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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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mediorientali costituivano una grave minaccia quando in realtà, spiegò Helms al<br />

presidente, Israele aveva il vantaggio tattico. Israele stava giocando la carta della<br />

debolezza per ottenere il sostegno militare dell’America. Helms disse anche che di<br />

recente aveva incontrato un ufficiale israeliano di grado elevato la cui visita interpretava<br />

come «un chiaro segno che la guerra potrebbe scoppiare in qualunque momento».<br />

Questo fatto, unito alle affermazioni di Angleton, significava che la guerra era molto<br />

probabilmente questione di giorni, concluse Helms. Quando Israele lanciò un attacco tre<br />

giorni dopo, la considerazione che Johnson aveva di Helms crebbe enormemente.<br />

Nel 1966 la storia della defezione di Redfa si guadagnò le prime pagine dei giornali di<br />

tutto il mondo. Ma quello che non fece notizia 9 fu ciò che successe quando Israele ebbe<br />

finito con il MIG: l’aereo di fabbricazione sovietica fu trasportato all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>. Il colonnello<br />

Slater, all’epoca comandante della base, ricorda che «arrivò nel cuore della notte,<br />

nascosto all’interno di un [aereo da trasporto] C-130, consegnato direttamente da agenti<br />

dei servizi segreti israeliani». Il grande successo di Israele era adesso un grosso colpo di<br />

fortuna anche per l’America. Per gli israeliani il MIG era il caccia più pericoloso nel mondo<br />

arabo; per gli americani era il piccolo aereo letale che aveva abbattuto tanti piloti<br />

americani in Vietnam. I russi avevano fornito al Vietnam del Nord caccia MIG-21 e piloti<br />

addestrati. Adesso che all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> c’era uno di quegli aerei, gli ingegneri dell’agenzia<br />

avevano per le mani tecnologia straniera importantissima. «Finalmente avremmo potuto<br />

capire come sconfiggere il MIG nei combattimenti aerei» spiega il colonnello Slater.<br />

Il percorso che portava all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> era diverso per ciascuna delle persone coinvolte. Per<br />

T.D. Barnes ebbe inizio nel 1962, quando la CIA voleva mandarlo in Vietnam nel ruolo di<br />

“consigliere”. Barnes era appena tornato da Bamburg, in Germania, dove era stato inviato<br />

durante la crisi del Muro di Berlino con il compito di occuparsi delle basi di missili Hawk<br />

lungo il confine con la Cecoslovacchia. Erano passati due anni da quando aveva lavorato<br />

al progetto Palladium della CIA a Fort Bliss.<br />

«Dissi che avrei lavorato per l’agenzia. Ma avevo questo sogno di diventare ufficiale<br />

dell’esercito, il che significava che prima dovevo fare la scuola ufficiali. <strong>La</strong> CIA e l’esercito<br />

accettarono e mi consentirono di frequentare la scuola.» Durante l’addestramento alla<br />

sopravvivenza Barnes si fece male a un ginocchio e contrasse una rara infezione del<br />

sangue. «Per poco non mi uccise. Non avrei mai potuto combattere. Sono stato fortunato<br />

a essermela cavata» dice Barnes. Si riprese, ma a causa della malattia non poté recarsi in<br />

Vietnam per conto della CIA. Dopo dieci anni di servizio la sua carriera militare era finita.<br />

Barnes e sua moglie Doris si trasferirono in Oklahoma e comprarono una casa con il<br />

giardino per le loro due bambine. Un giorno Doris stava leggendo la pagina degli<br />

annunci 10 del giornale locale quando trovò una cosa interessante. «Un’impresa che si<br />

chiamava Unitech cercava specialisti in telemetria e radar in grado di lavorare a un<br />

progetto spaziale» ricorda Barnes.<br />

Barnes immaginò che la Unitech stesse raccogliendo curriculum vitae, «approntando un<br />

elenco di persone con le qualifiche necessarie per lavorare a un progetto altamente<br />

specializzato se fosse arrivato un contratto con, poniamo, la NASA». Barnes disse a Doris<br />

che non valeva neppure la pena di sprecare una telefonata. Doris disse che l’avrebbe

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