Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

sinio sull’Orient Express, un bigliettaio avverte i passeggeri:
“Siamo arrivati a Belgrado. Signori e signore, fate particolare
attenzione ai vostri soldi e alle vostre valigie, perché c’è
un alto rischio di essere derubati”.
Negli ultimi quindici anni, il “marketing” della Serbia è
stato persino peggiore, solo qua e là è comparso qualche raggio
di luce, come ad esempio il poeta tedesco di fama mondiale
Peter Handke, che in varie occasioni ha visitato il paese
di San Sava, Dositej Obradović, Ivo Andrić, Meša Selimović,
Veličković, Emir Kusturica e Stefan Milenković. Handke non
si è curato delle voci inquietanti, dei pregiudizi e nemmeno
delle guerre civili che infuriavano in queste regioni. Lo guidava
l’amore per la scoperta, di cui rendere partecipi anche
gli altri, come era successo a molti suoi predecessori, e questo
amore lo ha riportato in patria sano e salvo. Dopo tutto,
la paura dell’incognito nelle persone sagge è sempre superata
dal desiderio di provare qualcosa di nuovo. Rimane solo
la paura del maltempo. E per superare quella paura basta
ricordare le parole di un grande filosofo tedesco: “Colui
che conta sul bel tempo, farebbe meglio a
non iniziare questo viaggio”.
La Serbia è stata visitata da molte persone:
da chi voleva andare ad Est e da chi
è giunto fino ai confini dell’Impero
d’Occidente e semplicemente
voleva dare un’occhiata
“dall’altra parte” delle mura
di Roma. Comunque ci
sono anche stati quelli
che sono venuti e sono
rimasti con l’intenzione
di conoscere
la Serbia di prima mano. Gli
ospiti più assidui sono stati
russi, britannici e tedeschi,
e i libri di
viaggio che hanno
lasciato a chi
ha interesse per questo
Paese e ai suoi stessi cittadini sono
così tanti che non basterebbe una
М. Nenadović:
Belgrado nel 1849, litografia