come<br />

testimonia la targhetta (a destra)<br />

hanno varcato la soglia di SUONO.<br />

A destra:i morsetti delle Cremona sono<br />

originali;ottima la capacità di mordere<br />

cavi,forcelle e banane.<br />

IL MASSIMO DI UN SOGNO POSSIBILE<br />

Il posizionamento commerciale dei Cremona è appena<br />

al di sotto dei Guarneri con un costo attorno<br />

ai 12 milioni di lire ma l’armonia e l’equilibrio delle<br />

forme e della resa sonora, nonché la storia che<br />

spero con vostro interesse vi è stata raccontata, testimoniano<br />

che in questo caso il posizionamento<br />

merceologico è solo un’astrazione dettata dal<br />

prezzo. In realtà i Cremona sono un punto di arrivo<br />

(non il punto d’arrivo: la Sonus sta già lavorando<br />

su altre interessanti realizzazioni) nel percorso<br />

della casa che nell’arco del tempo ha saputo svincolarsi<br />

dai tanti cliché che le sono stati cuciti addosso.<br />

Uno di questi riguarda gli aspetti tecnologici<br />

dei suoi prodotti, benché gli Extrema, serie limitata<br />

a 1000 esemplari, avessero già dato una dimostrazione<br />

di hi-tech (questi diffusori non hanno<br />

nemmeno un condensatore in serie). Per alcuni<br />

i prodotti Sonus faber sono rimasti avvolti in un<br />

alone di magia che per altri significa mistero,<br />

quasi esistessero segreti dietro queste realizzazioni<br />

(ecco la ragione del titolo di questo articolo).<br />

L’ultimo “segreto” allora ce lo svela ancora <strong>Serblin</strong>,<br />

tradendo una preparazione tecnica di certo<br />

maggiore di quella che vuole lasciare intendere:<br />

“Per quanto riguarda le reti di crossover è nostra<br />

tradizione lavorare con reti molto semplici per trasferire<br />

i segnali con meno intoppi possibile; di qui<br />

la scelta di utilizzare la migliore componentistica<br />

possibile. Tagli dolci che per altro in questi ultimi<br />

anni si sono un po’evoluti; abbiamo spostato<br />

il tiro verso una coerenza di fase che ci è sembrata<br />

molto più utile, anziché badare alla risposta in frequenza<br />

che è molto meno significativa. Bisogna fare<br />

in modo che quei componenti che lavorano<br />

assieme non “litighino”, e qui c’entra la fase: se<br />

si scontrano l’un l’altro e l’un l’altro non si lasciano<br />

suonare, tu avverti delle cose orribili;<br />

quando comincia ad esserci ottimizzazione di fase<br />

senti che le cose vanno a posto da sole...”. E da<br />

questo punto di vista i Cremona rappresentano<br />

davvero l’altro capo, quello più scientifico e riproducibile,<br />

di un filo ideale che trova il suo inizio<br />

nei vecchi diffusori, i Minima, antesignani, per<br />

caso più che per volontà, della coerenza di fase. Lì<br />

dove ad orecchio si era intuito che quella era una<br />

cosa che funzionava, oggi c’è una consapevolezza:<br />

“Credo che per confezionare un pacchetto<br />

credibile, parlando di diffusori acustici, di sistemi,<br />

devono esserci dentro tante cose bene valutate:<br />

qualità, novità, disegno, finitura, suono; con<br />

molta onestà posso dire che Cremona ha tutte queste<br />

caratteristiche”. Per una volta non ci costa molto<br />

essere d’accordo: per tutte le ragioni possibili<br />

e per tutte le ragioni espresse in questo articolo,<br />

questi diffusori rappresentano un nuovo riferimento<br />

del massimo che è possibile ottenere a dei<br />

costi ancora ragionevoli!<br />

- dicembre 2<strong>001</strong> 359


DOSSIER NUOVE FORME, NUOVI SUONI<br />

Sonus faber<br />

Anniversario<br />

con sorpresa<br />

10


Ricordi… ricordi…<br />

Un giovane e atletico redattore<br />

(quello sono, anzi ero, io…), un<br />

Lorenzo (Zen) giovanissimo,<br />

ma gia a metà strada tra il vate e il folletto,<br />

un prodotto da presentare in<br />

quel di Schio, dove Zen muoveva i suoi<br />

passi da negoziante, in uno dei primi<br />

negozi hi-end italici.<br />

Un’improvvisa malattia mi impedì di<br />

onorare l’invito: “Poco male” mi dissi<br />

osservando l’improbabile mostro dal<br />

corpo unico ma con due teste oggetto<br />

della presentazione; “Un affare del<br />

genere non ha molte possibilità di<br />

riuscita”…<br />

Avevo ragione… eppure avevo torto!<br />

Di fatto lo Snail, il progetto per cui un<br />

tal Franco <strong>Serblin</strong> aveva mollato la sua<br />

promettente attività di odontotecnico,<br />

non avrebbe mai avuto una concreta<br />

vita commerciale; di fatto però lo Snail<br />

racchiudeva “in nuce” lo spirito, il patrimonio<br />

estetico e morale della cultura<br />

sonora Sonus faber.<br />

Ovvero dell’unica azienda italiana del<br />

settore hi-fi concretamente ben radicata<br />

in ognuno dei quaranta paesi in<br />

cui viene distribuita: un successo come<br />

(o anche maggiore) di quello del Galactron<br />

dei tempi d’oro, altro marchio<br />

che in questa splendida solitudine ha<br />

rappresentato il made in Italy a livelli<br />

assoluti di qualità e rappresentanza!<br />

Otto milioni di fatturato previsti per il<br />

2003, 24 dipendenti e 30 collaboratori<br />

esterni (tra cui le varie falegnamerie<br />

selezionate per garantire le essenze lignee<br />

della ben nota qualità Sonus faber):<br />

la casa vicentina in cifre è tutta<br />

qui, cifre che testimoniano di una<br />

azienda grande tra i piccoli e piccola<br />

tra le grandi ma con il valore aggiunto<br />

di un’immagine e una qualità riconosciute<br />

in tutto il mondo; forse non in<br />

assoluto (però non mi viene comunque<br />

niente in mente di alternativo) ma<br />

tra i marchi che nel mondo più si avvicinano<br />

a uno status symbol (e dunque<br />

a quello che l’hi-fi è stata nei suoi anni<br />

d’oro) c’è la Sonus faber, nonostante<br />

una tradizionale ritrosia nel promuovere<br />

più di tanto il proprio operato.<br />

Ritrosia, non eccessiva modestia però,<br />

che ben rappresentano l’animo umano<br />

del fondatore, quel Franco <strong>Serblin</strong><br />

di cui sopra che negli anni, grazie alle<br />

sue intuizioni (lui non si definisce un<br />

tecnico, solo un sensibile amante del<br />

buon suono), ha contribuito a mutare<br />

l’idea del diffusore.<br />

Ma ritorniamo per un momento allo<br />

Snail e ai capisaldi, se pur in nuce, della<br />

filosofia di <strong>Serblin</strong>: si trattava di un diffusore<br />

a geometria variabile realizzato<br />

utilizzando differenti essenze lignee,<br />

completamente in legno e dall’aspetto<br />

“un po’ leonardesco”.<br />

Se c’è un valore che si associa al marchio<br />

vicentino del “suono fatto a mano”<br />

(Sonus faber) questo è proprio in<br />

quella nobiltà donata alla costruzione<br />

del cabinet, quell’ispirarsi ai concetti<br />

della liuteria che diventerà una costante,<br />

quasi un’ossessione, nei prodotti<br />

Sonus faber.<br />

E così, con un salto cronologico arriviamo<br />

al 1983, anno in cui nasce commercialmente<br />

la Sonus faber, anche se dagli<br />

stimoli leonardeschi si è passati a<br />

una più ragionevole dimensione, anzi<br />

micro-dimensione che è quella dei mini<br />

diffusori: con i Parva (1983) e soprattutto<br />

i Minima (1984) la casa vicentina<br />

percorre la strada tracciata dalle ProAc<br />

Tablette (a cui si deve il rilancio dei mini<br />

diffusori come diffusori all round in<br />

antitesi con l’algido equilibrio delle<br />

storiche BBC LS 3/5 a); ma la Sonus faber<br />

dona al genere un vestito e delle<br />

prestazioni acustiche che ne fanno immediatamente<br />

un riferimento.<br />

Sintesi della filosofia, delle capacità acquisite<br />

è nel 1987 l’Electa Amator, diffusore<br />

che farà conoscere al mondo la<br />

Sonus faber e che, soprattutto, rimarrà<br />

per oltre dieci anni senza modifiche,<br />

simbolo di un impegno tecnologico almeno<br />

al pari di quello umanistico, di<br />

una perfezione e un equilibrio raggiunti<br />

e insuperabili secondo la casa.<br />

L’Extrema (1991) è qualche cosa di più<br />

di un raffinato esercizio tecnologico<br />

(mille copie prodotte) con un ulteriore<br />

passo in avanti dal punto di vista delle<br />

forme assoggettate alle leggi della fisica<br />

ma quasi desiderose di evaderne.<br />

A quel punto da quasi due anni in<br />

azienda opera Cesare Bevilacqua (l’attuale<br />

proprietario): alle intuizioni, alla<br />

magia dei luoghi che circondano <strong>Serblin</strong><br />

e la sua attività (e di cui <strong>Serblin</strong> riesce<br />

a catturare lo splendido equilibrio<br />

ideale: “i luoghi dove studiamo e interpretiamo<br />

il suono ci vengono in aiuto<br />

con le loro bellezze naturali ricreando<br />

quelle condizioni ideali che ci ispirano”),<br />

si sommano le capacità organizzative<br />

e di programmazione di Bevilacqua,<br />

cresciuto in un ambiente familiare di<br />

stampo imprenditoriale e proveniente<br />

dal managment del F.C. Milan calcio.<br />

Il progetto Sonus faber assume valenza<br />

e consistenza internazionale…<br />

Lo “strappo” è nel 1993: Sonus faber<br />

abbandona la tradizionale forma a<br />

parallelepipedo del diffusore… eliminando<br />

due pareti!<br />

Caso o volontà (è nell’indeterminatezza<br />

che nascono i miti e le storie) vogliono<br />

che la nuova “forma” ricordi<br />

quella antica del liuto, così come fu disegnata<br />

da Antonio Stradivari, artista<br />

liutaio discepolo di Niccolò Amati con<br />

Giuseppe Guarneri (a lui Paganini<br />

commissionò il suo famoso violino),<br />

uno dei grandi liutai della scuola di<br />

Cremona.<br />

A Guarnirei, detto del Gesù, è dedicato<br />

appunto il Guarneri <strong>Homage</strong>.<br />

Si tratta di un diffusore che inevitabilmente<br />

fa parlare di sé per la sua unicità<br />

(costruzione a segmenti accoppiati,<br />

altoparlanti fatti a mano) coadiuvata<br />

da un’estetica impeccabile dove le essenze<br />

lignee, l’accuratezza artigianale<br />

del manufatto costituiscono il leit<br />

motive, il cuore dell’intero operato<br />

della casa.<br />

È il primo di una triade di omaggi con i<br />

quali <strong>Serblin</strong> vuole onorare i maestri<br />

liutai che lo hanno ispirato e avvinto: la<br />

parentesi della linea Concertino<br />

(1995), una pausa di riflessione e una<br />

divagazione verso l’elettronica (con il<br />

Musica - 1997 - e la collaborazione con<br />

Ken Ishiwata) precede in salto verso i<br />

diffusori da pavimento con la Amati<br />

<strong>Homage</strong> del 1998; secondo tributo,<br />

questa volta agli Amati, l’altra famiglia<br />

di liutai di Cremona.<br />

Poi è storia recente: a Dicembre 2<strong>001</strong><br />

SUONO presenta in anteprima mondiale<br />

i Cremona, di fatto un omaggio<br />

alla città dei liutai, un anno esatto dopo<br />

i Cremona Auditor, un ritorno al diffusore<br />

da supporto (eccellente equilibrio<br />

tra le caratteristiche di eccellenza<br />

della linea e costi e dimensioni ragionevole),<br />

ancora una volta in anteprima<br />

mondiale su SUONO!<br />

11


DOSSIER<br />

NUOVE FORME, NUOVI SUONI<br />

Mercoledì 15 ottobre, ore 11.00<br />

Sembrerebbe inevitabile dunque<br />

che anche quest’anno<br />

l’abbinata felice Sonus faber<br />

- SUONO sia destinata a ripetersi…<br />

e difatti così è: i due fascicoli<br />

di Dicembre sono stati i più venduti<br />

nell’anno di appartenenza e i<br />

due diffusori sono stati un successo<br />

commerciale notevole!<br />

Questi ricordi infatti mi assalgono<br />

intanto che l’autostrada scorre sotto<br />

le ruote della mia vettura in direzione<br />

Vicenza - Arcugnano verso<br />

la sede della Sonus faber o, meglio<br />

dire, verso la nuova sede della Sonus<br />

faber: sono il primo giornalista<br />

al mondo che la visiterà!<br />

Se la cosa vi sembra da poco, vale<br />

la pena di chiarire subito un concetto:<br />

la nuova sede in perfetta<br />

sintonia con la tradizione Sonus<br />

faber è a dir poco originale, se<br />

non rivoluzionaria!<br />

Si tratta di una fabbrica - modello<br />

caratterizzata, Sorpresa! dalla forma<br />

a liuto: come dire, continuità<br />

da ogni punto di vista…<br />

Non sprecherò parole a descrivere<br />

ciò che le immagini possono<br />

fare meglio di mille parole: c’è<br />

dell’altro!<br />

Se infatti non è trascurabile festeggiare<br />

con un originale investimento<br />

di oltre 1.500.000 euro (e<br />

un +30% nei fatturati rispetto allo<br />

scorso anno) il proprio ventesimo<br />

anniversario, c’è da mantenere<br />

una promessa e chiudere un trittico<br />

annunciato.<br />

È ciò che troverete nelle prossime<br />

pagine e che, vi assicuro non vi<br />

aspettereste davvero: per questo,<br />

complice l’impaginazione grafica<br />

di questo articolo, dovete ancora<br />

voltare pagina per assimilare la<br />

sorpresa.<br />

Ancora poche righe per ipotizzare<br />

chiuso un ciclo, cosa dobbiamo<br />

aspettarci ancora per il futuro:<br />

“Abbiamo tre strade davanti a<br />

