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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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mano, indossando quel cappello, detto šajkača, che molto più<br />

tardi sarebbe diventato parte dell’uniforme militare serba.<br />

E i famosi ussari, la cavalleria leggera reale che ha reso<br />

celebri in tutto il mondo le truppe ungheresi, avevano fra<br />

loro, nei corpi regolari, cinquemila cavalieri serbi. Spedizioni<br />

di guerra comandate dai duchi serbi Zmaj Ognjeni Vuk,<br />

Belmužević, dai fratelli Jakšić, dal despota Jovan, dai fratelli<br />

Bakić... dopo aver attraversato il Danubio, devastarono le terre<br />

che prima erano serbe. Sognando la rinascita del proprio<br />

paese, sparsero il sangue per conto di un paese straniero...<br />

Nel 1690 la teoria interminabile di rifugiati serbi guidati<br />

dal patriarca Arsenije Čarnojević III, inseguiti nel loro cammino<br />

dal Kosovo dagli armati turchi e albanesi, in un inverno<br />

terribile e con una fame ancor più tremenda, arrivò alle<br />

rive del Danubio dove, in un solo giorno, i predatori ottomani<br />

decapitarono seimila tra uomini, donne e bambini che<br />

non erano riusciti a salire sulle barche a remi, a vela, grandi<br />

e piccole, cariche di senzatetto coperti di stracci che, al suono<br />

delle urla terribili della carneficina umana, viaggiarono<br />

sul fiume mezzo ghiacciato guidati da una croce patriarcale<br />

e portando con sé ciò che possedevano di più prezioso – le<br />

reliquie del Santo Principe Lazzaro.<br />

Il loro primo atto nella nuova patria fu la costruzione di<br />

una chiesa dedicata a questo santo – una piccola chiesa di<br />

legno sulle rive del Danubio nel luogo in cui oggi sorge la<br />

città di Sant’Andrea. Con il patriarca Arsenije in testa, in un<br />

esodo biblico verso la terra promessa che ricordava quello degli<br />

ebrei guidati da Mosè, i Serbi, almeno trentamila famiglie,<br />

entrarono in Europa. Furono accettati per farsene scudo contro<br />

un’invasione dell’Islam, disprezzati, mandati alle guerre,<br />

pagati una miseria, violentati e convertiti al cattolicesimo,<br />

furono loro cambiati i nomi (così Jovan diventò Istvan), fu<br />

dato loro solo un pezzo di terra dura e desolata in cambio del<br />

sangue versato, e per i loro meriti militari ricevettero l’encomio<br />

dell’imperatrice Maria Teresa, insieme a decreti scritti<br />

in caratteri gotici e firmati a Vienna, mentre ai più valenti fu<br />

dato il titolo di Ober Kapitan e rango aristocratico.<br />

Oggi, mentre tutto questo rappresenta solo un passato lontano<br />

e nessuno si commuove più per quei tragici destini (“Andando<br />

avanti, l’unica cosa che facciamo è piangere” scrisse il<br />

patriarca), inchiodati a due mondi separati dal Danubio come<br />

a una croce, gli storici potrebbero concludere tranquillamente<br />

che attraversare il Danubio fu un passaggio storico per i Serbi.<br />

Venendo dall’area culturale bizantina in rovina entrarono nel<br />

mondo cattolico della Mitteleuropa. Dagli affreschi bizantini<br />

alle immagini barocche. Pregando lo stesso Dio ortodosso.<br />

il testo segue a pag. 58<br />

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