Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

Fu qui che il Gran Visir Kara Mustafa Pascià fu punito
il fiume fino a Belgrado, ma le loro vittorie durarono poco:
dal sultano per la sua sconfitta a Vienna (per questa guerra gli Ottomani, risalendo il Danubio, avrebbero nuovamente
santa il pascià aveva ricevuto la bandiera verde del Profeta conquistato la città, “la capitale della Jihad”, che costituiva il
dalle mani del sultano): ebbe una corda di seta e una fossa principale avamposto per tutte le guerre contro l’Occidente.
profonda due metri che tutti, dal conquistatore del mondo al E tale rimase fino a che finalmente gli Ottomani abbandonarono
la fortezza di Belgrado nel 1867, quando il sultano
più povero sulla terra, sono alla fine costretti ad accettare.
La sua tomba non rimase in piedi a lungo a Belgrado: “conferì le città fortificate serbe alla protezione” del principe
quando le mura della città assistettero, anche se solo per un Mihailo, usando un’espressione che cercava di mitigare l’amarezza
delle perdite e delle sconfitte che l’ancor potente ma
breve periodo, al cambio di bandiere, da quelle ottomane a
quelle con le croci (1688), quando la città fu saccheggiata sempre più vacillante impero cominciava a subire a quel punto
dagli sconfitti e dai vincitori come mai prima lo era stata né della sua storia. Così Mihailo governò il nuovo stato serbo liberato,
la cui “popolazione si risollevò come l’erba sulla terra”.
mai più lo sarebbe stata in seguito, i gesuiti profanarono la
tomba (“turbe”) del pascià e inviarono il suo teschio a occidente,
su per il Danubio, in regalo a un loro cardinale (e tagliata in due come una torta lungo la linea del Danubio e
Ma torniamo a quei lunghi, oscuri anni in cui la terra fu
il teschio deturpato fu messo in mostra, all’interno di una del suo affluente Sava, confine fra la terra e gli dei. Allora il
elaborata teca rococò, in un museo di Vienna).
Danubio influì in modo considerevole sul destino dei Serbi
Le teste viaggiavano su e giù per il Danubio.
per la seconda volta nella storia: la speranza nei cuori di chi,
Quando quattro comandanti dell’esercito ottomano, i cosiddetti
dahia, si ribellarono al sultano, i quattro sconsideraversare
la penisola balcanica fu rimpiazzata da sofferenza
dieci secoli prima, aveva compiuto il passo decisivo di attrati,
ostinati e sanguinari governatori della Serbia cercarono di e disperazione, perché nel varcare il fiume per entrare in
scappare sul Danubio alla rabbia dei serbi in rivolta (1804), Europa i Serbi ebbero la sensazione di aver solo sostituito
ma solo per venir presi sull’isola fluviale di Ada Kale. Il giorno
dopo solo tre teste, scuoiate, cosparse di sale e impagliate, pensando che sarebbe stato meglio servire un “imperatore
un padrone con un altro. Le genti turche, che si consolavano
furono portate al sultano che presiedeva il Divan, la corte di cristiano” piuttosto che il padishah di Allah, divennero, al
giustizia turca. Le onde del Danubio rivendicarono la quarta di là del Danubio, carne da cannone per la politica sleale e
testa che, per l’inettitudine del boia che l’aveva fatta scivolare
mentre lavava via il sangue coagulato dal volto sconvolto Nelle nebbie della storia che ammantano l’ampio corso del
traditrice delle corti europee di Pest e Vienna.
dalla morte, fu portata via dal fiume.
grande fiume, le šajka (imbarcazioni serbe), lente e scure sotto
Massimiliano Emanuele di Baviera dimostrò il suo valore le vele ingiallite, con i cannoni sulla prua, scivolavano sul Danubio.
La flotta danubiana della Serbia, proprio come la flotti-
nella guerra sotto le mura di Belgrado (1688), conducendo
l’esercito all’attacco al grido “Dio ed Emanuele sono con glia della Mosa dei Romani – non sembrano separate da secoli
noi”; ma anche un piccolo uomo dal cuore grande, Eugenio di storia – solcava il Danubio da Budim a Turnus Severin, silenziosa
come la morte: per conto dei re ungheresi diecimila
di Savoia (1717), si coprì di gloria a Belgrado, e poi anche il
maresciallo Laudon (1789)... I loro eserciti scesero giù per marinai sorvegliavano il confine sul fiume con l’impero Otton
tempi colmi di calamità, esodi e battaglie, il Danubio è entrato a far parte in modi diversi della storia d’Eu-
Le sanguinose pagine del passato che ebbero luogo sul Danubio e il ruolo che esso svolse come confine
“Iropa.
fra diverse nazioni hanno lentamente fatto maturare l’opinione che il Danubio avrebbe dovuto essere considerato
come il fiume che unisce. Questo pensiero fu espresso al Consiglio d’Europa nel 1968, quando venne creata la Carta
Europea dell’Acqua, e nel corso del quale venne anche dichiarato il principio che l’acqua non riconosce confini. Al
fine di proteggere la sua esistenza, messa a repentaglio, l’acqua richiede una cooperazione internazionale e sforzi
congiunti. Per tenere fede al principio espresso in questo modo, l’Europa unita ha come compito primario un interessamento
congiunto al suo fiume più importante. Il fatto che il Danubio appartenga all’Europa è incontestabile, ma si
può discutere se l’Europa appartenga al Danubio.
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(Dall’epilogo del libro sul Danubio dell’accademico Dejan Medaković)