Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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da incorniciare. «Le foto finirono in una camera blindata» dice il colonnello Slater. «Ci dissero che avremmo potuto averne una copia quando, o se, il progetto fosse stato declassificato.» Roger Andersen ricorda quanto si fosse svolta in fretta l’operazione. «All’epoca, nel 1968, all’Area 51 erano in corso un sacco di altre operazioni, nessuna delle quali era per me un’informazione strettamente necessaria.» Andersen ebbe l’onore di pilotare l’ultimo aereo di supporto del progetto Oxcart, un T-33, per riportarlo alla base di Edwards. «Decollando dall’Area 51, sapevo che mi sarebbe mancata» dice Andersen. «Anche dopo tutti questi anni, e dopo aver vissuto in tutto il mondo, posso dire che l’Area 51 è diversa da qualunque altro posto sul pianeta.» Gli ufficiali di carriera dell’aeronautica o della CIA furono assegnati ad altri ruoli. Ken Collins fu reclutato dall’aeronautica per il programma SR-71. Dato che l’A-12 era classificato, nessuno dei nuovi colleghi sapeva che Collins aveva già alle spalle centinaia di ore di volo sull’aereo Mach 3. «La cosa lasciò molti di stucco. Sembrava che sapessi già come pilotare un aereo che si credeva appena costruito. Il mio passato non era un’informazione strettamente necessaria e non lo seppero per decenni», non finché il programma Oxcart non fu declassificato, nel 2007. Frank Murray si offrì volontario per combattere sul terreno, o almeno nei pressi, in Vietnam. «Durante Black Shield, nessuno aveva idea di dove mi trovassi. Più d’uno pensava che mi fossi imboscato per evitare la guerra. Decisi di tornare in Vietnam a pilotare aerei da combattimento.» Nel novembre del 1970, Murray fu mandato alla base aerea di Nakhon Phanom sul fiume Mekong di fronte al Laos dove si offrì volontario per pilotare l’A-1 Skyraider, un aereo monoposto a elica che rappresentava un anacronismo nell’era del motore a reazione. «Raggiungeva una velocità di crociera di circa 260 chilometri orari» racconta Murray. «Passai dal pilotare l’aereo più veloce del mondo a quello più lento. L’Oxcart rullava più veloce di quanto volasse l’A-1.» Data la lentezza dello Skyraider, l’aereo costituiva uno degli obiettivi più facili per i vietcong. «Spesso ci sparavano ma lo Skyraider era armato e io rispondevo al fuoco.» In un anno di servizio Murray, comandante della squadriglia, condusse 64 missioni di combattimento. Il ruolo più famoso dello Skyraider consisteva nello scortare gli elicotteri mandati a recuperare i soldati feriti sul campo. «La nostra missione era di fare da supporto ai Jolly Green Giant [gli elicotteri Sikorsky S-61]. Quell’anno recuperammo parecchi berretti verdi feriti in battaglia.» Il colonnello Slater fu nominato vicecomandante della 20 th Tactical Fighter Wing (20 a brigata aerea tattica) alla base di Wetherfield in Inghilterra. A detta di tutti era sulla buona strada per diventare generale dell’aeronautica americana. Poi ci fu la tragedia. La figlia maggiore di Slater, Stacy, si trovava in luna di miele nella Sun Valley, in Idaho, quando l’aereo privato su cui volavano lei e il marito urtò una montagna e precipitò. Dopo aver passato ventiquattro ore sul versante ghiacciato dell’altura, Stacy Slater Bernhardt era rimasta paralizzata dalla vita in giù. La convalescenza sarebbe stata lunga e dolorosa, e gli esiti del tutto incerti. «Mia moglie Barbara e io dovevamo stare con nostra figlia, con la nostra famiglia, così chiesi di essere trasferito nuovamente negli Stati Uniti» dice il colonnello Slater. Per Slater, un militare di carriera, la decisione fu semplice. «Amore per la patria, amore per la famiglia.»
Dopo molti mesi la figlia si ristabilì con risultati che avevano del miracoloso (riuscì di nuovo a camminare con le stampelle). Il colonnello Slater fu assegnato alla base di Edwards, dove iniziò a pilotare la versione da combattimento dell’Oxcart, l’YF-12, il quale era equipaggiato per trasportare due bombe nucleari da 250 chilotoni. «Era bellissimo» dice Slater, l’inguaribile ottimista. «Mi era piaciuto lavorare per la CIA, ma in fondo al cuore sarei rimasto sempre un pilota di caccia.»
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Sessanta Zigel sbalordì i colleghi
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Bibliografia Libri e monografie B.
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D.E. HOFFMAN, The Dead Hand: The Un
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Indice Frontespizio Colophon Prolog
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