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Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

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dalla tradizionale e conservatrice Accademia Viennese, ma<br />

piuttosto dalla capitale dell’arte bavarese, Monaco. Perciò<br />

Monaco gradualmente subentrò a Vienna nella supremazia<br />

in pittura e nell’educazione artistica dei giovani serbi ed entro<br />

la fine del XIX secolo divenne la vera metropoli artistica<br />

dell’Europa. È interessante però che il primo studente serbo<br />

iscritto all’Accademia delle belle arti di Monaco (Akademie der<br />

Bildenden Künste) non fosse un seguace del Realismo, ma il<br />

più importante romantico serbo, Đura Jakšić.<br />

Tuttavia, dal tempo dei suoi brevi studi all’Accademia di<br />

Monaco (1853) fino agli anni Settanta, non furono molti i<br />

pittori serbi della Vojvodina che lasciarono Vienna per andare<br />

a Monaco. Un’eccezione fu Đura Jakšić, un profondo<br />

romantico e patriota, che soggiornò ripetutamente in Serbia,<br />

per poi stabilirvisi definitivamente. Dei suoi contemporanei<br />

merita particolare attenzione Novak Radonić, un<br />

pittore di Mol.<br />

Malgrado Radonić avesse talento e una buona cultura,<br />

non sviluppò mai i suoi talenti al massimo e non dispiegò<br />

mai tutta la sua sapienza accademica. La svolta nella sua<br />

vita fu il viaggio in Italia e il contatto con le opere dei grandi<br />

maestri del Rinascimento e del Barocco. Pur nutrendo dubbi<br />

sulle proprie capacità di pittore anche prima del suo viaggio<br />

del 1858-1859 (anche se in questo periodo fece alcuni dei<br />

suoi ritratti e icone di maggior successo), solo dopo il ritorno<br />

dall’Italia si rese conto di quanto fosse inferiore rispetto<br />

ai suoi grandi modelli e quanto dovesse lavorare e imparare.<br />

Avendo un carattere debole, privo di ambizioni, Radonić si<br />

fece prendere dalla disperazione e si ritirò a «filosofeggiare<br />

a Mol». Le angustie della provincia uccisero quel poco<br />

di volontà di miglioramento che era in lui. Benché Radonić<br />

fosse un vero maestro nel disegno (portò dall’Italia un gran<br />

numero di schizzi e disegni eccellenti su temi cittadini romani,<br />

fiorentini e di altre città) e avesse buona sensibilità<br />

per la scelta del soggetto da dipingere, in realtà non aveva<br />

né la forza né l’entusiasmo creativo per continuare e completare<br />

ciò che il principale pittore romantico serbo, Đura<br />

Jakšić, aveva iniziato.<br />

Dopo l’irrequietudine del Romanticismo, il Realismo portò<br />

calma, studio, decisione meditata ed uno spirito razionalista<br />

nella pittura e nelle arti in genere. All’inizio, i pittori serbi<br />

si avvicinarono all’interpretazione realista con più libertà,<br />

usando pennellate più ampie, ma alla fine del XIX secolo il<br />

loro stile divenne così rifinito e focalizzato sui dettagli che<br />

qualche volta cadde in una routine superficiale e futile.<br />

Quando si parla di Realismo serbo, il primo nome inevitabile<br />

è Đorđe Krstić. Veniva da Stara Kanjiža in Bačka, seguì le<br />

scuole primarie a Sremski Karlovci ed a circa diciassette anni<br />

si trasferì in Serbia dove visse fino alla morte. Ottenne una<br />

borsa di studio per studiare pittura a Monaco dal principe Milan<br />

Obrenović, che divenne poi re di Serbia, per il quale Krstić,<br />

grato della “carità”, dipinse una serie di piccoli schizzi di pa-<br />

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