noi.” dice Bevilacqua “La prima è<br />

quella, prendendo esempio dalla<br />

B&W di crescere sempre più cercando<br />

di monopolizzare il mercato,<br />

la seconda, ispirandoci all’esempio<br />

di produttori come Linn,<br />

di offrire a 360 gradi il nostro<br />

concetto di qualità.”<br />

E la terza?<br />

Nella sua banalità, la più rivoluzionaria:<br />

essere “soltanto” Sonus<br />

faber e continuare a crescere poco<br />

alla volta nel rispetto di tempi e<br />

modalità “umane”.<br />

La strada è tracciata!<br />

1<br />

12 6060


Diffusori Sonus faber Stradivari<br />

2<br />

1 • Sala d’ascolto<br />

2 • Ufficio tecnico<br />

3 • Ingresso<br />

4 • Giardino interno<br />

3<br />

La nuova sede di Sonus faber è stata progettata<br />

da Studio Albanese<br />

4<br />

13


DOSSIER NUOVE FORME, NUOVI SUONI<br />

l’ellisseperfetta<br />

di Paolo Corciulo<br />

Quando finalmente li vedi e li tocchi, è la<br />

sorpresa a far da padrone: te li saresti aspettati<br />

più grossi e massicci ma soprattutto sviluppati<br />

in profondità e non solamente in larghezza!<br />

Gli Stradivari sono destinati, forse per definizione,<br />

a stupire da ogni punto di vista, non escluse le prestazioni sonore.<br />

Sembrano quasi minuti, gli<br />

Stradivari, quando finalmente<br />

ti si parano davanti e, credo,<br />

sia Cesare che Franco si saranno<br />

divertiti non poco a vedere<br />

le facce stupite di noi giornalisti,<br />

io e quelli che mi hanno seguito,<br />

quando i nuovi diffusori top della<br />

gamma, alla fine del giro nella<br />

nuova e bellissima fabbrica, vengono<br />

infine svelati.<br />

136 centimetri (più o meno l’altezza<br />

di un ragazzino di 12 anni) ma<br />

ben 75 kg (il peso a cui spero un<br />

giorno di tornare!) che scompaiono<br />

letteralmente alla vista grazie alla<br />

forma sfuggente a pianta ellittica:<br />

armonizzata sul piano verticale da<br />

una doppia ellisse, quest’ultima del<br />

tutto formale lì dove invece la prima<br />

è assolutamente sostanziale, che<br />

crea vie di fuga insospettate<br />

A prima vista buona parte della sorpresa<br />

è determinata dall’impressione<br />

che <strong>Serblin</strong> abbia “tradito” la<br />

sua filosofia (rinunciando allo sviluppo<br />

in profondità a favore di quello<br />

in larghezza) ma se si esamina la<br />

sezione orizzontale del diffusore,<br />

si scopre che non è altro che… un<br />

doppio “liuto” dove Franco, mutato<br />

il punto di vista, posiziona gli<br />

altoparlanti sul piano più largo, ma<br />

curvo e dunque privo di ostacoli,<br />

spigoli e tutto ciò che si oppone alla<br />

naturale propagazione del suono<br />

emesso.<br />

Una situazione che simula non più<br />

una sorgente “puntiforme” ma un<br />

piano infinito con tutti i suoi pregi<br />

e quasi nessuno dei suoi difetti!<br />

Finalmente le condizioni per generare<br />

un campo sonoro omogeneo,<br />

nell’ambiente e tra le casse, vivo,<br />

vivace dove il suono viene<br />

proiettato con “energia” verso l’ascoltatore.<br />

Forse per questo <strong>Serblin</strong><br />

evoca le delicate armonie della<br />

tavola armonica del violino per<br />

eccellenza, per rimarcare non solo<br />

la magia di un nome così impegnativo<br />

come quello che gli Stradivari<br />

si portano addosso, ma le<br />

emozioni riservate ai pochi fortunati<br />

che hanno potuto ascoltare uno<br />

Stradivari (il sottoscritto a Ninfa<br />

grazie al Maestro Accardo e al suo<br />

Hart ex Francescatti: vi ho fatti<br />

morire di invidia?).<br />

L’evocazione e la passione mai nascosta<br />

di Franco per i maestri liutai,<br />

arriva fino a evocare con le finiture<br />

la lacca utilizzata dal maestro per le<br />

sue creature, anche se per funzioni<br />

completamente differenti che in un<br />

violino: un effetto visivo straordinario,<br />

raramente si sono viste fino a<br />

ora realizzazioni che utilizzano una<br />

finitura trasparente lucida e brillante,<br />

realizzata grazie al passaggio<br />

di più mani di vernice e alla lucidatura<br />

a mano.<br />

La scheda tecnica ci dice che gli<br />

Stradivari sono un sistema a tre vie,<br />

quattro altoparlanti caricati in bass<br />

reflex. Anche il medio è caricato in<br />

questo modo, e i condotti di accordo<br />

sono situati sul pannello posteriore<br />

ed entrambi (medio e coppia di woofer)<br />

lavorano in volumi separati.<br />

È previsto che il crossover (definito<br />

al 95% al momento della mia visita<br />

dove era ancora posto esternamente<br />

al diffusore) venga affogato<br />

in un sarcofago di resina smorzante<br />

per isolarlo dalle vibrazioni interne<br />

al mobile (bobine<br />

e condensatori sono<br />

particolarmente<br />

sensibili alle sollecitazioni<br />

meccaniche). Proseguendo<br />

sulla strada intrapresa<br />

nel progetto Cremona, il filtro è un<br />

tre vie, con pendenza 6 db per ottava<br />

nella banda utile di ogni altoparlante<br />

ma anche a pendenza variabile<br />

che corregge gli altoparlanti<br />

fuori dalla banda (multislope):<br />

anche in questo caso si ottiene il meglio…<br />

senza il peggio!<br />

Anche dal punto di vista della ripartizione<br />

delle frequenze i tagli<br />

sono studiati in modo che il tweeter<br />

sia incrociato con il medio molto<br />

più in alto che in passato. Conseguentemente,<br />

e qui siamo di fronte<br />

alla vera evoluzione sonora del progetto,<br />

assume assoluta rilevanza<br />

l’altoparlante destinato alla riproduzione<br />

della gamma media.<br />

Già in passato, in tal senso, l’attenzione<br />

di <strong>Serblin</strong> si era concentrata<br />

sulla produzione limitata e artigianale<br />

di Ejvind Skaaning (vedi woofer<br />

dei Guarneri) ex progettista della<br />

Dynaudio e “papà” di molti brevetti<br />

di questa casa: il passaggio<br />

delle consegne da padre a figlio<br />

(Per Skaaning) ha coinciso con una<br />

dimensione maggiormente “aziendale”<br />

della società che da un lato fuga<br />

i dubbi di Franco (“quando Skanning<br />

non produrrà più dovremo sospendere<br />

i Guarneri”) dall’altro lo<br />

ha convinto a ricorrere ancora una<br />

volta all’esperienza del maestro danese<br />

per mettere a punto, insieme, il<br />

medio, componente strategico degli<br />

Stradivari. Il mobile infine conferma<br />

il cammino intrapreso verso il massimo<br />

equilibrio tra tecnica e sensibilità<br />

dell’artigiano: sonus faber a tutti<br />

gli effetti, tanto più nel momento in<br />

cui, con dispendio enorme, la materia<br />

all’origine viene selezionata in modo<br />

che ogni singolo tassello, costola, che<br />

compone la struttura del mobile, contribuisce<br />

all’omogeneità elastica e<br />

meccanica della struttura: le costole<br />

sono realizzate in laminato di varie essenze<br />

accoppiate e incollate con materiale<br />

viscoso e antirisonante. Il tut-<br />

14 62 dicembre 2003 • SUONO


Diffusori Sonus faber Stradivari<br />

to sulla strada di avvicinamento all’obiettivo:<br />

“le risonanze in un mobile<br />

non si possono del tutto annullare, occorre<br />

accompagnarle… ”<br />

Last but non least un ulteriore spunto<br />

di riflessione, l’ennesima intuizione<br />

del papà del suono fatto a mano:<br />

“coerenza metallurgica” (il termine è<br />

di Franco).<br />

Ovvero la scelta di un unico materiale<br />

per realizzare cablatura interna,<br />

morsetti e (in un futuro) il trasporto<br />

del segnale fino all’amplificatore.<br />

Fa un po’ impressione vedere <strong>Serblin</strong><br />

maneggiare fili e filetti fino a<br />

selezionare una lega di argento che<br />

(corsi e ricorsi della storia) viene utilizzata<br />

in odontoiatria!<br />

Le parole per dirlo<br />

Premetto che il test è stato eseguito<br />

non nel nostro ambiente controllato<br />

(direttamente presso la sede dell’azienda<br />

vicentina) ma utilizzando un software<br />

di riferimento noto: per quanto mi riguarda<br />

non rappresenta un problema<br />

dato che in questi casi, vale la regola che<br />

vuole, a certi livelli di prestazioni, che<br />

eventuali fattori (acustica ambientale,<br />

elementi della catena utilizzata) non<br />

controllati possono solo peggiorare il risultato<br />

ma non migliorarlo. A rimetterci<br />

da un simile test potrebbe essere solo lo<br />

Stradivari! Ma concesso il beneficio del<br />

dubbio per gli eventuali difetti e la certezza<br />

delle qualità per quanto riguarda<br />

gli eventuali commenti positivi, ricordando<br />

che non è mia abitudine già in<br />

condizioni controllate esprimere giudizi<br />

assoluti, concludo la premessa e riferisco…<br />

Come anticipato non è tanto la<br />

caratura qualitativa del diffusore a colpire<br />

a un primo acchito (inevitabilmente<br />

da un sistema di riferimento Sonus faber<br />

non ci si aspetta niente di meno di una<br />

riproduzione di altissimo livello - a proposito<br />

il prezzo è fissato in circa 30.000<br />

euro la coppia).<br />

Ciò che davvero spiazza è un effetto simile<br />

a quello che si prova quando si vede il<br />

diffusore per la prima volta,attendendosi<br />

tutt’altro per forme, volumi e altezze.<br />

Negli Stradivari scompare totalmente la<br />

personalizzazione del suono Sonus faber,<br />

quella sensazione di calore, che a volte si<br />

impone nelle realizzazioni della casa,a favore<br />

di una strabiliante sensazione di neutralità.Il<br />

diffusore non si impone,non attira<br />

l’attenzione ma lascia fluire naturalmente<br />

musica, soltanto musica, sottolineandone<br />

le qualità e gli aspetti interpretativi.Lì<br />

dove il progetto prevede atmosfere<br />

intimistiche lo Stradivari propone il calore<br />

del piccolo club, lì dove vengono richiesti<br />

muscoli e dinamica vengono offerte queste<br />

caratteristiche.È impressionante il contrasto<br />

tra il design come sempre splendido<br />

che si impone e la sensazione acustica<br />

di totale assenza e trasparenza del diffusore.Sembra,e<br />

forse è,un atto di ulteriore<br />

maturità di <strong>Serblin</strong> (“Gli esami non finiscono<br />

mai”) dove la sublimazione sta nel non<br />

imporre più, neanche in piccola parte, la<br />

propria visione!<br />

Dal punto di vista dell’articolazione è davvero<br />

impressionante la coerenza dello Stradivari<br />

sull’intera gamma e non si notano<br />

mai ritardi o code in determinate frequenze:<br />

drammaticamente devo ammettere<br />

che il taccuino rimane inesorabilmente<br />

vuoto quando nel susseguirsi dei<br />

brani mi appresto a stendere le abituali<br />

notazioni riferite alle varie porzioni della<br />

gamma e del comportamento.<br />

Musica, solo musica.<br />

E Stradivari è anche sorprendentemente,<br />

rispetto al “passo felpato”che tradizionalmente<br />

caratterizza il prodotto Sonus faber,<br />

un diffusore estremamente reattivo pronto<br />

a attacchi e rilasci anche se tutto questo<br />

avviene con un garbo estremo sottolineato<br />

dalla solidità del rapporto prospettico<br />

e di equilibrio tonale indipendente<br />

dal volume sonoro; doti che rendono anche<br />

possibile, a basso volume, intrattenere<br />

una conversazione durante l’ascolto<br />

senza rinunciare sia al “cicalare”che a tutto<br />

il contenuto dinamico della musica!<br />

In alto: Franco <strong>Serblin</strong> e la sua creatura.<br />

Qui accanto: il tweeter è un’evoluzione<br />

del prodotto già impiegato sui Cremona<br />

sebbene sia realizzato dalla Scan Speck<br />

invece che dalla Vifa: la flangia è completamente<br />

disegnata per <strong>Serblin</strong> e le modifiche<br />

al prodotto di serie riguardano il disegno<br />

della camera posteriore di decompressione.<br />

Il midrange (15 cm) è prodotto<br />

da Skaaning espressamente per questo<br />

progetto: cestello, parapolvere e membrana<br />

sottolineano le chiare origini del<br />

costruttore. Lunga escursione, supporto<br />

in Kapton della bobina, anello di Faraday<br />

sono solo alcuni dei capisaldi di questo<br />

artigiano.<br />

A destra: non sembra ma si tratta di Seas:<br />

la coppia di woofer utilizzati è stata sviluppata<br />

ad hoc per lavorare in un volume<br />

ridotto e per sopportare grandi potenze<br />

applicate.<br />

Sotto: il materiale utilizzato per la cablatura<br />

interna e per la realizzazione dei morsetti<br />

proviene dal settore odontotecnico.<br />

SUONO • dicembre 2003 15 63


INTERVISTA FRANCO SERblIN<br />

Che fine ha fatto Franco?<br />

Una notte insonne, le congiunture astrali o le affinità elettive, ci hanno portato a porci la domanda giusta al<br />

momento giusto: che fine ha fatto Franco? Se quel Franco è <strong>Serblin</strong> che è il papà delle prime Sonus faber e se <strong>Serblin</strong> si<br />

è appena risvegliato dal dorato sabbatico in cui s’era rinchiuso e ha tante cose da dire, la cosa si fa interessante…<br />

