24.05.2016 Views

Monografija - drugo izdanje - italijanski - niska rezolucija

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Per un uomo contemporaneo, all’inizio del XXI secolo, è<br />

quasi impossibile capire i dubbi e i tormenti che il Patriarca<br />

serbo Arsenije Čarnojević provò quando, alla fine del<br />

XVII secolo, iniziò la prima e decisiva migrazione del popolo<br />

serbo dalla zona a nord dei fiumi Sava e Danubio verso i<br />

turbolenti confini meridionali della monarchia asburgica. Gli<br />

assedi ottomani di Vienna del XVI e XVII secolo, il rogo delle<br />

spoglie di San Sava a Vračar nel 1595, una grande pestilenza<br />

e una rappresaglia persino peggiore, condotta dalle truppe<br />

ottomane alla fine del XVII secolo per scoraggiare i rapporti<br />

stretti che intercorrevano fra i Serbi e l’Austria, furono i colpi<br />

più duri che la gente dei Balcani avesse mai subito, e tutto<br />

ciò avvenne in meno di un secolo. I Serbi, impoveriti e stremati<br />

dalle guerre, senza alcun aiuto concreto da parte altrui,<br />

potevano scegliere fra aspettare (e sperare di ricevere un potenziale<br />

aiuto dalla Russia imperiale) o emigrare (verso l’impero<br />

asburgico). Una parte di loro, non potendo più aspettare,<br />

decise di fare il grande passo della Migrazione, di cui ancora<br />

oggi si percepiscono le conseguenze.<br />

Giunti in un territorio sconosciuto e non molto ospitale, i<br />

Serbi di Čarnojević non dimenticarono mai i luminosi principi<br />

che avevano ispirato le donazioni dei mecenati serbi verso i<br />

monasteri medievali. Benché dispersi, ed alcuni separati dagli<br />

altri per la cattiva sorte, tutti iniziarono, quasi dal primo giorno,<br />

a costruire chiese, ristrutturare vecchi monasteri, commissionare<br />

icone e iconostasi, oggetti liturgici e religiosi.<br />

Fino alla metà del XVIII secolo, una serie di eventi storici<br />

influenzò il destino dei Serbi sotto la monarchia asburgica.<br />

L’instaurazione della carica di metropolita a Karlovac, l’organizzazione<br />

di concili religiosi nazionali, l’arrivo di insegnanti<br />

russi e la fondazione di scuole serbe e di istituti di educazione<br />

teologica ebbero un ruolo cruciale per il mantenimento della<br />

cultura serba nell’impero asburgico. D’altra parte, eventi che<br />

i Serbi non erano abbastanza forti da controllare complicarono<br />

e bloccarono i loro progressi nel campo della cultura.<br />

La partecipazione dei Serbi sui fronti di guerra occidentali,<br />

la formazione della Frontiera Militare, le guerre austro-ottomane<br />

e le loro conseguenze sulla regione, poi il trattato di<br />

Požarevac (1718), la seconda migrazione guidata da Arsenije<br />

Forse l’icona più antica di Vojvodina è quella nella chiesa<br />

del monastero di Krušedol che rappresenta l’Annunciazione<br />

e che non è né datata né firmata, ma la cui datazione<br />

non sembra comunque posteriore al XVI secolo. La composizione<br />

consiste di due figure in piedi dipinte su uno sfondo<br />

dorato con architetture in secondo piano. <br />

188<br />

IV Jovanović Šakabenta (1737), la Pace di Belgrado (1739),<br />

l’incoronazione di Maria Teresa imperatrice d’Austria (1740),<br />

la creazione della Deputazione della Corte Illirica (1745) ed<br />

altri eventi non lasciarono molto spazio alla fioritura della<br />

cultura e delle arti. Ma, per la maggioranza dei Serbi, la lotta<br />

per proteggere e consolidare il patrimonio culturale nazionale<br />

nel nuovo ambiente aveva quasi la stessa importanza<br />

della lotta fondamentale per la sopravvivenza biologica. La<br />

religione, la lingua e l’alfabeto cirillico erano le ultime cose<br />

cui avrebbero rinunciato.<br />

Durante la fuga e la migrazione, ogni serbo portava con sé<br />

un’icona come l’oggetto sacro più prezioso. Pregava davanti<br />

ad essa, credeva in essa e la portava con sé sempre e ovunque<br />

andasse. Perciò inizialmente l’introduzione di nuovi elementi<br />

in questo tipo di arte fu sporadica e limitata ai soli elementi<br />

decorativi. Nei primi decenni dopo la migrazione, gli zograph<br />

(pittori di icone) presero a dipingere scene evangeliche e santi<br />

in modo semplice e vagamente naïf: queste icone hanno un disegno<br />

marcato, linguaggio pittorico schietto e una gamma cromatica<br />

di sorprendente ampiezza, al pari della scelta dei soggetti.<br />

Così l’icona fu liberata dalle “catene” dell’arte canonica<br />

bizantina e dall’inclinazione alla magnificenza e al patetico.<br />

Le prime vere influenze dell’Europa occidentale nell’arte<br />

serba della prima metà del XVIII secolo si vedono negli affreschi<br />

del monastero di Bođani nella regione di Bačka (1737).<br />

Gli affreschi in questo monastero non sono di un qualsiasi pittore<br />

“straniero”, anzi l’opposto: essi sono opera di Hristifor<br />

Žefarović, un monaco di talento che veniva dalla Macedonia e<br />

aveva perfezionato il suo stile nelle scuole di pittura di icone<br />

sul monte Athos. Tuttavia, pur rimanendo fedele all’eredità<br />

postbizantina, ogni tanto aggiungeva dettagli che testimoniano<br />

le influenze barocche contemporanee (per esempio le scene<br />

dal Libro della Genesi dipinte nell’intradosso degli archi).<br />

In generale, gli affreschi di Bođani differiscono talmente dagli<br />

affreschi di qualsiasi altro monastero serbo, che esso viene<br />

giustamente considerato il “luogo dove’è nata l’arte serba<br />

dell’era moderna”.<br />

Il nome di Žefarović non è collegato solo alla nascita di<br />

un nuovo stile pittorico serbo, ma anche all’apparizione del<br />

libro serbo più popolare del XVIII secolo, la Stematografija,<br />

con acqueforti raffiguranti santi e sovrani slavi del Sud, fra i<br />

quali spiccano i santi serbi della dinastia Nemanjić. Una parte<br />

speciale della Stematografija è rappresentata dalle insegne<br />

araldiche degli stati slavi del Sud, fra cui Serbia, Raška, Illiria,<br />

Boemia, Bulgaria, Croazia, Dalmazia, Dacia, Epiro, Dardania,<br />

Ragusa (Dubrovnik), Triballia, Turchia, Pannonia… in totale,<br />

cinquantacinque stemmi.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!