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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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un mostro che li stava attaccando dal cielo. Un disegno a inchiostro dell’epoca raffigura<br />

uomini armati di forconi e falci che fanno a pezzi il pallone caduto. Gli spettatori sullo<br />

sfondo scappano con le braccia alzate sopra la testa per la paura. <strong>La</strong> storia dimostra che<br />

qualunque forma di volo porta con sé il timore arcaico di un attacco dai cieli. Nel corso dei<br />

successivi due secoli queste paure sono state ricorrenti e si sono presentate in forme<br />

talvolta drammatiche.<br />

Nel cuore degli anni Sessanta, dopo vent’anni di motori a reazione, il timore degli<br />

oggetti volanti non identificati continuava a influenzare la cultura e l’industria. A quel<br />

punto milioni di americani erano giustamente convinti che diverse fazioni all’interno del<br />

governo fossero attivamente impegnate in attività di copertura del fenomeno UFO. Molti<br />

cittadini credevano che il governo stesse cercando di coprire l’esistenza di esseri<br />

extraterrestri; la gente non si rendeva conto che l’attenzione spasmodica rivolta ai<br />

marziani impediva loro di prendere in considerazione spiegazioni alternative, ovvero che<br />

si trattava di avvistamenti di velivoli avveniristici costruiti dall’uomo. Alla fine degli anni<br />

Sessanta, le due agenzie governative che erano il bersaglio della rabbia popolare – la CIA<br />

e l’aeronautica militare – si erano servite del segreto e della disinformazione per tenere<br />

nascosti all’opinione pubblica i loro progetti classificati. Dalle storie di copertura sugli<br />

incidenti aerei alle campagne di disinformazione sui programmi di studio degli UFO,<br />

entrambe le organizzazioni avevano intessuto una complessa ragnatela di bugie. Gli<br />

effetti di una campagna di disinformazione sulla gente normale sono esemplificati<br />

benissimo da una storia vera che risale all’alba del volo a reazione.<br />

Nel 1942, quando fu messo a punto per la prima volta il motore a getto, l’aeronautica<br />

militare voleva mantenere segreta la nuova forma di propulsione aerea finché l’esercito<br />

non fosse stato pronto a svelare la tecnologia. Fino all’avvento del motore a reazione, gli<br />

aeroplani funzionavano a elica e prima del 1942 per la maggior parte delle persone era<br />

impensabile che un aereo potesse volare <strong>senza</strong> delle pale rotanti fissate da qualche<br />

parte. Allo scopo di mantenere il segreto sulla tecnologia del motore a getto,<br />

l’aeronautica mise in piedi una campagna di disinformazione piuttosto innocua che<br />

coinvolgeva un gruppo di piloti militari. Ogni volta che un collaudatore portava in volo un<br />

jet Bell XP-59A sopra il lago asciutto di Muroc, nel deserto del Mojave, l’equipaggio<br />

attaccava un’elica finta al muso dell’aereo. I piloti del Bell avevano una porzione di spazio<br />

aereo in cui fare i test di volo, ma ogni tanto un pilota ai comandi di un P-38 Lightning si<br />

portava nei pressi della base per dare un’occhiata da vicino all’aeroplano. Il velivolo si<br />

lasciava dietro una scia di fumo, e alla fine nei bar frequentati dagli avieri cominciarono a<br />

circolare delle voci. I piloti volevano sapere che cosa gli stavano tenendo nascosto.<br />

Secondo lo storico della base aerea di Edwards, il dottor James Young, il collaudatore<br />

capo dell’XP-59A, un uomo di nome Jack Woolams, ebbe un’idea: ordinò una maschera da<br />

gorilla in un negozio di costumi di Hollywood. Al volo successivo, Woolams tolse l’elica<br />

finta dal muso dell’aereo e indossò la maschera da gorilla. Quando un P-38 Lightning si<br />

avvicinò per sbirciare, Woolams fece in modo che il pilota dell’altro apparecchio potesse<br />

guardare nella cabina del jet. L’uomo rimase sbalordito. Invece di vedere Woolams, vide<br />

un gorilla ai comandi di un aeroplano, perdipiù <strong>senza</strong> elica. Il pilota stupefatto atterrò e<br />

andò dritto al bar, dove sedette e ordinò un robusto drink. Quindi cominciò a raccontare

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