di Paolo Corciulo<br />

Che cosa fate voi quando<br />

e se soffrite di insonnia?<br />

Io insieme a milioni di miei<br />

simili navigo in rete! Visito siti<br />

improbabili e ripongo in Google<br />

e nel segreto del silenzio notturno<br />

le mie domande più indiscrete.<br />

Mi viene voglia di sapere che fine<br />

ha fatto il mio compagno di banco<br />

alle elementari, dove è finita la<br />

mia prima fidanzata, che fa questo<br />

e quello; insomma navigando<br />

mi balocco e mi abbevero a quel<br />

crogiuolo dal quale estrarre il calice<br />

amaro o meno di una risposta<br />

esauriente, inclusa la possibilità di<br />

una ventata di autostima, quella<br />

che deriva dal digitare il proprio<br />

nome e vedere se la rete ha un’evidenza<br />

di voi stesso…<br />

In una notte di quelle, una di<br />

quelle notti in cui vengono fuori<br />

desideri e rimorsi (magari per tutte<br />

quelle cose che non ti ho detto,<br />

magari per tutte le persone a cui<br />

avresti dovuto fare una chiamata<br />

e non l’hai fatta…), una delle persone<br />

“digitate” su Google è stata<br />

Franco <strong>Serblin</strong>…<br />

Dal quando Franco aveva venduto<br />

la sua partecipazione in Sonus faber,<br />

l’avevo incontrato “a singhiozzo”,<br />

sempre più sporadicamente<br />

negli ultimi tre anni, accompagnando<br />

ogni incontro ad uno di<br />

quegli ipocriti “poi ci sentiamo”<br />

che sono falsi non perché non lo si<br />

voglia fare ma perché la vita…<br />

Così l’interrogativo (che fine ha<br />

fatto Franco?) s’era fatto prima<br />

urgente, poi come accade in questi<br />

casi in parte era caduto nell’oblio,<br />

in un posto indefinito della memoria<br />

da cui un piccolo campanello<br />

d’allarme suonava spesso: sarebbe<br />

un peccato perdere un amico,<br />

uno di quelli che rende il vuoto<br />

lasciato… un po’ più vuoto.<br />

Così visto che è notte, che ho<br />

già scoperto che la mia ex fa<br />

la ginecologa, che di almeno 2<br />

amici d’infanzia non c’è traccia<br />

e, grazie a dio non si sono nemmeno<br />

iscritti a Facebook, alla<br />

fine digito: F.R.A.N.C.O. e poi:<br />

S.E.R.B.L.I.N. Google ronza<br />

impercettibilmente (è un motore,<br />

no?), si apre la pagina e in cima<br />

alla lista ecco un link (www.francoserblin.it)<br />

alla “Franco <strong>Serblin</strong><br />

R&D”: sito bello, elegante<br />

con quel non so che in perfetta<br />

continuità con la concreta astrattezza<br />

della magia Sonus faber.<br />

Una foto di Franco che quasi cesella<br />

un “coso” rende il suono del<br />

16 18 dicembre 2009 • SUONO


Che fine ha fatto Franco?<br />

SUONO: Che cosa si prova ad<br />

essere parte della “manovella della<br />

storia”?<br />

Franco <strong>Serblin</strong>: Soddisfazione,<br />

molta soddisfazione! Quando<br />

il sindaco di Cremona ha visto<br />

l’omaggio a Guarneri mi disse<br />

“questa non è una cassa acustica<br />

è uno strumento! Direi di metterlo<br />

vicino ai violini…”, ecco<br />

per me la cosa poteva finire lì; poteva<br />

effettivamente finire lì… Nel<br />

percorso della mia storia, quella<br />

tappa era inevitabilmente, un premio.<br />

Gli aspetti economici, credimi,<br />

sono secondari: mia mamma<br />

mi diceva “tu fai bene poi il resto<br />

viene da solo”. Ecco questo è il<br />

mio modo di fare le cose…<br />

Probabilmente non entrerai nella<br />

Hall of fame del Ces! Anche se<br />

Sonus faber ha lasciato il segno,<br />

il fatto di essere italiani ne ha<br />

probabilmente limitato l’enfasi.<br />

Hai vissuto di più la limitazione<br />

o la sfida determinata da questo<br />

handicap? Essere italiani è una<br />

molla per diventare ancora più attivi<br />

(e ha determinato il fatto che<br />

Sonus faber abbia conquistato<br />

una notevole fama)? Se vogliamo<br />

comunque oggi Sonus faber si è<br />

comprata Audio Research!<br />

Quando ho cominciato, i segnali<br />

del mercato erano “belli tosti”,<br />

proprio da parte dei grossi nomi:<br />

c’era l’interesse degli importatori<br />

e una risposta forte a ciò che si<br />

faceva.<br />

Ti assicuro che io non credevo<br />

alla possibilità di un successo<br />

commerciale; credevo solo nella<br />

bontà di quello che facevo, perché<br />

mi piaceva. Sono stati proprio i<br />

primi approcci con qualche negoziante<br />

che veniva lì da chissà dove<br />

a prendersi della roba (ma i primi<br />

diffusori se li portavano a casa<br />

loro!) a rappresentare la prima<br />

avvisaglia che la cosa poteva funzionare.<br />

Poi mi ricordo Mr Hiro<br />

Noda della Noah di Tokio che veniva<br />

a trovarmi (ma per prendersi<br />

un bicchiere!). Poi una volta ha<br />

campanello d’allarme più penetrante:<br />

prenderei la cornetta in<br />

mano se non fossero le tre di mattina<br />

e l’ipotesi di essere mandato<br />

a quel paese è una certezza.<br />

Ma domani, domani mattina, lo<br />

giuro farò quella telefonata e te<br />

lo chiederò: che fine hai fatto,<br />

Franco?<br />

Il luogo dell’appuntamento è al<br />

crocevia tra le varie tangenziali<br />

che consentono di accedere<br />

a Vicenza; ci arriviamo nello<br />

stesso momento quasi ci fossimo<br />

sincronizzati: nemmeno<br />

ci fermiamo, un breve cenno<br />

di saluto e giusto il tempo di<br />

rimanere stupito dalla vettura,<br />

tutto fuorché d’ordinanza, con<br />

cui Franco <strong>Serblin</strong> si presenta: è<br />

una Fiat 500 Abarth di un bianco<br />

candido, reminiscenza di una<br />

gioventù passata in cui “mi divertivo<br />

a fare le corse in salita”.<br />

È proprio vero, non si conosce<br />

mai una persona abbastanza e,<br />

come diceva il grande Eduardo<br />

De Filippo non ci si stanca mai<br />

di imparare…<br />

<strong>Serblin</strong> ha un bell’aspetto, davvero<br />

rilassato, e mi viene voglia<br />

di ricacciarmi in gola la prima<br />

domanda che mi ero preparato<br />

(Come vedi questo mondo da lì<br />

fuori?) se non fosse che dopo un<br />

breve tragitto con gli occhi incollati<br />

al culo di una cinquecento,<br />

ci ritroviamo nel suo buen ritiro<br />

che altri non è che una parte di<br />

una splendida fattoria riadattata:<br />

soffitti altissimi con travi in<br />

legno, un accogliente ambiente<br />

principale che ci accoglie con<br />

segreti che mi impegno preventivamente<br />

a non svelare e che, comunque<br />

rivelano che il papà dei<br />

Minima non se n’è stato con le<br />

mani in mano… C’è la sua scrivania<br />

con carte e altoparlanti,<br />

una serie di computer e un banco<br />

di lavoro nella stanza accanto<br />

che “puzzano” di attività in<br />

atto… Insomma, Franco <strong>Serblin</strong><br />

c’è e lotta insieme a noi o, perlomeno,<br />

ci guarda non troppo<br />

da lontano, dall’alto di una vita<br />

professionale già cavalcata lungo<br />

le massime vette.<br />

Quindi la prima domanda sale<br />

naturale alle labbra…<br />

SUONO • dicembre 2009 17 19


INTERVISTA FRANCO SERblIN<br />

visto le Electa Amator e lì<br />

è partita la cosa, perché<br />

noi non riuscivamo a farne<br />

abbastanza nemmeno<br />

per soddisfare solo lui...<br />

Le facevamo in giardino,<br />

tant’è che a volte ci veniva<br />

richiesto “perché c’è l’erba<br />

nella confezione?”.<br />

Dal punto di vista economico,<br />

tutto questo<br />

piacere me lo pagavo<br />

di tasca mia! Finché<br />

con le Electa<br />

Amator, che non se<br />

ne facevano mai<br />

abbastanza, sono<br />

“sceso dal monte” e<br />

ho preso un terreno<br />

per costruire…<br />

Risaliamo indietro negli<br />

anni fino alla metà<br />

dei ’70: di famiglia eri<br />

dentista…<br />

Nello specifico io ho<br />

fatto l’odontotecnico<br />

per molti anni; il trattamento<br />

del legno era<br />

un tarlo che ho ereditato<br />

da mio padre; lui era falegname<br />

e faceva carrozze<br />

per lo stato italiano. Il piacere<br />

di plasmare il legno (e<br />

poi a casa mia c’era sempre<br />

della buona musica di fondo)<br />

fa parte della mia infanzia.<br />

Erano gli anni in cui in Italia arrivavano<br />

in grandi sistemi americani<br />

e questo spiega perché poi<br />

io mi sono avventurato in quella<br />

strana avventura che sono<br />

stati gli Snail. Erano momenti<br />

di estrema eccitazione<br />

e, direi, anche di estrema<br />

confusione, perché non era stato<br />

messo a fuoco che cosa effettivamente<br />

valeva la pena portarsi a<br />

casa: l’abbinata Klipsch e Phase<br />

Linear era il tipico esempio di una<br />

stravaganza fine a se stessa!<br />

Quando decisi di lanciarmi in questa<br />

avventura, ricordo di aver parlato<br />

con Ejvind Skaaning che allora<br />

era progettista della Dynaudio<br />

e lui, persona simpaticissima, mi<br />

chiedeva che cosa avessi in mente.<br />

“Vorrei fare un piccolo diffusore<br />

prezioso in tutti sensi: le case diventano<br />

sempre più piccole è c’è<br />

una difficoltà da parte della famiglia<br />

ad accettare questi giganti<br />

che sono effettivamente molto<br />

brutti”, gli rispondevo. “Interessante.<br />

Hai qualche cosa da farmi<br />

vedere?”. Allora stavo facendo il<br />

Parva e lui ha detto: “Sì, mi piace,<br />

ma dove vuoi venderlo?”.<br />

“Come dove vuoi venderlo? Non<br />

lo so, perché non so niente di<br />

commercio…”.<br />

E lui di rimando: “È importante<br />

che tu mi dica dove vuoi venderlo<br />

perché poi io ti dico come deve<br />

suonare”. Ecco quella cosa è stata<br />

una mazzata! “Ma come è possibile<br />

non ci credo…”. “No è così”,<br />

mi rispose “se lo vendi in America<br />

devi farlo suonare così, in Germania<br />

in un altro modo…”.<br />

Quella è stata una cosa che ho fatto<br />

fatica a digerire; anzi: di fatto<br />

non l’ho mai digerita perché non<br />

ho mai fatto così; credevo in quello<br />

che facevo, arrivavo in fondo in<br />

qualche modo e quello era! Doveva<br />

andar bene per tutti!<br />

Durante questo periodo di avviamento<br />

e prima della legittimazione<br />

del mercato, hai mai dubitato<br />

di potercela fare?<br />

Moltissimo. Moltissimo e non<br />

solo: mi vergognavo di questa<br />

passione! Io facevo un altro mestiere<br />

e per diletto andavo per le<br />

colline dove avevo un casolare e<br />

con amici ci si arrangiava (lì sono<br />

nati Parva, Electa, Electa Amator,<br />

Minima…). Tutte le cose che venivano<br />

fuori erano il frutto non di<br />

una cultura di settore ma di una<br />

