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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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della stessa persona, un nome [generico] come Joe Smith, il nome in codice del<br />

comandante della base.»<br />

All’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> Mingus e i suoi colleghi facevano i turni a rotazione a quattro postazioni di<br />

sentinella: l’edificio amministrativo, la cima di un serbatoio dell’acqua alto 23 metri, e i<br />

cancelli est e ovest. Le postazioni ai cancelli erano usate per controllare l’accesso all’<strong>Area</strong><br />

<strong>51</strong> da terra. In più di un’occasione, Mingus respinse quelli che lui chiama “ficcanaso<br />

dell’aeronautica”, persone che «solo perché avevano i gradi pensavano di poter entrare».<br />

<strong>La</strong> postazione in cima al serbatoio dell’acqua veniva usata per tener d’occhio il cielo.<br />

«Facevamo attenzione soprattutto a cose come elicotteri solitari o piccoli aerei, cose<br />

così» ricorda Mingus. Durante quel periodo, le guardie della sicurezza conobbero molti dei<br />

piloti degli U-2. «Volavano così bassi che potevo vederli in faccia. Si divertivano a<br />

sorvolare le nostre postazioni. Ronzavano sopra di noi e dopo essere atterrati facevano<br />

sempre una battuta sul fatto che non volevano beccarci a dormire sul posto di lavoro.»<br />

Richard Mingus faceva la guardia all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> da poco più di un mese quando gli<br />

scienziati di Los Alamos e gli ingegneri della EG&G iniziarono i preparativi finali per il<br />

Progetto 57 all’<strong>Area</strong> 13. Un supervisore al Nevada Test Site chiese a Mingus se voleva<br />

fare un bel po’ di straordinari per le settimane successive. Gli stavano chiedendo di<br />

lavorare sia all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> sia all’<strong>Area</strong> 13 per mantenere la sicurezza. Un bel po’ di<br />

straordinari significavano paga doppia e Mingus accettò. Finalmente fu decisa la data<br />

dello “sparo”, il 3 aprile. “Sparo”, come Mingus non tardò a capire, era il gergo della<br />

commissione per “detonazione nucleare”. Come richiesto da un accordo tra l’Atomic<br />

Energy Commission e lo stato del Nevada, il dipartimento della Difesa preparò un breve<br />

comunicato per la stampa. «Nell’aprile 1957 il dottor James Shreve Jr [sta] conducendo<br />

un test di sicurezza segretissimo» si leggeva sul «<strong>La</strong>s Vegas Sun». L’opinione pubblica<br />

non aveva idea che il dipartimento della Difesa e l’Atomic Energy Commission avrebbero<br />

simulato un incidente aereo con una testata nucleare XW-25 scatenando una detonazione<br />

con esplosivi ad alto potenziale nell’<strong>Area</strong> 13. Né l’avevano le persone coinvolte nel<br />

programma U-2 che vivevano nei capanni Quonset pochi chilometri a est. Gli scienziati<br />

prevedevano che la testata avrebbe rilasciato particelle radioattive di plutonio, ma dal<br />

momento che un test come quello del Progetto 57 non era mai stato fatto prima, in realtà<br />

non avevano alcuna idea precisa di ciò che sarebbe successo 24 .<br />

Gli operai disposero 25 4.000 collettori di fallout attorno a un rettangolo di 16 chilometri<br />

per 25. Si trattava di contenitori di forma circolare in acciaio zincato, detti contenitori<br />

adesivi, che erano stati spruzzati con una resina appiccicosa e dovevano servire a<br />

catturare campioni delle particelle di plutonio rilasciate nell’atmosfera. Sessantotto<br />

stazioni di analisi dell’aria equipaggiate con filtri in carta furono disseminate su una<br />

superficie di 180 chilometri quadrati. <strong>La</strong> detonazione accidentale di una testata nucleare<br />

in un’area urbana sarebbe stata molto più catastrofica di quella in una zona desertica<br />

remota come il Groom <strong>La</strong>ke, e il dipartimento della Difesa voleva testare come la<br />

superficie di una città avrebbe reagito alla contaminazione da plutonio, così furono<br />

disposti sul terreno finti marciapiedi, canaletti di scolo e pietre da pavimentazione<br />

stradale. Furono fabbricati qualcosa come 140 blocchi di asfalto e di cemento liscio, che<br />

poi vennero sparpagliati sul terreno. Per vedere come si sarebbero contaminati i veicoli

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