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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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sangue, riducendo così il rischio di malattia da decompressione ad alta quota.<br />

In quei primi giorni all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> si scrisse la storia e furono stabiliti record. «Fui il primo<br />

a oltrepassare i 19.800 metri di quota, ma non era previsto che fossi io a farlo» racconta<br />

Goudey. «Il primo volo ad alta quota era stato assegnato a Bob Mayte, ma ebbe dei<br />

problemi alle orecchie. Così ci andai io.» Ecco come Goudey finì per essere il primo pilota<br />

ad aver mai raggiunto quell’altitudine e ad averla mantenuta per un periodo di tempo<br />

piuttosto lungo. Un evento degno di nota registrato negli archivi della Lockheed e tuttavia<br />

tenuto segreto fino al 1998, quando il programma U-2 venne finalmente declassificato.<br />

Goudey spiega com’era volare a quella quota: «Ero sopra il Nevada e riuscivo a vedere<br />

l’oceano Pacifico, lontano quasi cinquecento chilometri».<br />

Ray Goudey fu anche il primo pilota a fare esperienza di un’avaria ai motori a 19.800<br />

metri, un evento potenzialmente catastrofico dato che il fragile U-2 aveva un solo motore.<br />

Quando successe a Goudey, lui scese planando per 1.200 metri e riuscì a far ripartire il<br />

motore usando una tecnica di accensione in volo nota come “windmilling start” (“mulino a<br />

vento”, che sfrutta la velocità dell’aria per far girare il motore e rimetterlo in moto). «A<br />

quel punto si piantò di nuovo» continua Goudey. Fece abbassare l’aereo di altri 9.000<br />

metri e riuscì a rimettere in moto il jet, e a farlo rimanere acceso. Una volta atterrato, fu<br />

compito di Bob Murphy 20 capire che cos’era successo al motore. Com’è ovvio, nel 1955<br />

nessun meccanico al mondo aveva l’esperienza necessaria per risolvere un problema di<br />

combustione su un motore che si era inspiegabilmente spento a 19.800 metri di quota.<br />

Bob Murphy era un meccanico collaudatore di venticinque anni dotato di un<br />

atteggiamento ottimista e della capacità di individuare praticamente qualsiasi problema<br />

del motore di un aeroplano, qualità che nell’inverno del 1956 gli fecero ottenere la<br />

promozione a capo dei meccanici. «Il fascino di quel lavoro era l’aspetto pratico delle<br />

cose» ricorda Murphy di quel periodo al Groom <strong>La</strong>ke. «Non c’era alcuna interferenza<br />

governativa, il che ci consentiva di fare quello che andava fatto.» Esisteva solo un uomo<br />

che in qualche modo controllava l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, e quell’uomo era Richard Bissell, o il signor B,<br />

com’era noto tra il personale della base 21 . <strong>La</strong> maggior parte del lavoro di Bissell<br />

consisteva nel far sì che l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> funzionasse come un’organizzazione o, per dirla con le<br />

sue parole, «affrontare le questioni politiche implicate nella realizzazione di quell’aereo<br />

radicalmente innovativo». Facendo la spola tra Washington e l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, Bissell sembrava<br />

godersi la base di cui era responsabile. «Si aggirava per l’installazione con fare<br />

misterioso» racconta Bob Murphy. «Compariva brevemente ai bordi del lago prosciugato<br />

per salutare i piloti e i meccanici e per guardar volare l’U-2» continua Murphy. «Il signor B<br />

esprimeva sempre entusiasmo per quello che stavamo facendo e poi scompariva di nuovo<br />

a bordo di qualche aereo <strong>senza</strong> insegne.» Murphy, tuttavia, si preoccupava molto poco<br />

del Cliente, il nome in codice che la Lockheed usava per la CIA. Era troppo impegnato a<br />

lavorare con i piloti collaudatori, spesso con la responsabilità di due o tre voli nello stesso<br />

giorno. «Il mio lavoro consisteva nell’aiutare i piloti a controllare gli strumenti di bordo, a<br />

portare l’aereo a 21.000 metri di quota, a pilotarlo per nove o dieci ore di seguito e infine<br />

a fare in modo che iniziasse a scattare fotografie. Amavamo quel mestiere ed era quello<br />

che facevamo un giorno dopo l’altro.»<br />

Il compito dei piloti collaudatori della Lockheed consisteva nel mettere a punto l’U-2 il

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