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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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nulla da vedere. Il mondo di fronte a lui era buio pesto per via degli occhiali. Fissò<br />

l’oscurità; era silenziosa e immobile. Avrebbe potuto sentir cadere uno spillo. Ascoltò le<br />

persone respirare nel silenzio. Di fronte alla laguna, O’Donnell lasciò andare il corrimano<br />

della nave e avanzò sul ponte. Conosceva la distanza dal bottone alla bomba e il tempo<br />

che ci voleva perché il segnale la raggiungesse. Nel giro di qualche secondo, il segnale<br />

sarebbe arrivato a destinazione.<br />

Ci fu un lampo accecante, quindi una luce bianco-arancio che sembrò più luminosa del<br />

sole mentre il paesaggio davanti a O’Donnell cambiava di nuovo, questa volta colorandosi<br />

di un rosso acceso. Vide un’immensa colonna d’acqua sollevarsi dalla laguna. <strong>La</strong> nuvola a<br />

forma di fungo cominciò a formarsi. «Mostruoso! Terrificante! Diventava sempre più<br />

grande» ricorda O’Donnell. «Era gigantesca. <strong>La</strong> nube. Il fungo. Era come guardare aprirsi i<br />

petali immensi di un fiore gigante. I petali si innalzavano e poi si allargavano in fuori,<br />

sbocciando e arricciandosi sotto il cappello della nuvola a forma di fungo.» Poi arrivò il<br />

vento. Dice O’Donnell: «Osservavo la colonna mentre cominciava a piegarsi. Riportai lo<br />

sguardo in cima al fungo dove stava cominciando a formarsi il ghiaccio. Il ghiaccio diminuì<br />

e iniziò a cadere lentamente. Poi tutto quanto scomparve in una palla di fuoco. Vedere<br />

per la prima volta l’esplosione di una bomba nucleare è una cosa che non si dimentica».<br />

Ipnotizzato dalla potenza di Baker, O’Donnell rimase impalato a guardare il mare dal<br />

ponte della nave. Era così sopraffatto da ciò di cui era stato testimone che dimenticò<br />

completamente lo spostamento d’aria che sarebbe arrivato da lì a poco. L’onda d’urto di<br />

una bomba nucleare viaggia all’incirca a 160 chilometri orari, il che significa che avrebbe<br />

investito la nave quattro minuti dopo lo scoppio. «Dimenticai di reggermi al corrimano»<br />

spiega O’Donnell. «Quando l’onda d’urto arrivò mi sollevò e mi scagliò indietro di tre metri<br />

contro la paratia.» Per terra sul ponte della nave, pieno di lividi, O’Donnell pensò:<br />

“Dannato idiota! Lo sapevi”.<br />

In alto, sopra la laguna, il colonnello Richard Leghorn pilotava il suo aereo in un<br />

luminoso cielo blu. Verso sud si erano formati dei cumulonembi. I navigatori<br />

dell’aeronautica militare americana avevano mandato Leghorn abbastanza vicino al punto<br />

zero per valutare ciò che era successo nella laguna, ma abbastanza lontano da non<br />

essere investito dalle radiazioni del fungo atomico. Quello cui assistette riempì Leghorn di<br />

orrore 25 . Vide la palla di fuoco di Baker provocare una colonna cava, o camino, di acqua<br />

radioattiva alta 1.800 metri, larga 600 e con pareti d’acqua spesse 90 metri. Le navi al di<br />

sotto furono scagliate in aria come vasche giocattolo 26 . <strong>La</strong> corazzata Nagato, un tempo il<br />

fiore all’occhiello dell’ammiraglio Isoroku Yamamoto, l’uomo responsabile della<br />

pianificazione dell’attacco a Pearl Harbor, fu scaraventata in alto per 370 metri. <strong>La</strong><br />

corazzata Arkansas in disarmo, pesante 27.000 tonnellate, fu sollevata in verticale contro<br />

la colonna d’acqua con la prua rivolta in basso. Ottanta potenti corazzate scomparvero<br />

nell’inferno nucleare. Se la flotta nella laguna fosse stata operativa, 3.500 marinai<br />

sarebbero stati vaporizzati.<br />

Dall’alto il colonnello Leghorn valutò ciò cui stava assistendo nel momento esatto in cui<br />

la bomba esplose. Leghorn non era certo ignaro della violenza della guerra. Tra il 1943 e

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