Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija
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Sopoćani fu saccheggiata dagli Ottomani alla fine del XVII secolo: bruciata, ridotta in rovine, privata del costoso<br />
(all’epoca) tetto di piombo (il monastero non fu ricostruito che nel 1930), i più begli affreschi della Serbia<br />
rimasero esposti al sole, alla pioggia e al ghiaccio. E quando l’architetto Deroko e il poeta Rastko Petrović compirono<br />
un vero e proprio pellegrinaggio percorrendo a piedi circa venti chilometri dalla città di Novi Pazar alla vecchia<br />
chiesa di Uroš, rimasero sbalorditi dalla sua bellezza. Illuminati dalla luce del sole, gli affreschi di Sopoćani<br />
splendevano e riflettevano una luce dorata. Deroko descrisse quell’incontro come l’incontro di un mortale con la<br />
bellezza di Dio ed espresse un pensiero “eretico”: il monastero non avrebbe dovuto essere coperto da un tetto<br />
perché altrimenti quella miracolosa lucentezza dorata degli affreschi sarebbe andata perduta. Ma egli non aveva<br />
completamente ragione: gli affreschi di Sopoćani, anche dopo il restauro del monastero, rifulgono istantaneamente,<br />
giocando con la luce che entra attraverso le finestre delle pareti laterali e quelle sulla cupola, come se<br />
proiettassero una luce dorata. Hanno resistito alla pioggia e alla neve. Hanno resistito ai vapori di ammoniaca.<br />
Hanno resistito ai saccheggi e alle distruzioni di eserciti di passaggio. E tutto ciò è durato per secoli. Lo sfondo<br />
dorato degli affreschi è andato quasi completamente perduto, ma il colore ocra scuro, che è il colore di fondo di<br />
tutta la chiesa, in alcuni punti, negli strati più spessi, ricorda ancora i riflessi dell’oro.<br />
La sola cosa che sappiamo riguardo al pittore di Sopoćani è che era greco, tuttavia, stranamente, di lui non<br />
conosciamo alcun altro affresco.<br />
Le somiglianze fra alcune immagini dipinte a Sopoćani e quelle di miniature del monte Athos, poi alcune vaghe<br />
ma riconoscibili somiglianze con gli affreschi di Mileševa e perfino con sculture delle cattedrali dell’Occidente<br />
sono sufficienti a sostenere la tesi secondo la quale “l’arte non è copiata, semmai sono gli artisti che sognano le<br />
stesse cose”. Tuttavia quelle somiglianze non ci avvicinano alla rivelazione del vero segreto: chi era il pittore? <br />
Affresco L’Archangelo Michele<br />
(“Custode della Santissima Trinità”),<br />
Sopoćani, XIII secolo<br />
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