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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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territorio nemico significava morte certa. «Parkerson mi chiese che cosa fare» continua<br />

Collins. «Risposi: “Punta verso il mar Giallo e io ti verrò dietro”. Gli dissi di paracadutarsi<br />

nell’acqua; nel frattempo avrei inviato le sue coordinate alla base perché mandassero una<br />

squadra di soccorso.» Sembrava una buona idea, e Collins continuò a volare di fianco al<br />

compagno in direzione del mar Giallo. Parkerson si preparò a lanciarsi. «Ma c’era un<br />

problema» spiega Collins. «Il tettuccio del suo RF-80 era bloccato. Incastrato. Non si<br />

apriva e lui era intrappolato nell’aereo. Non c’era niente che potessi fare per il mio amico<br />

tranne continuare a volare al suo fianco fino alla fine.» Collins vide Parkerson ammarare<br />

nell’acqua e aspettò, guardando dall’alto mentre l’amico annegava. «Quando è la tua ora,<br />

non c’è niente da fare» conclude Collins.<br />

Dieci anni dopo, nel 1963, la Guerra di Corea apparteneva ormai al passato e all’<strong>Area</strong><br />

<strong>51</strong> c’era un aeroplano da preparare. Quando l’aereo bielica passava sopra l’ultima catena<br />

di colline al limite orientale del Nevada Test Site appariva la pista di atterraggio del<br />

Groom <strong>La</strong>ke e Collins pensava al fatto che nessuno tranne i suoi colleghi piloti della CIA<br />

aveva idea di chi fosse veramente. Durante le missioni di addestramento, i documenti di<br />

volo identificavano Collins come un pilota meteorologico della NASA. Il suo velivolo<br />

dall’aspetto avveniristico era registrato in un aeroporto denominato Watertown Strip,<br />

Nevada. Non aveva mai con sé effetti personali sull’aereo. Quando il Constellation della<br />

Lockheed atterrava all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, gli uomini della sicurezza prendevano i suoi documenti e li<br />

chiudevano a chiave in una cassetta metallica. Tutti i venerdì, prima del volo pomeridiano<br />

che lo avrebbe riportato indietro, a Collins veniva restituita la sua identità.<br />

<strong>La</strong> sua missione di quel giorno, il 24 maggio 1963, sarebbe stata simile a tutte le altre.<br />

Adesso, all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>, c’erano cinque Oxcart da collaudare 8 e Collins seguì <strong>senza</strong> sforzo la<br />

riunione preliminare con gli ingegneri della Lockheed, prendendo appunti mentali sui<br />

diversi compiti che avrebbe dovuto eseguire in volo. I tecnici volevano sapere come<br />

funzionavano determinati controlli del motore durante l’accelerazione e il volo a basso<br />

regime. Il test odierno sarebbe stato condotto a velocità subsonica, a poco più di 700<br />

chilometri orari, il che equivaleva a far sgranchire le zampe a un cavallo da corsa di razza.<br />

Sarebbe stata una missione breve sopra lo Utah e il Wyoming, prima di tornare alla base.<br />

Il pilota di caccia Donald Donohue sarebbe decollato seguendo Collins 9 a bordo di un F-<br />

101 Voodoo, quindi il compito sarebbe passato a Jack Weeks 10 , un altro pilota<br />

collaudatore di Oxcart.<br />

Per poco più di un’ora tutto sembrò normale. Dirigendosi verso Wendover, nello Utah,<br />

Collins notò davanti a sé un grande cumulonembo. Mentre lui rallentava, Jack Weeks<br />

segnalò che stava per tornare all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>; l’F-101 non era in grado di volare così lento.<br />

Inoltre, da quanto poteva capire, le cose sull’Oxcart sembravano filare lisce. Collins diede<br />

l’okay con un gesto della mano e si diresse verso la formazione nuvolosa.<br />

«All’improvviso l’altimetro parve impazzito 11 , segnalando una rapida diminuzione della<br />

velocità» ricorda Collins. Circondato dalle nuvole, Collins non aveva alcun riferimento<br />

visivo per stabilire la sua posizione. «Diedi gas per contrastare la diminuzione di velocità.<br />

Ma invece di ripondere, e <strong>senza</strong> alcun preavviso, l’aereo andò in stallo e si capovolse<br />

intrappolandomi nell’abitacolo. Poi entrò in vite piatta rovesciata.» Era impossibile

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