passione. Il Minima poi è stato<br />

una cosa che è rimasta: questa<br />

dolcezza e questo filtro elementare<br />

alla fine convincono sempre…<br />

Ora che l’esperienza è decantata<br />

(Franco dal 2006 non fa più parte<br />

della Sonus faber - ndr), che cosa<br />

ti è rimasto di questa “galoppata<br />

selvaggia” che ha attraversato 30<br />

anni della tua e della nostra storia?<br />

Che non basta solo la cultura ma<br />

ci vuole anche parecchia fantasia!<br />

Quel che ho messo insieme<br />

in questi anni è stato innanzitutto<br />

una grande lezione, nel senso che<br />

anche per me c’è stato un momento,<br />

quando ti sembra che tutto sia<br />

possibile, che mi sentivo aperto<br />

a tutte le possibilità. Con l’età e<br />

l’esperienza di 30 anni alle<br />

spalle, ritengo che bisogna<br />

fare un atto di umiltà, convincendosi<br />

che in questo<br />

settore non c’è niente da<br />

inventare, casomai tante<br />

cose da riscoprire! Questa<br />

è stata una bella riflessione<br />

che ho fatto quando me<br />

ne sono andato. Che cosa<br />

faccio? Ho voglia ancora di<br />

trovare un argomento e svilupparlo?<br />

Allora sono andato<br />

a scartabellarmi che<br />

cosa aveva fatto Allison,<br />

Berkovitz, Klipsch… ed è<br />

stato molto bello riscoprire<br />

certe cose che rimangono lì.<br />

Bisogna avere inoltre<br />

l’onestà di dire che comunque,<br />

ogni cosa sarà sempre<br />

un compromesso: tu parli<br />

in giro per il mondo con<br />

delle belle teste, gente che<br />

ha una cultura, anche<br />

ben<br />

più sostanziosa della tua, e alla<br />

fine questo è quello che viene fuori.<br />

Una cosa che ti frena ma con cui<br />

bisogna fare i conti è la consapevolezza<br />

che se si è cercato di fare il<br />

meglio, si è fatto quello che si può;<br />

un po’ come il medico che non può<br />

salvare tutti ma ci prova…<br />

Ho cercato di mettere nei miei<br />

prodotti più che potevo, naturalmente<br />

con le mie limitazioni.<br />

Mi ricordo che una volta Paolo<br />

Nuti (allora direttore di Audio<br />

Review - ndr) mi disse: “tu riesci<br />

a fare questa cosa perché sei<br />

senza cultura!”. Verissimo: se pedissequamente<br />

cerchi di applicare<br />

delle regole fai danni mostruosi!<br />

È il bello di questo mondo: ognuno<br />

dice la sua, qualcuno più convincente<br />

degli altri, ma guai a non<br />

avere storia, te la devi costruire…<br />

Hai detto che non c’è nulla da<br />

inventare… Per che cosa allora<br />

“vale la pena di vivere e morire”?<br />

20 dicembre 2009 • SUONO<br />

18


Che fine ha fatto Franco?<br />

Non si inventa niente, semmai si<br />

riscopre quello che è stato detto.<br />

Ed è stato detto, ed è stato scritto,<br />

tutto, in maniera indelebile! Per<br />

citarne uno: Roy Allison. Si è reso<br />

conto di come non fosse possibile<br />

montare solo due altoparlanti senza<br />

preoccuparsi di cosa succede<br />

poi nell’ambiente…<br />

Una realtà che Amar Bose ha<br />

mostrato in modo molto chiaro<br />

e Klipsch ha fatto la Klipschorn<br />

per metterla nell’angolo tenendo<br />

conto dell’iterazione con le pareti.<br />

Mi ricordo che ero a Cremona<br />

con Salvatore Accardo per la<br />

questione degli homage. Si camminava<br />

in giro per la città con<br />

questi preziosissimi violini (non<br />

ricordo ma probabilmente avevo<br />

in mano un Amati…)… Si andava<br />

in giro a cercare luoghi dove<br />

poter registrare e ad Accardo non<br />

gliene andava bene uno! Certo<br />

non era lo strumento ad esser in<br />

discussione! Poi finalmente nella<br />

villa del Marchese di Cavalcabò<br />

ha trovato delle stanze con la volta<br />

che gli andavano bene. Questo<br />

per dire quanto incide l’ambiente<br />

e, nel nostro mondo, la triade<br />

stanza-amplificatore-diffusore.<br />

È una cosa che deve sposarsi, c’è<br />

poco da fare, e l’ambiente ha una<br />

responsabilità determinante.<br />

Ecco: già da tempo c’era una mia<br />

insoddisfazione nell’ascoltare un<br />

diffusore tradizionale a tre vie<br />

(un due vie no; ancora si salva):<br />

provo del fastidio perché arrivano<br />

più informazioni gravi che della<br />

parte nobile dello spettro musicale<br />

che è la gamma medio-alta…<br />

Tuttora se ascolto questo tipo di<br />

diffusori (che per altro ho fatto<br />

anch’io!), ho la sensazione che<br />

ci sia qualche cosa che non va e<br />

questa insoddisfazione di fondo<br />

ha fatto scattare la possibilità<br />

di documentarmi per cercare<br />

dell’altro...<br />

Che intendi per “altro”? Perché<br />

se stiamo parlando di acustica<br />

ambientale temo che sia un argomento<br />

che all’audiofilo entra da<br />

un orecchio e… L’appassionato<br />

non vuole sentirsi dire “questo ambiente<br />

(che condizionerà significativamente<br />

la qualità sonora della<br />

riproduzione) non va bene o deve<br />

essere cambiato…” né vuole arrendersi<br />

all’evidenza che in un ambiente<br />

che non puoi cambiare devi<br />

contingentarti nelle aspettative…<br />

Certo, un approccio così spaventa:<br />

non ne vogliono sentire parlare<br />

ed è anche giusto ricordare<br />

che stiamo parlando sempre di<br />

compromessi e quindi come tali<br />

occorre poi fare delle scelte se<br />

si vuole realizzare qualche cosa.<br />

Adesso però forse è il momento<br />

di trovare una giusta collocazione<br />

del lavoro che è stato fatto in<br />

questi anni e che ho citato: penso<br />

che ci sia spazio per qualcuno che<br />

un po’ di storia ce l’ha alle spalle<br />

e dimostra in qualche modo che<br />

crederci non è sbagliato.<br />

Ho idea che la scelta giusta sia<br />

quella di creare un nuovo proscenio<br />

partendo da dove nasce<br />

la musica: il proscenio naturale.<br />

Se noi raffiguriamo il proscenio<br />

come tradizionalmente viene descritto<br />

(immaginiamolo come un<br />

arco in pianta lungo il quale sono<br />

disposti strumenti e voci, con al<br />

centro lo strumento o la voce principale),<br />

nasce una considerazione<br />

semplicissima: se questo è il proscenio<br />

naturale, a questo mi devo<br />

ispirare e da qui prendere spunto!<br />

Alcuni esperimenti mi hanno dato<br />

la chiara sensazione che questa<br />

potesse essere una strada percorribile<br />

che, in sostanza, nasce da<br />

una cosa che il tempo non può<br />

cancellare. Come ho detto basta<br />

tirar via la polvere a quelle cose<br />

che il tempo ha convalidato: non<br />

c’è bisogno di ostentare l’ultima<br />

tecnologia del momento!<br />

Quest’ultima affermazione mi colpisce.<br />

Ultimamente la Canon ha<br />

tirato fuori una Istamatic digitale<br />

che pur essendo l’ultima e la più<br />

nuova, ha un CCD con meno pixel<br />

della precedente!<br />

C’è un equilibrio da raggiungere;<br />

le esagerazioni sono fini a se stesse.<br />

Soprattutto nell’accordare un<br />

diffusore acustico ti rendi conto<br />

che quando vai da una parte con<br />

eccesso, esagerando perché vuoi<br />

fare meglio, non sempre raggiungi<br />

la meta! È il buon balance tra il<br />

componente, il crossover, la messa<br />

a fuoco ad essere assolutamente<br />

indispensabile e se questo non appare<br />

da subito occorre risettarsi.<br />

Certamente nella tipologia di progetto<br />

esiste già la sua potenzialità<br />

ma esiste anche un momento che<br />

si può tranquillamente definire<br />

“magico” ed è straordinario come<br />

talvolta si percepisca la musica<br />

in una maniera tanto sconvolgente<br />

in quel particolare momento.<br />

Quel qualcosa da mettere a fuoco,<br />

a volte è solo un miglior posizionamento,<br />

certamente non è quasi<br />

mai la ricerca di cambiare questo<br />

o cambiare quello… Comunque<br />

un diffusore emette energia e questa<br />

energia va gestita. Certo, per<br />

dire qualche cosa bisogna lavorare<br />

molto; deve esserci prima questa<br />

sorta di travaglio, di gestazione<br />

e travaglio: una sorta di punzecchiatura<br />

sull’idea da sviluppare.<br />

Chi potrebbe essere un giovane<br />

progettista in grado di segnare il<br />

futuro in questa direzione?<br />

Ci sono delle persone che dal punto<br />

di vista culturale sono dei mostri:<br />

mi vien in mente Joseph Szall<br />

(è un pozzo di conoscenza!), o<br />

Lars Goller, Klaus Futtrup Bjorn<br />

Magn ee Frank Nielsen…<br />

Sono bravi soprattutto perché hanno<br />

cognizione di quello che fanno.<br />

Non potrebbe essere un certo<br />

Franco <strong>Serblin</strong>?<br />

Certo questo potrebbe essere un<br />

momento bello della mia storia:<br />

coronare questi 30 anni con un<br />

progetto che ancora può dire qualcosa<br />

per me sarebbe una condizione<br />

ideale. Così varrebbe la pena<br />

di mettersi in gioco: per qualcosa<br />

che mi piace e mi entusiasma<br />

ancora; qualcosa che rende unico<br />

il tuo lavoro ma che non è magia.<br />

In fondo mi è stato riconosciuto<br />

sempre che la mia fissazione di<br />

nobilitare questo parallelepipedo<br />

(che, diciamocelo, è osceno!), aveva<br />

una sua ragione d’essere.<br />

Mentre si conclude la conversazione,<br />

Franco <strong>Serblin</strong> rigira<br />

tra le mani uno Scan Speak al<br />

neodimio di nuova generazione:<br />

Forse non lo sa, forse non lo<br />

dice ma il suo più che un addio<br />

sembra un arrivederci…<br />

SUONO • dicembre 2009 19 21


anche nel più “arido e pragmatico<br />

tecnico” è proprio quello<br />

della richiesta di partecipazione:<br />

la domanda: “secondo te, come si<br />

potrebbe procedere per ottenere<br />

questo risultato?” è sempre vincente,<br />

soprattutto quando si riesce<br />

a trasferire il valore del risultato<br />

che si vuole raggiungere. E<br />

in questo <strong>Serblin</strong> è stato maestro.<br />

Per capire il lavoro passato e<br />

quello presente di Franco <strong>Serblin</strong><br />

non ci si può esimere da questa<br />

considerazione, associando<br />

ai tradizionali metodi di analisi<br />

scientifici (o pseudo tali…) un<br />

approccio olistico, un sistema di<br />

valori che tenga conto degli eleattualità<br />

Ktêma: per restare nel tempo<br />

I greci usavano la locuzione ktêma eis aei intendendo un qualcosa dal valore durevole e assoluto,<br />

che non può essere messo in discussione, in antitesi con panta rei (tutto passa, tutto scorre).<br />

A coronamento dei suoi 30 anni di attività, Franco <strong>Serblin</strong> ha trovato il suo Ktêma?<br />

