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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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Tuttavia, nonostante tutto il denaro riversato su <strong>La</strong>s Vegas, il dibattito sul fallout<br />

minacciò di cancellare i test. Soltanto due settimane prima che il Progetto 57<br />

contaminasse con il plutonio 358 ettari di terreno attorno al Groom <strong>La</strong>ke, il premio Nobel<br />

Linus Pauling fece una dichiarazione che spaventò l’opinione pubblica e rischiò di far<br />

saltare i test. Pauling disse 34 che come conseguenza delle detonazioni nucleari l’un per<br />

cento dei bambini nati l’anno successivo avrebbero presentato gravi difetti congeniti.<br />

L’Atomic Energy Commission rispose facendo mettere in evidenza sui mezzi<br />

d’informazione le opinioni dei propri specialisti. Il dottor C.W. Shilling, vicedirettore di<br />

biologia e medicina dell’AEC, schernì Pauling sostenendo che «i bagni troppo caldi possono<br />

danneggiare le ghiandole sessuali umane tanto quanto il fallout radioattivo assorbito<br />

negli ultimi cinque anni a causa dei test atomici». In retrospettiva, si tratta di un errore<br />

grossolano, ma all’epoca era quello che gli americani volevano credere.<br />

Quasi tutti i giornali del paese si occuparono del dibattito, spesso presentando opinioni<br />

diametralmente opposte in articoli impaginati uno accanto all’altro. Ci furono proteste in<br />

tutta Europa. Il Giappone cercò di far cancellare i test. Il primo ministro indiano<br />

Jawaharlal Nehru definì i test una “minaccia” e, in un appello personale al presidente<br />

Eisenhower, dichiarò che se non fossero stati interrotti la Terra sarebbe stata gettata in<br />

un «pozzo di disastri». Lo scienziato sovietico Fedorov accusò pubblicamente gli Stati<br />

Uniti di sviluppare un’arma che avrebbe causato siccità e inondazioni. Per contrastare la<br />

campagna mirante a fermare i test, l’Atomic Energy Commission mise in campo la<br />

macchina della propaganda. Personaggi pittoreschi come Willard Frank Libby, uno dei<br />

massimi scienziati dell’agenzia soprannominato il “Wild Bill della bomba atomica”,<br />

insistettero che «la scienza è come l’arte. Bisogna dedicarvisi altrimenti si perde<br />

l’ispirazione. I test sono un rischio minimo». Alla fine i sostenitori delle armi atomiche<br />

l’ebbero vinta. Quando venne annunciato che la serie Plumbbob aveva ricevuto<br />

l’approvazione del presidente, il comunicato stampa descrisse i 24 test nucleari (gli altri<br />

sei erano denominati “test di sicurezza”) come «test a basso potenziale», assicurando che<br />

nessuno avrebbe superato i «trenta chilotoni». I sei “test di sicurezza” non venivano<br />

menzionati. <strong>La</strong> potenza delle bombe fatte esplodere nel Pacifico (che si calcolava in<br />

megatoni) aveva distorto il concetto di distruzione atomica. <strong>La</strong> bomba di Hiroshima, che<br />

aveva ucciso 70.000 persone all’istante e un numero compreso fra 30.000 e 50.000 a<br />

causa dell’avvelenamento da radiazioni nei giorni immediatamente successivi, era<br />

potente meno della metà di ciò che il governo statunitense adesso definiva “basso<br />

potenziale”.<br />

I test erano importanti, disse il presidente ai cittadini. Il governo aveva necessità di<br />

compilare la propria «enciclopedia delle informazioni nucleari». L’esercito aveva bisogno<br />

che i soldati si esercitassero in “manovre” su un campo di battaglia nucleare e di<br />

osservare come gli uomini si comportavano nell’eventualità di un conflitto atomico. Il<br />

governo doveva sapere: a che distanza poteva essere condotta una jeep militare<br />

attraverso l’onda d’urto dell’esplosione? Che effetti avrebbe avuto una detonazione<br />

atomica su una collina? E in una valle? Che effetti si sarebbero registrati su elicotteri,<br />

dirigibili e aeroplani che volavano vicini a un fungo atomico? Il Pentagono se lo<br />

chiedeva 35 e aveva bisogno di scoprirlo. E così, nel deserto quasi spopolato del Nevada

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