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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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una spia sovietica. Helms perorò ulteriormente il suo punto di vista sostenendo che, a<br />

differenza dei militari, la CIA «non controlla nessuna arma nucleare 25 , il che esclude<br />

qualunque ipotesi che un subordinato possa scatenare una guerra atomica». Helms aveva<br />

ragione. Ma il presidente avrebbe visto le cose allo stesso modo 26 ?<br />

Il mese successivo, nel febbraio del 1967, il colonnello Slater fu di nuovo convocato a<br />

Washington: era la quinta volta in sei mesi. In una stanza piena di membri della 303<br />

Committee, gli fu detto che il programma Oxcart sarebbe stato definitivamente chiuso a<br />

partire dal 1° gennaio 1968. Non c’era spazio per le discussioni; il destino dell’Oxcart era<br />

stato deciso, il caso era chiuso. Slater ricevette istruzioni di tornare all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> 27 e di<br />

tenere pronta la sua squadriglia operativa mentre l’SR-71 Blackbird passava gli ultimi test<br />

di volo. Anche se il colonnello era un uomo dell’aeronautica, il suo cuore batteva per il<br />

programma Oxcart della CIA. Slater era il comandante e in quel momento l’Oxcart era<br />

innegabilmente l’aereo più avanzato del mondo.<br />

Il colonnello Slater si era recato a Washington a bordo di un F-101 e sulla via del ritorno<br />

si fermò alla base di Wright-Patterson per fare rifornimento. Mostrò i propri documenti di<br />

identificazione e saltò la fila, passando davanti a un generale a due stelle 28 . Mentre tutti<br />

lo fissavano chiedendosi chi fosse, Slater considerò l’ironia di tutto quanto. Nel giustificare<br />

perché l’Oxcart doveva essere messo in pensione, la 303 Committee aveva affermato che<br />

l’Oxcart era l’esempio dei costi eccessivi delle operazioni coperte della CIA. Dal punto di<br />

vista di Slater, a parte alcuni dettagli superflui, l’Oxcart valeva ogni centesimo speso<br />

dall’agenzia. Gli ostacoli tecnici superati dall’Oxcart avrebbero probabilmente<br />

impressionato gli scienziati e gli ingegneri per altri trent’anni. <strong>La</strong> cosa che gli sarebbe<br />

bruciata di più era il tradimento dell’incredibile sensazione di vittoria condivisa da tutti<br />

coloro che avevano lavorato al progetto. Ma così vanno le cose, pensò Slater. L’Oxcart<br />

non avrebbe mai compiuto una missione e gli americani probabilmente non avrebbero<br />

mai saputo che cosa la CIA era stata capace di fare, in totale segretezza, al Groom <strong>La</strong>ke,<br />

non per molto tempo, almeno.<br />

Era un errore cancellare l’Oxcart, rifletté. Ma sapeva che la sua opinione non contava. Il<br />

suo ruolo era quello di comandante della base: sarebbe tornato all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> e avrebbe<br />

eseguito gli ordini, come fa ogni bravo militare.<br />

Tre mesi dopo, in un piacevole giorno di primavera del maggio del 1967, il colonnello<br />

Slater decise di prendere l’Oxcart per un ultimo volo. Alcuni dei piloti avevano alle spalle<br />

quattrocento ore di volo sull’aereo spia; Walt Ray ne aveva 358 quando era morto, ma il<br />

colonnello ne aveva solo dieci. Perché non mettersi ai comandi dell’aereo<br />

scientificamente più avanzato del mondo per farsi un giro quando ancora ne aveva la<br />

possibilità? Presto l’Oxcart sarebbe scomparso nel cimitero degli aerei sperimentali,<br />

lasciato a ricoprirsi di polvere in qualche hangar isolato di Palmdale, in California, dove<br />

nessuno l’avrebbe mai più pilotato. Slater andò da Werner Weiss 29 per chiedergli se<br />

poteva organizzargli un ultimo volo con l’aereo supersonico.<br />

«Consideralo cosa fatta» gli disse Weiss.<br />

Dopo il decollo Slater portò rapidamente l’aereo a 21.000 metri di quota. Aveva<br />

dimenticato quanto fosse leggero l’Oxcart; aveva una struttura simile a quella di una

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