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Area 51_ La verita, senza censu - Annie Jacobsen

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portò a 9.000 metri di quota, volò per 59 minuti nello spazio aereo riservato e poi ritornò<br />

a terra. Raggiunse la velocità massima di 640 chilometri orari. Tra gli spettatori c’era<br />

anche Richard Bissell, alto e dinoccolato, con indosso un abito scuro e in testa un fedora.<br />

Bissell era stato invitato ad assistere all’evento inaugurale come ospite di Kelly Johnson.<br />

Fu un gesto significativo: i due erano diventati amici e Kelly Johnson aveva agito<br />

intenzionalmente. «Kelly Johnson era una persona integra, come dimostra il fatto che si<br />

comportava in modo estremamente leale con quelli che considerava suoi amici» spiega<br />

Ed Lovick. Per Bissell quella gita all’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> dev’essere stata dolceamara: fu l’ultima volta<br />

che mise piede nell’installazione che aveva diretto per conto della CIA fin da quando non<br />

era altro che un posto sperduto nel deserto. Richard Bissell non fu più invitato.<br />

E l’<strong>Area</strong> <strong>51</strong> avrebbe presto avuto un nuovo signore.<br />

Era una sera tardi dell’estate 1962 e Bud Wheelon 9 stava lavorando, dato che aveva<br />

appena accettato l’incarico di capo del Directorate of Science and Technology (Comitato<br />

direttivo della scienza e della tecnologia, DS&T) della CIA. Wheelon aveva appena trentatré<br />

anni ed era un brillante scienziato esperto di missili balistici e di spionaggio di segnali<br />

elettronici con una laurea al MIT. Era stato scelto 10 dai consiglieri scientifici del presidente<br />

Kennedy per ricoprire il ruolo che era stato di Richard Bissell in tutti i programmi di<br />

ricognizione dell’agenzia, il che comprendeva satelliti, operazioni con gli U-2 e il progetto<br />

Oxcart. Si trattava dell’incarico che Bissell aveva rifiutato, ma «in quel modo diventai il<br />

nuovo “signore dell’<strong>Area</strong> <strong>51</strong>”» 11 spiega Wheelon.<br />

«Non avevo granché da fare la sera, così iniziai a leggere rapporti segreti che non<br />

avevo mai visto prima» dice Wheelon. Sebbene molti fossero privi di interesse, uno in<br />

particolare attirò la sua attenzione. «Mi fece preoccupare. All’epoca era in corso di<br />

elaborazione un National Intelligence Estimate [rapporto steso dal National Intelligence<br />

Council, che raccoglie il contributo di tutte le agenzie di intelligence degli USA] molto serio<br />

destinato al presidente Kennedy, il quale era incentrato sulla domanda: “I russi<br />

installeranno missili nucleari a Cuba?”. Mi era stato detto che il rapporto avrebbe concluso<br />

con una risposta negativa. Il Pentagono aveva stabilito che installare dei missili a Cuba<br />

fosse una mossa troppo azzardata per i sovietici e che non avrebbero osato tanto.»<br />

Il Pentagono aveva preso un granchio colossale. Mentre leggeva decine e decine di<br />

rapporti di intelligence, uno gli fece scattare un campanello d’allarme. «Una delle cose a<br />

cui bisogna stare attenti quando un informatore accusa una persona o uno stato sono le<br />

notizie false» spiega Wheelon. «Però uno di quei rapporti attirò la mia attenzione.<br />

L’informatore sosteneva di aver visto rimorchi lunghissimi e grossi autotreni scortati da<br />

jeep cariche di uomini della sicurezza sovietica. Quando quei convogli transitavano<br />

attraverso i villaggi, i cubani dirigevano il traffico in modo da farli passare. In Sudamerica<br />

spesso agli angoli delle strade ci sono le cassette della posta, che sono piuttosto grandi e<br />

fissate in cima a un palo. L’informatore aveva visto uno di quei grossi rimorchi che<br />

cercava di fare una curva <strong>senza</strong> riuscirci perché era bloccato da una cassetta delle lettere.<br />

Dal camion erano scesi alcuni sovietici i quali, <strong>senza</strong> perder tempo in convenevoli,<br />

avevano preso un cannello ossidrico dal retro del mezzo e avevano tolto di mezzo il palo<br />

che reggeva la cassetta. Quando lessi quel rapporto pensai che chiunque l’avesse scritto

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