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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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possono essere colpiti in una sola sortita?».<br />

Il fisico della Lockheed Ed Lovick ha lavorato a tutte le versioni del bombardiere<br />

stealth, che ha esordito all’inizio degli anni Settanta con il prototipo Harvey, che deve il<br />

suo nome al coniglio invisibile di un film con James Stewart. Le qualità stealth di Harvey<br />

furono originariamente messe a punto usando regoli e calcolatrici 8 , lo stesso metodo<br />

usato per l’A-12 Oxcart. Solo con la comparsa del computer mainframe, nel 1974, quegli<br />

strumenti sarebbero divenuti obsoleti. «Due ingegneri della Lockheed, Denys Overholser<br />

e Dick Scherrer, si resero conto che si sarebbe potuto progettare un aereo stealth<br />

sfruttando alcuni dei risultati dei calcoli computerizzati» dice Lovick. «Nel 1974 i computer<br />

erano relativamente nuovi e la maggior parte di essi era grande come un’automobile. Il<br />

nostro computer alla Lockheed funzionava a schede perforate e aveva meno di 60 K di<br />

memoria.» Tuttavia il computer poteva fare ciò che gli uomini non riuscivano a fare,<br />

ovvero calcoli infiniti.<br />

«<strong>La</strong> nozione che stava dietro il programma del computer implicava specchi che<br />

riflettevano specchi» spiega Lovick. Il matematico Bill Schroeder si mise al lavoro per<br />

scrivere il software originario della Lockheed, denominato Echo. «Progettammo pannelli<br />

piatti e sfaccettati e facemmo in modo che agissero come specchi per deviare le onde<br />

radar» dice Lovick. «Era un’idea radicale e funzionò.»<br />

<strong>La</strong> successiva incarnazione progettuale dell’F-117 Nighthawk vide la luce nel 1974 e fu<br />

denominata Hopeless Diamond: il nome era dovuto al fatto che assomigliava all’Hope<br />

Diamond, il diamante maledetto, e al fatto che gli ingegneri della Lockheed non avevano<br />

molte speranze che sarebbe riuscito davvero a volare * . Dopo che il progetto dell’Hopeless<br />

Diamond fu sottoposto a una serie di revisioni, diventò un modello in scala reale<br />

dell’aereo e fu ribattezzato Have Blue. T.D. Barnes fu incaricato dei test radar del<br />

prototipo pilota del bombardiere stealth all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>. «<strong>La</strong> Lockheed ce lo consegnò e noi lo<br />

mettemmo sul pilone» racconta Barnes. «Aveva un aspetto stranissimo, rozzo e in realtà<br />

assomigliava moltissimo al sottomarino di Ventimila leghe sotto i mari. Avevamo il<br />

compito di osservarlo con il radar da tutte le angolazioni per capire come compariva sugli<br />

schermi.» <strong>La</strong> tecnologia radar era progredita in modo considerevole dai primi tempi della<br />

Guerra Fredda. «All’inizio era visibile come un vecchio fienile» dice Barnes. Così il modello<br />

dell’Have Blue fu riportato agli Skunk Works per ulteriori messe a punto. Parecchi mesi<br />

dopo all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> arrivò una nuova versione del modello. «<strong>La</strong> Lockheed aveva cambiato la<br />

forma dell’aeroplano e un sacco di angolazioni dei pannelli. Quando lo mettemmo sul<br />

pilone ci apparve come una cosa delle dimensioni di un corvo.» Ci fu un’altra serie di<br />

modifiche, dopodiché l’aereo tornò di nuovo all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>. «Lo mettemmo sul pilone e<br />

l’unica cosa che riuscimmo a vedere fu il pilone.» Era giunto il momento di presentare la<br />

versione finale di Have Blue all’aeronautica, con la speranza di ottenere il contratto per<br />

costruire il primo bombardiere stealth americano.<br />

Il direttore della scienza e dell’ingegneria degli Skunk Works, Ed Martin, andò da Lovick<br />

per avere qualche consiglio. «Ed Martin mi chiese come pensavo che l’aereo sarebbe<br />

apparso sugli schermi nemici. Gli spiegai che se l’Oxcart compariva come un oggetto<br />

grande all’incirca quanto un uomo, l’Have Blue sarebbe apparso ai radar come una sfera<br />

di metallo di un centimetro, all’incirca la dimensione di un cuscinetto a sfere 9 .»Ed Martin

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