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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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sopraffatto dagli avvistamenti di altri “UFO”. Truman avrebbe capito quanto facilmente un<br />

dittatore potesse controllare le masse usando propaganda coperta. Stalin poteva anche<br />

non essere al passo con la tecnologia americana della bomba atomica, ma quando si<br />

trattava di manipolare i sentimenti della gente, era il leader indiscusso. Questo, afferma<br />

l’ingegnere, è ciò che fu detto a lui e al suo gruppo di colleghi.<br />

Per mesi ho chiesto all’ingegnere perché il presidente Truman non usò i resti<br />

dell’incidente di Roswell per mostrare al mondo quanto Stalin fosse malvagio e perverso.<br />

Pensavo che forse Truman non volesse ammettere la violazione dei confini americani. Per<br />

molto tempo non mi ha risposto, limitandosi a scuotere la testa. Davanti a me c’era<br />

l’ingegnere che aveva la soluzione all’enigma dentro l’enigma dell’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, ma lui non<br />

voleva dire altro. È l’unico dei cinque ancora vivo. Disse che non mi avrebbe detto altro,<br />

anche se avessi continuato a chiedere. Un giorno glielo chiesi di nuovo. «Perché il<br />

presidente Truman non ha rivelato la verità nel 1947?» Quella volta rispose.<br />

«Perché noi stavamo facendo la stessa cosa» disse. «Volevano far avanzare la scienza.<br />

Volevano vedere quanto lontano sarebbero riusciti a spingersi.»<br />

Poi aggiunse: «Abbiamo fatto cose che vorrei non aver fatto».<br />

«Ma lei non è un medico» osservai.<br />

«Loro volevano degli ingegneri.»<br />

«In base a quale autorità agivate?»<br />

«L’Atomic Energy Commission era responsabile. E Vannevar Bush» rispose. «Venivano<br />

uccise delle persone. Nei grandi Stati Uniti d’America.»<br />

«Perché l’abbiamo fatto?»<br />

«Fai quello che fai perché ami il tuo paese e ti dicono che quello che stai facendo è per<br />

il bene del paese» rispose l’ingegnere. Intendendo dire che all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, a partire dal<br />

19<strong>51</strong>, gli ingegneri della EG&G lavorarono in segreto su un atroce progetto clandestino<br />

ispirato ai nazisti che sarebbe rimasto interamente nascosto all’opinione pubblica perché<br />

Vannevar Bush aveva detto loro che era la cosa giusta da fare.<br />

«È stato tantissimo tempo fa» riprese l’ingegnere. «Ho cercato di dimenticare.»<br />

«Quando finì?» chiesi.<br />

Silenzio.<br />

«Nel 1952?» Ancora nessuna risposta. «Nel 1953… 1954…?»<br />

«Era ancora in corso almeno fino a tutti gli anni Ottanta.»<br />

«Credo che dovrebbe raccontarmi tutta la storia» dissi. «Altrimenti, quando lei non ci<br />

sarà più, porterà con sé la verità.»<br />

«Lei non vuole saperlo» rispose.<br />

«Sì che voglio.»<br />

«Non sono informazioni strettamente necessarie.»<br />

Per parecchi mesi cercai di saperne di più. Ottenni qualche pezzo. Frammenti. Dettagli<br />

di una sola parola. “Questo” confermava e “quello” riconfermava ciò che aveva detto in<br />

precedenza. Un giorno, mentre stavamo pranzando in un ristorante, raccontai<br />

all’ingegnere tutto quello che sapevo e gli chiesi il permesso di riportarlo in questo libro.<br />

Non disse né sì né no. Le nostre conversazioni durarono più di un anno. Poi, un giorno, gli

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