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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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Lovick risolveva problemi da quando era bambino a Falls City, Nebraska, durante la<br />

Depressione. A diciotto anni pubblicò il suo primo articolo sul radar sulla rivista «Radio-<br />

Craft». Portato a credere che avrebbe potuto lavorare nell’ambito della tecnologia radar,<br />

scrisse alla Lockheed Corporation nella lontana California chiedendo che lo assumessero.<br />

<strong>La</strong> Lockheed rifiutò. Così accettò un lavoro a salario minimo come riparatore di<br />

apparecchiature radio alla locale Montgomery Ward, una cosa che a 91 anni considera<br />

ancora una favolosa opportunità di carriera. «Quello che imparai alla Montgomery Ward,<br />

facendo un lavoro che oggi qualcuno potrebbe considerare un vicolo cieco, avrebbe<br />

giocato un ruolo importante nel mio futuro con gli aerei spia.» Vale a dire, che da ciò che<br />

non funziona si possono imparare almeno altrettante cose che da ciò che funziona.<br />

Per capire come ingannare il radar, Lovick tornò al principio dei tentativi ed errori che<br />

aveva coltivato da ragazzino. Iniziò a progettare e a sorvegliare la costruzione della<br />

prima camera anecoica della Lockheed per testare modelli dei nuovi aerei spia proposti<br />

dagli Skunk Works. «Una camera anecoica è uno spazio chiuso ricoperto da materiali che<br />

assorbono energia, nella quale si ottiene come effetto secondario la silenziosità» spiega<br />

Lovick. Nella stanza c’è un silenzio tale che se una persona si trova da sola tra le sue<br />

quattro mura può udire il sangue scorrergli nelle vene. Solo in un ambiente così<br />

strettamente controllato il fisico e il suo team avrebbero potuto testare in modo accurato<br />

come un modello in scala uno a venti avrebbe risposto ai fasci radar diretti verso di esso.<br />

<strong>La</strong> falegnameria della Lockheed costruì fragili modellini per i fisici, simili a quelli con cui<br />

giocano i bambini. Lovick e i suoi applicavano con grande cura materiali radar-assorbenti<br />

ai modellini, poi li sospendevano nella camera anecoica per testarli. Sulla base dei<br />

risultati dell’eco radar, la forma e il progetto dell’aeroplano spia sarebbero stati<br />

modificati. Come pure il suo nome. Nel corso dei mesi successivi, il numero di progetti<br />

dell’Archangel-1 16 sarebbe aumentato esponenzialmente e avrebbe implicato undici<br />

modifiche sostanziali. Ecco perché alla fine la denominazione ufficiale dell’aereo fu<br />

Archangel-12, o A-12.<br />

Mentre immaginava e progettava il nuovo aereo spia della Lockheed, Edward Lovick<br />

accompagnò più volte Kelly Johnson a Washington, dove i due uomini incontravano<br />

Richard Bissell e i consiglieri scientifici del presidente per illustrare i progressi fatti e<br />

partecipare a riunioni riguardanti l’aereo. Il presidente Eisenhower lo chiamava “the Big<br />

One”. In quelle occasioni Bissell, che Lovick conosceva solo come signor B, bersagliava<br />

Kelly Johnson con domande tecniche sull’invisibilità, o “scarsa visibilità”, cui Lovick aveva<br />

il compito di rispondere. «Parlavamo dei dati ottenuti dalla camera anecoica, che stava<br />

funzionando benissimo» ricorda Lovick. «Ma il Cliente voleva sempre di più. Non importa<br />

quanto poco visibili ci sembrassero i nostri modelli, il Cliente voleva sempre che fossero<br />

meno visibili.» Il che significava lavoro in più. In una fase finale del progetto, gli esperti di<br />

aerodinamica degli Skunk Works e la squadra specializzata in radar avrebbero aggiunto<br />

alla fusoliera delle sezioni laterali inclinate verso il basso, rendendo il velivolo simile a un<br />

cobra con le ali. Adesso l’aereo aveva la pancia piatta e un’area equivalente radar ridotta<br />

del 90 per cento. Ma Richard Bissell voleva un aereo spia ancora più invisibile. Lovick<br />

aveva bisogno di un laboratorio in scala reale e Johnson ebbe un’idea: tornare all’<strong>Area</strong><br />

<strong>51</strong>.

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