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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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Gli uomini, che dovevano essere allevatori locali, si avvicinarono. Dato che il volo era<br />

subsonico, Collins non indossava la tuta pressurizzata che lo faceva sembrare un<br />

astronauta o un marziano, e che avrebbe suscitato molte più domande. Gli uomini gli<br />

chiesero se voleva un passaggio; dissero che sapevano esattamente dov’era caduto<br />

l’aereo e che se saltava in macchina ce l’avrebbero portato. Fino a quel momento nessun<br />

civile <strong>senza</strong> un’autorizzazione top-secret aveva mai visto l’Oxcart e Collins aveva severi<br />

ordini di far sì che le cose rimanessero tali. Era stato istruito su come comportarsi in un<br />

caso del genere e gli era stata fornita una storia architettata dall’agenzia che si adattava<br />

perfettamente alla vicinanza con il Nevada Test Site, e con la temperie di quegli anni.<br />

Collins disse agli allevatori che l’aereo era un caccia F-105 con a bordo un’arma nucleare.<br />

L’atteggiamento degli uomini cambiò di colpo e la disponibilità si trasformò in paura.<br />

«Diventarono nervosissimi e dissero che se volevo un passaggio avrei fatto meglio a<br />

decidermi alla svelta, perché non sarebbero rimasti a lungo nei dintorni di Wendover»<br />

racconta Collins.<br />

Gli uomini lo portarono alla più vicina stazione di polizia stradale, dove lui saltò giù dal<br />

pickup, recuperò il tettuccio dell’aereo e li guardò allontanarsi in tutta fretta. Si frugò in<br />

tasca e trovò il biglietto con scritto «Chiamare questo numero» e il numero di telefono.<br />

Insieme al foglietto c’era una moneta da dieci centesimi. Collins chiese all’agente di<br />

servizio dove poteva trovare il più vicino telefono pubblico e l’uomo gli indicò il retro<br />

dell’edificio. Usando la monetina della CIA Collins fece la telefonata che nessun pilota<br />

dell’agenzia avrebbe mai voluto fare. Poco più di un’ora dopo l’aereo privato di Kelly<br />

Johnson atterrò a Wendover, Utah, insieme a parecchi uomini della CIA. Dopo un breve<br />

scambio di informazioni per assicurarsi che stesse bene, Collins salì sull’aereo. Durante le<br />

due ore di volo fino alla clinica Lovelace, in New Mexico, nessuno proferì verbo. «Ci<br />

sarebbe stata occasione di parlare fin troppo in seguito» spiega Collins «con i registratori<br />

dell’agenzia che prendevano nota di tutto.» Un incidente in cui era coinvolto un aereo<br />

spia della CIA significava che qualcuno doveva dare delle spiegazioni.<br />

Intanto nella sala di controllo del Groom <strong>La</strong>ke il navigatore Sam Pizzo stava affrontando<br />

una gigantesca mole di lavoro 12 . <strong>La</strong> notizia dell’incidente di Collins era appena arrivata e<br />

toccava al colonnello Holbury, comandante del primo distaccamento del 1.129 th Special<br />

Activities Squadron (1.129 a squadriglia delle attività speciali), organizzare una squadra di<br />

recupero da mandare sul posto. «Addetti alla manutenzione, uomini della sicurezza,<br />

navigatori… salimmo tutti su camion e aerei e partimmo in direzione dello Utah» racconta<br />

Pizzo. Dato che Collins era vivo, adesso bisognava localizzare i pezzi dell’aereo, «ogni<br />

singolo dado, bullone e frammento di fusoliera». Il lavoro sarebbe stato condotto da un<br />

vecchio campo d’aviazione abbandonato a nordovest dei laghi asciutti, dove c’erano<br />

ancora le installazioni usate durante la Seconda guerra mondiale dai bombardieri che<br />

avevano sganciato le bombe su Hiroshima e Nagasaki. <strong>La</strong> sistemazione in quegli edifici<br />

deserti da tempo era rudimentale; non c’era acqua corrente né riscaldamento, il che<br />

significava che gli uomini del Groom <strong>La</strong>ke furono costretti a portarsi dietro cucine, brande<br />

ed equipaggiamento.<br />

Una volta localizzato il luogo dell’impatto, la squadra si mise a scavare. L’aereo,<br />

Articolo 123, non era esploso in volo, ma data la velocità con cui era precipitato al suolo

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