Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen
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assume talvolta i contorni di un romanzo di spie e altre quelli di una caccia ai fantasmi. Il<br />
primo vero indizio venne dal dottor Adolf Smekal di Francoforte, il quale fornì al CIC una<br />
lista di nomi di possibili informatori. Agli agenti fu riferita una contraddittoria serie di<br />
presunti fatti: Reimar viveva sotto falso nome nella Prussia orientale; Reimar viveva a<br />
Göttingen, in quella che era stata la zona britannica; Reimar era stato rapito<br />
«presumibilmente dai russi» verso la fine del 1946. Se volete sapere dov’è Reimar, disse<br />
uno degli informatori, dovete prima trovare Hannah Reitsch, la famosa aviatrice che<br />
viveva a Bad Hauheim. Quanto a Walter, lavorava come consulente per i francesi; l’ultima<br />
volta era stato visto a Francoforte che cercava di trovare un impiego all’università; era a<br />
Dessau; veramente, era in Russia; era in Lussemburgo, o forse in Francia. Uno scienziato<br />
tedesco trasformatosi in informatore fece una ramanzina agli agenti del CIC. Se volevano<br />
davvero sapere dove fossero i fratelli Horten, disse, e di che cos’erano capaci, non<br />
avevano che da chiedere agli scienziati di Paperclip che vivevano al Wright Field 59 .<br />
I l CIC fu sommerso dalle trascrizioni ordinatamente battute a macchina e piene di<br />
dettagli intricati degli interrogatori con i colleghi e i parenti dei fratelli Horten. Gli agenti<br />
dell’intelligence militare passarono mesi a inseguire indizi, ma la maggior parte delle<br />
informazioni li riportò al punto di partenza. Nell’autunno del 1947, le prospettive di<br />
localizzare i fratelli sembravano scarse finché, in novembre, gli agenti del CIC ebbero un<br />
colpo di fortuna. Un ex pilota collaudatore della Messerschmitt di nome Fritz Wendel 60<br />
fornì una testimonianza di prima mano che sembrava concreta. I fratelli Horten stavano<br />
davvero lavorando a un disco volante a Heiligenbiel, nella Prussia orientale, subito dopo<br />
la guerra, disse Wendel. L’aeroplano era lungo dieci metri e aveva la forma di una<br />
mezzaluna. Non aveva coda. Il prototipo era progettato per essere pilotato da un uomo<br />
sdraiato a pancia in giù. Raggiungeva un’altitudine massima di 3.657 metri. Wendel<br />
disegnò degli schizzi del velivolo a forma di disco, come fece anche un secondo<br />
informatore tedesco, denominato professor George, il quale descrisse un modello Horten<br />
più recente come «molto simile a una torta priva di una grossa fetta» 61 e progettato per<br />
ospitare più di un uomo di equipaggio. Il modello più recente volava più alto e più veloce<br />
– fino a 1.920 chilometri orari – perché era spinto da razzi invece che da motori jet. <strong>La</strong><br />
cabina era probabilmente pressurizzata per i voli ad alta quota.<br />
Gli americani fecero pressioni su Fritz Wendel per saperne di più. Poteva rimanere<br />
fermo in volo 62 ? Non che lui sapesse. Sapeva se i velivoli potevano volare in formazione<br />
serrata 63 ? Wendel disse che non aveva idea. Nell’apparecchio erano previsti «sistemi di<br />
fuga ad alta velocità» 64 ? Wendel non ne era sicuro. Il disco volante poteva essere<br />
comandato a distanza 65 ? Sì, Wendel disse che sapeva di esperimenti di radioguida<br />
condotti dalla Siemens & Halske nella sua fabbrica di Berlino. Gli agenti chiesero a<br />
Wendel se avesse sentito parlare di tecnologie antigravità. No. Wendel aveva qualche<br />
idea degli scopi tattici di un simile velivolo 66 ? Wendel rispose di non averne idea.<br />
<strong>La</strong> successiva serie di informazioni fondate giunse da un ingegnere specialista in razzi<br />
di nome Walter Ziegler 67 . Durante la guerra, Ziegler aveva lavorato presso il costruttore<br />
di automobili Bayerische Motoren Werke, o BMW, che aveva fatto da copertura per la<br />
ricerca più avanzata sui razzi. Lì Ziegler aveva fatto parte di un team incaricato di