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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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l’esplosione si faceva sentire a Los Angeles, Richard Mingus arrivò all’edificio 23, un<br />

robusto bunker di cemento che ospitava gli addetti alla sicurezza radioattiva durante le<br />

esplosioni. In lontananza, Mingus vide che un’ampia zona del deserto era in fiamme 40 .<br />

«Sai cos’è Delta?» gli chiese l’uomo che stava nell’edificio 23.<br />

«Ho lavorato lì molte volte» rispose Mingus.<br />

«Prendi un altro dei tuoi e vai là» disse l’uomo. «Cercati una zona con le radiazioni più<br />

basse e metti un posto di blocco tra il poligono e Delta.» L’Atomic Energy Commission<br />

poteva anche aver evacuato tutti gli uomini dall’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> per il test nucleare, ma sul posto<br />

rimanevano edifici interi pieni di informazioni segrete. Il fatto che l’installazione non fosse<br />

fisicamente sorvegliata da una guardia era stata una svista. Adesso a Richard Mingus<br />

veniva chiesto di tappare la falla nella sicurezza.<br />

Mingus guidò velocemente attraverso il poligono diretto a nord, verso l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>. «Tutta<br />

la Bandit Mountain era in fiamme» spiega Mingus, riferendosi alle basse colline tra il<br />

Papoose <strong>La</strong>ke e la Yucca Flat. «Si vedevano bruciare gli alberi di Giosuè.» Mingus<br />

continuò a guidare, andando più veloce che poteva <strong>senza</strong> schiantarsi. Ma per raggiungere<br />

la sua destinazione doveva passare dritto in mezzo al punto zero. «Sulla strada c’erano<br />

rocce e massi giganteschi scagliati dall’esplosione» racconta Mingus. «Avevo i finestrini<br />

chiusi e guidavo a rotta di collo e il contatore Geiger era impazzito. Avevo paura di<br />

andare troppo veloce e di avere un incidente proprio lì, il che non sarebbe stato il<br />

massimo. Al posto di guardia tre ottantacinque il contatore Geiger gracchiava in modo<br />

assordante. Ricordo chiaramente che leggeva otto virgola cinque rad [non esattamente<br />

una quantità sicura]. Avevamo già disattivato quella postazione a causa della bomba e<br />

adesso faceva troppo caldo per stare lì, perciò risalii la collina in direzione dell’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>.»<br />

Quando Mingus arrivò al Groom <strong>La</strong>ke il contatore Geiger finalmente smise di strepitare.<br />

Erano passati circa quindici minuti da quando la bomba era esplosa. Avendo raggiunto i<br />

15.000 metri d’altezza, a quel punto il fungo era già fluttuato sopra l’<strong>Area</strong> 13 e l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>.<br />

Molto probabilmente adesso era da qualche parte sopra lo Utah. «Quando mi fermai<br />

all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, sembrava una città fantasma» ricorda Mingus. «Installai una postazione<br />

rivolta verso ovest. Potevo vedere lontano. L’altra guardia arrivò subito dopo. Lui si mise<br />

alla torre di controllo e io rimasi nel camion, parcheggiato sulla strada con il muso rivolto<br />

a ovest.» Mingus era a meno di sedici chilometri dal punto zero, dove la bomba era<br />

esplosa soltanto un’ora prima. L’onda d’urto aveva investito l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> con tale violenza da<br />

deformare le porte di metallo di parecchi degli edifici rivolti a occidente, incluso un<br />

hangar della manutenzione e un magazzino di scorte. <strong>La</strong> cenere radioattiva pioveva dal<br />

cielo. Eppure, nonostante il fallout nucleare, la sicurezza aveva la precedenza. Mingus<br />

bevve dalla tanica e aspettò che il fumo dell’esplosione si diradasse. Mangiò il sandwich<br />

che Gloria gli aveva preparato e guardò bruciare le colline. Dopo parecchie ore, prese la<br />

lattina di stufato e l’aprì con l’apriscatole che Gloria non dimenticava mai di mettergli nel<br />

portavivande. Mingus scese dal camion e aprì il cofano. Mise la lattina sul blocco motore e<br />

la mescolò con un cucchiaio. Si scaldò nel giro di pochi minuti. Mingus tornò al camion per<br />

controllare che la radio funzionasse. «Delta è sicuro» disse prima di mettersi comodo per<br />

mangiare lo stufato. Per il resto della giornata e buona parte della notte, ogni mezz’ora lo<br />

chiamavano alla radio dal punto di controllo per chiedergli se era tutto “okay”. Ogni volta,

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