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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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Il re Petar Karađorđević era chiamato dai contadini serbi semplicemente “Zio Pera”. Quando Zio Pera riorganizzò i vigneti della<br />

proprietà Karađorđević a Oplenac, voleva comprare un pezzo di terra da un contadino per delimitare i vigneti. Incurante del<br />

prezzo che gli veniva offerto, il contadino rispose al re che la terra non era in vendita e che non c’era denaro che potesse soddisfarlo…<br />

Vennero a discussione e il contadino presentò un reclamo: egli fece accuse insistenti al tribunale contro il re. E il re perse!<br />

Dopo il verdetto della corte il contadino regalò la terra oggetto del contenzioso al suo vicino Zio Pera. <br />

davano abbastanza risalto allo stile serbo-bizantino. Perciò<br />

nel 1909 fu bandito un nuovo concorso. La commissione<br />

esaminatrice, in cui fu rimpiazzato solo Dragutin Đorđević<br />

dall’architetto Konstantin A. Jovanović, scelse il progetto<br />

del giovane architetto Kosta J. Jovanović.<br />

Il progetto di Jovanović per la chiesa prevedeva una<br />

pianta cruciforme, in cui tutti e quattro i lati della croce<br />

sono uguali e orientati verso i punti cardinali. Sopra ognuna<br />

delle sezioni della croce fu costruita una cupola e la sezione<br />

occidentale, dove si trova l’ingresso della chiesa, fu<br />

ampliata fino a somigliare a un piccolo vestibolo.<br />

La costruzione delle fondamenta iniziò il primo maggio<br />

1910 e i lavori proseguirono l’anno successivo, quando fu<br />

costruita la cupola. La facciata della chiesa fu rivestita di<br />

marmo bianco estratto dalla vicina collina di Venčac, dove<br />

era stata scoperta una cava di questo materiale. L’esterno<br />

in marmo bianco della chiesa ricalcò il modello dei templi<br />

medievali serbi, piuttosto quelli di tipo sepolcrale, che<br />

erano decorati da ornamentazioni di marmo di Venčac. La<br />

facciata è inoltre suddivisa da tre cornici e dalle finestre<br />

poste fra di esse. Sopra la cornice più in alto vi è il tetto,<br />

composto da cinque cupole ottagonali. Si accede alla chiesa<br />

attraverso una grande porta di quercia a due battenti, ricoperta<br />

di ornamenti bronzei, raggiungibile attraverso una<br />

scalinata a tronco di piramide. La porta è delimitata da una<br />

cornice in marmo con una lunetta semicircolare ove si trova<br />

un mosaico: l’icona raffigurante San Giorgio, completata<br />

sulla base di un disegno di Paja Jovanović.<br />

Nella seconda metà del 1912 l’edificio aveva già il tetto;<br />

i lavori di costruzione furono ultimati e, il 23 settembre<br />

di quello stesso anno, l’arcivescovo Dimitrije consacrò<br />

la chiesa con una cerimonia carica di simbolismo. Subito<br />

dopo la cerimonia di Oplenac, re Pietro si recò a Vranje<br />

dove il 17 ottobre dichiarò guerra all’impero Ottomano,<br />

segnando così l’inizio delle guerre dei Balcani. Dopo le vittorie<br />

riportate in queste guerre, re Pietro aveva progettato<br />

di far incidere all’interno della chiesa i nomi di tutti i suoi<br />

soldati e ufficiali morti in battaglia, ma i suoi propositi furono<br />

interrotti dalla prima guerra mondiale.<br />

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Nel 1915 truppe austroungariche s’impadronirono della<br />

copertura in rame del tetto e distrussero le colonne di<br />

marmo, profanando perfino alcune tombe.<br />

Dopo la fine della prima guerra mondiale, re Pietro ritornò<br />

in patria, ma morì il 16 agosto senza vedere la sua<br />

opera portata a compimento. Il figlio di Pietro, re Alessandro<br />

I Karađorđević, subentrò al padre nel compito di ultimarla.<br />

In collaborazione con l’architetto Kosta J. Jovanović<br />

modificò la cripta e installò una nuova iconostasi. I lavori<br />

durarono a lungo e il 9 settembre 1930 la chiesa fu consacrata<br />

per la seconda volta.<br />

La decorazione dell’interno della chiesa, eseguita a mosaico,<br />

richiese grande impegno. L’organizzazione di questo<br />

lavoro fu affidata all’esule russo Sergey Smirnoff, il quale<br />

selezionò cinque artisti che visitarono molte chiese serbe<br />

medievali copiandone gli affreschi. Essi scelsero le copie di<br />

dipinti di sessanta tra chiese e monasteri serbi medievali e le<br />

inserirono nella struttura pittorica della chiesa di Oplenac.<br />

Il mosaico è composto da circa 1.500 figure che fanno<br />

parte delle 725 scene pittoriche, 513 delle quali all’interno<br />

della chiesa stessa e 212 nella cripta. Con circa 3.500 metri<br />

quadri di superficie e circa 40 milioni di tessere di vetro<br />

multicolore con 15.000 tonalità iridescenti dall’effetto stupefacente,<br />

il mosaico è non solo il più grande del genere in<br />

Serbia, ma anche in questa parte d’Europa.<br />

Già dall’entrata si può vedere la figura del committente,<br />

re Pietro, raffigurato con la corona sulla testa e con un<br />

modello della chiesa in mano. Egli è ritratto accanto a San<br />

Giorgio, che lo tiene per mano e lo conduce dalla Madonna,<br />

la quale lo aspetta seduta in trono con Gesù Cristo.<br />

Nell’abside a sud sono ritratti i sovrani serbi capeggiati<br />

da Stefano Nemanja seguito da Stefano “Primo Coronato”,<br />

dai re Radoslav, Vladislav e Uroš, dai fratelli Dragutin e Milutin,<br />

da Stefano Dečanski e dagli imperatori Dušan e Uroš<br />

il Debole. Seguono poi il principe Lazzaro, il despota Stefano<br />

e Đurđe di Smederevo… Oltre ai sovrani furono dipinti<br />

medaglioni con santi serbi, fra cui figurano gli educatori<br />

slavi Kliment, Naum e Gorazd, poi i primi arcivescovi serbi<br />

San Sava, Arsenije I, Jakov, Jevstatije, Sava II, gli arcive-

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