di Paolo Corciulo e Fabio Masia<br />

Qualche tempo fa, l’intuito<br />

(dote indispensabile in un<br />

buon giornalista) ci mise<br />

sulle tracce di un da troppo tempo<br />

silente Franco <strong>Serblin</strong> che,<br />

conclusa l’avventura con Sonus<br />

faber si era da tempo nascosto<br />

nell’anonimato… Ne nacque<br />

una storica intervista (Che fine<br />

ha fatto Franco? – SUONO 435<br />

– Dicembre 2009) che certificava<br />

come all’interno del suo atelier,<br />

<strong>Serblin</strong> fosse tutt’altro che sazio<br />

di questo settore ma, piuttosto,<br />

stesse “risciacquando la lingua<br />

in Arno”, abbeverandosi sui sacri<br />

testi del settore: “Ritengo che<br />

bisogna fare un bagno d’umiltà<br />

convincendosi che non c’è niente<br />

da inventare, casomai tante cose<br />

da scoprire…”.<br />

In questo, <strong>Serblin</strong> ha sempre dimostrato<br />

un’onestà intellettuale<br />

decisamente fuori dal comune,<br />

dichiarando apertamente che<br />

non c’è bisogno di “conoscenza”<br />

tecnica specifica, ma basta saper<br />

chiedere e, ancor di più, saper<br />

cosa chiedere alle persone giuste<br />

e motivate. Anche il modo in cui<br />

si chiede ovviamente fa la differenza,<br />

e forse il grimaldello che<br />

fa scattare la molla della curiosità<br />

e del coinvolgimento attivo<br />

20 28 luglio 2010 • SuONO


la nuova creatura di Franco <strong>Serblin</strong><br />

menti umanistici che contribuiscono<br />

allo sviluppo della cultura,<br />

indipendentemente dal settore di<br />

competenza.<br />

Lo stesso approccio è indispensabile<br />

per affrontare Ktêma, l’ultima<br />

creatura di questo “maestro<br />

zen” dell’alta fedeltà: proscenium<br />

speaker, il sottotitolo che <strong>Serblin</strong><br />

stesso gli ha dato (e che rappresenta<br />

il punto di vista con cui<br />

è stato affrontato il progetto),<br />

deve essere interpretato come<br />

una suggestione, una delle tante<br />

intuizioni che hanno caratterizzato<br />

l’opera di questo progettista<br />

totalmente atipico, più che ricercare<br />

o cercare di far coincidere<br />

teorie scientifiche all’assunto;<br />

così è accaduto in passato via<br />

via che sono stati sciorinati Snail,<br />

Electa Amator, Guarneri, Elipsa…<br />

Durante l’intervista di cui sopra,<br />

Franco <strong>Serblin</strong> sottolinea due<br />

aspetti importanti: il primo è il<br />

lavoro di gruppo che nella cascina<br />

in montagna (dove nacque<br />

l’Electa Amator) diede vita alla<br />

“tempesta di cervelli” che rese<br />

quel diffusore così unico (“era<br />

un porto di mare dove tutti potevano<br />

esprimere la loro opinione”);<br />

la seconda, una consapevolezza<br />

dei limiti della sua conoscenza<br />

tecnica (“Paolo Nuti mi disse: tu<br />

riesci a fare queste cose perché sei<br />

senza cultura”).<br />

Anche se nel caso di <strong>Serblin</strong> si è<br />

portati a pensare a qualcosa di<br />

completamente accentrato sulla<br />

sua figura, il lavoro di gruppo è<br />

un elemento indispensabile del<br />

cocktail di elementi che hanno<br />

reso famose le creature del costruttore.<br />

Sarebbe da approfondire<br />

quanto la sua “ingombrante”<br />

presenza ha condizionato un<br />

progetto e, per contro, quanto<br />

l’appeal di quest’uomo ha consentito<br />

invece a “molti” artigiani<br />

(artigiani in tutti i sensi: non<br />

ha senso in questo caso fare distinzioni<br />

fra un falegname, un<br />

elettrotecnico e un costruttore<br />

di altoparlanti, in fin dei conti<br />

son tutti eccellenti artigiani che<br />

conoscono il mestiere!) di esprimersi<br />

più o meno liberamente<br />

per raggiungere un risultato che<br />

solo <strong>Serblin</strong> aveva in mente nella<br />

sua totalità…<br />

Sebbene sia evidente l’impossibilità<br />

di una risposta a tale quesito<br />

(e dato che questo non basta<br />

per raggiungere un risultato che<br />

unisca le varie competenze specifiche),<br />

non si può negare che<br />

i prodotti di <strong>Serblin</strong>, essendo il<br />

in alto: filante come da tradizione del<br />

progettista, Ktêma è più piccolo di<br />

quanto ci si potrebbe aspettare. verrà<br />

prodotto in piccola serie ed esemplari<br />

numerati.<br />

a destra: l’ingresso del metallo. top e<br />

base sono in alluminio lucidato, trattati<br />

con la stessa cura artigiana del legno<br />

che si inserisce armonicamente nella<br />

nuova creatura.<br />

frutto di una grande intuizione<br />

abbinata a uno spiccato gusto sia<br />

estetico che musicale, siano coadiuvate<br />

dalla capacità di <strong>Serblin</strong><br />

di “saper” chiedere, ascoltare e<br />

motivare le persone che gli sono<br />

attorno.<br />

Gli fu detto “fai queste cose<br />

per ignoranza”! Il concetto può<br />

tranquillamente essere ribaltato<br />

nel momento in cui, intuito e<br />

curiosità sono da stimolo a chi,<br />

seppur conosce, non ha avuto il<br />

dono dell’immaginazione. Forse<br />

la più grande qualità di <strong>Serblin</strong><br />

è proprio la sua capacità di coinvolgere<br />

emotivamente chi lo circonda<br />

e infondergli le sue stesse<br />

“ardenti” curiosità frutto di una<br />

sua idea.<br />

Pensieri questi, generati dalle sue<br />

risposte alla domanda su quali<br />

tecnici e di quali progettisti si<br />

avvalesse per le sue realizzazioni:<br />

con una sconcertante naturalezza<br />

dichiara apertamente che di<br />

tecnica ne sa veramente poco,<br />

ma ogni volta che ha bisogno di<br />

qualcosa, non esita a chiedere<br />

ottenendo riposte soddisfacenti<br />

ai suoi “particolari” quesiti. Ciò<br />

che invece è ancor più emozionante<br />

è il fatto che i tecnici di<br />

cui si parla sono nientepopodimeno<br />

che i progettisti di SEAS,<br />

Scan Speack, Skaaning (padre<br />

e figlio…) e tanti altri. Racconta<br />

come Lars Goller, il papà del<br />

Vifa Ring Radiator (ora patron<br />

della Gamut) quando la domanda<br />

si fa piuttosto interessante,<br />

non si lascia scappare l’occasione<br />

di saltare su un aereo e<br />

piombare a casa di <strong>Serblin</strong> per<br />

fare due chiacchiere, apprezzare<br />

con mano il problema e godersi<br />

un’ottima cena in compagnia!<br />

Certamente, a queste condizioni,<br />

lo spirito e la predisposizione<br />

alla ricerca “del bello e del buono”<br />

trovano il miglior humus per<br />

creare, o meglio per dar corpo a<br />

quelle che sarebbero potute rimanere,<br />

in altre condizioni, solo<br />

intuizioni o pura fantasia.<br />

KtêMa: il CaPOlavOrO<br />

Capolavoro: nelle opere artigianali<br />

e manuali il capolavoro è la<br />

prova di abilità a cui veniva sottoposto<br />

l’artigiano o l’operaio per<br />

acquisire la qualifica; detta opera,<br />

in genere un manufatto, doveva<br />

rispondere ai requisiti tecnici ed<br />

estetici richiesti dalla specializzazione<br />

e fissata dalle corporazioni,<br />

per gli artigiani in epoca tardo<br />

medievale, e dalle direzioni tecniche<br />

di settore per gli operai specializzandi,<br />

in epoca industriale.<br />

(da Wikipedia)<br />

È verosimile pensare che quello<br />

che stiamo per presentare sia<br />

l’ultima delle creazioni di Franco<br />

<strong>Serblin</strong>: un modo per lasciare<br />

ancora il suo segno, definitivamente<br />

slegato da un’azienda o<br />

dall’azienda in cui si è identificato<br />

per anni. Anche in questo<br />

senso, nella libertà che deriva<br />

dalla mancanza di vincoli (un<br />

problema connaturato all’attività<br />

industriale e che in passato ha<br />

pesato per il progettista), si può<br />

parlare, appunto, di capolavoro.<br />

Nonostante nella sua carriera<br />

abbia sempre schivato sistemi<br />

oltre le due vie, con le eccezioni<br />

dell’ultimo periodo, <strong>Serblin</strong> ha<br />

optato per il suo “capolavoro”<br />

una soluzione piuttosto complessa<br />

ed elaborata che si potrebbe<br />

sintetizzare come un quattro<br />

vie con cinque altoparlanti. Il filtro,<br />

di conseguenza, risulta piuttosto<br />

complesso con pendenze<br />

che vanno dal blando al molto<br />

elevato. Inoltre, sono state messe<br />

in campo le soluzioni affinate<br />

nel tempo che hanno privilegiato<br />

schemi multipendenza, che in<br />

molti casi hanno offerto notevoli<br />

