Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen
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Sopraffatto dal dolore e dall’incredulità, Murphy tornò al suo appartamento. Camminò<br />
avanti e indietro per un po’. Quindi decise di cercare un bar per bere qualcosa. «Mentre<br />
aprivo la porta, quel tizio della Lockheed stava per bussare» spiega Murphy<br />
sessantaquattro anni dopo. «Lo guardai e lui mi guardò e divenne bianco come un cencio.<br />
Ero sulla lista dei passeggeri di quell’aeroplano. L’ufficiale di sicurezza sulla pista mi<br />
aveva segnato come se mi fossi imbarcato. Il tizio della Lockheed veniva a informare i<br />
miei familiari che ero morto. Invece ero lì.»<br />
Quattrocento chilometri a est, sulla cima del monte Charleston, i rottami dell’aereo<br />
stavano ancora bruciando. Il fumo dell’incendio era visibile fino a Henderson, 16<br />
chilometri a sud di <strong>La</strong>s Vegas. Quel pomeriggio, un gruppo di giornalisti della CBS erano in<br />
viaggio sulla Highway 158, diretti al luogo dell’incidente, quando incapparono in un posto<br />
di blocco militare. Soldati armati dissero ai giornalisti che un aereo militare si era<br />
schiantato durante una missione di routine diretto alla base di Indian Springs. <strong>La</strong> strada<br />
per il Kyle Canyon era chiusa. Nel frattempo, Bissell aveva fatto decollare gli U-2 dall’<strong>Area</strong><br />
<strong>51</strong> per localizzare il punto esatto del velivolo: una prima “missione” imprevista e non<br />
troppo ortodossa per l’aereo spia, scattata per circostanze tragiche. Ma c’erano valigette<br />
piene di documenti segreti che andavano recuperate e le capacità di localizzazione dell’U-<br />
2 erano accurate. A localizzare i resti del C-54 fu Hank Meierdierck, l’istruttore incaricato<br />
di addestrare gli uomini della CIA a pilotare l’U-2.<br />
L’incidente fu il primo di una serie di tragedie aree collegate all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> che si<br />
sarebbero verificate nei dieci anni successivi. Gli incidenti aerei, già di per sé sensazionali,<br />
rischiano di far scoprire l’operazione e, tra investigatori e media locali, le possibilità che<br />
filtri qualcosa sono innumerevoli. Quel primo schianto aereo sul monte Charleston costituì<br />
per la CIA un precedente dai risvolti inaspettati. L’agenzia fece quello che fa sempre: mise<br />
immediatamente in sicurezza il sito dell’incidente e si inventò una storia di copertura da<br />
ammanire alla stampa. Ma poi si verificò una svolta interessante, un avvenimento<br />
completamente fuori del controllo della CIA. Avida di una storia e in mancanza di fatti<br />
concreti, la stampa mise insieme una propria versione degli eventi del tutto imprecisa.<br />
Uno dei giornali più importanti della città, il «<strong>La</strong>s Vegas Review Journal», riferì che<br />
l’incidente veniva tenuto segreto perché gli uomini a bordo erano molto probabilmente<br />
scienziati nucleari che lavoravano a un progetto top-secret di nuove armi al Nevada Test<br />
Site. I giornalisti smisero di fare domande e la storia di fantasia venne rapidamente<br />
accettata come un fatto. <strong>La</strong> CIA avrebbe imparato da questa esperienza: poteva sfruttare<br />
a proprio vantaggio i pregiudizi dell’opinione pubblica come pure il desiderio dei mezzi<br />
d’informazione di raccontare una storia. I civili potevano diffondere inconsapevolmente<br />
una significativa disinformazione per conto dell’agenzia.<br />
Nel gergo della CIA esistono due tipi di strategie di depistaggio: copertura e<br />
disinformazione. <strong>La</strong> copertura serve a convincere che qualcosa di vero in realtà è falso; la<br />
disinformazione mira a far credere che una cosa falsa è invece vera. In altri termini, la<br />
copertura nasconde la verità mentre la disinformazione diffonde informazioni false.<br />
Quando la CIA propaga notizie false, vuole sempre depistare. Quando la stampa racconta<br />
storie false che aiutano a mantenere segrete informazioni classificate, la CIA si mette<br />
comoda e sorride. <strong>La</strong> verità sull’incidente di monte Charleston, che rappresenta la più