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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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mille difficoltà, che un anno dopo l’altro ha trasportato, su<br />

bianche navi, sempre più persone e un giorno o l’altro porterà<br />

sui suoi flutti possenti un poeta che saprà distillare e<br />

donare a tutti la ricchezza della poesia che in questo paese<br />

avvolge ogni pianta e ogni pietra”.<br />

Sulle acque del Danubio hanno navigato più guerrieri<br />

che poeti: perciò, la fiaba del grande fiume europeo potrà<br />

mai avere un lieto fine? Oppure la saga di dolore, disperazione,<br />

sangue e odio dell’Europa è eterna come il Danubio?<br />

Il “fiume del Paradiso” che riflette l’azzurro del cielo, accompagnato<br />

dal gaio ritmo del valzer (con cui Strauss ci<br />

dona schegge di bellezza e i riflessi dell’anima del Danubio,<br />

posto che i fiumi abbiano un’anima), con le sue spensierate<br />

onde blu, un giorno dopo l’altro, eternamente, ci conforta o<br />

si fa beffa di noi?<br />

Grande Signore Danubio, portaci uccelli, fiori e un seme<br />

fecondo!<br />

E un soffio d’immortalità.<br />

Non si ha ricordo di un periodo in cui le acque del Danubio abbiano avuto un livello più basso di quello del<br />

1858, quando gli abitanti di Kostol e Kladovo si trovarono davanti ad uno spettacolo straordinario: dalle<br />

profondità del Danubio, da quelle propaggini della storia che per secoli erano rimaste sommerse nel letto del<br />

grande fiume, apparvero 16 pilastri. Erano i<br />

resti di un miracolo architettonico di epoca<br />

romana: il ponte di Traiano, che, poggiando<br />

su circa venti pilastri alti 50 metri e posti ad<br />

una distanza di 50 metri l’uno dall’altro per<br />

un’estensione di oltre un chilometro, metteva<br />

in comunicazione le attuali sponde serba e<br />

rumena. Sul ponte passava la cosiddetta via<br />

Traiana, che fu costruita dal 28 al 102 d.C.<br />

(iniziata dall’imperatore Tiberio e terminata<br />

da Traiano), letteralmente tagliata nelle rocce<br />

di Đerdap e che doveva servire alle legioni<br />

romane per le loro spedizioni belliche in Dacia.<br />

La strada fu coperta durante la costruzione<br />

della diga idroelettrica di Đerdap e solo la<br />

lapide di Traiano fu conservata e posta in alto<br />

su una roccia al di sopra del nuovo livello delle<br />

acque. I Romani stessi distrussero il ponte,<br />

sospendendo in tal modo ulteriori battaglie<br />

con le tribù barbare della Dacia (perfino Apollodoro,<br />

che fu il capomastro del ponte, non<br />

riuscì a sopravvivere al ponte dato che fu giustiziato<br />

per ordine dell’imperatore Adriano).<br />

Ma sulla lapide si può ancora leggere:<br />

“L’Imperatore Cesare, figlio del divino Ner -<br />

va, Nerva Traiano Augusto Germanico, suprema<br />

guida del popolo per la quarta volta,<br />

conquistando la montagna e le rocce del Danubio,<br />

costruì questa strada”. <br />

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