benefici nell’integrazione di altoparlanti<br />

anche molto differenti<br />

fra loro per dimensioni e campo<br />

di azione. Nei Ktêma troviamo<br />

anche una sorta di filtro passivo<br />

della sezione bassa, costituito<br />

dal posizionamento dei due altoparlanti<br />

nella parte posteriore<br />

del mobile, caricati con un<br />

particolare sistema definito da<br />

<strong>Serblin</strong> a guida d’onda. Tale<br />

sistema favorisce anche la minima<br />

interazione con l’emissione<br />

diretta frontale del gruppo anteriore,<br />

soluzione che ripercorre<br />

sentieri battuti anche dai grandi<br />

progettisti del passato. Sempre<br />

dalle parole di <strong>Serblin</strong> nasce una<br />

SuONO • luglio 2010 21 29


attualità<br />

“Da tempo c’era una mia<br />

insoddisfazione nell’ascoltare<br />

un diffusore tradizionale<br />

a tre vie (un due vie ancora<br />

si salva): provo fastidio perchè<br />

arrivano più informazioni gravi<br />

che dalla parte nobile dello<br />

spettro musicale, la gamma<br />

medio-alta...”<br />

22 30 luglio 2010 • SuONO


la nuova creatura di Franco <strong>Serblin</strong><br />

Sopra: esaminando in frontale del diffusore<br />

si possono riscontrare i chiari segni<br />

dei canoni estetici propri del progettista.<br />

in basso: gli altoparlanti sono realizzati<br />

su specifiche Scan Speack e da Seas. Si<br />

tratta di trasduttori completamente ridisegnati<br />

sia nelle membrane che negli<br />

equipaggi mobili, mentre la tradizione<br />

di un glorioso passato è mantenuta tramite<br />

l’adozione del tweeter Scan Speack<br />

della serie d9000 che ha garantito nel<br />

tempo una musicalità e una costanza<br />

delle prestazioni decisamente unici: ormai<br />

sono più di vent’anni che equipaggia<br />

diffusori quasi di ogni tipo mantenendo<br />

sostanzialmente inalterate le specifiche,<br />

trattandosi di uno dei più musicali e<br />

timbricamente apprezzabili tweeter a<br />

cupola in seta da 28 mm.<br />

Nella pagina a fianco: Franco <strong>Serblin</strong>: da<br />

anni è legato ad alcuni criteri primari nel<br />

suo operato: al primo posto, il rispetto<br />

per l’attività artigianale. Pur non avendo<br />

un background di natura tecnica, <strong>Serblin</strong><br />

ha introdotto anche alcune soluzioni<br />

di grande rilievo. tra queste l’utilizzo di<br />

cavi in argento per la cablatura, responsabili<br />

– secondo il progettista – di una<br />

significativa parte delle qualità sonore,<br />

utilizzate anche nel caso di Ktêma.<br />

domanda: ma Snell, nei Type A,<br />

con tutto lo spazio a disposizione<br />

sul pannello frontale per quale<br />

motivo avrebbe collocato il woofer<br />

altrove? Se questa sembra una<br />

motivazione forse poco sostenibile,<br />

la domanda però è molto<br />

pertinente; anzi, quasi in maniera<br />

inconsapevole, i sistemi che emettono<br />

frontalmente quasi tutta la<br />

gamma utile e delegano la parte<br />

grave dello spettro a trasduttori<br />

non collocati nella parte anteriore,<br />

di fatto si manifestano molto più<br />

godibili e “fruibili” della norma.<br />

Questa non è una regola generale<br />

anche perché non è la posizione<br />

che fa la differenza ma la “minima<br />

interazione” con l’emissione diretta,<br />

che si ottiene, appunto, anche<br />

tramite il posizionamento “non”<br />

sul pannello frontale”! Anche il<br />

carico acustico degli altoparlanti<br />

segue un po’ il concetto di “minimo”<br />

intervento sull’emissione<br />

diretta, tanto che ha senso parlare<br />

di carico smorzato aperiodico<br />

in modo che emissioni spurie o<br />

qualsiasi altra alterazione influisca<br />

il meno possibile sulla radiazione<br />

diretta degli altoparlanti,<br />

principalmente quelli dedicati<br />

alla gamma medioalta. Tuttavia<br />

non è del tutto corretto definire<br />

il loro operato generalmente “in<br />

gamma medioalta” in quanto i<br />

due woofer sul pannello frontale,<br />

anche se non sono connessi<br />

in parallelo e riproducono porzioni<br />

di frequenze differenti, si<br />

estendono molto verso l’estremo<br />

inferiore e presentano un blando<br />

taglio elettrico. Da questo punto<br />

di vista si potrebbero intendere<br />

come un sistema quasi completo<br />

a radiazione frontale diretta con<br />

un “bass sustain” ad hoc posizionato<br />

“altrove”. La quadratura<br />

del cerchio, oppure uno degli<br />

altri modi di intendere un sistema<br />

a 4 vie? In questo caso, siamo<br />

ben oltre la mera definizione<br />

pragmatica e ci troviamo di<br />

fronte ad un prodotto che, nelle<br />

intenzioni e nella sostanza, cerca<br />

di interpretare e rappresentare i<br />

canoni estetici di riproduzione<br />

di <strong>Serblin</strong> nel modo più aderente<br />

all’idea di <strong>Serblin</strong> e allo stesso<br />

tempo, nel modo più “corretto<br />

dal punto di vista tecnico”!<br />

KtêMa: l’aNiMa<br />

Base e top in acciaio, buffle anteriore<br />

di ridotte dimensioni,<br />

superfici laterali a doppia curvatura<br />

e poi, soprattutto, l’ispirata<br />

matita di Franco <strong>Serblin</strong>! Ecco<br />

Ktêma, un diffusore particolarmente<br />

filante rispetto alle ultime<br />

realizzazioni del progettista, sia<br />

per il design che tende a far sfuggire<br />

il diffusore in ambiente che<br />

per le dimensioni generali, ancorate<br />

ai 111 cm di altezza. L’impressione<br />

generale è quella di un<br />

diffusore molto facile da inserire<br />

esteticamente in ambiente.<br />

Una versione prototipale del<br />

diffusore era stata da noi ascoltata<br />

in occasione dell’intervista<br />

a Franco <strong>Serblin</strong>, ma l’embargo<br />

voluto dal costruttore ci porta<br />

solo ora a commentarne le caratteristiche<br />

sonore, improntate<br />

Prezzo: € 24.000,00<br />

Dimensioni: 42,5 x 111 x 46 cm (lxaxp)<br />

Peso: 110 kg<br />

Costruttore: Studio franco <strong>Serblin</strong> – Vl. Riviera Berica 703 – 36100 Vicenza<br />

tel/fax: 0444.24.04.75- www.francoserblin.it – studio@francoserblin.it<br />

Tipo: da pavimento Caricamento: reflex passivo N. vie: 4 Potenza (W): 20 min Impedenza<br />

(Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 26-33.000 Sensibilità (dB): 92 Note: tweeter da<br />

28 mm a cupola morbida, 2 midrange da 4”, 2 woofer da 9” con cono metallico.<br />

– come sempre – ad una visione<br />

dai canoni personalizzati. La<br />

gamma media è in grande evidenza,<br />

contribuendo in maniera<br />

assoluta a definire il carattere<br />

del prodotto, senza condizionarlo<br />

troppo. Pastosa, calda, dolcissima,<br />

questa porzione della<br />

gamma di frequenze viene riproposta<br />

con una partecipazione<br />

commovente che dona alle voci<br />

un’emotività notevolissima. Tutto<br />

accade senza che la porzione<br />

più elevata ne abbia a risentire,<br />

ma funga anzi da controcanto,<br />

delineando, sottolineando e<br />

contribuendo al corpo di questa<br />

porzione dello spettro.<br />

All’altro estremo la gestione delle<br />

basse frequenze è rispettosa,<br />

CaratteriStiChe diChiarate<br />

mai strabordante ma non per<br />

questo meno presente o in grado<br />

di sottolineare l’articolazione<br />

degli strumenti in questa “fetta”<br />

della gamma di frequenze.<br />

Insomma, nel complesso ancora<br />

una volta un’opera la cui mano<br />

è perfettamente riconosciuta.<br />

Ispirata, diranno i più, troppo<br />

caratterizzata, controbatterà il<br />

manipolo dei detrattori: è il destino<br />

di Franco <strong>Serblin</strong>, come lo<br />

è (lo è stato e non dubitiamo che<br />

accadrà anche per Ktêma) il fatto<br />

di lasciare il segno in un mercato<br />

che da un lato è rimasto ancorato<br />

alle regole definite dai vecchi saggi,<br />

dall’altro ha consentito a pochi<br />

outsider di entrare nella storia.<br />

A Franco <strong>Serblin</strong> è successo…<br />

SuONO • luglio 2010 23 31


attualità<br />

SerbliN tOrNa ai miNidiffUSOri<br />

Accordo: il bello del limite<br />

Ci aveva stupito, lo scorso anno e dopo un lungo silenzio, con Ktêma, l’originale tre vie da pavimento ispirato alla logica del proscenio;<br />

ora Franco <strong>Serblin</strong> ritorna un po’ a sorpresa con Accordo, un mini-diffusore (la tipologia da lui più amata) ancora una volta imprevedibile…<br />

