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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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difficoltà, ovvero il temutissimo “unstart”, la riflessione dell’onda d’urto che provocava il<br />

blocco sonico del compressore del motore a reazione; non avendo più flusso il motore si<br />

spegneva.<br />

Mentre superava i 22.000 metri di quota, Collins guardò gli indicatori davanti a sé.<br />

All’esterno c’erano -56 °C e il gas di scarico usciva alla temperatura di 1.871 °C. Ciascuno<br />

dei due turbojet J-58 progettati 18 per l’Oxcart generava una potenza pari a quella di tutte<br />

e quattro le turbine del transatlantico da 80.000 tonnellate Queen Mary. Erano quei due<br />

reattori spaventosamente potenti a permettere all’aereo di volare così veloce e a quote<br />

tanto elevate. Ma la Queen Mary trasportava più di tremila passeggeri, l’Oxcart soltanto<br />

uno. Collins faceva affidamento sui motori: un malfunzionamento di uno dei due avrebbe<br />

significato la catastrofe. Con cautela aumentò la velocità da Mach 2,5 a Mach 2,8, una<br />

transizione particolarmente pericolosa che lo portava viaggiare a circa 3.220 chilometri<br />

orari, la velocità del proiettile di un fucile. Era il momento in cui l’aereo era sottoposto<br />

alle sollecitazioni maggiori; era anche il momento in cui era più probabile che si<br />

verificasse un “unstart”, ed era per quella ragione che Collins sperava che i motori<br />

dell’aereo non lo tradissero.<br />

Per i piloti non esisteva nulla di più terrificante di una simile eventualità. Per gli<br />

ingegneri non esisteva nulla che ne spiegasse la causa. Volando a una determinata<br />

inclinazione, in uno dei due motori J-58 poteva verificarsi inspiegabilmente un<br />

interruzione del flusso d’aria che lo faceva spegnere. A quella velocità, le prese d’aria<br />

aspiravano 283 metri cubi d’aria al secondo. Un ingegnere diceva che era come se due<br />

milioni di persone inspirassero tutte insieme; un “unstart” era come se tutte quelle<br />

persone rimanessero all’improvviso senz’aria. Durante i dieci secondi che ci volevano per<br />

correggere il problema – un motore spento, l’altro che generava una potenza sufficiente a<br />

far muovere un transatlantico – l’aereo sbandava violentemente da un lato. Il pilota<br />

veniva sbattuto contro la parete della cabina di pilotaggio mentre cercava<br />

disperatamente di far ripartire il motore. Il timore era che il pilota potesse svenire: in<br />

quel caso, addio pilota… e addio Oxcart.<br />

Mentre Collins accelerava a Mach 2,7 la terra sotto di lui sfrecciava alla sbalorditiva<br />

velocità di oltre 800 metri al secondo. <strong>La</strong> rotta stabilita dall’aereo passava lontano da<br />

centri urbani, ponti e dighe per ragioni di sicurezza. Una volta un pilota che sorvolava la<br />

Virginia occidentale aveva dovuto far ripartire un motore a novemila metri di quota. Il<br />

boom sonico aveva fatto crollare la ciminiera di una fabbrica e due operai erano morti<br />

schiacciati 19 . E se il pilota fosse stato costretto a lanciarsi, com’era successo a Collins nel<br />

1963, era necessario che ci fossero ampi spazi aperti disabitati visto che il velivolo si<br />

sarebbe schiantato al suolo. Con le sue quasi 56 tonnellate l’aereo aveva la stessa<br />

capacità di planare di una chiave inglese che cadeva dal cielo.<br />

Collins spinse l’Oxcart a Mach 2,8: altri 45 secondi e sarebbe stato fuori dalla zona di<br />

pericolo. Mancavano pochi secondi a Mach 3, il che significava quota di crociera. Ma a<br />

quel punto si verificò l’“unstart”. Nel giro di un istante l’aereo sobbalzò e sbandò con tale<br />

violenza che era come se il muso stesse cercando di mordersi la coda. Collins fu<br />

proiettato in avanti per il contraccolpo, sbatté la testa contro il vetro della cabina<br />

ammaccando il casco e per poco non svenne 20 . Mentre l’aereo cadeva Collins recuperò il

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