Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

ichiesta di più “guidatori”, il che comportò l’arrivo all’Area 51 di altri due gruppi di piloti:
quelli ingaggiati per le missioni della CIA e altri scelti per quelle dell’aeronautica. Tra i
prescelti 30 per le missioni dell’aeronautica c’era Anthony “Tony” Bevacqua.
«Devo essere stato l’unico pilota di U-2 dell’Area 51 che da bambino non si era mai
costruito un aeromodello» ricorda Bevacqua. Lui, invece, passava il suo tempo a divorare
libri. La lettura ossessiva di tascabili, di solito quelli di Zane Grey o Erle Gardner, lo aiutò
a superare la paura che non sarebbe stato in grado di leggere l’inglese, come suo padre.
Figlio di immigrati siciliani, nell’inverno del 1957, a ventiquattro anni, Bevacqua era il
pilota più giovane del Groom Lake. Ma prima di arrivare alla base della CIA, l’affascinante
e vigoroso Bevacqua era stato compagno di stanza di un altro pilota giovane e audace il
cui nome avrebbe presto fatto il giro del mondo.
Bevacqua e Francis Gary Powers erano due piloti dalla forte personalità appartenenti al
508 th Strategic Fighter Wing (508° stormo caccia strategici) della base di Turner, in
Georgia. Vivevano in una casa in affitto con quattro camere da letto a poco più di tre
chilometri dall’ingresso principale della base. Entrambi avevano pilotato per quasi due
anni caccia a reazione F-84 quando un giorno Powers, che tutti chiamavano Frank,
scomparve. «Corse voce che Frank si fosse unito a qualche progetto segreto» dice
Bevacqua «ma erano solo chiacchiere, nulla cui prestar fede seriamente.» Alcuni mesi
dopo Bevacqua fu avvicinato da un caposquadriglia che gli chiese se voleva offrirsi
volontario per «un interessante progetto di volo».
«Relativo a cosa?» chiese Bevacqua. L’uomo replicò di potergli dire solo che riguardava
il volo e che Bevacqua avrebbe dovuto lasciare l’aeronautica ma in seguito sarebbe
potuto tornare. Il progetto, gli fu detto, aveva bisogno di “un volontario”. Era importante,
aggiunse l’uomo, con una sfumatura di mistero nella voce. Bevacqua accettò.
Fu portato con un aereo alla Berger Brothers Company, ubicata in un edificio anonimo
di New Haven, in Connecticut, non lontano dall’università di Yale, zeppo di donne che
cucivano busti e reggiseni. Che cosa ci faceva lì? si chiese. Lo fecero passare in mezzo
alle postazioni delle sarte e lo condussero in una stanza sul retro. L’improbabile fornitore
aveva una copertura perfetta per il lavoro che faceva per la CIA: fabbricare indumenti
intimi femminili. In realtà l’azienda, in seguito ribattezzata David Clark Company, aveva
già dato prova della propria utilità migliaia di volte. Durante la Seconda guerra mondiale
realizzava paracadute per l’USAAF e per i piloti della marina.
In una stanza segreta sul retro, dietro le linee dove si cuciva biancheria intima, a Tony
Bevacqua furono prese le misure per una tuta adatta al volo ad alta quota realizzata
apposta per lui. Per la durata del suo contratto Bevacqua avrebbe dovuto controllare
strettamente il peso. Una tuta della misura sbagliata avrebbe significato la morte del
pilota e l’inevitabile perdita dell’aereo. Bevacqua comprendeva il concetto di informazioni
strettamente necessarie ed era consapevole che gli era proibito chiedere a cosa servisse
la tuta. Ma ne sapeva abbastanza di tute semipressurizzate per capire che qualunque
aereo fosse quello che doveva pilotare, avrebbe volato ad altitudini estremamente
elevate.
La tappa successiva fu alla base dell’aeronautica Wright-Patterson per una batteria di
test fisici e psicologici. Qui Bevacqua si sottopose a una serie di prove di resistenza.