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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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proiettili; un pezzo da 40 chilogrammi atterrò a oltre 400 metri di distanza.<br />

Quando l’esplosione si esaurì, si alzò una nube radioattiva che «si stabilizzò a 790<br />

metri» dove fu raggiunta da un aereo della EG&G «equipaggiato con dispositivi per la<br />

raccolta di campioni sulle ali» 40 . <strong>La</strong> nube rimase sospesa e iniziò a muoversi verso est,<br />

quindi verso ovest. «Si diresse sopra Los Angeles 41 e in mare aperto» ha spiegato Dewar.<br />

I dati completi delle misurazioni della radioattività eseguite dalla EG&G rimangono<br />

classificati.<br />

Il test, reso pubblico come un “test di sicurezza”, provocò un incidente internazionale.<br />

L’Unione Sovietica sostenne che era una violazione del trattato sul bando parziale dei test<br />

nucleari del 1963, il che ovviamente era la verità. Ma l’AEC aveva ottenuto quello che<br />

voleva, «dati accurati su cui basare i calcoli» 42 ha scritto Dewar, aggiungendo che «il test<br />

sopì molte preoccupazioni riguardo un incidente catastrofico». In particolare, l’AEC e la<br />

NASA adesso sapevano che «nell’eventualità di un simile incidente sulla rampa di lancio<br />

[l’esplosione] avrebbe provocato la rapida morte di chiunque si trovasse a 30 metri dal<br />

punto zero, seri danni e forse un esito letale per chiunque stesse a 120 metri di distanza<br />

e una dose [di radiazioni] pericolosa a 300 metri».<br />

Dal momento che è difficile credere che le organizzazioni coinvolte non sapessero già<br />

queste cose, rimane la domanda: che dati stava davvero cercando l’Atomic Energy<br />

Commission? L’uomo responsabile del progetto all’epoca, il direttore dello Space Nuclear<br />

Propulsion Office Harold B. Finger, cui nel 2010 è stato chiesto di commentare l’accaduto,<br />

ha risposto: «Non ricordo quel test in particolare 43 . È stato tanto tempo fa».<br />

Cinque mesi dopo, nel giugno del 1965, il disastro successe sul serio, questa volta<br />

ufficialmente non pianificato. Un’altra incarnazione del motore nucleare, nome in codice<br />

Phoebus 44 , stava funzionando a pieno regime da dieci minuti quando «all’improvviso finì<br />

l’idrogeno liquido 45 [e] si surriscaldò in un batter d’occhi» ha scritto Dewar. Com’era<br />

accaduto con l’“esplosione” pianificata di cinque mesi prima, il reattore prima espulse in<br />

atmosfera grossi frammenti del suo carburante radioattivo, poi «il resto si fuse assieme,<br />

come sotto l’azione di un gigantesco saldatore» ha spiegato Dewar. I non addetti ai lavori<br />

la chiamerebbero “fusione del nocciolo”. <strong>La</strong> causa dell’incidente fu un indicatore difettoso<br />

su uno dei serbatoi di idrogeno liquido: l’indicatore diceva che rimaneva un quarto di<br />

idrogeno mentre in realtà il serbatoio era vuoto.<br />

Dopo l’incidente di Phoebus la zona delle Jackass Flats era così radioattiva che neppure<br />

le squadre HAZMAT con le tute protettive integrali poterono entrare nell’area per sei<br />

settimane 46 . Non è disponibile alcuna informazione su cosa successe ai lavoratori che si<br />

trovavano sottoterra. All’inizio, Los Alamos cercò di usare dei robot per eseguire la<br />

decontaminazione, ma secondo Dewar erano «lenti e inefficienti». Alla fine furono<br />

mandati degli uomini alla guida di aspiratori montati su camion per recuperare le<br />

particelle letali. Fotografie declassificate dell’AEC mostrano i lavoratori con indosso tute di<br />

protezione e maschere antigas che raccolgono i frammenti radioattivi servendosi di<br />

lunghe pinze di metallo 47 . Al pari di molti funzionari dell’Atomic Energy Commission,<br />

Dewar interpretò l’incidente come «un mezzo per raggiungere alcuni obiettivi». Per<br />

quanto «certamente sfortunato, non pianificato, non voluto e imprevisto» era convinto

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