di Paolo Corciulo<br />

Lo scorso hanno<br />

fu un’intuizione<br />

(Che fine ha fatto<br />

<strong>Serblin</strong>?) nel momento<br />

giusto: Franco <strong>Serblin</strong><br />

stava proprio in quel<br />

momento ultimando<br />

il progetto Ktêma e fu<br />

ben lieto di segnalare<br />

in anteprima il suo ritorno<br />

sulle scene hi-fi<br />

dalle pagine di questo<br />

giornale (SUONO 442<br />

– Luglio 2010).<br />

Quest’anno è una sorpresa,<br />

una telefonata<br />

alle soglie delle ferie<br />

che suona più o meno<br />

così: “Ti va di parlare un<br />

pochino?”. Certo che mi va:<br />

con <strong>Serblin</strong> è comunque un<br />

piacere e poi, ucci, ucci, sento<br />

odor di notiziola… Che<br />

infatti c’è, a sorpresa magari<br />

perché, ci sono cascato, era<br />

facile pensare che Ktêma<br />

fosse il canto del cigno, l’ultimo<br />

lascito del grande vecchio<br />

(anzi, vecio) dell’hi-fi<br />

italiana. E invece no: forse<br />

Franco <strong>Serblin</strong> si sente<br />

“grande” (ma lo fa con<br />

una educazione, un tatto<br />

e una leggerezza fuori<br />

dal comune…) ma vecchio<br />

o troppo vecchio<br />

proprio no! O almeno<br />

è quanto si evince dal<br />

proseguo della conversazione<br />

perché<br />

viene fuori che,<br />

lungi dall’aver<br />

appeso il cappello<br />

al chiodo,<br />

<strong>Serblin</strong>, diabolicum,<br />

persevera,<br />

non<br />

lascia e fa<br />

qualche<br />

cosa<br />

di più<br />

che raddoppiare:<br />

reinventa<br />

il mini diffusore!<br />

Accordo è proprio questo:<br />

la più recente<br />

rivisitazione<br />

del<br />

classico minidiffusore<br />

due<br />

vie con midwoofer<br />

da 15 cm da<br />

parte di quello che<br />

è stato il papà dei<br />

Guarneri e, a buon<br />

diritto, uno dei principali<br />

protagonisti<br />

nella progettazione<br />

dei mini-diffusori.<br />

Anche in Accordo la<br />

matita è ispirata dal<br />

punto di vista estetico<br />

(sono bellissimi!) ma<br />

non rinuncia a qualche<br />

“intemperanza” tecnica:<br />

il disegno dei due elementi<br />

della coppia è speculare,<br />

come già accaduto nel caso<br />

dei Ktêma; tra i materiali<br />

utilizzati compare l’acciaio<br />

(il nome Accordo nasce appunto<br />

dalla necessità<br />

mutuata dall’opera dei liutai di<br />

“accordare” insieme le varie superfici<br />

e i vari materiali) e viene<br />

scelta la soluzione di utilizzare un<br />

crossover esterno incorporato nel<br />

piedistallo che diventa elemento<br />

strutturale. Accordo farà il suo<br />

esordio sui mercati orientali in<br />

concomitanza con l’uscita di questo<br />

numero di SUONO: il prezzo,<br />

non ancora definito, dovrebbe<br />

aggirarsi intorno alle 6000 euro.<br />

Come già avviene per Ktema,<br />

la produzione, assolutamente<br />

artigianale, è affidata alla Laboratorium<br />

Srl di Vicenza, mentre<br />

la distribuzione è gestita la LP<br />

Audio di Trieste.<br />

La logica rimane quella dei piccoli<br />

numeri, in linea con le scelte<br />

attuali di <strong>Serblin</strong> che, principalmente,<br />

rivendica la possibilità di<br />

esprimere ancora il suo parere<br />

senza troppi vincoli..<br />

.<br />

SUONO: Avevamo avuto l’impressione<br />

che Ktêma volesse essere<br />

una sorta di ultimo lascito del<br />

tuo lavoro…<br />

Franco <strong>Serblin</strong>: C’è un ulteriore<br />

passo semplicemente perché non<br />

sono capace di fare il contemplativo!<br />

E poi questo nuovo progetto<br />

è una sorta di vacanza perché sono<br />

tornato ai vecchi amori, i piccoli<br />

diffusori a cui ho sempre creduto.<br />

Insomma il tuo amore per la riproduzione<br />

della musica non si<br />

ferma e travalica…<br />

No! Ogni tanto mi fermo: perché<br />

tutto questo lavoro possa dire<br />

qualcosa bisogna investire davvero<br />

tante energie. Qualche volta, e<br />

per la verità sempre più spesso, mi<br />

ritrovo esausto per quante energie<br />

occorre spendere. Ecco quello<br />

mi fa dire: intanto mi prendo due<br />

giorni, mi riposo un po’, poi ne<br />

parliamo se fare ancora qualcosa!<br />

Ma in senso evolutivo che cosa<br />

rappresenta allora la logica del<br />

proscenio introdotta con Ktêma?<br />

Sicuramente i prodotti realizzati<br />

dopo la tua uscita da Sonus faber<br />

sono prodotti senza compromessi<br />

in cui esprimi le tue più recenti<br />

convinzioni…<br />

Più che parlare di “senza compromessi”,<br />

perché di compromessi<br />

bisogna farne sempre, possiamo<br />

dire che con Ktêma mi sono avventurato<br />

in un progetto celebrativo<br />

per festeggiare i 30 anni della mia<br />

avventura e quindi quel progetto<br />

rappresenta una sfida con me stesso<br />

anche se, alla fine, in verità a me<br />

non sono mai piaciuti i tre vie per<br />

cui ho voluto provare a far qualcosa<br />

di diverso! Ktêma è qualcosa<br />

di speciale che non tutti capiscono<br />

perché sono abituati ad essere<br />

investiti da una forte energia dei<br />

woofer frontali per cui l’ascolto di<br />

questi diffusori qualche volta imbarazza.<br />

È una cosa non per tutti<br />

che, un po’ alla volta, sta venendo<br />

fuori… Del resto anche il prezzo<br />

rende il prodotto in qualche modo<br />

le caratteristiche preliminari di accordo<br />

Dimensioni: 19 x 36 x 36 cm (lxaxp)<br />

Peso: 36 kg la coppia Tipo: da supporto<br />

Caricamento: bass reflex N. vie:<br />

2 Potenza (W): 20-100 Impedenza<br />

(Ohm): 4 Risp. in freq (Hz): 40-33.000<br />

Sensibilità (dB): 87 Altoparlanti: Wf<br />

15 cm in carta, Tw 29 mm cupola in<br />

seta Rifinitura: vero legno e alluminio<br />

Note: crossover a 6 dB/ottava, inserito<br />

nel piedistallo.<br />

24 18 settembre 2011 • SUONO


selettivo… D’altra parte che senso<br />

ha far qualcosa che esiste già?<br />

Diciamo allora che il termine “senza<br />

compromessi” può essere usato<br />

per le tempistiche, per il modo di<br />

lavorare di questi progetti?<br />

C’è molto di strano in quel che<br />

continuo a fare, nel senso che dietro<br />

le spalle non c’è un’industria ed<br />

è proprio per questo che si possono<br />

fare certe cose: l’industria ha esigenze<br />

particolari e deve sottostare<br />

a tempi, a costi. Quel che invece<br />

faccio io è del fine artigianato; del<br />

resto ci sono molti che nel nostro<br />

mondo condividono questa idea<br />

di fare delle piccole produzioni,<br />

anche perché la richiesta si riduce<br />

sempre di più e, allora, forse la domanda<br />

è: che senso ha l’industria<br />

nell’hi-fi? Anche Dan D’Agostino,<br />

con cui ho parlato qualche tempo<br />

fa, è dello stesso avviso. Uno che<br />

ha speso tanto di se stesso in questo<br />

mercato che decide comunque<br />

di andare avanti: perché mollare<br />

se si può ancora dire qualcosa?<br />

Gli sforzi, le attenzioni dedicate e<br />

quel che poi ti ritorna non sarebbero<br />

giustificati ma di mezzo c’è<br />

la passione; è quella che ti frega!<br />

Sembra esistere una tua “scintilla<br />

primordiale” che in qualche modo<br />

ti porta nel campo dei minidiffusori<br />

a ripercorrere un’idea, un’intuizione<br />

di base. Negli Accordo<br />

noi vediamo/intuiamo i principi<br />

fondamentali dei Guarneri: ci fai<br />

dono di un tuo flusso di coscienza<br />

in merito?<br />

In primis, è l’amore per l’armonico<br />

legno. Certamente negli Accordo<br />

ci sono soluzioni per me<br />

irrinunciabili, come l’impiego di<br />

doghe in legno massello, magistralmente<br />

unite da mani esperte.<br />

Questo è ormai un sistema di costruire<br />

il cabinet acustico abbandonato<br />

perché costoso e richiede<br />

tempi lunghi di stagionatura e<br />

lavorazione che una grande azienda<br />

non può considerare. Se guardiamo<br />

poi alla storia dei diffusori<br />

acustici, e al successo che alcuni<br />

modelli hanno ottenuto, ci accorgiamo<br />

che questi progetti, universalmente<br />

riconosciuti di gran pregio,<br />

sono costituiti quasi sempre<br />

da diffusori di piccole dimensioni.<br />

Diversamente dalla maggior parte<br />

dei modelli di grandi dimensioni,<br />

il piccolo diffusore sparisce per<br />

lasciar posto alla Musica. Il suo<br />

limite diventa grandezza. Rinunciare<br />

alle ultime ottave di estensione<br />

in frequenza, con la relativa<br />

necessità di mettere in movimento<br />

A sinistra: rendering del retro del diffusore.<br />

Il crossover è inserito nel piedistallo,<br />

che diventa elemento strutturale,<br />

con connessioni ad altezza terra.<br />

A destra: la vista in piana di Accordo;<br />

come si può notare ogni superficie è<br />

differente dall’altra. I due diffusori sono<br />

speculari l’un l’altro.<br />

grandi masse d’aria, consente di<br />

evitare cabinet voluminosi e l’utilizzo<br />

di diversi altoparlanti, con<br />

le relative difficoltà di fusione tra<br />

gli stessi. Anche le vibrazioni generate<br />

dagli altoparlanti sono più<br />

facili da controllare e accordare in<br />

un cabinet di ridotte dimensioni…<br />

Devo dire che mi ha sempre affascinato<br />

il ricreare, dal piccolo, la<br />

capacità evocativa del grande. Ho<br />

da sempre intuito, ad onta delle<br />

limitazioni fisiche, le dirompenti<br />

potenzialità del piccolo diffusore,<br />

dei piccoli altoparlanti, senza magari<br />

avere una razionale coscienza<br />

del perché di questa potenzialità.<br />

Oggi il tutto mi appare più razionale:<br />

è il bello del limite!<br />

Senza limitazione non c’è arte,<br />

sono ben conosciute le limitazioni<br />

dei piccoli diffusori e ci si<br />

aspetta poco da loro, ma è forse<br />

questo che li rende magici, la loro<br />

capacità di ricreare attraverso<br />

una sublime riproduzione della<br />

gamma media (non è forse questa<br />

la gamma più importante dello<br />

spettro musicale?) una magia<br />

musicale che spesso è sconosciuta<br />

a sistemi di grande dimensione ed<br />

estensione. Compito del progettista,<br />

ed in seguito dell’utilizzatore,<br />

il saper estrarre emozioni<br />

dall’apparente poco a disposizione:<br />

mai, in qualsiasi forma<br />

d’arte, il dover miniaturizzare ha<br />

rappresentato un limite nel tentativo<br />

di replicare l’essenza del reale,<br />

semmai è vero il contrario. Da<br />

un’iniziale e semplicistica ricerca<br />

della fedeltà assoluta all’evento<br />

originale, oggi la scienza della<br />

riproduzione audio tende sempre<br />

più verso la ricreazione di un<br />

evento generatore di emozione e<br />

coinvolgimento, una forma d’arte<br />

che vede l’appassionato utilizzatore<br />

nella doppia veste di creatore<br />

e fruitore dell’opera.<br />

Il diffusore acustico acquisisce<br />

un ruolo fondamentale nel tentativo<br />

di tradurre un evento in un’emozione<br />

ed è inutile ribadire che<br />

ogni diffusore è un compromesso:<br />

ho ascoltato ed utilizzato i Quad<br />

ESL 57 e come si fa a non ammettere<br />

che hanno delle limitazioni?<br />

Eppure, ancora oggi è un riferimento<br />

assoluto per la naturalezza<br />

della gamma media! E poi tutte le<br />

tipologie di diffusori sono un compromesso:<br />

lo sono i grandi diffusori<br />

a tromba, seri compromessi<br />

anche se fanno qualcosa che altri<br />

non possono fare; lo sono i monovia,<br />

che, anche loro, fanno qualcosa<br />

che altri non possono fare!<br />

Se creiamo grandi diffusori dobbiamo<br />

aver a che fare con grandi<br />

mobili che assorbono energia con<br />

le conseguenti problematiche di<br />

coerenza per la molteplicità delle<br />

vie. Se cerchiamo alta efficienza,<br />

perdiamo profondità alle basse<br />

