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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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L’obiettivo era singolare: ottenere bombe della massima potenza con le dimensioni più<br />

ridotte possibili, in modo da poterle montare sul muso appuntito di uno dei missili<br />

progettati da Wernher von Braun.<br />

In soli cinque anni, dal gennaio 19<strong>51</strong> al gennaio 1956, al Nevada Test Site furono fatte<br />

esplodere 49 bombe nucleari, portando a 85 il totale delle esplosioni atomiche in<br />

atmosfera degli Stati Uniti. Fu a quel punto che Richard Mingus entrò a far parte della<br />

forza di sicurezza del Nevada Test Site e dell’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, giusto in tempo per l’operazione<br />

Plumbbob, la più imponente e ambiziosa serie 22 di test di armi nucleari degli Stati Uniti<br />

fino a quel momento. Il primo dei trenta test di Plumbbob in programma era il Progetto<br />

57.<br />

Nel piatto deserto del Nevada, Richard Mingus iniziò a lavorare nella sicurezza nucleare<br />

top-secret sentendosi come un pesce nell’acqua. Amava i protocolli formali e il modo in<br />

cui tutto era ordinato. «Mi feci una reputazione di duro» ricorda Mingus. Dalle checklist ai<br />

codici radio, al Nevada Test Site e all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> funzionava tutto con una precisione militare<br />

che non avrebbe potuto essergli più congeniale. Ciò che altri avrebbero potuto trovare<br />

noioso, ovvero passare lunghe ore a guardia di armi nucleari in un’estesa installazione nel<br />

bel mezzo del deserto, per Mingus era entusiasmante. Superò l’addestramento di tiro a<br />

pieni voti. Studiava i manuali con tale impegno che finì per piazzarsi tra i migliori dei<br />

compagni. Gli eccellenti risultati fecero sì che fosse uno degli unici cinque uomini scelti<br />

per sorvegliare la base top-secret sulla collina dalla Yucca Flat. <strong>La</strong> prima cosa che i<br />

dipendenti della Federal Services Incorporated imparavano era che bisognava riferirsi<br />

all’installazione unicamente come “base Delta”. Il canale radio che Mingus e i colleghi<br />

usavano poteva essere udito dalle guardie di tutto il poligono 23 . Mingus ricordava come<br />

tutto all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> funzionasse secondo protocolli d’informazione top-secret/sensitive<br />

compartmented. «Nemmeno il mio sergente era autorizzato a salire la collina per andare<br />

a Delta. Era il mio superiore ma per lui non era strettamente necessario sapere cosa<br />

stavo facendo lì» spiega Mingus. «Così, la prima volta che mi recai in auto sul posto ero<br />

curioso, guardavo fuori dal finestrino… chiedendomi cosa ci fosse davanti a me. Quando<br />

arrivammo, scoprii che non c’era nulla di fantastico. Solo una pista di atterraggio nel<br />

deserto. In seguito ci dissero che il sito era chiamato anche Watertown, ma che non<br />

avremmo mai dovuto usare quella parola. Alla radio ci riferivamo sempre alla nostra<br />

posizione chiamandola Delta.» Il primo giorno a Delta, alias <strong>Area</strong> <strong>51</strong>, Richard Mingus e i<br />

suoi quattro colleghi furono accolti da un rappresentante della sicurezza della CIA al<br />

cancello che guardava verso ovest. «Ci portò all’interno dell’area. Andammo dritti<br />

all’edificio dell’amministrazione, che era una piccola struttura di legno con un centralino<br />

telefonico su una scrivania. Il sergente mi guardò, indicò una sedia e disse: “Dick, quella<br />

è la tua postazione”.» Mingus si sentì intimidito. «Ero solo un ragazzo di campagna,<br />

guardai il telefono e pensai: “È il punto più caldo dell’avamposto, il luogo dove arrivano<br />

tutte le comunicazioni della CIA”. Non avevo mai usato un centralino prima e sapevo che<br />

se volevo tenermi il lavoro avrei dovuto imparare alla svelta. Presto capii che c’era tutto il<br />

tempo per imparare. Il telefono non suonava quasi mai. Rispondevo dicendo: “Trentadue,<br />

trentadue”. Non c’erano molte chiamate. E quando qualcuno telefonava chiedeva sempre

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