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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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Il Danubio collega svariate grandi città costruite sulle<br />

sue rive (Ulm, Regensburg, Passau, Linz, Vienna, Budapest,<br />

Novi Sad, Belgrado, Smederevo, Turnu Severin, Ruse, Braila...),<br />

unendo ottanta milioni di persone e nove Paesi. Sulle<br />

sue rive si parlano nove lingue.<br />

La Serbia “è appesa” come un grappolo sulla vite sinuosa<br />

disegnata dal percorso del Danubio.<br />

Il Danubio entra in Serbia da nord, a Bezdan, senza fretta,<br />

serpeggiando come ogni grande fiume di fondovalle,<br />

spesso creando meandri quasi circolari, rendendo il suo percorso<br />

tortuoso, quasi che esitasse nell’incertezza se procedere<br />

o no, ricevendo molte acque lungo il suo cammino “che lo<br />

rendono grande” (Drava, Vuka, Tibisco, Sava, Tamiš, Jezava,<br />

Morava, Caras¸, Nera, Pek, Timok...), e allora conferma il<br />

suo soprannome di “mare d’Europa”, dilagando con le sue<br />

calme acque blu prima di entrare nella Gola di Đerdap, lunga<br />

96 chilometri. La riva rumena del Danubio, che scompare<br />

nella nebbia, è a due chilometri di distanza.<br />

Poi le sue acque schiumeggiano affrontando i monti,<br />

scavando ancor più la gola nel cosiddetto Grande Bollitore<br />

(Veliki Kazan in serbo), dove le acque – oggi regolate dalla<br />

diga della centrale idroelettrica di Đerdap – si serrano con<br />

furia, appunto come in un calderone di pietra, e iniziano a<br />

ribollire. Nel varco montano di Đerdap il Danubio è largo<br />

solamente 150 metri (ma con una profondità di 90 metri è il<br />

fiume più profondo d’Europa).<br />

Dopo Đerdap, le “Porte di ferro” dei Carpazi, lasciata alle<br />

spalle la Serbia, il Danubio torna ad essere un grande e calmo<br />

fiume di fondovalle e percorre altri 845 chilometri dalla<br />

città rumena di Sulina al porto di Costanza e al delta.<br />

Il Danubio percorre la Serbia per 588 chilometri. E quei<br />

588 chilometri di Europa non possono essere negati alla Serbia,<br />

neanche dai più fieri oppositori, che sostengono la tesi<br />

del “carattere non europeo” della Serbia.<br />

Il Danubio esercitava un’attrazione magica sugli Slavi che<br />

arrivarono nel periodo delle invasioni barbariche e si fermarono,<br />

nel VI secolo d.C., sulle sue rive per quello che per la storia<br />

è un breve momento, incerti se valicare i Balcani o meno.<br />

Procopio scrisse “I popoli slavi attorniarono la parte più larga<br />

dell’Istro” e “sono genti che non hanno padroni ma vivono in<br />

democrazia”. L’Istro probabilmente ricordava loro “le foreste<br />

nebbiose e i fiumi turchesi” della loro antica patria.<br />

Molti antichi autori di cronache hanno attestato che gli<br />

Slavi erano esperti marinai. In una descrizione della crociata<br />

alla volta di Costantinopoli (626 d.C.) – che finì tragicamente<br />

per i guerrieri slavi (“i loro corpi coprivano il mare”) – si dice<br />

che mentre gli Avari marciavano alla crociata, i loro alleati<br />

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Slavi si spiegarono sulle acque del Corno d’Oro navigando<br />

sui leggeri vascelli danubiani ricavati da tronchi d’albero.<br />

Gli Slavi, a differenza degli Unni, non furono costretti ad<br />

aspettare l’inverno per attraversare il Danubio gelato, nel<br />

conflitto in cui Belisario riuscì a stento a fermarli davanti<br />

alle mura di Costantinopoli (VI secolo d.C.). Perciò il Danubio<br />

non rappresentò mai una barriera per i guerrieri slavi.<br />

Lontano, verso sud, c’era Bisanzio, che nel suo splendore<br />

e nella sua ricchezza, con il calore di una bellezza perversa e<br />

scaltra, vestita d’oro e porpora e dall’animo di una prostituta,<br />

aspettava che essi si affacciassero sul palcoscenico della<br />

storia e assaporassero, dalle mani di Bisanzio, il veleno della<br />

voracità, della lussuria, del potere e dell’oro, del parricidio,<br />

dell’incostanza e del crimine, ma anche il miele del “dolce<br />

Cristianesimo Ortodosso” (IX secolo).<br />

Ai margini dell’impero bizantino, i Serbi costituivano un<br />

paese illuminato dai lontani riflessi dorati di Costantinopoli<br />

(XI secolo). Un paese fondato grazie alle miniere d’argento,<br />

alla forza dei suoi soldati e alle preghiere dei religiosi nei monasteri<br />

affrescati. Gli affreschi rappresentano l’apice dell’arte<br />

europea dei secoli XIII, XIV e XV, continuando e superando<br />

le tradizioni artistiche di una Bisanzio traballante, e su quel<br />

“ramoscello d’oro” furono innestati i primi germogli della<br />

cultura occidentale e del futuro rinascimento europeo.<br />

Il cuore della Serbia si spostava continuamente da Raška<br />

al sud, al Kosovo e ancora più a sud. Gli Ottomani entrarono<br />

nella storia dell’Europa attraverso le rovine della civiltà bizantina<br />

(nel 1453 caddero le mura di Costantinopoli, “la capitale<br />

del mondo”) e i Serbi, che per un lungo periodo avevano<br />

voltato le spalle al Danubio, furono nuovamente costretti<br />

a rivolgersi alla grande via d’acqua dell’Europa per fuggire<br />

dagli invasori ottomani.<br />

Il despota Stefan Lazarević detto “l’Alto”, cavaliere dell’ordine<br />

del Dragone, guerriero, diplomatico e poeta, spostò la<br />

capitale della Serbia da Kruševac, la città da cui suo padre,<br />

“l’onorevole Principe” Lazzaro, era partito per la più grande<br />

battaglia della storia della Serbia, quella del Kosovo (1389).<br />

Lo fece per ascendere dalla terra a un regno celeste, per trapassare,<br />

perire e cercare vendetta con l’uccisione del Sultano<br />

Murad. Poiché desiderava essere più vicino ai suoi alleati cristiani,<br />

alle sue proprietà in Ungheria e ai suoi palazzi a Pest,<br />

il despota governava da Belgrado, città fortificata costruita<br />

sul luogo in cui il Danubio si unisce alla Sava, in uno dei tratti<br />

più belli del Danubio – nella città che era stata governata da<br />

Scordisci, Goti, Romani, Bizantini, Bulgari e Ungheresi prima<br />

di lui. In questo modo la Serbia, entrando a far parte dell’area<br />

culturale di Bisanzio, entrò in Europa.

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