frequenze e ci esponiamo a potenziali<br />

colorazioni.<br />

Soprattutto non dimentichiamo il<br />

problema principale, la relazione<br />

fra ambiente e diffusore, una croce<br />

per diffusori a gamma estesissima.<br />

Tutti i diffusori hanno una loro<br />

personalità che non è, però, separabile<br />

da quella delle apparecchiature<br />

complementari e<br />

dall’ambiente in cui si esprimono.<br />

Accordare il tutto è il vero<br />

problema, non la tecnologia di<br />

questo o quell’altro componente.<br />

L’accordo è il fondamento della<br />

musica, l’accordatura è il fondamento<br />

dello strumento musicale<br />

e, altrettanto, il fondamento del<br />

riproduttore di musica, che sia<br />

il singolo componente o l’intero<br />

sistema. Accordo del crossover,<br />

accordo degli altoparlanti, accordo<br />

del cabinet, accordo della<br />

qualità della componentistica;<br />

una riproduzione musicale che<br />

vuol coinvolgere l’ascoltatore<br />

non può prescindere dall’accordo<br />

della singola e della molteplicità<br />

delle parti. La finalità? La qualità<br />

dell’illusione!<br />

Tu parli del fatto che un diffusore<br />

non è separabile da ciò che gli sta<br />

intorno, però immagino che quando<br />

progetti un prodotto e gli dai<br />

un’identità, tu ti ponga il problema<br />

di come questa identità possa<br />

poi essere proposta all’utente.<br />

Sono sicuro che ai tuoi lettori hai<br />

più volte spiegato come il risultato<br />

finale sia determinato da una triade<br />

e che per quanto un prodotto sia studiato<br />

e affinato non possa separarsi<br />

dal resto della catena. Ambiente,<br />

amplificazione e diffusori sono tre<br />

cose che devono accordarsi…<br />

Sì però mi sembra che ci possano<br />

essere due strade per arrivare ad<br />

un giusto equilibrio: da un lato c’è<br />

chi sceglie di impattare (attraverso<br />

soluzioni tecniche) il meno possibile<br />

su e con ciò che li circonda;<br />

dall’altro, quasi per paradosso, si<br />

tende invece ad esaltare il carattere<br />

di un prodotto. In fondo un<br />

contrabbasso è sempre un contrabbasso<br />

e sei sempre in grado<br />

di riconoscerlo… Mi sembra che<br />

i tuoi prodotti portino un’idea di<br />

suono molto definita che, come il<br />

contrabbasso, mantengono quel<br />

concetto con forza e con una grande<br />

identità.<br />

Se dai la stessa componentistica<br />

che ho usato per Ktêma a 10<br />

tecnici diversi, usciranno 10 cose<br />

diverse… Non è tanto le scelte<br />

che fai, quanto il gusto che hai che<br />

prevale nell’accordatura finale.<br />

Con Ktêma (che ha una tipologia<br />

SUONO • settembre 2011 25 19


attualità<br />

SerbliN tOrNa ai miNidiffUSOri<br />

diversa) ho lavorato molto nella<br />

gamma media perché trovo che<br />

la quantità di informazione che<br />

arriva da questa parte dello spettro<br />

musicale è così importante e<br />

determinante che occorreva dargli<br />

molta attenzione e molto risalto.<br />

Certo, è facile che alla fine venga<br />

fuori un qualcosa che ha a che vedere<br />

con un tuo piacere personale,<br />

un tuo modo di sentire…<br />

Ecco, proprio qui volevo arrivare:<br />

ad una sorta di modello sonoro.<br />

Mi chiedo come mai non te l’abbia<br />

chiesto mai in passato, mentre altri<br />

mi hanno dato risposte di ogni<br />

tipo. Ricordo ad esempio Imai che<br />

a questa domanda ha risposto:<br />

“Io vado tantissimo ai concerti e<br />

poi cerco nei miei prodotti di riproporre<br />

quella sensazione di verismo<br />

che ho in mente”. Credo che<br />

a prescindere dalla coerenza con<br />

la realtà, con la verità, esitano dei<br />

modelli sonori a cui ci si attiene e,<br />

allora, il tuo parte da dentro, da<br />

te, o cerca di immaginare quale<br />

utente potrebbe soddisfare?<br />

No, a questo non ci penso mai!Dopo<br />

che approcci un’idea, cominci a prototipizzare,<br />

a mettere insieme la<br />

componentistica, perché un giorno<br />

dovrà suonare: è lì che comincia<br />

l’affanno! Confesso, specialmente<br />

di fronte ad un crossover complicato<br />

come è stato per Ktêma, di non<br />

riuscire a dormire tranquillo per le<br />

scelte che ho fatto, perché ci sarebbe<br />

sempre da tornarci sopra. Tutto<br />

è perfettibile e la complessità di un<br />

progetto così lascia sempre spazio<br />

a dubbi su quello che hai fatto. E<br />

“Ho da sempre intuito, ad onta delle limitazioni<br />

fisiche, le dirompenti potenzialità del piccolo<br />

diffusore, dei piccoli altoparlanti, senza magari<br />

avere una razionale coscienza del perché<br />

di questa potenzialità. Oggi il tutto mi appare<br />

più razionale: è il bello del limite!”<br />

questo ci ricollega con quello che è<br />

il progetto attuale: io con Accordo<br />

ho un po’ “riposato la mente”; ho<br />

ripercorso vecchi schemi, là dove<br />

mi sento meglio e meno vulnerabile.<br />

Perché il piccolo diffusore è nato<br />

per essere portato in casa. Trovo<br />

che chi si porta a casa un diffusore<br />

importante come Ktêma o qualche<br />

altro, ha grandi rischi di farsi<br />

male perché si porta a casa anche<br />

dei problemi. Non posso dimenticare<br />

che abbiamo camminato una<br />

giornata con Accardo a Cremona<br />

per trovare una stanza che gli andava<br />

bene. Non era in discussione<br />

lo strumento: avevamo tre violini<br />

uno migliore dell’altro e ce li portavamo<br />

a spasso per la città perché<br />

lui non era mai contento della<br />

stanza dove doveva registrare.<br />

Questo la dice lunga: nella maggior<br />

parte dei casi non è in discussione<br />

il diffusore, lo strumento.<br />

Ecco perché Accordo, perché tutto<br />

va accordato, la musica stessa<br />

non esiste se non c’è un accordo.<br />

Accordo inteso come la cosa che<br />

senti più corretta per la riproduzione<br />

musicale. Le scelte per Accordo<br />

sono scelte, soprattutto per quanto<br />

riguarda la componentistica e il<br />

crossover, minimaliste con il minimo<br />

impatto. Io ho ancora in mente<br />

i Minima, che sono rimasti là come<br />

simbolo di qualcosa che funziona.<br />

Del resto sono i piccoli diffusori<br />

che rimangono nella storia dell’hifi.<br />

Nei diffusori di grandi dimensioni<br />

c’è sempre qualcuno che arrivando<br />

dopo annuncia “questo è il<br />

diffusore definitivo” e questo non è<br />

vero perché, alla fine, queste sono<br />

solo versioni dei fatti. Nel piccolo<br />

invece, soprattutto se tu approcci<br />

con un criterio minimalista (meno<br />

interferisce l’ambiente, meno criticità),<br />

tutte queste cose finiscono<br />

per darti un prodotto finale che è<br />

più fruibile ed è pure più gradevole<br />

all’ascolto perché è meno critico.<br />

Questa è la sostanza!<br />

Archi che si tendono: un modo di<br />

riproporre il concetto che “il controllo<br />

delle vibrazioni è un fatto<br />

culturale correlato agli obiettivi<br />

preposti” o, in modo più prosaico,<br />

è vero che “se le conosci… le<br />

sposti dove più ti fa comodo”? La<br />

forma del diffusore è anche qui<br />

abbastanza originale…<br />

Per quanto riguarda il controllo<br />

delle risonanze, negli Accordo è<br />

stato introdotto un sistema di disaccoppiamento<br />

delle parti lignee<br />

con inserti in alluminio-magnesio.<br />

Con questo intervento il beneficio<br />

del controllo delle risonanze è tangibile<br />

ed inoltre crea una barriera<br />

contro le interferenze elettromagnetiche<br />

(di cui siamo sempre di<br />

più invasi), che creano disturbo<br />

alla riproduzione audio.<br />

La forma del diffusore è speculare.<br />

Lì innanzitutto è stato fatto un<br />

disaccoppiamento: nessuna parte<br />

lignea è a contatto con la successiva.<br />

I fianchi sono solo due non c’è<br />

un terzo pezzo dietro; i due fianchi<br />

ricavati dal pieno del legno solido<br />

hanno questa forma perché si voleva<br />

innanzitutto ottenere un buon<br />

controllo delle risonanze, e questo<br />

è dovuto in gran parte al disaccoppiamento.<br />

La forma è qualcosa<br />

che matura nel tempo: dal parallelepipedo<br />

tu vedi quanta strada è<br />

stata fatta! Il taglio dell’accordo<br />

a 45 gradi comporta dei benefici<br />

e riduce di 3 dB la risonanza… è<br />

tutto un insieme insomma. Perché<br />

così strana questa forma? Innanzitutto<br />

perché è speculare e quindi va<br />

da sé che se vuoi adottare questa<br />

soluzione devi pure dargli una forma!<br />

Il resto sono cose che vengono<br />

fuori a forza di prototipizzare, via,<br />

via che ti convinci che una cosa ti<br />

piace più di un’altra. Mi domando<br />

sempre quando faccio una cosa:<br />

“Ma se la trovassi in negozio me<br />

la comprerei? Ecco, questo è un po’<br />

il mio criterio. Se io trovassi in negozio<br />

Accordo, beh, sicuramente ci<br />

farei un pensierino; me lo porterei<br />

a casa, perché mi stimola. E poi è<br />

una cosa che ha dei contenuti come<br />

il fatto di rimuovere il crossover<br />

dalla camera acustica e integrarlo<br />

nello stand: una soluzione definitiva<br />

a questo tipo di interferenze.<br />

Certo più di tanto non si può fare:<br />

c’è sempre questa bobina, questo<br />

cono di carta che per fortuna<br />

ancora qualcuno lo fa (visto che<br />

predomina dappertutto l’alluminio)!<br />

A me piace riprendere quelle<br />

cose che il tempo ha convalidato.<br />

Il cono da 150 mm del midwoofer,<br />

realizzato da Lars Goller, è diventato<br />

una leggenda perché non c’è<br />

niente che lo sorpassi o almeno<br />

questa è la mia convinzione.<br />

Il tweeter (creato da Ragnar Lian<br />

– ndr), mamma mia: sono 30 anni<br />

che viene fatto e non sono capaci<br />

di farlo meglio! Allora come fai a<br />

non usare queste cose? Diventano<br />

delle certezze e facendo a monte<br />

queste scelte, quando vai avanti<br />

con la progettazione, queste scelte<br />

tornano. Non è che non bisogna<br />

guardare alle novità, però quando<br />

le novità ti lasciano a bocca asciutta,<br />

allora vado a prendermi le cose<br />

consolidate nel tempo!<br />

Che poi è un po’ la sintesi di quel<br />

che mi avevi detto un anno fa<br />

nell’intervista su Ktêma: non si<br />

inventa niente, al limite si rivisita<br />

in meglio…<br />

Esatto. Come vedi Ktêma usa<br />

questo leggendario midrange customizzato<br />

ma prende sempre lo<br />

spunto dal piccolo wooferino della<br />

Seas che ha fatto storia: insuperabile!<br />

Non è neanche facile parlare<br />

di progettazione. Nel caso di<br />

Ktêma e Accordo, alla fine sono<br />

sempre le solite cose. Dopo tutto<br />

sta nella sensibilità soggettiva<br />

che tira fuori qualcosa di più, è ad<br />

personam. Io non ho la pretesa di<br />

piacere a tutti; finisco un progetto<br />

quando mi piace com’è fatto e<br />

come suona. Allora dico “Boh, a<br />

qualcuno piacerà…” e questo fa<br />

piacere anche a me e finisce lì…<br />

Quando sei arrivato ad un certo<br />

punto ti sembra che non si possa<br />

fare più niente; invece se hai l’umiltà<br />

e la pazienza di ascoltare<br />

con attenzione, avverti che anche<br />

le piccole cose non fanno altro che<br />

aggiungere e completare l’accordatura,<br />

che è una cosa che ha bisogno<br />

di tempo. Sono proprio le piccole<br />

cose che fanno la differenza.<br />

E adesso…<br />

E adesso che cosa?<br />

Dopo Accordo…<br />

Adesso, o dopo, stai esagerando<br />

tu… Lasciami respirare! Accordo<br />

è stato una vacanza, un modo<br />

di ripercorrere terreni noti. Non<br />

ti anticipo niente perché non c’è<br />

niente da anticipare….<br />

26 20 settembre 2011 • SUONO

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