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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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avata di Wolfowitz fece infuriare lo Yemen. Il brigadier generale Yahya M. Al-<br />

Mutawakel, vicesegretario generale del Congresso del popolo, il partito del presidente,<br />

rilasciò un’intervista esclusiva al «Christian Science Monitor» 10 spiegando che il<br />

Pentagono aveva violato un accordo segreto tra le due nazioni. «Ecco perché è così<br />

difficile trattare con gli Stati Uniti» disse Al-Mutawakel. «Non considerano le circostanze<br />

internazionali in Yemen. In materia di sicurezza, non è saggio mettere in allarme il<br />

nemico.»<br />

Per ritorsione lo Yemen rivelò i segreti che stavano dietro l’operazione. A ideare il<br />

complotto era stato l’ambasciatore americano in Yemen, Edmund Hull, spiegarono gli<br />

yemeniti. Hull aveva guidato il lavoro di spionaggio, un compito tradizionalmente<br />

riservato alla CIA. Hull parlava arabo 11 , aveva contatti nel paese e conosceva i membri<br />

delle tribù locali della regione desertica del Marib. Il dipartimento di stato, sostenne lo<br />

Yemen, aveva corrotto le tribù locali perché fornissero informazioni su al-Harethi, che<br />

avevano permesso alla CIA di sapere esattamente dove il terrorista sarebbe passato e<br />

quando. L’affermazione che l’ambasciatore Hull aveva giocato un ruolo centrale<br />

nell’attacco del drone rivelò che il dipartimento di stato era implicato non solo nello<br />

spionaggio ma anche nell’eliminazione autorizzata. Stranamente, nessuno si scompose<br />

troppo, nonostante il fatto che in teoria i diplomatici debbano evitare i complotti omicidi.<br />

Nei circoli politici l’ambasciatore Hull si ritrovò in grande imbarazzo. Si rifiutò di<br />

commentare il proprio ruolo in quello che segnò un cambiamento epocale nell’aeronautica<br />

militare statunitense. L’attacco del drone in Yemen fu il primo del suo genere nella guerra<br />

al terrore, ma l’opinione pubblica non seppe granché delle centinaia di altri attacchi<br />

condotti con i droni che seguirono a breve distanza. Il successivo fu compiuto solo la<br />

settimana dopo, quando un Predator prese di mira e uccise il numero tre di Al-Qaida,<br />

Mohammed Atef, a Jalalabad 12 , in Afghanistan. Mentre la “guerra al terrore” proseguiva,<br />

alcuni attacchi con i droni sarebbero stati resi ufficiali, ma di altri non si sarebbe fatta<br />

menzione. Tuttavia, non successe più che la CIA o il dipartimento di stato ammettessero<br />

di aver giocato un ruolo in alcuno di essi. Quando Atef venne ucciso, all’inizio i resoconti<br />

parlarono di un bombardiere tradizionale che aveva preso di mira e distrutto la casa del<br />

terrorista. Solo in seguito fu rivelato che si era trattato dell’opera di un Predator e di<br />

un’eliminazione autorizzata diretta dalla CIA 13 .<br />

Quasi tutto ciò che è accaduto all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> a partire dal 1968 rimane tuttora classificato,<br />

ma gli uomini che vi avevano lavorato in precedenza concordavano generalmente sul<br />

fatto che, quando iniziò la guerra al terrore, il collaudo dei droni andò avanti a pieno<br />

ritmo. Questo nuovo modo di portare attacchi dal cielo con un velivolo <strong>senza</strong> pilota<br />

costituiva una radicale riconfigurazione della forza di combattimento aerea degli Stati<br />

Uniti e avrebbe continuato a rimanere di primaria importanza per le operazioni in corso.<br />

Ciò significava che uno degli elementi fondamentali del programma, ovvero il ruolo della<br />

CIA, doveva tornare silenziosamente e velocemente nell’ombra. L’aeronautica ha una<br />

parte chiarissima in tempo di guerra. Ma le operazioni della CIA, un’organizzazione<br />

clandestina per definizione, non possono mai essere descritte apertamente in tempo<br />

reale. È degno di nota che, dopo quasi cinquant’anni, la CIA e l’aeronautica fossero di

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