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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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direttore del Nevada Test Site, creò il Nuclear Emergency Search Team ( NEST, Corpo<br />

speciale per l’emergenza atomica).<br />

Nel 1966 le condizioni a Palomares, Spagna, erano molto simili a quelle del Nevada<br />

Test Site in termini di geologia. Si trattava in entrambi i casi di territori collinosi, con<br />

fattori significativi quali suolo, sabbia e venti prevalenti. Ma dato che l’Atomic Energy<br />

Commission, dimostrando una stupefacente mancanza di lungimiranza, non aveva mai<br />

tentato di decontaminare la zona dell’<strong>Area</strong> 13 in cui aveva fatto esplodere la bomba<br />

sporca nove anni prima, il 16 th Nuclear Disaster Team stava sostanzialmente brancolando<br />

nel buio.<br />

Ottocento persone <strong>senza</strong> alcuna esperienza furono mandate a Palomares per dare una<br />

mano con la decontaminazione 9 . Gli uomini improvvisarono. Un gruppo mise in sicurezza<br />

la zona contaminata e preparò il terreno per rimuovere lo strato superficiale. Un secondo<br />

gruppo si mise all’opera per tentare di localizzare la bomba termonucleare andata persa,<br />

definita Broken Arrow * nel gergo del dipartimento della Difesa. Il gruppo che si occupava<br />

del plutonio disperso comprendeva “specialisti e scienziati” del laboratorio di Los Alamos,<br />

del laboratorio <strong>La</strong>wrence Radiation, di Sandia, della Raytheon e della EG&G. Era<br />

terribilmente ironico: le stesse aziende che avevano costruito le bombe atomiche e i cui<br />

addetti le avevano cablate, armate e fatte esplodere adesso venivano pagate per<br />

occuparsi del micidiale pasticcio. Si trattava del complesso industriale-militare in tutto il<br />

suo sinistro splendore.<br />

Nel corso dei tre mesi successivi gli operai lavorarono <strong>senza</strong> sosta per decontaminare la<br />

zona dal pericolosissimo plutonio. Quando l’operazione terminò, 1.400 tonnellate di<br />

terreno e vegetazione radioattivi erano state rimosse e trasportate all’impianto di<br />

Savannah River in Carolina del Sud per essere smaltite. <strong>La</strong> maggior parte del plutonio<br />

disperso nel terreno fu recuperato, ma la Defense Nuclear Agency alla fine ammise che<br />

«non sarebbe mai stata nota» 10 la quantità di particelle radioattive disseminate dal vento<br />

o ingerite dai vermi e trasportate chissà dove. Quando alla bomba persa, per<br />

quarantaquattro giorni il Pentagono si rifiutò di ammettere che era scomparsa,<br />

nonostante il fatto fosse stato ampiamente riportato. «Non so di nessuna bomba persa» 11<br />

disse all’Associated Press un funzionario del Pentagono. Solo dopo che l’ordigno fu<br />

recuperato dal fondo del mare il Pentagono disse che in realtà era scomparsa.<br />

Gli incidenti nucleari non finirono qui. Due anni e quattro giorni dopo si verificò un altro<br />

incidente aereo in cui rimase coinvolto un bombardiere del SAC che trasportava quattro<br />

bombe atomiche. Il 21 gennaio 1968 scoppiò un incendio a bordo di un B-52G in missione<br />

segreta sopra la Groenlandia 12 . Sei dei sette membri dell’equipaggio si lanciarono<br />

dall’aereo in fiamme, il quale passò rasente i tetti della base americana di Thule e<br />

precipitò sulla superficie ghiacciata della baia dell’isola di North Star. L’impatto fece<br />

detonare le cariche esplosive di almeno tre dei quattro ordigni termonucleari – un evento<br />

paragonabile allo scoppio di numerose bombe sporche – disseminando plutonio, uranio e<br />

trizio radioattivi su un’estesa porzione di banchisa. Sul sito dell’impatto scoppiò un<br />

secondo incendio 13 che bruciò i resti delle bombe, i rottami dell’aereo e il carburante.<br />

Dopo venti minuti di quell’inferno di fuoco il ghiaccio iniziò a sciogliersi. Una delle bombe

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