Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

perfetta e LeVier atterrò senza problemi. Gli uomini scesero e si misero a camminare,
discutendo di quanto fosse pianeggiante il terreno e dando calci ai vecchi bossoli
abbandonati in mezzo ai sassi. A nord, la Bald Mountain torreggiava sulla valle, offrendo
una barriera naturale, e a sudovest c’era un analogo riparo offerto da una catena
montuosa chiamata Papoose. Secondo Bissell, «il Groom Lake era perfetto per i nostri
scopi».
Bissell sapeva benissimo che il Groom Lake era separato solo da una collina dal
poligono nucleare del governo, il che significava che, per quanto riguardava la
segretezza, la CIA non avrebbe potuto trovare posto migliore negli Stati Uniti.
«Raccomandai a Eisenhower 15 di aggiungere una porzione del terreno adiacente, incluso
il Groom Lake, al Nevada Test Site dell’Atomic Energy Commission» riferì Bissell nelle sue
memorie, scritte l’anno in cui morì. Quattro mesi dopo il volo di ricognizione, l’Area 51
aveva i suoi primi residenti. Si trattava di quattro piloti collaudatori della Lockheed, una
ventina tra meccanici e ingegneri della stessa società, una manciata di agenti della CIA
che fungevano anche da guardie della sicurezza e un gruppetto di uomini del tenente
colonnello Ritland.
In origine la base consisteva di un hangar e di tende montate su pedane di legno.
Talvolta, quando c’era molto vento, le tende venivano strappate via 16 . I temporali erano
frequenti e rendevano inutilizzabile il bacino prosciugato del lago, temporaneamente
allagato da tre centimetri di pioggia. Non appena tornava il sole, l’acqua evaporava in
poco tempo e i piloti collaudatori potevano ricominciare a volare. L’elettricità era fornita
da un generatore diesel. C’erano un cuoco e una mensa di fortuna. Ci volle un altro mese
prima di avere delle docce semidecenti.
Agli uomini furono dati stivali da lavoro, per proteggersi dai serpenti a sonagli 17 , ed
elmetti con la torcia da indossare di notte. Quando il sole tramontava dietro le montagne,
il cielo diventava viola, poi grigio e in men che non si dica era buio pesto. I rumori
notturni erano il frinire dei grilli e l’ululato dei coyote, alla radio si sentivano quasi
soltanto interferenze e la tv era un lontano ricordo. La città più vicina, Las Vegas, aveva
solo 35.000 abitanti e distava 120 chilometri. Di notte il cielo dell’Area 51 era una distesa
di stelle.
Ma dietro l’apparenza da Selvaggio West l’Area 51 nascondeva un’anima che veniva
dritta da Washington. L’ U-2 era un aeroplano segreto costruito sulla base di ordini coperti
del presidente degli Stati Uniti. Nel 1955 il budget del progetto era di 22 milioni di dollari,
equivalenti a 180 milioni del 2011.
Ogni U-2 arrivava all’Area 51 dallo stabilimento della Lockheed di Burbank, smontato e
nascosto nella pancia di un aereo da trasporto C-124. La fusoliera appuntita e le lunghe
ali sottili erano avvolte da teli bianchi per evitare qualunque sguardo indiscreto.
«All’inizio, montavamo l’aereo all’interno dell’hangar in modo che nessuno lo vedesse
prima che si alzasse in volo» ricorda Bob Murphy, uno dei primi meccanici della Lockheed
della base. A partire dal momento in cui la CIA rese operativa la propria installazione al
Groom Lake, furono messi in atto protocolli severissimi riguardo a chi aveva necessità di
essere informato – e di cosa. Tutti gli elementi del progetto furono suddivisi in “sensitive
compartmented information” (SCI, informazioni classificate del governo degli Stati Uniti).